Andalusia, magica terra nel sud della Spagna, che ha ispirato e ammaliato artisti e scrittori e… anche noi

Città inebrianti, paesaggi incantati, temperature buone tutto l'anno: una bella meta, poco costosa
Scritto da: 2perplesso
andalusia, magica terra nel sud della spagna, che ha ispirato e ammaliato artisti e scrittori e… anche noi
Partenza il: 28/10/2017
Ritorno il: 02/11/2017
Viaggiatori: 25
Spesa: 2000 €
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Io (Paola) e Silvano ci eravamo già stati 22 anni fa in una delle vacanze di fine anno e avevamo bisogno di riscatto, perché allora l’Andalusia e la Costa del Sol non l’abbiamo goduta perché era sempre piovuto e già allora però avevamo detto: dio… come l’hanno cementata. Per fortuna non hanno rovinato e ci hanno nuovamente incantato Siviglia, Ronda, Granada, Malaga e Cordoba.

Sabato 28 ottobre 2017

Il nostro viaggio inizia da Venezia, dove ci incontriamo con il Gruppo – siamo in 25, un po’ troppi forse! – organizzato da Abaco e Alessandra è la nostra tour leader, guida esperta, sempre attenta alle nostre esigenze, che si è dimostrata all’altezza del suo compito. Con volo Alitalia atterriamo a Roma e poi, dopo un breve scalo, verso Malaga, dove giungiamo alle 17. Il tempo non è proprio bello: caldo, grigetto, non c’è contrasto di luce. E la luce almeno oggi c’è ancora sino a tardi, perché solo stanotte cambieremo l’ora e perderemo un’ora di luce.

Il bus che ci accompagnerà anche nei giorni successivi è guidato da Francesco, un esperto autista di origini calabresi che parla bene l’italiano.

Abbiamo tempo per un giro della città: è bello girare le stradine antiche e grandi viali alberati chiusi al traffico. Detta anche la capitale della Costa del Sol, Malaga è un’importante città storica, con interessanti monumenti, tra cui l’Alcazaba, il Teatro Romano e il Castillo de Gibralfaro.

Qui nacque Pablo Picasso ed è logico che gli sia stato dedicato un museo. La città, a mio avviso, non ha bisogno di molte attenzioni, conta alcuni luoghi “famosi” da visitare, ma una volta esauriti questi, resta solo la movida.

E noi lasciamo la città dopo aver goduto al ristorante El Pimpi, proprio uno di quelli caratteristici che ti aspetti di trovare in Spagna per bere una sangria, un’ottima birra o assaporare qualche tapas e gustare soprattutto il prosciutto serrano Pata Negra, il più caro del mondo. Il prosciutto è di maiali le cui zampe posteriori diventeranno Jamón Iberico perchè sono allevati allo stato brado nei boschi e si nutrono essenzialmente di ghiande di quercia.

Pochi chilometri e raggiungiamo, in riva al mare, il nostro Hotel Alay a Benalmadena. La Costa del Sol ormai ha soluzione di continuità, è una conurbazione unica.

Gli alberghi nel tour Abaco sono sempre 4 stelle, lontano dal centro naturalmente, e la cena è sempre stata servita a buffet (escluso l’ultima sera) nello stesso albergo dove si dorme. Anche dopo una giornata intensa, nei giorni successivi avrei preferito uscire per cenare in qualche locale caratteristico, anche se capisco che 25 è un numero impegnativo da organizzare in un ristorante.

Dopo cena, lungo le terra mare, si può vedere il porto turistico con grandi canali, barche, yacht e palazzine con un interessante carattere architettonico. Si, cementati, ma si presentano bene.

La cittadina offrirebbe molto di più: grotte con pitture rupestri, sito archeologico fenicio, Benalmadena Pueblo, il villaggio più antico e storico, ma c’è molto da vedere, poco tempo, e ci sono sicuramente delle priorità.

Domenica 29 ottobre 2017

Abbiamo dormito un’ora in più stanotte, con il cambio dell’ora legale. Bene, si parte per Ronda. Il percorso è molto panoramico, si sale sino a 700 metri tra colline di olivi e colline dove erano stati coltivati i cereali.

Me la ricordo molto bene Ronda: era il primo dell’anno del 1996 e abbiamo mangiato all’aperto con Laura e Attilio, i compagni di molti viaggi, al Ristorante Don Miguel.

Nel tour cittadino odierno ci accompagna una guida locale, in quanto in Spagna devono essere autorizzate dallo stato e affrontare specifici esami di abilitazione. Comodi gli auricolari messi a disposizione da Abaco: così mi posso anche allontanare per fare le foto, ma continuo a seguire la spiegazione del luogo.

Ronda è una meravigliosa e antica città arroccata sulla gola di El Tajo, profonda circa 100 metri. In passato anche diversi personaggi famosi, come Horson Welles, Hemingway e Dumas, sono stati affascinati dai suggestivi panorami e dalle appassionanti tradizioni popolari di questa città araba, capitale di un piccolo Stato indipendente fino alla Reconquista cristiana del 1485. Fondata nel IX secolo a.C. oggi Ronda è una città artisticamente e culturalmente molto vivace, che si distacca dal turismo di massa della Costa del Sol nonostante la vicinanza. Oltre ad ammirare la gola con i suoi tre ponti merita la visita dell’originario borgo arabo, chiamato La Ciudad, nettamente separato dalla nuova città moderna, dove si trovano la stazione, gli alberghi e i ristoranti. Molto belli il giardino d’acqua del Palacio Mondragón, l’alberata Plaza Duquesa de Parcent, che vanta un convento, due chiese, il minareto convertito in campanile, l’Ayuntamiento e la porta dell’Almocabar del XIII secolo. Un’altra eredità musulmana sono i bagni arabi, risalenti al XIII secolo ma ben conservati, sulle rive del fiume. Famosa anche come la patria della corrida moderna, Ronda ha una bella arena in stile neoclassico inaugurata nel 1785 con gradinate distribuite su due livelli che possono accogliere 6 mila spettatori. Sotto le gradinate si trova il Museo Taurino di Ronda, costituito da diverse sale tra cui si distinguono quelle dedicate alle grandi dinastie di toreri di Ronda.

Fa caldo: 27 gradi e c’è una luce bellissima e l’aria è tersa. A pranzo in un ristorante centrale degli Hermanos Macias: una serie di tapas per stuzzicare i nostri palati, poi sono così tanti che pranzi.

Ancora un giro in questa città veramente solare e si parte verso Siviglia, ma dopo 10 km. il bus viene fermato e il nostro autista Francesco informa che purtroppo si è rotta una cinghia e dobbiamo attendere un nuovo bus. Non la faccio lunga. Abbiamo perso due ore, ma non sono state ore perse alla fine perché sono servite per conoscerci meglio: gag, battute e barzellette sono state raccontate da Loris (la nostra mascotte di 12 anni), Antonio (l’anima dei commenti sagaci), Daniela, Km.0, Andrea, Sara, la stessa Alessandra, insomma alle 20 siamo arrivati con un nuovo mezzo a Siviglia e anche il pomeriggio è passato in allegria.

Siamo all’Hotel Silken Al Andalus, bella struttura architettonica a 2 km dal centro storico.

Lunedì 30 ottobre 2017

Siamo a ovest dell’Europa e il sole nasce alle 7.30.

Alle ore 9 ci sono 13 gradi, grigio e nebbiolina

Ore 11 ci sono 22 gradi e sole pieno

Ore 15 il massimo a 31 gradi

C’è una forte escursione termica.

Siviglia è il capoluogo e la più grande città dell’Andalusia, ma soprattutto è l’anima della Regione e l’incarnazione del famoso modo di vivere andaluso. Gli abitanti dell’elegante città dorata vivono intensamente le tradizionali passioni spagnole: le tapas, il vino, la birra, le corride, il flamenco, la movida e le feste. Siviglia è la città dove si celebra la maestosa e storica Semana Santa, la Settimana Santa, e dove si svolge la Feria de Abril, la più festosa fiera annuale dell’Andalusia, entrambe dichiarate di Interesse Turistico Internazionale. Ma l’atmosfera a Siviglia è magica ogni sera, la gente è allegra e rilassata, ama divertirsi e trascorrere la notte nei numerosi locali della città: tapas bar, ristoranti, pub e discoteche. Situata sulle rive del fiume Guadalquivir, Siviglia ha un ricco patrimonio architettonico arabo tra cui il minareto della Giralda, con numerosi edifici dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, e quartieri dal profondo sapore popolare come Triana e La Macarena. Il suo patrimonio architettonico include la Casa de Pilatos, la Torre del Oro, il Palazzo Alcázar, il Palazzo Comunale, l’Archivio delle Indie, il Museo delle Belle Arti, conventi, pievi e palazzi.

Ma noi iniziamo dal Parco di Maria Luisa, famoso in tutto il mondo per l’imponenza delle dimensioni e lo splendore della sua bellezza, ed ha – di fatto – un impatto notevole sul profilo della città. Assai caratteristici sono i suoi spettacolari giardini, strutturati con razionalità ed ordine, ed arricchiti da decorazioni, aiuole fiorite, laghi, e svariati tipi di alberi quali palme, olmi, cedri ed aranci.

A pochi passi si arriva alla Plaza de Espana, sicuramente la piazza più suggestiva ed imponente di Siviglia, in realtà quest’area sembra un incrocio tra un palazzo reale ed una piccola Venezia. La piazza (larga 200 metri) ha la forma di un ferro di cavallo rivolto verso il fiume Guadalquivir a simboleggiare l’abbraccio della Spagna alle sue colonie americane, è circondata da un palazzo con due grandi torri alle estremità, al centro una grande fontana e tutta la piazza è percorsa da un canale navigabile sormontato da 4 ponti. La plaza de Espana è stata edificata nel 1929 in occasione dell’Esposizione ibero-americana.

Oltre al canale una particolarità del luogo sono le panchine sotto i portici del palazzo che circonda la piazza. Le panchine sono decorate con ceramiche e maioliche che rappresentano le 54 province spagnole. Nella parte alta della panchina si trovano dei mosaici che illustrano i principali eventi storici.

Peccato che il cielo sia grigio: le foto sono uno schifo dato che non c’è contrasto di luce e colore.

Facciamo successivamente un giro in bus, perché vogliono farci vedere l’architettura della città, che è variata negli anni. Molte palazzine eleganti, costruite e utilizzate per l’Expo ibero-americana nel 1929, hanno cambiato ora il loro utilizzo e spesso sono ambasciate straniere o enti pubblici. Più lontane dal centro le strutture costruite invece per l’Expo del 1992, in occasione dei 500 anni dalla scoperta dell’America.

Ecco, lungo il Guadalquivir, la Torre dell’Oro del XIII secolo, costruito per controllare l’accesso al fiume.

E poi a piedi nell’antico quartiere ebraico del Barrio di Santa Cruz, che rappresenta il cuore e l’anima della città. E’ un quartiere caratteristico, ricco di piazzette, vicoli, palazzetti e case pittoresche con i cortili fioriti e alberi di arancio che spesso si riescono a intravvedere, capaci di creare ambienti freschi e ventilati.

E poi a pranzo in un locale caratteristico Hosteria de Laurel, mangiando tante tapas, ma il più buono è il Jamón Iberico. Mi sono ricreduta perché mio figlio me lo aveva portato e lo avevo rifiutato perché secco, oggi invece morbido, profumato e saporito. Probabilmente è un problema di stagionatura e di conservazione.

Il piatto forte turistico di Siviglia lo vediamo nel pomeriggio: la Torre Giralda e la Cattedrale che sono Patrimonio Unesco. La Giralda è un antico minareto che, quando fu costruito, era la più alta torre del mondo con i suoi 104,1 m di altezza, con una base di 16,10 metri per lato circa, interamente ricoperta in laterizio cotto. È stato uno dei più importanti simboli della città medievale. La Cattedrale è la costruzione gotica più grande al mondo. La costruzione durò circa 125 anni per il quale, come spesso accade, gli stili si sovrapposero L’interno della chiesa occupa un monumentale rettangolo che include cinque navate con numerose cappelle adiacenti. Tutto ciò si sostiene grazie a sessanta colonne. Nella Cappella Maggiore è da sottolineare la pala d’altare nella quale la patrona Santa María de la Sede è situata tra quarantaquattro pannelli dorati intagliati da artisti spagnoli e fiamminghi tra il 1428 e il 1564. Spettacolare il coro che contiene 117 preziose poltrone in legno fabbricate nel 1478. Nella chiesa sono custodite le presunte spoglie di Cristoforo Colombo.

Avevamo ancora tempo e abbiamo raggiunto a piedi il quartiere di Triana, che è il quartiere sulla sponda opposta del fiume Guadalquivir. Le case sono tutte decorate con azulejos e piantine dai fiori colorati. Nei secoli è stato un quartiere di marinai (quando le navi approdavano ancora a Siviglia), poi di operai e artigiani, in particolare ceramisti. Infine pare che da Triana siano arrivati i più famosi toreri e ballerini di flamenco. Era questo il quartiere della città dove si rifugiavano i Gitani. Quella gitana è sempre stata, fin dal XVI secolo, una minoranza povera, spesso relegata economicamente ai margini della società andalusa.

Ci siamo stancati troppo per questo giro. Forse di sera sarebbe stato più caratteristico, ma di giorno è un po’ monotona, a mio avviso.

Si rientra stanchi all’Hotel. A cena hanno preparato alcune pietanze per domani in quanto molti festeggiano halloween: carino!

Martedì 31 ottobre 2017

Si parte alle 7.30 per Cordoba. Sulla strada dolci colline: olivi e cereali. Non avevo mai visto il “solare termodinamico a concentrazione”. Si basa su questo principio la centrale ideata dal premio Nobel Carlo Rubbia. Rubbia partì da una semplice constatazione: un metro quadrato di specchi costa molto meno rispetto a un metro quadrato di pannelli fotovoltaici. Una grande mente quella di Rubbia, ma ha dovuto emigrare in Spagna per dimostrarlo. In un’ansa del fiume Guadalquivir, nel cuore dell’Andalusia rurale, ai piedi della Serra Morena, sorge la splendida e storica città di Cordoba. E’ Patrimonio Unesco.

Il fascino del suo centro storico è dovuto alla bellezza dei suoi monumenti e alla grandezza moresca. Giriamo al di fuori della Moschea-Cattedrale, la Mezquita, perché apre alle 10 ai turisti. La grande Moschea domina sul paesaggio.

Nell’VIII secolo, dopo la conquista moresca, Cordoba era una città estremamente prestigiosa, ricca di innumerevoli palazzi, eleganti edifici pubblici e 300 moschee, tanto da rivaleggiare con Costantinopoli come capitale dell’arte, della cultura e delle scienze. Nel corso dei secoli, il dominio cristiano l’ha trasformata e arricchita con nuove strutture come l’Acazar de los Reyes Cristianos e la Torre Fortaleza de la Calahorra.

Ci accompagna nel giro la guida locale Veronica. Osservo prima di tutto il Cortile degli Aranci, con varie fontane e il pozzo d’Almanzor del secolo X ed entriamo nell’im-ponente Mezquita.

Io godo in questo ambiente di grande perfezione, grandiosità e quelle prospettive che potrebbero sembrare impossibili.

E’ senza dubbio un’opera maestra dell’arte musulmana. Entrando ci si sente immersi in un vero bosco di colonne, con 19 navate e 856 colonne sormontate da capitelli in stili diversi, sulle colonne si appoggiano delle arcate doppie sovrapposte l’una sull’altra con uno spazio intermedio che permettono di avere un soffitto molto alto e donano all’edificio un’impressione di leggerezza. E un movimento armonico di archi in cui il colore e le ombre giocano un ruolo importante, con l’utilizzo ritmico del colore bianco e rosso (mattoni e pietre), con l’aggiunta di elementi decorativi di marmo intagliato, stucchi, mosaici e gessi. Osservo le meraviglie del mihrab e la formidabile cupola che lo precede, così come le tre cupole della macsura.

Nel 1236 quando Ferdinando III conquistò la città, modificò l’interno della Moschea e con la consacrazione cristiana divenne cattedrale. La straordinarietà di questa Moschea-cattedrale deriva dal fatto che alla bellissima costruzione musulmana si sono aggiunti stili rinascimentali, gotici e barocchi.

All’uscita un giro nel centro storico, il quartiere ebraico, nel dedalo dei vicoli medioevali, cortili segreti, gradinate tortuose, piazze e splendidi cortili imbiancati a calce.

A pranzo in pieno centro, proprio di fronte all’Alcazar, in un palazzo del XVI secolo. Il Ristorante Almudaina offre i migliori vini della regione e una cucina tipica regionale dove ho mangiato uno splendido spezzatino di coda di toro.

Si riparte verso Granada. Lungo la strada tutte le colline sono coltivate con gli ulivi. Nel bacino del Mediterraneo la Spagna è il paese con il maggior numero di piante di olivo (più di 300 milioni) ed è oggi il principale produttore ed esportatore al mondo di olio di oliva.

Per strada ci siamo fermati per la sosta idraulica in un posto dove una volta c’era una stazione ferroviaria. Ora il locale è convertito per la produzione e la vendita di olio, che mi dicono di ottima qualità. In Spagna esistono 27 Denominazioni di Origine, ognuna delle quali presenta particolarità che assicurano l’eccellenza. Sono distribuite su tutto il territorio spagnolo. In testa, l’Andalusia, dove troviamo la maggior parte di denominazioni: dodici in totale.

Arrivati a Granada all’Hotel Andalucia Center.

Per il dopo cena è stata organizzata una escursione facoltativa di Granada by night nello storico quar-tiere di Alba-yzin, oltre ad uno spettacolo di flamenco (€ 25 a testa).

E’ Agostino (italiano trapiantato) il nostro accompagnatore che viene a prenderci col pulmino e una volta giunti ad Albayzin facciamo una camminata in salita per scoprire questa parte di città boemienne con le pavimentazioni di sassolini. Durante la dominazione araba a Granada, l’Albaycin ospitava più di 40.000 abitanti e circa 30 moschee, ma, anche se rimase un quartiere musulmano dopo la reconquista, la popolazione diminuì quando molti dovettero lasciare la Spagna cacciati dalla monarchia Cattolica. Oggi le strade strette e le case imbiancate sono sempre le stesse, ma la popolazione è più variegata e alcuni ricchi proprietari di Granada si godono le loro preziose (e costose) Carmens (case tipiche di questo quartiere, provviste di giardino e chiuse all’esterno), da dove si possono ammirare impareggiabili scorci dell’Alhambra. Dal belvedere – miradores – si gode di meravigliosi panorami da immortalare, con viste su tutta Granada.

E poi ci ha accompagnato alla Cuevas los Tarantos per lo spettacolo. Il flamenco è musica, canto e ballo, eredità del popolo nomade gitano ed è il simbolo del folclore andaluso. Il flamenco è una mescolanza di musica di origine zingara (forse proveniente dalla lontana India, luogo di partenza del popolo zingaro attorno all’anno Mille) che si arricchì in Spagna, nel corso dei secoli, con influenze andaluse, arabe ed ebraiche, dando luogo ad una alchimia misteriosa e affascinante di suoni, canti e danze che non hanno eguali in tutta Europa, neanche nel resto dei gruppi gitani europei.

Mercoledì 1 novembre 2017

Oggi è festa, alle 9 ci sono solo 7 gradi e sole pieno, ma dobbiamo attendere sino a mezzogiorno per avere un bel caldo.

Raggiungiamo il centro dove ci attende la nostra nuova guida per la mattinata. Ci accompagna a vedere i punti più interessanti della bella città di Granada. La monumentale città, fondata dai Romani con il nome di Illibris tra i fiumi Darro e Geni, sorge ai piedi della Sierra Nevada, tra le sponde del Mediterraneo e l’entroterra andaluso, ed è famosa per il suo fascino ispano-mediorientale. Granada è una città che offre molto ai visitatori anche perché è stato l’ultimo baluardo arabo in Spagna e cadde in mano dei Re cattolici solo nel 1492.

I negozi sono chiusi oggi, tranne quelli per turisti, ne approfittiamo per godere il centro della città nelle prime ore con visita della cattedrale gotico rinascimentale risalente al 16° secolo in-torno alla quale si tro-vano nume-rose testimo-nianze del passato mo-resco, ebra-ico e catto-lico della città.

Non si può fotografare nella Cappella Reale di Granada. È un peccato perché la stupenda cancellata fa entrare nel mausoleo con le tombe reali: la regi-na Isabella e il re Filippo,iI bello di Austria. Nel museo splendida collezione di dipinti fiam-minghi. Stupendo l’altare, ma se non si può fotografare…i vigilantes mi avevano già puntato! Ecco alcune foto dell’esterno e dell’interno tratte dal web.

Quasi di fronte alla Capella una bella mostra di uno dei più noti e apprezzati artisti spagnoli, Luis Gordillo.

A pranzo al Ristorante Paco Martin, dove abbiamo mangiato la paella, ma la nostra tour leader ha sollecitato il servizio perché per arrivare all’Alhambra ci sarebbe potuto essere la fila e noi abbiamo la prenotazione per l’entrata alle h 15. Non so come abbiamo fatto, ma siamo entrati alle 13 e siamo usciti alle 13.45 con il riso fatto al momento: ancora un po’ i camerieri ci imboccavano, sollecitati da Alessandra.

L’Alhambra, il Palazzo Rosso, è un gioiello dell’arte islamica a Granada, che si erge, circondata da giardini meravigliosi, sulle alture della Sierra Nevada. Bisogna prenotare l’accesso e ci vogliono almeno tre ore per visitare le testimonianze del passato moresco della città. La suggestiva fortezza araba, ricca di palazzi decorati e circondata dal verde è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco e occupa 100.000 mq. Ci accompagna nel giro un giovane Miguel Laraño molto preparato che, con l’ausilio degli auricolari, ha saputo farci godere questo posto magico che, devo dire, è stato ancora più speciale perché visitato con una bellissima luce.

Acqua fresca, acqua cristallina, acqua limpida, acqua che zampilla, acqua che gorgoglia, acqua che scorre, acqua che riflette: stupendo!

Si divide in

· Alcazaba:

La zona militare e centro della difesa dove risiedeva l’esercito, ed è anche la parte più antica del monumento. Mohamed I recintò il castello e innalzò le torri dell’Homenaje, la torre della Quebrada e quella della Vela. Quando i lavori per la costruzione dei palazzi reali vennero terminati e il re si trasferì in essi, la Alcazaba continuò ad avere funzione di fortezza militare.

· Palacio Nazaries

Un insieme di palazzi destinati alla vita privata e amministrativa. Tre palazzi costi-tuiscono questo re-cinto: il Mexuar, il Palazzo di Comares, o di Yusuf I e il Palazzo dei Lions, o di Mohammed V. Qui si trova il famoso Patio de los leones, con ben 124 colonne, rappresentanti le palme del paradiso. Nei palazzi Nazaries è presente una forte simbologia voluta dagli ultimi sovrani del regno di Granada: i materiali poveri con cui sono decorati i palazzi vogliono sottolineare la temporalità della costruzione rispetto al cosmo, la prova che l’uomo è una creatura non eterna. I patii simboleggiano l’anticipo del paradiso, l’eden, ma anche l’oasi del nomade e il piacere dei sensi. L’elemento che unisce tutti gli elementi dei palazzi è l’acqua, che rappresenta la purezza, la fonte della vita ma anche la ricchezza e la generosità del sultano.

Palazzo di Carlo V

Il palazzo ha una pianta quadrata e presenta all’interno un suggestivo cortile circolare ab-bellito da colon-ne doriche nel pri-mo piano e io-niche nel secondo e da fregi con teste di toro, di tradizione greco-romana. La facciata è impo-nente di gusto pura-mente rinasci-mentale. Il primo corpo è in sti-le tuscanico caratterizzato dal tipico bugnato, mentre nel secondo compaiono elementi barocchi.

· Generalife: residenza estiva della famiglia reale

In molti cortili, dove si trova una fitta vegetazione com-posta dai mirti che puntano verso il cielo e cespugli rotondi di bossi, il canale di irrigazione scorre lungo l’asse centrale e dal suo letto di pietra si levano getti sottili che ricadono ad arco. L’Alhambra chiude alle h18 e le tre ore a nostra disposizione sono terminate. Il tempo è veramente poco per tutte queste bellezze.

Giovedì 2 novembre 2017

E’ quasi finita la vacanza. Alitalia ci ha anche anticipato il volo, per cui dobbiamo partire da Malaga alle 13.30, ma almeno saremo a Venezia alle 19, un’ora decente.

Ma la giornata inizia presto e il nostro percorso ci porta oggi al mare, a Nerja, al Balcon de Europa, uno splendido belvedere circondato da un palmeto che offre una vista stupenda a 180° della Costa del Sol. Paese carino, con belle case bianche, con due belle spiagge. Sono state costruite molte strutture per i turisti, arrivano molti inglesi che svernano qui.

Nella Spagna del sud la gente non parla volentieri della decisione della Catalogna, ma ogni casa ha esposta la bandiera perché intende che la Costituzione della Spagna stabilisce l’unità e l’indivisibilità del Paese. Purtroppo questa è stata una profonda lacerazione. Non entro nel merito su chi ha ragione ma ho trovato un file che riepiloga i dati di quello che potrebbe accadere. Ma gli indipendentisti avevano pensato prima alle conseguenze?

‘’Le merci catalane non avrebbero più accesso al territorio spagnolo e a quelli dei paesi della Unione Europea (Ue) alle condizioni del mercato unico, e il nuovo stato dovrebbe creare una propria moneta, poiché si ritroverebbe automaticamente fuori dall’euro. Le principali banche abbandonerebbero il nuovo stato, perché solo nei paesi dell’eurozona hanno accesso ai finanziamenti della Bce, così come le principali imprese industriali per non perdere l’accesso al credito e ai mercati Ue e spagnolo alle condizioni comunitarie (il 75 per cento delle merci catalane prende la via della Spagna e degli altri paesi della Ue). Le conseguenze sugli indicatori economici sarebbero da catastrofe tellurica: il Pil catalano sprofonderebbe del 25-30 per cento rispetto a quello attuale, il tasso di disoccupazione, oggi di poco superiore al 13 per cento, raddoppierebbe; e la nuova valuta catalana nascerebbe svalutata del 30-50 per cento rispetto all’euro.’’

Alla prossima, ciao da Paola e Silvano.

P.S. per l’elaborazione di questo diario ho acquisito molte informazioni e notizie dal web, tenendo conto naturalmente delle dotte spiegazioni delle nostre guide.

L’amica Laura mi ha suggerito:

UN VIAGGIO E’ L’UNICA COSA CHE COMPRI E CHE TI RENDE PIU’ RICCO

Vero!

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Alhambra di notte a Granada



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