Il suo nome è l’acronimo di amore: in questo borgo sono così romantici che anche le mura sono a forma di cuore

Adriano Bocci, 14 Gen 2025
il suo nome è l'acronimo di amore: in questo borgo sono così romantici che anche le mura sono a forma di cuore

In mezzo alle Alpi Liguri, provincia di Cuneo, ci sorge un borghetto che incarna un messaggio d’amore, di rivalsa, di bellezza e di influenze. La sua conformazione urbana particulaire, ben visibile dall’alto, richiama la sagoma di un cuore e la rende un po’ unica. Cosa che non può passare inosservata, vero? Beh, lo hanno pensato diversi popoli che ci son passati qui, in salute e in malattia, finché guerra non li ha separati.
Ciancio alle bande, Turisti, oggi parliamo di Ormea, che non è tutto romanticismo quel che cuoricizza, anzi: le bellezze a livello paesaggistico si sprecano, al che Ormea effettivamente deriva da Ulmeta, latino che indica(va) l’abbondanza di olmi sul territorio, per poi diventare Ulmea e poi Ormea. Siamo in piena Valle del Tanaro, crocevia per secoli di popoli e culture che si sono scontrati e influenzati l’un l’altra. Ci sono un sacco di cose da dire, mettetevi comodi.

Di invasioni, di spadoni, di polenta e di cuori

ormea, panorama.
Ormea, panorama. Emena/Shutterstock.com

L’Alta Val Tanaro fu abitata più di 2.000 anni fa dai Ligures, popolo descritto da Strabone come amante dei monti, in contrasto coi Celti che preferivano le pianure. I Ligures li si conoscono dal 205 a.C. causa prime spedizioni romane per fare vie di transito, periodaccio con un’aspra battaglia tra i Ligures della Val Tanaro (qui alleati ai romani) e gli Ingauni, che erano sotto Annibale, ergo guerre puniche. Vittoria di Roma e romanizzazione sotto Onorio imperatore, con vie e forti.
Col declino dell’Impero Romano e l’arrivo del medioevo si sviluppano altre fortificazioni che erano in sé mura + torri e cappelle a protezione delle campagne, che facevano da contorno a castelli minori (castella) e torri di segnalazione (turres) che si possono vedere tutt’oggi in zona.

Nel nono secolo le incursioni dei predoni, identificati come i Saraceni che venivano da Frassineto (oggi Saint-Tropez), devastano la regione. Le torri di avvistamento di quel periodo, specie la Torre di Barchi e la Balma del Messere di Cantarana, fanno da testimone a quelle incursioni. Certe tradizioni poi, specie il Bal Do Sabre di Bagnasco (un ballo di spadonari, più info qui), ne fanno eco. I saccheggi lasciano grosse impronte specie nel dialetto ormeasco e nei prodotti tipici che usano, appunto, il grano saraceno: seppure la coltivazione rimane limitata è fondamentale come ingrediente nella cucina qua, visto che la polenta di patate e grano saraceno è piatto tipico, che condiscono con un sugo di porri, funghi e panna.

Nel 951 Berengario II, re d’Italia, divide la Marca di Torino e dà ad Aleramo la Marca della Liguria Occidentale, che include questa zona. Aleramo è una figura leggendaria qui: dopo una fuga romantica con Adelasia, figlia di Ottone I, Aleramo si stabilisce tra Garessio e Ormea. La loro storia d’amore e i suoi contributi contro i Saraceni fanno da origine al Marchesato del Monferrato: leggenda narra che Aleramo stesso è stato guarito dalle malattie grazie alle acque miracolose di San Bernardo a Garessio.

Di marchesi e di casinò

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Casinò di Sanremo

Nel 1722 Ormea diventa marchesato sotto le briglie di Carlo Vincenzo Ferrero d’Ormea che fonda un lanificio capace di competere con le industrie inglesi, al che diventa il fornitore di stoffe rosse per l’esercito sabaudo. Eppure, con la rivoluzione francese e la campagna napoleonica, Bonaparte del paese subisce grossi danni: in macerie ci vanno sia l’enorme lanificio nella piazza principale (oggi palazzo comunale) sia il Castello di Ormea, le cui rovine dominano tutt’oggi il borgo. Nel 1804 Napoleone dà ad Ormea il titolo di città, poi ratificato da Vittorio Emanuele I di Savoia.

A fine diciannovesimo secolo finalmente la rinascita con la ferrovia Ceva-Ormea che la fa diventare importante a livello turistico, con la costruzione del Grand Hotel e ville di villeggiatura per gli aristocratici. Se per questo, per un periodo Ormea diventa la sede estiva del casinò di Sanremo, uno dei 4 in tutta Italia.

Ormea, cosa vedere

castello di ormea.
Castello di Ormea. Arbenganese, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Partiamo subito con le cose da vedere ad Ormea nominando in primis cosa ci sta sopra. Il Castello di Ormea, o meglio i suoi ruderi, sono del X secolo e dominava la Valle del Tanaro dalla posizione su una montagnola rocciosa, quasi inespugnabile. All’inizio aveva una torre cilindrica e una piccola cerchia di mura, poi ampliato dai marchesi di Ceva, specie Giorgio II detto il Nano, che nel 1296 collega il castello al borgo con nuove mura e da Garcilasco che nel 1538 aggiunge bastioni e torrioni. Nel 1625 il Principe Maurizio di Savoia ci crea 3 baluardi e diventa imponente, ma nel 1795 durante le guerre napoleoniche Bonaparte del castello viene decimato con le mine. Oggi di questi 8 secoli di storia restano i ruderi, avvolti dal verde dei pini.

Balma del Messere

balma del messere, frazione cantarana, ormea.
Balma del Messere, frazione Cantarana, Ormea. Miro648, Public domain, via Wikimedia Commons

Nella frazione Cantarana c’è la Balma del Messere, o meglio la Grotta dei Saraceni, caverna naturale ai piedi di una parete rocciosa davanti, sempre nel comune di Ormea. Questa è effettivamente una grotta fortificata, e pure una delle più belle testimonianze di cavità murate dell’arco alpino, origine probabilmente decimo secolo, quello delle incursioni saracene nominate prima. Fu usata a scopo difensivo grazie al muro esterno in pietra e malta, 70 cm di spessore alla base, con feritoie e qualche segno di una vecchia struttura di legno all’interno. Centra con la leggenda della fuga di Aleramo e Adelasia, perché secondo la leggenda si ripararono qui, ed è da ciò che deriva il nome della Balma del Messere. Alcuni scavi tra il ’79 e l’82 hanno dimostrato tracce di presenza dal Neolitico.

Torre di Barchi

torre di barchi. barchi, comune di garessio, frazione di ormea.
Torre di Barchi.Marco Plassio, Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

La Torre di Barchi invece sta nel comune di Garessio, frazione di Ormea. Conosciuta come Torre dei Saraceni è una torre di pietra che originariamente era sui 27 metri d’altezza e aveva 9 piani: si narra che i Saraceni, noti invasori della valle, usassero un segnale convenzionale per accedere alla torre che aveva una sola entrata sopra al fiume, sufficientemente angusta da far passare una persona per volta.

Ciò venne sfruttato da un leggendario contadino della famiglia Zitta, giovane di Barchi, che impara i movimenti dei Saraceni e ne impara il segnale. Quando uscivano per le scorribande lasciavano una sola sentinella, che rispondeva ad un fischio in un determinato modo; il contadino approfitta e uccide la sentinella nascondendosi. Quando tornano i Saraceni fra un segno della mano e il fischio entrano, uno ad uno, venendo tirati su dalla sentinella, o meglio, dal contadino. Anziché ricevere aiuto vennero spinti uno ad uno nel precipizio, le grida coperte dal rumore del fiume Tanaro, e gli invasori vennero così sterminati.

I valligiani distrussero comunque la torre, lasciando quel che ne rimane tutt’oggi. La realtà fu diversa perché i Saraceni si ritirarono quando vennero sconfitti dal Guglielmo di Provenza per liberare un abate loro prigioniero, San Maiolo, nel 983, ma il fascino rimane.

Treno Storico della Valle Tanaro

 
 
 
 
 
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Il Treno Storico della Valle Tanaro collega Torino Porta Nuova a Ormea offrendo un viaggio su carrozze d’epoca per i paesaggi suggestivi della valle del Tanaro. Sul percorso si effettuano fermate in località varie come Nucetto, dove si può visitare il Museo Storico di Nucetto e dell’Alta Valtanaro e l’adiacente Museo della linea ferroviaria Ceva – Ormea. Quando arrivi a Ormea puoi ovviamente goderti il centro storico ed il resto; la stazione ferroviaria è stata restaurata di recente ed ospita mostre. Alle volte (vari periodi) ci sono corse a tema, come il Treno di Natale.

Le chiese di Ormea

 
 
 
 
 
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Da vedere ad Ormea ci sono diverse chiese. Anzitutto c’è la Parrocchiale di San Martino del XIV secolo dedicata a San Martino Vescovo, patrono della città, struttura semplice a tre navate sostenute da robusti pilastri. Particolare è l’altare maggiore in marmo pregiato e il pulpito del XVIII secolo che vengono dalla Chiesa dei Domenicani di Garessio. Il campanile romanico del X secolo era in origine una torre di difesa e sovrasta la facciata, dove sotto c’è l’antica porta di accesso di Ormea.

Adiacente alla parrocchiale c’è la Chiesa dei Battuti Bianchi (o Chiesa dei Disciplinati Bianchi), navata unica molto alta con un altare di marmo e un organo torinese. La confraternita dei Disciplinati (che veste di cappa bianca) ci faceva attività religiose e di aiuto; a 300 metri dal centro, un po’ nascosta, c’è la Chiesa dell’Annunziata che venne distrutta nel dominio francese. Restaurata nel 1798 grazie a privati, è da vedere. Non da meno è la Cappella della Madonna degli Angeli di Ormea, di dimensioni ridotte, ma con un altare affrescato di Eugenio Arduino. Le pareti interne sono decorate con motivi a strisce e gigli dorati e il soffitto ha un cielo stellato. Ultima ma non ultima è la Cappella di San Rocco edificata attorno al 1500 come voto per la protezione della peste.

Crediti cover: Ormea, provincia di Cuneo, Piemonte. Emena/Shutterstock.com



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