Capodanno al Casinò, ma senza andare lontano: in Italia ce ne sono 4 legali, ma ognuno di loro è un vero tuffo nella storia
Non vedo, non sento, ma regolamento
Ingresso dell’Hard Rock Casino, Atlantic City, sulle coste del New Jersey
In America i primi luoghi del gioco d’azzardo erano i saloon, influenzati da 4 città: New Orlenas, St. Louis, Chicago e San Francisco. Il saloon era a tutti gli effetti un luogo di ritrovo: gente con cui parlare, bere e giocare d’azzardo. Dopo il divieto generalizzato a inizio ventesimo secolo il gioco d’azzardo diventa legale nel Nevada, 1931, portando alla nascita dei primi casinò legalizzati americani.
Se hai già sentito Atlantic City come nome in un qualsiasi film o serie tv, don’t be surprised, è normale: divenne la seconda città più grande in America per il gioco d’azzardo.
La prima casa da gioco europea conosciuta fu il Ridotto, fondato a Venezia nel 1638 dal Maggior Consiglio per regolamentare il gioco d’azzardo durante il Carnevale di Venezia. Chiuso nel 1774 per le sue conseguenze economiche sulla nobiltà locale.
In Italia insomma la cosa fu diversa. La normativa sul gioco d’azzardo è stata spesso lacunosa e soggetta a (d)elusioni. Ci sono solo 4 case da gioco legali attualmente all’attivo:
- Casino de la Vallée a Saint-Vincent
- Casinò di Sanremo
- Casinò di Venezia, con la sede principale a Ca’ Vendramin Calergi e una distaccata a Ca’ Noghera
- Casinò di Campione a Campione d’Italia
Con una legge di fine dicembre del ’97 è consentita l’apertura di casinò sulle navi da crociera autorizzate, ma devono stare oltre 12 miglia nautiche dalle acque dell’Italia.
Le case da gioco italiane storicamente parlando stan sempre in zone vicino ai confini, e sono state autorizzate proprio per questo. Ossia, ridurre i flussi di giocatori che vanno all’estero, stimolando lo sviluppo economico in zone che ne hanno poco.
Le peripezie e i tentativi sono stati vari, considerando poi quest’ultima questione: nel dopoguerra, a San Marino, un casinò fu aperto nel 1947 e chiuso praticamente subito dopo, causa governo. Ma ora parliamo di quelli attivi, neh?
Casino de la Vallée, Saint-Vincent, Valle d’Aosta
Casino de la Vallée, Saint-Vincent, Valle d’Aosta. Pierluigi.Palazzi / Shutterstock.com
Il Casino de la Vallée di Saint-Vincent ha le proprie origini nel 1921. Il sindaco, Élie Page, ottenne l’autorizzazione per aprire una roulette stagionale legata al turismo termale, attività sospesa nella Seconda Guerra Mondiale, poi riaperta nel 1946 dal presidente della Valle d’Aosta. Venne inaugurato il 29 aprile 1947 dentro al Grand Hotel Billia, creando grosso interesse, tant’è che nel 2002 si crea appositamente una S.p.A. e nel 2010 il casinò diventa a tutti gli effetti un resort completo, integrando il Grand Hotel.
Uno dei più grandi e prestigiosi casinò d’Europa, superficie di 3.500 metri quadri su due piani. Ampia gamma di giochi da tavolo, specie roulette francese e americana, Blackjack, Punto Banco, Craps e certe varianti di Poker.
Opzioni di gioco? 400 slot machine 24 ore su 24 più sale fumatori, ingresso gratuito, parcheggio gratuito (quello Sud, che quello Nord solo se hai tessera) e dress code decoroso e dettagliato sul sito. No, niente sandali.
Casinò di Sanremo, Liguria
Casinò di Sanremo, Liguria, Italia
Perché Sanremo è Sanremo, ma il Casinò di Sanremo fu inaugurato il 14 gennaio 1905. Emblema dell’eleganza della Belle Époque, che dire: progettato dall’architetto francese Eugène Ferret in stile Liberty-Decò, inizialmente si chiamava Kursaal ed era concepito come un centro culturale e di intrattenimento per l’élite europea, ospitando concerti, spettacoli teatrali e ricevimenti. I primi croupier erano belga.
Nel 1927 Pietro Agosti, col supporto diretto di Benito Mussolini, ottiene il Regio Decreto del 22 dicembre 1927. Ciò autorizza l’apertura annuale del casinò in deroga alla normativa vigente; il casinò inaugura a gennaio 1928, con alcune iniziative: sotto la direzione di Luigi De Santis si fanno i Lunedì Letterari, il Festival della canzone partenopea e le rassegne di teatro e musica per valorizzare l’orchestra. Negli anni Trenta ci passa pure Pirandello .
Viene chiuso nel ’40 per la Seconda Guerra Mondiale, riaprendo molto rapidamente nel dopoguerra (31 dicembre 1945) vista l’importanza e la necessità di svago, ben capace di competere con le località della Costa Azzurra.
Nel ’51 il Casinò di Sanremo ospita la prima edizione del Festival di Sanremo nel suo Salone delle Feste, con la conduzione di Nunzio Filogamo. Il casinò rimane la sede del Festival della Canzone Italiana fino al 1976 quando l’evento passa al Teatro Ariston.
Dopo qualche gestione e qualche peripezia su uno scandalo di tangenti che lo porta al commissariamento nel ’69, negli anni ’80 la gestione passa al Comune di Sanremo.
Grande offerta di giochi da tavolo, inclusa la Roulette Francese e americana, Blackjack, Poker. 450 slot machine con jackpot e opzioni innovative. Ma Sanremo è Sanremo.
Casinò di Venezia, Veneto
Casinò di Venezia, sul Canal Grande. Venezia, Italia
Nella Repubblica di Venezia proliferavano in maniera decisamente legale molti club di gioco d’azzardo nel quartiere di Rialto. Erano circoli usciti in risposta al fatto che la Repubblica aveva vietato i giochi d’azzardo da strada.
Rendendosi conto che non si potevano fermare, il Maggior Consiglio di Venezia regolamenta la cosa, creando nel 1638 il Ridotto, in occasione del Carnevale di Venezia.
Il Ridotto viene ospitato a Palazzo Dandolo, diventando primo casinò pubblico e legale d’Europa. Sì: il governo ne traeva entrate statali, legittimandolo per sostenere la finanza pubblica, e pure per favorire l’ordine pubblico. Teoricamente era aperto a tutti, ma il dress code dell’epoca chiedeva maschere e cappelli a tricorno, de facto limitando la partecipazione almeno ai benestanti.
I giochi che si facevano erano principalmente il biribissi e la bassetta. La bassetta era un mix tra blackjack, poker e gin rummy, che faceva vincere fino a 60 volte la scommessa iniziale. Gioco buttato giù dal faro, che diventa famoso in America. L’amore americano lo riproponiamo fra poco.
Invece il biribissi era una specie di lotteria in cui si puntava su uno di 70 risultati. Chi vinceva prendeva 64 volte la scommessa, col Ridotto che teneva un margine dell’8,6%. Si faceva pure lo sbaraglino, tipo il backgammon britannico.
Nonostante tutto, da fine novembre ed entro fine anno, nel 1774 il Ridotto viene chiuso. Giorgio Pisani, riformatore veneziano, sostiene che era necessario per preservare la pietà, la disciplina e la moderazione dei veneziani.
Il Casinò di Venezia viene riaperto solo nel 1936 al Lido di Venezia, poi trasferito nel ’46 a Ca’ Vendramin Calergi, splendido palazzo rinascimentale sul Canal Grande, e diventa la sede principale. Nel 1999 si amplia con una seconda sede a Ca’ Noghera, vicino all’aeroporto Marco Polo, introducendo per la prima volta in Italia i giochi d’azzardo in stile americano.
Oggi è una specie di fusion: Ca’ Vendramin dà eleganza storica e Ca’ Noghera propone un’atmosfera contemporanea, giovane e dinamica, come nei curriculum.
Giochi tradizionali come Chemin de Fer, Punto Banco, Roulette Francese, Blackjack, Fair Roulette, Caribbean Stud Poker, e una selezione di oltre 550 slot machines. L’ingresso non è gratuito, però.
Casinò di Campione, Campione d’Italia, Lombardia
Casinò di Campione d’Italia, o Casinò Municipale di Campione d’Italia
Il Casinò di Campione viene fondato in uno dei momenti più propizi della storia, proprio nel 1917, durante la Grande Guerra… e rimane aperto per 2 anni, chiudendo il 19 luglio 1919. E sì, nasce come copertura per operazioni di spionaggio, sfruttando l’extraterritorialità e il clima mondano per fare incontri segreti tra le alte figure della burocrazia. Su progetto di Amerigo Marazzi e decorato da Girolamo Romeo, anche qui, Belle Époque.
Riapre il 2 marzo 1933, consolidandosi come uno dei più prestigiosi casinò d’Europa; nel 2007 vicino alla prima sede viene inaugurato un nuovo edificio su progetto di un architetto svizzero, Mario Botta. La nuova struttura ha 9 piani ed è grande 55.000 metri quadri, un investimento da 193 milioni di franchi svizzeri, leggasi 120 milioni di euro (du spicci).
Innovativo, bello, illuminazione di colore rosso e un’imponente cubatura che si vede da tutto il lago.
Suscita alcune critiche, “l’ecomostro”, data la sua forma spigolosa, ben a prescindere dal prestigio dell’architetto.
Nel 2013 il Casinò di Campione celebra 80 anni di attività, confermandosi come punto di riferimento economico della Lombardia.
Invece a luglio 2018 il Tribunale di Como ne celebra il fallimento (si fa per dire), dichiarando fallito il Casinò di Campione, incapace di versare le quote dovute al Comune di Campione d’Italia, suo unico socio. Al momento del fallimento aveva accumulato un debito di 132 milioni di euro, di cui 42 sarebbero dovuti andare al comune.
Cosa che si era già cominciata a sentire da inizio 2018, col licenziamento collettivo di 109 dipendenti su quasi 500. Ci sono state gravi ripercussioni, perché il Comune di Campione d’Italia è stato dichiarato in dissesto finanziario, sciogliendo quindi il Consiglio Comunale, licenziando in tronco 86 dipendenti comunali su 102, creando giusto qualche disservizio.
A dicembre 2021 la Corte di Cassazione revoca la sentenza di fallimento, permettendo alla società di presentare domanda di concordato preventivo in continuità aziendale. Questo perché, oltre al licenziare quindi in totale 500 dipendenti, praticamente si cancellava il turismo. E fu così che il 26 gennaio 2022 il Casinò di Campione viene riaperto, riassumendo 174 dipendenti.
Certo, non è di sicuro la Piccola Las Vegas…