Abruzzo: tre giorni nelle terre Pescaresi e Chietine

Viaggio enogastronomico in una regione "a quattro stagioni" dove autenticità è la parola d'ordine
abruzzo: tre giorni nelle terre pescaresi e chietine
Viaggiatori: 1
Spesa: Fino a €250 €
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A cura della redazione di Turistipercaso.it

Chieti, Pescara e i loro territori sono spesso vissute come destinazioni di passaggio verso il sud Italia. Pescara soprattutto per me che vivo a Milano era il simbolo dell’edilizia anni ‘60 -’70, una città “moderna” con lunghe spiagge attrezzate, la meta ideale per non andare in vacanza… Dopo questo intenso itinerario di 3 giorni, devo innanzitutto ricredermi e ringraziare Luigi di Abruzzo Travelling che ha saputo convincermi che le terre pescaresi e chietine sono ricche di storia, personaggi e gusti tutti da assaporare… Sia ahimè con itinerari automobilistici, sia soprattutto con itinerari ciclo-pedonali che possono far rivivere le tradizioni e gli antichi sapori di un antico popolo che ha saputo lottare per il suo territorio conservando le proprie tradizioni, i propri sapori e saperi!

Innanzitutto arrivando a Pescara rigorosamente in treno, vi consiglio di visitare il Museo Genti d’Abruzzo qui potrete scoprire molte interessanti notizie, innanzitutto la lunga storia di Pescara che risale al I° millennio a.C. Questa tappa è per me stata fondamentale per capire la città, la sua storia e quella dei popoli italici pre-romani, le loro tradizioni, ma anche i valori della transumanza, dell’agricoltura e dell’artigianato locale. Molti elementi che ho rivisto nel mio itinerario non come reperti museali, ma come elementi ancora vivi nel quotidiano dei residenti. Certo, la mia fortuna è stata quella di visitare questo luogo con Christian Dolente una guida preparata e appassionata che mi ha raccontato il significato dei vestiti delle feste per le donne, il significato di gioielli, ma anche i valori delle migrazioni stagionali tra la montagna e il mare.

Sempre per entrare nel mondo delle terre abruzzesi viste anche con gli occhi degli stranieri, vi consiglio di visitare l’Imago Museum proprio di fronte alla stazione di Pescara, dove trovate la permanente della collezione dei pittori Impressionisti Danesi. Centodiciannove quadri dipinti tra il 1890 e il 1916 che rappresentano la vita del popolo abruzzese. I protagonisti sono il paesaggio e la varia umanità ritratta con rispetto, amore per la verità. La dignità che trapela da ciascuna immagine rileva una particolare attenzione alla luce del sole che non solo riscalda, ma fa vivere il lavoro dei campi e quello degli artigiani con estrema fierezza della propria storia. La scuola fondata dal maestro Kristian Zahrtmann in un primo tempo inizio ad operare a Sora nel Lazio ma inseguito fu trasferita a Civita d’Antino in Val Roveto (Abruzzo) perché il clima estivo era più fresco e salubre. Il maestro Zahrtmann ogni estate portava in Abruzzo il meglio dell’accademia di Copenaghen l’obiettivo era insegnare la tecnica dell’utilizzo della luce del sole nella raffigurazione di paesaggi e mestieri rompendo gli stereotipi cupi dell’accademia danese.

Dopo essere entrati nel mondo abruzzese il consiglio è concedersi una pausa ristoro all’Osteria Numero 1000 di Pescara dove Luca, Laura ed Elisa vi metteranno a vostro agio con una verace cucina pescarese. Si tratta di una vera cucina casalinga, dove ogni giorno il menù cambia in base alla spesa del mattino al mercato. Attenzione, Luca ha scelto di non avere congelatori, per offrire sempre piatti freschi del territorio! Se avete l’opportunità ordinate il pollo ruspante Faricelli di Villa Badessa in casseruola. Faricelli è un’azienda Avicola del territorio che alleva polli, tacchini, anatre secondo natura, le basi per ottenere un prodotto sano, gustoso e di qualità direttamente dal produttore al consumatore.

Dopo il ristoro potrete proseguire il viaggio alla scoperta di altri gusti. Attenzione, ho scoperto che in Abruzzo lo stesso prodotto o piatto può avere versioni differenti tra un paese e il suo vicino, quindi se avete voglia di aprire discussioni enogastronomiche infinite chiedete sempre come sono fatte le ricette… Se preferite il silenzio, mangiate con gusto avrete sorprese in ogni borgo che visiterete!

A soli 31 km da Pescara nell’entroterra, il nostro itinerario ci ha portato a Penne quella che un tempo era considerata la capitale del popolo italico dei Vestini. Al museo archeologico di Penne si capisce che il primo centro abitato risaliva all’ età del Ferro ma il borgo è oggi nell’elenco dei borghi più belli per le sue caratteristiche medievali, vicoli e case contraddistinti dall’uso del mattone a vista. La visita notturna con le luci dei vicoli è particolarmente suggestiva, potreste sentirvi protagonisti di un set cinematografico dedicato al Brigantaggio Abruzzese per rivisitare la figura di “Cuculetto”, tradito dal al canonico don Simone Perrotti, che prima lo assoldò per un delitto e in seguito lo tradì, una storia molto affascinante che varrebbe la pena approfondire. Il centro storico di Penne è collegato con un sentiero di 2 km lungo il fosso della Sardella, alla riserva naturale del Lago di Penne qui attraverso una rete di sentieri che permettono in poco meno di 10km di visitare l’intera riserva potrete quindi vivere un suggestivo luogo della regione più verde d’Europa.

Il giorno successivo, andando verso sud troverete a soli 18km Pianella, l’antico frantoio di Annibale, non a caso luogo del cuore Fai: un frantoio che fu attivo dal 1700 al 1932. Il bello del luogo è che non si tratta di una ricostruzione o di un museo, ma di un frantoio così com’è stato utilizzato e ammodernato nel corso dei secoli. Potete trovare le presse a vite di legno (1700), le presse a vite in acciaio (1800), la macina a trazione animale e a trazione elettrica (1900). Si tratta di un percorso che attraversa tre secoli di storia della vita del frantoio con numerose testimonianze di vita vissuta: un angolo per il riposo degli operai, una camera con greppia per il riposo degli animali prima dell’avvento dell’energia elettrica, le vasche di raccolta olio e gli spazi per lo stoccaggio delle olive e del prodotto finito con un corredo di strumenti di lavoro delle varie epoche. Questo luogo potrebbe essere l’occasione per aprivi a un mondo, quello dell’olio extra vergine abruzzese, ricco di storia e tradizioni millenarie. La regione è stata considera fin dall’epoca degli italici, una eccellente zona di produzione e ha sempre prodotto ed esportato il proprio olio in tutta Italia e spesso nel mondo per conto terzi.

A pochi km dall’antico frantoio, grazie ad una degustazione presso uno dei 72 produttori del Consorzio Tutela Olio Dop Aprutino Pescarese, ho avuto modo di conoscere Silvano Ferri (presidente del consorzio) che mi aperto un mondo a me sconosciuto, ma ricco di storia e saper fare italiano. Innanzitutto la regione Abruzzo ha tre consorzi Dop, 45.000 ettari coltivati a uliveto, produce 140.000 tonnellate di olive e i 600 frantoi producono circa 24.000 tonnellate di Olio. L’Abruzzo ha un patrimonio di biodiversità nella coltivazione olivicola da difendere e proteggere oltre 24 piante autoctone. Un elevato livello di biodiversità considerando che tutta la Spagna (la maggior produttrice olivicola europea) ha solo 14 tipologie. Per quanto riguarda il disciplinare della Dop Aprutino Pescarese mi hanno spiegato che è molto rigido e accetta tre tipologie di olive Dritta, Toccolana e Leccino: tutte le olive devono provenire da oliveti certificati del territorio che ha 2.364.000 di piante. In funzione delle olive utilizzate e del loro mix si possono ottenere oli extravergine con diverse gradazioni di colore e profumo, ma tutte efficaci e ideali nel ridurre il processo di ossidazione di cellule e tessuti dell’organismo umano.

Scendendo verso sud incontriamo il paese di Bucchianico, un tipico Borgo abruzzese di 5000 abitanti, dove tutti si conoscono. Potrete visitare anche qui un antico frantoio, fare degustazioni di olio e vino, percorre il cammino di San Tommaso. La cosa che mi ha colpito di più è vedere le donne del paese intente a costruire fiori di carta crespa (rose, camelie, margherite, girasoli etc.) che utilizzeranno in occasione della Festa dei Banderesi, un’antica festa che può vantare il Patrocinio della Commissione Nazionale dell’Unesco, nonché quello del Ministero per i Beni e le Attività culturali. Gli esperti della materia la considerano una tra le più interessanti Feste folcloristiche d’Italia. La festa dura 4 giorni dal 23 al 26 maggio con diversi rituali come la “ciammaichella“: le donne di Bucchianico sfilano per le vie del piccolo borgo in eleganti abiti della tradizione abruzzese e sul capo enormi canestri pieni di coloratissimi fiori di carta crespata, realizzati dalle stesse donne nel corso dell’anno. Gli uomini, invece, costruiscono i carri. Alcuni sono curati dalle contrade con temi inerenti alla vita contadina, quattro sono invece realizzati dalla famiglia del Banderese e hanno temi prestabiliti perché rappresentano il motivo dell’origine della festa quando Bucchianico nel XIV secolo scampò all’assedio. I fiori di carta crespa delle donne di Bucchianico sono una bellissima forma di artigianato e potrebbero diventare dei veri e propri souvenir da acquistare sviluppando così la microeconomia locale.

Se siete interessati alle botteghe artigiane vi segnalo il borgo di Guardiagrele, detta anche la città di pietra. Si tratta di un borgo fortificato inserito nella lista dei borghi più belli d’Italia. Guardiagrele la potremmo definire la capitale dell’artigianato Abruzzese: qui, grazie alla Mostra dell’Artigianato Artistico Abruzzese nata nel 1970, si cerca di conservare e tutelare l’integrità storica, di promuovere e diffondere la cultura artigianale di un territorio ricchissimo di antichissime tradizioni. Grazie al comune si sono potute preservare diverse botteghe artigiane attive anche coinvolgendo i giovani per tramandare le competenze. Difficile spiegare il significato dell’iniziativa che ha sia un valore economico, ma soprattutto sociale. Se passate da Guardiagrele, tappa importante del Cammino della Pace che dall’Aquila porta in Puglia sul Gargano, prevedete di fermarvi diverso tempo in questo borgo. Guardiagrele è sede del Parco della Maiella, molte sono le botteghe artigiane da visitare: vi consiglio quella di Filippo Scioli Maestro del Ferro con la sua simpatia, le sue mani e la sua forgia potrete vivere con lui tutta la sua passione. Altre tappe del gusto che non dovete perdere sono la “Bottaia” nel Centro Storico della Cantina Santoleri o presso il punto informazioni in centro, dove trovare tutti i prodotti del territorio. Per i golosi imperdibile la Pasticceria Palmerio 1884 dove potrete gustare le famose “Sise delle monache”, un dolce con una storia particolare che il pasticcere sarà ben felice di raccontavi.

Il terzo giorno il nostro itinerario vi porterà sulla Costa dei Trabocchi, dove emerge il forte legame della gente del luogo con il mare. I trabocchi rappresentano un’antica tradizione per il sostentamento quotidiano delle famiglie, oggi molti si sono trasformati in ristoranti, altri in attività didattiche, perdendo la loro funzione sociale, ma restando comunque dei luoghi romantici dove trascorrere una piacevole serata. Se avete occasione organizzate una visita guidata a Vasto dal promontorio che guarda il mare. Vasto offre un patrimonio artistico e culturale di tutto rispetto: la bellissima passeggiata panoramica del Belvedere vi farà scoprire i segreti di Palazzo Alvalos, le particolari torri ogive del Castello Caldoresco e la Sacra Spina della corona di Cristo conservata Santa Maria Maggiore. Se siete appassionati di cucina Gourmet sulla costa dei Trabocchi vi segnalo il ristorante stellato Michelin “Al Metro” a San Salvo. Un’ultima nota nel 2022 dovrebbe completarsi la ciclabile della Costa dei Trabocchi e potrà essere un motivo in più per vivere questo splendido territorio anche con un turismo sostenibile.

Per l’ultima sera Abruzzo Travelling in collaborazione con CCIAA di Pescara e Chieti hanno organizzato un evento particolare per farmi innamorare definitivamente di queste terre. Come nelle nozze di Cana, Claudio, Luigi e tutto lo staff hanno riservato il meglio delle terre pescaresi e chietine nell’ultima sera invitandoci alla country house “La Casa del Gelso”, un ambiente rustico ma nello stesso tempo raffinato, immerso nel verde, che ti accoglie in un contesto fondato su una tradizione vera perfettamente conservata. L’inserimento dell’Orchestra Popolare del Saltarello come intrattenimento si è rivelata la ciliegina sulla torta che ha saputo intrattenere e coinvolgere senza mai essere invasiva, incoraggiando tutto il gruppo a partecipare attivamente alla Panarda.

Cos’è la Panarda? ce lo spiega il nostro amico Claudio: “La Panarda costituisce un’importante pagina della storia delle tradizioni popolari dell’Abruzzo ed abbraccia un modello culturale che va dal devozionale-religioso al socioeconomico, psicologico. Si trattava di un banchetto dove veniva consumata un’enorme quantità di cibi considerati rari e preziosi, fino a oltre 50 portate: antipasti, brodi di gallina, pasticci, timballi, carni arrosto, verdure, formaggi, salumi e dolci. Una vera e propria orgia alimentare, la cui ricorrenza era il 17 gennaio in funzione devozionale del Santo Antonio Abate, una festività che coincideva con il momento dell’uccisione del maiale. In queste festività era consuetudine che le famiglie più facoltose offrissero un banchetto al ceto più povero che per un lungo attimo, dimenticavano la consueta miseria. Sotto un profilo psicologico, questa celebrazione alimentare rappresentava, nella cultura contadina, un momento in cui si allentavano le tensioni accumulate in attesa del raccolto che assicurava loro la sopravvivenza ed inoltre rappresentava un omaggio al Santo protettore cui si chiedeva la benedizione per la nuova annata agricola”.

Dopo aver vissuto l’esperienza al tavolo con Abruzzesi doc devo riconoscere che la Panarda non è solo una cena suggestiva o una performance enogastronomica ma può rappresentare una modalità importante per rilanciare e rivalutare piatti e menu storici della tradizione gastronomica abruzzese. Attenzione, noi turisti abbiamo una responsabilità: non rendiamo questo rituale un prodotto commerciale/turistico, ma aiutiamo gli abruzzesi nel mantenere vera la tradizione vivendo l’esperienza sempre insieme agli abruzzesi che nei loro rituali sanno preservare lo spirito ancestrale della Panarda.

Ripartendo in treno sempre da Pescara mi è venuta in mente una proposta di Slow Food “Vuoi lottare contro i gas serra? Pianta un olivo”… Se consideriamo che un ettaro di oliveto neutralizza l’impronta ambientale annuale di un essere umano, la proposta che vorrei condividere con voi è lanciare una petizione al comune di Pescara per piantumare nel parcheggio antistante la stazione (mal contati circa 15 ettari) un Uliveto! Potremmo piantare circa 4000 Ulivi, diversi i vantaggi: il turista scendendo dal treno potrebbe entrare nel vivo della regione più verde d’Europa, i cittadini e viaggiatori potrebbero avere le auto all’ombra e l’ambiente ne gioverebbe considerando che ogni ulivo assorbe circa 2kg di co2… La città di Pescara potrebbe assorbire con questo uliveto circa 3 tonnellate di co2 ogni anno. Sarebbe un grande messaggio di sostenibilità, Pescara diventerebbe così fino in fondo una città moderna e sostenibile.

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