Anche questa è Amazzonia
(di Lissete Herrera Casas, giornalista di Lima e collaboratrice di http://www.peru.it)
Danive Ballesteros Ríos ha ventisei anni e un viso da mandriano texano che fa pensare agli attori dei film di cow boys. Indossa jeans attillati e abiti di cuoio. La sua pelle abbronzata e i suoi occhi verdi ci ricordano che Danive è nipote degli immigranti...
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(di Lissete Herrera Casas, giornalista di Lima e collaboratrice di http://www.peru.it) Danive Ballesteros Ríos ha ventisei anni e un viso da mandriano texano che fa pensare agli attori dei film di cow boys. Indossa jeans attillati e abiti di cuoio. La sua pelle abbronzata e i suoi occhi verdi ci ricordano che Danive è nipote degli immigranti austriaci che colonizzarono le pendici agresti di Pozuzo, nella Selva della provincia di Pasco. Ciò che più colpisce, però, è un toro tatuato che gli copre il cuore, giusto sopra una vecchia cicatrice occorsa in un incidente motociclistico. I tori e le moto, infatti, sono le due passioni di Danive e di tutti i giovani pozucini. Come tutti, Danive si sveglia molto presto il mattino per mungere le sue vacche e governare il bestiame, liberandolo per le estese e verdi colline di Pozuzo. Ha appreso dal padre l’arte di domare i cavalli e gli altri animali: “Per dominare un toro è necessaria l’abilità, più della forza”, ci spiega. Grazie a lui, veniamo a sapere che i tori più difficili da domare sono chiamati “chúcaros” e sono generalmente il risultato di un incrocio di razze. Dani, così lo chiamano gli amici’ ricorda ancora le urla di suo padre ogni volta che le cose si mettevano male: “Com’è possibile lasciarsi battere da un animale che non ha l’intelligenza di un umano”, tuonava il padre col suo accento “indio-tedesco”. Al fine di migliorare la razza del bestiame e guadagnare di più, Dani impiega metodi moderni di inseminazione artificiale e sta studiando nuove tecnologie di allevamento. Durante le fiere e le feste, parte del bestiame viene selezionato per partecipare ai tornei. Questa volta, in occasione del Secondo Festival del Bestiame e dell’ Ecoturismo, Johny Shuler Schaus ha portato da Palcazú una mandria per affittarne gli animali durante il rodeo: 30 soles (18.000 lire) per ogni toro “chúcaro”. Ogni tre mesi, Johny mette assieme una quantità sufficiente di denaro e, a piedi, viaggia per San Cristóbal, Puerto Mairal e, attraverso luoghi selvaggi ed inospitali, raggiunge Palcazú. All’andata, il viaggio dura due giorni e, al ritorno, a causa del clima e di varie altre difficoltà (furti, malattie, ecc.) Johny impiega non meno di quattro giorni per arrivare a Pozuzo. Di solito porta con sé da dieci a trentadue capi di bestiame che poi vende a circa 50 soles l’uno (30.000 lire) o affitta. Anche se a volte il viaggio non è abbastanza remunerativo, Johny è felice del proprio lavoro. Come lui, anche Fridolín (in italiano “uomo di pace”) Heideger, di 51 anni, ha dovuto lavorare duramente, guidando e controllando il bestiame per sopravvivere. Egli si considera un domatore di cavalli e un gran cavaliere (oltre che cacciatore -vedi il libro “Magie delle Ande”- n.d.t.) Il suo viso duro mostra i segni di quella che loro stessi definiscono “il vigore peruviano mescolato con la forza tedesca”. La tradizione dell’allevamento bovino e dei cavalli è stata trasmessa di generazione in generazione, fin dall’arrivo dei primi coloni austro-tedeschi che popolarono Pozuzo nel 1859. Per i “gringos”, questo luogo fu la Terra Promessa e per conquistarla, conservarla e sfruttarla persero la vita molti pozucini. Pozuzo significa “pozzo di sale” e fu il primo luogo che i pionieri tirolesi colonizzarono. Da qui, successivamente, scesero a Oxapampa e verso altri luoghi della selva, come Satipo. Portarono con sé i propri costumi e le proprie tradizioni che, nonostante il trascorrere del tempo, ancora cercano di mantenere. A Pozuzo, come seconda lingua, si insegna il tedesco alle nuove generazioni, grazie all’aiuto di volontari stranieri. Bimbi e giovanotti apprendono a scuola i balli tipici, come la polka, mentre i più anziani suonano con le fisarmoniche le vecchie melodie austro-tedesche. Nei ristoranti, il menù è composto da salsicce, dalle “carbanadel” (polpette), wiener schnitzel (bistecche impanate),”saure leber” (fegato in salsa agrodolce), “strammer max (pasticcio di carne e maiale) e altre delizie proprie della cucina centro europea. Gli abiti tipici sono i più difficili da vedere. Solo nel villaggio di Santa Rosa, a 25 minuti da Pozuzo (finalmente è stata costruita la strada- n.d.t.), le anziane ancora mantengono l’abitudine di portare un fazzoletto sulla testa. Solamente durante le feste i bimbi e i giovani vestono alla tirolese per partecipare alle cerimonie. I RODEI Ispirati dai rodei del lontano “west” nordamericano e grazie alla stretta relazione esistente fra il pozucino e il bestiame, da circa sei anni si svolgono a Pozuzo i rodei, con l’inseguimento e la cattura dei torelli e dei muli, le gare fra i cavalieri e i concorsi di mungitura delle vacche. Anche il “torneo dei nastri” è un’usanza praticata da vari anni dai coloni. Tutte queste manifestazioni si tengono a Pozuzo due volte l’anno; la prima occasione è per celebrare la festa dell’anniversario, il 25 luglio, mentre la seconda è per il Festival del Bestiame, l’otto di ottobre. I pozucini non amano essere chiamati “pushucos”, anche se è con questo nome che sono conosciuti dagli altri abitanti della selva. Affermano che i rodei si organizzano per suscitare emozione e, come i texani, i pozucini vestono stivali, cappelli a tesa larga, camice a quadri, panciotti di cuoio e copri pantaloni di pelle. Fin dai 17 anni di età, i giovani di Pozuzo apprendono la destrezza di cavalcare i tori e a muoversi in sintonia con l’animale. Durante le prove, i mandriani montano sulla schiena del bovino e con una mano si afferrano ad una delle cinghie legate sul petto del toro, mentre l’altro braccio rimane levato in aria. I tori utilizzati per la prova di cattura hanno 6 mesi di età e due anni quelli che si montano; in entrambi i casi è obbligatorio che siano selvaggi. Durante il rodeo, gli animali sono legati con due cinghie aggiustate, una posta fra le zampe anteriori e l’altra attorno ai genitali “per renderli più intrattabili”. In queste manifestazioni, vince chi rimane più tempo in groppa al toro. Quasi nessuno dura più di 30 secondi e più d’uno finisce ammaccato e contuso. Ogni mandriano pozucino utilizza una tecnica personale; qualcuno afferma che è meglio bagnarsi i pantaloni affinché le gambe aderiscano al corpo dell’animale e altri che il corpo del cavaliere deve stare sempre inclinato all’indietro, mai in avanti. Chi presenta la manifestazione insiste nel dire che l’organizzazione non si assume alcuna responsabilità per eventuali incidenti che potrebbero verificarsi, ma questo non scoraggia i partecipanti. Dani ricorda di aver subito una ferita, che gli costò sette punti di sutura giusto nell’orecchio, causata da una cornata. Nonostante ciò, la sua passione per i tori è più forte che mai. Tutti i giovani di Pozuzo sono attratti dal rodeo. Essi sono riuniti nell’ Associazione dei Mandriani di Pozuzo e il loro miglior allenamento è il contatto giornaliero con i tori. Al termine delle gare, il festival si chiude con la festa dell’amicizia. IL FESTIVAL Incuriositi dalle notizie diffuse a Lima sul II Festival Mandriano ed Ecoturistico di Pozuzo, ci imbarchiamo diretti verso quella bella zona selvaggia. Percorriamo la “carretera central”, la stessa del viaggio ad Oxapampa. La distanza fra Oxa e Pozuzo è di 82 chilometri e il cammino è costellato di massi, piccole cascate, frane e vari altri ostacoli. Si passa sfiorando abissi e attraverso località e paesaggi di impressionante bellezza, ma è necessario tenere gli occhi bene aperti per evitare incidenti. Arrivare a Pozuzo è come penetrare nella foresta selvaggia. Il viaggio da Lima dura poco più di 13 ore, ma il sacrificio è ben ricompensato quando si giunge in questo luogo dove il clima è fantastico. La miglior epoca per visitare Pozuzo è fra giugno e ottobre, infatti, gli altri mesi sono caratterizzati da frequenti piogge. Con una popolazione di 7603 abitanti e posto a 824 metri s.l.m., Pozuzo offre al visitatore numerose attrattive turistiche. Per conoscere meglio questa terra, consigliamo di rivolgersi a Wilfredo Laura Contreras, presidente della Camera di Turismo di Pozuzo e direttore della scuola (tel. 064-707022) Potrete trovare le belle foto in http://www.magiedelleande.it/andares/andares4.htm