Il NOSTRO viaggio in Norvegia
E' dura ricominciare dopo una vacanza in Norvegia; mi ritrovo spesso a vagare con la mente dalle gialle distese dei campi di grano del sud del paese e che ci accompagneranno fino quasi al Nordland del circolo polare artico caratterizzato dalla tundra per tornare poi giù dalle splendide e maestose isole Lofoten e deviare verso la costa dagli...
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E’ dura ricominciare dopo una vacanza in Norvegia; mi ritrovo spesso a vagare con la mente dalle gialle distese dei campi di grano del sud del paese e che ci accompagneranno fino quasi al Nordland del circolo polare artico caratterizzato dalla tundra per tornare poi giù dalle splendide e maestose isole Lofoten e deviare verso la costa dagli innumerevoli fiordi … Quello che segue è semplicemente una mera cronaca di viaggio intervallata spesso dalle nostre emozioni vissute nella terra dei vichinghi … Il primo giorno, l’11 agosto, dopo una notte quasi insonne all’aeroporto di Orio al Serio per via di tre rozzi e maleducati ragazzi, arriviamo con la Ryanair prima a Francoforte Hannover e poi a Sandefjord Torp, in Norvegia, dove ad attenderci c’è ancora un po’ di afa, quella maledetta afa che pensavamo aver lasciato in Italia; stento a crederci ed io e Mario che odiamo il caldo umido speriamo vivamente che possa sparire man mano che saliremo verso il nord: così sarà, per fortuna: durante tutta la vacanza, infatti, la temperatura si manterrà decisamente piacevole: dai 27°di Sandefjord passeremo presto ai 14-18° del nord, oltre il circolo polare artico, alla latitudine della Groenlandia e dell’Alaska, e ai 10-14° del sud-ovest, alla latitudine di San Pietroburgo. Anche il tempo sarà generoso con noi: ci regalerà delle splendide giornate, isole Lofoten comprese con l’ eccezione della giornata piovosa, fredda e ventosa al Preikestolen, la roccia del pulpito ma … cominciamo dall’inizio!!! Dopo aver ritirato la nostra macchina, una Passat SW che ci scarrozzerà per ben 4.584 km attraverso il paese senza mai fare i capricci, il nostro cammino verso nord inizia alle 14.45 dall’aeroporto di Torp. Ci accolgono subito le infinite distese gialle del frumento appena mietuto e incontriamo le prime casette rosse norvegesi. La sera tardi, verso le 21.30, dopo 490 km, passando per la bella Oslo, il lago Miøsa – il più grande lago della Norvegia – e la Lillehammer olimpionica, arriviamo nell’Oppland al camping Hageseter, 30 km a nord di Dombås: il camping è sorprendente, quasi mimetizzato nell’ambiente e avvolto nella bruma serale, coi tetti delle casette in legno ricoperti di folta erba. La nostra casetta è bellissima e dentro fa molto caldo, fuori ci sono soltanto 11 gradi. Il paesaggio qui ha lasciato il posto ad una vegetazione di tipo montano con arbusti molto bassi e uno strato molto spesso di muschio verde-chiaro che ricopre le colline. Il 12 agosto, percorrendo sempre la E6, la mitica strada che taglia in due la Norvegia da sud a nord e che porta a Caponord, arriviamo a Trondheim, antica capitale norvegese sino al 1217; visitiamo la sua splendida cattedrale romanica di Nidaros, come fu cristianamente chiamata allora e costruita nel 1070; la cattedrale è sede dell’incoronazione dei re norvegesi e qui si possono ammirare i gioielli della corona. Dopo lo spuntino di metà giornata e una veloce visita al mercato proseguiamo ancora verso nord fino a Korgen dove sostiamo in un bellissimo campeggio lungo il fiume: prendiamo la casetta “Holland”, una delle tante intorno al fiume che proprio qui disegna un’ansa. Pioviggina. Stiamo rispettando la tabella di marcia: il 3° giorno, 13 agosto, dopo aver superato Mo i Rana e il circolo polare artico cui dedicheremo una meritevole sosta al ritorno, raggiungiamo intorno alle 14 la cittadina di Bødo, dopo aver visto le correnti vorticose ed impetuose del Saltstraumen, create dall’alta marea e dall’unione di due fiordi. Alle 16.30 ci imbarchiamo dal porto di Bødo per raggiungere le straordinarie isole dell’arcipelago delle Lofoten . La traversata dura 3h30, fa freddo e tira un forte vento; il cielo è carico di nubi minacciose e sembra stia per piovere da un momento all’altro; a me e a Mario questo tempo non dispiace ma desideriamo comunque tutti che il giorno successivo sia bel tempo perché le isole si lasciano ammirare appieno soltanto con il sole. Le montagne delle Lofoten che si ergono dritte sul mare e che formano un muro si avvicinano sempre più; in lontananza scorgiamo anche gli isolotti di Røst e Verøy a sud dell’arcipelago coperti da nubi bianche che sembrano neve e che sono separati dalle Lofoten da un braccio di mare temutissimo dai pescatori per le correnti impetuose. Attracchiamo nella piccola baia di Moskenes dove osserviamo ammirati le prime casette rosse in legno su palafitte usate dai pescatori. Anche noi dormiamo in una “rorbu” – è questo il nome delle casette -, siamo a Sørvagen, in una piccola insenatura vicino a Å, il paese con il nome più corto di tutta la Norvegia, su una baia piena di meduse. E’ un posto incantevole. La sera, dopo cena, facciamo una passeggiata al piccolo molo; la sagoma nera della montagna domina la baia, non si ode alcun rumore, un gatto ci accompagna ovunque. Il mattino dopo, 14 agosto, la spessa coltre di nubi che il giorno precedente gravava sull’arcipelago ha lasciato il posto ad uno splendido e radioso sole che illumina prepotentemente queste incredibili isole a nord del circolo polare artico, caratterizzate, tra l’altro, dalle innumerevoli rastrelliere in legno costruite con tronchi intrecciati fra loro dove, fino a poco tempo fa, i pescatori mettevano i merluzzi ad essiccare. La luce è molto forte; durante la notte qui non è mai sceso il buio completo e sino al 24 luglio si poteva ammirare il sole di mezzanotte. Sulla baia volteggiano numerosi i gabbiani e l’unico suono nella piccola insenatura è il loro piacevole stridio. Intendiamo passare la giornata visitando i paesini o meglio i gioielli di questo arcipelago: Å, Reine, Ramberg, Nusfjord, Henningsvaer. A Ramberg, Michela, rannicchiata sola sulla spiaggia, resta in contemplazione davanti alle placide onde e al paesaggio fiabesco, totalmente rapita per più di mezz’ora, in silenzio; Mario entra in acqua anche se è molto fredda! Io, Donella e Paola ci guardiamo intorno, attoniti. Poi continuiamo il nostro viaggio risalendo la dorsale del’arcipelago, non prima comunque di aver prelevato Michela con tutti i suoi sogni e i suoi pensieri che a noi rimarranno per sempre sconosciuti. Deviamo per Nusfjord, considerato patrimonio dell’umanità dall’Unesco e che rimarrà per sempre nel nostro cuore: la baia, piccolina e con alcune barche, è circondata dalle montagne; tutt’intorno le casette rosse dei pescatori affittate ai turisti fanno da cornice a questo che sembra un quadretto dipinto da un pittore ignoto. Passiamo davanti ad alcuni piccoli magazzini che traboccano di pile baccalà già stoccato alte fino al soffitto, pronto per essere spedito in Italia o in Spagna: l’odore è forte e molto buono. In alcune rastrelliere di legno troviamo invece ancora appese le teste essiccate dei merluzzi che serviranno per produrre colla di pesce o che saranno spedite in Nigeria per preparare un piatto nazionale di quel paese. Anche la stradina costiera per raggiungere Henningsvaer, soprannominata la Venezia delle Lofoten, è suggestiva. Mangiamo il nostro panino nel centro del piccolo paese vicino al “Canal Grande”! Nel pomeriggio traghettiamo da Fiskebol a Melbu per visitare anche le isole Vesterålen, meno incantevoli ma pur sempre ricche di fascino. Passiamo per Stokmarkes e sbagliando strada arriviamo sin quasi a Straumen: la bellezza dei posti ci ripaga però di gran lunga l’errore, una vegetazione rigogliosa che sembra ricordare quella dell’equatore e un picco montuoso che sembra un gigantesco dente canino. Torniamo indietro e, passando per Sortland, pernottiamo a Lødingen, in una pensioncina con un troll gigante nel giardino; qui, verso mezzanotte, assistiamo allo spettacolo suggestivo e romantico della luna che, fatto capolino dalle nuvole, si specchia sul fiordo … Il giorno dopo, 15 agosto, con profonda amarezza, traghettando da Lødingen a Bognes, salutiamo queste splendide ed uniche isole e approdiamo sul continente; riprendiamo la E6 direzione sud. Molte emozioni ci aspettano ancora. La giornata è dedicata al trasferimento; ci fermiamo comunque a Fauske per un panino sul molo e poi doverosamente al circolo polare artico: qui il paesaggio circostante è ricoperto dalla tundra e intorno ci sono dei nevai. Entriamo nel ristorante-negozio a forma di igloo per fare un giretto, io e Donella ci facciamo certificare la nostra presenza quassù con un “diploma” che attesta il nostro superamento della linea del circolo polare artico mentre di altri regali non se ne parla proprio: una maglietta colorata con la scritta Artic Circle che mi piace tanto costa 289 corone, circa 35 euro!!! La sera campeggiamo nei pressi di Mosiøen, in riva al lago, in una casetta che noi chiameremo capanno: in effetti è troppo piccolo per mangiarci e così … Usciamo a cena!!!, la nostra prima cena fuori! Andiamo nella vicina Mosiøen, nel quartiere Siøgata, molto pittoresco e colorito, dove assaggiamo la bistecca di balena ordinata da Mario, a me non piace perché sa di fegato. Poi tutt’insieme nel salottino per una foto di gruppo e per gustarci un caffè o meglio la “brodaglia” al cui gusto di limone cominciamo ad affezionarci. Ritorniamo al capanno e andiamo subito a nanna: domani ci aspetta un’altra tappa di trasferimento. Il 16 agosto ci concediamo un’abbondante colazione all’aperto, nel prato in riva al lago, Mario ha dormito sul pavimento su un materasso di fortuna come il solito ma sembra non portarne mai le conseguenze, poi ripartiamo ancora verso sud e scopriamo, per caso, l’insegna delle cascate di Laskforsen: una furia dirompente ed un boato assordante ci travolgono subito dopo, io e Mario facciamo i temerari e ci togliamo la maglietta per immortalarci con le straordinarie cascate bianche alle spalle il cui poderoso vapore acqueo ci inonda la schiena, brrr… Che freddo! Verso le 15 ripassiamo per Trondheim e da qui, prendendo la E39, deviamo per la costa raggiungendo alle 21, dopo ben 634 km percorsi tutti da Paola, Molde, la città delle rose e dei fantasmi!!! Infatti, il mattino seguente, domenica 17 agosto, decidiamo di fare colazione in centro, come diciamo noi, ma la città è deserta e tutti i negozi chiusi; l’unico norvegese presente mi spiega poi che è abitudine di questo popolo dormire o starsene chiusi in casa la domenica sin nel primo pomeriggio. Così facciamo colazione nel chiosco del porticciolo: una orribile omelette farcita con zucchero il cui sapore stomachevole mi accompagnerà per tutto il giorno!!! Per fortuna che, dopo il traghettamento Molde-Vestnes, la giornata si fa sempre più interessante, la strada 50 si inerpica sempre più e ci regala alla fine l’emozione della vista dall’alto del Geiragerfjord, dove alcune navi da crociera sono ormeggiate; cominciamo a scendere giù per i tornanti, il paese si fa sempre più vicino e la vista è mozzafiato. Mettiamo già la macchina in posizione d’imbarco al traghetto, poi un panino al salmone, qualche piccolo souvenir e via con la crociera sul Geiranger !!! Il fiordo è molto stretto e le cascate sono innumerevoli, quella delle “sette sorelle” e del “pretendente” sono molto affascinanti. Ascoltiamo le spiegazioni: un tempo, nelle poche fattorie a strapiombo sul fiordo e ora disabitate, le mamme legavano i loro bambini perché non cadessero giù … e quando arrivavano gli esattori delle tasse via mare gli abitanti prontamente tiravano su la scala di corda che arrivava fin giù al fiordo. I racconti sono intervallate da canzoni norvegesi ad alto volume e la musica forte che risuona nel fiordo unito alla bellezza del paesaggio ci fanno sembrare tutti dei testimonial di una pubblicità norvegese in videocassetta. La minicrociera volge al termine, sbarchiamo con la nostra Passat e verso sera arriviamo nei pressi di Olden in un camping meraviglioso: sono soltanto le 18.30 e così decidiamo di anticipare la visita al ghiacciaio di Briksdal, un’ora di cammino attraverso il sentiero in mezzo al bosco; appena partiti ci rendiamo conto che ne vale veramente la pena: l’enorme lingua bianca con i suoi crepacci si fa sempre più vicina. Ad un certo punto usciamo dal bosco e …: non so descrivervi le emozioni: il ghiacciaio è incantevole e poderoso! Sotto l’enorme ed alto fronte biancastro si è formato un laghetto su cui fluttuano alcuni piccoli iceberg bianchissimi… ci ammutoliamo, affascinati anche dalle sfumature di azzurro intenso del ghiacciaio in prossimità dei crepacci. Lo ammiriamo e rimiriamo, ci facciamo numerose foto e saliamo sul bordo della lingua attenti a non cadere nel laghetto. Troviamo due piccozze che ci aiutano ad avanzare maldestramente di alcuni metri sul fronte ghiacciato e scivoloso. Poi scendiamo a malincuore e lo salutiamo. Al ritorno io e Mario perseveriamo nella nostra indomita natura ribelle ed istintiva passando o meglio correndo come dei forsennati a torso nudo sotto la cascata del ghiacciaio; in un attimo siamo completamente bagnati, tremiamo come foglie e ci rivestiamo immediatamente. Il ghiacciaio di Briksdal è uno dei momenti “clou” della nostra vacanza, insieme alle isole Lofoten, il Geirangerfjord, Bergen il Preikestolen e …. L’aurora boreale!!! Sì, proprio l’aurora boreale, osservata per quasi un’ora la notte stessa dopo il ghiacciaio, un fenomeno molto raro nel mese di agosto. Siamo davvero fortunati e per noi è una visione nuova ed emotivamente molto forte, sembrava un velo verde multiforme mosso da due giganti al di qua e al di là delle due montagne che chiudono la splendida vallata di Olden con il suo laghetto. Peccato non averla potuto fotografare …. Alle 5.30 dell’indomani mi sveglio e do un’occhiata fuori, la visione è ancora sorprendente: questa volta alcune nuvole sono adagiate sullo specchio lacustre ed altre avanzano lentamente appena al di sopra della valle verso il ghiacciaio, mentre una spessa e surreale nebbiolina avvolge le casette del camping; esco immediatamente sul ponte per scattare alcune foto, fuori fa freddo, ci sono solo 8° ed io sono in maniche corte!!! Il 18 agosto proseguiamo per Gudvangen ma prima facciamo una deviazione per visitare la stavkirke (chiesa in legno) di Borgund costruita più di 800 anni fa (di queste chiese in legno medievali, ne sono rimaste solo 28 in tutta la Norvegia): la chiesa, con il suo cimitero di lapidi tutt’intorno, è straordinaria e mi ricorda un po’ una pagoda orientale; ci concediamo una lunga pausa sul prato. Torniamo indietro e prima di arrivare a Gudvangen, passando per una galleria di 24,7 km!!!, ci fermiamo al solitario villaggio di pescatori di Edrendal: la tranquillità pervade l’abitato e ci sembra di disturbare … Siamo soltanto noi e altri 2 turisti: Un piccolo vichingo dai capelli biondi e dagli occhi azzurri è nel giardino con la mamma che falcia il prato, io aspetto pazientemente che lei si giri e … ciak!, li immortalo tutt’e due … Uno spaccato di vita quotidiana norvegese, come si suol dire. Dopo la cena al campeggio Gudvangen, di fronte alla montagna che trabocca di cascate, andiamo a visitare il piccolo centro, alcune casette e un negozio di souvenir che è anche bar-ristorante: interessante! Entriamo dentro per altri piccolissimi souvenir e per bere la nostra oramai consueta brodaglia, qualcuno prende il gelato, Donella si immortala con la renna che finalmente ha trovato, anche se è di peluche!!! Il 19 agosto è la volta della bellissima e carismatica Bergen: visitiamo il Bryggen – l’antico porto anseatico tedesco -, con i suoi antichi magazzini colorati tutti in fila e ora negozi-ristoranti nonché il pittoresco e vivacissimo mercato del pesce dove mangiamo un gustoso panino col salmone fresco e dove ci invitano anche a degustare la balena affumicata. Poi un altro spuntino con pâté di gambero e caviale di lombo sotto un tetto sporgente della città vecchia costruita tutta in legno e muratura, proprio dietro il Bryggen. Piove un po’ ma è bello lo stesso; la giornata è caratterizzata da una forte variabilità, sole al mattino, poi nuvoloso con forti e brevi piovaschi accompagnati da folate di vento che spazzano la piazzetta del mercato. Peccato che nel pomeriggio il tempo non ci consenta di vedere bene Bergen dal belvedere della Fløibanen, la cremagliera che si arrampica sulla ripida scarpata; le foto, comunque, non risultano male. Il tempo, d’ora in poi, si fa sempre più instabile. Verso le 17 ripartiamo per cercare un camping e lo troviamo dopo più di 2 ore, in periferia, a Nesstun. Depositiamo le valigie e, nonostante la stanchezza, ripartiamo subito per il centro perché stasera si mangia fuori a Bergen!!! E’ la nostra seconda cena: baccalà, merluzzo, gamberoni: una cena d.o.c. E poi la buonissima brodaglia al retrogusto di limone al vicino pub dove un bravissimo cantante country ci allieta la serata … Il 20 agosto ripartiamo per Stavanger, una bella cittadina cui si arriva attraversando un bel paesaggio di tipo montano con poca vegetazione e molti laghetti. Cerchiamo le 3 spade vichinghe prima di entrare in città; una signora ci dice di seguirla, lei abita lì vicino …. Le 3 spade di ferro sono poderose e piantate nella roccia e testimoniano l’avvenuta riconciliazione tra tre tribù vichinghe; valgono la pena di una deviazione. Due giorni dopo le vediamo anche sulla copertina dei libri di testo che gli studenti di Oslo vendono lungo i viali della città prima di iniziare i corsi. Per i bambini delle elementari e medie la scuola è invece già cominciata a metà agosto ed è un piacere vedere il mattino questi biondi ragazzini dagli occhi azzurri trascinarsi sui marciapiedi coi loro zainetti pesanti. Dopo un piccolo traghettamento, il 3° della giornata, troviamo un appartamento a Jørpeland nei pressi del Preikestolen, il picco roccioso a strapiombo sul Lysefjord che ci aspetta domani. Il tempo è brutto. La mattina del 21 agosto, infatti, la pioggia e il vento ci accolgono “calorosamente”. Che facciamo? Intanto andiamo a vedere sul posto com’è il tempo … ci fosse mai un microclima sul Preikestolen con tanto sole e una temperatura piacevole?! Ed invece no: la pioggia e il freddo ci accolgono anche qui, al punto di partenza del sentiero !!! Sconsolati, ci facciamo una foto di gruppo con il cartello del Preikestolen che indica l’inizio del cammino. Io mi chiedo però quando mai sarei ritornato lassù e quando mai sarei risalito sulla roccia del pulpito se non in quel preciso momento … nonostante la pioggia … – ed è quello che sta sicuramente pensando anche Mario. Gli chiedo se gli pare opportuno salire con questo tempaccio ma conosco già la sua risposta. E infatti: “Io ci andrei” – mi risponde . Così salutiamo le nostre girls un po’ preoccupate e molto infreddolite e cominciamo l’ascesa. Per la verità poco dopo cominciamo ad aver freddo anche noi, la pioggia si fa battente e il vento molto forte, guardo Mario, l’idea di ritornare indietro, però, non ci sfiora nemmeno! Siamo bagnati fradici dalla testa ai piedi, ma finalmente, dopo un’ora e mezzo di cammino con passo sicuro, arriviamo alla mèta e … la visione dell’ enorme sperone roccioso ci ripaga dello sforzo! Ne è valsa veramente la pena! L’altra sera quando ho mostrato le foto scattate lassù ad una mia amica le è mancato il respiro. Anche senza vedere il Lysefjord in basso, il Preikestolen è comunque impressionante e maestoso e, forse, lo è ancora di più con la nebbia che lo avvolge e che lascia paurosamente intravvedere il suo temibile profilo. Dopo le foto da sopra il pulpito, non senza qualche brivido, decidiamo di scendere. Il torrente si è ingrossato per la pioggia ma noi dobbiamo seguirlo perché il sentiero corre sul letto; le rocce sono scivolose e bisogna stare molto attenti, le passerelle in legno un po’ più giù sono completamente sommerse dall’acqua, ma noi attraversiamo correndo, l’acqua ci arriva alle caviglie, non abbiamo altra scelta . Dopotutto, quando arriviamo giù, le nostre ragazze hanno già preso il ricambio dalle nostre valigie (ci chiediamo come abbiano fatto a trovare qualcosa con quel casino che c’è dentro!!!) Ci cambiamo ed asciughiamo nella sala del bar-ristorante le cui vetrate danno sul bellissimo fiordo e cerchiamo di asciugare anche i vestiti ma soprattutto le scarpe al calore del caminetto acceso … invano … le scarpe fradice, alla fine, ce le porteremo a casa in valigia! Poi beviamo un tè caldo e via, ci aspettano 400 km! La strada 12, dove effettuiamo l’ultimo traghettamento e che porta alla E134 è molto interessante, a tratti si snoda come in un canyon incassato tra due ripide pareti rocciose. La E134 non le è comunque da meno: paesaggi montani quasi deserti pieni di nevai, camping mimetizzati con l’ambiente, piccoli laghetti e innumerevoli gallerie. Verso le 21 arriviamo a Heddal per ammirare la più grande delle stavkirke e subito dopo siamo al campeggio Notodden, a fianco del piccolo aeroporto di cui attraversiamo la pista di decollo e di atterraggio (nessun aereo in volo in quel momento, per fortuna!!!) Domani ci aspetta Oslo. 22 agosto. Oslo è una città molto carina e moderna. Visitiamo già in mattinata al Bigdoy il museo delle 3 navi vichinghe, ritrovate a Sandefjord quasi intatte più di cento anni fa e poi andiamo ad accamparci al Bogstad camping a nordovest della città, da dove si vede il trampolino di sci della città. Prendiamo l’autobus per il centro e visitiamo la Galleria Nazionale con l’ “Urlo di Munch”, il palazzo reale di Harald V e Sonya di Norvegia, le guardie reali in divisa nera e il maestoso parco Vigeland che ci impressiona per le sue innumerevoli ed insolite statue. E’ un continuo susseguirsi di corpi umani nudi, le statue simboleggiano le 3 fasi della vita, l’infanzia, l’età adulta e la vecchiaia. Il grande obelisco di corpi aggrovigliati gli uni sugli altri è davvero singolare. Ceniamo al porticciolo turistico dove la Oslo bene si diletta nella passeggiata serale; è la nostra terza ed ultima sera fuori a cena, Paola e Mario prendono la zuppa di pesce, Michela e Donella la pizza ed io gli spaghetti con gamberoni. Siamo stanchi, non ci sembra vero di essere arrivati fin qui e di aver portato praticamente a termine l’itinerario. Siamo stati bravi: 4.584 km nella terra dei vichinghi + 12 traghettamenti, di cui il primo di 3 ore e mezza! La sera ci facciamo un regalo: torniamo al campeggio Bogstad in autobus senza pagare!!! La mattina del 23 agosto partiamo presto, alle 7.45 siamo già in macchina per dirigerci verso l’aeroporto di Torp-Sandefjord dove la Ryanair ci aspetta alle 12.50. Siamo in anticipo e così visitiamo anche Sandefjord. Sembra che Vigeland, lo scultore di Oslo, sia stato anche da queste parti: in effetti la fontana del porto nasconde tra i suoi getti una scultura di una caccia alla balena; qui ci facciamo l’ultima foto di gruppo. Arriviamo all’aeroporto e al check-in siamo multati per le valigie sovraccariche (che siano le scarpe fradicie?), poi partiamo per Francoforte Hannover dove arriviamo prima delle 15; la sera, alle 22.30 ripartiamo alla volta di Orio al Serio, dopo più di 7 ore di attesa chiusi nel piccolo aeroporto. Siamo a Bergamo alle 23.30. La mia macchina è ancora qui, sembra salutarci e dirci “Bentornati!, sono 13 giorni che vi aspetto!! Poi carichiamo per l’ultima volta le nostre valigie non senza un velo di tristezza. LA NORVEGIA ci ha regalato delle grandi emozioni. E’ un paese straordinario e unico. E’ la terra dei troll e dei vichinghi, delle lande desolate e della vegetazione rigogliosa, dei panorami mozzafiato e delle montagne a strapiombo sul fiordo, delle cascate, dei nevai e dei ghiacciai, dei ponti e delle gallerie, delle città gioiello. E’ inoltre la terra di una forte ricchezza culturale, di un grande senso civico e di una grande ospitalità. Ritorneremo mai a visitare questi luoghi? Daniele, Donella, Mario, Michela e Paola. Scriveteci se avete qualche domanda per un vostro futuro viaggio in Norvegia, saremo felici di potervi rispondere. danielesoligo@libero.it