Gli eroi di Lillehammer
Una degna conclusione di un'ottima stagione sciistica può avere come teatro, il luogo dove lo sci è nato. Ed è da questa osservazione che, armandoci di tutto il nostro spirito pionieristico, siamo andati in missione per provare a sciare nella lontana Lillehammer in Norvegia.
Ryanair collega Milano tramite l'aereoporto di Orio al Serio con...
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Una degna conclusione di un’ottima stagione sciistica può avere come teatro, il luogo dove lo sci è nato. Ed è da questa osservazione che, armandoci di tutto il nostro spirito pionieristico, siamo andati in missione per provare a sciare nella lontana Lillehammer in Norvegia. Ryanair collega Milano tramite l’aereoporto di Orio al Serio con Sandefjord Torp che si trova a circa 110 Km da Oslo. Si trovano voli a meno di 70 Euro. Per raggiungere la capitale, salite su uno degli autobus e godetevi l’emozionante paesaggio del fiordo costeggiato dalla strada. Arrivati alla stazione di Oslo, comprate un biglietto per Lillehammer via autobus. E’ la scelta più economica in quanto i treni in Norvegia sono molto cari. Salirete così su un bus che attraversa tutta la Norvegia fino ad arrivare a Capo Nord. Il sedile è corredato da coperta per affrontare le tratte più fredde del viaggio. In oltre due ore di viaggio (la noistra meta si trova a 150 Km dalla capitale) arriverete alla stazione di Lillehammer. Noi abbiamo alloggiato all’ostello che si trova a fianco alla stazione. La delinquenza da quelle parti non si sa cosa sia e quindi è una sistemazione comoda e pulita (se si esclude una puzza di cervo bollito che impermeava i corridoi ogni sera). La località che ospitò le Olimpiadi del 1994 è famosa per i graffiti preistorici che ritraggono uomini impegnati a spostarsi sui freddi terreni innevati con assi ai piedi. Tali graffiti furono lo spunto per l’iconografia olimpica che ancora adesso decora la regione. La città di Lillehammer è la base per raggiungere i siti per lo sci alpino. In particolare la nostra attenzione si è rivolta su Hafjell e su Kvitfjell per la fama portata dalle gare di Coppa del Mondo che sono annualmente ospitate. Il primo giorno ci siamo recati con discreta facilità ad Hafjell. Un comodo autobus collega in un quarto d’ora la città con il comprensorio sciistico. Giunti ad Hafjell si è accolti dall’enorme rappresentazione di un uomo-graffito con la fiaccola, realizzata sul bosco con un’opportuna tagliatura di piante (tranquilli: i boschi si estendono per regioni intere). È il simbolo della regione sciistica, riprodotto su tutte le cartoline. Dopo aver affittato a caro prezzo gli sci,ci avventuriamo sulle piste di Hafjell. Inizialmente ci gettiamo sulla lunga pista 39. Si tratta di una semplice strada che collega deliziose casette dal tetto in muschio. Ogni tanto la pista incrocia la strada asfaltata e bisogna attraversarla, ponendo attenzione alle poche macchine che comunque solitamente si fermano per darti la precedenza. Incantati dal paesaggio così diverso dalle nostre Alpi (stiamo sciando su una collina di 900 metri dove la neve sparata regge grazie al freddo), prendiamo la deviazione per il belvedere Lunnstaden. La pista finisce in mezzo a quattro casette e non ci sono impianti di risalita. Panico! Tranquilli, siamo in Norvegia. Un signore in pigiama con una tazza fumante esce da una casetta e ci informa che basta semplicemente attraversare il boschetto tra le case per incontrare di nuovo la pista. Gli chiedo se siamo stati noi a sbagliare strada ma mi conferma che la via corretta è quella. Dopo questa avventura pionieristica e molto divertente torniamo nella parte principale del comprensorio. Si tratta delle piste che ospitano gli Slalom di Coppa del Mondo, tanto per intenderci. In particolare sono da tirare a tutta la Hafjelløypa e la Olympialøyp. La poca neve è molto ben lavorata, ghiacciata e dura al punto giusto. Le piste sono impegnative. Alcuni curvoni ripidi e tesi sono da tirare a tutta, sicuri per la poca gente sulle piste. Rientriamo in una Lillehammer ricca di locali bellissimi tutti completamente vuoti. La sera chiediamo informazioni ad un barista per farci spiegare come mai la città abbia così tanti locali e delle vie così belle ricche di negozi (chiusura rigorosa alle 17:00) ma ci sia così poca gente in giro. Probabilmente il barista non parlava dai tempi delle Olimpiadi e ci risponde con un monologo di un’ora che non disdegna la situazione in Iraq e l’impossibilità di vivere nello stress di Oslo (a Milano potrebbe suicidarsi). Fuori scende una copiosa nevicata. Bene! ci attende una giornata di neve fresca. Il secondo giorno (Pasquetta) decidiamo di provare la mitica Olympiabakken di Kvitfjell. Già il viaggio è un avventura. Questa volta, malgrado si parli di Ski Area Lillehammer con tutte le località collegate da shuttle, non esiste un autobus diretto che parta prima delle 10:15. L’ufficio del turismo è costantemente chiuso per cui non ci resta che aspettare. Dopo un’ora di viaggio l’autobus ci lascia alla fermata di Kvitfjell: un benzinaio da cui si intravedono appena le piste. Chiamiamo un taxi e, dopo pochi minuti, attraversiamo l’arrivo sul lago della storica pista di discesa libera. Ma ovviamente lì non c’è biglietteria e tantomeno la possibilità di affittare gli sci, quindi l’autista ci porta per un lungo (e costoso) viaggio fino alla stazione intermedia. Da lì si può acquistare il pomeridiano ed iniziare finalmente a sciare. Il pomeridiano è accettabile perchè il comprensorio è molto piccolo: pur con qualche variante, ci sono solo due piste. Ma vi assicuro che ne vale la pena.Per scaldarsi le gambe bisogna provare la Bjørnliløypa ed il suo divertente snow park. Si tratta di un’autostrada da affrontare in stile super G. Anche in questo caso le poche persone sulle piste ci permettono di arrischiare velocità elevate. Grazie alla nevicata della serata precedente, la pista è un vero sogno. Il panorama è sempre favoloso: la vista si perde sull’orizzonte di una piana dalle dolci colline tutte innevate. Ma è giunto il momento “di giocare duro e i duri iniziano a giocare”. Ci spostiamo sull’ Olympiabakken per scoprire una delle più belle piste mai affrontate. La vista dal cancelletto di partenza si perde su quell’arrivo ai bordi del Lagen quasi completamente ghiacciato. La pendenza in partenza è leggera. Un lieve pendio e poi una diagonale verso sinistra che porta al primo ripido curvone a destra. Quindi ci si getta da un ripido muro per attraversare un lungo falsopiano fino alla stazione intermedia. Da qui inizia il divertimento. Il primo muro da affrontare in contropendendenza diagonale è da brividi. Se ci si avvicina lentamente è possibile notare gli sci penzolare a 90 gradi sull’impressionante salto. Non bisogna pensarci e gettarsi. Un curvone verso destra ed un altro verso sinistra. Quindi un altro verso destra per poi gettarsi in una ripidissima diagonale verso sinistra. Il fondo è ghiacciato e le lamine sono sottoposte ad uno sforzo non indifferente. Gli sci sembrano scappare. Bisogna lasciarli andare e finalmente, al termine della diagonale, il pendio si alleggerisce e rusciamo a riprendere il controllo. Ci attende un lungo falsopiano al di sotto del quale passa una ferrovia (ma quando passeranno i treni dato che non è collegata con Lillehammer? Boh?) e ormai siamo sui bordi del fiume ghiacciato. Le gambe tremano e ci fermiamo alla partenza della seggiovia. È una pista emozionante da fare più volte, provando le numerose varianti. L’esperienza sulle piste olimpiche norvegesi è decisamente appagante e consigliabile. È da affrontare con lo spirito giusto, godendosi i panorami originali ed impressionanti, la cucina deliziosa e chiudendo un occhio ad evidenti pecche nell’organizzazione turistica. Riguardo alla cucina consigliamo i favolosi piatti di pesce che qui costa meno che la carne. Il salmone è cucinato in tanti modi differenti ed è sempre una piacevole sorpresa. Se poi, come noi, volete dedicare una gionata alla capitale Oslo, non mancate di andare a salutare la nostra simpatica amica Rosa al ristorante Bella Vita.