Umbria in bicicletta

Alla ricerca del silenzio e dell’armonia della natura sulle strade di San Francesco nel "cuore verde d’Italia", in uno scenario ambientale dove l'arte e l'architettura appaiono inscindibili dal paesaggio
Scritto da: cappellaccio
umbria in bicicletta
Partenza il: 01/04/2015
Ritorno il: 07/04/2015
Viaggiatori: 1
Spesa: 500 €
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Affrontare questa cicloescursione di cinque giorni tra ondulate campagne ravvivate dalle fioriture primaverili significa scoprire il patrimonio culturale e paesaggistico per cui l’Umbria è celebre e che in parte ruota attorno alla figura di san Francesco.

Le mete di maggior interesse per gli intenditori d’arte sono Città di Castello, con la Pinacoteca comunale di Palazzo Vitelli alla Cannoniera, Assisi dove si rimane esterrefatti di fronte all’abilità di Giotto nel raffigurare le Storie del Santo nella Basilica di San Francesco, Spello che conserva nella chiesa di Santa Maria Maggiore le pitture parietali del Pinturicchio, Foligno per il meraviglioso ciclo di affreschi di Palazzo Trinci, Spoleto per la Camera Pinta all’interno della Rocca Albornoziana e l’Incoronazione della Vergine in cui palpita la creatività di Filippo Lippi nell’abside del Duomo, Montefalco per il complesso museale San Francesco, e ovviamente Perugia, il cui Nobile Collegio del Cambio esibisce uno dei capolavori assoluti del Rinascimento italiano, la sala dell’Udienza, interamente affrescata dal Perugino tra il 1498 e il 1500, per non parlare della Trinità e Santi di Raffaello nella Cappella di San Severo.

Ma questa ciclovacanza può altresì essere intesa come un “viaggio dello spirito” sulle orme del Poverello di Assisi e allora non bisogna tralasciare la visita dei luoghi dove il fraticello si ritirava in preghiera, come la Porziuncola o il tugurio di Rivotorto alle porte di Assisi, oppure la chiesa della Vittorina di Gubbio, davanti alla quale avvenne l’incontro col lupo.

Perugia costituisce la naturale base di partenza per un itinerario ad anello che si distende per poco più di 260 chilometri e che si chiude con un trasferimento in treno con bici al seguito della durata di una ventina di minuti dalla stazione di S. Maria degli Angeli di Assisi. Se pensiamo che in questa regione solo il 6% del territorio è pianeggiante comprendiamo immediatamente che pedalare in Umbria rappresenta un obiettivo estremo per coloro che non sono cultori della fatica. Per i ciclisti provetti invece forse è una bazzecola. Serve comunque una bicicletta con adeguati rapporti e va tenuto presente che si percorre qualche pista sterrata a grana grossa (per cui gli pneumatici stretti non sono adatti), tuttavia la maggior parte delle strade è asfaltata e a bassa densità di traffico. Un disagio che si dovrà mettere in conto, viste le frequenti variazioni di pendenza, è la necessità di spogliarsi prima delle salite e di rivestirsi per ripararsi dal freddo prima delle discese.

PRIMO GIORNO: DA PERUGIA VERSO L’ABBAZIA DI MONTE CORONA, UMBERTIDE E CITTÀ DI CASTELLO

Partendo dall’albergo Giò, in via Ruggero D’Andreotto, che sta nella zona ovest di Perugia, non lontano dalla stazione dei treni, si gira intorno alla città in senso orario, si lambisce il famoso arco etrusco e si seguono le indicazioni prima per Gubbio e poi per Montelaguardia, dove si arriva dopo una salita di due chilometri abbondanti. Qui è possibile sorprendere qualche scoiattolo mentre si arrampica sugli alberi e ascoltare il tipico tamburellare dei picchi sui tronchi. Nei pressi di Ponte Pattoli – siamo già a 14 km da Perugia – si vira a sinistra per Migiana in strada Ponte Pattoli Pieve San Quirico, che dopo un paio di chilometri si trasforma in una sterrata che costeggia il Tevere; dal lato sinistro si ammirano verdeggianti prati punteggiati di capre al pascolo. La strada bianca prosegue fino alla frazione di La Bruna, poco oltre la quale, acquattata ai piedi di Monte Corona, si incontra la Badia di San Salvatore, risalente all’XI secolo, che ha ospitato monaci Camaldolesi e in cui sono vissuti nientemeno che San Romualdo, tradizionalmente considerato il fondatore di questo cenobio, e San Pier Damiani. La torre campanaria ha una forma particolare in quanto è circolare alla base, endecagonale nel mezzo e ottagonale in cima. Il tempio sacro è costituito da una cupa cripta seminterrata a cinque navate, silenziosa e fredda quanto una tomba, in cui gli spazi sono scanditi da una selva di robuste colonne che sostengono volte a crociera, e da una chiesa superiore romanica, decisamente più luminosa dell’ambiente sottostante, che contiene un prezioso ciborio medievale.

Seguendo a ritroso la corrente del Tevere, che scorre abbastanza ampio e sinuoso, riprendo a pedalare verso Umbertide, dove di turismo non se ne vede molto, sebbene quando sbocco in piazza Mazzini mi venga da dimenarmi sul sellino per l’emozione di stare a contemplare l’imponente collegiata di S. Maria della Reggia e le torri possenti e quasi intimidatorie della Rocca, sotto le quali scorre il torrente Reggia, che un tempo fungeva da fossato delle fortificazioni medievali e che ora è bordeggiato da uno stupendo percorso ciclopedonale. Tramite via Stella mi immetto nella piazza Matteotti, vero e proprio salotto del borgo, su cui prospetta il seicentesco palazzo comunale. Un’altra zona monumentale è quella di piazza S. Francesco, caratterizzata dalla presenza di tre chiese in fila, una accanto all’altra: quella di Santa Croce, quella di San Francesco e quella di San Bernardino.

Lasciata l’antica Fratta – questo è il nome che Umbertide ebbe fino al 1863 – siccome desidero abbreviare la tappa odierna, da Niccone, anziché andare a sinistra in direzione Trestina come consigliato dal roadbook, percorro la più trafficata ma pianeggiante Statale Tiberina 3Bis fino a Città di Castello, che è il principale centro urbano del territorio Altotiberino ed è ubicato al confine tra Marche, Toscana e Umbria, in un’area piatta, diversamente da parecchie altre cittadine umbre collocate sul crinale o sul cocuzzolo di un colle. Venendo da sud imbocco Largo Muzzi, dov’è il cancello per penetrare nel giardino all’italiana del Palazzo Vitelli alla Cannoniera, la cui facciata è ingentilita da graffiti monocromi realizzati su disegno del Vasari, fra i quali spiccano sfingi alate e vitelli affrontati, che alludono alla famiglia che nel Rinascimento primeggiò sulle altre dell’aristocrazia locale e che ne ordinò la costruzione. Per l’ingresso però è necessario recarsi dalla parte opposta. Questa dimora patrizia riunisce sotto lo stesso tetto vari musei, dato che le collezioni comprendono sia eccezionali capolavori di maestri del passato come Raffaello, Luca Signorelli, il Ghirlandaio, o i Della Robbia, sia opere di alcuni artisti del Novecento tra cui Guttuso e De Chirico. Inoltre le sale del piano nobile sono splendidamente affrescate: da non perdere è il salone di rappresentanza destinato a ricevere gli ospiti, sulle cui pareti sono raffigurate scene belliche legate alle prodezze dei più illustri condottieri dell’antichità. Stranamente, considerata la sua leggiadria, il palazzo ha generato una fantasiosa e macabra leggenda, quella di Sora Laura, che narra che la giovane popolana amante di Alessandro Vitelli, languendo in attesa del ritorno de suo capitano di ventura – pergiunta sposato – si intratteneva fingendo che le fosse sfuggito dalla finestra un fazzoletto di trina per catturare l’attenzione di qualche bel giovanotto di passaggio, sedurlo e, al momento del congedo, indurlo a uscire da una porta occulta che, ahilui, nascondeva un profondo pozzo. Se i ragazzi del luogo sono restii a bazzicare in questi paraggi nelle notti rischiarate dal tenue chiarore della luna è proprio in virtù di questa storia, perché temono di lasciarsi tentare dal fantasma della donna, che secondo alcuni vagherebbe ancora senza pace fra i saloni di palazzo Vitelli.

Puntando ora al centro della città si giunge in piazza Gabriotti delimitata dai monumenti più rappresentativi, fra cui il Palazzo Comunale trecentesco, simbolo del potere politico, la Torre Civica e la Cattedrale. Accanto al Duomo è visitabile lo svettante campanile cilindrico, che ha un tipo di struttura ravennate, culminante in un coronamento a cono. La chiave per entrare si preleva al Museo Diocesano; una volta aperta la porticina si ha accesso a una scala a chiocciola, non adatta ai cardiopatici, che porta alla cella delle campane. Dall’alto della torre campanaria si gode di un superbo panorama sui tetti di Città di Castello.

SECONDO GIORNO: DA CITTÀ DI CASTELLO A GUBBIO PASSANDO PER PIETRALUNGA

Oggi inizialmente si segue la SP106 che raccorda Città di Castello con Pietralunga. Per la direzione da seguire basta affidarsi alle indicazioni dei cartelli blu e gialli della Via Francigena di San Francesco, che nel periodo pasquale comunque non pare essere particolarmente battuta dai pellegrini. Superata la frazione di Baucca non ci si può esimere dal fermarsi ai vasconi del Soara, un punto delizioso in cui il torrente omonimo, affluente del Tevere, cade in limpide cascatelle sulle rocce frastagliate. Purtroppo al km 9, c’è un cambiamento di pendenza brusco: subito dopo aver svoltato a destra in direzione Candeggio comincia una salita ripida e impegnativa, che fa sbuffare abbondantemente e sembra non voler finire mai. Si infilano uno dietro l’altro i tornanti che conducono alla romanica Pieve de’ Saddi, intitolata a san Crescenziano, attualmente sede di un ostello aperto esclusivamente nei mesi estivi. Scendo dalla bici per rifiatare e placare la sete che mi tormenta, ma percepisco un fruscio nell’erba. Ho un tuffo al cuore: è un serpente che striscia a pochi centimetri da me. Parto come un bengala nonostante le gambe frolle.

Riconquistata una maggiore serenità d’animo valuto che in effetti la zona è così appartata da far dimenticare la vicinanza di centri urbani importanti come Gubbio o Città di Castello e offre ampi tratti di natura integra, che può evidentemente dare asilo a qualche ofide.

In capo a un’ulteriore decina di chilometri approdo nella piazza Fiorucci di Pietralunga, che mi rimane impressa nella retina per il suo torrione pentagonale, la parrocchiale di S. Maria e il belvedere che regala un fantastico affaccio sulla valle del Carpina. Da qui si prosegue per Mocaiana e infine si scende dalle ultime propaggini dei colli verso la conca eugubina. Gubbio compare come un miraggio, con l’inconfondibile sagoma del teatro romano in basso, che mostra sia le arcate inferiori sia una porzione dell’ordine superiore, e gli altri monumenti che si stagliano nettamente a ridosso del monte Ingino: infatti la città sorge in posizione spettacolare, arrampicata com’è su un versante di questo rilievo. Strette viuzze affiancate da case e abitazioni signorili salgono verso il palazzo dei Consoli e poi verso il Duomo. Ancora più in alto si erge la chiesa di S. Ubaldo, raggiungibile oltre che a piedi, con la funivia di Colle Eletto. Il centro ha conservato quasi intatto il suo tessuto urbano medievale. Mi addentro nel quartiere di S. Martino, dove noto delle case di pietra ordinatamente allineate lungo le sponde del torrente Camignano attraversato da vari ponti tra cui quelli dell’Abbondanza, che sono tre, collocati tra la piazza del Mercato e il ponte S. Martino. Servivano a facilitare la comunicazione fra le due rive, poiché qui c’era la macina per i cereali e un paio di forni per panificare. L’acqua del fiume alimentava anche i mulini sfruttati per le attività legate alla lavorazione della lana, fondamentale risorsa dell’economia locale in tempi passati.

Dopo essermi rilassata ascoltando il rumoreggiare del torrente mi immetto in via dei Consoli e sbocco in largo Bargello, che riserva una curiosità: basta girare tre volte attorno alla fontana cinquecentesca che si trova in questo spiazzo, bagnandosi con i suoi spruzzi, per ottenere il titolo di “matto di Gubbio”.

Ora per tirare a sera, non resta che starsene a ciondolare sulla grandiosa Platea Magna, una piazza pensile di enorme impatto scenografico sulla quale si affacciano gli antichi palazzi dei Consoli e Pretorio, che alla luce del tramonto emanano un vivido bagliore rossastro.

TERZO GIORNO: DA GUBBIO AD ASSISI CON UNA SOSTA A VALFABBRICA

L’itinerario di stamani si articola in cinquanta chilometri che in parte ricalcano il Sentiero Francescano della Pace da Gubbio ad Assisi, creato una ventina d’anni fa, che ripercorre il cammino intrapreso in senso inverso da san Francesco per la prima volta tra il 1206 e 1207, quando decise di andarsene dalla casa avita rinunciando alle cose futili del mondo. Si esce da Gubbio sottopassando la Porta Romana. Arrivati alla chiesetta di S. Maria della Vittorina dove ebbe luogo il celeberrimo episodio del lupo ammansito, si ritrova la segnaletica della Via di S. Francesco, che si segue per circa 4 km, dopodiché il sentiero si va a conficcare nella Strada Regionale Eugubina, che si prende a sinistra in direzione Perugia. Dopo un chilometro e mezzo si svolta a sinistra per San Vittorino, prestando attenzione ai segnavia giallo/blu. Non passa molto tempo che ci si trova davanti a una terrificante salita di circa tre chilometri, che almeno è molto panoramica e comunque rappresenta l’unica sfida di oggi, poi ci sono solo degli strappetti… I miei timori sulle asperità del percorso sono aggravati dalla situazione meteo: le nuvole sono così basse da sfiorare la sommità delle colline e diventano di momento in momento più fitte e gonfie di pioggia. Non ho intenzione però di scaraventarmi ad Assisi strapazzandomi per evitare di infradiciarmi. Mogia mogia mi sorbetto altri sei chilometri, che richiedono una buona scorta di energia, lungo la trafficata e tortuosa SR298 eugubina fino al bivio a sinistra per Biscina. Ecco finalmente una veloce e rincuorante discesa, al termine della quale si vira a sinistra in direzione chiesa di Caprignone. Ancora due chilometri e si abbandona il sentiero francescano per infilare una strada interdetta alle auto, un po’ malmessa per via delle frane, ma che si dipana pressoché totalmente in discesa per sette chilometri privi di flusso veicolare: un secondo allettante assaggio di beata solitudine. In questo angolo sperduto la natura comunica ancora una forza senza pari, regna una pace ultraterrena che sembra celare voci silenziose, disperse tra acque e boschi. Il greto del fiume Chiascio è in basso a sinistra, mentre le pareti di una collina bloccano lo sguardo a destra. Una volta oltrepassata la rete arancione che sancisce il divieto d’accesso proseguo seguendo l’indicazione “Camere villa verde” e dopo l’attraversamento di un ponte, finita la discesa svolto a destra per una strada bianca che fiancheggia ancora il fiume Chiascio. Sono ormai a Valfabbrica, che sorge alle falde del Monte delle Croci e conserva i resti di un torrione che, in origine, era la porta del Castello di Piedicino. Da Valfabbrica si percorrono circa 7 km di SS318 verso Perugia. Arrivati alla frazione di Pianello si svolta a sinistra in Via del Santino per S. Gregorio, che è un minuscolo borgo fortificato e dopo altri 8 chilometri si avvista da lontano Assisi, arrocata alle pendici del Monte Subasio.

Ad Assisi il sacro e il profano convivono e si mescolano, perciò qui tutti trovano ciò che cercano, sia coloro che sentono di dover soddisfare un bisogno spirituale, sia quelli a caccia di bellezze artistiche e architettoniche, sia i vacanzieri che intendono solo riscoprire il gusto di passeggiare e curiosare tra le botteghe. Fra i cinque e i sei milioni di turisti si riversano ogni anno ad Assisi, una delle principali mete del turismo religioso, che sta soccombendo alle frotte di visitatori che si dedicano a riempire buona parte della memory-card delle loro macchine fotografiche digitali con le immagini del convento di S. Francesco e dell’omonima basilica, della piazza del Comune con la merlata torre del Popolo, il palazzo dei Priori e la fontana coi leoni, del duomo di San Rufino e degli altri edifici religiosi che qui sono in numero tale da far venire il capogiro.

Le due basiliche di S. Francesco edificate per tramandare il ricordo del Santo catalizzano lo sguardo sia dei pellegrini che dei visitatori laici. Sulle possenti spalle della chiesa inferiore si appoggia la grandiosa basilica superiore che ospita mirabili cicli di affreschi. L’interno è invaso ininterrottamente, dalla mattina alla sera, da una marea umana che si dirige soprattutto alla sepoltura del Poverello, che si raggiunge dalle scale che si trovano a metà navata della chiesa inferiore. Mi inserisco anch’io nel flusso di fedeli e non credenti che pazientemente si mettono in fila per scendere fino alla cavità più intima dell’edificio e nella luce fioca vedo stagliarsi la sagoma del sacello dove riposano le spoglie di san Francesco. Una devota dona una candela al Santo, ma è vietato accenderla, l’importante è il pensiero (e lasciare un’offerta).

Terminata la visita mi incammino per via S. Francesco che allaccia la basilica con la piazza Grande e in seguito mi spingo in cima al pendio che domina la città sottostante, dove è posta la Rocca Maggiore, che ha resistito all’usura del tempo fin dalla metà del Trecento, quando venne ricostruita per volere del cardinale Albornoz, dopo essere stata rasa al suolo da una rivolta popolare. Il belvedere della Rocca garantisce panorami imbattibili sulla Valle Umbra e sul pittoresco nucleo storico di Assisi, che al tramonto assume un’aura magica che ipnotizza lo sguardo.

QUARTO GIORNO: DA ASSISI A SPOLETO, CON TAPPE ALLA BASILICA DI RIVOTORTO, A SPELLO E FOLIGNO

L’itinerario di oggi offre una straordinaria concentrazione di motivi di interesse: la basilica di Rivotorto, Spello, Foligno, Spoleto e, se si è disposti a effettuare una deviazione, anche Trevi e le fonti del Clitunno. Anzitutto ad Assisi imbocco la via Francesca e seguo le indicazioni per la basilica di Rivotorto che ingloba il sacro tugurio, un oratorio-ricovero piccolo e angusto dove san Francesco visse due anni con i suoi seguaci, cibandosi di rape che lui e i compagni raccimolavano mendicando per la pianura di Assisi. Dal santuario ottocentesco di Rivotorto, eretto su una chiesa precedente, per via Romana si prosegue fino all’incrocio con via del Renaro, che a un certo punto intercetta via degli Ulivi, che si snoda attraverso la fascia collinare fino a Spello. Il borgo è racchiuso dentro mura romane in impeccabili condizioni di conservazione ed ha mantenuto alcune testimonianze di quando fu colonia romana come i resti di un teatro, di un tempio, di un anfiteatro e di un arco conosciuto col nome di Porta dell’Arce, posto sulla sommità di un poggio. Un’altra particolarità è il dedalo di stradine acciottolate che caratterizzano il centro storico, la cui attrazione principale, come ho già accennato, è costituita dalla cappella Baglioni, affrescata nel Cinquecento dal Pinturicchio, all’interno di S. Maria Maggiore.

Esco da Spello dalla meridionale Porta Consolare e svolto a sinistra in direzione Foligno, che sta a circa cinque chilometri di distanza ed ha come baricentro piazza della Repubblica, circoscritta dai principali monumenti: la Cattedrale di San Feliciano, il palazzo Trinci e quello Comunale. Foligno ha costantemente tratto beneficio dalle sue vie d’acqua –è bagnata dal fiume Topino- ed è legata alla tradizione manifatturiera della carta: qui infatti nel 1472 fu stampata la prima edizione della Divina Commedia.

Passando per Corso Cavour giungo alla periferia di Foligno e al sobborgo Casevecchie; dopo altri 5 chilometri mi ritrovo sulla ciclabile Assisi-Spoleto, dritta come un palo, che corre parallela al fiume Teverone prima e al Maroggia poi. Un vento gagliardo di poppa mi spinge velocemente alla città del Festival dei Due Mondi, sul cui centro storico vigila la colossale Rocca Albornoziana. Spoleto è strepitosa per i suoi edifici come l’ardito e scenografico Ponte delle Torri, lungo 230 m, la Cattedrale di S. Maria Assunta, che sorse in forme romaniche e fu poi rimaneggiata nel XVII sec. affiancata da un’enorme torre campanaria, il teatro romano incastonato nelle costruzioni circostanti e l’Arco di Druso, risalente al 23 d.C.

QUINTO GIORNO: DA SPOLETO A Santa MARIA DEGLI ANGELI, CON VISITA A MONTEFALCO E BEVAGNA

Stamane le nuvole corrono e si squarciano, lasciando intravvedere stralci di cielo blu, ma un vento furioso contrario, nemico giurato di ogni ciclista, rallenta la mia pedalata. Fortuna che i dislivelli odierni sono contenuti.

Arrivo a Montefalco attorno alle undici del mattino, dopo aver messo ancora una volta alla prova la mia tenuta fisica. Questo paese, conosciuto per la produzione del Sagrantino, pregiato vino della zona, è contornato da un anello di mura e situato in uno scenario naturale di grande bellezza a dominio delle pianure del Clitunno e del Topino ed è proprio per questa sua posizione che viene detto “ringhiera dell’Umbria”. La circolare piazza del Comune, su cui affaccia il duecentesco palazzo Comunale, si trova nel punto più elevato ed è il fulcro del borgo. Non lontano si visita il complesso museale S. Francesco, che custodisce opere notevoli per lo studio della pittura umbra, giacché comprende, oltre all’apparato decorativo dell’ex chiesa, una pinacoteca.

La tappa successiva è Bevagna, l’antica Mevania, abitata già in epoca Umbra, abituata fin dall’antichità a sfruttare i vantaggi della propria posizione strategica in prossimità della Consolare Flaminia. L’area più affascinante è la piazza Silvestri, che presenta una suggestiva fisionomia medievale e sono le duecentesche chiese affrontate di S. Michele Arcangelo e di S. Silvestro a fare da prime attrici. Al centro dello spazio irregolare della piazza spicca una fontana, mentre su un lato si trova la romana colonna di S. Rocco. All’uscita di Bevagna riprendo la ciclabile Spoleto-Assisi che mi conduce in breve a Cannara, un centro agricolo che conserva ancora una parte significativa delle mura medievali, con una pittoresca piazzetta sovrastata da un torrione cilindrico. All’inizio la greenway corre rialzata sull’argine, sotto il quale si stendono i campi orizzontali e monotoni della piana del Topino, interrotti qua e là da macchie di alberi e arbusti. Nel tratto finale la ciclopista si approssima ad Assisi e si conclude a Santa Maria degli Angeli, uno dei santuari più grandi d’Italia, sulla cui facciata svetta una statua dorata della Vergine. La basilica incapsula due cappelle importantissime per il francescanesimo, che difatti sono costantemente stipate di gente in preghiera: quella della Porziuncola e quella del Transito, in cui S. Francesco rese l’anima a Dio.

Si giunge alfine alla stazione FS, che è dietro la chiesa, a poche centinaia di metri (i treni regionali per Perugia passano con cadenza oraria). Dopo un tragitto di venti minuti su un convoglio di Trenitalia la boucle si chiude nella città dei Baci, cioccolatini farciti con gianduia e granella di nocciola. Quale miglior commiato allora che una dolce degustazione alla Casa del Cioccolato Perugina?

Come arrivare al punto di partenza: si raggiunge la stazione di Perugia con Trenitalia.

Noleggio biciclette e indicazioni sui percorsi: Viaggiare in bici, Borgo la Noce 9, 50123 Firenze, tel 055.218059. Vi affitta una bicicletta, mettendola a vostra disposizione nel primo hotel in cui pernottate, vi dà un casco, vi fornisce i roadbooks e le tracce GPS dei percorsi e, in caso abbiate bisogno di questo servizio, si incarica del trasporto bagagli da una struttura ricettiva all’altra http://www.viaggiareinbici.it/tour/via-di-san-francesco/

Dove pernottare:

Perugia (prima e ultima notte): Hotel Gio’, V.le Ruggero D’Andreotto, 19, 06124, Perugia; tel. 075 573 1100 www.hotelgio.it. A circa 10 minuti a piedi dalla stazione dei treni (dalla stazione FS si attraversa la P.zza Vittorio Veneto e poi si risale la via Angeloni). Moderno e funzionale con 206 camere allestite a tema, nelle stanze ci sono delle poltrone automassaggianti.

Città di Castello: Hotel Garden, Viale Aldo Bologni, 06012 Città di Castello (PG); tel 075 855 0587, www.hotelgarden.com

Gubbio: Hotel Bosone Palace, via XX Settembre, 22 06024, Gubbio; tel. 075 922 0688, www.hotelbosone.com

Assisi: Hotel Country House 3 esse. Via di Valecchie, 41 – 06081 Assisi (PG) – Tel 075816363; a 10 minuti a piedi dalla Basilica di San Francesco.

Spoleto: Albornoz Palace, Viale Giacomo Matteotti, 16, 06049, Spoleto (PG); tel. 0743 221221. Si tratta di un moderno design hotel nei pressi dell’arco di Monterone e della chiesa di S. Pietro.

Per saperne di più

Su Umbertide http://www.comune.umbertide.pg.it/Turismo/Guida-turistica-di-Umbertide-on-line

Sull’Abbazia di Montecorona: video https://www.youtube.com/watch?v=WQpza24RCH4; https://www.youtube.com/watch?v=zerzzt4N0vw

Su Città di Castello: video https://www.youtube.com/watch?v=ZOmB0obsYMg ; https://www.youtube.com/watch?v=3LL7HYOLbIo (Borghi d’Italia TV 2000)

Su Pietralunga: video drone: https://www.youtube.com/watch?v=6GThTWshWZ8; http://www.turismo.pietralunga.it/il-borgo/

Su Gubbio: https://www.youtube.com/watch?v=32yYA1B25n8 Piccola Grande Italia; http://gubbio.infoaltaumbria.it/scopri_la_citta/in_centro.aspx (testi dei codici QR in giro per la città)

Sul Sentiero di S. Francesco: http://www.ilsentierodifrancesco.it

Su Assisi e S. Francesco: https://www.youtube.com/watch?v=_wIXTzXihBI puntata di Ulisse, programma condotto da Alberto Angela, su S. Francesco d’Assisi.

Sulla Basilica di Rivotorto: https://www.youtube.com/watch?v=fxNgkNunjng

Su Spello: video https://www.youtube.com/watch?v=mZnhTRyW0Go

Su Foligno: documentario https://www.youtube.com/watch?v=goZysHi4tCs

Su Spoleto: documentario prima parte https://www.youtube.com/watch?v=2hPCso4t72M; documentario seconda parte https://www.youtube.com/watch?v=UiSTMeT3JTw; su Spoleto potete leggere anche il mio precedente diario di viaggio: http://turistipercaso.it/umbria/58753/carnevale-senza-maschere-ne-carri-allegorici.html

Su Montefalco: documentario: https://www.youtube.com/watch?v=nncjc5W6uy4; complesso S. Francesco tel. 0742 379598 http://www.museodimontefalco.it/

Su Bevagna: visita guidata https://www.youtube.com/watch?v=NPiAafdNMh8 molto approfondita, ma forse un po’ noiosa come le altre della serie “Storie di piazza” su Spoleto https://www.youtube.com/watch?v=tXHNOYGth74, Gubbio: https://www.youtube.com/watch?v=_cu2BQvFV0M, Città di Castello https://www.youtube.com/watch?v=JGizWNYquH0 Assisi https://www.youtube.com/watch?v=YdBlukzSH7Y

Su Perugia: breve documentario https://www.youtube.com/watch?v=k8z6VaSyuQY; per visitare la Fabbrica del Cioccolato www.perugina.com. Per verificare gli orari di apertura e prenotare contattare il numero verde 800800907.

Sull’Umbria in generale: documentario di quasi un’ora sulle feste e tradizioni umbre https://www.youtube.com/watch?v=uJyZDwt5pXY

Sulla pista ciclabile Spoleto-Assisi (completamente tabellata) http://www.bicitalia.org/cms/it/percorsi/106-pista-ciclabile-spoleto-assisi; ;

Sui percorsi in bicicletta in Umbria: http://www.bikeinumbria.it

Quando andare

L’autunno e la primavera sono le stagioni ideali per apprezzare questo itinerario.

Da fare in più: questa ciclovacanza può essere ampliata con l’itinerario da me descritto sul sito di turisti per caso a questo indirizzo: http://turistipercaso.it/cicloturismo/71712/weekend-in-valtiberina-borghi-antichi-in-biciclett.html



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