18 giorni tra double decker e cornamuse

Dopo aver studiato per tanti l’inglese e la sua letteratura, dopo aver immaginato per tanto tempo come potesse essere Londra, dopo aver cercato di raggiungerla inutilmente per tante volte, finalmente nell’agosto del 2001 G. Mi aiuta a realizzare un sogno. Prenotazione del volo, di 4 notti a Londra, di 2 ad Edimburgo e… questo è...
Scritto da: giremill
18 giorni tra double decker e cornamuse
Partenza il: 07/08/2001
Ritorno il: 24/08/2001
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
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Dopo aver studiato per tanti l’inglese e la sua letteratura, dopo aver immaginato per tanto tempo come potesse essere Londra, dopo aver cercato di raggiungerla inutilmente per tante volte, finalmente nell’agosto del 2001 G. Mi aiuta a realizzare un sogno. Prenotazione del volo, di 4 notti a Londra, di 2 ad Edimburgo e… questo è stato il nostro viaggio. 1° giorno.

Siamo partiti da Bari martedi 7 agosto alle 5.15 del mattino in treno per raggiungere l’aeroporto di Pescara da cui abbiamo preso il volo per Londra Stansted. Così come suggerito da molti ‘turisti per caso’ abbiamo volato con Ryan Air spendendo circa la metà di quanto ci aveva chiesto Alitalia con la tariffa più scontata. Sul volo abbiamo acquistato i biglietti per la navetta Stansted-Liverpool Street, risparmiando circa 5 sterline a testa rispetto a quanto avremmo speso se li avessimo comprati a terra. L’albergo in cui abbiamo soggiornato è il Nayland hotel: è di categoria 2 stelle, non adatto a chi ama il lusso ma sicuramente confortevole, pulito e gestito da persone gentili. Abbiamo pagato 60 sterline a notte per la camera doppia con bagno e colazione inglese inclusa grazie ad uno sconto last minute trovato consultando il sito http://www.Hotels-london.Co.Uk/. Non volendo lasciare il nostro numero di carta di credito su internet abbiamo contattato telefonicamente l’agenzia del sito in questione e abbiamo comunicato i nostri dati. Loro ci hanno inviato una e-mail di conferma per l’avvenuta prenotazione. L’hotel è a 200m dalla stazione di Paddington da cui passano tre linee di metropolitana che permettono di raggiungere gran parte della metropoli, e si trova in Sussex Garden, zona costituita essenzialmente da alberghi. Inoltre, l’albergo è vicino ad Hyde Park e in virtù di ciò il parco ha costituito la nostra prima tappa londinese. E’ un parco enorme, molto frequentato ma comunque ricco di elementi naturali e soprattutto ben tenuto e pulito: in esso vi è la statua di Peter Pan, per coloro che amano la celebre favola. Tutti i parchi londinesi sono attrezzati con sedie a sdraio ma non è detto che siano gratuite. A noi non è capitato di incontrare nessun oratore improvvisato e questo ci è spiaciuto un po’ ma forse è dovuto al fatto che non siamo andati lì di mattina. All’interno di Hyde Park ci sono i giardini di Kensington e l’omonimo palazzo, ultima residenza di lady Diana e casa natale della regina Vittoria. Noi non abbiamo potuto visitarlo perché siamo arrivati oltre l’orario di chiusura ma so che all’interno c’è una mostra degli abiti della regina Vittoria e una collezione di abiti da cerimonia reali appartenuti alla regina Elisabetta o alla principessa di Galles. La sera abbiamo cenato in un tipico pub inglese chiamato Sawyers arms molto vicino al nostro albergo e lì sono cominciati i problemi con l’alimentazione: a Londra non si mangia bene! Di tutto il nostro viaggio, di cui abbiamo un bellissimo ricordo, la cosa peggiore è stata proprio il cibo. Evitando accuratamente la carne per ragioni legate alla ‘mucca pazza’ (la prudenza non è mai troppa e la malattia ha cominciato a diffondersi proprio nel Regno Unito), abbiamo ripiegato su fish and chips e jacket potatoes che non costavano molto e avevano un gusto accettabile per il nostro palato, ma mangiare per 18 giorni patate… Le volte in cui abbiamo tentato di mangiare qualcosa di più tipico ce ne siamo pentiti amaramente, abbiamo speso tanto e siamo tornati in hotel digiuni! Un altro problema legato alla cena è quello dell’orario: difficilmente si riesce a cenare oltre le 21,00 soprattutto nei quartieri meno centrali perché dopo tale ora i locali restano aperti ma servono solo da bere.

2° giorno.

Rimanendo in tema culinario, all’inizio del secondo giorno abbiamo affrontato e sconfitto la nostra prima colazione inglese: alle 8,30 del mattino abbiamo mangiato uova e prosciutto alla piastra, fagioli all’uccelletto, piccolo pezzo di pesce fritto, pane tostato con burro e marmellata, the e succo d’arancia. Certo per noi abituati alla colazione con latte e brioches la cosa sembra assurda, ma dopo un po’ ci si abitua anche perché una colazione così abbondante aiuta a vincere la stanchezza dovuta alle lunghe camminate fatte per visitare la città e fa evitare il pranzo, cosa non malvagia perché si evita di mangiare altre ‘prelibatezze’ inglesi e si risparmia qualche sterlina! Appena arrivati a Londra abbiamo acquistato la London Pass con validità tre giorni e abbiamo cominciato ad usarla proprio il secondo giorno. Questa è una carta magnetica prepagata che permette di visitare una serie di edifici e monumenti celebri, quindi per l’8, il 9 e il 10 agosto i nostri itinerari sono stati un po’ dettati dagli accessi che la carta ci ha permesso. La nostra prima visita è stata a Buckingham Palace: approfittando del fatto che i reali sono in vacanza a Balmoral, nei mesi di Agosto e Settembre il palazzo viene aperto al pubblico. Dopo aver fatto una lunga ma non lunghissima coda per avere i biglietti di ingresso, ci è stato detto che saremmo potuti entrare alle 12,00 e poiché erano circa le 11,30 ed era uno dei giorni in cui si effettuava il famoso cambio della guardia, abbiamo deciso di guardare lo spettacolo. E’ tipicamente inglese! Ha un ritmo molto lento, accompagnato da musiche altrettanto lente che richiamano un po’ il loro inno nazionale, e tutto sommato un po’ noioso. Non abbiamo capito perché sia così famoso. A noi è capitato di vedere il cambio della guardia al castello di Praga e ci è sembrato decisamente più bello e vivace. Dopo aver fatto un’ulteriore coda e dopo essere stati radiografati dai metal detector siamo finalmente entrati in uno dei palazzi più celebri del mondo. Sicuramente il palazzo è molto bello e molto ben tenuto, visto che tuttora è abitato e usato. Ovviamente abbiamo visitato solo le stanze ufficiali e non quelle private (salotto giallo, salotto verde, la sala da ballo in cui ci sono i ricevimenti ufficiali), ma ne vale la pena! Così come all’interno di molti edifici pubblici e chiese inglesi, anche qui non è permesso fare fotografie o riprese con videocamere.

Non lontano da Buckingham Palace ci sono le scuderie reali (Royal Mews), comprese nella carta, in cui sono esposte tutte le carrozze della famiglia reale, tra cui quella che accompagnò lady Diana e suo padre alla cattedrale di Saint Paul il giorno in cui lei sposò il principe Carlo, e la carrozza tutta d’oro delle cerimonie ufficiali. E’ esposta anche la Rolls Royce della regina.

Passeggiando tra vie piene di cabine telefoniche rosse, autobus rossi a due piani (i double decker) e taxi neri, che sicuramente rendono Londra unica e affascinante, siamo arrivati a Trafalgar Square al cui centro troneggia la colonna dell’ammiraglio Nelson, poggiata su una base sorretta da quattro leoni bronzei, molto sfruttati come scenari fotografici dai turisti. Ai bordi della piazza c’è la National Gallery: la London pass non dà l’ingresso gratuito alla galleria ma permette di ricevere dei piccoli omaggi. Il mercoledi la galleria è aperta fino alle 21,00, occasione da sfruttare visto che tutti gli edifici pubblici, i musei e le chiese chiudono normalmente tra le 17 e le 18. In essa vi sono opere importanti quali la Vergine delle Rocce di Leonardo (è una delle due realizzate, l’altra è al Louvre a Parigi), i Girasoli di Van Gogh, Il Tamigi sotto Westminster di Monet: che emozione di fronte alle pennellate di artisti così celebri! La sera abbiamo cenato con due hamburger di pollo e patatine al Planet Hollywood, approfittando di uno sconto offerto dalla London Pass. Il ristorante è uno della celebre catena di proprietà di Stallone, Willis e Shwarzenegger e custodisce tanti cimeli dei più celebri film americani tra cui tazze ‘preistoriche’ di The Flintstones, abito di Olivia Newton John e giubbotto di John Travolta in Grease. E’ in pieno centro e di lì si raggiunge facilmente Piccadilly Circus. Qui sembra di essere a New York: è una piazza sfavillante di luci e colori, sempre popolatissima di gente di ogni razza e in cui si riuniscono ancora i punk, ma non ce ne sono molti. Proprio perché molto frequentata, conviene stare un po’ attenti per evitare scippi e borseggi, comunque noi siamo andati lì quasi tutte le sere ma non ci è mai successo nulla.

3° giorno.

Sfruttando i biglietti dei traghetti River Cruises con la formula hop on hop off (sono battelli che percorrono il Tamigi e si fermano in più punti della città) offerti dalla London Pass, siamo andati a Greenwich a vedere l’osservatorio astronomico, l’orologio da cui viene regolata l’ora del mondo e abbiamo attraversato il meridiano zero. Il tutto è sicuramente molto interessante. L’osservatorio, però, si trova su una collina che va percorsa a piedi e noi abbiamo dovuto affrontarla sotto un incredibile diluvio: è stato questo il nostro primo incontro con la pioggia britannica! Il diluvio era tale da farci decidere di ripararci nel museo che c’è sulla collina, che espone strumenti astronomici, legati alla navigazione, cannocchiali e orologi di varie epoche, ai quali sinceramente non eravamo molto interessati! A Greenwich abbiamo anche visitato il Cutty Sark che è una nave molto ben conservata che inizialmente (fino al 1877) andava dalla Cina all’Inghilterra per trasportare the, successivamente è stata acquistata dai portoghesi, è arrivata fino a New Orleans e Rio, per smettere di viaggiare nel 1922. Di ritorno da Greenwich ci siamo diretti al quartiere di Westminster convinti di poter visitare l’abbazia sfruttando la London Pass, in realtà la carta offre l’accesso ad una cappella secondaria e quindi la visita all’abbazia è stata rimandata. Passeggiando nel quartiere abbiamo ammirato, anche se solo esteriormente, il celebre Big Ben (ripulito da poco e che quindi ci ha offerto i suoi più bei colori), il palazzo del Parlamento e il Westminster Bridge sul quale abbiamo acquistato da un ambulante a poco prezzo dei gustosi e caldi panini simili agli hot dog (ci hanno assicurato che la salsiccia fosse di maiale)! Di lì siamo andati al British Museum che il giovedì prevede l’accesso gratuito ad alcune gallerie e chiude alle 20,30. Qui abbiamo ammirato la Stele di Rosetta, la sala del Partenone, la testa di Pericle e un’enorme libreria dalla forma rotonda. E’ uno di quei musei che potrebbero richiedere giorni per essere visitati completamente, ma quello a cui eravamo davvero interessati siamo riusciti a racchiuderlo in un pomeriggio.

Per la cena siamo tornati in centro e passeggiando per Leicester Square (altra piazza vivacissima e colorata con un enorme cinema multisala) abbiamo trovato un posto chiamato Stefano’s dove abbiamo assaggiato le nostre prime jacket potatoes: sono delle patate cotte al forno con la buccia e farcite con tonno o gamberetti e maionese o formaggio. Sicuramente buone, ma durante l’intera vacanza ne abbiamo mangiate troppe! 4° giorno.

In mattinata abbiamo visitato la Torre di Londra. Dal cortile antistante l’ingresso alla cittadina che contiene la torre si ha una bella veduta di uno dei simboli della città: il Tower Bridge. Ciò che ci ha colpito di questo ponte sono stati i suoi colori: pensavamo fosse grigio e tetro, invece è molto colorato! Per visitare la torre abbiamo tentato di seguire i cosiddetti ‘beefeater’, guide vestite in velluto rosso, caratteristiche del luogo, ma il loro parlare era in un inglese troppo fluente e poco comprensibile a noi, quindi ci siamo muniti di audioguida con cd e abbiamo seguito i percorsi indicati, appreso della leggenda dei corvi (nei cortili ci sono dei corvi molto ben nutriti che saranno in vita finchè vivrà la monarchia britannica), visto l’armatura da cavaliere di Enrico VIII, assistito ad uno spettacolo medievale, visto il luogo dove è stata decapitata Anna Bolena e soprattutto abbiamo ammirato i gioielli della corona tra cui la corona della regina Vittoria, quella della regina Elisabetta che contiene il famoso Koo-I-Noor (diamante a forma di cuore) e il diamante più grosso che io abbia mai visto, uno dei più grandi al mondo, posto sullo scettro reale. La visita dell’intero complesso richiede una mezza giornata ed è sicuramente molto piacevole, soprattutto se fatta (come è capitato a noi) in una giornata soleggiata! Terminata la visita ci siamo diretti alla stazione di Waterloo da cui abbiamo preso il treno per Hampton Court (è a mezz’ora da Londra). Ci era stato detto che per visitare questa residenza reale sarebbero state sufficienti un paio d’ore: noi le abbiamo dedicato una mezza giornata ma non è stata sufficiente. I giardini sono splendidi, dai colori più vivaci, molto ben tenuti e puliti. E’ una mia opinione molto personale ma benché più piccoli, li preferisco di gran lunga a quelli di Versailles! Ci siamo anche divertiti a gironzolare nel labirinto di siepi, tipico inglese! Il palazzo è suddiviso in zone e purtroppo per mancanza di tempo ne abbiamo potuto visitare solo una: abbiamo scelto quella delle cucine. Sono grandissime, ben tenute anche se in parte ricostruite. La visita l’abbiamo effettuata con l’ausilio di un’audioguida con cd in italiano gratuita. Alle 18,00 siamo stati costretti ad andar via perché a tale ora il palazzo chiude, ma ci è dispiaciuto davvero tanto non potervi restare ancora.

La sera abbiamo cenato nuovamente da Stefano’s e questa volta con i fish e chips: sicuramente buoni, ma ancora una volta frittura e patate! 5° giorno.

Quella appena trascorsa avrebbe dovuto essere la nostra ultima notte a Londra per cominciare il nostro breve tour in Inghilterra prima di arrivare in Scozia. Ma Londra ci stava davvero piacendo e avevamo visitato ancora troppo poco per poter andar via. Approfittando del fatto che l’hotel avesse ancora disponibilità e che disponevamo ancora di 4 notti prima di partire per Edimburgo, abbiamo deciso di raddoppiare.

Prima tappa della giornata è stata l’abbazia di Westminster, in cui sono state celebrate le più importanti incoronazioni dei monarchi britannici, molti matrimoni, e il funerale di lady Diana. E’ anche sepolcro di reali (Elisabetta I e Maria Stuarda sono sepolte lì) e di uomini celebri (Charles Dickens, Laurence Olivier, Thomas Stearn Eliott). Sicuramente un edificio gotico di grande rilievo. Dal sacro al profano. Il sabato è il giorno in cui il mercato di Portobello Road vede il suo massimo splendore, quindi ci siamo diretti lì. Appena arrivati ci siamo ritrovati nella zona ortofrutticola: non ha niente di diverso rispetto ai nostri mercati rionali. Qui però, abbiamo trovato una piantina del mercato che ci ha permesso di raggiungere la parte più famosa dove si vendono anticaglie di vario genere. Effettivamente c’è un po’ di tutto: è una specie di mercato delle pulci molto grande in cui aleggia un misto di odori di incenso, panini, frutta. Noi non abbiamo trovato niente di particolarmente vantaggioso e unico, ma sicuramente è un posto molto vivace che vale la pena di visitare. Lungo la strada, ai lati delle bancarelle ci sono anche una serie di piccoli negozi che, per restare in tema, vendono gli oggetti più disparati. Quello che mi ha maggiormente colpito è stato un negozio che vendeva esclusivamente matriosche: ne aveva di tutti i tipi da quelle con le facce di Stanlio ed Onlio a quelle con i volti di tutti i presidenti americani ad una collezione non in vendita di 64 pezzi di matriosche classiche che andavano da quella più grande alta sui 40 cm a quella più piccola alta quanto un chicco di riso.

Continuando con i negozi il pomeriggio siamo andati ad Harrods, il più grande e celebre store londinese. All’interno c’è di tutto! La struttura è molto particolare e poiché di proprietà dell’egiziano Al Fayed, molte sale sono in stile egizio, con tanto di riproduzioni di statue di faraoni. E’ molto ben tenuto e pulito, ma tutto ciò ha un costo, anche andare in bagno (1 sterlina!). Evitando di visitare i reparti dedicati all’abbigliamento e a tutto ciò che è visibile anche nei nostri negozi Rinascente, abbiamo optato per tre ambienti: arredamento contemporaneo (per non dire futuristico), settore giocattoli e settore addobbi natalizi. Già perché pur essendo agosto c’è una grossa esposizione di addobbi natalizi, in quanto pare che i londinesi comincino dall’estate a fare i loro acquisti per Natale e comprando oggi e poi domani a dicembre il reparto viene chiuso in quanto non c’è più nulla da vendere (è quello che ci ha detto una commessa del settore). Tra gli addobbi abbiamo visto delle cose incredibili, palline da collezione che costavano anche 15 sterline con Babbo Natale in tutte le pose e su qualsiasi mezzo di locomozione dipinto minuziosamente con colori vivaci. Putroppo ci siamo dovuti limitare ad acquistare come souvenir la pallina più semplice monocromatica che riportava la scritta dell’anno e il nome del negozio, alla modica cifra di 5 sterline! Nel settore giocattoli (uno dei pochi posti al chiuso di Londra in cui è possibile scattare fotografie) sono esposti degli autoveicoli per bambini a batteria, fedeli riproduzioni delle autovetture omonime, che possono anche costare 6000 sterline! Un’altra cosa davvero carina è la riproduzione di un teatro shakesperiano con tanto di reali che assistono alla rappresentazione e attori in scena tutti realizzati con orsetti di peluche: che carino! Passeggiata in Oxford Street poi cena e infine meritato riposo! 6° giorno.

Abbiamo nuovamente raggiunto la stazione di Waterloo e abbiamo preso un treno per Salisbury. Arrivati là, un autobus ci ha portati a Stonehenge: era una delle tappe che non volevamo assolutamente escludere dal nostro viaggio, G. Ci teneva tanto! Forse per questa grande aspettativa o per il clima rigido accompagnato da un forte vento che dominava la collina, o per le dimensioni ridotte dei monoliti rispetto a quelli che ci eravamo immaginati o per l’audioguida commentata in modo pessimo e difficilmente comprensibile a causa del vento, il sito ci ha delusi. Non siamo proprio riusciti a cogliere il fascino del mistero e della magia! Tornati a Londra, essendo domenica, the mall, che è la strada che porta da Trafalgar Square all’ingresso principale di Buchingam Palace, era chiusa al traffico e popolata solo di pedoni e pattinatori. Non essendoci auto anche il rumore era notevolmente attenuato, quindi ci siamo concessi una piacevolissima passeggiata e abbiamo approfittato per scattare qualche foto al palazzo con tranquillità. The mall è costeggiata da Saint James Park che ovviamente abbiamo visitato. Un altro bellissimo parco, sempre molto pulito e colorato dai fiori più svariati. Sembrano quasi irreali questi polmoni verdi in una città così grande e caotica ma sono un’oasi di tranquillità in cui potersi sempre rifugiare e ritrovare il contatto con la natura, ad esempio passeggiando nei prati a piedi nudi! Anche i parchi rendono Londra una città davvero incredibile! In questo abbiamo assistito ad un concerto di musica classica dopo esserci accomodati sulle sedie a sdraio: ‘You must pay to use the chair!’ ci ha detto una ragazza preposta al noleggio sedie, ma abbandonate le sedie e avendo preferito ad esse l’economico e verdissimo prato, abbiamo continuato ad ascoltare il nostro concerto gratuitamente.

7° giorno.

Cercando di non fare troppo tardi al fine di evitare una lunga coda all’ingresso, siamo andati a Madame Tussaud. Per chi non lo conoscesse è il famoso museo delle cere ed essendo una delle attrazioni più frequentate dai turisti è anche una delle più costose. In esso vi sono, a dimensione naturale, le statue di numerosissimi divi della TV, del cinema, della musica, personaggi legati alla storia del mondo, alla letteratura, alla politica, tutta la famiglia reale al completo (comprese le due ex Diana e Sarah), sportivi di ogni era, fedelmente riprodotti nei minimi dettagli (compresa la peluria su braccia e mani). L’ambientazione è molto suggestiva e coinvolgente ed adatta per ogni sala ai personaggi che vi sono esposti. Quasi tutte le statue possono essere toccate e abbracciate per le pose fotografiche. Prima di uscire, si sale su una specie di auto-giostra antica che trasporta i visitatori in un viaggio nel tempo, dalla Londra di Elisabetta I ai giorni nostri, davvero carino! Peccato che tra le statue vi sia solo Pavarotti e una testa di Sofia Loren come rappresentanti dell’Italia.

Dopo Madame Tussaud un altro museo ma questa volta di carattere tecnico, il museo della scienza, dove si possono ammirare la prima locomotiva a vapore, una riproduzione della prima mongolfiera costruita dai fratelli Montgolfiere, si possono veder dimostrare teoremi e compiere esperimenti interattivi. C’è anche una zona riservata ai bambini (particolarmente rumorosa) in cui i piccoli possono fare giochi che si basano su principi fisici. Un museo che richiede sicuramente una visita approfondita, ma per noi non era il primo museo di questo tipo che visitavamo e la stanchezza di tanti giorni di lunghe camminate cominciava a farsi sentire, quindi non abbiamo approfondito la cosa e non gli abbiamo dedicato tutto il tempo necessario. Passeggiata sul Westminster Bridge e veduta notturna e area del Big Ben e del Parlamento dalla London Eye: è la ruota panoramica più grande del mondo costruita per festeggiare il capodanno del 2000. E’ posta sulle rive del Tamigi e la veduta dall’alto è davvero bella e romantica. A causa del fatto che ci siamo attardati un po’ nel rientrare, abbiamo avuto difficoltà per cenare e abbiamo comprato del k-bab da un ristorante libanese, vicino il nostro albergo. E’ stata una delle cose più buone che abbiamo mangiato e abbiamo speso circa un terzo di quanto spendevamo abitualmente per la cena. Certo il posto era un po’ ‘rustico’: si mangiava solo con le mani, i tavoli non erano pulitissimi, ma quando si ha tanta fame tutto ciò passa in secondo piano.

8° giorno.

I nostri piedi hanno cominciato a protestare e visto che il giorno successivo saremmo dovuti arrivare ad Edimburgo, abbiamo colto l’occasione per riposarci un po’, organizzare la nostra partenza per la Scozia (prenotazione treno ad un costo esorbitante), visitare l’ultimo grande parco in cui ancora non avevamo messo piede: Green Park. Valgono le stesse considerazioni fatte per gli altri due parchi: bellissimo anche questo. Qui abbiamo assistito ad una partita di softball improvvisata.

Continuando a passeggiare tra palazzi di età vittoriana, siamo arrivati a Chinatown e poi, per caso, a Carnaby Street. E’ una via antica con tanti negozietti d’epoca simili a botteghe, dove tra odori di spezie e di saponi, si respira un’aria molto inglese.

9° giorno.

Sveglia alle 5,30 per poter partire alle 7,00 dalla stazione di King’s Cross Saint Pancras alla volta di Edimburgo. Essendo il giorno di ferragosto, abbiamo deciso di trascorrerlo in viaggio per evitare le folle di turisti, soprattutto italiani, che in tale giorno raggiungono ogni angolo del mondo.

Per chi arriva da Londra, la città di Edimburgo (fatta eccezione per le cabine telefoniche rosse e per i pub) sembra appartenere ad un altro pianeta: ha un aspetto molto medievale, è decisamente più scura e tetra e ha gli edifici tutti grigiastri e ricoperti da un muschietto-muffetta a causa del clima umido e piovoso che regna costantemente in tutta la Scozia. La strada più importante della città, Prince Street, è dominata da un monumento nero a Walter Scott, un po’ simbolo della città ma tutt’altro che bello. Un’altra caratteristica della città è che è tutta in salita e se ne sono accorte bene le nostre braccia quando hanno dovuto trasportare i bagagli dalla stazione al nostro hotel: ci avevano detto che era vicino (ed era vero) e quindi non abbiamo pensato a chiamare un taxi, ma non pensavamo di dover affrontare così tante salite! L’hotel in cui abbiamo soggiornato è stato il Regent House Hotel, in Forth Street, per 70 sterline a notte in camera matrimoniale con bagno e colazione inclusa. Anche qui ci siamo trovati bene, la camera era accogliente e pulita, conteneva anche un antico pianoforte stonato ma sicuramente d’atmosfera ed un camino e la colazione era ancora più abbondante di quella di Londra. Certo per un 2 stelle il costo è un po’ elevato ma nel mese di Agosto, ad Edimburgo c’è il Fringe Festival o festival degli artisti da strada che arrivano da tutto il mondo ed è difficile trovare posto negli hotel, quindi salgono anche i prezzi. Il festival conferisce alla città un’atmosfera molto particolare. Si passeggia sempre al suono delle cornamuse e nelle vie centrali si incontrano artisti di ogni tipo pronti a recitare, cantare, ballare, sagomare palloncini, fingersi statue e capaci di intrattenere i turisti con qualsiasi pretesto pur di ricevere qualche sterlina.

10° giorno.

La giornata è cominciata con una salita: quella fino al castello che domina la città. Non esistono mezzi pubblici che arrivano lì e quindi bisogna raggiungerlo affrontando più di 300 scalini. Il castello, anch’esso in stile medievale, è molto suggestivo e carino da visitare. In esso sono custoditi i gioielli della corona scozzese. Anche qui ci siamo avvalsi dell’aiuto delle audioguide gratuite e abbiamo impiegato una mezza giornata per visitarlo tutto. E’ molto bello il panorama che dal castello si ha della città e dal quale si riesce anche a vedere il mare. Una curiosità: nel castello c’è un cimitero per cani in cui sono sepolti i cani mascotte dei soldati del castello.

All’uscita del castello c’è un negozio in cui abbiamo assaggiato e poi acquistato del wisky scozzese poco alcoolico e gradevole anche per me che normalmente non bevo alcoolici. Accanto c’è un negozio-mostra che vorrebbe essere una fabbrica di tessuti, in realtà a noi è sembrata più un’attrazione turistica, che comunque rende bene l’idea di come vengono prodotti i tessuti scozzesi. Avrei voluto acquistare un kilt o della stoffa che mi permettesse di realizzarlo, ma i costi erano esorbitanti.

Questi negozi si trovano sul Royal Mile (miglio reale): la strada è così chiamata perché è davvero lunga un miglio e perché collega due residenze reali, il castello e la Holyrood House in cui tuttora soggiorna la regina Elisabetta o i suoi familiari quando si recano in Scozia. La strada è davvero molto carina per i suoi pub ricchi di fiori, per i suoi negozi tipici, ed è il fulcro del festival di agosto: vi si trovano gruppi di artisti a distanza di pochi passi l’uno dall’altro.

Dopo questa visita siamo ridiscesi (per una volta!) e abbiamo passeggiato lungo Prince Street e nei giardini che la costeggiano dai quali si vede il castello, la passeggiata è stata piacevole e i giardini molto belli ma molto più piccoli dei parchi londinesi! La sera abbiamo cenato in un ristorante-pizzeria italiano: Giuliano’s. Normalmente quando siamo all’estero evitiamo nel modo più assoluto la cucina italiana e soprattutto la pasta, perché notoriamente non è cotta come l’avremmo cotta noi, ma in questo caso è stata una necessità: la frittura e le patate avevano sconvolto il mio intestino che ha dovuto tentare una disintossicazione e quindi abbiamo mangiato pizza. Il ristorante comunque è gestito da veri italiani e gli odori e l’aspetto dei piatti che abbiamo visto passare erano davvero gradevoli e familiari. Unica nota dolente i costi, una normale bottiglia di vino italiano costava sulle 40000 lire. 11° giorno.

Nel porto di Edimburgo è ormeggiato lo yacht Britannia, storica nave dei Windsor, ora non più di loro proprietà, teatro di viaggi di affare o d’amore che hanno coinvolto un po’ tutti i membri della famiglia reale. In seguito ai consigli di un poliziotto, abbiamo evitato di recarci nella zona portuale a piedi e abbiamo preso un autobus di linea. Abbiamo pagato il biglietto sull’autobus e abbiamo ricevuto in cambio uno scontrino lungo ben 45 cm: chissà perché i biglietti dell’autobus ad Edimburgo sono così lunghi! Lo yacht è enorme ed è impossibile non vederlo. Si visitano tutte le stanze pubbliche e le cabine private: la camera da letto e lo studio della regina, quella del principe Filippo, e l’unica camera matrimoniale in cui Carlo e Diana e la principessa Margaret e il suo secondo marito hanno dormito durante le rispettive lune di miele. C’è il salone da pranzo e il solarium dei reali. Dall’altra parte di questa zona a cui potevano accedere solo pochi membri dell’equipaggio, ci sono le stanze degli ufficiali, meno lussuose ma non per questo meno belle. Infine è possibile vedere la sala macchine. Ovviamente anche qui sono bandite foto e riprese! Nel pomeriggio, dopo aver noleggiato una Ford Fiesta blu, siamo partiti per il nostro tour in Scozia, alla scoperta di castelli e distillerie. Per noleggiare un’auto bisogna sapere che: – costa meno il noleggio dalle compagnie locali e non da quelle internazionali, contattabili dall’Italia; – l’auto deve essere prenotata con qualche giorno di anticipo; – si deve essere in possesso della patente di guida (quella italiana è valida anche lì); – si deve essere in possesso di una carta di credito dalla quale verrà detratta una cauzione che può variare dalle 450 alle 700 sterline (quindi occhio ai tetti delle carte di credito) e che verrà restituita al termine del noleggio se l’auto viene riportata nelle stesse condizioni in cui è stata consegnata e con il pieno di carburante; – la guida in Scozia è a sinistra e il volante e i pedali nell’autovettura sono posizionati a destra.

In virtù del fatto che siamo partiti da Edimburgo alle 17,00, delle difficoltà dovute alla guida diversa dalla nostra e del fatto che mio marito era influenzato e febbricitante da qualche giorno, abbiamo deciso di percorrere solo una trentina di chilometri e ci siamo fermati a Dundee, cittadina a G. Nota essenzialmente per la sua squadra di calcio. La cittadina è carina soprattutto nel centro dove c’è una statua di bronzo con un uomo panciuto e un bimbo che tenta di colpirlo con una fionda: è la statua di Desperate Dan che è uno dei personaggi dei fumetti più amati in Gran Bretagna. Abbiamo cenato in un chiassosissimo pub in cui tutti bevevano a dismisura e in cui tutto ciò che ordinavamo era ‘unfotunally’ terminato. Abbiamo dormito in un hotel della catena Travel Inn al costo di 41,95 sterline per una camera doppia con bagno, senza colazione. 12° giorno.

Siamo ripartiti con destinazione castello di Glamis. Questo è il castello in cui è nata la regina madre e in cui tutto parla di lei e dell’infanzia della regina Elisabetta e di sua sorella. Sono conservate le lettere delle piccole ai nonni e le sedioline vicine al camino su cui sedevano quando andavano lì in vacanza. Il castello è tuttora abitato e quindi è molto ben tenuto. L’aspetto è quello fiabesco, soprattutto esternamente e forse proprio per questo è stato il castello che mi è piaciuto di più. Ci sono le visite guidate e pur essendo solo in inglese (in realtà è scozzese) sono piuttosto comprensibili a chi conosce un po’ la lingua. Per gli altri sono disponibili degli opuscoli in lingue diverse. Non meritano particolare nota i giardini.

Lasciato Glamis alle nostre spalle, percorrendo una strada larga e agevole, passando per Aberdeen siamo arrivati ad Inverness, capitale delle Highlands e punto più a nord toccato dal nostro tour; in realtà avremmo voluto spingerci fino ad Ullapool o addirittura alle Orcadi, ma temendo di non riuscire a completare il giro nei 5 giorni previsti dal contratto di noleggio dell’auto, abbiamo preferito non andare oltre.

Inverness è una città carinissima, anch’essa dominata da un castello che però non siamo riusciti a visitare. E’ attraversata da un fiume, il River Ness, che alla fine del centro abitato arriva al mare. E’ medievale come Edimburgo ma ha un aspetto meno tetro. Qui abbiamo cenato in un posto chiamato ONE+ONE e finalmente abbiamo mangiato il salmone scozzese. Devo dire che abbiamo mangiato molto bene e quindi ne abbiamo approfittato non sapendo cosa ci riservasse il futuro. Abbiamo dormito in un bed & breakfast, di cui non ricordo il nome, gestito da un signore molto gentile. Ogni volta che abbiamo raggiunto la città in cui avevamo deciso di trascorrere la notte, la nostra prima preoccupazione è stata quella di trovare un posto dove dormire, pulito, confortevole, che non costasse molto e che avesse un parcheggio per l’auto e ci siamo sempre riusciti senza grossa fatica. 13° giorno.

Dopo abbondante colazione preparata dal signore gentile, abbiamo tentato di raggiungere l’estuario del fiume, forse ci siamo riusciti ma un diluvio incredibile ci ha impedito di vedere qualsiasi cosa e ci ha solo bagnati in qualsiasi posto immaginabile. Siamo ripartiti alla volta del Loch Ness, ma anche lì il diluvio non ci ha permesso di fare e vedere quasi niente e dopo una foto sotto l’acqua con la statua mobile di Nessie, ci siamo rimessi in auto alla volta del castello di Eilan Donan. Lungo la strada ci siamo fermati a vedere (ma solo da lontano) le rovine del castello di Uruquhart e poi, quando è cessata la pioggia, siamo arrivati ad Eilan Donan. Questo castello è stato reso celebre dal film Highlander, in sé non è bellissimo, è medievale, piccolo e non arredato, ma è bellissima e molto suggestiva la sua posizione: sorge su una roccia in riva al mare e tutt’intorno è circondato dai monti, le Highlands, appunto. Noi l’abbiamo visto con un cielo plumbeo e un mare calma piatta che conferivano al luogo un’atmosfera davvero particolare e una tranquillità quasi surreale. Non è facile arrivarci per via della strada stretta e montuosa che lo collega alle più vicine cittadine, ma lo spettacolo che ne deriva merita questo sforzo! Con questa pace nel cuore, abbiamo riaffrontato le strade montuose, strette e prive di segnaletica delle Highlands, dove non si vedono cittadine, né distributori di benzina e spesso neanche auto per chilometri, e prima che diventasse buio abbiamo raggiunto l’isola di Skye e in particolare Portree, la sua capitale. Questo è stato l’unico luogo, affollato di turisti italiani, in cui abbiamo avuto qualche difficoltà nel trovare un posto per dormire, ma i nostri sforzi sono stati ben ripagati. Con l’aiuto di una signora che gestiva un bed & breakfast per quella notte al completo, siamo andati in un altro b&b gestito da una signora gentilissima, che probabilmente si chiama Tongadale o qualcosa di simile, e che si è rivelato il posto migliore in cui abbiamo dormito nell’intera vacanza. Per la cena abbiamo mangiato dell’ottimo pesce in un posto chiamato Bosville Hotel, nella piazza centrale di Portree, ma abbiamo pagato un po’ tanto e non ci hanno trattati benissimo, forse perché è un posto molto elegante e noi eravamo in jeans dalla testa ai piedi. 14° giorno.

La mattinata l’abbiamo trascorsa passeggiando per Portree che è un’allegra cittadina sul mare, con tante case colorate e tutte ben addobbate con i fiori. La passeggiata al porto è davvero suggestiva. Prima di lasciare l’isola siamo andati a visitare la distilleria in cui viene prodotto il whisky Talisker: la visita è stata davvero molto istruttiva ed interessante, benchè rigorosamente in scozzese, ma come ho già detto, non sono abituata a bere alcoolici, e quindi sono uscita dalla distilleria un po’ stordita, quasi ubriaca, a causa dei forti effluvi emessi dal whisky nelle varie fasi della distallazione.

Dopo la distilleria abbiamo lasciato l’isola e ci siamo diretti a Fort William dove abbiamo trascorso la notte in un b&b, chiamato Berkeley House, in Belford Road, gestito da persone gentilissime che si sono anche offerte di stirarmi gratuitamente un intero bucato! Non è andata altrettanto bene per la cena coclusasi con l’n-sima jacket potatoes, preparata nel peggiore dei modi.

15° giorno.

Anche il nostro addio a Fort William è stato accompagnato dalla pioggia che è arrivata con noi fino al castello di Inveraray e ci ha creato non poche difficoltà nel visitarlo. In ogni caso è stato il castello che ci è piaciuto meno, anzi ci ha proprio deluso: è molto piccolo e molto costoso, vivamente lo sconsigliamo.

A questo punto del nostro tour, ci siamo diretti verso Edimburgo ma l’abbiamo raggiunta con un giorno di anticipo. Per evitare di trascorrere lì un’ulteriore costosa nottata e per evitare di lasciare la macchina dopo 4 giorni pur pagandone 5, abbiamo deciso di proseguire il nostro viaggio verso sud, abbandonando i circuiti turistici tradizionali e dirigendoci verso il castello di Thirlestane. Lungo la strada ci siamo fermati a Galashiels per pernottare. Questa cittadina non ha nulla di particolare tranne che non essendo turistica è molto economica.

16° giorno.

Finalmente una bella giornata di sole, ci ha permesso di visitare con il giusto spirito le rovine dell’abbazia Melrose. E’ molto suggestivo l’arrivo al tetto dopo una lunga scalinata che si apre su un cratere del soffitto da cui si può ammirare tutto quel che resta della chiesa, sia internamente che esternamente, il cimitero nel sagrato e le verdi vallate scozzesi poco lontane da lì.

Lasciata l’abbazia siamo arrivati a Thirlestane Castle. In quanto lontano dai circuiti classici, il castello non era invaso da turisti chiassosi di qualsiasi nazionalità, ma da pochi intimi giunti sin lì proprio perché interessati a visitarlo. Il castello è molto bello, e mi è piaciuto quasi quanto Glamis. All’interno di particolare nota sono la lavanderia, in cui sono mostrate tutte le fasi dell’epoca per lavare, asciugare e stirare i panni, e le stanze dei bambini, dove sono custoditi giocattoli antichissimi e dove ci sono abiti per mascherarsi e giocattoli messi a disposizione dei piccoli visitatori.

Terminata la visita, qualche foto e siamo ripartiti per Edimburgo, dove abbiamo lasciato l’auto, cenato nuovamente con la pizza da Giuliano’s e dormito nuovamente al Regent House hotel.

17° giorno.

Sveglia alle 6,00 del mattino per prendere il treno per Londra alle 8,00. Arrivati a Londra con l’aiuto del personale dell’agenzia che ci aveva prenotato l’hotel per i primi giorni, abbiamo trovato posto in un hotel 4 stelle (Euston Plaza Hotel – 17 Upper Woburn Place) a 69 sterline per la nostra ultima notte britannica, ovviamente anche questo era un prezzo last minute. Abbiamo sfruttato l’ultimo pomeriggio a Londra per comprare qualche ultimo regalino, per vedere la cattedrale di Saint Paul che non eravamo riusciti a vedere prima, per salutare Trafalgar Square, il Big Ben e il Parlamento.

18° giorno.

Sveglia alle 4,30, corsa in taxi alla stazione di Liverpool Street dove abbiamo preso la prima navetta del mattino per Stansted, coda lunghissima al check-in e saliti sull’aereo con l’ultima chiamata del volo. Ormai era davvero finita, carichi di bellissimi ricordi, appagati ed arricchiti da un viaggio movimentato, vario, emozionante, desiderosi come non mai di mangiare pasta, stavamo tornando in Italia.



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