Islanda meravigliosa
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Questo che mi accingo a proporre non sarà quindi un diario nel senso classico della parola con date, indirizzi, e tediose precisazioni. L’Islanda è una meraviglia continua che va scoperta senza la mediazione degli scritti altrui; aggiungo inoltre che è importante considerare età e predisposizione “all’avventura” di chi scrive. Abbiamo viaggiato, la mia signora ed io, da tranquilli cinquantenni non troppo inclini alle scalate di ghiacciai o su sentieri particolarmente impegnativi; la cosa più ardimentosa che ci siamo concessi è stata una tranquilla escursione alla caccia (ovviamente fotografica) di balene in quel di Husavik. Il resto sono state bellissime passeggiate in una natura che non finiva mai di sorprendere.
INFORMAZIONI DI BASE
Il nostro itinerario è partito dal Keflavik e si è sviluppato in senso antiorario verso est, toccando le località di Vik, Hofn, Borgafjordur, Husavik, Akureyry, Hvammanstangi e infine Reykjavik. A posteriori posso tranquillamente affermare che si è trattato di un errore. Sarebbe stato meglio farlo al contrario in quanto le cose che maggiormente ci hanno colpito sono arrivate nei primi cinque /sette giorni e la cosa ha fatto passare in secondo piano quelli che invece sarebbero comunque panorami e bellezze fantastiche a cui però eravamo ormai abituati.
AUTONOLEGGIO
Con la stessa sincerità devo dire che l’impiego di un suv come la Suzuki Gran Vitara è stato ampiamente inutile (oltretutto con un costo non indifferente). Tutta la strada N. 1 che è la principale strada della nazione e che la circonda completamente, è quasi del tutto asfaltata; i tratti di cosiddetto sterrato sono percorribilissimi anche a velocità relativamente sostenute (con la Gran Vitara toccavo senza alcun rischio anche i 90 km/h, aiutato dall’assenza di traffico e dalla visibilità perfetta su strade lunghissime – ma attenzione agli autovelox, ho il sospetto che siano molto efficienti). Consiglio quindi chi volesse intraprendere un viaggio senza discostarsi dalla N.1 di regolarsi su auto di minore impegno economico (anche una Golf basta e avanza per due persone -e anche per quattro, riducendo un poco i bagagli). Sempre a proposito delle strade è opportuno segnalare che quelle contrassegnate con la lettera “f” sulle cartine (meglio procurarsene una prima della partenza dall’Italia) non sono percorribili che da veicoli 4×4 (ad es., la famosa Gran Vitara NON era 4×4 e sul cruscotto era ben evidente un grosso adesivo che ricordava ai passeggeri che nessun danno derivato dalla percorrenza su strade “f” era compreso nell’assicurazione – sappiatevi regolare). Le strade “f” per intenderci – sono quelle sterrate in condizioni peggiori e che generalmente si dirigono in zone remote o difficilmente raggiungibili, magari con guado di torrenti e altre amenità. Se nel vostro itinerario non compaiono località “proibite” evitate quindi di spendere un sacco di soldi per veicoli che nel resto del tracciato sono inutili. L’assicurazione auto è necessaria; probabilmente vi verrà proposta (a noi è successo ma abbiamo rifiutato) anche l’estensione per danni alla carrozzeria dovuti alla “sabbia” lavica portata dal vento.
BENZINA
Costa poco meno che in Italia e nelle stazioni di servizio NON esiste la figura del benzinaio. Ogni pompa (ma proprio ogni singolo apparecchio) è munita di bancomat che spesso è il solo sistema di pagamento (non sempre la diabolica macchinetta accetta banconote). Le istruzioni sono riportate anche in inglese (in un paio di posti addirittura in Italiano!!, ma non contateci troppo). Accertatevi che nella cartina che prendete siano riportate le posizioni delle pompe di benzina, possono capitare intervalli di 70/80 km senza distributori e sarebbe spiacevole trovarsi in panne. Noi per precauzione non siamo mai scesi al di sotto del quarto di serbatoio. Nelle stazioni di servizio più grandi c’è quasi sempre negozietto dove farsi un caffè o acquistare generi alimentari vari; sono come dei piccolissimi supermercati con scatolette, panini, salumi, yoghurt, bevande nonché con cartine, accessori per l’auto, articoli di ferramenta ecc. Nei luoghi con le principali attrazioni invece c’è proprio di tutto, bar, ristorantino, souvenir ecc. (tutto il mondo è paese). A proposito di souvenir l’Islanda non offre granchè; l’unica cosa onnipresente è la lana (incontrerete milioni di pecore), quindi troverete maglie, maglioni, sciarpe e quant’altro in abbondanza. Prezzi non proprio convenienti per la verità.
ALLOGGIO
Noi abbiamo prenotato con larghissimo anticipo tutti i b&b dove abbiamo alloggiato. E’ una scelta che implica il rispetto di un programma di viaggio preciso; può sembrare un vincolo, ma abbiamo preferito arrivare in una qualsiasi località sapendo già dove andare piuttosto che correre il rischio (all’inizio dell’alta stagione) di dover perdere tempo a cercare un posto dove dormire. Ci siamo basati sulla vecchia conoscenza booking.com e sui pareri espressi da chi già era stato in quella particolare struttura. Mediando quindi opinioni, prezzi e distanze da percorrere quotidianamente abbiamo scelto infine dove fermarci. Regola generale in ogni b&b è che appena entrati ci si toglie le scarpe. Accade così che ci si incroci nei corridoi trascinandosi il trolley, o che ci si trovi a colazione in compagnia di altre persone rigorosamente in calze. Può sembrare buffo, ma dopo un po’ ci si abitua. Le condizioni igieniche di TUTTI i b&b dove abbiamo pernottato sono state ottime, sia per quanto riguarda le camere che per i bagni, che sono normalmente condivisi tra 2/4 stanze. All’inizio questo era stato uno dei motivi di massima perplessità sulla scelta dell’Islanda come meta di viaggio (eh si, lo so, siamo antiquati) ma confidando nella fortuna e viste le recensioni di chi già c’era stato ci siamo lanciati, e abbiamo fatto bene. Ripeto, dappertutto igiene e pulizia estrema. Apro una parentesi parlando di igiene per segnalare che qualora si decidesse (e consiglio vivamente di farlo almeno una volta, nonostante il prezzo) una capatina di 2/3 ore almeno alle piscine termali (noi siamo stati sia a quella vicina a Myvatn -20 €/cad- che alla più famosa Blue Lagoon, a 10 min. da Keflavik -40€/cad), segnalo, dicevo, che PRIMA di entrare in piscina è obbligatorio farsi la doccia e un cartello indica in maniera non equivocabile quali sono le parti del corpo umano che vanno lavate con particolare cura. A buon intenditor…
In nessuna delle camere dove abbiamo alloggiato era presente la tv (e anche ci fosse stata non abbiamo molta dimestichezza con l’islandese), ragion per cui si è rivelato ottimo ausilio il tablet che ci siamo portati appresso caricato con alcuni film. Nelle guesthouse islandesi si cena presto (mediamente tra le 18 e le 19,30), sicchè già verso le 21 si è liberi. Le varie località non sono ricche di divertimenti tradizionali, non oltre qualche pub a dire il vero, così i film sono stati una buona soluzione per tirare un po’ più tardi. A questo proposito è d’obbligo segnalare che le ore di luce nel periodo in cui abbiamo visitato l’isola erano tantissime; praticamente il sole a metà giugno (epoca di solstizio) non tramonta mai. Ci è quindi capitato di andare per balene partendo alle 8 di sera e tornare alle 11,30 col sole ancora all’orizzonte. Sembra una sciocchezza ma non siamo abituati a questa costante luce anche di notte, e più di una volta mi sono svegliato credendo fosse ormai giorno mentre una deludente occhiata all’orologio mi informava che erano appena le 2 o le 3….(Le tende non sono mai completamente oscuranti). Ultima informazione sui b&b riguarda internet. In tutte le strutture è presente la connessione wifi e generalmente (ma non sempre) gratuita. Qualche problema di portata se le stanza era lontana, ma nelle zone comuni niente di che.
CIBO
La colazione era sempre compresa nel prezzo del b&b quindi nessun problema. A pranzo era consuetudine fermarsi lungo la strada per consumare un paio di panini presi in qualche supermercato lungo la strada (ottima occasione tra l’altro per cercare di conoscere un poco usi e abitudini locali curiosando tra gli scaffali) o in qualche stazione di servizio. Un paio di volte abbiamo “pranzato” con un paio di barattoli di ottimo SKYR (Si tratta di una specie di yoghurt magrissimo ma estremamente gustoso, aromatizzato ai gusti più disparati, dalla vaniglia alla frutta ecc. – si trova ovunque). Cena: in tutte le guesthouse (o b&b che dir si voglia) è presente una cucina comune perfettamente fornita di stoviglie e accessori vari. E’ quindi possibile cucinarsi qualsiasi cosa si desideri (magari l’anatra all’arancia è un po’ estrema). Impauriti da qualche recensione fantasiosa noi ci eravamo portati quattro buste di riso liofilizzato, una boccettina d’olio e qualche barretta energetica (manco fosse la razione “k” dei soldati in Vietnam) per eventuali situazioni di emergenza. Ovviamente non è stato necessario, in tutte le località erano presenti ristorantini o pub che preparavano pasti molto più che decenti (io sono tornato ingrassato di 1 kg !!); in alcuni dei b&b più remoti era presente un ristorante interno che a prezzi più che onesti (per l’ Islanda) serviva cibi e pietanze locali davvero gustose. Prezzo medio sui 20/25 € a testa compresa una birra (per il vino, dato il prezzo, è meglio lasciar perdere o stipulare un mutuo). Ovunque specialità locali a base di pesce e scampi (enormi e buonissimi); poca la carne, generalmente di pecora (ma anche bovina, equina e, ahinoi, anche di balena).
ABBIGLIAMENTO
È ovviamente necessario un abbigliamento consono alla regione. Le temperature (giugno) non sono mai scese al di sotto dei 5 gradi ma nemmeno al di sopra dei 13/14. Obbligatoria una giacca antivento e, in caso di escursione in mare per balene (consigliatissima, ad Husavik le compagnie garantiscono una percentuale di avvistamento del 98%!) anche un paio di pantaloni antiacqua (una specie di k.way da mettere sopra ai pantaloni che servono egregiamente anche da antivento). Se ne foste sprovvisti vi vengono fornite dall’equipaggio delle pesantissime tute. Sempre graditi guanti e sciarpa in pile. Scarpe da trekking o almeno appena resistenti all’acqua (in diversi punti abbiamo dovuto attraversare a piedi lunghi tratti ancora innevati). Per contro è sempre buona cosa portarsi il costume da bagno (in alcune guesthouse erano presenti piscine esterne con acqua calda e idromassaggio, in una addirittura la spa con sauna e quant’altro).
LOCALITA’ VISITATE
Le zone che riteniamo imperdibili sono il Golden Circle (Geysir e Gulfoss soprattutto), Skogarfoss, Vik, Skaftafell, Jokulsarlon (meravigliosa laguna glaciale), Borgafjordur (fantastica la strada per raggiungerlo e luogo bellissimo pieno di pulcinella di mare), Modrudalur (imperdibile un caffè e una deliziosa fetta di torta in questo posto davvero sperduto nel nulla), Dettifoss, Husavik (balene), Myvatn (vedi sotto), Godafoss (imponente), Akureyri (seconda “città” di’islanda, un giorno ci può stare), i fiordi del Nord-Ovest (che noi abbiamo purtroppo dovuto saltare per motivi di tempo) e infine la penisola di Snaefellsnes col suo celebre vulcano (Giulio Verne, viaggio al centro della terra, ricordate….?). Aggiungerei anche la celeberrima Blue Lagoon, che abbiamo visitato proprio il giorno prima di partire, visto che si trova a dieci minuti da Keflavik (dove abbiamo dormito); si tratta di una cosa davvero notevole, ma che è oggettivamente molto cara (Oltretutto, come ho già detto in precedenza, avevamo già visitato la sua più piccola gemella nelle vicinanze di Myvatn a un costo meno che dimezzato, con molta meno gente….insomma, vedete un po’ voi.)
Myvatn – zona vulcanica ricca di solfatare, pozze fangose ribollenti, colate laviche ancora fumanti, acque termali, grotte, laghi e laghetti caldi….imperdibile ma con piccolo problema, i moscerini. Soprattutto nelle vicinanze delle zone più calde ce ne sono a milioni di milioni e anche se non pizzicano sono fastidiosissimi, tanto da rovinare quasi la visita. Entrano nel naso, nelle orecchie, si infilano tra i vestiti, insomma una vera jattura. Molti turisti (più previdenti di noi che non abbiamo ascoltato i consigli in merito) erano saggiamente muniti di cappelli con retine anti insetti. Li abbiamo molto invidiati. Pensate che in molte foto che abbiamo scattato compaiono decine di puntini neri, sono i malefici moscerini che si attaccavano a tutto, macchina fotografica compresa (in effetti da qualche parte ho letto che Myvatn in islandese vuol proprio dire “lago dei moscerini”). Col freddo sembrano scomparire, ma l’informazione andava data.
Reykiavik – la capitale non merita, a mio avviso, più di un giorno di visita. Il centro si sviluppa intorno al porto e c’è una sola via lunga circa un chilometro con qualche negozio e poco altro. In alto la cattedrale, molto spoglia e asciutta come nell’architettura locale, grandi spazi, molto verde. Bello, anzi molto bello, il centro congressi che si affaccia sul porto, modernissimo (c’è anche un parcheggio sotterraneo).
Consiglio finale sugli itinerari; come ho specificato all’inizio noi abbiamo fissato tutto dall’Italia segnandoci sulla cartina le strade da seguire quotidianamente (La tappa più lunga avrebbe dovuto essere di circa 320km). Complice il bel tempo che ci ha fortunatamente accompagnato per tutta la vacanza, abbiamo effettuato parecchie deviazioni. Ad esempio, nella tappa che da Hofn ci ha portato a Borgafjordur abbiamo abbandonato la SS1 a Breiddalsvik proseguendo (su sterrata agevolissima) lungo i fiordi ad est e mai scelta si è rivelata più azzeccata. Panorami incantevoli, natura incontaminata, nessuno per strada, insomma bellissimo. Stessa cosa per la strada che da Egilsstadabaer porta a Grimsstadir; abbiamo abbandonato la SS1 per seguire la sterrata che passa da Modrudalur (ottimo consiglio letto su una recensione trovata online) ed abbiamo così attraversato un panorama a dir poco lunare ma meraviglioso nella sua vastità. Abbiamo quindi percorso –senza alcun rimorso- oltre 3000 km che, se avessimo seguito gli itinerari prefissati, avrebbero potuto essere contenuti in poco più di 2000. Ma ne è assolutamente valsa la pena.
POPOLAZIONE. Ci ha colpito soprattutto la grandissima disponibilità di tutte le persone incontrate ed una disarmante, quasi ingenua direi, onestà cui non siamo abituati.
Un paio di esempi: appena arrivati abbiamo preso un taxi per raggiungere il b&b di Keflavik dove avremmo dovuto alloggiare. Ebbene, dopo cinque minuti che girava inutilmente cercando la strada privata da raggiungere, il tassista si è fermato, ha bloccato il tassametro e ha telefonato per chiedere informazioni , dopodichè ci ha accompagnato senza riattaccarlo. La stessa sera, al ristorante, causa un ritardo nel servirci ci hanno voluto mettere in conto solo una delle due pietanze ordinate. In un b&b vicino ad Akureyri la ragazza che ci ha accolto ci ha condotto per la struttura segnalandoci, nella zona comune, l’Honesty Bar; un scaffale pieno di liquori (senza barista) a cui attingere liberamente a qualsiasi ora col solo riguardo di scrivere su un foglietto cosa si è consumato e consegnarlo prima della partenza per aggiungerlo al conto. Sembrano sciocchezze, lo so, ma ci hanno positivamente sorpreso. Altra cosa che ci ha colpito sono i giovani: In tutti i luoghi visitati, fossero supermercati, bar, ristoranti, negozi o musei erano impiegati ragazzi e ragazze giovanissimi, generalmente di 16/18 anni. Sembra sia abitudine Islandese mettere al lavoro i giovani sin dai 14 anni (almeno quelli che lo desiderano, ma sembra siano quasi tutti) anche in opere di pubblica utilità; abbiamo infatti incontrato diversi drappelli di giovani che si dedicavano alla pulizia e alla cura di strade, marciapiedi aiuole ecc. La Pubblica Amministrazione riconosce loro un piccolo salario che viene pagato in parte subito e in parte al compimento del 18° anno di età. Non male, vero?
CONCLUSIONI
È un paese che merita assolutamente di essere visitato. L’unico –non trascurabile- inconveniente è rappresentato dal costo globale del viaggio che non è propriamente economico. Tuttavia si tratta di luoghi e natura che resisteranno a lungo nella mente e nel cuore di chi ha visitato questa meraviglia e che forse giustificano qualche sacrificio extra.