60 anni dopo: viaggio nel borgo della tragedia, dove panorami e case in pietra raccontano il peggior disastro italiano

Maddalena, 19 Ott 2024
60 anni dopo: viaggio nel borgo della tragedia, dove panorami e case in pietra raccontano il peggior disastro italiano
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La storia che andiamo a raccontare oggi è una storia di rinascita e resilienza, più precisamente quella che riguarda il comune di Erto e Casso, a pochi chilometri dal confine tra Friuli Venezia Giulia e Veneto, circondato e protetto dalle imponenti vette delle Dolomiti Friulane. I due protagonisti della nostra storia, Erto e Casso, sono due borgate che conservano il sapore dell’antica vita di montagna e  che loro malgrado sono famose per essere state teatro forse del peggior disastro ambientale italiano: la tragedia del Vajont. Ma a sessant’anni da questo evento doloroso che sconvolse l’Italia intera, scopriamo come i borghi di Erto e Casso e i loro abitanti hanno superato la prova del tempo, riuscendo a trasformare un fatto doloroso in una storia di resistenza, che forse solo la gente delle nostre montagne può capire fino in fondo.

Pietre che parlano: storia e caratteristiche di Erto e Casso

centro storico

Visitare questi piccoli borghi mai dimenticati quindi, non vuol dire solo catapultarsi in uno degli scenari naturali più belli del nostro Paese, ma anche e soprattutto celebrare la memoria di questi luoghi e le radici di un passato la cui eco riecheggia ancora tra queste stesse montagne. Erto e Casso, adagiati sulle pendici opposte del Monte Toc come anime gemelle segnate da un destino comune, nonostante furono gravemente danneggiati nella loro struttura da quella immane tragedia, conservano intatto ancora oggi l’estremo fascino di quel mondo antico. Case in pietra, sassi grezzi e tetti spioventi, rimangono testimoni silenti di storie di vita semplice e contadina, scandita dal lento svolgersi delle stagioni. 

Le famose case-torri di Casso infatti, dal 1976 considerate monumento nazionale, sono un efficacissimo esempio di architettura rurale tradizionale e camminando tra queste stradine strette si riesce benissimo ad immaginare e quasi percepire la vita di un tempo, prima che la frana sconvolgesse per sempre l’aspetto di questi luoghi. Dagli scorci panoramici di Casso, è possibile ancora oggi riconoscere i segni della gigantesca frana che nel 1963 si staccò dal Monte Toc per poi precipitare tristemente nel bacino del Vajont. Ed è proprio questo l’aspetto più incredibile e affascinante di questi luoghi: la stessa natura che si è ribellata in modo così violento, presenta oggi alcuni tra i più belli percorsi escursionistici che attraversano la Val Mesazzo e la Val Zemola. 

Una dolorosa eredità che si trasforma in rinascita

paesaggi alpini nei dintorni di casso

Quando la frana colpì i villaggi di Erto e Casso fermandosi al loro limitare, segnò profondamente e in modo irreversibile l’identità e il tessuto sociale di queste comunità. Tanto che è inevitabile, visitando questi luoghi, confrontarsi con il peso e l’eredità di questa memoria. Se siete interessati ad approfondire la vicenda, segnaliamo che a Erto, il Museo del Vajont, situato all’interno del Centro Visite del Parco Naturale delle Dolomiti friulane, racconta con testimonianze fotografiche e diversi documenti storici, tutte le fasi di quel terribile disastro. Anche la stessa diga del Vajont è stata aperta al pubblico dal 2007, a testimoniare cosa può provocare l’incuria e l’ingordigia umana quando decide di valicare i confini imposti dalla natura. 

Ma abbiamo detto che questa non è solo una storia di dolore, quanto piuttosto di vita e riscatto. Gli abitanti di Erto e Casso infatti decisero con forza di voler sopravvivere, mantenendo vive le loro antiche tradizioni e dedicandosi alla produzione di oggetti artigianali come gerle, setacci e rastrelli, strumenti a dir poco preziosi per il procedere della vita quotidiana di un tempo.

Sport estremi tra scenari incredibili 

paesaggio tra erto e casso

La zona offre innumerevoli passeggiate e percorsi escursionistici adatti a tutte le preparazioni e a tutti gli equipaggiamenti, quindi amanti del trekking e della natura preparatevi ad attraversare i paesaggi più affascinanti delle Dolomiti friulane. Partendo da Casso è possibile percorrere un sentiero panoramico che conduce alla diga del Vajont, e i più preparati possono cimentarsi nella salita ai libri di San Daniele sul Monte Borgà, guadagnandosi il privilegio di una vista mozzafiato che abbraccia l’intera valle.

Inutile dire che in inverno l’intera zona si trasforma nel paradiso degli amanti degli sport invernali, dallo sci alpinismo alle più accessibili passeggiate con le ciaspole. Le vette che circondano Erto e Casso come il monte Duranno e il Cornetto, sono mete perfette per esperienze di questo tipo. Poi se siete proprio intenzionati a superare i vostri limiti, niente vi impedisce di provare la palestra di roccia naturale che si trova a Erto e che è ormai nota a livello internazionale. 

Una ricca e deliziosa cucina di malga

Un così grande dispendio di energie, richiede giustamente una cucina ricca e sostanziosa, quindi non può esserci niente di meglio che prevedere una sosta nei rifugi o nelle tante malghe che costellano i pascoli nei dintorni. Non esiste fatica che un bel piatto di polenta con selvaggina, il frico e le erbe che crescono spontanee nei pascoli d’altura, non possano ripagare.

Erto e Casso, borghi gemelli e custodi di queste valli, vi aspettano con tutto il calore delle loro comunità resilienti. Persone e luoghi che hanno saputo trasformare le cicatrici del passato preservando la propria identità e guardando al futuro. Se la storia d’Italia non vi lascia indifferenti o anche solo se non sapete resistere al fascino di alcune tra le montagne più belle al mondo, Erto e Casso non possono che scalare la vostra personale classifica sulle destinazioni da visitare questo inverno.



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