Paradisiache isole Faroe
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In questa descrizione del mio breve viaggio nelle isole Faroe cercherò, oltreché descrivere i luoghi visitati, anche di dare alcuni consigli pratici e alcuni spunti su possibili cose da scoprire in questi luoghi fantastici. Il materiale che consiglio di “studiare” per organizzare il proprio viaggio nelle isole Faroe (e da leggere in ogni caso prima di partire) è costituito da due guide: la prima è l’unica Guida (con la G maiuscola, non per fare pubblicità) della collana “Bradt” scritta da James Proctor, semplicemente completa, 150 pagine minuziose sulle isole, le città, i percorsi, ristoranti e supermercati aperti; la seconda è un file Pdf scaricabile gratuitamente dal sito Ufficiale delle Isole http://www.visitfaroeislands.com/ : la cosa interessante di questo file è la presenza di una tabella per ogni città/villaggio con le indicazioni di tutte le strutture e i servizi presenti (ristoranti, banche, poste, bancomat, hotel, distributori di benzina …)
È superfluo ricordare che gli unici modi a disposizione per giungere alle Faroe sono la nave (Norrona, traversata di quasi due giorni) e l’aereo della ATLANTIC AIRWAYS, scelta ottimale nonostante si debba fare scalo all’aeroporto di Copenaghen (a meno che non si parta da Milano e dintorni dove i più fortunati possono sfruttare i voli diretti per Vagar). Per quanto riguarda il mio viaggio la scelta è caduta sull’aereo.
Vi descrivo in breve questa avventura ‘faroese’, che ho intrapreso insieme alla mia ragazza.
Per qualsiasi domanda o richiesta di Informazioni sulle Isole Faroe, non esitate a scrivermi un messaggio oppure a lasciare un commento sul canale youtube dove ho caricato i video del mio viaggio https://www.youtube.com/user/14politeama/videos
GIORNO I, partenza e lunga giornata di viaggio. ROMA> COPENAGHEN>VAGAR
Il volo ATLANTIC è perfetto, puntuale, ed il servizio sull’aereo quasi impeccabile: parte da Kastrup alle ore 21:40 e in poco più di due ore arriva a destinazione.Dal finestrino, nonostante sia notte, le Faroe iniziano a dare spettacolo: dall’alto si vedono gran parte delle isole nella penombra, le luci delle città, i fari che illuminano il mare, macchine che sfrecciano nella notte.
Arrivati in aeroporto ci attende già un taxi per portarci a Torshavn: le uniche due compagnie di Taxi delle isole offrono un bel servizio di navetta Aeroporto/Torshavn che, se prenotato in anticipo (basta anche poche ore prima) permette di arrivare senza stress e in poco più di mezz’ora, a qualsiasi indirizzo vogliate a Torshavn, al costo di 190 Dkk a persona. Un’altra soluzione può essere il Bus #300 che lascia al Terminal vicino il porto (90 Dkk) più eventuali altri spostamenti verso il luogo prescelto.
Il Taxi sfreccia nelle strade semi-deserte e ci porta a destinazione in una villetta in zona residenziale a 10 minuti di cammino dal porto: questa sarà la nostra casa per le prossime tre notti.
***Digressione su pernottamenti alle Faroe.
Oltre i soliti siti dove poter prenotare alberghi ed appartamenti (nei quali , tra l’altro, al massimo si trovano una decina di strutture in tutto il paese), l’altro metodo per poter prenotare sistemazioni per la notte è quello di contattare direttamente il sistema di tourtist information di ogni isola maggiore. Infatti molti Faroesi mettono a disposizione una o più stanze nelle loro case (a prezzi modesti) utilizzabili come B&B: l’unica cosa da fare è contattare direttamente il tourist center dell’isola (ad esempio visittorshavn.com visitvagar. Com…) inviando una mail con la richiesta di date e la scelta dell’appartamento (sono visionabili indirizzo, prezzo ed anche alcune foto); rispondono in un paio di giorni.
GIORNO II TORSHAVN
Il primo giorno nelle Faroe.
Tosrhavn (Thor’s harbour) è la più piccola capitale del mondo ed è stata costruita, come dice la guida, paradossalmente in una delle peggiori baie delle isole: infatti, come ci accorgeremo nei successivi giorni, persiste costantemente la nebbia ed una sottile pioggia molto fastidiosa. Per fortuna, nell’unico giorno da noi dedicato alla città né piove né c’è nebbia, solo un po’ di vento ma nulla di che.
La prima tappa della giornata nella capitale è SMS, il grande centro commerciale e forse uno dei pochi centri “ricreativi” della nazione: una colazione rapida al bar e poi subito giù al porto, a 5 minuti di cammino. Si passa per il “centro” della città, la N. Finsen gota, una strada pedonale di circa 200 m affiancata da qualche negozio e “pub” (o bar o ristorante, sinceramente non so come inquadrare queste attività), fino ad arrivare al tourist information. La strada che va a sinistra porta verso il Cafè Natur e verso il porto, a destra verso Tinganes, la parte caratteristica della città dove tutt’oggi risiede il governo delle Isole Faroe.
Optiamo per la seconda e, prima di immergerci in quest’oasi di casette rosse con il tetto d’erba, passiamo per la Bryggjubakka, la strada da “cartolina” caratterizzata da case dai colori più vivaci. Su questa strada è anche presente un mercato giornaliero del pesce, vale a dire degli “stand” dove i pescatori Faroesi sistemano e vendono il pesce appena pescato: è inutile sottolineare che anche questo spaccato di vita quotidiana è molto suggestivo e caratteristico, considerando che molti di quei pesci sono tipicamente nordici e perciò mai visti.
Passando per questa strada, si arriva come detto a Tinganes, la “penisola” di Torshavn. Essendo sede del Governo Faroese, nel passeggiare tra queste casette ci si imbatte nella casa/studio del sindaco e dei vari amministratori della città e della nazione. Come tutta la città, e come ovviamente tutte le Faroe (considerato che la capitale è abitata da poco meno di 20.000 abitanti, mentre l’intera nazione da circa 50.000 persone), questa zona è tranquillissima e rilassante: ci si imbatte in pochissime persone e pochissimi turisti, la vita non scorre frenetica, regnano la calma, il rumore del vento e del mare in sottofondo. Questa penisola termina su un promontorio roccioso dove è issata la bandiera Faroese.
Uscendo da Tinganes dalla parte opposta, ci si immette sulla strada che va verso il porto/bus terminal/terminal traghetti/taxi terminal e quindi verso il “Skansin Fortin”, una collinetta dal quale si ha una stupenda visione della città da un lato , mentre dall’altro si affaccia sull’isola di Nolsoy, a meno di venti minuti di traghetto dalla capitale (isola famosa per: 1) negozio “taxidermist”, italianizzato “animali impagliati” del sig. Jens-Kield, che tra l’altro organizza spedizioni notturne per vedere le colonie di storm petrel, uccello Faroese doc; 2) “passeggiata” fino all’estremo sud dell’isola verso il faro).
Ritornando verso il centro, sostiamo per uno spuntino in un locale nella N. Finsen Gota e poi diretti al cimitero antico di Torshavn, sulla Joannesar Paturssonar gota: è un posto suggestivo, consigliato per qualche scatto/video horror sul far della sera. Qualche altro giro nelle stradine adiacenti il cimitero e si fanno le 14:00, che è proprio l’ orario di apertura (molto comoda, considerando che chiude alle 17, aperto dal martedì alla domenica, 40 dkk il prezzo del biglietto) dell’acquario di Torshavn, situato nell’immediata “periferia”, subito dopo l’ospedale. È ovviamente una passeggiata piacevole, si costeggia l’oceano e si passa davanti a casettine ben tenute con (mini) giardini curati. Ne vale veramente la pena visitare questo acquario perché, nonostante sia molto piccolo e composto unicamente da due sale e una decina di vasche, si vedono specie marine veramente strane, mai viste nelle nostre acque o in alcun documentario. Ah, dimenticavo: ad accogliervi all’ingresso sarà un simpatico cane-guardiano, che ama anche lui girare tra le vasche dell’acquario.
Se può interessarvi, allego un video della mia giornata a Torshavn https://www.youtube.com/watch?v=NUwSqM6Bk1I
Dopo un’oretta passata lì e qualche foto/video in una delle poche “spiagge” sabbiose dell’isola situata nelle vicinanze, ritorniamo verso la città fermandoci alla VesturKirkja: una chiesa con un torre a forma di piramide individuabile da ogni punto della città con davanti la rinomata statua di un guerriero (da notare l’intensità dello sguardo). Entriamo nella chiesa (fortunatamente ancora aperta, orari 15:00 – 17:00): sobria è termine riduttivo, pareti bianche, panche in legno chiaro, un pianoforte simile ad un organo, un altare e dei lampadari a forma di grappolo (come vedremo successivamente, molto in voga nelle chiese Faroesi). Il tempo di entrare, meravigliarci della visione, sederci ed uscire. La nuova meta : supermercato del centro SMS, punto di ristoro a buon mercato.
*** Digressione su Distanze e servizio di trasporto pubblico
In tutto ciò, non devo dimenticare di ricordare che si parla pur sempre di Torshavn, cioè della capitale con circa 20.000 abitanti, ergo quando parlo di strade e percorsi intendo tragitti che coprono al massimo distanze di 2-3 chilometri. Ad esempio, sulla mappa la distanza tra lo Skansin Fortin e l’acquario può sembrare incolmabile e faticosa, ma in fin dei conti si tratta di una passeggiata di circa trenta minuti, e si passa quasi da un estremo all’altro della città!
Seconda digressione: il trasporto pubblico. È gratis! Meravigliosi faroesi! Le cinque linee coprono tutto il territorio cittadino e la periferia residenziale fino a Hoyvik e Kirkjubour (porto per Hestur e sede della Magnus Cathedral) dalle 6 di mattina alle 22, con tre corse orarie (ogni venti minuti).È superfluo sottolineare che i bus spaccano il minuto, anzi è capitato anche che arrivassero in anticipo di 2 minuti, lasciandoci ad attendere inerti alla fermata.Devo anche constatare che, nonostante tutto, sono sempre pieni e frequentati. Ottima cosa. ***
Questa è Torshavn, bellissima città visitata in lungo e largo in poco più di 6-7 ore, passando in rassegna tutto quello che poteva offrire (culturalmente parlando mi astengo da ogni commento). Penso che questo sia il tempo giusto da dedicare alla città a condizione però, come del resto anche per ogni altro singolo posto nelle Faroe, che non piova! Dopo una cena ristoratrice in appartamento (vivamente consigliato il pesce allevato e pescato nelle faroe, un gusto unico), giù di nuovo al porto, destinazione Cafè Natur, stupendo pub in una casettina dal tetto d’erba (turf roofed, come del resto la stragrande maggioranza delle case) dove gustare ottima birra foroya e un ottimo sidro: l’atmosfera è unica, illuminata dalla fioca luce delle candele accese sui tavoli.
Piccola raccomandazione: non bevete troppo! Rischiate di dimenticare le borse nel locale, come è accaduto a noi! Non preoccupatevi, ci siamo ricordati appena in tempo per recuperarle.
GIORNO III MYKINES
Giorno più importante della vacanza: gita a Mykines.
Importantissimo sottolineare che non si tratta di una scampagnata normale: bisogna sapere che Mykines è l’isola più ad ovest dell’arcipelago e per raggiungerla ci sono solo due alternative: la barca e l’elicottero, e quest’ultimo, oltre a non viaggiare tutti i giorni della settimana, è prenotabile esclusivamente una sola volta per giorno, quindi o si vola all’andata o al ritorno. E cosa ancora più importante, trattandosi di pieno oceano, il tempo non è affatto clemente e dei giorni può capitare che barche non salpino e elicotteri non volino, lasciando a terra i viaggiatori. Consiglio a chiunque voglia intraprendere questa tappa di controllare le previsioni meteo sul sito m.lv.fo e decidere all’ultimo momento il da farsi.
Detto ciò, la mia scelta è caduta sul traghetto da Sorvagur alle ore 10:20 (120 DKK biglietto di sola andata) e l’elicottero della Atlantic Airways (prenotato con anticipo via mail, 145 dkk, con le limitazioni suddette orari https://www.atlantic.fo/en/helicopter/timetable/) con partenza da Mykines alle 15:20.
Per fortuna il tempo su Mykines è ottimo.
Oltre le foto pubblicate, forse rende meglio l’idea il video che ho girato e montato su Mykines per captare al meglio le emozioni di un posto unico. Inserisco direttamente il link di youtube per praticità. https://www.youtube.com/user/14politeama cercare nel canale i video su Mykines.
Https://www.youtube.com/watch?v=Tj6tSU3eq6E
Https://www.youtube.com/watch?v=1qTwROHcY1k
***Digressione sul meteo
Nonostante in linea di massima due punti sulle isole faroe siano separati in linea d’aria da una quarantina di chilometri (a voler esagerare), il meteo può essere disastroso in un posto e stupendo in un altro, piovoso in una città, nebbioso in un’altra e soleggiato altrove.***
Mattinata nebbiosa a Torshavn, sveglia relativamente presto per prendere il bus alle 9:00 (forse al bus-terminal al porto) direzione aeroporto-sorvagur dove alle 10:20 in punto è prevista la partenza del traghetto. Non si parte con il piede giusto perché alle 8:58 arriviamo puntuali nella fermata sbagliata! Passano i minuti e dopo alcuni tentennamenti decidiamo di chiamare un taxi. Così un comodo taxi ci accompagna per direttissima al molo dove sono già in attesa di partire due Mykinessiani che stanno traslocando due materassi. La traversata è abbastanza tranquilla, 45 minuti in mare aperto che passano velocissimi con qualche piccolo sobbalzo e qualche spruzzo d’acqua, ma nulla di grave.
Altro da sapere su Mykines è che bisogna essere ben allenati.
Appena scesi dal traghetto c’è da superare un bel dislivello di 20 metri di scale, e questo è solo l’inizio! Il paesino ( ho contato personalmente una quarantina di case, una chiesa e una casa-albergo, abitato – stando a stime trovate online- stabilmente da una decina di persone) è il punto di partenza per una stupenda camminata verso il faro, nella punta ovest dell’isola, oltre il quale regna l’oceano per miglia e miglia.
Tecnicamente il faro si trova su un’altra isola che non è Mykines ma Mykinesholmur, collegate da un ponte, l’ Atlantarhavsbrugvin, sospeso sul mare. Ma andiamo per gradi.
Si parte con una scalata che si sentirà nel prosieguo nelle gambe: 100 metri di dislivello per arrivare sulla costa nord, il crinale che separa il villaggio e il porto dall’oceano. Dopo questo primo step, per un tratto si va quasi sul velluto. Incorriamo in numerose ed innocue pecore che ci guardano e si scansano dal tracciato senza problemi. E da questo momento che comincia lo spettacolo: la visuale inizia ad essere fantastica, si respira un’aria fresca e pulita e soprattutto sarete circondati da migliaia di uccelli, uno tra tutti il mitico Puffin. Certo! Vi svolazzeranno da destra e da sinistra, entreranno in buche scavate nel terreno e ne usciranno da altre, si fermeranno sull’erba con minuscoli pesciolini nel becco nell’attesa di decidere il da farsi e riprendere il volo verso chissà dove. Altri uccelli presenti a iosa sono i “morus bassanus” ,dei gabbiani con la testa gialla, che ricoprono insieme ad altri uccelli di dubbia specie le scogliere.
Dopo numerose soste per far riprendere il fiato alla mia non-allenata ragazza, arriviamo miracolosamente in cima. Da qui seguiamo il sentiero, passando dapprima davanti il monumento alle vittime del mare e poi su e giù sui crinali erbosi fino ad arrivare a delle scale (oddio ‘scale’ è un parolone, visto che sono abbastanza malridotte; perciò fate attenzione!) che iniziano a scendere. Non vi meravigliate se, rivolti verso il faro, vedete il ponte sopraccitato sulla sinistra e le scale a destra, sembra che non c’è alcun collegamento logico-spaziale, ma è l’unica strada da seguire. Si inizia a scendere e qua ricomincia il tratto duro: il sentiero, che ormai è sempre meno battuto, scende in alcuni punti quasi a picco e considerando la scivolosità dell’erba, non è facile. In ogni caso, non è complicato seguire la strada giusta.
Dopo essere arrivati al ponte, il faro è quasi dietro l’angolo: purtroppo, ma con pendenze più dolci, si risale ma da qui lo spettacolo ricomincia. Voltandosi si vede il paesino reso ancora più piccolo dalla lontananza, le anse scavate nella roccia e le scogliere a picco: qualcosa di unico.
L’arrivo al faro è unico, attorno a voi solo il paradiso con migliaia e migliaia di uccelli che popolano le scogliere di fronte a voi. Non ci sono parole per descrivere il tutto. Dopo una sosta ristoratrice nel punto più bello dell’isola, si ritorna al villaggio, ripercorrendo il tragitto dell’andata. In tutto ciò, la camminata per arrivare al faro e ritorno dura all’incirca 3 ore o su di lì.
Prima di prendere l’elicottero, con tutta calma ci gustiamo un caffè (gustare, parolone, così come caffè) nell’unico bar/hotel dell’isola gestito dalla donna imprenditrice Katrina Johannesn (non che la conosca personalmente, ma ricordo il profumo di paprika che svolazzava nella casa). Sosta rapida nei bagni pubblici (gratis e splendenti come tutti i bagni pubblici nei villaggi alle Faroe) e via all’eliporto.
In una decina di minuti arriva l’elicottero, saltiamo a bordo con altri tre individui e via alle emozionanti vedute aree di mykines e vagar. Atterrati all’aeroporto di Vagar, in 5 minuti arriva il bus che ci riporterà in una sempre-nebbiosa Torshavn, dove passeremo l’ultima notte, prima di partire per altre isole con la nostra “nuova” macchina noleggiata.
*** digressione antropologica
Partendo dall’episodio di aver ritrovato sotto il nostro appartamento a Torshavn lo stesso soggetto incontrato sull’elicottero il giorno prima (l’ho visto e riconosciuto dalla finestra del mia stanza mentre lui era alle prese in manovre raccapriccianti con la sua nuova macchina noleggiatagli dai proprietari del nostro appartamento), voglio ricordare che alle faroe, data la legge dei grandi numeri, al contrario piccoli numeri, capita di incontrare per più e più volte le stesse persone sia in Torhavn che, paradossalmente, in tutte le Faroe.
È capitato con 5-6 persone riviste nei giorni successivi per le strade della capitale, il tizio dell’elicottero sotto casa, la stessa proprietaria del nostro appartamento a Vestmanna intenta ad accompagnare turisti in giro per le isole e soprattutto, la cosa più straordinaria, una ragazza vista la prima volta alla fermata dell’autobus a Torshavn e dopo due giorni a Hvalvik, in un paesino nel nord dell’isola.***
GIORNO IV VESTMANNA – SAKSUN – KLAKSVIK
La nebbia regna su Torshavn e non si vede nemmeno la casa del vicino. Arriva la macchina noleggiata e si parte. Saluti di rito alla signora Krambatangi (che ritroveremo con sorpresa dopo poche ore a Vestmanna; quindi occhio a truffare le persone perché è molto probabile che ve li ritroviate dovunque!) e via verso Vestmanna, dove abbiamo prenotato una traversata oceanica verso le scogliere di Vestmanna, famose perché “casa” di innumerevoli uccelli di mare faroesi.
*** digressione sulla viabilità ordinaria
Considerando che alle Faroe non conoscono la parola “traffico”, guidare per le strade è una cosa stupenda, regna di gran lunga la tranquillità, non si va di fretta e si ammira il panorama. E poi guidare è facilissimo: da un punto A ad un punto B esiste una ed una sola strada, le città sono egregiamente segnalate, così come le uscite alle rotonde, non ci sono strade che portano da nessuna parte…Quindi non fatevi appioppare un navigatore satellitare, non serve in quanto bastano le normali mappette da tourist centre. Sul sito Visitfaroeislands c’è una lista di noleggiatori privati, che non siano le multinazionali del settore, a prezzi e condizioni più competitive (basti pensare al fatto che non controllano patenti, non prendono estremi di documenti e non vogliono carte di credito come garanzia).***
Arrivati con un paio d’ore d’anticipo rispetto alla traghettata, ci concediamo un giro nel villaggio di Vestmanna, segnato profondamente, secondo una mia modesta opinione, dalla migrazione della popolazione verso la capitale, infatti molte case sono abbandonate e mal tenute, rovinando la bella atmosfera di un villaggio tranquillo.
Prima del tour, ci fermiamo al Tourist information (non difficile da trovare dato che, per non far sbagliare le persone, hanno impresso il nome VESTMANNA TOURIST CENTRE sul tetto) e ci concediamo un lungo caffè nel bar. Il caffè risulta veramente troppo lungo in termini di quantità e quindi anche di tempo per berlo, così che quando arriviamo sul traghetto, questo ormai è già colmo di turisti che si sono accaparrati i posti a sedere sul ponte, in altre parole i posti migliori!
La traversata tuttavia è molto tranquilla, si costeggiano scogliere lussureggianti a picco sul mare con pecore equilibriste che brucano in l’erba sui pendii ripidissimi. In due ore la barca fa ritorno al porto e devo dire che, fermo restando la bellezza dei paesaggi, dei colori dell’acqua e la presenza di migliaia di uccelli svolazzanti, non mi ha proprio esaltato (ma è un mio modesto parere), bello sì, ma niente di chè, non è proprio un must imperdibile (considerando le 275 dkk spese). Tant’è , ci dirigiamo verso Saksun, tappa intermedia prima di Klaksvik , città dove pernotteremo.
Vi risparmio, questa volta, le solite belle parole per descrivere le strade ed i paesaggi.
Per arrivare a Saksun si deve percorrere, per gli ultimi 10 km, una stradina stretta ad una sola corsia, un saliscendi continuo (saliscendi nel senso di strada con numerosi dossi) fino ad arrivare al piccolo Villaggio.
*** digressione sul buonsenso faroese
Le consuetudini (e non so se le leggi) vogliono che su questo tipo di strade, unica corsia per senso di marcia, chi abbia sulla destra la piazzola di sosta, sia obbligato a fermarsi se dal senso opposto dovesse arrivare una macchina. Occorre, quindi, alla guida un po’ di buonsenso e, se si avvista una macchina e si è vicini ad una piazzola, anche se si ha la precedenza, conviene fermarsi: le strade sono veramente strette, piene di curve e di Sali-scendi, e una retromarcia o manovra sbagliata può risultare pericolosa.***
Saksun, villaggio ancor più piccolo di Mykines, è costituito da una parte “residenziale”, cioè una strada con ai lati alcune casette, e da una parte “alta”, con quattro case (forse fattorie) e la chiesa.
La visione che si allarga da questo punto è unica: ci si sente veramente piccoli perché la zona è circondata da montagne immense segnate dal vento e dallo scorrere di numerose cascate che formano a valle, cioè poco più giù, un lago che, secondo mie osservazioni, si unisce al mare nei periodi invernali. Essendo ora in estate, la vallata non è completamente piena d’acqua e si crea così una regione sabbiosa (una sorta di vastissima battigia) percorribile a piedi dove poter andare e godere della visione di uno dei posti più spettacolari e paradisiaci delle Faroe.
Questo posto noi lo abbiamo scoperto per caso; non lo avevo letto prima su nessuna guida, quindi invito tutti i lettori a prendere nota della strada che vi descrivo di seguito per arrivarci.
Dalla chiesa di Saksun, guardando verso il villaggio, si nota una stradina che scende verso due case solitarie, e poi verso il laghetto creato dalle cascate. Occorre ritornare nella parte cosiddetta “residenziale” e arrivare fino alla fine della strada, lasciare la macchina fin dove possibile (ossia finché non vedete il divieto di accesso per le auto) e poi continuare a piedi.
Superate le uniche casette isolate, si arriva sulla “spiaggia” liberata dal mare. Qui lo spettacolo è sensazionale: l’acqua che scorre dalle tante cascate che vi circondano confluisce a valle dapprima in una conca molto vasta, habitat naturale per molti uccelli e per l’unica casa con tetto d’erba che vi si affaccia, poi prosegue incessante il suo corso dando vita a un fiume. Costeggiando il fiume a piedi, si assapora insieme la la natura desolata e quella lussureggiante, l’incontaminato e i segni di civiltà, il deserto e l’acqua, le montagne scoscese e la pianura… il tutto inasprito dalla vastità dei luoghi. Infatti bisogna camminare per oltre 2 km prima di poter ammirare il fiume che incontra l’oceano.
Non sono sicuro di essere riuscito a spiegare bene la bellezza di questo paesaggio; posso solo concludere dicendo che è qualcosa di unico, perfezionato dalla solitudine che aleggia nella zona.
Spero che le foto allegate rendano l’idea, altrimenti il video qui allegato
Https://www.youtube.com/watch?v=OUC4s9DyDqY
Dopo un paio d’ore passate in questo paradiso, facciamo ritorno alla macchina e in un’oretta arriviamo a Klaksvik, seconda città delle faroe con niente di meno che circa quattromila abitanti, famosa per la montagna a forma di piramide che la sovrasta, a meno che non ci sia nebbia, nel qual caso non si nota. Passeggiata serale nella solitudine uggiosa della città e pernottamento nell’unico hotel presente.
GIORNO V GJOGV – GASADALUR – SANDAVAGUR
Prima della partenza per un altro luogo must delle Faroe, Gjogv, ci soffermiamo a visitare la Christianskirkjan in Klaksvik, difronte lo stabilimento della Foroya Bjor.
La chiesa, forse una delle più rinomate nelle isole, non è niente di ché, molto scarna e sobria, tutta in legno all’interno e con dei lampadari che lasciano molto a desiderare (gli stessi della chiesa in Torhsavn). La cosa più interessante è stata quella di assistere all’ultima parte di una celebrazione in Faroese.
Non è superfluo ricordare che, per godere appieno delle isole Faroe occorre necessariamente noleggiare una macchina.
La strada scorre sotto le nostre ruote, direzione Funningur prima, e Gjogv poi. Sia che si scalino montagne che si vada lungo i pendii sui fiordi, le strade Faroesi sono qualcosa di unico: la nebbia, non troppo fitta, in alcuni casi è anche un ottimo contorno al paesaggio, rendendolo suggestivo.
***Digressione sullo stato delle strade Faroesi. Ps. Digressione sul trasporto pubblico
Ottimo stato: perfette le arterie principali, a due corsie. Alcune strade più piccole sono ad una corsia (Harvik-Saksun, o l’ultimo tratto per Giogv), così come alcune gallerie (ad esempio, per Gasadalur), quindi attenzione alle precedenze.Per il resto, bisogna ricordare che i Tunnel sottomarini Streymoy-Vagar e Eysturoy-Bordoy sono a pagamento. 100 dkk è la tariffa, pagabile solamente al ritorno (ritorno inteso verso Torshavn) nelle stazioni di servizio in prossimità degli stessi. Alle volte capita che, per iniziativa del governo o di chissà chi, in alcuni giorni il canone non sia da pagare, info su www.kunning.fo : potreste essere fortunati e risparmiare qualcosa.
Una piccola digressione sul trasporto pubblico (inteso come bus e traghetti).
I bus, efficienti e puntuali, (orari e tratte su www.ssl.fo) sono pagabili anche a bordo: raggiungono tutte le località di ogni isola (raggiungibili su strada), alle volte però occorre prenotare la “tratta” contattando il sistema di trasporto: in poche parole, quasi un taxi privato.I traghetti hanno un funzionamento un po’ perverso: fatta eccezione per il traghetto da/per Mykines, in tutti gli altri il biglietto si paga esclusivamente per il viaggio di ritorno (sempre inteso verso Torshavn), cioè l’andata e gratis ed il ritorno si paga.***
Ad un certo tratto, delle pecore stazionano in mezzo alla strada ma, educatamente, si spostano senza cenni di disapprovazione e riprendiamo la corsa per arrivare nel paradiso di Gjogv.
Descrizione di Gjogv: una chiesa, un cimitero, un monumento ai morti in mare, una fabbrica dismessa (per chi ha letto “Che ne è stato di te, Buzz Aldrin”, libro ambientato alle Faroe e che consiglio vivamente, questa fabbrica dirà qualcosa), una fabbrica in funzione, molte case (più di cinquanta), un ostello/ristorante.
Anche in questo posto, il panorama è stupendo. L’oceano contornato dal verde, l’isola di Kalsoy davanti il piccolo villaggio, un’insenatura nella scogliera utilizzata dagli abitanti come porticciolo. Per i più audaci ed allenati, si consiglia la scalata al monte che sovrasta Gjogv a partire dall’hotel, in alternativa un sentiero che parte dal porticciolo porta ad una panchina sopra la scogliera, bel posto per ascoltare il rumore del mare.
Qualche ora di relax in Giogv, seguita da un caffè nel hotel (Gjaargardur), e partenza verso Eidi, ridente villaggio a pochi km da Gjogv. Da vedere: il famoso campo da calcio “più spazzato dal vento”, intelligentemente costruito sull’oceano, la chiesa e gli annessi cimiteri, Risin e Kellingin, due formazioni rocciose particolari al largo delle coste di Eidi (veramente belle). Qualche foto/video e partenza per l’isola di Vagar.
Se il tempo fino a questo preciso istante è stato bellissimo (freddo, vento, un po’ di nebbia ma fortunatamente nemmeno una goccia di pioggia), dal pomeriggio comincia a piovere.
Le nostre intenzioni sono di arrivare a Gasadalur: una decina di case (parlare di paesino è troppo) nell’estremo nord dell’isola di Vagar, una località talmente remota che solo nel febbraio 2003 è stata collegata con il resto delle Faroe mediante la costruzione di un tunnel di 1,7 Km. Anche questa località è molto bella: casette colorate adagiate nella valle che diventa una scogliera scoscesa sull’oceano segnata da una cascata formata dal fiume Dala. È bello scattare qualche foto dal punto più in alto della strada, da dove si ha una visione d’insieme del paesaggio, peccato per noi che siamo nel mezzo di una burrasca. Non possiamo scendere dall’auto, a causa della pioggia incessante. Dobbiamo arrenderci di fronte alle forze della natura faroese.
Si ritorna, così un po’ mesti, verso Sandvagur (villaggio con una bellissima chiesetta dal tetto rosso vivo) dove abbiamo prenotato l’ultimo pernottamento in un ostello nelle immediate vicinanze. Non mi sento di consigliarlo (al contrario degli altri due, impeccabili) per diverse ragioni: forse la tempesta di pioggia e vento che ha abbattuto i nostri morali, forse il fatto di aver prenotato una camera “privata”, munita solamente di un fragile chiavistello per chiudere la porta, forse il fatto di aver avuto questa camera in una “dependance” della struttura principale (che si avvicina molto ad un prefabbricato) fredda e non il massimo come comfort.. tant’ è che ci sistemiamo per la notte nell’attesa dell’alba perché ci aspetta il viaggio di ritorno.
La notte che passo in questo ostello è d’ inferno, tra la paura che il tetto della stanza-prefabbricato potesse cedere da un momento all’altro sotto l’azione della pioggia e del vento, tra le continue lamentele della mia ragazza circa la sicurezza di quel luogo (temeva che gli altri turisti potessero derubarci dato che la porta non era munita di chiave, ma solo di un ridicolo chiavistello), tra il freddo e la stanchezza.
*** digressione sul clima
La pioggia alle Faroe non è una pioggia normale. Cade tanta di quell’acqua che in meno di un minuto (il tempo di scendere dalla macchina, mettere benzina ed andare a pagare) mi sono bagnato fradicio. E mi interrogo sul perché alle Faroe i distributori non abbiano una pensilina o tettuccio per riparare chi scende per fare il pieno.***
GIORNO VI GOOD BYE FAROE!
Partenza da Vagar Airport alle 8:20 nella nebbia, volo per Copenaghen, attesa al terminal e volo per Roma. Così con quest’ultimo giorno di solo viaggio, finisce la nostra avventura alle Isole Faroe e con queste ultime parole finisce anche il mio resoconto.
Tuttavia c’è sempre tempo per un’ultima digressione! Buona ultima digressione!
*** digressione sul cibo e le possibilità culinarie
Altamente consigliati i dolci, il pesce e forse anche il cosciotto d’agnello (ne ho sentito parlare e letto, ma non ho purtroppo provato di persona). Per quanto riguarda i formaggi, mi ha stupito il fatto che, nel supermercato più grande del paese a Torshavn, non abbiano prodotti caseari tipici Faroesi, soltanto roba d’importazione. Strano, data la presenza di tutte quelle pecore.
Quanto alle possibilità di mangiare e trovare un posto aperto nelle Faroe per nutrirsi, non è così critica come si crede. Oltre a Torshavn, anche nel resto del paese qualche punto di ristoro esiste ed è aperto ogni giorno della settimana: a titolo esemplificativo e non esaustivo, un americano pizzaiolo ad Hvalvik, un pub a Midvagur, i distributori di benzina, alcuni supermercati aperti fino alle 22:00 a Klaksvik.***
E con questo ci salutiamo, spero questo diario sia piaciuto tanto a voi leggerlo, quanto a me scriverlo. Grazie. https://www.youtube.com/user/14politeama cercare nel canale i video sulle Isole Faroe.