Alla scoperta delle centrali idroelettriche del medio corso dell’Adda

Un'idea per un percorso da fare in bici o a piedi tra paesaggi lombardi nascosti, ricordi storici leonardeschi e centrali idroelettriche dell'inizio del XX secolo perfettamente funzionanti
Scritto da: balzax
alla scoperta delle centrali idroelettriche del medio corso dell'adda
Partenza il: 20/10/2019
Ritorno il: 20/10/2019
Viaggiatori: 1
Spesa: 500 €

Da Brivio a Imbersago (5.5 km)

Lungo il corso dell’Adda che va dalla diga di Olginate, poco dopo Lecco, fino a Vaprio e Cassano, corre un’alzaia ciclabile che nasconde spettacoli e sorprese che uno non si immaginerebbe mai di trovare in un’area lombarda fortemente industrializzata, trafficata e urbanizzata. L’alzaia corre lungo tutta la sponda ovest del fiume, e in qualche tratto anche lungo la sponda est bergamasca o addirittura al centro del corso idrico principale. Il percorso lungo l’alzaia si può fare in bici, a piedi o persino a cavallo. In totale sono circa 35 km, che ovviamente potete fare un po’ alla volta, quasi tutti situati all’interno del Parco Adda Nord.

Un ottimo punto di partenza è Brivio, paese rivierasco che una volta faceva da spartiacque frontaliero tra il Ducato di Milano e la Serenissima Repubblica Veneta. Un castello ben conservato e visitabile, costruito nell’XI secolo, fungeva da centro per le pratiche doganali e da baluardo per il controllo delle barche che attraversavano il fiume. Durante il periodo di dominio milanese, fu occupato dai casati Colleoni, Visconti e Sforza. Per un certo periodo il castello fu anche conquistato dalla Serenissima: ne è testimonianza un grande leone di San Marco in pietra posto e proprio all’inizio della scala che porta alle torri. Per la visita guidata del castello è necessario prendere accordi con il proprietario, sig. Emilio Villa.

Da Brivio fino alla diga di Paderno l’Adda scorre lento tra isolette, canali e lagune, senza troppa corrente, l’ideale per i canoisti. E’ un tratto abbastanza profondo (raggiunge fino a 7-8 metri in alcuni punti, secondo la portata d’acqua del momento) e anche molto pescoso, almeno prima dell’arrivo dei cormorani a fare scempio di lucci, tinche e pesce persici. Vedrete molti uccelli di palude: folaghe, tuffetti, svassi, morette, moriglioni, aironi cinerini e purtroppo i citati cormorani. Con un po’ di fortuna vedrete anche il martin pescatore e il tarabusino, oggi abbastanza rari. Portate la macchina fotografica perché alcuni scorci sono magnifici.

Il primo paese che si incontra è Imbersago, 5.5 km dopo Brivio: siamo già nel territorio dell’Ecomuseo di Leonardo che anche qui in Lombardia lasciò il segno del suo genio. Leonardo giunse a Milano nel 1482 proponendosi a Ludovico Sforza detto il Moro come ingegnere militare e restò al suo servizio per quasi un ventennio, durante il quale si dedicò allo studio dei corsi d’acqua. A Imbersago c’è un traghetto progettato da Leonardo, che collega la sponda lecchese con quella bergamasca, sfruttando solo la forza delle braccia del manovratore per l’abbrivio con un tirante collegato a un cavo d’acciaio e poi la forza della corrente per l’attraversamento del fiume, rendendo inutile l’uso di un motore. Un capolavoro di ingegneria idraulica. Il traghetto può trasportare 5 automobili, 4-5 moto e una ventina tra pedoni e bici. I pedoni pagano 90 centesimi, le bici 1.40 €, le auto 2.60 €, i cani 0.50 €. Lo potete vedere in una delle foto allegate al diario.

Dalla Centrale Semenza al Ponte San Michele (2.8 km)

Poco dopo Imbersago troviamo finalmente la prima delle centrali idroelettriche che sono l’oggetto principale di questo diario. E’ la centrale idroelettrica Guido Semenza, di proprietà Edison, situata in comune di Calusco d’Adda sulla sponda sinistra dell’Adda. Fu costruita tra il 1917 e il 1920, su progetto dell’ing. Milani e con il coordinamento dell’ing. Bertini, a cui era già stata intitolata un’altra delle centrali di questo tratto.

La centrale sfrutta il dislivello di 9.1 metri creato dallo sbarramento della diga di Robbiate. La massa d’acqua, circa 70 mc/sec, viene convogliata mediante paratoie metalliche direttamente alle turbine Kaplan poste in una vasca lunga circa 100 metri. Eroga una potenza di 7000 kW alla tensione di 13000 volt.

Dal punto di vista architettonico, l’edificio si armonizza con l’ambiente circostante grazie al rivestimento in ceppo dell’Adda. Vicino alla centrale ci sono il canale Edison con l’edificio di presa e la casa del guardiano delle acque.

Proseguendo lungo l’alzaia, dopo 1 km arrivate al Ponte San Michele, altra magnifica opera di ingegneria dovuta all’ingegnere svizzero Röthlisberger. Una campata unica di 150 metri di ferro sormonta l’Adda 85 metri sopra il livello del fiume. Visto dal basso, dall’alzaia, il ponte suscita una sensazione di potenza e di imponenza. Noterete subito che ci sono due carreggiate: una superiore per i veicoli e una inferiore per i treni. Oggi il traffico veicolare è consentito, dopo che sono stati fatti in tempi record alcuni urgenti lavori di manutenzione, mentre il transito ferroviario (linea Milano-Bergamo via Carnate) è tuttora interrotto per ragioni di sicurezza, e dovrebbe riprendere a settembre di quest’anno.

Dal ponte, sia verso nord che verso sud, ammirerete paesaggi stupendi sulla valle dell’Adda.

Dal Ponte San Michele alle centrali Bertini e Esterle (5.6 km)

Dopo il Ponte San Michele l’Adda cambia completamente aspetto. Da fiume tranquillo di grande portata assume un regime torrentizio. L’alzaia ciclopedonale corre in mezzo alle acque, tenendosi sulla sinistra il corso principale del fiume e sulla destra il canale con le chiuse leonardesche che veniva utilizzato quando la via fluviale era importantissima per i trasporti di merci da Milano verso il nord brianzolo e viceversa. Sulla sinistra si apre una serie di scorci che offrono vedute magnifiche su scogli e promontori di granito e arenaria affioranti: è in questo scenario che Leonardo trovò ispirazione per la celebre Vergine delle Rocce, il cui sfondo corrisponde a quello che si vede nella località Tre Corni. Oggi ci sono due versioni del dipinto, una esposta al Louvre di Parigi e una alla National Gallery di Londra. In questo tratto fermatevi tutte le volte che individuate un’apertura tra le vegetazione (occhio che in alcuni punti non c’è parapetto): scommetto che non sarete capaci di trattenere in tasca il cellulare e farete decine di foto.

Dato che di strada ne avete già fatta tanta, è il momento di rifocillarsi. Niente di meglio che una sosta all’osteria del Santuario della Madonna della Rocchetta, a Paderno d’Adda, che d’estate offre panini, gelati e primi piatti. Il ponticello che porta alla strada acciottolata che sale verso Paderno è uno dei punti più fotogenici di questo percorso.

Proseguendo lungo l’alzaia, poco dopo arrivate alla centrale Angelo Bertini. La Bertini è la più antica centrale idroelettrica del gruppo Edison e una delle più antiche d’Italia. Quando fu inaugurata, nel settembre del 1898, era il più grande impianto elettrico d’Europa e il secondo nel mondo. L’impianto stabilì allora una serie di record tecnologici: era la più potente centrale idroelettrica d’Europa e seconda nel mondo solo a quella delle cascate del Niagara. Lo scopo principale dell’impianto era erogare sufficiente potenza ed energia per procedere all’elettrificazione della rete tramviaria di Milano, servizio pubblico che Edison aveva preso in concessione dal Comune. Il 19 dicembre 1898, poco dopo l’entrata in funzione della centrale, fu dismessa l’ultima linea ancora servita dai cavalli, quella di Porta Ticinese, e fu percorsa dai tram elettrici: Milano era una delle prime città europee con linee interamente alimentate a trazione elettrica.

L’impianto fa parte dell’asta idroelettrica Adda tra i comuni di Robbiate (LC) e Cornate d’Adda (MI). L’asta comprende gli impianti idroelettrici Esterle, Semenza e Bertini.

La centrale si trova nei comuni di Paderno d’Adda (Lecco) e Cornate d’Adda (Monza Brianza). L’impianto utilizza le acque del fiume Adda con uno sbarramento costituito da una traversa mobile, del tipo cosiddetto Poiret, lunga 130 m e costituita da 58 cavalletti di ferro appoggiati con supporti a cerniera su una platea in muratura. Quest’ultima, opportunamente adattata, era lo sbarramento originario che consentiva l’accesso e l’alimentazione al naviglio di Paderno.

Il fabbricato centrale ha un volume di circa 30.000 m³, è decorato con motivi ornamentali all’interno e rivestito di pietra locale all’esterno, perfettamente conservato nelle sue originali forme architettoniche.

Nella sala macchine sono installate quattro turbine Francis ad asse orizzontale, della potenza di 3,125 MW ciascuna. Adiacente alla centrale c’è la stazione di trasformazione, dove è installato un trasformatore della potenza di 22,23 MVA a tre avvolgimenti 10/15/130 KV, con tutte le relative apparecchiature AT (interruttori, sezionatori, trasformatori di tensione e corrente).

L’impianto è telecomandato dal Centro di teleconduzione di Venina, a Piateda (SO).

Circa 0.6 km dopo la centrale Bertini c’è la centrale idroelettrica Carlo Esterle, in località Porto d’Adda. Già dopo alcuni anni la fornitura di energia della centrale Bertini era diventata insufficiente per soddisfare la domanda energetica del milanese. Edison, forte dell’esperienza maturata con la progettazione, costruzione e conduzione dell’impianto Bertini, progettò una seconda centrale molto più potente, anch’essa da ubicarsi sulla sponda destra del fiume Adda. Nacque così il progetto della centrale idroelettrica Esterle, tre volte più potente della precedente centrale Bertini, che ancora oggi contribuisce alla fornitura di energia elettrica alle attività civili e industriali dell’area brianzola.

La centrale Esterle fu costruita tra il 1906 e il 1914. Fu particolarmente curata dal punto di vista architettonico ed è nota per la sua particolare bellezza, al punto che appare più come una villa patrizia lombarda che come un vero e proprio insediamento industriale. Oggi rappresenta un esempio significativo di archeologia industriale monumentale. Il fabbricato è costituito da un grande corpo a pianta rettangolare con tetto a due falde all’interno del quale è ubicata la sala macchine. Esso è caratterizzato da ornamenti minuziosi, motivi geometrici e floreali ripetuti. Le colonne e i capitelli all’ingresso, i lampioni e le gronde di ferro finemente battuto insieme alle imponenti vetrate vagamente goticheggianti, rendono l’edificio un prezioso gioiello architettonico.

In aggiunta al fabbricato principale sono presenti due volumi adiacenti: il primo, verso il fiume, costituisce l’ingresso alla sala macchine mentre il secondo, sul lato opposto, è la camera di arrivo delle condotte forzate. Sulla collina alle spalle della centrale è presente un terzo corpo che racchiude parte del bacino di carico e le prese delle condotte forzate che alimentano le turbine.

Le acque di alimentazione dell’impianto sono derivate 4800 m più a monte, presso lo sbarramento della diga Poiret di Robbiate. Nella parte posteriore dipartono sette condotte forzate chiodate in acciaio. Sei di queste, dal diametro di 2,7 m e lunghe 93,1 m, alimentano altrettanti gruppi costituiti da due turbine di tipo Francis accoppiate a un alternatore trifase Brown-Boveri. La settima condotta, dal diametro di un metro, posizionata in posizione mediana rispetto alle altre più grandi, alimentava il gruppo di eccitazione degli alternatori e adesso non è più in servizio.

Sia le macchine idrauliche che quelle elettriche sono rimaste le stesse allocate nel 1914, seppure ammodernate, mantenendo però intatto il loro affascinante aspetto originale. Originariamente le macchine venivano controllate da una superba sala quadri, oggi non più operativa ma della quale sono state conservate tutte le pregevoli apparecchiature degli antichi banchi di comando. Negli ammodernamenti, iniziati nel 1998, la centrale è stata dotata di una sala di controllo defilata dotata delle più moderne apparecchiature.

Nella parte antistante la facciata del fabbricato principale è ricavata l’opera di restituzione delle acque turbinate, la cui parte superiore dà continuità all’alzaia del fiume. Essa è dotata di sei grandi bocche simmetriche più una piccola bocca mediana che scaricava le acque del gruppo di eccitazione.

Sulla parte destra del fabbricato principale è infine ricavato uno scivolo sfioratore per scaricare nel fiume le acque di troppo pieno accumulate nella vasca di carico.

La centrale ha una potenza installata di 23 MW. Anche l’operatività di questa centrale non è controllata in locale ma telecondotta dal Centro Manovra Edison di Venina, ubicato presso l’omonima centrale, sito a Piateda (provincia di Sondrio).

Verso Trezzo d’Adda e la centrale Taccani (9.5 km)

Intanto il fiume ha ripreso portata e ampiezza, anche se la corrente è più forte rispetto al tratto iniziale descritto in questo diario. Il tratto che raggiunge Trezzo d’Adda è meno ombreggiato rispetto ai precedenti, e corre spesso in pieno sole. Proprio sotto il ponte autostradale, dal corso principale del fiume qui si stacca il Naviglio Martesana. A Trezzo c’è la centrale idroelettrica Taccani, un altro meraviglioso esempio di archeologia industriale.

La centrale è situata alla base del promontorio roccioso che determina l’ansa del fiume detta di Trezzo, sulla cui sommità rimangono le rovine del castello costruito nel 1370 da Barnabò Visconti sui resti di una precedente struttura longobarda. Anche il castello di Trezzo (visita guidata 6 € alla domenica) ha una importante storia da raccontare. In particolare, è famoso per i misteri e i numerosi fatti di sangue accaduti tra i suoi bastioni. Strani avvenimenti caratterizzarono sin da subito la costruzione, tanto che lo stesso Barnabò Visconti, divenuto spietato dominatore delle terre che amministrava, fu avvelenato dal nipote Giangaleazzo Visconti, che poi ne divenne proprietario. Esiste anche una leggenda che narra come il suo fantasma frequenti ancora questi luoghi… Nel vano chiamato “stanza della goccia” pare venissero posti i prigionieri, legati e sottoposti ad un continuo stillicidio di gocce d’acqua provenienti dal soffitto; questo processo avrebbe portato, a lungo andare, alla erosione del cranio. Il colore rosso delle pareti suscita molta emozione nei visitatori anche perché si vocifera che questo sia il sangue dei molti prigionieri che qui trovarono la morte. In realtà l’analisi biologica del materiale stabilisce che quello che pare essere liquido ematico potrebbe benissimo essere il ferro contenuto nelle rocce, che per chimismo rende la parete di colore rosso. Ma l’ambiente suscita comunque un certo brivido. Attorno a un castello alitano sempre leggende e ancora adesso si sussurra che una moltitudine di fantasmi faccia visita al maniero nelle notti di luna piena, perché le loro anime sono ancora in cerca di giustizia e di pace.

Oggi in un parco meraviglioso abitato da scoiattoli e animali del parco Adda Nord, del castello rimangono la torre Viscontea più alta della regione, gli ampissimi sotterranei e le prigioni che si estendono nelle viscere della terra sotto i resti della fortezza.

La centrale Taccani è stata costruita tra il 1903 e il 1906, su progetto dell’architetto Gaetano Moretti utilizzando la caratteristica pietra locale chiamata “ceppo dell’Adda”. Accogliendo i moduli verticalizzanti suggeriti dalla sovrastante torre viscontea, l’architetto riuscì a produrre un’opera di grande armonia compositiva, perfettamente integrata nell’ambiente fluviale che la circonda e nello sfondo costituito dai ruderi del castello medievale. Nell’ottica della salvaguardia ambientale appare di notevole interesse anche la tutela della fauna ittica con la realizzazione in sponda sinistra della scala di risalita del pesce.

La centrale idroelettrica di Trezzo costituiva, per l’epoca in cui fu costruita, un vero e proprio “polo energetico”, comprendente dieci generatori che fornivano una potenza di 10 MW e una sezione termoelettrica con quattro generatori a vapore della potenza complessiva di ulteriori 4 MW, destinati a integrare la produzione idroelettrica durante le magre invernali del fiume Adda.

A metà degli anni 90 è stato operato un consistente intervento di miglioramento e ammodernamento tecnologico e ambientale che ha restituito alla centrale piena efficienza e sicurezza, nonché il mantenimento di elevati standard di affidabilità. La centrale oggi funziona con 6 turbine gestite da ENEL Green Power e ha un’energia producibile di circa 65 milioni di kWh, sufficiente al fabbisogno annuo di oltre 24.000 famiglie.

Le visite guidate vengono svolte con frequenza all’incirca mensile, la domenica e i festivi, e sono organizzate dalle guide e dai divulgatori culturali della Pro Loco di Trezzo.

La centrale di Crespi d’Adda (2.7 km)

La centrale idroelettrica di Crespi d’Adda è situata sulla sponda sinistra del fiume, in località Crespi nel comune di Capriate San Gervasio (provincia BG). Arrivando da Trezzo, non è necessario che lasciate l’alzaia per cambiare sponda, basta proseguire svoltando a sinistra su un ponte che conduce alla sponda bergamasca.

La centrale fu costruita nel 1909 a causa dell’incremento delle esigenze di forza motrice delle macchine del cotonificio di Crespi d’Adda e per le esigenze degli abitanti del villaggio operaio. La centrale è la più piccola tra quelle create sul medio corso dell’Adda, ma forse la più bella: le decorazioni in stile tardo Liberty lombardo, la presenza del parquet originale, del pannello di controllo e della testa delle turbine del 1909 la rende infatti un vero gioiello di archeologia industriale.

Inizialmente dotata di 3 turbine Kaplan (con asse verticale e completamente immerse nell’acqua per permettere la rotazione orizzontale) e caduta in disuso dal 2009, è oggi tornata a nuova vita grazie alla Società Adda Energi, del Gruppo Iniziative Bresciane Spa, che nel 2015 l’ha acquistata, ristrutturata e rimessa in funzione, permettendo al pubblico di accedere e visitare la parte storica dell’edificio. Le acque azionano due delle tre turbine, con una potenza complessiva di 0.86 MW. Le acque turbinate vengono restituite al fiume 100 metri a valle della centrale.

La centrale idroelettrica di Crespi d’Adda è visitabile solo con visita guidata da marzo a novembre, nei pomeriggi dei festivi e della prima e la terza domenica del mese (con qualche eccezione dovuta alle esigenze operative dell’impianto), senza bisogno di prenotazione. Biglietto 6 €.

Consiglio vivamente di abbinare la visita alla centrale con quella del Villaggio operaio di Crespi d’Adda, costruito nel 1876 per ospitare gli operai che lavoravano nell’attiguo cotonificio, secondo un modello replicato in altre parti d’Italia (Nuova Schio, borgata Leumann di Collegno, villaggio Solvay di Rosignano Marittima). L’esperimento crespese durò cinquant’anni e terminò nel 1929. Oggi la fabbrica non è più in funzione mentre l’abitato ospita una comunità in gran parte discendente di coloro che vi vissero o lavorarono.

La centrale di Vaprio d’Adda (9.2 km)

Per raggiungere con la bici la centrale idroelettrica di Vaprio d’Adda dovete tornare verso Trezzo, attraversare il ponte e riprendere l’alzaia sulla sponda ovest del fiume.

La centrale idroelettrica Italgen (ex Italcementi) venne realizzata nel 1942 su progetto dell’ingegnere Marco Semenza per il Linificio Canapificio Nazionale ed entrò in funzione nel 1951, dopo che la proprietà passò al gruppo Italcementi nel 1948. La centrale, alimentata dalle acque del fiume Adda, è oggi visitabile su richiesta con un contributo di 5€.

Con i suoi 20.9 MW di potenza, la centrale alimenta sia la rete elettrica nazionale che alcuni impianti del gruppo Italcementi. Oltre all’edificio principale, che contiene due turbine Kaplan ad asse verticale, i generatori, la cabina di controllo e i locali accessori, il complesso comprende l’opera di presa, la galleria di derivazione e le sottostazioni elettriche. Completa la centrale la scala di risalita per i pesci, nella vicina località di Concesa, realizzata per consentire la naturale migrazione della fauna ittica e il progetto di riqualificazione fluviale.

Conclusione

In conclusione, buona passeggiata!

Luigi

Luigi.balzarini@studio-ellebi.com

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Centrale Esterle

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Ponticello Madonna della Rocchetta

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Cicloturisti sull'alzaia

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Chiusa leonardesca

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Castello di Trezzo

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Trezzo - Centrale Taccani

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Centrale Crespi d'Adda

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Castello di Brivio

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Cascina Molino di Sopra

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Brivio

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Imbersago - Traghetto di Leonardo

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Centrale Semenza e valle dell'Adda

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Brivio - la zona umida detta 'le stoppate'

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Alzaia tra Brivio e Imbersago

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Paderno - Ponte San Michele

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Casa del custode della diga di Paderno e chiesetta S. Maria Addolorata



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