Il rispetto del Medio Oriente

Viaggio in Siria e Libano
Scritto da: kravmara
il rispetto del medio oriente
Partenza il: 08/05/2010
Ritorno il: 16/05/2010
Viaggiatori: 1
Spesa: 2000 €
Il volo da Malpensa per Damasco ha un orario infame, le 3.40 del mattino. Alle21,00 sono già in aeroporto, in arrivo da Torino con l’autobus, e mi predispongo ad una lunga attesa. Qualche ora prima della partenza vengo avvicinata da un gentile signore che mi chiede se posso prendermi cura, durante il volo e all’arrivo a Damasco, degli anziani genitori che tornano a casa; i due sono carinissimi, lui parla un po’ di francese, lei solo l’arabo ma questo non le impedisce di fare conversazione e di invitarmi a casa loro, la prossima volta che transito dalla Siria! II giorno: arrivo all’aeroporto di Damasco, valigie in perfetto orario e autista in attesa all’uscita. Dopo poco approdo al Damascus Hostel, un posto meraviglioso con terrazza coperta a ridosso delle mura della città vecchia, gente stravaccata su divani e poltrone, proveniente da tutto il mondo (una lavagnetta sul muro, sotto la scritta WELCOME! elenca nome e nazionalità dei nuovi arrivi), qualche casco blu dell’ONU di stanza sul Golan e in permesso in città e tanti animali, pulcini, anatroccoli e tartarughe che girano liberamente e sono coccolati da tutti. Raymond, il fantastico direttore dell’ostello, mi offre tè e biscotti, prende accordi per i tour che avevo prenotato e mi affida ad un gentile signore che mi porta al negozio di telefonia più vicino per comprare una scheda siriana (economicissima.. ed è la prima volta che mi prendono le impronte digitali per fare il contratto!!) e poi all’albergo che avevo prenotato dall’Italia, l’Orient Palace Hotel. L’albergo è vecchio stile, la camera enorme, con balcone, la pulizia ineccepibile (rimango abbagliata dal bianco delle lenzuola!), il personale disponibilissimo… il tutto per 36 Euro al giorno. Lancio la valigia sul letto e parto alla scoperta della città vecchia, una passeggiata di dieci minuti dall’albergo. Per tutto il giorno vago incantata per quella che è sicuramente una delle città più belle del mondo, scopro moschee, palazzi, vicoli e stradine, mi dedico allo shopping selvaggio (avevo trovato su Internet un articolo su un negozio di antiquariato di fronte alla grande moschea, lo trovo e mi perdo tra pugnali antichi, gioielleria beduina, tappeti e tegole coloratissime provenienti da vecchie case damascene… un paradiso per chi, come me, adora fare acquisti!!), investo 6 euro nel pranzo in un bellissimo ristorante vista moschea.. e riscopro l’incredibile gentilezza e ospitalità dei popoli del Medio Oriente. Ancora una volta mi indigno al pensiero dell’immagine che i media danno di questi paesi.. pericolosi, stati canaglia, le donne devono fare moltissima attenzione, gente infida.. niente di vero, sono posti sicuri, tranquilli, mai in un paese arabo sono stata molestata, piuttosto fatta oggetto di rispettose attenzioni, il che non offende e gratifica pure, e ti senti veramente a casa. Alla sera torno in albergo e sprofondo nel sonno dei giusti e soddisfatti. III giorno: inizio alla grande con il Museo Nazionale e proseguo soddisfatissima con l’esplorazione di Damasco e delle sue infinite attrazioni. Ceno in un ristorante consigliato dalla Lonely Planet, dopo aver vagato mezz’ora alla sua ricerca (l’indicazione diceva al piano di sopra di una pasticceria.. nessun problema, basta trovarla…); il cameriere mi porta il menu scritto in arabo, quando torna scopro che non parla inglese, affannosa ricerca di qualcuno che capisca il significato della parola chicken..io mi rifiuto di mangiare l’agnello e in Siria questo costituisce un serio problema, meglio puntare sul pollo che è riconoscibile sempre. IV giorno: alle otto l’autista è puntualissimo in albergo, destinazione Palmyra. Mi propone una deviazione ai monasteri di Sednaya e Maluula, credo il solo posto al mondo dove si parla ancora un dialetto aramaico. La proposta è prontamente accettata. I monasteri sono immersi in un clima di pace e serenità, a Maluula un simpaticissimo prete spiega ad un gruppo di francesi (e all’infiltrata italiana) la storia della sua chiesa e prega in aramaico… emozione incredibile. Dopo si parte per il deserto, sfilando davanti al cartello che indica Iraq 160 Km. (che tentazione di girare la macchina, arrivare alla frontiera e mettere un piedino in Iraq… troppo lontano, mi dice l’autista, a malincuore condivido) e sostando al Baghdad Cafè per un sontuoso pranzo (la proposta dell’autista era limitata ad un caffè, io rilancio con il cibo e il gestore beduino prepara una tavolata per dodici…). Nel tardo pomeriggio arriviamo a Palmyra, il regno della mitica Zenobia che tanto mi aveva affascinato all’università, visitiamo le tombe a torre e dopo l’inevitabile salita al castello al tramonto e una cena a base di hummus vado a nanna. V giorno: l’autista si offre di venirmi a prendere alle sette per visitare Palmyra, io assicuro di essere perfettamente in grado di trovarla da sola e alle sei e trenta sono pienamente operativa, a zonzo per la città deserta. Per fortuna i gruppi organizzati si alzano più tardi e condivido la solitudine con qualche beduino in moto che mi offre un passaggio, arrivo a quello che potrebbero essere i resti del palazzo di Zenobia e cerco di immaginarla mentre studia le strategie per contrastare la mostruosa macchina bellica romana…la ragazza aveva le palle, impossibile non provare un’enorme ammirazione per lei. Alle nove compaiono i primi cammelli, contratto con il proprietario un giro più lungo di quello previsto per i turisti (venti metri verso nord, venti verso sud, foto) e parto ballonzolando verso il deserto appiccicata a mò di zecca al cammelliere, in groppa all’irascibile Julia. Il cammello scalpita, il cammelliere allunga zampetta ma appena lo blocco con un gentile “sono una donna sposata” chiede scusa e si ritrae. Avendo lui ventisei anni mi sento giustamente gratificata e molto divertita. Completato il giro della città e recuperato l’autista si ritorna a Damasco, giretto serale per la città vecchia e giusto sonno. VI giorno: partenza per il Krak des Chevaliers. Magnifico, peccato per la marea di turisti.. sento una signora chiedere alla guida dov’era la camera della signora del castello.. il poverino rassegnato spiega che era un castello crociato ma lei non si convince. Tappa successiva il castello di Musyaf, base della setta degli assassini, assediata da Saladino che per qualche misterioso motivo se ne va senza conquistarlo (si dice che, avendo trovato nella sua blindatissima tenda un pugnale, avvertimento degli assassini “ti prendiamo quando vogliamo” , abbia pensato bene di sospendere.. magari è solo una leggenda ma suggestiva). L’autista non l’ha mai visto, entra con me e ci godiamo per un’ora un castello deserto. Tappa finale alle norie di Hama, merenda con una enorme porzione di dolce (il giorno dopo l’autista mi telefona preoccupato chiedendo le condizioni del mio stomaco.. ottime!) e ritorno a Damasco. VII giorno: giornata emozionantissima: la Valle della Bekaa e Baalbek. Nonostante le fosche previsioni di chi è rimasto a casa, sarai rapita o peggio da Hezbollah, finirai a fare da bersaglio in un campo di addestramento ecc.. tutto è tranquillo, tante bandiere gialle e verdi ma nessun signore in passamontagna e mitra (ovvio, se devono allenarsi lo fanno in posti isolati, mica in pieno centro a mezzogiorno), i segni della guerra recente sono evidentissimi ma altrettanto evidente è la loro voglia di ripartire e di far capire al mondo che la valle è un posto sicuro e accogliente (va bene, gli israeliani potrebbero attaccare di nuovo, ma si verrebbe a sapere un po’ prima e chiuderebbero le frontiere, e poi gli ultimi grossi attentati li hanno fatti in posti apparentemente sicurissimi, quindi godiamoci un paese e un popolo meravigliosi dimenticando quanto scrivono i giornali e quanto vogliono farci credere). Baalbek mi sconvolge: io ho una formazione scientifica e le leggende sulla sua creazione da parte di una stirpe scomparsa di giganti in Italia mi hanno fatto sorridere, qui un po’ meno. Le rovine non sono a misura umana, non sono apparentemente state create per la piccola razza umana.. mettiamola così: se si scoprisse che i giganti sono esistiti e hanno costruito Baalbek.. tutto sarebbe più logico e comprensibile, invece vago tra rovine gigantesche, disumane, con gli occhi sgranati e mille domande in testa che non avranno risposta. VIII giorno: dopo aver ottenuto (facilmente) il permesso, parto per le alture del Golan e la città distrutta di Quneitra. Scortata da un serioso funzionario dei servizi segreti siriani (che mi blocca quando tento un passo oltre il consentito ma mi lascia fotografare la vietatissima frontiera tra Siria ed Israele) mi rendo conto, sconvolta, di quanto la guerra, qualunque guerra, sia bestiale. Una città grande e vitale è ridotta ad un ammasso di rovine, la gente che ci abitava è dispersa chissà dove, solo la chiesa e la moschea non sono state bombardate… quanta ipocrisia, penso, va bene distruggere e devastare vite ma non irritiamo Dio ed Allah.. Dopo una sosta a casa dell’autista, che abita nei dintorni e mi porta a conoscere la mamma, ingegnere e cuoca strepitosa (ho appena pranzato al ristorante ma di fronte ad una tavola imbandita non resisto e faccio il bis) torno a Damasco per un ultimo giro nella città vecchia, gli ultimi acquisti (qualche chilo di sapone di Aleppo, fantastico per il viso e anche per i capelli) e il volo di ritorno, alle 23.00. Una ragazza mi affida la madre che viene in Italia a trovare un figlio che risiede a Milano.. la simpaticissima signora ha il diabete, un piede ingessato e saltella per l’aeroporto alla ricerca di un angolino per fumare illecitamente.. fantastica! Alle 3.00 del mattino sono alla Malpensa. Arrivederci Siria.. tra qualche mese ci rivediamo!!!


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