Nepal, tra spiritualità e cultura
Informazioni generali pre-partenza
Per andare in Nepal occorre il visto che viene fatto direttamente in aeroporto a Kathmandu.
Indice dei contenuti
In Nepal la guida è “all’inglese”, così come le prese elettriche sono di tipo UK come tutti i Paesi ex Commonwealth, negli hotel però è facile trovare prese elettriche che permettono l’uso delle apparecchiature europee.
Per recarsi in Nepal non vi è una profilassi obbligatoria, ma vaccinazioni consigliate come Antitetanica; Anti Epatite A e B; Anti tifo; Anticolera.
La profilassi Antimalarica, va fatta se ci si reca nelle aree tropicali meridionali del Paese soprattutto in stagione monsonica e/o per più giorni. L’Antirabica potrebbe essere utile nel caso in cui si visita e soggiorna nel Parco Nazionale del Chitawan.
Si consiglia comunque di parlare sempre con il proprio medico o con il Centro di Medicina di Viaggi dell’ASL di appartenenza.
Direi che è quasi obbligatorio mettere in valigia una scorta di farmaci personali da discutere con il proprio medico.
In generale alcuni farmaci utili potrebbero essere:
- Aspirina o Paracetamolo
- Disinfettanti intestinali (tipo Bimixim)
- Antidiarroici (tipo Dissenten; Imodium)
- Antinfluenzali
- Antidolorifici e Antinfiammatori
- Antibiotico per vie respiratorie o ad ampio spettro
- Crema antibiotica
- Fazzoletti umidificati
- Fazzolettini disinfettanti (Citrosil o simili)
- Collirio
- Cerotti
Consiglio di prepararsi almeno 1 mese prima della partenza con una cura di fermenti lattici, chiedete alla vostra farmacia o al vostro medico i più indicati.
Da tenere invece sempre nello zaino, oltre a eventuali farmaci che usate quotidianamente, un gel o salviette disinfettanti, un prodotto contro le punture da insetti e Gaviscon (o simili).
È molto importante ricordarsi sempre di non bere acqua dai rubinetti e di non aggiungere ghiaccio nelle bevande, inoltre non utilizzare acqua del rubinetto neanche per lavarsi i denti, optando per l’acqua in bottiglia.
È consigliato anche non mangiare verdura cruda e frutta non sbucciata.
Procedura per il visto turistico
Appena si arriva all’aeroporto di Kathmandu, si ottiene il visto d’ingresso, la procedura più veloce è quella di registrarsi sul sito del Ministero di Immigrazione Nepalese, 7 giorni prima della partenza per il Nepal.
Una volta compilati tutti i campi, si stampa il modulo che va consegnato agli ufficiali dell’immigrazione una volta arrivati in Nepal.
Non conviene effettuare la procedura online molto tempo prima della partenza, perché il sistema tiene in memoria i dati solo per 10 giorni.
Anche avendo fatto la procedura online, in aeroporto va comunque compilato un piccolo foglietto con i propri dati personali e del soggiorno nel Paese, poi si va alla cassa pagando $25 (soggiorno fino a 15gg); $40 (soggiorno fino a 30gg); $100 (soggiorno fino a 90gg), una volta pagato ed ottenuto la ricevuta si passa direttamente dagli ufficiali dell’immigrazione, che controllano la documentazione e appongono il visto sul passaporto.
Iniziano i 12 giorni in Nepal
È il 17 maggio 2018 e mi appresto a fare uno dei viaggi più intensi dal punto di vista fisico, culturale e anche spirituale che abbia mai fatto in tutta la mia esperienza di viaggiatore, un viaggio che ricorderò e che mi porterò dentro a vita.
Un viaggio della durata di 12 giorni che mi permetteranno di scoprire alcuni dei luoghi più interessanti ed affascinanti del Nepal, un Paese noto per lo più per il turismo d’avventura degli appassionati di trekking e alpinismo ma anche per il turismo spirituale, ma ancora poco conosciuto al turismo culturale.
Se non fossi stato invitato dall’Ente del Turismo Nepalese all’evento organizzato il 29 marzo nel quale promuovevano il Paese in veste più turistico-culturale e non avessi vinto il biglietto del volo A/R, non mi sarebbe mai venuto in mente di visitare il Nepal.
È uno di quei Paesi che la maggior parte della gente non conosce, se non per ché vi si trova la catena dell’Himalaya con l’Everest, K2 e i più colti aggiungono anche l’Annapurna. È spesso noto alla cronaca per le calamità naturali, ma del patrimonio artistico-culturale e/o quello spirituale in pochi ne sono a conoscenza.
Il volo Air India parte dall’aeroporto Milano Malpensa alle 21:00 con Boeing 787, a bordo ogni passeggero ha a disposizione una coperta e cuffie per l’intrattenimento, dove tra le molte cose è possibile vedere anche dei film. Arrivo a Delhi, dove farò scalo, alle 8:00 per poi ripartire con Airbus A320 alle 13:30 alla volta della Capitale nepalese nella quale arrivo alle 16:00 circa.
Fuori dall’aeroporto mi aspetta la navetta di Himalayan Trailfinder che mi accompagnerà presso l’Hotel Norbulinka.
L’Hotel Norbulinka si trova nel quartiere Thamel di Kathmandu, a circa 20 minuti a piedi dalla Durbar Square.
Le camere che mi sono state assegnate nei miei 3 soggiorni presso questo hotel, sono confortevoli e ampie così come i bagni.
A disposizione degli ospiti oltre a prodotti da bagno, anche Tea, Caffè e bottiglie di acqua.
Ottima anche la colazione a buffet, che dispone di pietanze salate ma anche diverse tipologie di ottimi dolci (muffin, croissant…) e la cena a buffet o a la carte, dove si possono gustare pietanze locali o indiane.
Arrivando nel tardo pomeriggio ed essendo stanchissimo dal lungo viaggio, ceno presso il ristorante The Ship, situato a pochi metri di distanza dall’hotel.
Qui ho deciso di provare il Pollo con formaggio di Yak e funghi che devo ammettere al primo momento non mi entusiasmava, ma ho voluto provare effettivamente come poteva essere un formaggio fatto con il latte di questo bovino locale.
Si presenta un piatto con petto di pollo ripieno con salsa ai funghi, il sapore del formaggio di Yak è inaspettatamente dolce ma non eccessivamente, direi piuttosto piacevole come sapore.
Finita la cena, torno in hotel a dormire.
Patan, bellezza inaspettata
Prima giornata alla scoperta del Nepal, in albergo mi aspettano alle 9:00 Mahesh (la mia guida) e l’autista per portarmi a visitare Patan, una delle 3 città reali (insieme a Kathmandu e Bhaktapur), situata a pochi chilometri da Kathmandu.
Patan (in Sanscrito Lalitpur – “Città della bellezza”), è una tra le più antiche città del Nepal nonché Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, conosciuta per il suo ricco patrimonio culturale, in particolare per la sua tradizione di arti e mestieri.
L’attrazione principale di Patan è la sua Durbar Square (piazza che si ritroverà poi anche a Kathmandu e Bhaktapur), il cui significato è Piazza del Palazzo (Reale ndr), per poter accedervi bisogna pagare 1000 NPR (circa €7,90) e presentare il passaporto, viene poi rilasciato il permesso che va sempre mostrato se si esce e rientra dalla zona della Durbar Square.
La Durbar Square è stata inserita dall’UNESCO tra le 7 zone monumentali che compongono il sito Patrimonio Mondiale della Valle di Kathmandu.
L’inedito patrimonio culturale come il Palazzo Reale, con porte e finestre finemente intagliate e bellissimi cortili adornati con icone squisite esaltano la bellezza della città.
All’ingresso della Durbar Square ci si imbatte con la Chyasin Dewal (1637) uno dei 2 templi della piazza dedicati a Krishna. Si tratta di un tempio ottagonale in granito massiccio, al cui interno vi è la statua di Krishna.
Tra gli edifici presenti nella piazza, vi è il Krishna Mandir Temple (1637), costruito secondo la leggenda, a causa di un sogno del Sovrano Siddhi Narasigh Malla.
È un tempio a due piani dove il primo piano raffigura scene del poema epico Mahabharata e i padiglioni del secondo piano sono allineati con i fregi del Ramayana, ci sono santuari di Shiva, Krishna e Lokeshwar su ogni piano.
Proprio di fronte al tempio, sopra un pilastro di pietra, si erge una statua metallica di Garuda, veicolo della divinità Krishna. Purtroppo il terremoto del 2015 ha provocato ingenti danni all’edificio.
Tra gli edifici nella Durbar Square purtroppo distrutti dal terremoto del 2015, vi era Char Narayan Temple (chiamato anche Jagannarayan), era tra i templi più antichi nella Darbar Square di Patan. A differenza di altri templi, era costruito principalmente in mattoni rossi in stile Pagoda in onore di Narayan, una delle manifestazioni della divinità Vishnu.
Un altro edificio purtroppo distrutto era l’Harishankar Temple (XVIII sec.), una struttura a tre piani dedicata a Hari Shankar (divinità metà Vishnu e metà Shiva), costruito dalla figlia del Re Yoganarendra Malla. La particolarità del tempio consisteva nel tetto scolpito con scorci delle torture che si affrontano all’inferno dopo la morte.
Vicino ad esso si trova la Taleju Bell (1736), un’enorme campana di ghisa montata tra due pilastri di pietra. Si pensa servisse a terrorizzare i nemici del Re quando veniva suonata, più probabilmente è stata usata per segnalare gli invasori in arrivo e successivamente come allarme cittadino.
Tra gli edifici in fase di recupero vi è il Mahabuddha Temple (XIV sec.), dedicato a Siddhartha Gautama, il Buddha storico. Modellato sul tempio di Mahabodhi a Bodhgaya, in India, è spesso chiamato “il tempio di un migliaio di Buddha” perché un’immagine di Buddha è incisa su ogni mattone.
Un altro edificio degno di nota e in fase di recupero per i danni subiti dal terremoto, è il Kumbheshwar Temple (XIV sec.), il tempio più antico della città. Situato a soli 200 metri dalla parte settentrionale della piazza, è costruito in onore alla divinità Shiva, come identifica la statua di Nandi (o toro) rivolta verso il tempio. Il Tempio di Kumbeshwar è un complesso stesso con diversi santuari, numerosi pellegrini e turisti arrivano in questo tempio durante il Festival di Kumbheshwar (Luglio/Agosto).
Si possono trovare alcune sculture in legno sulla struttura complessiva del tempio.
Mentre si gira per la magnifica Durbar Square, si notano tre pilastri di pietra di cui il più grande ha l’immagine del Sovrano Yog Narendra Malla con un baldacchino di serpente e un uccello in cima.
La leggenda vuole che finché l’uccello rimane, il Sovrano potrebbe ancora tornare nel suo Palazzo, di conseguenza la sua porta e la finestra sono sempre tenute aperte e un narghilè è tenuto pronto.
Inoltre, quando l’uccello volerà via, gli elefanti di fronte al Tempio Vishwanath passeranno a Manga Hiti per un drink e la statua di Garuda defecherà diamanti.
Proprio per questo, molti anziani ancora oggi aspettano poco distante dalla statua nella speranza che “cadano” diamanti…
Nota storica
Yog Narendra salì al trono di Patan all’età di 18 anni e governò la Città Stato fino al 1705 d.C.
Durante questo periodo della storia nepalese, il Re Malla è stato in grado di aggiungere molte sfaccettature alla città di Patan che si possono vedere tutt’oggi.
Il complesso del Royal Palace(XVII sec.) fu costruito come parte del vasto programma di costruzione del Re Siddhinarasimha Malla, che fu continuato dal figlio Srinivasa.
I Re Malla hanno creato il loro palazzo ingrandendo e valorizzando un gruppo di edifici in un antico incrocio nel centro di Patan. Il complesso contiene tre cortili, costruiti in tempi diversi e ciascuno con il proprio carattere: Sudari Chowk (1647), Mul Chowk (1666) e Keshav Narayan Chowk (1734). Il primo dei tre, Sundari Chowk è noto per il suo bagno in pietra spettacolarmente scolpito e ornamenti in legno di animali e divinità
Poco distante si accede, attraversando la Golden Gate, al Museo di Patan, anch’esso nella lista Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO e primo museo pubblico del Paese. Il Museo è una delle principali fonti della storia culturale del Nepal e uno dei punti salienti della cultura Newari, al suo interno vi si possono trovare oggetti rari in bronzo e rame della cultura buddista e hindù.
A poche centinaia di metri è raggiungibile il Hiranya Varna Mahavihar (Golden Temple o Kwa Bahal), una pagoda dorata di tre piani costruita nel XII secolo dal Re Bhaskar Varman. Si tratta di un vero esempio di architettura di tempio con cortile, vi si accede attraverso una stretta porta di pietra (verso est) o attraverso una porta di legno (verso ovest). Nella parte anteriore di ciascuna porta si possono vedere due statue in pietra che la sorvegliano.
Giunge ora di pranzo e ci fermiamo al Patan Royal Cafe, poco distante dal Golden Temple, dove mangio dei deliziosi MoMo di pollo, uno dei piatti della cucina nepalese. Si tratta di ravioli cotti al vapore, ripieni di carne (pollo o bufalo) o verdure, accompagnati da una salsa decisamente piccante e talvolta una zuppa.
Dopo pranzo riprendiamo l’auto e torniamo a Kathmandu (circa 1300 metri s.l.m.), dove visiterò la seconda Durbar Square.
Kathmandu è una metropoli piena di gente, auto, camion, motorini e via dicendo, il traffico in città è presente praticamente tutte le ore del giorno e i livelli di inquinamento atmosferico e di polvere nell’aria è elevatissimo, proprio per questo si notano per strada molte persone che indossano le mascherine.
Anche a Kathmandu, per poter accedere alla Durbar Square bisogna pagare 1000 NPR (circa €7,90) oppure, per avere un accesso per l’intera durata del soggiorno, basta recarsi all’ufficio della Città Metropolitana e farsi rilasciare un pass gratuito (bisogna avere passaporto e una fototessera).
La Durbar Square di Kathmandu è situata al centro della città antica, con un complesso di bellissimi templi e santuari, sia hindù che buddisti, la maggior parte dei quali costruiti in stile Pagoda e impreziositi da esterni finemente intagliati, costruiti tra il XII-XVIII secolo.
È proprio qui che i Re del Nepal sono stati incoronati fino agli inizi del XX secolo, la Durbar Square era la residenza del Sovrano del Nepal.
L’area della Durbar Square è in realtà costituita da 2 sotto-aree, il complesso esterno, rinomato per numerosi templi interessanti, e il complesso interno che comprende la vecchia area del Palazzo Reale, incluso nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO insieme ad altre 6 zone monumentali della Valle di Kathmandu.
Il fascino mistico della Durbar Square di Kathmandu attira i visitatori da ogni parte del mondo, per trascorrere ore a fantasticare sulla zona. La piazza è immensa e ha dozzine di templi, case e palazzi, purtroppo anche qui si vedono ancora chiaramente i segni del devastante terremoto del 2015 di Magnitudo 7.9 che ha distrutto un sacco di storia e ucciso centinaia di persone, ma molti edifici sono in fase di recupero o sono già stati messi in sicurezza.
Tra gli edifici più importanti di Kathmandu, vi è la Kumari-ghar (1757), è la casa della “Kumari” (o casa della dea vivente) considerata un’incarnazione della dea Taleju.
È un edificio a tre piani in mattoni riccamente decorato con rilievi in legno intagliato di divinità e simboli. I turisti possono entrare nel cortile, dove ci sono bellissimi rilievi sopra le porte, sui pilastri e intorno alle finestre, le foto sono permesse nel cortile ma è severamente vietato fotografare la Kumari, che appare in una delle finestre del primo piano per pochi istanti al mattino e al pomeriggio.
La selezione per diventare Kumari
Consiste nello scegliere tra le bambine che non abbiano meno di 4 delle caste buddiste delle famiglie Newar, gli Sakya residenti a Kathmandu (la stessa cui apparteneva il Buddha), in qualunque momento dallo svezzamento alla pubertà. I sacerdoti si incontrano con centinaia di bambine, approvando solo coloro che hanno 32 segni di divinità di buon auspicio (principalmente per la perfezione naturale e le caratteristiche simbolicamente significative tra le quali la bellezza, la pelle chiara e profumata e la dentatura perfetta).
Il piccolo gruppo di aspiranti dee viene collocato in una stanza buia con teste di bufalo appena tagliate e uomini che ballano indossando maschere demoniache. Questo è certamente terrificante per le bambine, ma la dea non si spaventerebbe, quindi colei che non mostra paura è probabilmente l’incarnazione di Taleju, una volta trovata viene trasferita al Kumari Ghar.La Kumari lascia il tempio solo alcune volte all’anno durante le feste, i suoi piedi non devono mai toccare terra.
Il regno di Kumari finisce quando ha le mestruazioni o sanguina per qualsiasi altra ragione, incluso solo un piccolo graffio, in questo modo ritorna allo stato mortale e inizia la ricerca della sua sostituta.
Leggenda
Secondo la leggenda il Sovrano Jayaprakash Malla, stava giocando a Tripassa (un gioco con i dadi), insieme alla dea Taleju, a seguito delle numerose visite della divinità il Re inizia a percepire la sua bellezza, e trovandola infinitamente più bella della sua sposa, ha pensieri impuri.
La dea accettò di giocare a dadi con il Sovrano, a patto che non venisse toccata, ma con un piccolo stratagemma, il re sfiorò la dea Taleju, a questo punto la divinità se ne andò.
Dopo giorni senza vederla, il Sovrano disperato la invoca, a quel punto Taleju si ripresenta e dice al Sovrano che se vorrà rivederla, non sarà nelle sembianze di una donna ma solo in quelle di una bambina di una delle caste più basse e con determinate caratteristiche, il Re avrebbe dovuto comunque riservarle l’omaggio dovuto ad una divinità.
Altri edifici degni di nota nella piazza sono il Jagannath Temple (1563), l’edificio più antico della Durbar Square e ampiamente conosciuto per gli abbellimenti erotici scolpiti sui montanti del tetto. Il tempio è costituito da una struttura a due piani e una piattaforma a tre livelli.
Prima dell’ingresso nel Palazzo Reale, si scorge la Hanuman Statue, la figura inginocchiata della divinità indù che è sempre raffigurata sotto forma di scimmia, Hanuman è coperto con un panno rosso e riparata da un tendaggio. A destra della statua c’è la porta principale dorata dell’Hanuman Dhoka Palace, sorvegliata da un paio di leoni di pietra cavalcati da Shiva e Parvati. Sulla sinistra vi è la scultura in pietra di Narasimha (mezzo uomo, mezzo leone incarnazione di Vishnu), ritratto mentre divora un demone.
All’interno del Palazzo Reale vi si trovano diversi cortili, come il Nasal Chok che prende il nome dall’immagine della danza di Shiva situata sul lato est della piazza. Sul lato sud del cortile, si erge la Torre Basantapur di 9 piani.
Proseguendo la visita della Durbar Square, si giunge alla Kal Bhairav, una enorme immagine di pietra di Bhairav rappresenta la divinità Shiva nella sua manifestazione distruttiva. Questo è il Bhairav più famoso ed è stato usato dal come luogo in cui le persone giurano di dire la verità.
Proseguo poi la passeggiata nel quartiere Thamel, giungendo fino al Shree Ghah Gumba e la Kaathe Swyambhu Shee, non molto facile individuarli ma vale la pena visitarli.
All’interno del Tempio Buddista Shree Ghah Gumba, ha una magnifica architettura che ricorda molto lo stile cinese, in una sala separata si trova una gigantesca ruota di preghiera (mulino di preghiera) e quando la si gira, si raccolgono molti punti karma!
La Kaathe Swayambhu Shee è la versione in miniatura della famosa Stupa di Bodnath.
Stupa
Una Stupa è un monumento spirituale buddhista la cui funzione principale è quella di conservare reliquie.
Su ogni lato della Stupa sono presenti due grandi occhi che rappresentano la conoscenza e la compassione, al di sopra di essi, vi è una struttura simile a un alveare con 13 livelli che rappresentano gli stadi di elevazione per raggiungere il Nirvana.
Le ruote di preghiera alla base della Stupa posseggono al loro interno dei mantra e a sua volta sono incise le parole “om mani padme hum” che i pellegrini fanno ruotare in senso orario per spandere le preghiere.
Alla scoperta della valle di Kathmandu
Sveglia presto per visitare i maggiori punti di interesse della Valle di Kathmandu, prima meta il Budhanilkantha Temple (noto anche come Narayanthan Temple), che dista meno di 10 Km da Kathmandu, per vedere la cerimonia del “risveglio di Vishnu”.
Si tratta di un tempio indù all’aperto dedicato a Sri Vishnu, identificato da una grande statua adagiata su un letto di Nagas (serpenti), lunga 5 metri posizionata all’interno di un bacino di 13 metri, in basalto nero, considerata la più grande scultura in pietra del Nepal.
Secondo il folklore, un contadino stava lavorando sul suo campo quando un giorno il suo aratro colpì un macigno, con sorpresa e allarme, iniziò a fuoriuscire sangue dal taglio nella pietra. Scavando attorno all’enorme masso, portò alla luce la magnifica immagine del Visnu sdraiato che era rimasto sepolto nel terreno, fu recuperata e posta nella sua posizione attuale. Un’altra leggenda narra che la statua fu scolpita e portata alla sua posizione corrente durante il regno del monarca del VII secolo Vishnu Gupta.
Alcune dicerie indicano che la statua galleggi nella piscina, nel 1957 alcuni scienziati non riuscirono a confermare la teoria a causa del limitato accesso ad essa, ma un piccolo frammento confermò che si trattava di una pietra a base di silice ma con densità simile alla roccia lavica.
La statua galleggiante continua ad affascinare e una serie di successive richieste di accesso per studiarne la natura fisica sono sempre state declinate.
Leggenda
Una leggenda afferma che il Re Pratap Malla (1641-1674) ebbe una visione profetica, la quale lo portò a credere che i Re del Nepal sarebbero morti se avessero visitato il tempio di Budhanilkantha. sI monarchi nepalesi dopo il Re Pratap Malla non hanno mai visitato il Tempio per paura della profezia.
Le 4 mani di Vishnu contengono oggetti che sono simboli delle sue qualità divine: un disco (che rappresenta la mente), una conchiglia (i 4 elementi), un fiore di Loto (l’universo in movimento) e il bastone (conoscenza primordiale). La pratica devozionale indù è quella di avvicinarsi ai piedi della statua e, dopo averli toccati, fare preghiere e/o ringraziare la divinità.
È interessante visitare Budhanilkantha Temple la mattina o la sera, quando dei giovanissimi ragazzini, futuri monaci, accudiscono e preparano la statua della divinità Vishnu al risveglio mattutino o alla preparazione serale per il sonno.
I giovani monaci, iniziano con il lavare con l’acqua Vishnu, proseguono poi col versare il latte su tutta la statua e poi la profumano e gli mettono creme. L’ultimo passo è quello della vestizione con teli di seta e gli ornamenti per il capo e le braccia, infine vengono adagiate corone di fiori.
Dopo questo luogo ci dirigiamo a Kopan, circa 6 Km da Kathmandu, dove vi è il Kopan Nunnery Monastery (Khachoe Ghakyil Ling Nunnery), dove vi risiedono circa 350 monache provenienti da tutte le aree del Nepal, Tibet ed India.
Lama Yeshe e Lama Zopa Rinpoche, fondatori del Monastero di Kopan nella valle di Kathmandu, hanno ammesso le prime suore a vivere e studiare li nel 1979. Lo scopo era quello di stabilire un Monastero in cui molte suore potessero studiare e praticare gli insegnamenti del Buddha in un ambiente favorevole e per perseguire il loro sviluppo spirituale.
I fondi per la costruzione di un loro convento iniziò nel 1985, nel 1990 attraverso questi fondi furono acquistati i terreni per l’edificazione.
Le suore fecero la maggior parte del lavoro scavando fondamenta, scaricando i mattoni ecc.
Le monache seguono lo stesso corso di studio dei monaci nel vicino Monastero di Kopan, del quale fanno comunque parte. Molte suore provengono da famiglie molto povere o sono fuggite dal Tibet con nient’altro che le vesti che indossano, accettando queste suore nella loro comunità, il Monastero si assume la piena responsabilità per il loro benessere.
Nel 2009 hanno iniziato a raccogliere fondi per espandere la capacità abitativa e scolastica, cresciuta da 4 a 400 persone in meno di 35 anni!
Con il completamento dei progetti di costruzione, il Kopan Nunnery Monastery sarà il più grande Monastero femminile tibetano del mondo, in grado di ospitare un migliaio di suore, con l’obiettivo di creare un luogo di studio e di pratica per le suore in un ambiente di sostegno e stabile per le donne che desiderano perseguire una vita spirituale.
Dopo il Kopan Nunnery Monastery ci dirigiamo verso Bouddhanath (Jhyarung Khashyor), Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO.
La Grande Stupa di Bouddhanath è una delle più antiche, grandi e magnifiche Stupa nel mondo e il più sacro tempio buddista tibetano fuori dal Tibet.
Le Stupa sono essenziali per il buddismo come la croce lo è per il cristianesimo, un simbolo tangibile della mente illuminata del Buddha.
Leggenda
Secondo una leggenda, una vedova Jhyazima aspirava a fare una grande offerta a Bouddha, usando i suoi risparmi.
Chiese al Re locale il permesso di costruire una grande stupa e gli fu concesso, a condizione che usasse l’area del terreno che misura le dimensioni di una singola pelle di bue.Al tempo, c’era siccità nel Paese, si usava stendere la stoffa di notte per raccogliere la rugiada al mattino, consapevole di questo, Jhyazima tagliò la pelle di bue a strisce sottili che posizionò all’esterno, in questo la pelle fu più malleabile e posizionò le strisce in una grossa circonferenza, così reclamò il terreno racchiuso tra di esse.
L’ambizione della donna era quella di costruire un monumento così magnifico che causò molta gelosia tra i ricchi e potenti dell’epoca.
Nonostante l’inganno, il Re mantenne la sua parola e così iniziò la costruzione dell’enorme stupa.
La Grande Stupa misura un diametro di oltre 100 metri e un’altezza di 36 metri.
La forma a quadrati e cerchi alternati rappresentano un mandala tridimensionale, ogni porzione ha un significato simbolico: la base, la cupola, l’harmika quadrata, la guglia e il pinnacolo rappresentano i 5 elementi. La Stupa è sormontata da una torre quadrata con gli onnipresenti occhi di Buddha su tutti e quattro i lati. Invece di un naso vi è un simbolo di tipo “punto interrogativo”, in realtà si tratta del “numero 1” scritto in nepalese, che simboleggia l’unità e l’unico modo per raggiungere l’illuminazione, attraverso gli insegnamenti del Buddha.
Sopra questo è vi è il terzo occhio, che simboleggia la saggezza del Buddha.
I 13 livelli sulla piramide in cima alla torre simboleggiano i 13 gradini dell’iniziazione che conduce all’illuminazione (Nirvana).
Le bandiere di preghiera legate alla stupa portano mantra e preghiere nell’universo mentre svolazzano nel vento. Tradizionalmente, le bandiere di preghiera arrivano in gruppi di cinque, uno in ciascuno dei 5 colori, in rappresentanza dei 5 elementi.
Sulla Stupa un operaio lancia dei getti di acqua con lo zafferano, facendo degli archi, ciò serve a scopo decorativo per creare i disegni dei petali di loto dorati.
Si crede che chiunque si prostra e si aggiri con un cuore puro nella Grande Stupa crei un buon karma risultante nella realizzazione di tutti i desideri. Il potere della Grande Stupa e le sue benedizioni compassionevoli vanno oltre l’immaginazione e le concezioni di tutti gli esseri senzienti.
A seguito dei danni subiti dal terremoto dell’aprile 2015 la Grande Stupa di Bouddhanath è stata ristrutturata e riaperta a novembre 2017.
Ultima tappa della giornata è Pashupatinath Temple, consacrato al Dio Pashupati (manifestazione di Shiva), il più importante complesso di templi induisti in Nepal.
Si estende su entrambi i lati del fiume Bagmati, considerato sacro dagli indù, fa parte degli 8 gruppi monumentali della Valle di Kathmandu considerati Patrimonio dell’Umanità UNESCO.
Il tempio principale è in stile pagoda nepalese con un tetto dorato, lati coperti in argento e sculture in legno. Il Tempio di Pashupatinath è il più antico tempio induista di Kathmandu ma la data di fondazione non è certa ed esistono numerose leggende al riguardo.
Il luogo è molto popolare tra i turisti soprattutto per le cerimonie funebri che si svolgono quotidianamente, con i cadaveri che vengono cremati sulle pire prima della dispersione delle ceneri nel Bagmati, affluente del fiume sacro Gange.
Noi occidentali pensiamo alla morte come una cosa triste e miserabile, al contrario gli indù la considerano semplicemente un rito per alleviare l’anima sofferente, gli indù nepalesi credono che la cremazione sia l’ultimo sacramento nella vita di una persona.
Secondo la tradizione induista, solo mediante un corretto rito di cremazione al tempio, la loro anima potrà incarnarsi nuovamente. I corpi, prima di essere cremati, vengono spogliati e avvolti in sudari arancioni, distesi lungo la riva del fiume, bagnati più volte con l’acqua del fiume sacro, profumati con sandalo e canfora, infine cosparsi di petali di fiori.
Gli uomini prendono la barella e camminano 3 volte, in senso orario attorno alla pira funeraria di legno prima di posizionarvi sopra il corpo.
Uno dei figli cammina intorno alla pira prima di accendere il fuoco dalla bocca del defunto, questo è significativo poiché gli indù credono che lo spirito della persona sia liberato attraverso la bocca e viene messo dell’oro in bocca per purificare l’anima.
Nel momento in cui la pira si infiamma, il corpo è coperto da una massa di paglia bagnata che produce un mantello di fumo bianco. Il fumo protegge il corpo dalla vista mentre avviene il processo di cremazione.
La famiglia aspetta quindi fino a quando il corpo è stato completamente cremato, i resti sono poi sparsi nel fiume.
Secondo la tradizione deve essere il figlio maggiore ad appiccare il fuoco per il padre, mentre il minore per la madre.
Dirigendosi all’interno del complesso templare, si giunge al Tempio Principale, accessibile sono agli induisti, ma tutti gli altri edifici sono disponibili a tutti.
Dalla riva orientale del fiume il tempio principale può essere visto in tutta la sua bellezza.
Numerosi edifici religiosi si trovano anche sulla riva orientale del Bagmati, molti dei quali sono dedicati a Shiva, la maggior parte di questi edifici sono piccole costruzioni a un piano realizzate in pietra. Dall’esterno ricordano delle cripte, ma in realtà sono edifici sacri, creati per contenere il simbolo del Lingam, un oggetto dalla forma ovale, simbolo fallico considerato una forma di Shiva.
Il Tempio di Pashupatinath è un mix di esperienze religiose, culturali e spirituali, ed è affascinante il modo in cui gli indù considerano la morte non come la fine della vita, ma come una rinascita.
Ingresso: 1000 NRP (circa €7,90)
Bhaktapur, città magica da film
Partenza da Kathmandu alla volta di Bhaktapur, terza città reale della Valle di Kathmandu, qui soggiornerò una notte presso il Vajra Guest House all’interno delle mura cittadine a poche centinaia di metri dalla Durbar Square. Anche qui, come nelle precedenti città reali (Kathmandu e Patan), l’ingresso alla Durbar Square è a pagamento 1000 NPR (circa €7,90). La città si trova a circa 1300m s.l.m. e ha una popolazione di circa 100.000 persone.
Prima di giungere a Bhaktapur, facciamo una sosta al villaggio di Thimi, noto per il vasellame.
In tutto il paese infatti, la maggior parte della persone si occupano di produzione e vendita di vasi artigianali, fatti esattamente come un tempo e lasciati seccare alla luce del sole e poi portati alla fornace. In ogni angolo del paese infatti si possono notare persone che lavorano l’argilla (in modo da non avere bolle), altre che si dedicano alla creazione di vasi e altre che si trovano alle fornaci.
Dopo la sosta a Thimi, ci dirigiamo verso Changu Narayan, a circa 4 Km Bhaktapur, dove si trova il più antico Tempio di Vishnu nella valle di Kathmandu.
Situato sulla cima di una collina, si erge il tempio a pagoda di due piani, la parte superiore del tetto è rivestita in rame dorato, mentre il tetto inferiore è coperto con tegole rosse.
Nelle finemente intagliate travi in legno di sostegno dei due piani, sono rappresentate le 10 reincarnazioni in cui Vishnu si trasformò per distruggere chi si comportava come un demone, oltre ad altre decorazioni che rappresentano anche altre divinità.
Le porte in legno ben decorate, hanno dinnanzi a loro statue in pietra di leoni che le proteggono.
Il tempio è incredibilmente impreziosito da intricati lavori in legno e metallo, il cortile interno contiene anche molti altri oggetti elaborati di particolare valore.
Terminata la visita del Tempio di Changu Narayan, si va a Bhaktapur, dove una volta fatto il check-in e depositato la valigia, Mahesh mi porta a visitare la vicina Durbar Square e i principali luoghi del centro storico, che visiterò poi con più calma il giorno seguente.
Oltre il 40% della città è stato distrutto dal terremoto del 2015, gli edifici della Durbar Square sono stati fortemente colpiti, tanto che alcuni di essi purtroppo non esistono più.
Lungo la nostra passeggiata veniamo attirati dalle riprese di un film di Bollywood, dove un gruppo di ballerini e ballerini vestiti in con costumi tradizionali nepalesi, ballano in compagnia di attori e attrici indiani che stanno facendo le riprese per quello che dovrebbe essere un musical. Spesso infatti le compagnie cinematografiche di Bollywood vengono in Nepal a fare le riprese per i loro film.
Curiosità
Alcune scende del film “Piccolo Buddha” (1993) di Bernardo Bertolucci, sono state girate nella Durbar Square di Bhaktapur.
Il film racconta la storia di Gautama Siddharta, detto il Buddha: la nascita, storia e legenda, giovinezza, i primi tre incontri, incontro con gli asceti, l’illuminazione.A Seattle, alcuni monaci provenienti dal Buthan chiedono ai genitori del bambino Jesse Konrad di accompagnare il piccolo in Tibet, perché forse egli è la reincarnazione del Dalai Lama morto alcuni anni prima.
Per far comprendere la loro fede gli regalano un libro che narra la storia del principe Siddharta, il Buddha, l’Illuminato, che viene a sua volta raccontata nel corso del film.
Usciamo dalle mura della Durbar Square per giungere alla Siddha Pokhari (Ta-Pukhu), uno stagno rettangolare situato vicino al parco di mini bus di Bhaktapur, costruito nel XV secolo. È associato a una serie di miti ed è un luogo di ritrovo per molte persone, che gettano nell’acqua gustose prelibatezze per i pesci che abitano lo stagno.
Rientriamo nelle mura della Durbar Square e lungo le vie del centro, Mahesh mi porta al Lasha Pashmina, negozio dove poter acquistare delle le sciarpe/scialli tradizionali che vengono prodotte con lana di capra o anche da quella di yak, ovviamente più pregiata. Il negozio è molto bello e fornitissimo, con pashmine di ogni misura e colore, per donne, uomini o unisex; il commesso e il proprietario sono gentilissimi. Come in tutti i negozi e anche secondo tradizione, bisogna trattare i prezzi della merce che si acquista.
Sosta per il pranzo al New Nyatapola Cafè, situato nella bellissima Taumadhi Square dove si trova il Tempio di Nyatapola, qui ho ordinato un piatto di carne di maiale, veramente eccellente, si scioglieva in bocca!
Giunge quasi sera, per i prossimi giorni sarò da solo, ritroverò Mahesh al mio ritorno a Kathmandu tra un paio di giorni.
Alloggio presso il Vajra Guest House, in zona centrale piuttosto tranquilla, l’accoglienza dei proprietari e dello staff è eccellente, si viene accolti subito con una bevanda. La camera che mi hanno assegnato si trova al secondo piano della struttura (no ascensore) e ha un bellissimo panorama della Durbar Square.
La vecchia città di Bhaktapur è suddivisa in 4 aree: Bhaktapur Durbar Square; Pottery Square; Taumadhi Square e Dyattraya Tole.
La Durbar Square è uno dei 2 siti del Patrimonio Mondiale UNESCO situato a Bhaktapur, si tratta della piazza del Palazzo Reale del vecchio regno di Bhaktapur. È pieno di monumenti storici come il 55 Window Palace (XV sec.) e da diversi templi a pagoda, tra cui quello dedicato a Pashupati e quello di Vatsala.
La Taumadhi Square è famosa per il Tempio di Nyatapola (1702) uno dei più antichi templi ancora esistenti oggi. Si tratta di un tempio a 5 piani in stile pagoda con una enorme scalinata con coppie di sculture in pietra.
Curiosità
La Dattatraya Square è una piazza dove si trova il Tempio di Dattatraya (1427) e un paio di edifici storici più piccoli ora convertiti in pensioni e ristoranti.
Il Tempio di Dattatraya è in stile pagoda a 3 piani, dedicato alla divinità Dattatreya (divinità ibrida di Brahma, Vishnu e Shiva), si dice che sia stato costruito dal legno di un singolo albero… difficile da credere!
A pochi passi si trova il Pujari Math con la sua famosa finestra in legno intagliato che raffigura un pavone, un’opera dal design complesso che risale al XV secolo, anche chiamata la “Monna Lisa del Nepal”.
L’edificio nel quale si trova questa particolare finestra (oggetto anche di souvenir), è un ex monastero che oggi ospita il Woodcarving Museum. Nonostante alcuni danni subiti dall’edificio causati dal terremoto del 2015, la finestra con il pavone, considerata la migliore finestra scolpita nella valle, è rimasta intatta.
Le finestre Newari hanno una caratteristica di stile architettonico della valle di Kathmandu, in cui le finestre di ogni piano di una casa su più livelli sono progettate in base alla funzione.
Finito il giro rientro in hotel, visiterò meglio la città l’indomani in attesa dell’autista che mi porterà nel pomeriggio a Dhulikhel dove soggiornerò 2 notti.
Dhulikhel, dove l’Everest ti veglia
Dopo la doccia quasi gelata, mi avvio a fare colazione nell’hotel dove alloggio (Vajra Guest House), purtroppo non esiste buffet e nemmeno qualcosa di dolce, così il cameriere mi chiede se voglio del Tea e un pancake con miele, ed acconsento. Purtroppo ho scoperto che in Nepal il Tea lo bevono con latte e cannella, un po’ troppo forte e pesante per i miei gusti, ma mi è servito perché poi ho preso sempre il Tea semplice.
Dopo colazione ho molte ore in attesa dell’autista che mi porterà a Dhulikhel, così mi dedico alla visita della città con più tranquillità e acquisto di qualche souvenir e cartoline.
Rivisito la Durbar Square, con la devastazione dei Templi e poi entro nel Palazzo Reale, dove una zona è interdetta alle persone che non sono di religione hindu.
Da qui poi mi sposto nella zona della città più vicina al fiume dove vi sono altri luoghi di culto.
Pian piano ritorno verso la Taumadhi Square dove trovo ancora nella scena del film di Bollywood, ma questa volta con un attore ed una attrice (bellissima) nuovi, ma lo stesso corpo di ballo.
Effettivamente questa piazza è stupenda come scenario e secondo me meglio della piazza dove hanno fatto le riprese il giorno prima.
Giunge ora di pranzo e mi siedo all’ultimo piano del New Nyatapola Cafè così posso vedere il panorama della piazza e anche vedere le riprese del film.
Qui, sotto il consiglio di Mahesh, prendo il Fried Chicken Cafè Style e successivamente lo Yogurt Shikarni.
Il piatto principale si presenta ricco di leccornie ma ben curato, al centro del piatto si erge una torretta di riso basmati, tutto intorno vi sono il pollo cucinato in due modi differenti (fritto e con panna acida), verdure e patatine fritte… tutto buonissimo.
Mi arriva lo yogurt, ovviamente non è uno yogurt normale, altrimenti non lo avrei preso, ma si tratta di yogurt fatto con latte di bufala con cannella, cocco, uva e anacardi… detto così potrebbe sembrare starno e poco appetitoso, ma vi garantisco che la ciotola che mi è arrivata, se all’inizio pensavo fosse troppo, una volta mangiato ne avrei chiesto ancora!
Dopo il lauto pranzo scendo in piazza e mi godo le ultime riprese del film prima di rientrare in albergo dove mi aspetta l’autista.
L’autista (di cui non so il nome) è una persona tranquilla che parla poco, infatti per l’intera durata del tragitto fino a Dhulikhel, abbiamo chiacchierato molto poco, probabilmente perché non sa molto l’inglese oltre ad essere una persona chiusa, comunque a parte questo molto gentile.
Dhulikhel è una cittadina di etnia Newari che si trova a circa 1600 metri sul livello del mare, la zona è molto bella per vedere la catena dell’Himalaya e punto di partenza di molti percorsi di trekking.
Giungiamo presso il Lodge Resort, dove soggiornerò 2 notti. L’albergo si trova in cima ad un monte e domina tutta la vallata sottostante, le stanze sono tutte verso la vallata e con il cielo limpido si può vedere la catena dell’Himalaya con l’Everest che ne fa da padrone!
La struttura è molto bella, stanza ampia così come il bagno, servizio perfetto e anche l’accoglienza all’arrivo è stata ottima, con una bevanda offerta dalla struttura.
Dopo aver depositato il bagaglio in camera, faccio un giro per la cittadina, anche per vedere qualche posto dove poter cenare. La città non ha praticamente nulla di interessante, giusto qualche tempio e basta, posti dove mangiare niente che mi ispirasse, così dopo il rapido giro, rientro in hotel e decido di cenare all’interno, cosa che farò anche il giorno successivo.
La cena, a buffet, aveva moltissima scelta tra piatti tradizionali nepalesi ed indiani, come sempre non poteva mancare il riso basmati.
Namobuddha e Panauti
Colazione in hotel, è giorno festivo quindi niente buffet e si ordina direttamente al cameriere.
Conscio del giorno prima a Bhaktapur, ordino un Tè semplice e l’immancabile pancake, il cameriere sostiene che è poco così ha ben pensato di portarmi anche frutta, marmellata, yogurt e cereali…
Finita l’abbondante colazione, l’autista “silenzioso” mi porta a Namobuddha, dove si trova un magnifico Monastero di monaci tibetani.
Si tratta di un sito Buddhista molto famoso, il Monastero è stato costruito sul luogo dove venne a meditare Siddharta.
Leggenda
Mentre Siddharta era intento a meditare sotto una pianta, sopraggiunse una tigre affamata con l’intenzione di attaccarlo e mangiarselo, ma appena si avvicinò, percepì l’aurea sacra e lo risparmiò, così divenne docile.
La statua di una tigre con dei cuccioli nel giardino del Monastero, simboleggia questo evento.
Tutt’intorno all’edificio principale del tempio, si trovano centinaia di mulini delle preghiere.
Non è consentito fotografare l’interno del tempio e come consuetudine bisogna togliersi le scarpe. La sala dove i monaci si riuniscono in preghiera è immensa e ricca di colori, ornamenti e statue.
Il complesso del Monastero è molto ampio, si espande anche su un’altra collina dove ci sono delle piccole Stupa e una grotta sacra. Lungo tutto il percorso ci si imbatte in miriadi di bandierine colorate delle preghiere.
A Namobuddha è anche possibile soggiornare all’interno del Monastero e anche pranzare con i Monaci che sono molto gentili e sempre cordiali.
Dopo la visita del Monastero, scendiamo verso la vallata ed attraversiamo una miriade di campi coltivati con riso, patate e addirittura mele, per poi giungere a Panauti, un villaggio Newari che ha una zona templare veramente meravigliosa, la si vede già dalla strada.
Finita la visita anche di Panauti si torna a Dhulikhel in albergo per la cena e riposare, domani mattina si ritorna a Kathmandu.
Verso Kathmandu con l’autista posseduto
Dopo i giorni passati a Dhulikhel, faccio ritorno a Kathmandu dove rimarrò solo per una notte, l’indomani andrò a Pokhara.
Dopo colazione mi aspetta l’autista che mi porterà a Kathmandu dove starò per 1 notte, l’indomani mi aspetta il viaggio in bus per Pokhara.
Non vedendolo all’interno del parco dell’hotel, mi dirigo verso il parcheggio, gli consegno la valigia e la mette invece che nel bagagliaio, nei posti dei passeggeri posteriori. Prima di partire fa una telefonata, mi passa il telefono ed era Mahesh che mi spiegava che l’autista aveva dei problemi, mi parla di “strega” … io penso subito al mal di schiena (colpo della strega) e capisco che era per quello che non aveva posto la valigia nel bagagliaio.
Partiamo, facciamo a dir tanto 2 Km e si ferma, scende dalla vettura ed inizia a gesticolare, urlare, guarda per aria… insomma cose molto strane, per una decina di minuti, poi rientra nella vettura e riprendiamo il tragitto ma solo per pochi minuti, perché si riferma di nuovo e ripropone lo stesso “spettacolo” … io non sapevo se ridere o piangere, una situazione tragicomica.
L’autista richiama Mahesh e me lo passa e a questo punto mi spiega meglio cosa stesse succedendo, l’autista è stato posseduto nella notte da due streghe…!
Mahesh dice all’autista di rimanere fermo in quel punto in modo che nel giro di circa 1 ora ci avrebbe raggiunto, l’autista invece riparte verso Kathmandu. Lungo il percorso era un continuo agitarsi, la velocità era variabile, da quella consentita a quella più lenta di una bicicletta!
Arriviamo finalmente a Kathmandu, vedo l’autista che sta proprio male e gli dico di accostare, era un sudore unico, urlava dal dolore come se avesse un fuoco all’interno del corpo.
Gli dico di darmi il cellulare per poter chiamare Mahesh e dirgli dove siamo, ma il cellulare aveva la batteria scarica ed in più non aveva credito. Fermo un passante al quale spiego la situazione e se potesse chiamare lui Mahesh, ma nel frattempo arriva in moto proprio Mahesh accompagnato dal cognato!
Mahesh va in moto al mio albergo e sulla vettura sale il cognato, il “posseduto dalle streghe” si siede dietro. Procediamo anche noi verso l’hotel, ma ad un certo punto troviamo semaforo rosso, ci fermiamo e il “posseduto” scappa via correndo… proseguiamo verso l’hotel e dico a Mahesh quanto successo.
Mi spiega che i comportamenti dell’autista erano causati dalle streghe che erano dentro il suo corpo, la loro missione era ucciderlo, ma essendoci io in auto (tipo “testimone”), avrebbero aspettato che mi avesse lasciato in hotel per finire il loro compito.
Mahesh mi spiega che insieme al cognato avevano fatto la strada per venirci incontro e addirittura sono arrivati a Dhulikhel e tornati indietro, nell’intero tragitto continuavano a guardare nel senso opposto per scrutarci, ma le streghe lo hanno impedito…
Fortunatamente dopo alcuni minuti sono riusciti a trovare il “posseduto” e lo hanno portato dalla Sciamana per liberarlo, una cura di 3 settimane per essere completamente liberato e guarito.
Per quanto possa sembrare strano a noi occidentali, in Nepal credono molto nella stregoneria e tutto ciò che la riguarda, io posso solo dire che un viaggio così non l’ho mai fatto e non lo auguro a nessuno!
Dopo questa “avventura”, Mahesh mi porta a visitare Swayambhunath, conosciuto come Tempio delle Scimmie, che si trova su una collina a nord della Capitale nepalese dominando la maggior parte della Valle di Kathmandu.
L’area che circonda la stupa è piena di chaitya, templi, immagini dipinte di divinità e numerosi altri oggetti religiosi.
Ci sono molti piccoli santuari con statue di divinità tantriche e sciamaniche, ruote di preghiera e un famoso tempio indù dedicato ad Harati.
L’ingresso principale ha 365 gradini in pietra che devono essere scalati prima di raggiungere il complesso principale della stupa, un’alternativa è quella di guidare o prendere un taxi per il lato ovest, dove ci sono solo pochi passi per salire fino in cima.
La stupa di Swayambhunath è anche chiamato il Tempio delle Scimmie a causa delle molte centinaia di scimmie che scorrazzano per il tempio.
Leggenda
Si dice che si sia evoluto spontaneamente quando la valle fu creata da un lago primordiale più di 2000 anni fa.
Quando questo tempio fu fondato circa 2000 anni fa, la Valle di Kathmandu era un grande lago.
Secondo la leggenda buddista, un fiore di loto perfetto cresceva nel centro del lago, quando il Bodhisattva Manjusri prosciugò il lago con un taglio della sua spada, il fiore di loto si posò sulla cima della collina e si trasformò magicamente nella stupa, così è conosciuto come la “Stupa creata da se”.
Poco distante si trova il Sakya Mahakala Temple, dove si trovano tre splendide statue di Buddha e un parco.
La tradizione vuole che camminando in senso orario le tre statue, si viene perdonati dalle cattiverie fatte.
Proprio dietro questo tempio, è stato allestito un tendone dove all’interno vi erano monaci e monache buddisti nepalesi insieme a gente comune, riuniti in preghiera.
Siamo rimasti lì diverso tempo ad assistere al rituale che, oltre alle cantilene, comprendeva anche alcuni strumenti musicali, l’ho trovato davvero molto interessante.
Dopo il lungo giro, Mahesh mi riporta in hotel con una lunga passeggiata lungo le vie di Kathmandu.
Pokhara, incantevole perla sul lago
Sveglia la mattina presto, raggiungo in circa 15 minuti a piedi il posto in cui partono i bus turistici, partenza prevista per le 6:30 con la compagnia di bus è la Tourist Express, durata del viaggio verso Pokhara circa 8 ore.
Autista e staff sono molto gentili, dopo alcuni minuti dalla partenza distribuiscono bottiglie di acqua a tutti i passeggeri, finiscono qui le cose positive per questa compagnia di bus!
I sedili non erano scomodi, di più…! Sembrava di essere seduti su tavole di compensato e in più il Wi-Fi non era presente, anche se lo pubblicizzavano.
Lungo il percorso il bus ha fatto 3 soste la più lunga quella della pausa pranzo in un posto piuttosto scadente, come struttura e come cibo, non ho mangiato quasi nulla, per fortuna avevo preso degli snack e acqua nella sosta precedente.
È tardo pomeriggio, arriviamo finalmente alla stazione dei bus di Pokhara, qui si viene letteralmente assaliti da tassisti ufficiali e anche ufficiosi, dopo diversi autisti con i quali ho contrattato il prezzo ma non stavano alle mie condizioni, ho trovato Nirmal, un tassista molto gentile e disponibile che per circa 300 NRP che avevamo pattuito, mi ha portato in albergo, in più ci siamo messi d’accordo per dei tour in città dopo 2 giorni al costo di 3000 NPR e il giorno successivo mi avrebbe riaccompagnato alla stazione dei bus di Pokhara.
L’albergo nel quale soggiorno per 3 notti è l’Hotel Peninsula, situato a poche centinaia di metri dalla via principale della città, in zona piuttosto tranquilla. La camera era ampia e aveva un piccolo balcone con una bella vista sulla montagna con la World Peace Pagoda, come sempre a disposizione degli ospiti le bottiglie d’acqua e kit per caffè/tea. Il letto e i cuscini erano molto comodi, la camera e l’intera struttura era pulita. Le cose non a favore sono senza dubbio la non presenza di un ascensore per raggiungere le camere; la colazione era senza dolci, solo pietanze salate o pancake, “marmellata” piuttosto disgustosa e anche la cena in hotel la sconsiglio, io l’ho provata solo la prima sera, poi ho sempre cenato fuori.
Sbrigate le pratiche di check-in con drink di benvenuto, poso la valigia in camera e gironzolo nei dintorni per vedere qualche negozio e fare una piccola passeggiata.
Gita sul lago Phewa
Pokhara è una cittadina a poco meno di 1000 metri sul livello del mare, famosa tra gli appassionati di trekking, da qui infatti partono numerosi sentieri verso l’Annapurna e le altre cime dell’Himalaya della zona, ma anche appassionati di parapendio.
Dopo aver fatto una bella dormita e una buona colazione, percorro la lunga Pokhara Lakeside Road, ricca di negozi e ristoranti, che costeggia il Lago Phewa.
Il Lago Phewa è il secondo bacino idrico più grande del Nepal, si tratta di un lago classificato come lago d’acqua dolce semi-naturale che ha una profondità massima di 24 metri. Una diga, oltre a regolarne il flusso di acqua, produce energia per la zona.
Nel lago si trova una piccola isola con il Tal Barahi Temple, raggiungibile in soli 10 minuti di barca da Barahi Chowk, con una delle barche tradizionali (una barca singola costa 100 NRP andata e ritorno).
Il Tal Barahi Temple è uno dei monumenti indù più importanti di Pokhara, si tratta di una pagoda a due piani del XVIII secolo dedicata ad Ajima, la manifestazione del cinghiale della forza di Shakti, la dea madre indù che è l’origine della creazione e del potere universale. Il tempio è molto semplice, l’ingresso all’interno del tempio è consentito ai soli induisti, però è possibile rintoccare le campane lungo tutto il perimetro, un po’ come i mulini di preghiera buddisti.
Come in tutti i luoghi di culto buddisti e induisti, l’atmosfera è particolare, i rituali di preghiera sono completamente diversi dalla nostra cultura e questo è affascinante.
Nell’aspettare il mio barcaiolo che mi riporta in città, incontro una coppia di neo sposi indiani, vestiti ancora con gli abiti della cerimonia. Molto gentilmente si prestano ad essere fotografati e facciamo anche due chiacchiere.
Rientrato in città, munito di cartina alla mano, mi dirigo verso il Miteri Park, “parco dell’amicizia”, è dedicato alla città gemella di Pokhara in Giappone, chiamata Komagane. Al suo interno vi si trova il Kedareshwor Mahadev Temple, un tempio relativamente nuovo dedicato al dio indù Shiva, basato sul design della Pagoda Newari con mattoni rossi. Il complesso del tempio, è costituito da alcuni santuari e il tempio principale.
Poco distante sorge un antico tempio dedicato a Ganesh, qui ho fatto conoscenza con un anziano e simpatico monaco induista nepalese.
Poco lontano dal tempio, disseminati in una zona del parco lungo un sentiero, mi è capitato di trovare alcune pietre meticolosamente scolpite con figure che rappresentavano volti, animali e simboli induisti.
Tornando verso l’albergo, ripercorrendo la Lakeside Road, noto un piccolo tempio raggiungibile attraversando una piccola passerella. Il luogo è anche interessante per fare alcune foto del lago.
Per pranzo mi fermo alla Nepali Kitchen, che si trova proprio sulla Lakeside Road, ordino gli immancabili e squisiti MoMo, ormai diventato il mio piatto preferito. Il locale è molto alla mano, il personale molto gentile e i MoMo favolosi.
Finito il pranzo mi dedico allo shopping, prendendo qualche souvenir e regalo da portare in Italia, mi incuriosisce il Craftin’ Around, un piccolo negozio sulla Lakeside Road, specializzato in oggettistica in metallo. Si possono trovare infatti statue grandi e minuscole delle varie divinità induiste ma anche altro.
Io infatti sono stato attirato dalla particolarità di un oggetto, si tratta di un fiore di loto chiuso, che ruotandolo si apre e diventa un porta incenso, molto particolare e curioso ma anche affascinante.
Tour in città a Pokhara
Giornata di tour con Nirmal, il tassista che avevo trovato alla stazione dei bus, che al costo di 3000 NPR mi fa da autista personale facendomi visitare i principali luoghi d’interesse in città.
Prima meta la World Peace Pagoda (Buddha Temple), che vedo anche dal balcone dell’albergo.
Arroccato a 1100 metri sulla cima della collina di Ananda a sud del Phewa Lake, la World Peace Pagoda è una grande Stupa buddista bianco brillante, alta circa 35 metri, che offre una straordinaria vista dell’Annapurna e alcune delle cime dell’Himalaya, del Phewa Lake e di Pokhara. Fu costruito eretto da monaci giapponesi dell’organizzazione nipponica Myōhōji e inaugurato nel 1999.
La stupa è un simbolo di pace e ha quattro immagini dorate del Buddha rivolte nei punti cardinali che rappresentano importanti eventi legati al Buddha dal Giappone, Sri Lanka, Thailandia e Nepal.
È anche conosciuto con il nome Sanscrito di Shanti Stupa, che significa Stupa della Pace.
Il modo più semplice per arrivarvi è senza dubbio l’auto o il bus, ma arrivano fino ad un piazzale, poi bisogna salire circa 200 gradini per raggiungere il monumento e le terrazze panoramiche.
Le Pagode della Pace sono circa 80 in tutto il mondo, progettate per unire persone di tutte le razze e fedi nella ricerca della pace.
Questo nobile obiettivo di raggiungere una pace eterna “In Our Earthly World” è stato avviato da un monaco buddista Nichidatsu Fujii. Fu ispirato dai modi non violenti di raggiungere grandi obiettivi da Mahatma Gandhi dopo averlo incontrato nel 1931, da allora dedicò la sua vita a promuovere la non-violenza.
Ci dirigiamo poi alla Devi’s Fall, una piccola cascata dove il fiume Pardi Khola, proveniente dal lago Phewa, scompare in profondità nel sottosuolo, viaggiando per 1 Km prima di scatenarsi alla caduta di Devi.
Il nome “Devi” è apparentemente corrotto da David, riferendosi al cognome di una coppia di turisti svizzeri che nel 1961 è caduta nelle acque e annegata.
Il ricavato del prezzo di ogni singolo biglietto viene devoluto alla Chhorepatan Secondary School.
Costo: 30 NPR
Praticamente dall’altro lato della strada si trova la Gupteshwar Mahadev Cave, si crede che abbia 5000 anni ed è una delle più grandi grotte dell’Asia meridionale.
Dopo essere entrati nel profondo della caverna, vi è un santuario dove si trova un idolo del Signore Shiva che si è formato naturalmente e che non è possibile fotografare.
L’intero percorso è caratterizzato dalla scarsa illuminazione e dal sentiero umido pertanto non è difficile scivolare. Alcuni attraversamenti sono bassi, io che sono alto poco meno di 1.80 metri, ho dovuto accovacciarmi, con immenso stupore dei locali.
Costo: 100 NPR
Dopo la cascata e la grotta, Nirmal mi porta all’International Mountain Museum il cui tetto ricorda lo skyline di una montagna.
Prima di raggiungere l’edificio si percorre un vialetto nel quale ci si imbatte in un monumento dedicato ai caduti delle montagne.
L’International Mountain Museum, è stato fondato nel 2003 ed è l’unico museo di montagna del suo genere al mondo. È un posto unico dove uomo e montagna si incontrano sotto lo stesso tetto.
È stato creato con lo scopo specifico di registrare, documentare e cronistorizzare i vari sviluppi e cambiamenti, le informazioni storiche e scientifiche sull’origine del sistema globale della montagna e le varie attività che hanno stabilito record mondiali nel campo dell’alpinismo e delle attività connesse.
In sintonia con gli obiettivi prefissati, le esposizioni museali includono montagne, la loro gente e cultura, la loro formazione geologica, la flora e la fauna di montagna, storia dell’alpinismo e lo sviluppo di tecniche e attrezzature per l’alpinismo.
Costo: 400 NPR
Dopo aver pranzato presso Kunjo Thakali Kitchen and Fast Food, piccolo locale senza troppe pretese ma dall’ottima cucina a buon prezzo, chiedo a Nirmal se può portarmi in un posto panoramico che ho visto in una cartolina, che senza volerlo si trova proprio dietro al locale dove abbiamo pranzato.
Purtroppo la giornata e soprattutto il periodo non è proprio quello visto dalla cartolina, però il luogo è molto bello e caratteristico, permette una bellissima vista del lago e della città, nel periodo giusto nelle acque del lago si specchia l’Annapurna.
La giornata è stata piacevole, ho potuto visitare alcuni luoghi che senza l’aiuto di Nirmal, avrei avuto difficoltà a visitare, si è dimostrato anche sempre gentile e disponibile ed è stato piacevole fare dei discorsi con lui a riguardo di Pokhara e il Nepal in generale.
Diciamo che la cosa che mi ha deluso è stata senza dubbio la Gupteshwar Mahadev Cave, mi aspettavo sinceramente di più da una grotta, soprattutto per come ne parlavano.
Ultimi giorni in Nepal
Sveglio di buon’ora faccio colazione e c’è già Nimal, il tassista che mi aspetta per portarmi alla stazione dei bus, distante pochi minuti in auto dall’albergo.
Il tragitto da Pokhara a Kathmandu è un vero e proprio viaggio di 8 ore tra paesaggi incontaminati, strade sterrate, caos delle città e spesso incidenti.
Questa volta parto con una nuova compagnia, dato che con quella precedente non mi ero trovato assolutamente bene. Questo bus è decisamente più comodo, anche qui ad ogni passeggero offrono una bottiglia di acqua e anche dei quotidiani, come da prassi il bus si ferma solo 3 volte, di cui una per il pranzo. Il Wi-Fi sul bus non è il massimo, è più le volte che non funziona che quelle ci si riesce a connettere e questo provoca un po’ di malcontento generale.
Dopo 8 ore di viaggio arrivo a Kathmandu che è già tardo pomeriggio, il capolinea però è diverso da quello da dove partono i bus turistici la mattina presto, ma per fortuna alla fermata mi aspetta Mahesh che mi accompagna in albergo. Saluto Mahesh ma prima gli lascio alcuni prodotti per la cura della persona e dei medicinali da consegnare in ospedale, dando così un piccolo aiuto alla popolazione che ha molto bisogno di queste cose.
Faccio l’ultimo giro per la Durbar Square di Kathmandu per acquistare confezioni di tea nepalese, poi rientro in hotel dove ceno con Rabin, manager del Norbulinka Boutique Hotel, e il direttore della struttura. Questo è stato l’hotel dove ho soggiornato per la maggior parte dei giorni durante il viaggio, oltre ai primi giorni quando sono arrivato e ho visitato Kathmandu e la zona circostante, era la mia base di appoggio quando facevo tappa nella Capitale lungo l’itinerario in Nepal.
Con Rabin e tutto lo staff dell’hotel si è creata da subito simpatia, sono tutti molto gentili, sembra di essere parte di una grande famiglia.
Rientro in Italia
Giorno del rientro in Italia, partenza da Kathmandu con scalo a Delhi, prima di dirigermi in aeroporto faccio l’ultima colazione con Rabin e saluto alcune delle persone dello staff dell’albergo, che mi hanno veramente trattato come un VIP oltre che aver instaurato un bellissimo rapporto di amicizia, c’era un po’ commozione per la mia partenza.
Sono stati così carini che mi hanno regalato una splendida sciarpa tradizionale fatta in seta, un simbolo di buon auspicio.
Dopo i saluti e gli abbracci arriva l’autista che mi accompagna in aeroporto, dove dopo lunghe ed interminabili procedure di controlli di sicurezza, salgo sul velivolo di Air India.
Durante il volo di ritorno verso Milano, ripenso a tutti i luoghi che ho visitato in questi 12 giorni, trascrivendo sul Pc le cose fatte durante i primi giorni di permanenza e le prime impressioni.
Ripercorro poi con la mente l’intero viaggio, tra luoghi, visi e aneddoti.
- Di Kathmandu ricorderò il traffico impressionante e lo smog, ma anche la bellezza dei monumenti;
- la valle di Kathmandu mi ha veramente sorpreso soprattutto per la spiritualità dei luoghi che ho visitato;
- Patan è ancora più bella di quello che si vede! Se è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità UNESCO c’è un perché!
- Bhaktapur è la città che mi ha preso il cuore e si capisce perché viene usata come scenografia nei film.
- Dhulikhel non mi ha impressionato, ma i luoghi circostanti sono molto interessanti;
- la tratta tragicomica da Dhulikhel a Kathmandu con l’autista posseduto;
- Pokhara, forse la più “occidentale” e naturalistica tra le città che ho visitato.
Tutte queste persone e luoghi li porterò sempre nel mio cuore.