Argentina… nord, sud, ovest, est

Dalle Ande alle cascate di Iguazù, passando per Buenos Aires fino ai ghiacciai del Perito Moreno. Un viaggio imperdibile, ventidue giorni in una terra selvaggia e meravigliosa
Scritto da: jackvis
argentina... nord, sud, ovest, est
Partenza il: 17/12/2011
Ritorno il: 07/01/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
Dopo il nostro primo viaggio insieme on the road in California, si presenta davanti a noi una sfida lunga e stretta: l’Argentina. L’occasione ci è data dal matrimonio del fratello di Jack a Buenos Aires per capodanno 2011. Cogliamo subito la palla al balzo e ancora una volta Jack si mette all’opera per fare quello che gli riesce meglio: pianificare minuziosamente il viaggio. Un aiuto prezioso, come sempre, lo troviamo nei diari di turisti per caso, ma questa volta possiamo approfittare anche dei consigli di Simone e Illiari, una coppia di amici appena tornati da quei luoghi ricchi di fascino. Senza di loro il trekking sul Perito Moreno non l’avremmo mai fatto. Grazie Simo!

Come al nostro solito ecco le note generali sulla preparazione del viaggio:

Volo: E’ il costo che maggiormente incide sul budget. In alta stagione argentina, ovvero da dicembre a febbraio, trovare la tratta Buenos Aires – Roma a meno di 1000 euro a persona è pressoché impossibile. Noi a giugno (quindi sei mesi prima del viaggio) abbiamo optato per un pacchetto con Aerolineas pagando 1787 euro volo diretto Roma Buenos Aires + 4 tratte interne (Buenos Aires – Jujuy; Salta – Iguazù; Buenos Aires – El calafate; El Calafate – Buenos Aires). A questi, il 23 dicembre da Salta, per risparmiare 18 ore (!) di viaggio in autobus, abbiamo deciso di aggiungere un altro volo interno last minute sempre con Aerolineas, da Iguazù a Buenos Aires. Costo 166 euro a persona. In totale per i voli, quindi, abbiamo speso 1950 euro a testa. Importante: Se viaggiate con Aerolineas, quando comprate il biglietto intercontinentale comprate anche le tratte interne. La compagnia offre tariffe scontate se prendete tutto il pacchetto.

Assicurazione sanitaria: Stipulata sul sito di viaggi sicuri (ww.viaggisicuri.it) a 128 euro per due persone.

Auto: Affittata come sempre dall’Italia con, addirittura, sei mesi di anticipo! (sì, a Jack piace fare le cose con calma). In Argentina le strade non sono un granché, gli incidenti e soprattutto i cappottamenti su quelle sterrate non sono rari (soprattutto sulla temibile Ruta40) e i prezzi sono piuttosto alti, senza contare che è caro anche il drop fee (ovvero la riconsegna dell’auto in un posto diverso dalla partenza). Non molliamo la già felicemente sperimentata enoleggiauto.it (oggi www.rentalcars.com) quindi paghiamo 317 euro per una Opel Corsa bianca che usiamo per 8 giorni, dal 18 dicembre (ritiro a Jujuy) al 25 dicembre (riconsegna a Salta). Il prezzo include 48 euro di assicurazione supplementare che ci tutela da eventuali danni al veicolo (vetri rotti o ammaccature varie…) che si rivelerà una scelta lungimirante.

Percorso: Anche in questo viaggio non abbiamo voluto perderci niente pur di assecondare tutta la nostra curiosità. Abbiamo speso i nostri 22 giorni passando per la regione del Nord Ovest di Salta, le cascate di Iguaçu, Buenos Aires, i parchi Talampaya e Ichigualasco nella regione di Mendoza, con tanto di ciliegina sulla torta in Patagonia.

Ecco quindi le nostre tappe: 17 dicembre, partenza da Roma Roma a Buenos Aires 18 dicembre, Tilcara 19 dicembre, Tilcara 20 dicembre, Iruya 21 dicembre, Purmamarca 22 dicembre, Cachi 23 dicembre, San Carlos (Cafayate) 24 dicembre, Salta 25 dicembre, Puerto Iguazù 26 dicembre, Puerto Iguazù 27 dicembre, Buenos Aires 28 dicembre, Buenos Aires 29 dicembre, in autobus verso San Juan 30 dicembre, Valle Fertil 31 dicembre, Valle Fertil 1 gennaio, in autobus verso Buenos Aires 2 gennaio, Buenos Aires 3 gennaio, Buenos Aires 4 gennaio, El Calafate 5 gennio, El Calafate 6 gennaio, in volo verso Roma 7 gennaio, arrivo a Roma

Dormire: Ancora una volta abbiamo preferito prenotare tutte le nostre notti dall’Italia. La fortuna ci ha assistito sempre eccetto il 23 dicembre quando un fiume straripando ci ha impedito di raggiungere la nostra destinazione (l’Hotel El Portal de Las Vinas a Cafayate), costringendoci a trovare una soluzione alternativa nel paesino di San Carlos. Nonostante il disagio fosse dovuto a cause di forza maggiore, non c’è stato verso di farci annullare la prenotazione.

Spesa finale: Come preventivato, l’argentina non è economica. In totale abbiamo speso circa 3500 euro a persona per 22 giorni di viaggio (considerando che siamo stati ospiti per 4 notti a Buenos Aires). Grosso modo quasi 2000 euro per i voli e 1500 per le spese.

Le cose da non perdere

– Trekking sul ghiacciao, Perito Moreno. Se la sola vista del Perito Moreno è indescrivibile, immaginate camminarci sopra! Prima di partire, se vi interessa, meglio comprare su internet il tour “Big Ice” dell’agenzia Hielo y Aventura di El Calafate (www.hieloyaventura.com). Costa 135 euro a testa, pranzo escluso, dalle 7:00 del mattino alle 19:00. E non vi spaventate della difficoltà del tour, se lo abbiamo fatto noi (soprattutto io che non amo i trekking!) possono farlo davvero tutti.

Il Nord Ovest. La regione di Salta ci ha letteralmente stregato. Il turismo (argentino e straniero) sta iniziando in questi anni. Su tutte, la cittadina di Purmamarca con il suo Cierro de Los Colorados, poi Salinas Grandes e il bellissimo percorso per arrivarci. Imperdibile il giro ad anello da fare in macchina Salta – Cachi – Molinos – Cafayate – Salta. E Tilcara nella sua ruralità. Andateci presto, perché tra qualche anno non sarà più la stessa.

– Buenos Aires. Forse la città che più assomiglia a New York in assoluto, con la sua energia, i suoi grattacieli e i suoi quartieri così diversi uno dall’altro. Palermo Viejo ha un grande fascino, non perdetelo.

– I parchi Ischigualsco e Talampaya. Due parchi dichiarati siti dell’Unesco, poco conosciuti eppure bellissimi, soprattutto il secondo. Niente turisti e paesaggi da Jurassic Park.

Le (mezze) delusioni

– Cascate di Iguaçu. Sarà stato l’enorme afflusso di gente, il caldo e la calca continua, a noi non ci hanno fatto sobbalzare il cuore. Un luogo sicuramente magico dal punto di vista naturalistico, ma niente… non ci è rimasto molto. Il lato argentino è sicuramente più bello e intenso (stai letteralmente sotto le cascate, dall’altra parte le vedi a tutto tondo). Il pezzo forte è senza dubbio la Garganta del diablo.

– Iruya. La cittadina inerpicata nelle Ande, descritta nelle guide come l’ultimo avamposto della civiltà, in realtà non è quel villaggetto che ti aspetti, ma un paesino neanche troppo piccolo. Divertenti le tre ore di autobus da Huamahuaca per arrivarci, ma poi resti un po’ con l’amaro in bocca. Noi ci abbiamo pernottato, ma non è così essenziale.

È il momento di alzare il sipario, sta per iniziare il Viaggio, con la “V” maiuscola. Lascio a Rosa la penna…

L’italiano non è un turista, è parte dell’Argentina. L’argentino è un italiano che parla spagnolo” Un tassista argentino a Buenos Aires 18.12.11

IL LUNGO VIAGGIO VERSO L’ARGENTINA

Alle cinque e venti del mattino atterriamo a Ezeiza, l’aeroporto principale internazionale di Buenos Aires. Siamo partiti da Roma ieri alle 6:00 del pomeriggio. Il volo è filato liscio a parte un bimbo che ha tossito ininterrottamente per tutta la notte. Jack è subito andato alla ricerca di un francobollo e una cassetta delle lettere, dobbiamo spedire a Clara (la neomoglie di Filippo, il fratello di Jack) un documento importante (che non riceverà mai!). Io aspetto l’autobus che ci porterà all’altro aeroporto della città, Aeroparque Jorge Neuwberry, a pochi chilometri dal centro dove verremo catapultati nel nord-ovest argentino. Il primo impatto è ancora da assorbire, non ho tolto la felpa nonostante i 18° alle 8 del mattino lasciano presagire che la giornata sarà molto calda. Verso le 9:30 siamo già arrivati all’altro aeroporto, in anticipo. Ne approfittiamo per assaggiare, insieme al caffè chico, la prima medialuna del nostro viaggio. È una sorta di mini cornetto come quello italiano, ricoperto di una glassa dolce. Siamo in attesa del volo per Jujuy. In questo istante stiamo vedendo in diretta su Fox i festeggiamenti del Barcellona che ha appena vinto il mondiale per club, ovviamente non può mancare Messi. Alle 13:25 partiamo per Jujuy con l’Austral Airlines. Jujuy è una cittadina a ridosso delle Ande, l’aeroporto è minuscolo. Prese le valige intravediamo, senza difficoltà, l’ufficio della Hertz dove prendiamo l’auto (una Opel Corsa bianca) che ci accompagnerà per la prima settimana di viaggio alla scoperta di questa terra. Alle 17:30 siamo così in macchina, pronti a partire con una bella sensazione. Da Jujuy prendiamo quindi la statale 66 e ci dirigiamo verso nord, facendo la prima conoscenza con la stupefacente Quebrada de Humahuaca, una valle meravigliosa, patrimonio mondiale dell’Umanità dal 2003. Dopo poco meno di due ore arriviamo a Tilcara, e precisamente al Malka Hostel prenotato su Hostelworld e consigliatoci da Simone. Ad accoglierci c’è Felipe, un ragazzo molto simpatico, figlio dei gestori dell’ostello, che ci aiuta a mettere la macchina nel cortile esterno del complesso che si trova su una collinetta, gli ultimi metri sono un po’ scomodi ma ne vale sicuramente la pena. Il Malka è un luogo caldo e accogliente, con una bellissima vista su Tilcara. Ciascuno ha il suo piccolo appartamento circondato dal verde. Qui paghiamo 90 euro per due notti. E’ ormai tardi per fare una passeggiata, ci facciamo una doccia, e affamati ci rechiamo a piedi verso la piazza principale. Felipe ci ha consigliato di andare al ristorante Patio, che si rivelerà uno dei posti più buoni di tutta la vacanza. Il bife de lomo è ottimo, così come il purè di zucca e le empanadas. Spendiamo in tutto 30 euro.

19.12.11 – IN GIRO PER TILCARA

Stamattina siamo stati svegliati alle 6:00 da un gallo. Si sente ora il cinguettio degli uccellini fuori nel patio. Che posto meraviglioso! Il paesino è polveroso, non ci sono – se non nell’unica via centrale – strade asfaltate e la gente vive di poco. Nonostante stia per cominciare l’alta stagione non ci sono molti turisti, anzi… è difficile incontrarne in giro se non la sera nei ristoranti. In piedi così presto ne approfittiamo per vedere il sole nascere sulle montagne striate di rosso, porpora, oro, viola e verde. Dopo una squisita colazione a base di pane tostato e ottime marmellate ci dirigiamo a Pucarà de Tilcara, ma prima decidiamo di passare in banca a cambiare qualche centinaio di euro che ci siamo portati per ogni necessità. Ci rendiamo subito conto che è stato un errore non cambiarli in Italia nella nostra banca o in aeroporto allo sportello della banca argentina (altrimenti il cambio è poco conveniente), la fila qui è interminabile. Decidiamo di mollare e di tornare nel pomeriggio. Pucara de Tilcara ci sorprende, è davvero bellissimo il sentiero di pietre e cactus che ci porta alla fortezza precolombiana, oltre la quale scoprire le meravigliose montagne colorate. Sì, perché le montagne sono una delle cose che non dimenticheremo mai. Oggi è lunedì ed è l’unico giorno in cui il giro è gratuito, si può semplicemente lasciare un’offerta, noi optiamo per 20 pesos (3 euro e mezzo) che sarebbe il prezzo di un ingresso. All’ora di pranzo ci immergiamo negli odori del mercato di Tilcara (peccato non averlo fotografato!) e finiamo per comprare, per 5 pesos (1 euro), altrettante empanadas di pollo fatte da una signora del posto che le custodisce in un sacchetto unto fino all’orlo. Verso le 14:00 prendiamo la macchina e ci allontaniamo dal paese qualche centinaio di metri. Iniziamo la salita della Garganta del Diablo (nulla a che vedere con quella di Iguazù!), un percorso di un’oretta e mezza che conduce ad una piccola cascata. Non è un granché, ma la passeggiata può essere piacevole e il nostro consiglio è di fare uno spuntino sotto lo scroscio dell’acqua ammirando il panorama. Purtroppo il cielo è diventato minaccioso e ci siamo affrettati a tornare indietro. In ostello siamo stati sopraffatti dalla stanchezza e dal fuso orario, così siamo rimasti tutto il pomeriggio a sonnecchiare a ritmo della pioggia. Alle 18:00, quando smette, splende di nuovo (e ancora) il sole. Questa sera vorremmo andare a cena in un posto che ci è stato consigliato da Felipe e che pare sia ottimo per l’asado, si chiama “Los Puertos”, ma purtroppo è chiuso per lavori. Alla fine scegliamo quindi un locale che ieri ci è sembrato molto carino: “La Pena de Carlito”, sulla piazza principale. Purtroppo si rivelerà una scelta non ottimale, la qualità non è quella che ci aspettavamo ma l’atmosfera è allegra e c’è musica dal vivo, può essere una soluzione per il dopo-cena accompagnati da una cerveza ghiacciata. Ad ogni modo spendiamo 150 pesos in due con mancia (27 euro) per entradas e carne. Consiglio: se non conoscete lo spagnolo comprate un dizionario tascabile, giusto per non ritrovarvi nel piatto mais bollito immaginando che fosse pastella di mais con formaggio di capra.

20.12.11 – LA SPERDUTA IRUYA

Ultima colazione al Malka Hostel, sembra che siamo gli unici ospiti! Dopo aver assaggiato il mate (fingendo che ci piaccia!) salutiamo Felipe e ci dirigiamo in macchina verso Humahuaca, una cittadina a un’ora di distanza dove alle 10:30 parte l’autobus per Iruya, un villaggio sperduto tra le montagne. La strada per arrivare è tutta sterrata e, sebbene si potrebbe fare in macchina, noi optiamo felicemente per l’autobus e non ce ne pentiremo. Lasciamo quindi la nostra auto nel parcheggio alle spalle della stazione degli autobus, ci costa 40 pesos per un giorno (7 euro) riprendendola l’indomani mattina alle 9:00. Il biglietto dell’autobus ci costa invece 180 pesos a/r per due persone (32 euro), il viaggio si prospetta lungo e dopo tre ore di curve, strapiombi, paesaggi brulli e montagne, con tanto di musica spagnola in sottofondo (dove spuntano però ogni tanto vecchie canzoni di Ramazzotti, Albano e Grignani) arriviamo nella sperduta Iruya. Sono le 13:30 e purtroppo il sole durerà ancora poco, ci sono molte nuvole all’orizzonte. Lasciamo rapidamente le valigie al nostro ostello, il Mamahuasi prenotato su Hostelworld, e pranziamo in un posticino parecchio ruspante che troviamo lì vicino, il ristorante “Tina” dove spendiamo soli 40 pesos in due (8 euro) per un ottimo pollo al forno con papas (patate) e riso. Verso le 14:30 decidiamo di fare una passeggiata verso San Isidro, ma per arrivare ci vogliono due ore e il cielo minaccia temporale, così ci fermiamo dopo 30 minuti nei pressi di una casetta colorata, la peña. Torniamo indietro e facciamo tappa alla croce su una collinetta che sovrasta il villaggio, godiamo della bella vista nonostante le nuvole. Purtroppo siamo pedinati da due cani randagi, pare che lo facciano spesso con i turisti che arrivano, come ci ha detto un ragazzo del luogo. Sono tranquilli, ma ci sono venuti dietro persino al ristorante infilandosi sotto al tavolo e ci hanno aspettati tutta la notte davanti alla porta dell’ostello. Che ossessione! Io personalmente penso che non sia necessario passare la notte a Iruya. Si può prendere il primo autobus, pranzare qui e poi tornare indietro per visitare la cittadina di Humahuaca che invece mi è parsa parecchio vivace. Ad ogni modo, il nostro ostello è ok, un po’ asettico ma le stanze sono comode e pulite. Ci è costato 41 euro una doppia per una notte, con colazione inclusa. Per cena siamo finiti di nuovo da Tina, perchè l’unica osteria consigliata dalla Routard, la Federico II era chiusa e Tina in fondo ci è proprio sembrata una valida alternativa, se non l’unica. Milanesa tutta la vita! Jack non ha potuto evitare il bis. Spediamo soli 80 pesos in due (14 euro).

21.12.11 – L’ARRIVO A PURMAMARCA

Stamattina la sveglia è suonata alle 5:00 del mattino, prendiamo l’autobus delle 6:00 per tornare a Humahuaca dove recupereremo la macchina. Jack è rimasto molto colpito dall’entusiasmo e dai sorrisi di tutti. Alcuni passeggeri si sono sorbiti tre ore di viaggio solo per fare la spesa! Quanto siamo lontani dall’Italia! A Humahuaca facciamo una rapida colazione al bar della stazione (se tre medialunas a testa può dirsi tale), e partiamo alla volta di Purmamarca, dove arriviamo alle 12:00. Il nostro hotel si chiama La Casa de Pedra ed è molto bello, tant’è che è uno dei più cari (77 euro per una notte). Lasciamo le valigie e, senza pensarci due volte, esploriamo la Montagna dei sette colori con il bellissimo Paseo de los colorados. Colori impossibili, un’emozione dopo l’altra a ogni curva, a ogni riflesso delle montagne. Anche Purmamarca ci piace molto: piccola, pulita, colorata. È una cittadina che inizia a essere toccata dal turismo solamente adesso. Io me ne innamoro subito, sarà che trovo delle affinità con la cittadina di Springdale, ai piedi dello Zion Park nello Utah. Tra qualche anno sicuramente ne sentiremo parlare. Andateci perché è veramente una gemma preziosa. A pranzo troviamo un posticino carino e accogliente gestito da un ragazzo, c’è solo un grande tavolo al centro che dividiamo con una coppia di Buenos Aires. Io credo d’aver mangiato la più buona insalata di tutta la mia vita con quinoa, mais gigante mai visto, avocado, rucola e pomodorini. Per non parlare delle empanadas che ha preso Jack. 40 pesos (8 euro) il costo del pranzo al “Camaruco”, ma non ci sono insegna fuori… quindi aguzzate la vista!

È ora di partire per le saline, distanti 70 km a ovest di Purmamarca. Lo spettacolo lungo la strada (la numero 52) ci ha costretti a diverse fermate. Tra queste anche una sòla (come si dice a Roma) a cui abbiamo abboccato come allocchi: un signore si è sbracciato in mezzo alla strada per chiederci del carburante. Credendo che fosse rimasto a piedi con il suo motorino gli abbiamo permesso di prenderne un po’ dal nostro serbatoio, poi ci siamo resi conto che lo faceva con molti altri turisti! Comunque, qualche chilometro più avanti, le Salinas Grandes resteranno uno degli spettacoli più sorprendenti di tutto il viaggio. E’ indescrivibile a parole, il bianco del sale e quello delle nubi lasciano spazio solo a sprazzi di cielo azzurro mentre le montagne guardano lo spettacolo da lontano. Innumerevoli le foto scattate! Alle 18:00 siamo già di ritorno al nostro hotel, pronti a esplorare Purmamarca al calar del sole. Qui ci sono numerose bancarelle d’artigianato e lana, vi consigliamo di approfittarne… i prezzi sono bassi rispetto a quelli che troverete da Salta in giù. A cena invece optiamo per il ristorante “Rincon de Claudia” tra neozelandesi, francesi e spagnoli. Juk ha preso il primo asado de tira, io invece prendo il pollo. Tutto buono e porzioni abbondanti, non siamo riusciti a finire le nostre insalate andinas! La musica dal vivo fa lievitare il prezzo, spendiamo 187 pesos (34 euro).

22.12.11 – CACHI

Partenza da Purmamarca alle 9:00, dopo una sana e buona colazione al nostro hotel. Ci mancherà questo villaggio, i colori delle montagne così vicine. Oggi ci dirigiamo verso Cachi, una tappa lontana 340 Km. Procediamo verso sud, superiamo Salta, Merced, e infine a El Carrill. A destra imbocchiamo la strada n. 33. Il percorso inizia lentamente, saliamo su una mulattiera e le montagne si avvicinano. La strada è a tratti sterrata, ma bellissima… Il momento più bello è senza dubbio quando entriamo nel parco nazionale Los Cardones dove la pista si allarga e compaiono migliaia di cactus all’orizzonte. Ci fermiamo per delle foto mentre percorriamo la mitica Tin Tin, un rettilineo di 14 Km davvero mozzafiato. Dopo qualche chilometro, verso le 18:00, arriviamo a Cachi. Una cittadina molto ben tenuta, purtroppo non possiamo dire lo stesso della stanzetta che ci capita all’ostello Don Arturo, peccato! La Routard ne parla molto bene, e in effetti nel complesso è carino, ma la nostra camera è un sottoscala, piccola che quasi non riusciamo ad aprire le valige e con il bagno che è praticamente una doccia. Anche la colazione è misera. Cachi, dicevamo, è molto caratteristica, curata, turistica (qui incontriamo i primi italiani) ma autentica. A cena scegliamo di andare al ristorante “Luna Cautiva” (consigliato sempre dal fido Simone). Noi due soli, a lume di candela, abbiamo mangiato un ottimo chorizo de cabrito e chorizo de choclo (il choclo è il coccio dentro cui viene cucinato il capretto o, nel mio caso, un intruglio con formaggio e mais). La signora si è presa la briga di spiegarci i piatti del menu e il dolce è stato una vera rivelazione: pasta di formaggio con marmellata di fichi e noci. Squisito! In tutto paghiamo 140 pesos, compresa la mancia. Proprio dietro il ristorante c’è un motel molto carino, il nome mi sfugge, se passate da quelle parti può essere sicuramente un buon indirizzo!

23.12.11 – IL VIAGGIO DELLA SPERANZA VERSO CAFAYATE

Una nottataccia di lampi e tuoni, con l’acqua che scendeva a fiotti sopra il tetto della nostra stanza, ci aveva fatto presagire il peggio per l’indomani. Invece alle 7:00 splende il sole a Cachi, e noi ci sentiamo graziati visto che ci attendono otto ore di strada sterrata per arrivare a Cafayate. Così, dopo la misera colazione al Don Arturo imbocchiamo magicamente la mitica Ruta 40 che attraversa tutto il Sud America. La strada è sterrata, e pian piano giungiamo a Molinos prima e Angastaco poi, dove ci siamo fermati a mangiare in un posto scarsamente pulito, ma davvero buono. E’ inutile dire che in Argentina si mangia bene soprattutto nelle bettole dei paesi più sperduti. Dopo Angastaco il paesaggio cambia e diventa straordinario. Las Flechas sono un vero spettacolo, imperdibile! Per fortuna il tempo ci è rimasto fedele fino alla fine della strada sterrata, anche se le nuvole avanzano minacciose. Ormai è iniziata la strada asfaltata e ci sentiamo al sicuro. Non lo avessimo mai detto! A 20 Km da Cafayate una macchina ci lampeggia, ci fermiamo, un signore ci avvisa che “cadono pietre” e riparte in tutta fretta. Non facciamo in tempo a capire cosa volesse dire che una scarica di grandine inizia a investire la macchina. Accostiamo per qualche minuto al lato della strada in attesa che finisca. Ripartiamo dopo dieci minuti, vogliamo a tutti i costi raggiungere l’hotel che abbiamo prenotato, El portal de Las Vinas. Ma a soli 6 (!) Km accade l’impensabile: il fiume è straripato invadendo la strada e trascinando con sé fango e sassi. Superiamo a fatica i primi rigagnoli, ma più avanti vediamo un tir altro cinque metri tornare indietro. La strada è bloccata e il fiume si è portato via l’asfalto! Dopo dieci minuti fermi e attanagliati dai dubbi, decidiamo di tornare indietro. Il problema era che ormai i fiumiciattoli che avevamo attraversato si sono ingrossati e sembra impossibile passare anche nell’altro verso. Siamo bloccati! Io sono nel panico nonostante stia cercando di tenere i nervi saldi per dar forza a Jack alla guida. Dobbiamo attraversare un fiume di fango di dieci metri e poi possiamo tirare un sospiro di sollievo. Una delle macchine davanti a noi, temeraria, prova ad attraversare e ci riesce. A quel punto tutti noi gli andiamo dietro seguendo la sua scia e riuscendo, per fortuna, a passare. Ancora sotto shock e sotto la pioggia, arriviamo nella vicina San Carlos dove ci mettiamo alla ricerca di un ostello per darci una rinfrescata e calmarci un po’. La Casa dos Vientos in quel momento ci è sembrato il paradiso, e per certi versi è stato uno dei migliori ostelli di tutto il viaggio. Ci è costato 220 pesos (40 euro), senza contare che la proprietaria dell’ostello di Cafayate non ha voluto cancellare la nostra prenotazione nonostante la stessa proprietaria della Casa dos Vientos ha provato a spiegarle la situazione. Pazienza, mi sono presa talmente tanta paura che 200 pesos in più o meno non fanno la differenza adesso! San Carlos è un villaggio un po’ sfigato, a cena non abbiamo trovato altro che un pub vuoto dove abbiamo mangiato poche cose non buone spendendo 91 pesos. Domani (se tutto va bene) ci dirigiamo verso Salta, il regno delle empanadas.

24.12.11 – CHI NON SALTA…

Come al solito anche oggi ci siamo svegliati molto presto, alle otto la proprietaria ci ha accolti in pigiama e con gli occhi ancora chiusi dal sonno. Ma la perdoniamo perché la colazione con pane caldo e marmellate buonissime servite su splendide coppette in terracotta ci ha fatti dimenticare la brutta esperienza del giorno prima dandoci l’energia giusta per rimetterci in viaggio. Prima di partire ho comprato un po’ di cosine fatte da lei: due matè di forme diverse e due porta sale e pepe con bei disegni sopra.

Alle 9.00 siamo di nuovo in macchina sovrastati da un cielo parecchio grigio. La strada è finalmente percorribile, anche se ci sono ancora i segni del temporale del giorno prima e a Cafayate la gente spala il fango dai marciapiedi. Il percorso da Cafayate a Salta è segnalato come tra i più belli, ci addentriamo nella Quebrada de Las Conchas, la terra qui diventa rossa e ricorda molto i Canyon e i parchi americani. Purtroppo il tempo è nuvoloso e non ci ha permesso di osservare la valle con i colori splendenti. Comunque molto bello il primo tratto, quello più turistico e segnalato dai vari cartelli lungo la strada con vari punti panoramici dove fermarsi. Non mancate l’Anfiteatro. A propostito… la strada non è completamente asfaltata, abbiamo trovato diverse interruzioni e deviazioni. Pare che i temporali siano frequenti in questo periodo, quindi siate prudenti e informatevi sempre prima negli uffici turistici!

Alle 15.00 arriviamo a Salta e ci rifocilliamo con le famose empanadas. Il nostro albergo è l’Hotel San Francisco (ci costa 360 pesos per una notte, circa 65 euro) ed è veramente molto pulito e accogliente, con bagno comodo. Tra l’altro si trova in una delle vie più tranquille, a pochi isolati dalla piazza. Ve lo consigliamo senz’altro. Abbiamo scelto di lasciare l’auto nel parcheggio convenzionato con l’Hotel, proprio di fronte. 40 pesos a notte e passa la paura. Salta è famosa per il folclore, quindi c’è un gran movimento in giro… solo che, venendo dalla calma e dalla pace dei villaggi ci sembra davvero troppo. Dobbiamo riabituarci a fare la fila dietro agli altri turisti. Oggi è la vigilia di Natale e trovare un ristorante e quasi impossibile, grazie a Daniel (che sta alla reception dell’Hotel) troviamo “Il Patriarca” in via Buenos Aires, accanto alla piazza centrale. Il posto è parecchio pacchiano, ci sono solo turisti e per il semplice fatto che sia il 24 dicembre si paga di più, comunque noi mangiamo un asado de tira… che io non amo molto, ma tant’è. La provoleta che ho preso come antipasto invece è una roba da sentirsi male: un pezzo di provolone alto cinque centimetri e dal diametro di un piatto! Viene sciolto alla griglia e condito con origano e sale. La frittata di Jack invece era fatta almeno con una decina di uova! Di ritorno al nostro hotel è arrivato il messaggio sul cellulare di Jack che lo avvisa del fatto che la proprietaria dell’ostello di Cafayate ha prelevato i soldi della nostra stanza… bel regalo di natale!

25.12.11 – … IGUAZU’ è

Dopo una super-mega colazione ci prepariamo a volare a Puerto Iguazù. Arriviamo alle 9:30 all’aeroporto di Salta. Non c’è nessuno, sembra abbandonato (è il giorno di Natale!). Cerchiamo l’ufficio della Hertz per riconsegnare la macchina ma in ufficio non c’è nessuno. Aspettiamo tre ore ma non si presenta nessuno così alla fine lasciamo chiavi e documenti nell’apposito contenitore fuori dalla porta a vetri. Siamo un po’ preoccupati perché venendo abbiamo beccato una pietrina che ha lasciato un piccolo segno sul parabrezza. Intanto prendiamo il volo. In un’ora e venti siamo a Iguazù! Intravediamo in volo le cascate e quando scendiamo regna un caldo tropicale. Dall’aeroporto c’è un servizio di shuttle bus convenzionato che carica i passeggeri e li porta direttamente al loro albergo, al costo di 30 pesos a persona (11 euro). A Puerto Iguazù prendiamo subito possesso della nostra camera al Marco Polo Inn (110 euro per due notti, su Hostelworld). Per cena andiamo a uno dei pochi ristoranti aperti,“Colors”, a qualche decina di metri dal nostro ostello, dove paghiamo 220 pesos (48 euro) per due insalate, pollo al wok e provoleta. Acqua e birra. Posto turistico, buono, ma niente di eccezionale. L’atmosfera però è molto internazionale.

26.12.11 – LE CASCATE (LATO ARGENTINO)

Sveglia alle 7:00, colazione piuttosto misera (senza molta scelta) al Marco Polo Inn e via alla vicinissima stazione degli autobus, dove ne prendiamo uno alle 8:30 che ci porta direttamente alle cascate di Iguazù. Inutile dire quanto siano belle, indescrivibili e potenti le famose cascate, dal lato argentino, anche se a noi sinceramente non ci hanno fatto sobbalzare il cuore. Sarà stata la folla pressoché perenne di persone e il lato forse un po’ troppo commerciale, tutta la zona assomiglia più a Disneyland che a un parco nazionale protetto! Comunque abbiamo trascorso lì tutta la giornata dalle 9:00 alle 16:00. Il costo d’ingresso è di 100 pesos (18 euro) a persona, incluso anche il giro in motoscafo. Preparatevi a tornare fradici a riva, e sperate che sia una bella giornata. Nel nostro caso il cielo era grigio. Vi danno una sacca protettiva dove mettere oggetti personali e macchina fotografica. Per quanto riguarda il giro, abbiamo seguito il consiglio di un ranger all’ingresso: upper trail (bello!), lower trail, barca e Garganta del Diablo finale. La cascata finale è spettacolare. Domani ci dirigeremo sul lato brasiliano, nonostante si dica che qui, sul lato argentino, ci sia il “cuore” delle cascate. Per le 18:00 siamo di ritorno a Puerto Iguazù e per cena ci rifocilliamo a “El Quincho del Tio Querido”, dopo una fila di un’ora e mezza. Ma ne è valsa la pena, carne ottima! Abbiamo preso un bife de chorizo, due bife de lomo, due insalate, acqua e birra. Totale 300 pesos (52 euro).

27.12.11 – LE CASCATE (LATO BRASILERO)

Sveglia alle 7:00 (che novità!), colazione e partenza alle 8:00 dal terminal dei bus per la visita al lato brasiliano delle cascate. Siamo partiti con la compagnia “Cruciero del Norte” (molto buona) spendendo 50 pesos (9 euro) a testa. L’ingresso al parco ci è costato invece 240 pesos in due (41 euro). A mio avviso non è proprio necessario perdere una mezza giornata se si è già visto il lato argentino. Qui il percorso è breve e le cascate si vedono da lontano esattamente sul lato opposto del giorno precedente. Anche qui ressa spaventosa di turisti. Alle 13:00 siamo già alla fermata dell’autobus pronti per il ritorno. Alle 16:40 lasciamo il nostro ostello e aspettiamo il remis che abbiamo prenotato (30 pesos a testa) per portarci in aeroporto. Stasera voliamo di nuovo a Buenos Aires. Dall’aeroporto di Ezeiza prendiamo un taxi che ci lascia direttamente al “Quartito”, un’ottima pizzeria storica della città, si trova a Recoleta, dove ci aspettano Filippo, Clara, la sorella e il papà di Jack. La pizza è molto alta, ma niente male. Vi consigliamo di farci un salto se soprattutto volete farvi una cena diversa dal solito asado! Jack è entusiasta e la definisce “il Baffetto di Buenos Aires”. Baffetto è una delle pizzerie storiche di Roma, nei pressi di piazza Navona. Dopo cena andiamo a dormire a casa dello zio di Clara, un rinomato chirurgo argentino, che ci ospita nel suo appartamento a Palermo Chico!

28.12.11 – BUENOS AIRES (SAN TELMO)

Sveglia alle 8:00, doccia, caffè e via per il centro di Buenos Aires. Io, Jack e Vincenzo prendiamo un autobus e andiamo alla scoperta della città. Scendiamo alla Plaza de Mayo e decidiamo di fare un giro nei paraggi, passando davanti alla Casa Rosada, ci facciamo una lunga passeggiata per San Telmo, uno dei quartieri più popolari e colorati di Baires, per il pranzo ci fermiamo in un bar sulla piazza, molto caratteristico. Ci teniamo leggeri (tramezzini) perché questa sera saremo tutti al matrimonio di Pippo e Clara.

29.12.11 – BUENOS AIRES (PALERMO VIEJO)

Ancora rintronati dalla festa, questa volta ce la prendiamo con calma e non mettiamo nessuna sveglia, finalmente! Ci rifocilliamo con medialunas e scone (sapete che ho un debole per Starbucks!) e compro anche una tazza dell’Argentina, enorme e con i colori della terra. Oggi è la volta di Palermo Viejo, una sorta di Soho argentino, dove ci sono diversi negozietti carini. Siamo sempre io, Jack e Vincenzo e abbiamo solo mezza giornata perché stasera prendiamo l’autobus per San Juan e subito dopo Valle Fertil, da dove visiteremo due meravigliosi parchi. Per informazioni pratiche, il biglietto per San Juan lo abbiamo comprato dall’Italia, circa un mese prima, sul sito www.andesmar.com pagandolo 553 pesos a testa (95 euro). Alle 19:00 ci ritroviamo in dieci amici alla stazione di Retiro, dove alle 19:00 parte l’autobus che arriva a San Juan alle 10:00 del mattino dopo. Abbiamo scelto l’opzione più costosa, ma ne è valsa la pena. La “cama total” è un tipo di autobus con sedili che si inclinano quasi in orizzontale permettendo a chi viaggia di dormire praticamente su un letto. Eccellente il servizio a bordo, con tanto di hostess che serve cena fredda e calda, bevande a volontà. Insomma, meglio della prima classe in aereo! Alle 23:00 caliamo le tende cullati dal rumore delle ruote che solcano l’asfalto a gran velocità.

30.12.11 – LA CA(L)MA TOTAL

Arriviamo alle 8:45 a San Juan. Abbiamo un bel po’ di tempo prima di ripartire, quindi decidiamo di fare un giro per la cittadina (niente di eccezionale) e di pranzare con un bel lomito (panino con una fettina di carne tenerissima). Alle 14:00 riparte il nostro secondo autobus che ci porterà dopo tre ore a Valle Fertil, costo 104 pesos a persona (18 euro). Abbiamo scelto questa cittadina polverosa perché è un’ottima base di partenza per visitare i due parchi a 70 km di distanza. Il nostro ostello, sempre prenotato su booking, si chiama Hospital Valle Verde e non è proprio come ce lo aspettavamo. E’ distante dalla stazione degli autobus e i bagni sono minuscoli, l’unica nota positiva è il giardino esterno con una piccola piscina. Però io che sono schizzinosa, non sono riuscita a bagnarmi neanche i piedi. Prendiamo tre cabane in dieci per distribuirci comodamente, io sto con Jack e Chicca. Nel frattempo alcuni di noi partono alla ricerca dell’agenzia che, in teoria, sarebbe dovuta venire a prenderci alla stazione. L’agenzia si chiama Paula Tour ) da noi rinominata “Paola Turci”. Dopo averla trovata, con non poche difficoltà, Paula non ci assicura che riusciremo a entrare nei parchi a causa delle ultime piogge. Noi però siamo arrivati fino a lì, quindi accettiamo di correre il rischio! Faremo una prima tappa al parco di Ischigulasco, per raggiungere nel pomeriggio Talampaya al costo di 250 pesos a testa, solo il trasporto. Fiduciosi e rilassati, per cena seguiamo il consiglio di una ragazza del posto che sull’autobus ci ha disegnato una mappa della città e consigliato dove mangiare della carne, ma non sapremmo dirvi come si chiama il posto e comunque da queste parti bisogna proprio accontentarsi! Niente alta cucina, insomma.

31.12.11 – ISCHIGUALASCO E TALAMPAYA

Nonostante le previsioni pessimiste di Paola Tour, il sole splende alto e riusciamo a vedere entrambi i parchi della zona. Dopo un viaggio di un’oretta siamo all’ingresso del primo parco, Ischigualasco, costo a persona 70 pesos (12 euro). Raggiungiamo subito la guida che ha già iniziato il suo tour per il parco, fermandosi nei luoghi più importanti. Con noi c’è un gruppo di tedeschi che viaggia su camper ultratecnologici. Scopriamo che fanno tutti parte di un tour organizzato da un’agenzia tedesca (panamericana.de) che consiste in 180 giorni di viaggio, dalla Terra del fuoco all’Alaska. Pazzesco! Ad accompagnarli c’è una ragazza tedesca di 25 anni che lo sta facendo per la terza volta! Il paesaggio attorno a noi è lunare (infatti è chiamato anche La Valle della Luna). Siamo soli e sembra di essere all’interno della copertina di un disco dei Pink Floyd. Dopo un paio d’ore il giro a Ischigualsco è finito e con il nostro fido autista ci rechiamo a Talampaya, distante 30 minuti. Qui il biglietto è più caro, 135 pesos a testa, perché non si può andare con la propria macchina ma si deve andare sulle jeep dei ranger. Questo secondo parco sicuramente è più magico: ci si muove in un canyon rosso che si accende all’imbrunire e ha un’eco incredibile. Molto competente e simpatica la nostra guida. Verso le 16:30 ritorniamo, cullati dal pulmino, a Valle Fertil. Per festeggiare l’anno nuovo ceniamo all’aperto in un “ristorante” (se un paio di tavoli sul marciapiede può dirsi tale!) consigliatoci dall’autista di Paola Tour. Niente di eccezionale, ma trovare un posto aperto il 31 dicembre non sarebbe stato semplice.

01.01.12 – BACK TO BAIRES

Sono le 8:00 e naturalmente io sono in piedi dalle 6:30, ho fatto colazione fuori in giardino con yogurt e frutigran (i soli biscotti ai cereali che vendono qui!). Tutti dormono mentre io esploro questo nuovo giorno, il primo del 2012. Oggi giornata di relax prima di partire, alle 13, per San Juan e poi verso Retiro, dove arriveremo alle 9:00 domattina.

02.01.12 – BUENOS AIRES (MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA E RECOLETA)

Eccoci di nuovo a Buenos Aires. Da Retiro torniamo a casa dello zio di Clara per cambiarci prima di riuscire. E visto che alloggiamo di fronte al Museo d’Arte Contemporanea non possiamo mancarlo, è piccolo ma molto carino. L’ingresso costa 25 pesos a persona. Abbiamo appuntamento con gli altri alle 14:30 a Palermo Viejo, in piazza. Io, Jack e Chicca seguiamo il consiglio della Routard e per il pranzo ci rifugiamo da “Mark”, un bar in stile New York dove servono ottime insalate, smoothies e dolci. Lo consiglio! Dopo lo shopping, ci incamminiamo verso ovest, e dopo una mezzoretta ci fermiamo a Palermo in un localino che ci colpisce subito, “Casa Mua”. Esternamente ci sono tavolini tondi di vetro e sedie bianche in ferro battuto. All’interno è altrettanto carino con lunghi tavoli di legno chiaro. Prendiamo anche una fetta di cheescake. Alle 17:00 ci rincontriamo con il resto del gruppo per visitare il cimitero di Recoleta, abbiamo fatto appena in tempo. E’ un luogo molto carino, e molto turistico. Tanto per dissetarci prima di cena, davanti al cimitero, abbiamo preso una cerveza con papas a “Lo De Charlie”, un bar dove servono una lunga lista di birre artigianali.

03.01.12 – ULTIMO GIORNO A BUENOS AIRES (LA BOCA)

La nostra ultima giornata a Buenos Aires inizia come al solito con medialunas e muffin, oggi andiamo a La Boca. Si tratta di uno dei quartieri più turistici e più pittoreschi di Buenos Aires, ma anche uno dei più pericolosi. E’ meglio rimanere sul Caminito, senza avventurarsi nelle stradine limitrofe e scattare foto con molta attenzione, soprattutto se si ha con sé una reflex. I furti sono molto frequenti! Questo quartiere vi conquisterà per i suoi colori, il consiglio è di andare al mattino molto presto (alle 8:00), quando non ci sono ancora turisti e il sole non è troppo alto. I colori non avranno quelle fastidiose ombre che compaiono a metà giornata.

A pranzo scegliamo un posto suggerito dalla Routard, “Natura”, accanto alla Piazza del Congresso. Come suggerisce il nome, si tratta di una tavola calda per vegetariani. Si spende pochissimo e si mangia con gli argentini che lavorano in zona. Io ho preso le prime verdure cotte di tutto il viaggio, in due spendiamo solo 40 pesos. Nulla di entusiasmante, comunque. Seguendo il suggerimento di un’amica di Clara, riusciamo finalmente a comprare delle borse di vera pelle. Calle Murillo è la via del cuoio di Buenos Aires. Il posto è una vera chicca, leggermente lontano dal centro. Il nostro negozio si trova esattamente in calle Murillo 749, tra calle Malabia e Calle Acevado (metro Malabia, la linea rossa). Sia io che Jack dopo soli 5 minuti avevamo acquistato due bellissime borse di cuoio!

Oggi è un giorno speciale per me. Nel pomeriggio Jack mi accompagna, con un trenino che parte dalla stazione Constitucion, a Monte Grande, un paesino alla periferia di Buenos Aires dove vive zia Rosa (sorella di mia nonna), emigrata dalla Calabria nel 1951. E’ strano per me vedere i luoghi che da piccola ho sempre cercato di immaginare quando leggevo a mia nonna le lettere che arrivavano dall’Argentina. Erano fogli di carta a righe contenuti in involucri leggeri e dal bordo colorato. Leggevo quelle parole di italiano dimenticato sperando di trovare chissà quali segreti nella grafia dello zio Giovanni, sempre così armoniosa e piegata tutta verso destra. Oltre alla zia (che ho visto solo una volta nel 1991), conosco finalmente Florencia, mia cugina… è tutto surreale, sono frastornata, ma è bello!

A cena torniamo in città e andiamo a mangiare tutti quanti insieme per l’ultima volta. Si va a mangiare una pizza al ristorante “Piola”, tra Libertad e Santa Fe (Recoleta). Le pizze sono basse, all’italiana, enormi. Noi ne abbiamo scelte diverse assaggiando più gusti. A me è piaciuta moltissimo! Abbiamo speso circa 70 pesos a testa prendendo anche birra e dolce.

Stanotte dormiremo solo tre ore, alle 4:30 un taxi ci riporterà in aeroporto, ma il viaggio non è ancora finito.

04.01.12 – ROTOLANDO VERSO SUD (LA PATAGONIA)

Arriviamo a El Calafate alle 11:00. In aeroporto Jack chiede informazioni all’ufficio della Hertz riguardo al check out fatto a Salta una settimana prima, ma non otteniamo nessuna risposta soddisfacente. Intanto il solito autobus convenzionato porta i passeggeri ai diversi hotel della città. Noi siamo al Lar Aike. E’ un ottimo hotel, prenotato tramite booking con 670 pesos per due notti (116 euro) peccato che sia così decentrato! Dista 1 Km dal centro che non è molto, ma di sera dopo cena pesa un po’ e il taxi costa 20 pesos. Il consiglio è prendervi magari un hotel più verso il centro. Lasciate le valige, andiamo subito all’agenzia Hielo & Aventura con la quale abbiamo prenotato per domani il trekking sul ghiacciaio Perito Moreno (pagato non poco, circa 135 euro a testa, senza pranzo). Importante: prenotate su internet almeno 15 giorni prima, in alta stagione può essere difficile trovare un posto! Confermato il tour ci serve l’attrezzatura e decidiamo di noleggiare per 100 pesos a testa pantaloni impermeabili, guanti e scarponi. Ecco, secondo me è una spesa inutile: fa troppo caldo per indossare i pantaloni che si noleggiano e che sono fatti per le scalate invernali, gli scarponi non sono necessari se avete un paio di scarpe abbastanza robuste (tanto vi danno poi i ramponi!). I guanti sono invece fondamentali per non tagliarvi sul ghiaccio, ma i ragazzi che vi accompagnano durante il trekking ve li prestano senza problemi, dovrete solo adeguarvi. Se ne possedete un paio voi, meglio metterli in valigia! Jack invece ritiene l’affitto dell’attrezzatura una comodità. Beh, fate un po’ voi… Per cena ci fermiamo in un posto qualsiasi sulla via principale, ieri notte siamo stati entrambi male quindi oggi sul cibo ci impegniamo decisamente poco.

El Calafate è un splendida cittadina, fascinosa nonostante vistosamente turistica. In Italia può assomigliare vagamente a Cortina d’Ampezzo, però non così lussuosa e soprattutto grande. I prezzi in Patagonia lievitano, ma la luce è straordinaria. Il sole non si stanca mai, solo alle 22:00 comincia a calare. Io sono affascinata, senza parole, vorrei che avessimo ancora un’altra settimana di vacanza e invece sono solo gli ultimi giorni.

05.01.12 – IL PERITO MORENO E L’ARCOBALENO

Ultimo giorno di viaggio, conclusione in bellezza! Il Perito Moreno è straordinario, indescrivibile l’emozione che si prova quando l’autobus lentamente si avvicina e dietro la curva appare in tutta la sua maestosità l’enorme ghiacciaio più famoso del mondo. Che meraviglia! L’agenzia è passata a prenderci in hotel alle 7:00 del mattino, dopo circa un’ora e mezza di viaggio arriviamo all’ingresso del parco e la luce è ancora buona. Sull’autobus incontriamo Chiara e Andrea, gli amici di Filippo che erano con noi al matrimonio. Una casualità divertente, loro stanno facendo il giro della Patagonia in autobus e ci ritroviamo insieme a fare il trekking. Vi consiglio di indossare pantaloni aderenti, non troppo caldi perché a camminare si suda. L’unica precauzione da prendere è contro il vento, molto forte e fastidioso per le orecchie e i capelli, quindi una fascia per coprirsi può essere una buona idea. L’arrivo al Perito Moreno è incredibile. L’autobus ci lascia per 45 minuti a un belvedere che si affaccia davanti a questo mostro di ghiaccio. Ci sono diversi punti panoramici. Le foto si sprecano, la vista è incredibile. Il silenzio del panorama è interrotto ogni tanto dai lastroni di ghiaccio che si staccano! Riprendiamo l’autobus che ci lascia, dopo qualche chilometro, in un porticciolo. Ci imbarchiamo su una nave che in dieci minuti attraversa lo specchio d’acqua lasciandoci sul bosco adiacente al ghiacciaio. Qui ci si riunisce per iniziare il trekking. La prima parte di camminata si fa nel bosco, dura più o meno un’oretta e si avverte molto il caldo. A un certo punto ci si ferma, si arriva a una tenda, e lì ci si mette i ramponi per iniziare la scarpinata tanto attesa! Il trekking sul ghiaccio dura tre ore, tra andata e ritorno. A metà strada ci si ferma per un picnic sul ghiacciaio, prima di tornare indietro. Alla fine del percorso, esausti, ci godiamo… una sorpresa!

Alle 18:30 siamo in hotel, il tempo di farci una doccia e alle 21:30 siamo già davanti ai tavoli di “Rick’s” con Chiara e Andrea, pronti alla nostra ultima parrilla. Ottima carne, consigliato! Parentesi carne: Ora che siamo alla fine del viaggio, Jack ci tiene a puntualizzare una cosa: contrariamente ai luoghi comune sui bovini argentini, non è che abbiamo sempre mangiato bene. La qualità cambia molto da ristorante a ristorante. Il consiglio è quello di ordinare sempre la parrilla (diversi tipi di carne alla griglia) e non ordinare singolarmente i bife de lomo o di chorizo. Faremo così la prossima volta che ci torneremo!

06.01.12 – IL RITORNO A CASA

Aspettiamo l’autobus in hotel alle 8:30, il nostro volo parte alle 11:30. In aeroporto a El Calafate c’è da pagare anche una tassa d’imbarco di 38 pesos a testa. Il volo per Baires non è diretto ma fa tappa a Ushuaia, dove aspettiamo in aereo una mezz’oretta prima di ripartire. Per fortuna però non serve ritirare le valigie, che recuperiamo direttamente a Fiumicino.

Ore 21.30

A Buenos Aires imperversa una tempesta di vento caldo, fuori ci sono circa 38°C e in aeroporto manca l’elettricità. Per fortuna però il nostro volo è segnato come “on time”. Il viaggio è finito, domani saremo a Roma, sempre disposta a riaccoglierci, e dormiremo nel nostro lettone un po’ felici, un po’ malinconici e molto stanchi. E’ stato un viaggio bellissimo in cui abbiamo provato emozioni ogni giorno diverse, ma ugualmente intense. Come dimenticare il nord ovest e la sua gente, gli occhioni belli delle bambine dai tratti boliviani e quei capelli neri corvino. Le vecchiette sull’autobus di Iruya che stringevano nelle mani banconote accartocciate insieme alle empanadas unte. Come non riassaporare, chiudendo gli occhi, le humitas, il pollo arrosto e l’asado. Poi Buenos Aires, il viaggio tutti insieme a Valle Fertil, il capodanno nella sperduta piazza di Sant’Augustin. La cama total, le foto, le risate e anche gli imprevisti. Che viaggio! Unico, indimenticabile.

P.S. Su YouTube abbiamo montato un piccolissimo trailer del nostro viaggio. Sperando d’esservi stati utili, vi salutiamo con questo link: http://www.youtube.com/watch?v=V3wVGEXggNE

Giacomo e Rosa

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Perito Moreno (El Calafate)



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