Nel regno della Garnacha alla scoperta di un territorio senza tempo: vigne con vista e piccoli borghi per un’esperienza unica nel cuore della Spagna

Molto spesso la Spagna è vista da tutto il mondo come il luogo perfetto in cui trascorrere le proprie vacanze. Che si tratti di soggiorni estivi nelle località di mare come Barcellona o le meravigliose isole Baleari, oppure si vada alla ricerca di incantevoli città come Madrid, i turisti la prendono d’assalto ogni anno. La sua grande superficie e la varietà di habitat che si possono incontrare, lasciano alcune aree delle Spagne “nascoste”. È il caso dell’Aragona, una regione molto grande e ben posizionata, ma che non gode della notorietà delle altre zone spagnole. La non presenza del mare senza dubbio gioca un ruolo importante, ma anche la vicinanza alle grandi città, la rende più un punto di passaggio che di arrivo.
La principale città dell’Aragona è Saragozza e sorprendentemente è anche la quinta con maggiore popolazione di tutta la nazione, quasi alla pari con le più rinomate Siviglia e Valencia. Un viaggio in questo territorio apre verso un nuovo tipo di turismo, più consapevole, lento e soprattutto “ordinato”, lontano dal caos della massa. Saragozza, insieme a Teruel, Tarazona e Albarracín, sono state le destinazioni di questo bellissima esperienza alla scoperta dell’Aragona e del suo stile Mudejar.
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Un viaggio nel cuore dell’Aragona
Intraprendere un viaggio verso delle destinazioni poco rinomate non è la stessa cosa che andare nel luogo più cool del momento. Molto spesso prima di partire si ha già la sensazione di sapere tutto e visitare quel luogo serve semplicemente a poter dire “io ci sono stato”. Viaggiare verso questo tipo di destinazioni invece rende tutto più speciale. La mia partenza verso Saragozza è stata del tutto un salto nel vuoto, pronto per immergermi in pieno in quello che la città aveva da offrire. Ed è stato così anche per le altre mete che ho toccato durante il tragitto. Proprio per questo motivo, non mi dilungherò oltre nell’anticipare le tappe del viaggio.
Giorno 1: l’arrivo a Saragozza
Partendo da Roma, il viaggio verso Saragozza non è stato dei più comodi. L’unico aereo disponibile per raggiungere l’Aragona dalla Capitale è alle 05:35, con conseguente arrivo nella città alle ore 07:40. Grazie all’ospitalità dell’Avenida Boutique Hotel, ho potuto fare un early check-in, dove almeno per la mattinata sono riuscito a recuperare le ore di sonno perse per il viaggio e sfruttare così interamente il pomeriggio per visitare la città.
La prima passeggiata in città mi ha subito colpito. Prima di arrivare a Saragozza non sapevo infatti che questa fosse una città romana. Fu fondata nel 25 a.C. dall’imperatore Ottaviano Augusto con il nome Caesaraugusta, trasformatosi poi nel tempo nell’attuale Saragozza. A testimonianza di questo è presente una statua commemorativa proprio dell’imperatore Ottaviano Augusto, in una delle zone nevralgiche della città, accanto ai resti di mura romane.
La prima scoperta tra le bellissime strade di Saragozza è stato Il Patio dell’Infanta. Un luogo incantevole nascosto in un edificio moderno, la Fundación Ibercaja, che non lascerebbe mai intendere che al suo interne si possa celare così tanta bellezza. Si tratta di un cortile rinascimentale tipico dell’Aragona in cui si viene a conoscenza di una storia davvero molto particolare. Sulle colonne di questo Patio, sui cornicioni e in ogni suo angoli, sono scritti dei messaggi, riconducibili all’oroscopo e che venivano utilizzati come carte astrali per le sorti dei matrimoni, naturalmente per chi ci crede.
Dopo aver scoperto questo incantevole luogo, c’è stata un’esperienza molto più divertente e soprattutto gustosa. Grazie a Chocolates Capricho ho potuto assistere alla preparazione di un tipico dolce al cioccolato, ultimato con delle ciliegie liofilizzate e della polvere di Garnacha. Proprio la Garnacha infatti è uno dei motivi che mi ha spinto a fare questo viaggio. Durante il mio soggiorno, nella città era presente il primo festival internazionale della Garnacha, di cui Saragozza ne è la Capitale mondiale. Si tratta di una varietà di uva molto presente in queste zone che da vita ad un vino deciso da bere, ma anche da trovare in moltissime ricette culinarie.
Vista la stanchezza e la lunga avventura del primo giorno per giungere nella città, una cena alla Flor de Lis è stata la conclusione perfetta della giornata. La loro particolarità è quella di servire le portare in dei piatti giganti a forma proprio dell’ingrediente principale.
Giorno 2: nel cuore della città e delle sue Cattedrali
Con le energie al massimo, il secondo giorno nella città inizia nel migliore dei modi. La prima tappa è la statua dell’imperatore Ottaviano Agusto che ho menzionato in precedenza, ma subito dopo di essa ecco si apre davanti a me una delle piazze più grandi d’Europa. Si tratta di Plaza de Nuestra Señora del Pilar, ed entrando dalla parte nord della piazza si giunge subito alla Fuente de la Hispanidad.
Una fontana molto particolare e dalla forma insolita, ma con un significato ben definito. Essa infatti rappresenta la mappa dell’America Latina e una parte dell’America Centrale e rievoca l’impresa di Cristoforo Colombo nel 1492.
Subito dopo aver oltrepassato la fontana, ecco che appare la Basilica de Nuestra Señora del Pilar. Senza dubbio è l’edificio più importante della città e le sue proporzioni sono gigantesche. La bellezza esterna è anche sopraffatta dall’interno in cui sono presenti affreschi di Goya e decorazioni davvero sorprendenti. La Basilica è dedicata alla Vergine Maria sotto il titolo di Nuestra Señora del Pilar, perché, secondo la tradizione spagnola, è stata fondata da Giacomo il Maggiore dopo che Maria gli era apparsa seduta appunto su un pilastro (pilar in spagnolo).
Per gli abitanti della città essa è portatrice di fortuna e buona sorte e proprio a questo proposito sono stati realizzati dei nastri, acquistabili sia all’entrata della cattedrale, ma anche in qualsiasi negozio di souvenir, come simbolo porta fortuna.
La Basilica è composta da 4 torri, una delle quali accessibile per godere di una panorama unico sulla città da un lato e sul fiume Ebro dall’altro.
Prima di dirigermi verso la seconda Basilica che completa la piazza, una degustazione di cioccolato presso una delle cioccolaterie più famose della città, Palesteria Fantoba. Una breve dimostrazione e un piccolo assaggio per poter poi proseguire verso la Catedral de El Salvador de la Seo. L’esterno è alquanto sorprendente con una parte interamente realizzata in stile Mudejar, a testimonianza dell’influenza musulmana sul territorio aragonese. L’interno lascia letteralmente senza parole, anche grazie ai numerosi interventi di restauro che hanno permesse alla Cattedrale di avere questo splendore.
Quello che è evidente di Saragozza è una mescolanza di stili ed epoche diverse che si ritrovano in quasi tutte le strutture. Non è da meno infatti il Mercado Central, che unisce i tradizionali elementi locali come il mattone a strutture in ferro, un richiamo evidente alla Torre Eiffel di Parigi da parte dell’Architetto Félix Navarro Pérez. Dopo aver visitato il Mercato e i suoi prodotti tradizionali dell’Aragona, una cooking class nel ristorante La Zarola, mi ha permesso di capire appieno diversi tecniche per utilizzare la Garnacha in cucina, ma soprattutto poter assaggiare delle ricette davvero deliziose.
Il secondo giorno continua con la visita del Palazzo dell’Aljaferia, forse l’edificio in cui la mescolanza di stili e le varie conquiste della città è più palese. Il castello infatti nasce sotto il dominio islamico e ancora oggi conserva parti delle sue mura, ma sono evidenti anche gli interventi cristiano-medievali e quelli dei Re cattolici, nonché le ristrutturazioni effettuate in epoca moderna. Il palazzo è ora sede del Parlamento aragonese.
Per concludere la giornata una breve visita al Giardino de la Garnacha, dove sono stati piantati appositamente per l’occasione, più di 100 ceppi di Garnacha per rendere Parque Macanaz davvero speciale. Dopodiché una spettacolare cena nel ristorante La Clandestina dove ho potuto assaggiare una delle migliori tapas di Spagna e altre deliziose prelibatezze della chef Susana Casanova.
Giorno 3: piccoli borghi dalle grandi sorprese
Due giorni molto intensi a Saragozza terminano con una ricca colazione e la partenza verso una destinazione davvero speciale, il Palacio de los Contes de Bureta. Una dimora storica, conservata in ogni suo angolo e grazie all’ospitalità davvero fantastica del Conte, ho potuto visitare il palazzo nella sua interezza, scoprendo dei dettagli sulle dinamiche della vita quotidiana di un tempo davvero molto sorprendenti.
Dopo un tuffo nel passato, ecco che arriva una full immersion in una delle cantine più importanti del territorio aragonese, Bodegas Aragonesas. Dopo aver avuto la possibilità di conoscere la storia di questa cantina e aver visitato tutto il processo che porta poi alla produzione del vino, davvero molto interessate, ho potuto assaggiare una selezione di pregiate etichette. L’atmosfera è stata veramente rilassante con le ampie vetrate che lasciavano vedere limpidamente la pianeggiante e verdissima vigna, un momento magico accompagnato con del buon vino.
Pausa pranzo al ristorante Rodi e di nuovo in viaggio alla scoperta di uno dei monasteri presenti sul territorio aragonese. Il Monastero Cistercense di Veruela, un edificio davvero magnifico posizionato in un contesto naturale davvero unico. Un viale alberato e ricco di verde accoglie gli ospiti e il suo interno ti sorprende passo dopo passo. Pure essendo un edificio molto importante spiritualmente, viene utilizzato anche per celebrare eventi di spettacolo e moltissimi visitatori accorrono in questa splendida location. Per non farsi mancare nulla, è presente anche un interessantissimo museo del vino.
Mi sposto verso Tarazona in serata e grazie a una guida davvero molto professionale ho avuto la possibilità di visitare la Basilica de Nuestra Señora de la Huerta. Questa è stata una visita davvero speciale perché ho avuto l’occasione di salire fino alla torre più alta della cattedrale da cui si può ammirare un panorama davvero fantastico sulla cittadina di Tarazona e le zone limitrofe. Lo spettacolo di luci all’interno della basilica è stata la conclusione perfetta per questa giornata.
Dopo aver cenato nel ristorante Ullate, finalmente sono arrivato al Castello di Bulbuente, una dimora davvero incredibile che ha lasciato davvero il segno.
Giorno 4: da Albarracín a Teruel assaggiando formaggi
Il risveglio al Castello di Bulbuente è stata un’esperienza unica e indimenticabile. Grazie alla cortese pazienza del proprietario, lo scrittore Luis Zueco, ho potuto conoscere la storia del castello dalla sua prima ristrutturazione a oggi. Un esempio di rivitalizzare un patrimonio che altrimenti sarebbe rimasto abbandonato.
Lasciato il castello mi aspetta un bel tratto in auto fino ad arrivare a Sierra de Albarracín. La prima tappa della visita di questo borgo meraviglioso è una degustazione di formaggio, ma non di uno qualunque. Questo caseificio infatti è uno dei più rinomati della Spagna con addirittura 74 medaglie al World Cheese Awards. Venire a conoscenza della loro storia, capire come realizzano i loro prodotti per poi assaggiarli, è un’esperienza davvero senza precedenti e naturalmente ho portato con me qualche piccolo ricordino goloso.
L’arrivo ad AlbarracÍn è senza dubbio incantevole. Il borgo si presenta aggrappato alla montagna, con una cinta muraria, in passato serviva da protezione, e una torre nel punto più alto della montagna raggiungibile a piedi con una camminata piuttosto faticosa, ma la vista ripagherà ogni sforzo compiuto. Passeggiando per i vicoli del borgo si respira un’aria molto rilassante, quasi desolata, ma non perché il borgo stia morendo, tutt’altro. La tranquillità di Albarracín è data dal fatto che le case, per la maggior parte dell’anno siano disabitate e vengono usate solamente nel periodo di vacanza o come seconde abitazioni e questo permette di trovare un piccolo angolo di pace non molto lontano dalla propria città. Le stradine si aprono in ampi spazi panoramici che lasciano davvero poco spazio all’immaginazione.
La giornata termina con l’arrivo a Teruel e la visita della città. Il Torico, il simbolo di Teruel e la sua piazza molto affascinante, ti accoglie con edifici in stile mudejar e un’incredibile storia amorosa riguardante la costruzione delle sue torri. Secondo la tradizione infatti, chi avesse realizzato la torre più bella avrebbe avuto in sposa una fanciulla di nome Zoraida. La vittoria andò al costruttore della Torre El Salvador, mentre colui che costruì la Torre di San Martin, vedendo che era leggermente inclinata, si tolse la vita proprio gettandosi dalla torre.
La Cattedrale di Santa Maria di Mediavilla, il Mausoleo degli Innamorati e il Museo Provinciale di Teruel, completano la mia visita della città insieme a una buonissima cena nel ristorante El Mercao.
Giorno 5: arrivederci Aragona
L’ultima colazione di questo viaggio è all’Hotel Reina Cristina, dove per la prima volta in questa esperienza, ho potuto godere in totale tranquillità della mattinata che avevo a disposizione. La passeggiata mattutina nel centro storico di Teruel è stata veramente deliziosa, alla ricerca delle ceramiche, che replicavano lo stile mudejar, sia nella forma che nel colore, il bianco e il verde erano infatti i colori predominanti. Plaza del Torico e la sua fontana che sputa acqua dalle teste di toro è uno di quei dettagli che restano impressi nella mente.
In tarda mattina arriva il mio transfer che mi porterà all’aeroporto di Valencia per il ritorno a Roma.
Un luogo magico per un ricordo indelebile
Come si intuisce dal resoconto di viaggio, è stato un itinerario frenetico, sempre alla scoperta e in continuo movimento. Viaggio e vacanza sono infatti due tipologie di esperienza totalmente diverse tra di loro, quando si viaggia non esiste la parola riposo e anche ogni attesa non è mai tempo perso, ma tempo prezioso per scoprire un altro dettaglio, un altro momento da portare nel bagaglio dei ricordi.
L’Aragona è questo, è una continua scoperta, di luoghi poco conosciuti, molto spesso dimenticati, ma che meritano tutte le attenzioni possibili. Dalla mescolanza di stili e culture di Saragozza, fino ad arrivare a Teruel, dove il Toro sembrerebbe l’elemento dominante e invece è la storia mudejar a prendere il sopravvento. Passando poi per Tarazona e AlbarracÍn, mete ancora più isolate, ma che nascondono un’anima pura e serena, che ti darà modo di affrontare il viaggio in modo più consapevole, proprio per la tranquillità che trasmettono.
Arrivederci Aragona, ci rivedremo presto!