Non è facile raggiungere questo cimitero.

Una giornata a San Pietroburgo da non dimenticare, in compagnia di una guida locale per visitare i luoghi simbolo legati all'assedio di Leningrado.
Scritto da: Emanu82
non è facile raggiungere questo cimitero.
Partenza il: 17/08/2010
Ritorno il: 21/11/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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Trascorrere un’ intera giornata nei luoghi simbolo dell’Assedio di Leningrado che i nazisti per 900 giorni portarono alla città. É da qualche giorno che noi ci pensiamo, per concludere nel migliore dei modi la visita alla città in cui soggiorniamo ormai da 5 giorni. Il gentilissimo proprietario del piccolo albergo in cui pernottiamo, ci dice di conoscere un’ agenzia turistica specializzata in visite alternative della città, la Heyrussia, gestita da un amico del figlio e il cui personale parla perfettamente l’italiano. Decidiamo di provare. Chiamiamo l’agenzia e chiediamo di organizzarci un tour personalizzato per visitare i luoghi più importanti tra quelli legati all’Assedio di Leningrado. Ci siamo sentiti la mattina presto e all’ora di pranzo avevamo già il preventivo con il rispettivo itineraio e con la conferma che una guida potrebbe essere disponibile l’indomani stesso. Affare fatto, gli rispondiamo! Così il giorno dopo alle 9 in punto ci incontriamo con Guzel, che ci farà da cicerone durante la nostra visita. Una ragazza simpaticissima, un sorriso contagioso, Guzel ha studiato l’italiano prima all’Università di San Pietroburgo e poi in Italia a Firenze. Ci annuncia che la prima tappa del nostro itinerario sarà il cimitero di Piskarevsky. Non è semplice raggiungere questo cimitero dove sono sepolte le vittime dell’assedio nazista durante la seconda guerra mondiale. Il complesso venne creato nel 1960 ed ospita le salme di circa 500. 000 persone. Per i russi è un luogo di grande significato storico che rappresenta in modo toccante quel tragico avvenimento. Decidiamo di muoverci con i mezzi pubblici e con il metrò ci dirigiamo fino alla stazione Ploschad Muzhestva, in piena periferia cittadina. Piove, il cielo è plumbeo. Si assapora di certo un’altra San Pietroburgo, lontana dai lustrini del centro storico. Il paesaggio è dominato da grigi condomini di cemento armato intervallati geometricamente da ampi viali alberati, vecchie nonne vendono mazzi di fiori ai bordi delle strade. Se non fosse per le auto moderne che sfrecciano lungo i boulevard e per qualche negozio che ci ricorda che il comunismo è ormai crollato da 20 anni, la sensazione di vivere nella vecchia Leningrado sarebbe reale. Per arrivare al cimitero prendiamo un autobus e dopo 5 fermate l’autista ci fa cenno di scendere. La prima impressione è quella di un luogo solenne, ma caratterizzato allo stesso tempo da grande sobrietà. Entriamo subito nel piccolo museo del cimitero, all’entrata dello stesso. All’interno delle due stanze ci sono numerose foto e testimonianze sui combattimenti che si svolsero e sulla vita della popolazione ai tempi dell’assedio, tra cui il pezzo di pane (minuscolo) che per lunghi mesi ha rappresentato l’unico mezzo di sostentamento giornaliero della popolazione. Ci troviamo in compagnia di una comitiva di visitatori russi, e con loro proseguiamo all’interno del cimitero, verso il monumento ai caduti. I russi camminano in ossequioso silenzio, e una volta giunti al monumento qualcuno piange, altri depositano fiori. La scena è sicuramente toccante, ed è qui che capisco l’ importanza che ancora oggi questo luogo riveste nella memoria collettiva del popolo russo, e per un momento riesco ad immaginare le sofferenze ancora presenti negli animi delle persone. Terminata la visita ritorniamo alla stazione della metropolitana. Ci aspetta un lungo viaggio verso l’estremo opposto della città e la seconda tappa del nostro itinerario, il Park Pobedy (Parco della Vittoria). Durante il tragitto Guzel ci racconta che il parco è stato creato per celebrare la vittoria sul nazifascismo ed è stato costruito sul sito di una fabbrica di mattoni di cui sono stati utilizzati i forni per bruciare i cadaveri delle vittime durante i 900 giorni dell’assedio. L’atmosfera è molto rilassata, tranquille famigliole passeggiano lungo i sentieri del parco o si fermano ad ammirare le anatre che sguazzano nei numerosi laghetti. Lo spazio verde ospita inoltre numerosi campi per le attività sportive e parchi divertimenti dove far giocare i bambini. Il viale principale del parco è disseminato di statue dedicate agli eroi che difesero la città contro l’avanzata delle truppe naziste. Facce severe e marziali di generali sovietici ci accompagnano nella passeggiata, e ci ricordano la forza di volontà che ha sorretto la popolazione durante i lunghi e bui giorni del conflitto. Usciti dal parco ci affacciamo sul Moskovsky Prospekt, una lunga arteria di 10 chilometri che dal centro della città conduce direttamente all’aeroporto. Ci rendiamo conto che sono già le 2 del pomeriggio e che prima di proseguire verso la meta finale del nostro itinerario, il Monumento agli Eroici Difensori di Leningrado, è ora di mettere qualcosa sotto i denti. Entriamo in un ristorante lì vicino. Tra un pelmeni e l’altro Guzel ci spiega che lungo il Moskovsky Prospekt si possono osservare i diversi stili che hanno caratterizzato l’architettura sovietica, dalle case in stile neoclassico stalinista fino al monumentale Palazzo dei Soviet, passando per gli enormi blocchi di cemento armato che hanno caratterizzato gli anni 60 e 70, dato che quest’area era stata concepita dai burocrati comunisti come il nuovo centro pulsante della città. Placata la fame ci dirigiamo a piedi verso il Monumento agli Eroici Difensori di Leningrado. L’imponente obelisco centrale del monumento, alto 48 metri, inizia a scorgersi in lontananza. Arrivati ai suoi piedi rimaniamo stupefatti della sua magniloquenza. Enormi statue di bronzo rappresentano la difesa della città e la vittoria finale mentre un anello di bronzo del diametro di 40 metri simboleggia l’accerchiamento della città da parte dei nazisti. Guzel ci accompagna poi a visitare la mostra allestita in un ambiente sotterraneo simile a un mausoleo, dove capeggiano 900 lampade di bronzo e vari oggetti che risalgono al periodo dell’assedio di Leningrado. Un senso di inquietudine ci assale, accresciuto dal ticchettio di un metronomo in sottofondo (era l’unico suono che gli abitanti potevano sentire alla radio) tanto che io esco dopo pochi minuti, seguito subito da mia moglie e Guzel. Ritornati alla luce del sole vediamo una giovane coppia di sposi che si fa fotografare piena d’amore sotto l’obelisco, e tra me e me penso che questo è l’omaggio più bello che gli eroici difensori potessero ricevere….


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