È il paese più “italiano” al mondo: 23 volte bella, un viaggio ai confini del mondo te la farà conoscere per poi innamorartene

Un paese civile dove la natura la fa ancora da padrona
Scritto da: luigi1954
È il paese più italiano al mondo: 23 volte bella, un viaggio ai confini del mondo te la farà conoscere per poi innamorartene
Ascolta i podcast
 

Questo racconto ha la speranza di fornire quelle informazioni sull’Argentina che non si trovano nelle guide e che fanno venire domande anche a chi la guida se l’è studiata a memoria. Una full immersion in un paese lontano, diverso, ma che merita il viaggio. 

Tutto quello che c’è da sapere per un viaggio in Argentina

Generalità

  • Italia: 302.000 km2, Argentina: 2.780.00 km2, 9 volte più grande.
  • Più che il PIL, conta il PIL pro-capite per conoscere il benessere delle persone: Germania 51000 $, Italia 38000 $, Grecia 28000 $, Cile 25000 $, Argentina 21000 $, Brasile 16000 $.

Assicurazione sanitaria

Abbiamo pensato che, per non avere problemi o anche pensieri di poterli avere, era indispensabile un’assicurazione sanitaria. L’abbiamo fatta con Europ Assistance per 2 persone, per 168 €, massimale 50.000 € valida per 23 giorni. Attenzione, le date di partenza e di ritorno, scritte sul contratto devono essere coincidenti con quelle dei biglietti dei voli, altrimenti, in caso di bisogno e di richiesta dei biglietti, se uno anticipa o posticipa il volo, in caso di sinistro, può perdere il diritto all’assistenza, anche se il sinistro è avvenuto nel periodo indicato nel contratto con l’assicurazione.

Agenzia sì o agenzia no?

Avendo deciso di partire solo qualche settimana prima, all’inizio ci siamo rivolti ad un’agenzia argentina che ci ha fatto un programma ma, confrontando i prezzi degli aerei con quelli di skyscanner, abbiamo visto che costavano il 30% in più. Anche gli alberghi che ci proponevano erano 4 o 5 stelle, ben lontano dal nostro modo di viaggiare. E poi avremo dovuto rispettare rigidamente le tappe visto che gli alberghi sarebbero stati prenotati e pagati in anticipo. Abbiamo così deciso di fare tutto da noi, prenotando solo la prima notte a Buenos Aires e poi ci saremo affidati alla sorte. Non abbiamo avuto mai nessun problema di alloggio, a parte Sesques, un piccolo paesino dove si teneva una festa religiosa ma anche li un alloggio è saltato fuori

SIM argentina

Appena arrivati, in un negozio vicino all’albergo, facciamo una SIM con l’operatore CLARO e per 30 giorni ci danno 25 GG, che ci basteranno per tutto il viaggio, a 8000 Pesos (P), circa 6,5 €, WhatsApp gratis e telefonate, con numero argentino, illimitate ai cellulari argentini e 1000 minuti ai fissi argentini. L’offerta a 10 GB costa 5000 P. Manteniamo WhatsApp col numero italiano e poi abbiamo un altro WhatsApp con il numero argentino che ci consentirà di collegarci da dovunque siamo.

Internet è presente nelle città e nei centri turistici. Assente in posti poco frequentati e, per esempio, nelle aree comprese fra centri urbani, cioè durante gli spostamenti in pullman, internet è assente.

Mappe

Comprato in Italia una mappa Cile-Argentina della Michelin, 1:2.000.000, a 8,50 € che ci è servita la sera a localizzarci in Argentina con una vista più estesa. Per gli spostamenti brevi o nei centri abitati, andavamo bene con Google Maps.

Aereo

Viaggio deciso in last minute verso il 14-15 dicembre, meno di tre settimane dalla partenza e quindi con prezzi oltre la media. Poiché avevamo due trolley e due zaini, abbiamo pensato di portare un solo bagaglio da stiva da 23 kg. I prezzi sono stati i seguenti:

  • 1° biglietto: Roma-Parigi-Buenos Aires-Amsterdam-Roma con KLM-Air France. Costo: 892 € con sia trolley che bagaglio piccolo da portare a bordo (che assieme, in teoria, non devono superare 12 kg). Partenza il 7 gennaio ore 6,20 da Roma, arrivo alle 8.35 a Parigi e ripartenza alle 10,30 per Buenos Aires (BA) dove arriviamo alle 20.30. 14,25 ore di volo. Ritorno BA-Europa 16,25 del 29 gennaio via Amsterdam.
  • 2° biglietto: Londra-Parigi-Buenos Aires-Bruxelles-Londra con Air France. Costo 1033 € con bagaglio da stiva da 23 kg, un trolley e bagaglio piccolo. Gli ultimi due da portare a bordo. Partenza il 7 gennaio ore 5,40 da Londra, arrivo alle 8.35 a Parigi e ripartenza alle 10,30 per Buenos Aires (BA) dove arriviamo alle 20.30. Ripartenza BA-Europa 16,25 del 29 gennaio via Amsterdam.

Prenotando prima si può pagare 700 € come ci ha detto un ragazzo incontrato a El Calafate, partito da Roma con altra Compagnia. Per i voli interni, vale lo stesso discorso. Prima si prenota meglio è. In Argentina non esistono low-cost e l’unica società affidabile è Aerolineas Argentinas. Esiste anche FlyBondi, ma spessissimo i voli sono cancellati e sono scorretti verso il cliente. Gli aeroporti a BA sono 2: Ezeiza-Pistarini, per i voli internazionali e Jorge Newberry (detto Aeroparque) per i voli interni. Per i bagagli non sono rigidi ma pesano il trolley ed eccedendo di 2 kg, lo fanno svuotare e mettere nel bagaglio piccolo. Questi i voli acquistati in Argentina:

  • BA-El Calafate 3h 15min di volo. 250 €/persona, compresi 1 bagaglio piccolo+trolley da 8 kg in cabina+valigia 15 kg stiva
  • El Calafate-Salta via Cordoba 3h 15min + 1h 20min di sosta. 406900 P, 350 €/persona. Stessi bagagli di BA-El Calafate.
  • Salta-Iguaçu1h 50min di volo. 196 €/persona. Stessi bagagli di BA-El Calafate.
  • Iguaçu-BA 1h 50min di volo. 58 €/persona con FlyBondi. Bagaglio da 6 kg incluso.

A parte si pagano: valigia da portare a bordo fino a 9 kg: 13$, fino a 12 kg da stiva: 12 $, fino a 20 kg da stiva: 20 $.

Imbarchi rapidi e con poche formalità. Una volta siamo decollati prima dell’orario di partenza e atterrati molto prima.

Fuso orario

Differenza oraria fra Italia e Argentina: 4 ore (5 con ora legale in Italia).

Hotel

Dovunque economici per viaggiatori non esigenti, come noi ma, a parte a Sesques, sempre bagno in camera. Si paga con carta di credito e viene applicato non il cambio ufficiale ma quello cosiddetto blu. La carta di credito è universalmente accettata anche in piccoli luoghi. La colazione è quasi sempre inclusa ma fa pena e pietà perché oltre ad acqua e caffè e la dannatissima aranciata super zuccherata in cartone, danno un cornetto, pane e le scatolette di burro e marmellata. Ma in alcune realtà danno anche il dulce de leche di cui alla fine del viaggio non potevamo più fare a meno.

Cambio

Abbiamo sbagliato a portarci 2500 fra euro e dollari in contanti per fare il “cambio nero”, qui detto blu, tanto lo stesso tasso di cambio veniva applicato usato con la carta. Bastano 3-400 € per le piccole spese. Comunque, un po’ abbiamo cambiato al cambio blu, specie all’inizio, quando non avevamo cognizione del meccanismo del cambio e poi anche per avere dei P a disposizione per ogni evenienza. Il P non vale nulla fuori dall’Argentina e quindi è meglio cambiare a poco a poco in base alle necessità. Anche perché il cambio oscilla e non sempre a vantaggio dell’euro, almeno in periodi brevi. Come regola generale, chiedere sempre di pagare in Pesos e mai in € o dollari, perché sul pesos, sia il commerciante, che la carta (credito o debito) applica il cambio blu. Che equivarrà a molti meno € rispetto a quelli che sono stati richiesti. il cambio ufficiale (880 P per 1 € nel nostro periodo) non ci è stato mai applicato, salvo nel noleggio della macchina, prenotata in $, ma, avendo chiesto di pagare in P, abbiamo risparmiato un sacco di soldi. Non portare pezzi piccoli, tipo 20 € perché non li cambiano o se lo fanno il cambio è peggiore. La migliora pezzatura è 50 € e 100 $. La mia carta di credito MasterCard, ed anche il Bancomat, mi applicano il 2% in più sul cambio applicato, vale a dire il 2 % in più sulla spesa effettuata. Il sovraprezzo del 2 % non è indicato nelle spese elencate in questo racconto ma in totale saranno stati 60-70 €.

Perché si fa il cambio blu? Ci sono argentini, specie delle grandi città, che per svariati motivi, turismo, visite a parenti, emigrazione per lavoro, hanno bisogno di dollari o € per mettersi in viaggio. Solo che se si rivolgono alle banche, le commissioni per loro sono altissime e allora si rivolgono ai cambia valute stradali che quindi hanno bisogno di valuta estera per venderla agli argentini in cambio di P. Sono davvero tantissimi e acquistare e rivendere valuta estera, gli consente un guadagno del 5-6 %, senza rischi, senza tasse e commissioni. Tirano fuori pacchi di soldi enormi, in tutta tranquillità, anche perché il taglio massimo della banconota è 1000 P (1 € circa!) anche se a Salta vediamo banconote da 2000 P. Un esempio: loro ti comprano 100 € e ti danno 1240 P/€ e rivendono i 100 $, ai locali a 1300 P/€, con un guadagno di circa il 4,8 %. I $ li comprano a 1170 P/$ e li vendono a 1250 P/$, con un guadagno di circa il 7 %. Come sicurezza, non c’è problema perché sono professionisti e l’errore di uno lo pagherebbe tutto il sistema. Ovviamente applicare bene il cambio concordato e contare bene i soldi quando li danno.

Rent a car

Anche qui vale il discorso dell’anticipo nella prenotazione e comunque le tariffe variano, anche di molto, di giorno in giorno anche per lo stesso giorno di prenotazione. Pessima azione di Rentalcars che ci accetta una prenotazione, abbastanza conveniente, e poi ce la disdice con la scusa che non c’erano auto disponibili. Non è vero, si erano dimenticati di aggiornare i prezzi. A pochi giorni dal ritiro prenotiamo una Renault Sandero con Sixt a 150 € per 7 gg (dal 18 al 25 gennaio), km illimitato e pieno-pieno. In realtà, il costo era 223 $, cioè 199 €, ma chiediamo di pagare in P e ci addebitano 150 € per le strane maganzie del cambio! Abbiamo la nostra assicurazione annuale per cui non la facciamo al banco dell’aeroporto. Non avendola, è indispensabile farla per lo stato delle strade che è variabile. Vanno dallo sterrato all’asfaltato (ruta pavimentada) e a volte, persino nella Ruta 40, ci sono delle strettoie dove due auto non passano ed occorre fare manovra. Ma, non abbiamo mai avuto difficoltà serie. L’unica cosa saggia è di fare benzina quando possibile perché i distributori scarseggiano, specie nei piccoli centri. Presenza polizia: zero. Parcheggio a Salta: ci si arrangia oppure un parcheggio privato o dal commerciante sotto casa che ha un cortile, costa 2€/giorno.

Ecco il circuito fatto con la macchina a noleggio:

Aeroporto Salta-Salta città; Salta-Payogasta-Cachi (Ruta 60 e poi 33 sterrata); Cachi-Seclantas-Molinos (Ruta 40 sterrata); Molinos-Cafayate (Ruta 40 sterrata salvo ultimo tratto); Cafayate-La Vina-Salta (Ruta 68 pavimentata)-San Salvador de Jujuy (si legge Cucui)-Tilcara (Ruta 9 pavimentada); Tilcara-Purmamarca (Ruta 9 pavimentada)-Salinas Grandes-Susques (Ruta 52 pavimentada); Susques-Viadotto Pulverilla (si legge Pulverija) (Ruta 40 sterrata)-San Antonio de los Cobres (Ruta 51 sterrata e poi pavimentada); San Antonio de los Cobres-Quebrada del Toro-Salta (Ruta 51 pavimentada); Salta città-aeroporto.

Alcuni chilometraggi, km:

  • Aeroporto-Salta 13
  • Salta-Passo (Mirador de la Ventanita) 92
  • Passo-Cachi 61
  • Cachi-Las Molinos 52
  • Las Molinos-Inizio strada pavimentada 86
  • Inizio strada pavimentada-Cafayate  29
  • Cafayate-Garganta del Diablo 48
  • Garganta del Diablo-El Carril 104       
  • El Carril-Tumbaya 199
  • Tumbaya-Purmamarca 4
  • Purmamarca-Humahuaca 74
  • Humahuaca-Purmamarca 69
  • Purmamarca-Salinas Grandes 66
  • Salinas Grandes-Susques 80
  • Susques-Pulverilla 108
  • Pulverilla-Bivio Ruta 51 11
  • Bivio Ruta 51-San Antonio al Cobre 4
  • San Antonio al Cobre-San Antonio al Cobre 8
  • San Antonio al Cobre-Salta 166
  • Salta-aeroporto 13       

Sono stati percorsi 1287 km con una spesa complessiva per benzina di 55 € ed un consumo, medio, di 15,40 km/L che però è variato: 15,11 km/L, 17,61 km/L e 14.50 km/L, a seconda dello stato della strada e della quantità del pieno fatto. La media dei prezzi della benzina è di 0.648 €/L (806 P/L).

Altura

All’inizio avevamo paura di avere il fiatone a 3000 m, pur stando in macchina senza muoverci ed abbiamo comprato foglie di coca a Salta (legali in questa zona) a 1 € una bella busta, ma poi, anche a 4600 m non ci siamo accorti di esserlo e quando ce ne siamo accorti ci siamo spaventati e abbiamo preso le foglie di coca di cui, tuttavia, non bisogna abusare perché danno un senso di straniamento e di assenza che può essere pericoloso alla guida. Basta appoggiarle all’interno della guancia dove lentamente avviene il rilascio delle sostanze rilassanti.

Sicurezza

Mai abbiamo avuto problemi di sicurezza, pericoli o fregature, specie dai tassisti, come ci avevano preannunciato. Esiste anche Uber che è più economico del taxì ed anche qui ci sono delle tensioni fra loro. Come turisti, non abbiamo mai avuto tempo di frequentare zone pericolose, ma, nel caso, ci saremo andati con un gruppo apposito, come si fa per le favelas di Rio de Janeiro. Ma perché andare a vedere la povertà? Forse perché sono il termometro della situazione vera di un Paese. Abbiamo però visto a Buenos Aires, in zone centrali, persone che letteralmente si calano nei cassonetti in cerca di cibo o di metalli che poi rivendono. Tutte le persone incontrate si sono dimostrate gentili, disponibili e molto rilassate, in particolare nelle zone poco battute dai turisti. Per gli italiani, poi, c’è un’accoglienza speciale, come abbiamo notato in altre parti del mondo.

Abbigliamento

Consideriamo che si passa dal gelo di El Calafate, ma nemmeno tanto, al clima tropicale di Iguaçu. Salta è in alto e si sta bene, a parte in altura con il sole. Una giacca a vento ci vuole, per El Calafate sera tardi e soprattutto per il vento di El Chalten e quando si va in barca. Poi occhiali da sole, cappellino e crema solare 50. Calzoncini corti e ciabatte per le cascate di Iguazzù. Un paio di pantaloni lunghi di tela per una serata in ristorante di livello e per lo spettacolo di tango. Avevamo scarpe da ginnastica e scarponi per le scalate, ma se si è in forma, le prime bastano e avanzano. Magari, due bacchette sono utili per le discese.

Diario di viaggio in Argentina

1° giorno – 7 gennaio 2024 – domenica

Partiti da Roma Fiumicino per Parigi con Air France alle 6.20. Ciò ha comportato un arrivo in aeroporto alle 4.45 con partenza dalla stazione Termini alle 4.15. Carta di imbarco valida anche per la tratta Parigi-Buenos Aires dove arriverà anche il valigione da 23 kg partito da Londra. Due trolley e due zaini piccoli li portiamo con noi a bordo. A Parigi facile trasferimento al gate Air France per Buenos Aires (BA) tramite corridoi interni del transfer. Partenza alle 10.30, con mezz’ora di ritardo. Solo un pasto discreto e poi salatini e dolcetti, insomma junk food. Facciamo un brindisi privato all’attraversamento dell’equatore, visibile nel visore, posto davanti al sedile, che fornisce le coordinate della posizione dell’aereo in tempo reale.

Arrivo in perfetto orario all’aeroporto Ezeiza-Pistarini (EZE) alle 20.30 del 7 gennaio che in Italia sono le 0.030 del 8 gennaio. Ritiriamo il bagaglio che gira già sul nastro ed usciamo dall’aeroporto. Si avvicina un tassista abusivo che ci propone 30 € per portarci in albergo, poi scende a 25 €, ma andiamo decisi a cercare il bus di linea (8A), che porta al terminal di BA, peraltro vicino al nostro hotel. Saliamo sul bus e cerchiamo di pagare al conducente e poi con la carta ma sono opzioni non percorribili. Mentre ci affanniamo ci dicono che avremo dovuto acquistare una sorta di carta abbonamento a terra. Intanto, mentre siamo in palese difficolta, un ragazzo che sale se ne accorge e si offre di pagarci i due biglietti. Lo ringraziamo e faremo altrettanto quando scende e ci saluta. Aiutare turisti in difficoltà è sempre meritevole. Dopo un’ora scendiamo dal bus ad una fermata prima del terminal e in 5 min di cammino siamo in albergo.

Albergo Astoria, in edificio novecentesco in pieno centro, Avenida 9 de Julio, a 10 min a piedi dalla Casa Rosada, stanza 105 al II piano, unico albergo prenotato con Booking.com dall’Italia ma pagato in loco, 80.000 P con carta di credito (cc) che al cambio blu applicato da Mastercard (1064 P/€), viene 75 € per due notti per due persone colazione inclusa. Il bagno è un po’ piccolo ma le cose essenziali ci sono tutte. Abbiamo la finestra sullo stradone ma i doppi vetri ci proteggono dai rumori del traffico. WI-FI buona, condizionatore, che qui serve perché siamo in piena estate. Ascensore primi novecento con grata scorrevole un po’ retrò ma funzionante. Portiere simpatico e comunicativo e si capisce anche quando parla in spagnolo.

2° giorno – 8 gennaio 2024 – lunedì

Scendiamo alle 10 a fare colazione. Spartana: cornetti e caffè e poi scatolette con marmellate burro e pane. Succo di arancia in cartone. Acqua a volontà. Risaliamo in camera per organizzarci e alle 12,20 usciamo dall’Astoria per fare un giro. Compriamo la SIM argentina. Andiamo in giro per Buenos Aires, verso il centro. Vediamo la casa Rosada da fuori che è l’ufficio del Presidente della repubblica, oggi Milei, che abita da un’altra parte. Non come il Quirinale quindi. La casa Rosada è aperta solo nei fine settimana su prenotazione e davanti c’è la Plaza de Mayo, tante volte vista in televisione per le madri dei Desaparecidos, che giravano intorno alla piazza manifestando silenziosamente. In un lato della piazza, verso la Casa Rosada, c’è una specie di sacrario, protetto da vetri fino ad una certa altezza, con centinaia di pietre con i nomi e alcune con le date di nascita e di morte, scritti o incisi e tantissime fotografie di giovani, probabilmente scomparsi o uccisi. Ma non sappiamo cosa rappresenti e non ci informiamo però la sensazione è angosciante anche perché alcune date riportate sui sassi sono molto recenti. Continuiamo per via Florida, la via del cambio nero, che qui si chiama blu. Il cambio blu che ci faranno per strada, a conti fatti, sarà simile, se non peggiore, rispetto ai pagamenti fatti con la carta che “rispetta” il cambio blu e, anzi, fa un cambio leggermente più favorevole. Ci pentiremo di aver portato alcune migliaia di €, convinti che cambiare per strada sarebbe stato più conveniente. Ci rendiamo conto anche che qualunque esercizio commerciale, vende applicando il corrente cambio blu e mai il cambio ufficiale (880 P per 1 €). Sono le 16.20 e il museo di BA chiude alle 17 e quindi non ci andiamo. Entriamo nella chiesa di Nostra signora della Mercede. Una chiesa baroccheggiante, nulla di che.

In calle Florida, una signora ci offre il cambio blu a 980 P/€ ma sapevamo che 1 € equivaleva a 1000 P e andiamo avanti ed un ragazzo ci offre 111000 per 100 € (quindi 1110 P/€ mentre il cambio ufficiale viene 880 e quindi ci guadagniamo 230 P, il 26% in più rispetto al cambio ufficiale). Ci porta al 7° piano di un palazzo, entriamo in un ufficio e diamo 100 € in due banconote da 50 €. Poi conta con una macchinetta i P che ci deve dare, prima 100.000. Prende il mazzetto da 100.000 e lo mette da una parte non visibile, come Emanuela aveva notato e infatti non lo vedevamo più. Poi mi dà il mazzetto degli altri 11.000 e subito dopo quello da 100.000 P che aveva messo da parte. Stavamo per uscire ma Emanuela mi dice “papà non sarebbe meglio contarli? Vero! Li contiamo a mano, davanti al ragazzo che avevamo incontrato per strada, e ci accorgiamo che mancano dei soldi. Anche il ragazzo lo nota e ci aggiunge dei soldi. Allora li ricontiamo e mancano altri 9000 P. Il ragazzo ce li dà senza fiatare dicendo “Ah queste macchinette, a volte quando è umido la macchinetta non li conta bene perché si appiccicano. Sai, dice, noi li contiamo con la macchinetta perché i turisti hanno fretta. Allora uno gli doveva dire: “no, mi pare che li contate con la macchinetta per fregare i turisti”. Ci lasciamo in buona. Compriamo uno zainetto dai cinesi a 8 €. Pranzo a El Patio, Reconquista 269, in centro: un vecchio convento, si pranza sotto un lato del porticato che circonda il chiostro dei frati. Buono (cc, 16.200 P, 15.22 € al cambio di 1064 P/€ che vediamo dal SMS che arriva dalla cc).

Andiamo a vedere la biblioteca-libreria che prima era un teatro, El Ateneo-Grand Splendid; resta la platea, nel palcoscenico hanno fatto un caffè con tavolini dove le persone si incontrano. Con una scala mobile si va nel sotterraneo dove ci sono i libri per bambini mentre con un ascensore si accede al primo e secondo ordine. Nei palchi sopra il palcoscenico la gente prende i libri e si mette a leggere, anche seduta per terra. Interessante.

Tornando a casa, passiamo davanti al Parlamento, che assomiglia a Capitol Hill, il parlamento americano, e, vicino al nostro hotel, in Avenida de Mayo, ci troviamo davanti a palazzo Barolo costruito nei primi anni del 1900 da un architetto italiano che si rifà alla divina commedia ma la visita guidata all’interno del palazzo costa 16000 P a persona e non la facciamo. Vediamo un ragazzo di free-tour.com che, nell’ingresso, spiega il palazzo alle persone intervenute. Ascoltiamo un po’e poi andiamo via. Lo rivedremo il giorno dopo al “cimitero”. Ci riposiamo in hotel e poi andiamo a cena al ristorante consigliatoci dal nostro dottore di fiducia che ci ha dato tante informazioni sul Paese. Il ristorante è: La Cabana Las Lilas a 15 min dall’albergo, superata la casa Rosada.  Ottimo anche se un po’ caro rispetto agli altri che incontreremo: 108.000 P (98 € al cambio di 1110 P/€).

3° giorno – 9 gennaio 2024 – martedì

Torniamo a Plaza de Mayo per vedere la Cattedrale che da fuori pare un tempio greco con le colonne. Si riconosce che è una chiesa solo perché c’è la cupola. A Roma sarebbe una chiesa di periferia e non è nemmeno tanto grande. L’unica cosa interessante è che all’ingresso ce un video di Papa Francesco quando era vescovo che fa la messa e sermoni, poi dentro la chiesa c’è una cappella con la tomba di un colonello argentino con due guardie all’ingresso che la presidiano continuamente, accanto alla bandiera argentina. Nelle chiese italiane non ci pare di aver mai visto l’ostentazione di bandiere italiane ma solo dell’ostia consacrata. Andiamo poi con Uber al cimitero di Recoleta, inaugurato nel 1881, 4 € a persona dove non volevamo andare perché “..ma noi abbiamo il Verano…” e invece si dimostra molto ma molto interessante. Troviamo su internet una visita gratuita inglese che quando arriviamo ci accorgiamo che è fatta dallo stesso ragazzo di free tour della sera prima. Ci spiega la storia del cimitero e le tombe dei personaggi più importanti e ci racconta di ripicche fra parenti, anche da morti. Vediamo la tomba della famiglia Duarte dove è sepolta anche la companera Evita Peron, nata nel 1919 e morta nel 1952 (ma sulla lapide c’è scritto 1997, anno della sepoltura) e che pensavamo chissà che fosse, invece è molto semplice e sobria. Anche qui la guida ci racconta gli aneddoti e le peripezie del suo corpo per evitare che venisse dileggiato. La tomba è sempre piena di fiori freschi, segno che è ancora viva nel cuore degli argentini. E poi la storia della tomba di un generale mezzo fascista che ancora oggi periodicamente subisce dei vandalismi. Facciamo un’offerta libera alla guida di 10 euro.

Andiamo a vedere il distretto di Caminito, pieno di colori e localetti artigianali per mangiare e per comprare, molto carini, tipo Testaccio a Roma o i Navigli a Milano. Passiamo sotto la Bombonera, il mitico stadio da circa 60.000 spettatori del Boca Juniors, la squadra più tifata dell’Argentina, ma non entriamo perché è chiuso. Intravediamo dalle transenne il campo perché stanno facendo dei lavori. Passeggiamo per il quartiere e andiamo a pranzo al Gran Paraiso in Josè Garibaldi 1428 dove si ordina il pranzo e si scelgono i pezzi di carne che grigliano con la brace davanti al cliente che dice “molto cotta, poco cotta, va bene”, e poi si porta tutto in un giardinetto pensile molto carino e silenzioso che si raggiunge con delle scale. Ritorniamo in albergo a piedi facendo tutto il centro, passando in una via dove molti negozi vendono il dulce de leche che è una crema molto viscosa, saporita e molto dolce e di cui diverremo quasi schiavi. Ci sediamo anche su una panchina circondata da statuine di Mafalda e i suoi amici, personaggi di Quino, fumettista argentino di Mendoza.

4° giorno – 10 gennaio 2024 – mercoledì

Alle 5.30 del mattino, senza colazione, chiamiamo Uber che con 4 € ci porta, in 30 minuti all’aeroporto Aeroparque, il secondo di BA, un Ciampino del Sud America. Partiamo alle 7,20 per El Calafate, in Patagonia, per vedere i ghiacciai. Facciamo la fila per imbarcare il bagaglio. Tutto liscio, un bagaglio da 15 kg imbarcato, poi a bordo abbiamo portato i due trolley, massimo 10 kg e due bagaglio a mano piccoli. Il trolley lo pesano e se superiore a 10 kg, fanno tirar fuori roba che uno mette nel bagaglio a mano piccolo o si porta a mano se sono indumenti. A mano porto la giacca a vento, il maglione e racconti di viaggio e cartine. Ci danno in automatico i posti a fianco dell’uscita di emergenza, più larghi ma più penalizzanti per la vista. Durante il volo, perfetto, danno uno snack, tipo barretta e un caffè. Alle 10.40, dopo circa 3 ore di volo, atterriamo a El Calafate, prendiamo i bagagli e in aeroporto ci informiamo per la macchina da prendere per 6 giorni, fino al 17 gennaio e con la quale andremo, vorremo andare, al Parco Torres del Paine in Cile e poi a El Chalten in Argentina. Ma non ci sono macchine disponibili per tutto il mese di gennaio. Purtroppo, comincia a farsi sentire l’improvvisazione della partenza fatta meno di un mese prima.

Paghiamo il biglietto del bus e partiamo per il paese di El Calafate con la compagnia VES, che in minibus, in 20 minuti, ci porta direttamente all’albergo Amancay, che avevamo prenotato il giorno prima, che sembra una bomboniera. Ci danno una stanza al primo piano e dalla finestra vediamo un cortile con dei tavoli e sedie dove si può stare e collegarsi a Internet. La signora della reception è deliziosa e gentile e gestisce l’albergo con il marito e un figlio piccolo che tiene sempre in braccio. Passiamo il giorno a passeggiare per il paese e a chiedere informazioni. Il paese è costruito per il ghiacciaio, ed è tutto turistico. Andiamo al ristorante La Tablita, anche questo consigliatoci dal nostro medico, ma c’è un’ora di attesa e ci prenotiamo per il giorno dopo ripiegando sul ristorante Casimiro Bigua, specializzato in carne alla brace. Buono, 40.000 P, 34 €. Tornando a casa prendiamo il cibo per la crociera di domani al supermercato La Anonima con ottimi prezzi.

5° giorno – 11 gennaio 2024 – giovedì

Prenotiamo la crociera sul lago argentino che è all’interno del Parque Nacional de los Glaciares, con la motonave Maria Turquesa. Speso 336000 per la crociera per due persone, equivalenti a 287 € ma li vale tutti. Anticipiamo la colazione alle 6.45 (ottima colazione artigianale) e alle 7,20 passa un bus da 50 posti che fa il giro degli alberghi. Il pullman che ci viene a prendere in albergo percorre in 40 minuti i 50 km che separano El Calafate dal Parc de los Glaciares. All’ingresso del Parco sale un ranger che chiede chi pagherà in cash e chi con la carta di credito e questi ultimi vengono invitati a scendere e ad andare a fare il biglietto che costa 15120 P in due, 12.90 €. Sconto per over 65 (ahimè) solo per argentini (ahimè) e questa discriminazione ci dà un fastidio enorme perché ufficializza la volontà di sfruttamento del turista.

Riprendiamo il pullman e dopo altri 10 minuti all’interno del Parco, arriviamo all’imbarcadero dove saliamo in un catamarano dove ci indicano il nostro tavolo in una sala che sembra un refettorio, con tavoli da 6 posti. Ma i posti non sono vicino al finestrino, allora individuiamo due posti sparsi uno dietro l’altro ma vicino al finestrino e li occupiamo dopo aver fatto spostare le cose a due coppie che avevano occupato i posti. All’inizio del viaggio, una voce, prima in spagnolo e poi in inglese, spiega le origini del ghiacciaio e della zona.

Siamo circondati da un cerchio di ghiaccio e i monti più distanti sono innevati ma non completamente, anche perché qui è estate piena. Dopo 1 h di navigazione arriviamo prima in un ghiacciaio, senza un nome definito, dove ci soffermiamo attorno ad un iceberg vicino al quale i marinai pescano dei blocchi di ghiaccio, purissimo, compatto e trasparentissimo e con i quali ci facciamo le foto.

Iceberg piccoli galleggiano qua e là attorno a noi e abbiamo la fortuna di apprezzare la grande trasparenza del ghiaccio ed i riflessi celesti. Ci dirigiamo poi verso il ghiacciaio Spegazzini. Compare il ghiacciaio, che è una barriera di ghiaccio fra due monti, che si espande per 1000 km2 che significa un quadrato di lato 33 x 33 km, 1/3 della Valle d’Aosta. Solo che dal basso noi vediamo solo la parte terminale e non si vede che dietro continua. Ci dividono in due gruppi, parlanti spagnolo e inglese, per lo sbarco su una sponda del lago. Ci raccomandano di non andare fuori sentiero, per non rovinare la flora, di non raccogliere niente, di non spostare sassi e di non far volare droni, non pipi e non salire sui tronchi. Tutta l’area fu assegnata gratuitamente all’inizio del 1800 ai coloni europei che ne facevano richiesta, perché impiantassero degli allevamenti di bestiame. Passeggiamo mezz’ora nella foresta stando attenti a seguire il sentiero. Alla fine della passeggiata ce uno spiazzo, Puesto La Vacas, dove ce una casa della famiglia del primo colono che visse qui nel 1820 e poi le successive generazioni sono rimaste li. L’ultimo della famiglia aveva un ranch di mucche e abitò nella stessa casa fino al 1990 e morì nel 2018. Nessuno gli successe perché il figlio morì prematuramente. Alle 13 ci passano il pranzo e ci rimettiamo in navigazione per il ghiacciaio Uppsala e poi per il Perito Moreno. Vicino alle pareti di ghiacciai, ogni tanto si sente un boato e si vedono le pareti del ghiacciaio che si staccano e cadono nel lago. Alle 17 finisce il magnifico giro e contenti e soddisfatti riprendiamo il pullman.

Tornati a El Calafate ci fermiamo ad un rent a car per l’affitto di un’auto per 6 gg per andare a Torres del Paine, in Cile, e poi a El Chalten, per restituire l’auto all’aeroporto di El Calafate. La compagnia chiede minimo 3 gg di affitto, ma l’auto è disponibile dal 13 gennaio per 71000 P/giorno per 5 gg, 61 €, che non è poco, con 300 km/g, cioè fino a 1500 km per 6 gg. In più, 28000 P/g, 24 €/g per andare all’estero, in Cile e più 20 P/g per drop off in aeroporto, visto che dopo il giro partiremo per Salta. Rinunciamo per il prezzo alto e perché non possiamo aspettare fino al 13. Riprogrammiamo noi stessi e maturiamo di soggiornare a El Chalten dal 12 al 17 gennaio. Faremo camminate nei dintorni per 4 giorni pieni e quindi la macchina è inutile. Così facendo, rinunciamo ad andare a Torres del Paine che ci ripromettiamo di fare in futuro.

Ci facciamo prenotare il biglietto dall’albergo e ci arriva un sms al cellulare argentino, 36000 A/R a persona, 30 €/p. Attenzione che quello che arriva non è il biglietto ma il voucher ed il biglietto va ritirato alla stazione degli autobus poco prima della partenza.

Andiamo poi al ristorante la Tablita che avevamo prenotato alle 21. Molto buono, agnello alla brace a volontà, 45500 P, 39 €. Finiamo in bellezza alla birreria Mitos il cui titolare ci fa assaggiare varie birre e ci consiglia, prima di arrivare alla scelta definitiva (2 birre da ½ litro, 2600 P, 2.26 €)

6° giorno – 12 gennaio 2024 – venerdì

È il giorno della partenza per El Chalten, che significa montagna fumante perché perennemente coperto dai vapori delle nuvole, ma, la mattina dopo, Minù vomita tutto l’agnello che poi ho mangiato anche io ma sto bene. 2520 P, 2 €, per andare in taxi dall’albergo Amancay fino alla stazione degli autobus. Ci mette 5 minuti e arriviamo alle 7.50 ma comunque il pullman della El Chalten travel (36000 P/persona, A/R, 30 €) parte alle 8.15 invece delle 8. Chiediamo i posti davanti per evitare nausee e ci accontentano. I posti sono molto distanziati da quelli davanti e i sedili molto reclinabili, quindi comodi. Minù accetta il viaggio in maniera stoica e rassegnata.

Alle 11.00 siamo a El Chalten, un agglomerato indistinto di case e negozi e capannoni, cresciuto nel nulla sulla spinta del turismo, non è un paese, è solo per turisti e operatori economici, come El Calafate. Vediamo dove alloggiare perché non abbiamo albergo, nulla di nulla.

Alla stazione dei bus ce un centro informazioni e chiediamo info sulla posizione di un hotel che abbiamo trovato su booking, per due notti in due a 174.000 P, circa 150 €. Ma all’ufficio informazioni non sanno dove si trovi. Alla fine, capiscono dove sta e ci scrivono l’indirizzo che giriamo al taxi che per 3 € ci porta alla fine di una stradina. Da lì, seminascosta dalla boscaglia, si scende una scaletta e vediamo la struttura ma non ce nessuno. Poi, spunta una signora che ci dice che gli appartamenti appartengono ad un certo Antonio del supermercato Pachamama, vicino alla stazione dei bus. Andiamo al supermercato e troviamo Antonio alla cassa e gli chiediamo una stanza per 5 giorni, ma ci dice che non ce posto. Allora gli facciamo vedere booking e dice che ha posto solo per 3 notti. Io dico che va bene per 3 notti ma lui dice “ma se vi serve x 5 che ve ne fate x 3 notti”? Poiché è un po’ ottuso e non capisce, vado nel negozio vicino per avere campo e intanto chiedo ai bottegai se conoscono un ostello. Telefonano e hanno la stanza a 84 $/notte al hostal Lo de Trivi (lodetrivi@hotmail.com, +549 2966 6468 57). Prendiamo un taxi con le valige e arriviamo al Trivi che ci fa la stanza a 77000 P/giorno, 231000 P per 3 notti, circa 200 € in totale. La cosa bella è che abbiamo l’uso della cucina h 24 e possiamo cucinare come vogliamo comprandoci la carne che costa poco (l’agnello 8 €/kg). La stanza che ci danno per 3 notti è meno che essenziale, non c’è nemmeno un armadio né un attaccapanni, siamo praticamente accampati con le valige nell’anticamera e i cappotti sparsi sopra. Ce il bagno e la doccia ma lo spazio e risicatissimo. È proprio un buco, ma qui i prezzi sono stratosferici.

7° giorno – 13 gennaio 2024 – sabato

Usciamo alle 12 per andare ai due mirador facili, usciamo e prendiamo a sinistra. Mangiamo una porzione di schifosissimi ravioli a 11000 P l’una ,9 €, scotti e insapori e decidiamo di non mangiare più fuori. I locali, che vivono di turismo, risentono dei prezzi altissimi, pur avendo uno sconto del 10 % che però non basta. Infatti gli argentini che vediamo fanno solo il campeggio. Poi andiamo alla fine del paese, oltre la stazione degli autobus e dopo aver attraversato un ponte, imbocchiamo il sentiero per il mirador del Condor da cui vediamo una bellissima vista del Fitz Roy, il monte che ha una parete verticale dove si cimentano i migliori scalatori del mondo, e del Cerro Medio, mentre il Cerro Torre (Grande) scalato dagli italiani, non si vede quasi mai perché è sempre coperto dalle nuvole. Si vede anche tutto l’agglomerato di El Chalten.

Di ritorno dal mirador del Condor, dopo un breve tratto in discesa, prendiamo una svolta a sinistra e dopo 15 minuti arriviamo al mirador de l’Aguila da dove si vede una sterminata pianura con a destra uno specchio d’acqua che è il Lago Argentino. Poi, tornando, compriamo la carne di agnello che ci cucineremo al Trivi utilizzando la bella cucina attrezzata con pentole e scolapasta, piatti e posate (che poi ognuno lava). Si sente solo la mancanza delle forbici. È aperta h 24, non hanno ci sono gli scottex ma c’è il bagno vicino e si utilizza la carta igienica. Ci sono due frigoriferi dove uno si sceglie uno scomparto e si mette le cose sue per tutto il tempo del soggiorno. C’è anche uno spazio comune, dove si lasciano sale, olio e qualunque cosa uno non abbia consumato prima di partire.

8° giorno – 14 gennaio 2024 – domenica

Ci siamo alzati tardi e domani dobbiamo andar via perché la stanza è occupata ma il ragazzo della reception ci porterà in macchina in un’altra struttura che costa 80000 P. Andare ora al Fitz Roy è da matti perché la camminata dura parecchie ore. Ma noi siamo matti e andiamo al Fitz Roy partendo alle 14 e contando di avere luce fino alle 10 di sera. Uscendo dal Trivi si gira a destra e si fa lo stradone Avenida San Martin, fino in fondo al paese, dove c’è l’ingresso del parco.

I primi 4 km sono in salita e si arriva alla laguna Capri che, per il vento, fa le onde come un mare. Seguono altri 5 km pianeggianti e poi 1,5 km in salita per un totale di 10,5 km, fino alla Laguna de Los Tres di un colore celeste magnifico dove arriviamo alle 18.30, quindi dopo 3 ore dall’inizio della passeggiata che comunque è molto bella e piacevole perché si vede che il sentiero è molto curato dai ranger e il Fitz Roy resta sempre stato scoperto senza nuvole. Le montagne tutto intorno sono uno spettacolo. L’ultima salita per la laguna, di 1,5 km, dura 1,5 ore e non è né ripida (dislivello di 400 m, di cui 350 il primo km e 100 m gli ultimi 500 m) né scivolosa ma è piena di pietre di media dimensione e quindi rallenta il passo. Inoltre, c’è un forte vento a folate che costringe ad aggrapparsi alla parete di roccia ed aspettare che passi. Comunque, non ci sono rocce grandi da scavalcare e si fa. La cosa è che è il tratto più difficile dopo 3 ore di camminata. In cima, si apre il magnifico spettacolo della Laguna de Los Tres.

La discesa è rapida e meno faticosa ma la facciamo con la paura che diventi buio ma arriviamo in albergo con l’ultima luce. Compriamo un kg di agnello a 8200 P/kg (meno di 8 €/kg!) che ci facciamo dividere in 4 pezzi. Il macellaio ci dà sommarie informazioni: va messo nel forno per almeno 4 ore spruzzandolo ogni tanto con vino rosso. Telefoniamo anche a casa per avere istruzioni. Sarebbe da fare alla brace ma lo facciamo nel forno disponibile con i consigli di valdostani che sono esperti nel cucinare la carne.

9° giorno – 15 gennaio 2024 – lunedì     

Oggi 15 gennaio, ci alziamo tardi per riposarci dal Fitz Roy. Spesa al supermercato appena si esce a destra dall’altra parte della strada: 4 yogurt, e 4 fette di formaggio e 4 di prosciutto e due birre: pagato 16.000 P, 14 €, come da Lidl da noi ma per i residenti i prezzi sono altissimi. Oggi una cosa soft: alle 12 andiamo al lago del Desierto che ci costa 26000 P, 23 €, in due A/R e che prenotiamo in un’agenzia, appena si esce dal hotel Trivi a sinistra. Alle 12 passa il pulmino sotto il Trivi e occupiamo gli ultimi dei 16 posti disponibili! Passiamo vicino alle cascatelle, anch’esse meta di un’apposita gita, ma non ne vale la pena. Alle 2 siamo al lago e ci danno 3 ore di libertà, fino alle 17 per il ritorno. Per pranzo abbiamo i panini con formaggio e prosciutto.

Il viaggio è accompagnato da spiegazioni in spagnolo e inglese sul paesaggio. Ci spiegano che gli alberi cadono facilmente, e infatti ne vediamo molti per terra, perché lo spessore del terreno è piccolo e sotto c’è la roccia, per cui le radici ad un certo punto procedono in orizzontale e l’albero non è più stabile. Poi, il vento molto forte completa l’opera.

Arrivati al lago, possiamo fare un trekking al ghiacciaio (2000 P/persona) oppure girare il lago a piedi, ma non tutto il perimetro, oppure fare la navigazione sul lago. Scegliamo di girare attorno al lago, fino a che si arriva ad una collina su cui potremo salire per avvicinarci al ghiacciaio che si intravede in lontananza ma non saliamo e ci riposiamo sulla riva del lago alla quale si arriva dopo circa 30 minuti di passeggiata in un bosco tenuto molto bene e molto piacevole. Alle 16,30 ci muoviamo e alle 17.30 riparte il bus con arrivo alle 8 al Trivi.

10° giorno – 16 gennaio 2024 – martedì    

Invece di trasferirci in un’altra struttura, come ci avevano detto, ci cambiano di stanza, una stanza più grande per 4 persone, davanti alla strada, due letti singoli più due a castello. Però a notte ci fanno pagare 87000 P, 76 € e non 77000 P, 67 €, come ci aveva detto il ragazzo “el mismo precio”. Allora lo diciamo alla signora che gestisce l’albergo che senza problemi ci restituisce 10000 P. Usufruiamo del servizio lavanderia: danno dei bustoni che uno riempie con la roba sporca. Se si consegna la mattina, la sera è pronta, altrimenti il giorno dopo, con una modica spesa.

Oggi andiamo al Cerro Grande, un percorso che comincia vicino all’albergo e che dovrebbe essere più facile del Fitz Roy, se non altro per la minore pendenza. Al supermercato, prendiamo le solite fette di prosciutto cotto e il formaggio di capra. Poi un succo di arancio e due banane e due panini a testa, 14000 P, 12 €. Il formaggio e prosciutto sono le cose che costano meno. I prodotti stranieri costano di più. I primi due km sono in salita, poi si sale e si scende, up and down. Il percorso è bello e si fa tranquillamente con le scarpe da ginnastica. In tutto 9 km fino al laghetto, 3 ore dalla partenza. L’incredibile laghetto è contenuto in un cratere e anche qui occorre fare una piccola discesa dal bordo del cratere per arrivare all’acqua che è marrone. Sul lago galleggiano degli iceberg con il loro colore azzurro e sulle sponde ci sono blocchetti di ghiaccio, completamente trasparenti (non come i cubetti di ghiaccio del frigorifero) che si possono prendere per una fotografia senza nessun problema. Mai vista una cosa simile! Ce molto vento, parzialmente mitigato dalla parete del cratere e ci sediamo su un tronco per addentare i nostri panini. Il ritorno è tranquillo, tutto in discesa e ce ne torniamo in albergo a cucinare le ultime cose rimaste nel frigorifero.

11° giorno – 17 gennaio 2024 – mercoledì

Abbiamo il bus per El Calafate alle 8. Alle 7.45 passa il taxi che per 3000 P, in 5 minuti ci porta alla stazione dei bus e alle 8 si parte. Alle 10.30 il bus arriva all’aeroporto, qualora uno volesse partire direttamente e alle 10,50 siamo a El Calafate, stazione dei bus. Poi in taxi per 3200 P all’albergo Amancay dove rivediamo la nostra amica titolare che ci accoglie con un sorriso.  Ci sistemiamo in albergo nella stanza numero 8, con un letto bello grande e 5 posti letto in tutto proprio davanti alla numero 9 dell’altra volta. Prendiamo dei panini al supermercato ed una scatola di succo di frutta (3000 P). Alle 12 chiamiamo un altro taxi (2500 P + 500 di mancia), per tornare alla stazione dei bus per prendere il bus per il Perito Moreno, 30.000 P, 25 €/persona A/R, e ci sistemiamo vicino a finestrini. Ci sono due partenze da El Calafate, una alle 8,30 con ritorno alle 14,30 e una alle 12,30 con ritorno alle 18,30. Alle 12,30 parte il bus per il Perito Moreno e alle 13,20 siamo all’ingresso del Parco e quelli che hanno la carta di credito vengono fatti scendere per pagare il biglietto mentre quelli che pagano in cash aspettano che salga un addetto con i biglietti. Un ragazzo vuole fare il furbo, non scende e non paga in cash. Ma non funziona perché prima della ripartenza del bus, un ranger del parco sale e controlla che tutti abbiano fatto il biglietto e Il ranger lo manda a fare il biglietto. Biglietto sempre 15120 P in due ma questa volta 13.26 €.

Ripartiamo alle 13.30 e alle 14.10 si arriva al parcheggio all’interno del parco dove ce un ristorante e il centro informativo del parco Ci raccomandano di tornare alle 18.30 (fra 3 ore e mezza) per riprendere il bus per El Calafate.

Appena scesi dal pullman andiamo sulla spiaggia a pochi metri di distanza, dove ci sono iceberg piccolini. Questa è la parte bassa. Poi andando sulla sinistra. Con il mare a destra, si va all’inizio del percorso delle passerelle. Ci sono 3 difficoltà di percorso che dipendono dal numero di rampe di scale che bisogna fare: percorso facile, medio e difficile. Il difficile prevede all’andata di scendere 8 rampe di scale sia all’andata che al ritorno, ma i balconi che sporgono dalle passerelle più in basso, sono più vicini ai ghiacciai e quindi si fanno. Ogni tanto, ci sono delle uscite laterali per uscire dal percorso e arrivare nella parte alta dove ci sono i bagni e un bar. Attenzione che dalla alta partono degli shuttle che portano alla parte bassa, dove ci ha lasciato il pullman con cui ritornare, ma funzionano fino alle 15,30. Visto che noi siamo arrivati alle 18, abbiamo fatto la strada a piedi, circa 1 km con una discesa, che si fa in 20 minuti.

Oltre alla maestosità del ghiacciaio, che troneggia davanti a noi, ogni tanto si stacca una parete da 40 m di altezza (un palazzo di 10 piani!) e cade nel lago con un boato inquietante e provocando delle onde. Per questo, i kayak che si possono affittare per due persone, guidati da un istruttore con un kayak a parte, stanno a debita distanza. Prendiamo una cioccolata al bar sotto, ma fatta con le bustine. E andiamo a riprendere il pullman per El Calafate che ci porta direttamente all’Amancay. Capiamo perché l’Antartide è l’ultima cosa da vedere nella vita perché visto quello non ce nulla di meglio da vedere.

12° giorno – 18 gennaio 2024 – giovedì

Oggi, trasferimento a Salta, nel nord dell’Argentina. Abbiamo il numero della VES che è il bus che fa il servizio fra El Calafate e l’aeroporto, che fa il giro degli alberghi e porta le persone prenotate all’aeroporto (lo stesso bus che abbiamo preso all’arrivo, dall’aeroporto). L’aereo per Salta (con scalo a Cordoba) parte alle 11,25 e prenotiamo con WhatsApp per le 8,50 e il bus alle 9 passa all’Amancay e ci porta in aeroporto in 20 minuti. Costa 6000 P a persona.

Alle 9,30 entriamo in aeroporto e facciamo il check-in. Con Aerolineas Argentinas (AA), nel biglietto è incluso un bagaglio da stiva da 15 kg e a bordo si può portare un bagaglio da 8 kg (a prescindere dalle dimensioni) ed una borsetta (praticamente un trolley e uno zainetto). Al gate pesano il bagaglio che sembra eccessivo e fino a 10 kg passa, ma se sono 11 kg, fanno stipare la roba nel bagaglio a mano (lo zainetto), che non viene pesato, oppure dicono di mettere la roba in eccesso dentro una giacca che si porta a mano. Lo fanno per motivi di sicurezza perché se cade in testa un trolley da più di 10 kg fa male! Comunque, l’AA è abbastanza elastica con i bagagli a differenza della tragica e irrisolta esperienza con FlyBondi che ci capiterà verso la fine del viaggio.

Alle 11,10 già l’aereo, pienissimo, come gli altri che prenderemo, rulla sulla pista e parte prima delle 11,25.

Alle 14,20 con 20 min anticipo siamo a Cordoba e con 27 °C l’equatore si avvicina. Facciamo un corridoio e una hostess ci fa andare a sinistra dove ce il transito. Dobbiamo rifare la carta di imbarco mentre i bagagli imbarcati a El Calafate vanno direttamente a Salta. Restiamo seduti concedendoci un caffè e una pasta al bar dell’aeroporto. L’aereo per Salta parte alle 16.55 e arriva alle 17.45, 50 minuti, contro 1 ora e 20 schedulato e quindi con 30 minuti di anticipo. I bagagli escono prima che noi arriviamo al nastro. Il PIL dell’Argentina è inferiore a quello del Cile però sono efficientissimi. Anche se affitteremo la macchina, vediamo che la tariffa del taxi da aeroporto al centro di Salta, fino all’albergo, è di 4400 P, meno di 4 €, contro i 50 € da Fiumicino a Roma.

Andiamo alla Sixt dell’aeroporto dove abbiamo prenotato la macchina dal 18 al 25 gennaio, 7 giorni a 223 $, full-full e kilometraggio illimitato ma senza assicurazione perché abbiamo quella nostra che facciamo una volta all’anno, secondo guidatore non incluso e infatti ci bloccano 130000 P sulla carta. L’impiegato è molto gentile e prodigo di informazioni. Il numero di assistenza che ci danno, just in case, è su WhatsApp. Esibiamo le solite 3 cose: documento, carta di credito e patente. Ci mostra su un cartello, che mostra le strade che non dobbiamo fare perché non ci darebbero assistenza. In particolare, la strada che porta alla Serrania de Hornocal è vietata perché i selci della strada sono molto affilati e distruggerebbero le gomme. Ci raccomandano di usare la “nafta”, benzina premium 98 (che è la benzina super di qualità) perché in altura c’è meno ossigeno, ma, come al solito, useremo la benzina 95 che costa meno e che va più che bene, non abbiamo mica una Maserati! L’impiegato ci spiega come affrontare le discese: in seconda così la macchina è frenata e magari anche in terza, ma non ne avremo mai bisogno perché si sale e si scende con salite dolci che non ce ne fanno nemmeno accorgere. Ci fanno un upgrade gratuita e prendiamo una Renault Sandero 1600 a benzina che si dimostrerà ottima per le salite che dovremo fare. Ormai esperti, chiediamo di pagare in pesos invece che in $ (223 $ come da prenotazione). Ci chiedono 187700 P che, al cambio della carta a 1241 P/€, sono 151 € a 1241 P/€, compreso il 21 % di tasse. Un bel risparmio e si palesa con sempre più chiarezza che è stato del tutto inutile portarci un sacco di cash in € e in dollari. Per andare in Cile a San Pedro de Atacama, nel triangolo del litio, dovremo pagare 100 $ in più ma non lo facciamo anche perché dovremo pagarci l’eventuale assistenza in caso di incidente. Usciamo sul piazzale ed ispezioniamo la macchina. Perfetta, senza abrasioni o ammaccature.

Arriviamo al B&B che abbiamo prenotato e ci accoglie una persona mite e gentile che ci dà indicazioni della città. Ottima accomodation perché al centro di Salta, con salottino e cucina con pentolame.

13° giorno – 19 gennaio 2024 – venerdì

Usciamo alle 12,30 e andiamo nella piazza principale, che ha un monumento al centro. Salta è una città coloniale dove il turismo di massa non è ancora arrivato e gli abitanti hanno mantenuto i valori di una volta. Vediamo il Cabildo, un edificio basso porticato, stile messicano e che ospita il museo della storia e dell’indipendenza dell’Argentina. Parla dei primi popoli abitanti l’Argentina ma non prima di 10.000 anni a.C. Veniamo a sapere che I villaggi si sono riuniti in paesi e sono rimasti così fino al 1450 d.C. finché non sono arrivati gli Incas e poi nel 1533 i conquistadores spagnoli che hanno occupato tutto. Prendiamo in un bar sulla piazza, vicino al museo archeologico, un litro di 100 % spremuta di arancio, che paghiamo 3200 P, nulla, meno di 3 €, buonissima. Poi si avvicina un ragazzo che alla luce del sole ci vende una busta di foglie di coca per 1000 P. Le foglie ci basteranno per tutto il viaggio in altura. Cambiamo i soldi e ci accorgiamo che anche le dimensioni sono importanti: con banconote da 100 $ il cambio è a 1170 P/$, con 5 banconote da 20, a 1000 P/$, con una perdita di 17000 P, circa 17 €. Però troviamo un ragazzo che anche per tagli da 20 $ ci da 1100 P e 1160 per banconote da 100 $. Su 100 $ perdiamo 1170-1100 = 70 P cioè circa 7 €. Per 100 € il cambio era a 1240 P.

Andiamo al museo archeologico dove c’è una mummia magnifica e impressionante, perfettamente conservata perché congelata. E ‘conservata a -14 °C e 850 mbar. Le mummie sono 3 e vengono esposte a rotazione. Ha un’espressione sconvolta e veste ancora i vestiti nei quali è morta. Giusto per dovere di firma, vediamo poi la basilica che sta sulla piazza, molto dignitosa e sentiamo l’Ave Maria e il Padre Nostro in spagnolo. Sulla piazza dei ragazzi vestiti con i costumi tradizionali, cominciano a ballare balli locali e soprattutto un ballo di corteggiamento dell’uomo nei confronti della donna. Molto interessati, ci sediamo sulle scalette del monumento a guardarli. In sintesi, la donna fa movimenti sinuosi e delicati mentre l’uomo non fa altro che battere con ritmo i tacchi sul terreno, e più è veloce nel farlo, più bravo è il ballerino. Lasciamo una mancia e ci dicono che sono studenti della locale scuola di danza e fanno questi spettacoli per finanziarsi. C’è anche un inizio di discussione con la polizia perché occupano suolo pubblico, ma poi torna tutto in ordine. Ceniamo al Dona Salta, il miglior ristorante di Salta e mangiamo bene ma non benissimo spendendo poco. Piove e prendiamo Uber per tornare a casa; 1600 P per 1,5 km, poco più di 1 €.

14° giorno – 20 gennaio 2024 – sabato

Mentre Minù comprava un litro di aranciata, parcheggio, restando in macchina, in una zona proibita dove vicino cera un ragazzo che faceva il cambio blu. Un poliziotto mi fa cenno da lontano che lì non posso parcheggiare, ma poi vede il ragazzo e mi dice “Devi fare il cambio?”. Io dico di sì e mi dice che allora posso stare. È la consacrazione ufficiale che il cambio blu non solo è tollerato ma è anche incentivato. Cambio 100 € a 1240 P ma invece di 124000 ne conto 2000 in meno, ma lui li riconta e sono giusti. Vediamo per la prima volta la banconota da 2000 P.

Alle 11,30 partiamo, con un po’ di nuvole, per le montagne, direzione Cachi, attraversando il Parque Nacional de los Cardones (che sta per Parco nazionale dei cactus). Cachi sta a 3300 m ma il valico per arrivarci sta a 3800 m. Alle 12,45 ci fermiamo in un paesino, El Carril, in un hotel che sta all’incrocio, appena si svolta a destra per prendere la RP 33 per Cachi. Per 4800 P, prendiamo un caffè doppio, una cioccolata, due dolcetti con la crema e 4 empanadas con la carne. Ripartiamo alle 13,20 e siamo ancora in pianura ma circondati dalle montagne. La strada è ottima e manteniamo gli 80 km/h. C’è parecchia nebbia ed accendiamo i fari. Fra 99 km gireremo per la mitica Ruta 40.

Arriviamo al passo che sta a 3450 m s.l.m., contrariamente a quanto sapevamo, e una macchina che proviene dalla parte opposta, ci chiede come è la nebbia e gli diciamo che la visibilità sotto è di 10 m, mentre sul passo sta a 20-30 m; quindi, più fitta più in basso che sul passo. Fate le foto di rito, non ci capita spesso in Italia di stare a 3500 m, riprendiamo la strada che scende e dopo 10 km esce il sole con una vista stupenda del Parco che è un altopiano con piccole colline tutto intorno. Non ne abbiamo mai abbastanza di guardare la scena della terra rossa con i cactus verdi, troppo bella. Ci sono parecchi mirador lungo la strada. In uno è riportata la storia di un monaco che, in una lettera ad un prete dell’inizio del 1700, descriveva i cardones come briganti che lo inseguivano. Un signore che viene da Cachi, ci dice che prima del paese c’è il festival del “caprietto” dove con 6000 P danno una bella porzione di capretto cotto sulla griglia. Non vediamo l’ora di arrivarci.

Passiamo davanti al bivio per Seclantes e la strada, Ruta 42, è sterrata ma sembra facilmente percorribile ma non sappiamo dopo. A 20 km da Cachi arriviamo al mercato del capretto. Una meravigliosa festa campagnola, non folklore come ormai da noi ma una festa vera come 50 anni fa in Italia. Hanno infisso 10 pali nel terreno e sopra hanno messo un tendone verde, ecco la sala! Gente che balla al suono di un’orchestrina di paese, con i costumi tradizionali orgogliosamente indossati, altri, al tavolo, fumano, guardano e ridono fra loro, le bancarelle di dolci e formaggi prese d’assalto da famiglie con bambini. Prendiamo per 5000 P un piatto di capretto con patate e un pezzo di formaggio. Poi altri pezzi di formaggio con pane a 500 P. Un colpo di vento fa cadere il pane e il formaggio. Se ne accorgono e senza che chiediamo nulla ce lo riportano.

Alle 18.15 siamo a Cachi. Carina Cachi, un paesino di montagna, con una grande piazza, tutte casette basse stile messicano e ce una viuzza che sembra una quinta di film messicano del Far West, con le posadas ai lati delle strade con i tetti in legno e le lampadine fuori, molto caratteristica. La gente è seduta fuori a mangiare.

Due succhi di frutta da mezzo litro l’uno, 3000 P tutte e due. Andiamo all’ufficio turistico, dove sono molto gentili e prodighi di informazioni ma loro si limitano alla loro area e ci consigliano di chiedere nei posti dove andiamo come è lo stato delle strade. Comunque, abbiamo l’impressione che i nostri 5 gg per visitare la regione, non è che siano moltissimi. Per esempio, i 180 km per Cafayate si fanno in 6 ore, quindi il tempo passa. Decidiamo di dormire a Seclantes, a 1 ora da qui, con una strada diversa da quella vista in precedenza, che sta fra Cachi e Cafayate dove andremo domani.

Andiamo a vedere il cimitero lì vicino su una collinetta raggiungibile anche a piedi. Ma che bello ed emozionante. Un vero cimitero di paese, molto tranquillo, con lapidi anche dell’inizio del ‘900. Alcune diroccate, segno di abbandono, altre imponenti per esaltare la famiglia. Ne leggiamo alcune che ci riportano all’antologia di Spoon River e alla brevità della vita. Ripartiamo per Seclantes, via Ruta 40 che alterna tratti accettabili a strettoie e, ovviamente, proprio nel punto più stretto ci capita un 4×4 in senso opposto. A quanto pare siamo noi a dover tornare indietro ed abbiamo a destra la roccia e a sinistra il burrone. Mi avvicino il più possibile alla roccia, con le indicazioni di Minù e il 4×4 passa.

Alle 21.15, sempre sulla 40, siamo a Los Molinos, un paesino dopo Seclantes sulla via di Cafayate. Per 17500 P (14 €) più colazione prendiamo una stanza, con bagno, in una specie di B&B trovato su booking.com. È una casa colonica dell’inizio del ‘900, si potrebbe anche girare un film perché sono conservati gli antichi arredi, vecchi ferri da stiro ed utensili vari. Ma tutto sa di antico e decadente e non per finta. Purtroppo, il condizionatore non funziona bene e abbiamo azionato la ventola sul soffitto.

15° giorno – 21 gennaio 2024 – domenica

Colazione scarsa ma caffè e pane ci sono. Ormai è assodato, sia negli alberghi che nei B&B, la colazione non riveste grande importanza. A 10 m dal B&B c’è il museo della città. Oggi è domenica ma la notizia che c’erano degli “stranieri” in città, lo ha fatto riaprire. Interessante, come tutti i musei qui, che vogliono rappresentare la storia e la vita reale. Il museo è ospitato nella casa di qualcuno che era un patriota del paese ed anche uno dei cittadini più ricchi. L’edificio è affascinante, un cortile centrale, con resti di attrezzi per l’olio e tutto intorno l’abitazione. Il Museo è fatto in modo professionale con oggetti e scritte molto interessanti anche in italiano e in inglese. Oltre al biglietto da 0.5 €, lasciamo 5 € di offerta.

Alle 12 partiamo per Cafayate dopo aver prenotato l’albergo El Sure, vicino al centro, a 18000 P (14 €) con parcheggio interno.  La strada è tutta sterrata, ma a circa 30 km da Cafayate, si interrompe lo sterrato e inizia la strada asfaltata, bella nuova e liscia

Alle 15.25, a 24 km da Cafayate, siamo al paesino di San Carlos, per uno spuntino al ristorante La Casona (14100 P (14 €), per una fanta da 1 L, un piatto di ravioli, una bistecca di manzo con riso e un’insalatona completa. C’è movimento perché è domenica. Ripartiamo alle 16.30 e dopo 20 min siamo a Cafayate

La stanza all’ostello El Sure, colazione inclusa, ha un letto doppio e un letto a castello. È l’alloggio più scarso finora incontrato, internet va e viene e fa incavolare. Tutte cose rotte in stanza e il bagno è striminzito e non ci può girare. Sono tutte stanze a schiera e siamo al centro. Ci consoliamo con la cena e spendiamo 38000 P per due filetti di manzo e una bottiglia di vino da 22 €, eccellente. Il vino è il Magron, un rosso da 14,3 gradi al 95% Malbec: un retrogusto che dura alcuni secondi. Mai assaggiato nulla di simile. Cafayate è la città del vino e ci spiegano anche perché ma non ce lo ricordiamo, un motivo è comunque il clima e il terreno. Torniamo a casa barcollando.

16° giorno – 22 gennaio 2024 – lunedì

Alle 10 partiamo con la Ruta 68, in direzione Salta, per Purmamarca, dove intendiamo pernottare per poi, la mattina, andare a Huamamaca e da qui alla Serrania de Hornocal per poi dirigerci per Salinas Grandes passando per Purmamarca. Da Cafayate ci vogliono 6 ore per Purmamarca e la strada è tutta pavimentata.

Dopo 15 km da Cafayate ci fermiamo in località Las Conchas, dove ci sono dei massi di sabbia rossa compattata di arenaria dove ce un piccolo mirador ed un negozio di prodotti artigianali. Ci sono degli alberi verdi e dei fiori gialli che fanno da contrasto alla sabbia rossa, un cactus verde è addossato alla montagna e poi rocce verdi, evidentemente di minerali di rame: un paesaggio fiabesco che ci fa restare a bocca aperta. Facciamo una passeggiata di mezzora sui massi. In lontananza si intravvede una grotta. Pensiamo che qui Dio potrebbe aver dato le tavole della legge a Mosè. Alcune zone assomigliano a Israele ma qui i colori sono molto più accesi e contrastati. I cespugli verdi con fiori gialli, uniti alle rocce verdi e rosse creano un paesaggio che è al di là di ogni immaginazione. Staremo ore a guardare.

Poi ci fermiamo al Mirador Tres Cruces da cui si gode una vista stupenda. Poi ci fermiamo ancora alle 12,30, alla Garganta del Diablo, una grotta nella montagna di arenite, sabbia pressata con un sacco di gente che scavalca le rocce per arrivare alla grotta. Ci siamo fermando continuamente, altro che 5 ore, ci metteremo molto di più.

Alle 14 ci fermiamo per uno spuntino al El Carril, vicino a Salta. Due risotti, due fanta e un caffè a 12950 P, 10.41 €, l’€ viene valutato a 1243 P/€ un po’ di più del cambio blu.

Facciamo il pieno nello stesso autogrill a 25000 P con benzina da 95 ottani che costa 779 P/L , 0,626 €/L e non quella da 98 fine che ci aveva detto l’agenzia che costa 900 P/L.

Prima di Salta si può prendere l’autostrada, allungando un po’ il percorso, si fa un pezzo di autostrada poi si prende a sinistra e si fa la strada normale fino a poco prima di San Salvador di Jujuy, (si pronuncia Cucui) quando ricomincia l’autostrada che continua per un po’ anche dopo la città.

Alle 18 ci fermiamo all’ufficio turistico di Tumbaya, prima di Purmamarca, dove una signora ci dà informazioni sullo stato delle strade e sul tempo per visitare le cose e arrivare nei posti. Occorre riconoscere che gli uffici disponibili sono sempre presidiati da persone gentili e molto pazienti, data la nostra pignoleria nell’esigere i particolari.

Invece di fermarci a Purmamarca e domani mattina andare a Humahuaca, decidiamo di andare ora a Humahuaca così domani risparmiamo un’ora e mezza. E domani ci facciamo portare alla Serrania di Hornocal e poi andiamo a Purmamarca e proseguiamo per Salinas Grandes.

Alle 19.10 entriamo a Humahuaca e a destra vediamo un ufficio turistico aperto fino alle 21, dove andiamo. Prendiamo appuntamento con l’addetto dell’ufficio turistico per domani per andare alla Serrania di Hornocal. La gita costa 40.000 P per camionetta, circa 32 €, non a persona ma per macchina che è massimo per 4 persone.  Se fossimo stati in 4 avremmo speso 8 € a persona a noi costa 16 a persona. I termini dell’accordo sono i seguenti: la camionetta ci viene a prendere in albergo e ci porta alla Terrania di Hornocal. La visita dura due ore A/R e poi ci riporta all’albergo.

Così, tanto per fare, chiediamo qualche ulteriore informazione. Essere portati in auto a Salinas Grandes da Humahuaca costa 140.000 P ma a noi non interessa perché andiamo domani con la nostra macchina. Ci consiglia albergo e ristorante.

Andiamo in albergo, molto carino e costa 30.000 P ma con la carta 15 % in più, il perché non lo so, per cui sarebbe 34500 P ma paghiamo 33000 P in due. Ampio parcheggio interno. Buona stanza in un porticato attorno al cortile. Il proprietario ci dice che Humahuaca ha 40.000 abitanti contro i 6000 di Purmamarca, ma questa è più famosa per il Colorado, e i Siete Colores, mentre Humahuaca avrebbe meno cose, ma, dice, meriterebbe come Purmamarca.  Alle 21 andiamo a mangiare al ristorante Camino del Inca, dove ci applicano il 7 % in più con la carta di credito ma con un’ottima cena, con cantante dal vivo che chiede a ciascun tavolo la provenienza. Chi viene dalla capitale Buenos Aires, chi da Cordoba, chi da Mendoza, chi da Bariloche. Quando chiede a noi e diciamo Italia, parte un’ovazione in tutto il locale che ci riempie di orgoglio. All’estero teniamo di più al nostro paese.

17° giorno – 23 gennaio 2024 – martedì

Ottima colazione. Partiamo alle 8 per andare al Hornocal, a 4350 m, con la jeep 4×4 che è passata a prenderci. Hornocal significa forno da calce perché c’era un forno che veniva alimentato a calcare per fare calce. La strada non è pessima, è bella larga ma è sterrata. Si può fare, ma se si buca una ruota devi cambiare la ruota con la maschera di ossigeno. Poi devono venirti a prendere. Insomma, non ci pentiamo di aver pagato 40.000 P. Molta nebbia ma da quanto capisco, in altura la nebbia resta sotto. Prendo le foglie di coca appena partiamo. L’autista è bravo e ci spiega le cose in spagnolo ma si capisce davvero tutto. Dopo 35 km e 40 min siamo al Parco di Hornocal. Per entrare nel parco si pagano 500 P/persona (50 centesimi di €), poi si procede con la macchina sempre in salita e si arriva a 4350 m ad un piazzale da dove si vedono le montagne circostanti. L’autista ci dice che se ce la sentiamo possiamo fare una discesa di 100 m e poi fare e poi un percorso pianeggiante di 400 m per arrivare ad un costone al di sotto del quale si vede la valle del Hornocal. Il problema sarebbe la risalita per problemi di fiato. Decidiamo di osare e alla fine della visita non abbiamo avuto nessun problema. Restiamo in ammirazione della tavolozza di colori davanti a noi. E poi è il battesimo dell’altura che smitizza molte paure.

Vantaggi e svantaggi di andare da soli al Hornocal: sei indipendente e risparmi 40000 P, ma se si ferma la macchina, non ti soccorre nessuno perché è uno dei percorsi proibiti perché, come ci hanno detto al noleggio, la strada è fatta con sassi particolarmente appuntiti e duri e se ti si buca una ruota ci vuole la maschera di ossigeno per cambiarla. La guida poi racconta tante cose, su flora, fauna e sui villaggi che esistono ancora in altura. Ci dice che ce ancora qualche miniera di zinco piombo rame ed anche oro. Notizie locali e che non si trovano sulle guide. Detto questo, la strada è percorribile anche con una macchina normale.

Alle 11.30 con tempo bello partiamo per Purmamarca, dove arriviamo alle 12,40 e facciamo la foto di rito con l’insegna della città.

Appena entriamo vediamo il sito dei Siete Colores, ancora più spettacolare dei colori del Hornocal. Parcheggiamo, prendendo a sinistra dallo stradone principale: 500 P per 2 ore.

Camminiamo per Purmamarca, piena di negozietti e bancarelle che più turistiche non si può. Arriviamo a quella che è la piazza principale del paese e mangiamo qualcosa a prezzi modici. Poi continuiamo a camminare ed incontriamo un mirador a cui si accede tramite una scaletta. Vediamo la magnificenza del posto con tutti i colori della montagna, è il Cerro de los siete colores. Contiamo proprio 7 colori con diverse sfumature che indicano 7 minerali diversi, fra cui rame, sabbia ferrosa, quarzo e argilla. Scendiamo dal mirador ed iniziamo la strada davanti a noi, il Paseo de los Colorados (tutto ben indicato) che ci inoltra in un percorso circolare molto facile che facciamo tutto a occhi in su per bearci dei colori delle montagne. Ci si ritrova con a sinistra una collina rossa e verde che dopo 45 minuti di 3 km di percorso fra le colline colorate, ci fa ritrovare al punto di partenza vicino al parcheggio. In un negozio volevamo comprare un lama di sale ma la commessa ci dice che a Salinas Grandes ci sono anche lì e costano anche meno! Prendiamo 2 bottiglie con i 7 strati di sabbia di colori diversi per 8000 P.

Alle 16.15 partiamo con la Ruta 52, per fare i 64 km fino a Salinas Grandes. Tempo bello con un venticello che mitiga il caldo.

Alle 16.35 con una strada tutta a curve, siamo al Passo di Lipan (Cuesta del Lipan) a 4170 m e poi la strada scende e alle 17.35 arriviamo a Salinas Grandes. Ce un sole accecante. Occorre mettersi gli occhiali da sole altrimenti uno non può uscire dalla macchina, ce un riflesso pazzesco.

La visione è impressionante. Praticamente, la strada taglia a metà le saline. Facciamo una passeggiata verso l’interno per 200 m tramite un sentiero e un cartello avvisa che non ci si può allontanare per più di 100 m dalla strada percorsa in macchina dalla guida per portare i turisti all’interno della salina. ma ci avventuriamo anche proprio sulla incrostazione di sale che è costellata da fratture che ne fanno un mosaico di sale. Ci chiediamo se sotto ci sia acqua, allora prendiamo un sasso e scaviamo un buco. Sotto 10-15 cm di sale, si trova l’acqua, o meglio, la salamoia, acqua satura di sale. Il sole fa evaporare l’acqua e si crea la crosta. Si può prendere una macchina con la guida a 18000 P per macchina. Oppure si può andare con la propria macchina sempre a 18000 P ma con la macchina della guida davanti. Non lo facciamo perché siamo già appagati, però poi pensiamo che la guida ci avrebbe portato in qualche punto particolare e ce ne pentiamo. Compriamo 3 lama di sale che ci vengono avvolti in fogli di giornale. Si romperanno in due, una testa e una zampa che attendono ancora di essere incollati ma come si incolla il sale?

Alle 18.30 lasciamo Salinas Grandes per Susques e lungo la strada incontriamo 20-25 esemplari di lama che brucano ai bordi della strada. Scendiamo e non scappano ma si allontanano lentamente. Facciamo un sacco di fotografie. Lama di molti colori, dal marrone al bianco. Gli occhi a volte sono cerchiati di nero.

Arriviamo a Susques, l’ultimo paese prima del confine cileno, dove c’è un festival religioso in onore della patrona del paese e il giorno dopo vedremo processioni dappertutto. Per questo motivo tutti gli alberghi sono pieni. Disperati, giriamo chiedendo aiuto e ci dicono di provare all’albergo Viguna di Gustavo. 24000 P, 19 €, una stanza molto ma molto spartana, praticamente solo due letti e due sedie e null’altro. Il bagno è condiviso con un’altra stanza occupata da due operai. Ma è solo per una notte e stringiamo i denti. Ceniamo in albergo con 19000 P, 15 €, a base di un primo di insalata e un secondo di carne di lama che mangiamo malvolentieri perché abbiamo visto i lama e si sentiamo cannibali. Il paesino è buio e dissestato e quindi ci facciamo un rapido giro e torniamo in stanza. Siamo arrivati qua solo perché è il punto di partenza per la Pulverilla dove andremo domani.

18° giorno – 24 gennaio 2024 – mercoledì

La colazione non è male. Salutiamo Gustavo, con cui abbiamo chiacchierato un po’ e ci dice di non preoccuparci per la strada che tanto sale al massimo a 3500 m ma non ci rendiamo conto che siamo già a 3900 m. Sono le 10.30 e con la mitica N40, gioie e dolori, partiamo per la Pulverilla che in argentino non si pronuncia come “lla” di “palla” ma come “gia” di “giallo”. Ma prima cerchiamo di fare benzina senza successo.

E da qui parte l’anabasi più fantastica del viaggio solitario che faremo. Compaiono subito i lama che brucano ai lati della strada sterrata, sono selvatici. Sono decine e ogni tanto attraversano la strada. Uno piccolino, bianco, che pare un pelouche e sta sempre vicino alla mamma, ci ruba il cuore. È troppo dolce e ci guarda con timore misto a curiosità.

Nel primo tratto è tutto tranquillo, a parte piccoli dossi quando si attraversa il torrente Agua Blanca che serpeggia più volte incontrando la strada, ed anche buche da evitare. Infatti, nella golena del fiume, il bordo del letto, a causa della stagione secca, si forma un piccolo dosso, oltre il quale c’è la piccola discesa che porta all’attraversamento del fiume che va oltrepassato con cautela per non rovinare il musetto della macchina. Il paesaggio è straordinario e siamo isolati dal mondo, nessuna macchina, solo lama, vigogne e muli e anche uno struzzo che fugge impanicato e si ferma a 100 m da noi. Percorriamo una pianura tutta contornata da monti. Poi il paesaggio cambia, la strada continua costeggiando il fiume, ma senza buche. E non c’è più la distesa desertica di prima, ma si passa fra le valli delle montagne. La cosa spettacolare è che ai lati della strada ci sono grossi massi squadrati, di 5-6 metri di altezza, caduti dalle montagne, ma così ben posizionati ai bordi e distanziati fra loro, che sembrano messi da un pittore cubista per creare un paesaggio artificiale. Nel primo, di 3 guadi successivi, non vediamo il fondo del torrente e non sappiamo quindi la profondità dell’acqua. Innalziamo una preghiera al Signore ed entriamo lentamente in acqua e tutto va bene. Meno problemi sugli altri due guadi quando individuiamo il miglior punto di passaggio o, almeno, quello che creerebbe meno danni. Il problema con la nostra macchina è che il frontalino è a circa 20 cm da terra, per cui la probabilità che si incagli, dopo il dosso, verso cui punta in discesa, è alta. Arriviamo a pensare che in casi disperati, raccoglieremo sassi qua e là per metterli nel torrente e creare una pedana artificiale su cui passare. Ci ricorderemo di queste piccole avventure con grande piacere ma sul momento, chi sarebbe venuto a salvarci se l’acqua fosse stata troppo profonda?

Incontriamo il centro termale, Tuzgle, chiuso, ma l’acqua scorre attraverso una tubatura sotto il pavimento e finisce nel torrente. Scendiamo dalla macchina con un vento pazzesco, ed effettivamente l’acqua è bella calda, probabilmente viene dal vicino vulcano Cerro Tuzgle, alto 5000 m, che vediamo dopo, sulla sinistra. L’altimetro ci dice che siamo a 4470 m. Finora siamo stati bene ma sapere che siamo così in alto, mentre Augusto dell’albergo Viguna di Susques ci aveva detto che la strada stava a 3500 m dall’inizio alla fine, ci fa sentire male e prendiamo un bel mazzo di foglie di coca che cominciamo a succhiare e che ci fanno stare più tranquilli anche se creano un certo torpore e distacco dalla realtà. A 10 km prima della Pulverilla, la strada improvvisamente si restringe e diventa più sassosa e l’attraversamento dei fiumi più problematica. Ad un paio di km dalla Pulverilla, la strada è davvero pessima tanto più che ci si può confondere fra il letto del fiume, provvisoriamente in secca, e la strada, da fare, comunque, con molta cautela anche perché si restringe sempre di più. Vediamo una grossa statua di lama e capiamo di essere arrivati alla Pulverilla, a 4200 m, dopo aver pensato di non farcela a fare gli ultimi km, data la strettezza e la sassosità della strada. L’impalcatura del viadotto sembra fatta con pezzi di ferro liberty, tipo quelli della torre Eiffel. Fatta negli anni ’30, la Pulverilla doveva essere una infrastruttura grandiosa all’epoca. Collegava l’Argentina col Cile. Ora è in disuso ed è solo per turisti. C’è un parcheggio ed un negozietto turistico con annesso ristorante o qualcosa di simile. Lasciamo la macchina e, dopo una breve ricognizione al negozio che non offre nulla di interessante, il commesso ci indica, dalla parte opposta del parcheggio, un sentiero che sale, protetto da una staccionata fatta da pezzi di binario. Lo facciamo senza foglie di coca. Il sentiero dopo 200 m di salita arriva alla ferrovia che passa sul viadotto. Nessun problema di respirazione pur essendo abbastanza ripido, evidentemente ci siamo abituati. Si scavalca una ringhiera e ci si trova in un piazzale dove vengono fatti scendere i passeggeri del treno turistico per vedere il panorama. Saliamo ancora di 5 m per arrivare al punto più alto. Vediamo la Polverilla dall’alto poi riscendiamo sul piazzale e ci addentriamo per 50 metri sulla ferrovia, infischiandocene dei divieti in questo posto selvaggio, che pensiamo inattiva, ma poi ci renderemo conto del contrario, solo che quel giorno il treno non passava. Arriviamo ad un balcone al centro del viadotto da cui si vede meglio il panorama della valle in tutto il suo assieme. Finita la visita alla Pulverilla, scendiamo sul sentiero in discesa e alle 14.45 riprendiamo la Ruta 40 per andare a San Antonio al Cobre.

Dopo 13 km dalla Pulverilla arriviamo all’incrocio con la Ruta 51, per cui a destra si va in Cile, a sinistra a San Antonio del Cobre. La strada è molto trafficata dai camion che vanno e vengono dal Cile e che fanno nuvoloni di polvere che si diradano dopo qualche secondo.

Arriviamo a san Antonio del Cobre e facciamo il pieno. Diamo 1000 P al benzinaio per usare la pompa per lavare sommariamente la macchina. San Antonio al Cobre è un paese anonimo e poco strutturato, ha giusto il fascino dell’altura. Andiamo a vedere la stazione da dove parte il treno de Las Nubes. Oggi, mercoledì non parte, domani, giovedì parte alle 12 e torna alle 15, quindi 3 ore A/R. Il prezzo per gli argentini è 38000 P per gli stranieri 70000 P. Una cavolata prenderlo, una trappola per turisti. Ci viene in mente che poche ore fa eravamo sulla ferrovia, sui binari, convinti che il treno non operava più. Se fosse stato giovedì avremmo avuto problemi, anche se lo avremo sentito in tempo…spero…!

In un ristorante pessimo, Quinoa Real, spendiamo 17500 P, 14 €, per 1 L di fanta, un piatto di patate, uno di agnello che non era agnello, un piatto di riso e un’insalatona.  Ci volevano far pagare il 15% in più ma visto che non ce lo aveva detto quando le abbiamo chiesto se accettava le carte, insistiamo e alla fine non ci viene applicato. Considerando anche che da altre parti ci hanno chiesto un sovrappiù del 10 o del 7 %, ma mail il 15 %. L’agnello era insapore, incolore e non-agnello, ormai sia veterani ma quando glielo facciamo notare, insiste che lo era.  Ripartiamo alle 17.40 per Salta. Abbiamo da fare 156 km con strada tutta asfaltata, poco traffico e tutta dritta e si possono tenere i 100 km/h. Prima di Salta arriviamo alla Quebrada (burrone) del Toro con relativo impressionante viaducto e da dove vediamo il solito tripudio di colori.

A Salta, pernottiamo in un B&B anonimo e vicino al centro.

19° giorno – 25 gennaio 2024 – giovedì

Dopo aver sistemato i bagagli per l’aereo, alle 11 andiamo all’aeroporto di Salta per imbarcarci per Iguaçu. Faremo 2 L di benzina perché dall’ultimo pieno è scattata solo una tacca. Ma il contatore non si sposta e facciamo il pieno, nulla. Allora andiamo in aeroporto e lasciamo la macchina nel piazzale dedicato ed avvertiamo l’addetto Sixty che esce con noi per il controllo. Vede che non ci sono tracce di incidenti ma va a vedere la benzina e risulta la tacca mancante. Gli raccontiamo che secondo noi è rotto e dice che controllerà portando la macchina a fare il pieno. Intanto ci dice di ripassare fra 1 ora se non siamo ancora partiti. Dopo 1 ora, ripassiamo alla Sixty e l’addetto ci dice che è riuscito a mettere altri 7 L di benzina (anche noi avevamo fatto il pieno), ma la tacca non si è spostata. Evidentemente è rotta. Pensiamo di dover pagare i 7 L ma ci dice che visto che è rotto, non dobbiamo pagare niente. Gli mettiamo una recensione positiva perché è stato molto disponibile fin dall’inizio del noleggio.

L’aereo per Iguaçu parte con 10 minuti di anticipo e arriva con 20 min di anticipo, alle 15.30. Prendiamo l’autobus a 3000 P/persona e l’autista ci fa scendere due isolati prima del nostro albergo, l’Arco Iris (arcobaleno), che raggiungiamo con i bagagli sotto un sole battente. Il prezzo su booking.com era 41 $ per due notti con colazione ma la signora ci fa 35000 P (35000/41= 853 P/$ che è il cambio ufficiale, ma a quello blu, con l’€ a 1240 P, corrisponde a 30 € per due notti in due: Nulla !!). La signora non aveva il POS. Allora Emanuela si inventa uno stratagemma con un link che ci arriva sul cellulare e col quale paghiamo 27 € per due notti colazione inclusa, che corrisponde a un cambio di 1300 P/€, mai incontrato finora.  La stanza ha l’aria condizionata, indispensabile in queste condizioni, televisore e bagno.

Non essendo disponibile Marcelo, la guida che ci aveva consigliato Antonio, un utente di TpC che mi aveva dato preziose informazioni, chiediamo alla Signora informazioni per andare al Parco, lato argentino. Ci dice che ce un autobus pubblico a 4000 P/persona che passa per le strade principali del paese e la nostra fermata è a 400 m. L’Arco Iris è una locanda in centro, in una traversa di Avenue Victoria Aguirre, un po’ arraffazzonato ma per quello che ci serve e costa è più che idoneo. Si arriva a piedi dappertutto e la stanza è pulita, bagno e condizionatore in camera. A cena andiamo a piedi al ristorante Aqua in avenida Cordoba, 58000 P, 46 €.

20° giorno – 26 gennaio 2024 – venerdì

Usciamo dall’Arco Iris alle 9.15 dopo una colazione spartana, come tutte in Argentina, andiamo a cercare un cambio ma alla Western Union, sulla strada principale dove però si fa il cambio ufficiale allora un ragazzo che era in fila ci indica un cambio da un signore che si chiama Cino, a circa 500 m di distanza, solo che quando arriviamo, l’ufficio è chiuso e apre alle 10.30 e non abbiamo tempo da perdere. Allora andiamo alla fermata del bus per le cascate che costa 3000 P/persona (e non 4000 P) per andare e lo stesso per tornare. Il bus si fa tutto lo stradone e praticamente tocca tutti gli alberghi.

Alle 10 prendiamo il pullman, alle 10,25 arriviamo ad un posto di controllo, poi inizia una strada a 4 corsie e siamo nella zona del Parco dove arriviamo alle 10,30: mezzora di viaggio in tutto. Il consiglio più bello che si può dare è di arrivare il più presto possibile per visitare il parco con poca gente e vedersi quasi in solitudine il fantastico spettacolo offerto dalla natura. Le cascate di Iguaçu si sono formate dal Rio Iguaçu, per la frana di una gran parte del letto del fiume, che ha dato luogo ai salti di acqua spettacolari, sia in altezza che in larghezza, provenienti dal letto originario non franato.

Appena arrivati scendiamo e andiamo direttamente ai tornelli, senza fare la fila agli sportelli, perché avevamo fatto i biglietti on-line. Entriamo quindi nel parco e decidiamo di non usare il trenino che porta in vari punti del parco e camminando arriviamo allo stand della Grande Avventura, cioè l’escursione in gommone sotto le cascate, dove vediamo una grande fila. Siamo contenti perché anche qui abbiamo fatto il biglietto on line, 50000 P, 40 €/persona. Ma non è un biglietto, è un voucher e quindi bisogna fare la fila per farsi dare il biglietto. Una fila di 40 m. A 145.000 P ci sarebbe la possibilità di fare un giro di 10 minuti in elicottero oppure di 45 minuti a 900.000 P, ma non lo facciamo. Scopriamo che l’elicottero è solo dal lato brasiliano mentre qui sono più ecologici e rispettano gli animali che ne risentirebbero. Ci dicono che l’Argentina è ecologica, il Brasile economico. Infatti, dal lato Brasile, vicino alle cascate hanno tolto gli alberi per fare spazio all’agricoltura in Argentina tutto è rimasto secondo natura.

Un camion, ci porta all’ imbarcadero per la Grande Avventura, in 30 minuti di viaggio durante il quale una guida spiega prima in spagnolo e poi in inglese che le cascate sono al 80% in Argentina e al 20% fra Brasile e Paraguay. Ci sono 250 cascate nel parco argentino, poi ci dà notizie sulla flora e sulla fauna e ci dice come sistemarci e come comportarci in barca. All’arrivo, si scende dal camion e ci viene data una wet-bag dove si può mettere anche uno zaino medio e che si chiude con una chiusura a fibbia dopo aver arrotolato i lembi della sacca. Segue un percorso con le scale. Prima di scendere l’ultima scalinata che porta alla barca, ce un punto con degli stipetti con la chiave dove uno può lasciare la roba se non la si vuole metterla nella wet-bag.

Poi si indossa un salvagente e si sale in un gommone che è velocissimo. Già il viaggio sul motoscafo è piacevole, data la velocità si va verso le cascate dove il gommone si addentra: non si vede niente, si è immersi in una nuvola di vapore e si bagna tutto senza possibilità di restare asciutti. Fortunatamente, abbiamo messo anche le scarpe nella wet-bag e siamo in ciabatte costume. Poi il gommone percorre un altro pezzo panoramico e quindi torna indietro. Quando si sbarca, ci rimettiamo le scarpe custodite nella wet-bag mentre altri recuperano le cose lasciate nello stipetto.  E ci compriamo anche un dischetto con le fotografie che hanno fatto durante la navigazione, 35000 P, 28 €. Ci accorgiamo che il marsupio, che non abbiamo messo nella wet-bag e dove conserviamo i soldi è tutto bagnato e i soldi si sono uniti in un solo mazzo. Il camion ci riporta al centro del parco, dove troviamo un prato appartato dove, prima che i soldi siano inservibili, stacchiamo le banconote e le mettiamo a stendere, ostacolati dal vento che le fa volare. Risolta questa criticità, andiamo al ristorantino Fortin Cataratas, carino, con i tavolini fuori e prendiamo 5 empanadas, un panino con verdura e carne e un cartoccio di patate e spendiamo 13860 P e paghiamo 13.86 $ perché fanno un cambio a 1000 P sia per 1$ che per 1€, quindi ci conviene farlo in $. I prezzi all’interno del parco non sono eccessivi e si pranza a prezzi modici. Ce anche un albergo dentro con vista sulle cascate e che costa qualcosa come 900 €/notte.

Dopo la grande Avventura, facciamo il sentiero superiore da cui vediamo uno sguardo d’assieme delle cascate. Ecco, se uno dovesse svegliarsi e dire che ha sognato il paradiso, basterebbe descrivere le cascate di Iguaçu. Purtroppo, la Garganta del Diablo, il top delle cascate, non è raggiungibile a causa delle inondazioni dell’autunno 2023 che hanno distrutto alcune passerelle. Facciamo la conoscenza con i coatti, una sorta di scimmie alle quali meglio non dare confidenza o cibo perché possono diventare aggressive. Alla fine, ci precipitiamo nel sentiero inferiore ma sono le 17 ed è chiuso con una catenella perché i sentieri chiudono alle 16.45. L’Argentina non è dietro l’angolo, scavalchiamo la catenella per ricongiungerci velocemente agli ultimi entrati e vediamo le cascate a due passi da noi con un rumore assordante e passerelle di legno costruite sopra, in pratica si costeggia il Rio Iguazzù ma preferiamo il sentiero superiore che è un po’ più lungo ma ci sono meno gradini da fare.

All’uscita non prendiamo il trenino andiamo a piedi fino all’ingresso del parco. Alle 18.05 riprendiamo l’autobus per 3000 P/persona e alle 18.45 ma non scendiamo vicino all’ Arco Iris che è il nostro albergo, ma vicino al ristorante la Parrilla e la fine dello stradone Victoria Aguirre, perché vogliamo andare al terminal dei bus a chiedere informazioni per le partenze per le cascate lato brasiliano di domani.

Al terminal ci dicono che ce un bus che parte ogni ora a partire dalle 7,30, ci mette 40 minuti e il parco apre alle 8. Ma al terminal dei bus lavorano i deficienti perché gli orari che ci hanno detto erano sbagliati. Quelli giusti per il confine brasiliano sono alle 8, 10 e 12, dal terminal e 5 minuti dopo il bus ferma alla fermata sullo stradone vicino al nostro albergo. Il bus costa 3000 P e va fino alla dogana e da lì si prende un altro bus lato brasiliano.

Ci mettiamo d’accordo con Federico, un taxista noto all’albergo, che, mentre noi siamo alle cascate, va in albergo, carica le valige in macchina e ci viene a prendere alla dogana lato argentino. Visto che l’aereo parte alle 17.15, basta essere alle 16 in aeroporto. Andiamo a punto Tres Fronteras da dove si vedono i confini fra Brasile, Argentina e Paraguay e la confluenza fra il Rio Paranà e il Rio Iguaçu che è il fiume che forma le cascate. Ultima sera a Iguaçu, al ristorante Patagonia Cerveza, vicino al terminal dei bus, 2000 P, 18 €.

21° giorno – 27 gennaio 2024 – sabato

Colazione frugale, ma dignitosa all’ Arco Iris. Prendiamo il bus delle 10 che passa alla nostra fermata alle 10.05. In 15 minuti arriviamo al confine brasiliano e dopo il controllo passaporti, abbastanza rapido, partiamo con un bus brasiliano che per 1500 P ci porta alle omonime cascate. I bus per il confine argentino partono dal Parco ogni ora: 11, 12, 13, 14, 15, 16 e l’ultimo alle 17. Ci facciamo due conti per il ritorno: dovendo essere alle 16 in aeroporto, dobbiamo prendere il bus alle 14, per essere al confine alle 14,30 ed aspettare Federico che ci porti in aeroporto. Internet ce solo alla biglietteria, nel parco no e la scheda argentina non funziona perché siamo in Brasile.

Alle 10.45 siamo al parco e ci sono gli assistenti che aiutano a fare il biglietto alle macchinette automatiche, 19 €/persona, in real brasiliani. Attenzione, l’ingresso è contingentato per cui occorre arrivare il prima possibile, altrimenti occorre aspettare, a meno che non si paghi un supplemento di circa il 50% e a quel punto si entra subito, ma anche in questo modo un po’ di fila si fa. Noi siamo arrivati alle 11 ed il primo ingresso era alle 11.40. Scegliamo di non fare il supplemento ma comunque poi entriamo ben prima delle 11.40, perché così ci dicono di fare.

Appena vidimato il biglietto, superata la porta di ingresso, ci si mette in una fila di 15 minuti, per prendere il bus hop-on hop-off, che porta alle cascate. La fila scorre man mano che passano i bus. Altrimenti occorre percorrere a piedi i circa 8-9 km per arrivare alle cascate. Alle 11,20 il bus parte, e in 15 minuti scendiamo alla seconda fermata. Le fermate sono tre, la prima porta ad un sentiero di 5 km che si inoltra nella foresta, la seconda è quella delle cascate e la terza è il capolinea.

Il Parco anche da questa parte è un paradiso anche se è più piccolo del lato argentino e quindi molto più affollato. La differenza con la parte argentina è che qui si ha uno sguardo d’assieme migliore perché si vedono le cascate, che sono in Argentina, dal lato opposto. Ma dal lato argentino si sta più vicino all’acqua. Alla fine del percorso, c’è una passerella costruita sul fiume che porta proprio davanti alla Garganta del Diablo ma non arriviamo fino alla fine perchè non possiamo bucare la folla che è davvero tanta.

La visita è veloce per motivi di tempo ma vediamo tutto, salvo la vista dall’alto da una terrazza a cui si arriva con l’ascensore e ce troppa fila. Alle 14, prendiamo il bus per il confine argentino dove arriviamo alle 14.30. Passata la dogana con nessuna fila, siamo di nuovo in Argentina e mandiamo un messaggio WhatsApp a Federico, il nostro autista, che ci viene a prendere.

Federico si prende 12000 P, circa 10 €, nulla per il servizio che ci ha fatto: è andato in albergo a prendere le valige, è venuto a prenderci al confine e ci ha accompagnato in aeroporto, tutto per 10 €.  In aeroporto, veniamo a sapere che il nostro volo FlyBondi è stato cancellato (no mail, no SMS, nulla, lo vediamo dal tabellone) e dopo un rocambolesco cambio di aereo da Flybondi ad Aerolineas Argentinas, senza nessuna spesa, partiamo alle 18 per BA dove dovremo atterrare alle 20. Mangiamo i panini presi ieri al supermercato.

Alle 20 atterriamo al Aeroparque e mi perdo gli occhiali ma Emanuela, all’uscita dell’aereo, aveva visto una passeggera che li aveva dati ad uno dell’equipaggio. Vado all’ufficio oggetti smarriti e dopo circa 20 min arriva un assistente del mio volo che me li riconsegna. Mi rallegro per la semplicità ma troppo presto, infatti mi fanno compilare un modulo dove metto 4 firme, non c’è male a burocrazia. A Baires la temperatura è mite e piacevole. Con 6100 P, alle 20.15 prendiamo Uber che ci porta all’Astoria hotel che non finiremo mai di raccomandare. Andiamo a passeggio e prenotiamo uno spettacolo di tango per la sera successiva. Ristorante London City, avenida de Mayo, buono, 53000 P, 43 €

22° giorno – 28 gennaio 2024 – domenica

Solita colazione miserella, però ce la marmellata, il dulce de leche, il te, latte il caffè e il pane. 80000 P, 65 € la stanza per due notti! Andiamo al quartiere Sant’Elmo dove, in Plaza Dorrego, c’è un mercatino dell’arte molto simpatico e dove vendono anche oggetti del secolo scorso. Ascoltiamo, con molta nostalgia, un suonatore di fisarmonica. Poi nella stessa piazza, una coppia sulla quarantina, improvvisa un tango argentino molto bello da vedere, specie se inquadrato nel contesto popolare e spontaneo. Diamo 1 €. Prendiamo nello stesso quartiere, un bicchierone, da mezzo litro a testa, di succo d’arancia, molto saporito ed economico, per 2000 P a testa, meno di 2 euro. Con Uber ce ne andiamo al Parco ecologico che è diverso dai nostri parchi perché ce una strada dove si cammina obbligatoriamente e non si va sui prati laterali, che poi non esistono perché al loro posto ce una foresta. Alla fine della strada, arriviamo fino al mare dove ci accorgiamo che l’acqua è marrone, o, meglio, è marrone il fondo che da colore all’acqua. La spiaggia è disastrata con tegole e calcinacci dovunque, eppure la gente prende il sole sdraiata con asciugamani e ombrellini. Non proprio gratificati, prendiamo Uber e torniamo in albergo.

Alle 20 usciamo e sempre Uber per 2 € ci porta a El Querandi, il teatro dove abbiamo lo spettacolo di tango con cena inclusa a 70 $ in due o 84000 P, inclusa una cena di 3 portate che si possono scegliere da un menù e una bevanda. Alternativa, era lo spettacolo a 40 $ o 48000 P ed in più la cena alla carta. Noi scegliamo la prima opzione. Nel locale, ci sono dei tavoli davanti al palcoscenico dove si esibiscono i ballerini e nel menu danno anche una bottiglia di vino di migliore qualità e lo champagne, al prezzo totale di 110 $. Il cameriere tende a riempire i tavoli man mano i tavoli man mano che si arriva ma noi ne scegliamo uno, un po’ più lontano ma più centrale rispetto a quello che ci avevano indicato. Giriamo un po’ anche il tavolo e le sedie per vedere meglio lo spettacolo di tango. Siamo soddisfatti perché i ballerini sono veri professionisti e lo spettacolo consiste nel mostrare i vari tipi di tango che si sono succeduti dalla sua invenzione, credo dalla fine del 1800, fino ai nostri giorni. Prima di ogni esecuzione, i ballerini fanno notare le mosse aggiunte o tolte, rispetto al tango precedente e si nota chiaramente che, in passato, il tango era più casto mentre quello contemporaneo ammette più contatti fra la coppia. Bravissima l’orchestra dal vivo, contrabasso e pianoforte suonati da due uomini e fisarmonica e violino da due donne.

Il pasto non è male e alla fine, incluso nel prezzo, un pulmino accompagna tutti ai rispettivi alberghi.

23° giorno – 29 gennaio 2024 – lunedì

La mattina prima della partenza, non di addio ma di arrivederci, tanto siamo stati bene, facciamo colazione e andiamo al centro. In via Florida, per una banconota da 100 $, danno 1170 P per 1 $ e 1200 P per 1 €, quindi il P si è rafforzato perché prima davano 1240 per 1 €, ora 1200 P e lo vedo anche con la carta che prima dava 1242 P per 1 euro e nelle ultime spese 1026 P.

Andiamo poi all’Actis bar creato in un ex convento dei Frati gesuiti, molto molto carino e fresco, a due piani e con le piante che crescono lungo le pareti. Vediamo la cappella dei frati e giriamo per le stanze. Spendiamo 10800 P per 2 empanadas, una spremuta di arancia ed un caffè molto forte. Con Uber a 1119 P ci facciamo riportare al Astoria da dove chiameremo un altro Uber che per 12000 P circa 10 €, ci porta, ahimè, in aeroporto. Partiamo alle 16 e dopo mezz’ora siamo in aeroporto.

Conclusioni

No alla retorica ma l’Argentina ci è rimasta nel cuore, al sud e al centro per la magnificenza dei fenomeni naturali, giustamente sfruttati dal governo per sanare l’enorme debito pubblico, ma a parte quello, la gente pensa solo ai soldi e ha ormai perso di naturalezza. Ma quello che ci è rimasto nel cuore è il nord, ancora distante dal turismo di massa, la gente è propensa alla generosità e alla curiosità verso il turista. I fenomeni naturali di qui consistono negli altopiani che si percorrono in macchina, negli animali selvatici, nelle saline e nei colori delle montagne, non preda ancora dello sfruttamento. Sicuramente torneremo da queste parti.

Per domande e chiarimenti, potete scrivermi a: luigi.piga.rm@gmail.com

Guarda la gallery
lama

argentina_2218002695



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche

    Video Itinerari