Senegal, il ritmo palpitante dell’Africa nera

Guardiamo il mappamondo ... decidiamo per il Senegal. Non sappiamo ancora cosa cerchiamo, ma questo viaggio presto ci darà la risposta
Scritto da: laurasergio
senegal, il ritmo palpitante dell'africa nera
Partenza il: 02/02/2013
Ritorno il: 08/02/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Una settimana di vacanza, senza figli. Guardiamo il mappamondo … decidiamo per il Senegal. Non sappiamo ancora cosa cerchiamo, ma questo viaggio presto ci darà la risposta.

3 febbraio 2013: Dakar – Isle de la Gorée

Ci siamo svegliati con calma, a causa del vociare degli altri ospiti dell’Espace Thielly: colazione e presa di coscienza di dove siamo, acquisto di un numero telefonico locale per chiamare casa. Poi, finalmente un taxi ci accompagna al porto, dove prenderemo la barca per l’Isle de la Goreè (5200 CFA a testa, circa 8Euro). Abbiamo aspettato un’ora buona, verificando quanto sia aleatorio il concetto di tempo: ne approfittiamo per osservare la gente. Non si può fare a meno di constatare quanto siano alte e mediamente belle le senegalesi. Anche i maschi sono alti e longilinei. Una eleganza ed un portamento innati. Attacchiamo bottone con molte donne, per lo più dirette sull’isola per aprire le loro “boutique”; scopriremo il significato della parola boutique: semplici armadi pieni di ogni tipo di mercanzia e di cianfrusaglie locali. L’isola è molto carina, sicuramente turistica ma da visitare. Si gira tutta a piedi, tra il castello trasformato in museo storico, le viuzze, le piazze e il mercato all’aperto, i piccoli ristoranti economici e la piazzetta degli artisti stile MontMartre; un edificio oggi adibito a museo ricorda la terribile e vergognosa tratta degli schiavi, con tanto di stanze per l’ingrassamento degli uomini – proprio come le bestie – prima di essere venduti al miglior offerente per lavorare nelle americhe. Il destino di milioni di persone è passato attraverso quella stretta porta sul mare. Ai piani di sopra le donne più belle diventavano le concubine, anch’esse rese schiave dei piaceri degli avidi bianchi (portoghesi, poi olandesi, poi inglesi e infine francesi). In giro per l’isola le donne sono piuttosto gentile e sorridenti, ma insistenti nel procacciarsi i clienti e guadagnare la pagnotta, mentre gli uomini sotto gli alberi sono più rilassati e ascoltano la partita della coppa d’Africa.

Ritorniamo a Dakar alle 17, una città stranamente non caotica, ma ci spiegano che è così solo di domenica. Andiamo alla Piazza principale, dell’Indipendenza e attraversiamo un pezzo di mercato, dove gli odori e i colori ci ubriacano. Forse andrebbe visitata meglio, ma vogliamo tornare per organizzare i giorni successivi e perché non vogliamo aspettare che venga il buio. La cena insieme a gruppi francesi è buona e soprattutto è simpatica la compagnia, con Laura che tutta la sera parla in francese di ogni argomento possibile… Domani partiamo per il Nord.

4 febbraio: Dakar – Saint Louis

Sveglia alle 7 e partenza alle 8 con un taxi, che ci porterà alla Gare Routiére dove partono i pullman per Saint Louis, o almeno così credevamo. Oggi la città è tutta diversa: un traffico indiavolato e macchine impazzite che prendono le rotonde anche all’incontrario. Comunque dopo un’ora veniamo letteralmente scaricati dal taxista frettoloso in un posto che sembra un deposito di auto da rottamare, pienissimo di gente. Molto preoccupati, scopriamo che questo è il modo di viaggiare in Senegal : una specie di grande parcheggio dove si reca chi voglia andare da qualche parte; ci sono delle auto private, tutte scassatissime, con relativo autista che fa questo servizio. Sotto un cartello arrugginito Dakar-Saint Louis l’autista ci spiega che il viaggio costa 5.000 CFA, al che ci sediamo nella sua auto in attesa si riempia. Meglio del car-sharing. Nel mentre una marea di gente cerca di venderti di tutto. Ci vorrà un’ora buona di attesa e alla fine siamo in 7 più autista stipati per un viaggio di 4 ore. La prima parte è tutta periferia e avanziamo lentissimi; ad ogni rallentamento, numerose mani piene di cibo e cianfrusaglie entrano dai finestrini per tentare la vendita. Poi, finalmente si esce anche dalla infinita periferia e si viaggia a buon ritmo, pregando solo che non succeda qualcosa di meccanico all’auto. Arriviamo alle 13.30 alla periferia di Saint-Louis, alla stazione dei trasporti; siamo costretti a cambiare taxi, anch’esso condiviso e finalmente si arriva all’hotel La Residence dove prendiamo possesso della stanza di stasera. Cambiamo moneta in banca e poi facciamo un bel giro in calesse e cavallo fino in fondo all’isola, ma il momento più straordinario è stato il giro per il quartiere dei pescatori, il mercato del pesce e il porto delle piroghe. Tantissima gente, tanti bambini, le piroghe coloratissime in partenza per la pesca notturna, insomma Africa allo stato puro. Alle 18 torniamo stanchi ma soddisfatti . Fino alle 20 non si cena.

5 febbraio: Saint Louis – Parco Djoudj

Stamattina sveglia presto, dopo una nottata disturbata dagli ubriachi sotto le finestre… ma alla fine abbiamo dormito lo stesso. Ci vengono a prendere per una gita al Parco Djoudj, insieme ad alcuni francesi. Siamo in pieno ambiente sub-sahariano sul delta del fiume Senegal, al confine con la Mauritania. Il delta è utilizzato dagli uccelli migratori come prima tappa dopo l’attraversamento del deserto e, ora che siamo a febbraio, è incredibilmente pieno di uccelli che nidificano in attesa della primavera e delle nuove migrazioni. Ci sono centinaia di migliaia di pellicani, oltre ad aquile , spatole, cormorani, e tantissimi altri tipi di uccelli. La gita si svolge in piroga ed è molto bella e emozionante. Ai lati del fiume ci sono varani, coccodrilli e facoceri.

Torniamo a Saint-Louis e facciamo in tempo a pranzare in un ottimo piccolo ristorante LaPirogue, dove si fermano molti bimbi di ritorno dalla scuola chiedendo un bicchiere d’acqua e dove abbiamo mangiato un pesce fantastico, preparato da una splendida senegalese.

Poi in taxi fino al faro dove una piroga ci ha portati al campement Ocean Savane, al suo ultimo giorno sulla Langue della Barbarie. Questo è un pezzo di terra tra mare e fiume che sta scomparendo, mangiato dal mare e oggi è il suo ultimo giorno di attività, poi devono sbaraccare e spostarsi sulla terraferma. Pare che il problema sia nato nel 2003, quando il fiume ha inondato Saint Louis; per evitare che ciò succedesse di nuovo hanno permesso al fiume di aprirsi un varco più facile verso il mare, ma la forza del mare sta distruggendo un pezzo di terra lunga 25 Km: la splendida lingua di terra fra il fiume e l’oceano è destinata a sparire definitivamente in brevissimo tempo. Negli ultimi 4 mesi il mare si è mangiato 1,5Km. di terra, ed ora è a soli 100m. dal campo. E’ strano essere qui stasera, è tutto molto in ordine ma si respira la morte di un pezzo di terra anche negli occhi del cordiale gestore. Infine, appena buio, migliaia di grossi granchi sono usciti dal mare e hanno preso possesso dell’isola. Dobbiamo camminare piano per dare il tempo ai granchi di scostarsi. Ecco perché la sabbia era tutta bucherellata: per le impronte lasciate negli spostamenti in diagonale! All’inizio sembrava quasi di essere dentro un film di Indiana Jones, addirittura durante la notte abbiamo sentito le chele che grattavano la porta di legno della nostra tenda, e sono persino riusciti ad aprirla, dato che non si poteva fissare. Per fortuna il cane amico, entrato in tenda con voi, vigilava! Non abbiamo dormito tranquillissimi, proprio per niente. A una certa ora della notte comunque erano tutti scomparsi, ma proprio tutti… veramente inquietante.

6 febbraio: verso Lompoul

Il mattino dopo, vista la nottata agitata, ce la siamo presa comodissima, anche perché la barca di ritorno partiva solo alle 12.00. Attraversato il piccolo tratto di ex-fiume, ora mare, ci è venuto a prelevare un taxi che avevamo precedentemente contattato, per portarci a Lompoul.

Nel tragitto siamo riusciti a beccare una trentina di avvoltoi (ma da dove sono sbucati?) che stavano pasteggiando con la carcassa di un montone appena investito: schifoso e ripugnante. Arriviamo a Lompoul village e una 4×4 ci viene a prendere per gli ultimi 3 km. su sabbia. Il campement di Lompoul è addossato ad una serie di dune di sabbia carine, poco somiglianti ad un vero deserto. Ci siamo goduti il tramonto e poi la cena, mentre a me cominciava a brontolare l’intestino in maniera preoccupante. Insomma, mi è venuto lo squaeraus, e non ho dormito molto bene. Prima della nanna ci siamo divertiti a suonare con i tamburi la musica senegalese, sotto le stelle e il cielo nero. Divertente.

7 febbraio: rientro a Dakar

Che dire di oggi? Una giornata, almeno per me, faticosa e sofferta. Siamo partiti alle 10 con meta Lac Rose, ma non stavo per nulla bene: l’intestino era bloccato, lo stomaco sottosopra. Non ho toccato la colazione e malgrado questo durante il viaggio avevo nausee e vomito: una bellezza. Per fortuna Laura ha deciso a questo punto di andare direttamente a Dakar, all’Espace Thially, dove avrei avuto modo di riprendermi con calma. E siamo stati anche fortunati perché l’auto, scassatissima, ha tirato gli ultimi giri a 300 m. dall’arrivo. Abbiamo contrattato lo sproposito che il taxista ci aveva chiesto e ce ne siamo andati finalmente a lavarci e riposarci. Stasera mangio qualcosa, sperando domani di avere recuperato le forze. Laura è come sempre meravigliosa.

8 febbraio: scuola di formazione

Siamo all’ultimo giorno in Senegal; io mi sono ripreso completamente e, così, cogliamo l’occasione di aggregarci ad una cooperante francese, insegnante presso una scuola professionale per ragazzi “abbandonati”. Lei resta in Senegal per 5 settimane, con il marito ingegnere che dona la sua professionalità per la costruzione e manutenzione degli edifici necessari alla cooperazione. Ci vuole un’ora e mezza per raggiungere la scuola, in mezzo al nulla. Da notare che la scuola in Senegal è obbligatoria e pubblica. Questa invece è privata, della cooperazione, per aiutare i ragazzi a non perdersi, dando quella professionalità necessaria per campare. Visitiamo la piccola aula che sembra una piccola chiesetta, tra sabbia e campi coltivati ed edifici dove i ragazzi imparano un mestiere. Abbiamo occasione anche di mangiare tutti insieme e di assistere alla lezione di francese. Poi il ritorno all’Espace Thielly, nostra base, dove ci cambiamo e ceniamo, prima di prendere un taxi alle 23.50 che ci porterà all’aeroporto. Il volo notturno è passato in un lampo. Scalo a Lisbona e arrivo alle 11 ora locale a Milano. Il Senegal, e soprattutto i senegalesi, ci sono rimasti nel cuore. Abbiamo messo insieme le foto nel seguente breve video: http://www.youtube.com/watch?v=YYEDZplA0oM. Abbiamo anche raccolto in un breve video le foto delle donne senegalesi, in omaggio alla loro bellezza: http://www.youtube.com/watch?v=aBW3FD0adk4.

Comunicare in Senegal: ci si capisce anche coi gesti e con gli sguardi, ma per fortuna lo studio di tanti anni fa a scuola è riaffiorato. Dopo qualche parola in wolof, buongiorno, grazie, come ti chiami, si meravigliano e ti sorridono contenti! Tornata a casa, avvicino la bella gente del Senegal e ce la raccontiamo un po’ di un Paese meraviglioso. Un vero piacere.



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