Nanga Def, Maangi Fi! Dieci giorni in Senegal

In Senegal senza organizzazione, con visita a Dakar, Joal Fadiout, Mbour e Sine Saloum (Palmarin)
Scritto da: Massimiliano Masi
nanga def, maangi fi! dieci giorni in senegal
Partenza il: 30/03/2011
Ritorno il: 10/04/2011
Viaggiatori: 7
Spesa: 2000 €
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Destinazione, Senegal! 10 Giorni fai da te. I voli Firenze – Dakar non sono tanto a buon mercato! Abbiamo preso un Bologna – Madrid, poi Madrid-Dakar, con l’Iberia. Il biglietto non e’ ovviamente acquistabile online, ma solo in un’agenzia IberiaPlus, a Milano o a Roma. O tramite un’agenzia. Si dovrebbe dormire le prime due notti da alcuni amici, che non si sono fatti sentire. Per essere sicuri si prenota l’albergo, non si sa mai: l’hotel du phare, alle mamelles, vicino all’aeroporto. Io lo prenoto per sicurezza (attenzione: non e’ SSL!!!).

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Insomma, com’e’ come non e’, si parte da Bologna verso Madrid. Il gate ci cambia tre volte a dieci minuti dalla partenza, senza ovviamente nessun messaggio vocale … Me ne accorgo io per sbaglio, lo dico agli altri (in francese!!!) e mi seguono tutti e 300! S’arriva all’altro gate, esattamente nel momento in cui ci rimandano al gate di partenza. Comunque, si parte. Il volo pensavo durasse tantissimo, invece e’ un breve volo di poco piu’ di 4 ore. Si arriva a Dakar, si scende dall’A340-400 col BUS, per arrivare all’aeroporto Sengor. Ovviamente problemi all’immigration, in quanto non sapevamo di preciso l’indirizzo della casa del nostro amico di roma che ci stava aspettando.

Arrivo in Senegal!

L’approccio con Dakar: umido! Noi venivamo da un piovoso fine inverno fiorentino. La mattina successiva mi e’ sembrato di tornare indietro nel tempo di tanti anni, e mi sono immaginato un’epoca post-coloniale, dove il potere era appena stato preso e le possiblità sembravano enormi. Radio che trasmetteva in inglese la BBC africa che parlava di problemi politici in Nigeria, della siccità dei pascoli Maliani. Dopo colazione visita a Dakar, con partenza dal Centro Culturale Francese. Il nostro amico ci aveva prenotato il Taxi del suo amico per portarci in centro. Ovviamente, non ci aveva detto come riconoscere il suo amico! Infatti, ogni singolo tassista conosceva il nostro amico! E ci diceva: Io certo che lo conosco il Toubab! Alla fine, ne abbiamo preso uno. E l’amico, quello vero, s’e’ arrabbiato! 🙂

Dakar!

Arrivo in centro e primo impatto con la citta’: stupendo! Dakar e’ una citta’ strana, diversa da come la potessi immaginare. Si vede tantissimo che e’ una citta’ pensata dagli europei, fatta per gli europei, ma non ci vivono europei. Il centro culturale francese e’ molto carino, c’e’ l’aranciata col ghiaccio (che non bevo, non si sa mai, pregiudizi di un medio-europeo). E li’ incontriamo Amin, un ragazzo di 18 anni che cerca di venderci delle statue, ma che in realta’ diventa un amico spettacolare! Teranga! Facciamo il giro della citta’, troviamo la moglie di un diplomatico italiano (fa strano sentir parlare italiano a Dakar) che stava andando in spiaggia (lei era in ferie, il marito era in ambasciata a lavorare). Ci aiuta a contrattare un piccolo foulard, sul lungomare dietro al parlamento. La temperatura e’ buona, come un maggio fiorentino inoltrato. Nel frattempo Amin ci porta nei mercati di Dakar a Sandanga, ci fa mangiare il Chebu djen in un ristorante all’interno del mercato di Kemel (nota: io volevo una Coca, e lui e’ andata a comprarmela al negozio accanto. Alche’ l’ho accompagnato e l’ho regalata anche a lui). Ci porta all’interno di un negozio di sartoria, dove i ragazzi stiravano i capi appena fatti, all’interno di una falegnameria dove il falegname aveva la maglia di Totti, ci fa il giro della citta’! Un’esperienza magnifica! Ovviamente a Dakar, tutti a fare ginnastica … Nel pomeriggio si va a visitare la statua della rinascita africana (il taxi non ce la faceva a fare la salita… ) Fra gli stati che l’anno costruita c’e’ il Mali, la Mauritania, il Ghana, il Burkina Faso, e la Corea del Nord… Che Abdullaye Wade abbia fatto qualcosa?). Comunque si sale sulla statua (Amin ci fa prendere il biglietto residenti) e dalla testa dell’uomo si vede che il bambino e la moglie hanno gli occhi un po’ a mandorla … Comunque all’interno del museo, Mugabe e’ messo accanto a Mandela. E questo nella galleria dei politici che hanno avuto rispetto per le popolazioni locali. Mah.

Les Mamelles & Sine Saloum

Il mattino dopo si va a piedi al mercato di Ouakam (la casa era appunto alle Mamelles). Essendo un mercato non centrale, era strano per loro vedere turisti bianchi… 😀 La sera si prende la route di M’Bour per andare sul Sine Saloum. Pero’ fra Rufisque e Peking c’e’ sempre traffico … La route di M’Bour fino a Palmarin, all’albergo Lodge des Collines de Niassam dura 8 ore, e si passano dei villaggi stupendi. Alla fine si arriva al lago salato del Sine Saloum. Ci si ferma a chiacchierare con dei bambini, e nel frattempo uno ci raggiunge con l’andatura da corsa podistica. Parlando (grande il mio francese), lui mi racconta che ogni giorno si fa 20 km a corsa (ricordiamolo: siamo in un lago salato asciutto, e la temperatura era di 30 gradi) per poter provare a fare l’esame per l’esercito. Intanto i bambini vogliono essere fotografati con gli Zebu, mentre scopro l’esistenza del prosciutto di facocero. Da li’ all’albergo si trovano dei villaggi fatti con capanne di canne. E comunque, guidare in una pista, ha un suo perche’… 80 all’ora su una pista color Africa: rossa. Si arriva all’albergo, la nostra casa e’ sul Baobab. Si mangia, si fissa la doccia per la mattina (ti portano l’acqua calda in camera con dei secchi). Stupendo. La mattina colazione, camminata verso la foresta di baobab, e bagno in piscina. Nel pomeriggio si parte per Palmarin. Ci si ferma a fare il bagno un paio di km prima, in un oceano grigio e caldo… Pero’ prima ho chiesto ad un signore che andava con l’asino, se era fattibile il bagno. A Palmarin non c’e’ niente di che, c’e’ una discarica. La sera prendiamo una Canoa su uno stagno all’albergo (ma non c’e’ verso! Quando la pagaia smuoveva il fondo sabbioso, c’era un odore di anaerobico enorme!) Alla fine si gira in tondo per un’ora, si fa buio (in Africa il tramonto dura un secondo!) e si torna verso casa, per una cena buonissima.

Piroga!

La mattina successiva, gita in piroga. Vedo un serpente verdissimo sotto il nostro baobab e lo scambio per un ramo… La gita va benissimo, ci portano fra le mangrovine del delta e ci spiegano che ora e’ parco naturale: prima gli abitanti di Palmarin le usavano per bruciare, ma il governo le ha ripiantate tutte. Le radici delle mangrovie sono piene di ostriche, che saranno il nostro pranzo: cotte 5 minuti da una parte, 5 minuti dall’altra, su un fuoco di fortuna fatto su un isolotto sabbioso nell’oceano, e sono buonissime! Dopo andiamo a vedere uno shipwreck sulla costa, a piedi. La sera, le donne vanno a fare un giro in calesse a vedere le iene.

Una partita a calcino…

La mattina sveglia prestissimo per andare a vedere l’alba nella foresta di Baobab. Al sorgere del sole, il canto degli uccelli alza di volume in maniera esagerata, una cosa particolarissima, e bellissima: nei nostri boschi gli uccelli non hanno quella voce! Sulla strada del ritorno ci fermiamo a Joal Fadiout, il paese delle conchiglie: infatti sorge su un isolotto fatto interamente di conchiglie. Si gioca a calcino con dei bambini che ci danno 3 6-0 e a casa. A Joal l’Islam e il Cattolicesimo si incontrano: la mecca e’ lontana, roma e’ lontana. Nello stesso cimitero ci sono tombe musulmane e cristiane, una accanto all’altra. Si puo’ mangiare il maiale, si mangiano i pesci della laguna. Un paese tranquillo, di pescatori. Si guida abbastanza svelti per poter andare a vedere l’Oasi di Bandia, un’oasi dove sono stati importati animali dall’Africa tutta, come i rinoceronti, i bufali, le gazzelle, i Kudu, giraffe e zebre. Ci si buca anche una gomma, alla fine. Mentre la guida la cambia, uno spettacolo: le gazzelle iniziano a pascolare intorno a noi, bellissimo. Si ritorna a Dakar di notte. Mentre facciamo la solita coda fra Rufisque e Peking, si viene a sapere che la sera prima la Senelec (la societa’ elettrica senegalese) aveva garantito No Black Out durante la partita Senegal-Cameroon. Senonche’ il blackout c’e’ stato alla meta’ del primo tempo. E parecchi abitanti di Dakar avevano cercato di dare fuoco alla sede della societa’! Giorno dopo visita all’isola di Goree, si prende il traghetto (accanto c’era il traghetto per ziguinchor). Goree e’ un posto particolare, la guida racconta di come gli schiavi passassero di li’ per poi andare a lavorare in guatemala, costa rica. E chi non era in salute, lo sgozzavano e lo lasciavano cadere in mare, in modo che il sangue attirasse gli squali. Tutto cio’ per scoraggiare i tentativi di tornare a nuoto. Comunque si fa shopping, si visitano i cannoni della seconda guerra mondiale, e si beve la Gazelle, la buonissima birra senegalese. La sera io la checca la nico e lele si va in un jazz club in centro. C’era a suonare una band locale, un quartetto + un djembe’, molto accademici.

Scam!

L’ultimo giorno si va a visitare di nuovo Dakar, partendo dalla penisola dove c’e’ l’UNICEF. E chi si trova? Amin! Che passa tutta la giornata con noi! Grande Amin, spettacolo! Qui pero’ sono stato proprio un bischero: il solito Scam. Un ragazzo che avevamo conosciuto avrebbe avuto piacere che gli offrissi “una manciata di riso” per il suo figlio appena nato. Mi porta verso il suo droghiere di fiducia e scopro che la manciata di riso sono 25 chili! 🙂 Me la cavo con 5000 franchi CFA! Poi, si torna a casa. L’aeroporto di Dakar al ritorno e’ comunque molto bello, rinnovato.

Una vacanza stupenda, dove ho conosciuto gente bella e simpatica, e che e’ sempre un piacere ricordare con i senegalesi che trovi nel mondo! Nanga Def, Maangi Fi! 🙂

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Nanga Def, Maangi Fi! 10 Giorni in Senegal!

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Riserva naturale turistica di Bandia

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Spiaggia Palmarin



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