Capodanno in Senegal
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Dopo varie insistenze mio marito mi ha convinto a prenotare visti e biglietti aereo per Dakar. Devo ammettere che ero molto scettica per paura di malattie, scarsa igiene e pregiudizio sul continente Africa, che ancora non conoscevo bene.
Dopo aver espletato la procedura visti, obbligatori dal primo di luglio 2013, previa prenotazione in rete, partiamo il giorno 26 dicembre con volo diretto Meridiana Milano -Dakar di durata 6 ore.
Alle 13 ora locale arriviamo a Dakar e ci stupiamo del fatto che in aereoporto è presente un solo aereo oltre il nostro. Con un taxi sgangherato raggiungiamo l’ hotel Cafè de Rome, in pieno centro città (plateau) che si rivela essere in ottima posizione e adatto alle nostre esigenze.
Durante la passeggiata per le vie centrali di Dakar ci rendiamo conto di essere al centro dell’attenzione dei kolo kolo, cioè i procacciatori d ‘affari di ogni genere. In quanto turisti si è presi di mira per essere accompagnati o affiancati da pseudo guide e risulta difficile il rifiuto. Ci accompagna un ragazzo, Ibrahim nella visita del mercato kermel, del mercato Sandegà, della Place de Independance, fino ad arrivare all’ imbarcadero da dove il giorno seguente partiremo per Ile de Gorè. Ci aiuta nell ‘acquisto della carta telefonica Orange , che inserita in un vecchio telefonino al costo di 6500 c. f .a (10 euro) mi permette di chiamare a casa ogni giorno e mandare messaggi vari, unico vero affare fatto di tutta la vacanza. Il giorno seguente, 27\12, di buon ora, mentre la città ancora dorme, in taxi ci rechiamo al Lac Ros, che raggiungiamo dopo circa 40 minuti; tutto è fuorchè rosa.In effetti la cosa più interessante è stata la passeggiata tra deserto , conchiglie e mare fino a raggiungere il punto d’arrivo del raid Paris-Dakar. Qui tra le bancarelle dormienti vediamo la statua di legno raffigurante un anziano senegalese, che compriamo e ribattezziamo Mamadou e che ci proteggerà per tutta la vacanza, tipo Wilson del film di Tom Hanks Castaway.
Tornati a Dakar raggiungiamo l’imbarcadero per la visita all’ile des Esclaves. La traversata è abbastanza veloce, circa 20 minuti, e i traghetti abbastanza frequenti. Incontriamo varie persone che si prenotano per una eventuale visita alle loro bancarelle all’arrivo. E’ carina dal punto di vista panoramico e si può tuttora visitare il museo \casa di schiavi deportati.Piacevole la passeggiata fino al punto più alto dell’isola.
28/12
Il taxista del giorno precedente ci porterà nella vecchia capitale St Louis,che raggiungeremo dopo circa 4 ore.Il paesaggio è abbastanza monotono, belli i baobab e l’ attraversamento di alcuni paesi che riproducono esattamente la nostra idea africana.
St. Louis si divide in tre parti, l’isola, la terraferma e la penisola della langue de barbarie dove spicca il villaggio dei pecheur N ‘dar. Il centro è molto coloniale e caratteristico, anche se ormai decadente ed è collegato alla terraferma dal ponte Faidherbe sul fiume Senegal. Alloggiamo all’hotel La Poste, caratteristico in quanto gode della memoria dei tempi in cui la posta aerea arrivava sull’isola e i piloti vi soggiornavano.
29/12
Il giorno successivo ci rechiamo al parco naturale Langue de Barbarie, a circa mezzora di strada, località Gandiol, dove affittiamo una piroga con altre persone e avvistiamo numerosi tipi di uccelli marini. Rientrati a St Louis passeggiamo per il villaggio di N’dar, dove vivono i pescatori con le loro famiglie e vediamo variopinte piroghe, reti, pesci e animali vari in un contorno di sporcizia e povertà. Molto toccanti sono alcune immagini e sensazioni. La cosa che ci colpisce soprattutto è la quantità di bambini piccoli e grandi che vivono insieme alle capre e galline, felici perché saltano alla corda e giocano sulla spiaggia con pseudo palloni.
30/12
Ci accordiamo con un taxista per il trasferimento alla città di Touba, famosa per la sua moschea. È la città santa, ed è il luogo dove è seppellito il suo fondatore, Bamba, visto come una divinità. Ogni anno in questa città santa avviene il Magal, una celebrazione religiosa che ha lo scopo di riunire milioni di fedeli provenienti da tutto il mondo. Dopo il pellegrinaggio alla Mecca che conta 6-7 milioni di fedeli ogni anno, essa è seconda al mondo per numero di presenze, dove ogni anno i fedeli raggiungono quota 3-4 milioni. In realtà dopo una passeggiata per la città ci accorgiamo di essere gli unici turisti presenti . Raggiungiamo il campement dove alloggeremo per la notte, che si trova nella cittadina di Mbackè, a pochi km di distanza poiché a Touba non esistono strutture turistiche. L’alloggio è brutto, non c’è neppure l’acqua per lavarsi, numerose volano le zanzare e noi veloci estraiamo i nostri sacchi lenzuolo ed il repellente. Dopo una notte quasi insonne a causa delle voci degli occupanti delle capanne vicine, senegalesi che hanno gridato e chiacchierato fino a notte fonda, la mattina seguente di buon ora prendiamo l’ennesimo taxi e partiamo alla volta di Saly, località turistica sulla petit cote.
21/12
Arriviamo verso le ore 13 all’hotel Obamà, carino, confortevole (ci voleva) e direttamente sul mare. Ci riprendiamo dalle fatiche dei giorni precedenti con lunghe camminate sulla grande spiaggia oceanica, ammirando meravigliosi tramonti, e parlando con alcuni ospiti dell’hotel, tra cui anche qualche italiano. Un giro nel piccolo paese ci mostra subito ciò di cui possiamo aver bisogno, cibo e soldi .Fanno persino la pizza.
1/01/2014
Andiamo alla riserva di Bandià, a pochi km da Saly ed incontriamo una famiglia italiana che lavora tra Dakar e Italia, con la quale condividiamo una jeep guidata da esperti rangers per avvistare gli animali presenti. In effetti il costo dell’entrata è elevato, soprattutto l’affitto di una macchina da soli, che costa 40.000 c.f.a, cioè 60 euro. Emozionante tra gli altri è stato vedere la giraffe, le zebre, il rinoceronte, gli struzzi e le antilopi. Assenti per scelta gli animali predatori, come iene e leoni perché disequilibrerebbero l’ambiente naturale del parco, dove tutti gli animali convivono in modo pacifico.
Dopo l’ennesimo tentativo fallito di pagamento dell’hotel con carta di credito preleviamo i contanti all’atm della banca bicis. Questo fatto è una consuetudine ed è un disagio notevole essere sempre obbligati al prelievo di contanti, che a volte si rivela essere cosa difficile.
2/01
Con il taxista Bamba Car ci rechiamo nel delta del Sine Saloum verso sud, passando per i due villaggi di Joal e Fadiouth. Joal è simile ad altri villaggi attraversati in precedenza, mente Fadiouth è veramente particolare,un’isoletta fatta di conchiglie dove anche le case sono di conchiglie e cemento. Musulmani e cattolici convivono pacificamente, sia in vita terrena che nel cimitero contornato da mangrovie..Piacevole la visita del villaggio, della chiesa e del cimitero.
Dopo l’attraversamento di strade sterrate, fiumi secchi e innumerevoli Baobab raggiungiamo intorno alle 13 il paese di Ndangane, punto di partenza per la visita delle 479 isole che compongono il delta dei due fiumi. Avvicinati da piroghisti e guide che ci propongono la balade en pirogue, facciamo la conoscenza di Sana, che ci porta a vedere l’ile des oiseaux al tramonto, davvero emozionante. Pellicani, martin pescatori ed uccelli vari ritornano per dormire ai loro nidi.
Aspettando il tramonto sbarchiamo nel villaggio di Ndangane dove lo stesso Sana ci fa visitare la sua casa e il villaggio. Siamo davvero colpiti dalla autenticità di questo luogo e dalla semplicità dei suoi abitanti. Ci mostra il lavoro delle donne che preparano i pesci pescati, cuocendoli su griglie giganti e seccandoli al sole,pronti per essere imballati ed esportati in altri stati africani. E’ doveroso sottolineare che il pesce è una materia prima importantissima per l’economia senegalese poiché è l’alimento principale dei piatti tradizionali, tra cui il rinomato Thiebou dien a base di riso ,pesce e verdura . In effetti Sana ci spiega che il nome stesso Senegal deriva dalle 2 parole Sen = gente, gal= piroga.
Rientrati in albergo un gentile barista ci offre il bissap, un succo preparato con fiori di ibisco essicati ma ci aspetta un’amara sorpresa. In camera si aggira un topolino che probabilmente per loro è cosa normale, essendo in campagna, in riva ad un fiume, in un oasi di pace e relax, ma per noi non è semplice la convivenza. Chiediamo di cambiare stanza e la mattina seguente sarà comunque di partenza.
3/01
Prima di tornare a Saly, come promesso a Sana, prendiamo la piroga alle 930 e ci avventuriamo in un giro di circa 3 ore all’isola di Mar Lodge, dove visitiamo il villaggio, e a Palmarin, dove andiamo a vedere i puy de sal. Il villaggio è molto tipico ma nel complesso ci ha colpito maggiormente la gita al tramonto perché i tramonti in Africa sono davvero speciali.
Verso le 14 riprendiamo un taxi e partiamo con l’idea di fermarci nella Petit Cote nella località di Mbour o a La Somone. Mbour non ci attira per la confusione, e La Somone, ci sembra fin troppo tranquilla. Così decidiamo di rimanere 2 notti all’hotel Obama di Saly, ormai sperimentato, prima di raggiungere Dakar.
4/01
Dopo colazione partiamo per un mercato di compravendita di bestiame a Sandiarà, a circa mezzora di strada. Si tiene solo il sabato mattina, ed è particolare perché si notano uomini provenienti da varie località di campagna che vendono o acquistano capre, mucche, cavalli e pecore.
Nonostante la fama negativa che riguarda Saly, in quanto meta di turisti europei, soprattutto francesi che lì vivono stabilmente, a noi il luogo non è dispiaciuto, poiché ci ha permesso anche di riprenderci dalle fatiche ed energie spese in altri posti, si più veri ma a volte difficili da vivere.
5/01
Oggi si parte alla volta di Dakar, dove arriviamo dopo un’ora e trenta di viaggio verso le 1130. E’ domenica e la città cambia letteralmente aspetto. Meno traffico, meno gente, meno venditori per le strade, negozi chiusi, persone vestite in modo più elegante, insomma si respira l’aria delle nostre domeniche di una trentina di anni fa. Apprezziamo questa atmosfera diversa dalla Dakar che avevamo visto in precedenza. Dopo una lunga passeggiata sulla Corniche est andiamo nel quartiere LES ALMADIES, zona residenziale, dove ha sede l’ambasciata americana e dove sorgono sontuosi alberghi internazionali. Qui c’è aria di festa, di gita fuori porta, con ristorantini sul mare che offrono pesce alla griglia e frutti di mare ed un mercato dell’artigianato. Proprio piacevole. Les almadies è il punto più occidentale del continente Africa. Andiamo a visitare il quartiere Point E, dove si trovano alcuni bar e ristoranti, ma non degni di nota, passando davanti alla famosa statua in bronzo Monument de la Renaissance Africaine raffigurante la liberazione dalla schiavitù.
Rivediamo il quartiere Medina, considerato tra i più poveri della città e rientrando nel Plateau ci accorgiamo che in cattedrale, che si trova vicino al nostro hotel si sta celebrando la messa, così ci fermiamo per il rito finale. Tanta gente vestita in modo elegante,abiti variopinti e atmosfera serena.
6/01
Camminando sulla corniche Est, posto ideale per una passeggiata tranquilla in riva al mare e frequentata da joggers europei ci imbattiamo persino nel circolo di Bridge, chissà magari una partitina non ci starebbe male…
Andiamo a vedere il mercato HLM(ascelem) un po’ distante dal centro, famoso per la vendita di tessuti e decisamente non turistico, anche perché non è facile trovare merce da comprare.
Cerchiamo allora qualche oggetto o ricordo al mercato Sandegà ma non resistiamo oltre i 10 minuti perché si viene letteralmente assaliti dai venditori e dai procacciatori d’affari.
Inoltre gli oggetti in vendita sono sempre gli stessi in tutto il Senegal, quindi la scelta è abbastanza limitata. La sera decidiamo di fare un tour di Dakar by night in taxi, e ci accorgiamo che la gente in strada è davvero poca, al limite dormono per le strade!Siamo così arrivati alla fine del nostro splendido viaggio poichè la mattina seguente abbiamo il volo di ritorno con Meridiana alle ore 14.
In conclusione possiamo affermare di essere stati contentissimi di aver conosciuto meglio questo continente, e l’aspetto che più ci ha colpito è la semplicità e bontà degli abitanti, che nonostante non abbiano molto da offrire in termini turistici sono sempre pronti al sorriso, alla conoscenza, alla parola e dal punto di vista umano ciò vale di più di mille monumenti. Per questo vale proprio la pena recarsi in Senegal ed è il modo migliore per contribuire allo sviluppo della loro economia.
Jam rek.
Report viaggio in Senegal di Maria Rita Serra