Toda la dominicana di guagua in guagua

Diario di Viaggio in REPUBBLICA DOMINICANA DI GRIGNANI LAURA GIAMPAOLO MATTEO (15) E CARLOTTA (14)TRE SETTIMANE E MEZZO IN REPUBBLICA DOMENICANA. Meravigliosa ma melanconica. un viaggio effettuato forse alla ricerca di un isola che non c’é. un viaggio in mezzo ad un popolo cui é stata strappata la propria terra. nei secoli...
Scritto da: grignanilaura
toda la dominicana di guagua in guagua
Partenza il: 09/12/2006
Ritorno il: 01/01/2007
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
Diario di Viaggio in REPUBBLICA DOMINICANA DI GRIGNANI LAURA GIAMPAOLO MATTEO (15) E CARLOTTA (14)

TRE SETTIMANE E MEZZO IN REPUBBLICA DOMENICANA. Meravigliosa ma melanconica.

un viaggio effettuato forse alla ricerca di un isola che non c’é.

un viaggio in mezzo ad un popolo cui é stata strappata la propria terra.

nei secoli precedenti dalle dominazioni straniere, adesso dai capitali stranieri.

un viaggio in un paese che ci aspettavamo molto diverso.

un viaggio in un paese che possiede delle bellezze naturali e delle risorse turistiche che, anche da sole, sarebbero ampiamente sufficienti per far vivere agiatamente la decina di milioni di abitanti che popola l’isola. MA NON É COSÌ! UN VIAGGIO IN UN PAESE DOVE LA DIFFERENZA FRA RICCHI E POVERI É ABISSALE.

MA É STATO COMUNQUE …UN VIAGGIO! BELLO, AFFASCINANTE, PARTICOLARE.

DALLE SISTEMAZIONI SEMPLICI AI GRAN RESORT, DALLE CITTÀ ALLE CAMPAGNE, DALLE SPIAGGE ALLE MONTAGNE, ACCOMPAGNATI DAL MERENGUE E DA UN “TRAGO” DI RUM, ABBIAMO GIRATO QUASI TUTTA LA DOMINICANA IN GUAGUA!

9 Dicembre 2006 – Sabato (Amsterdam – Punta Cana – Cortecito) Alle 7:00 sveglia, colazione veloce in albergo ad Amsterdam e poi treno per l’aeroporto di Schiphol. Alle 9:00 siamo già in aeroporto. Indossiamo solo un maglioncino (meno male che non fa freddo) poiché i ns. Cappotti pesanti li abbiamo lasciati in un valigione in albergo (ce li terranno fino al ritorno)! Io personalmente calzo già i sandali! Facciamo il check in e ci avviamo all’imbarco. L’aereo é in ritardo di 50 minuti. Ci beviamo qualcosa in un Pub molto simpatico (la sottoscritta beve un doppio whisky contro la paura dell’aereo) e poi ci imbarchiamo. Il servizio della Martinair é ottimo e le poltrone sono comodissime. La nostra rotta di volo é verso ovest, si rincorre il sole, pertanto oggi non si dorme! Si pranza (cucina orientale) e poi Carlotta ed io giochiamo a carte. Sul volo ci sono anche dei Dominicani. Sembrano molto uniti poiché ridono e scherzano parecchio fra loro. Che si conoscano già? Che siano in gruppo? Carlotta ed io cerchiamo di attaccare bottone con la signora dominicana che ci siede a fianco (molto scollacciata e prosperosa) ma senza grossi risultati. Il suo amico poi non ci considera nemmeno. Staremo a vedere dov’é la famosa affabilità e simpatia dei dominicani… Per ora, su questo aereo, di dominicani simpatici c’é solo qualche bambino. Mi sovvengo di aver letto qualcosa su un forum di viaggi francese, dove più di una donna, con marito dominicano, si lamentava del fatto che quando tornano in patria non sono trattati molto bene dai loro connazionali. …Certo che se ci tornano con la puzza sotto il naso come questi… Forse dovrebbero aspettarselo! Comunque poiché non c’é verso di chiacchierare con nessuno, continuiamo a giocare a carte. Poi guardiamo “Friend’s”! A metà viaggio ci portano anche la merenda! E successivamente la cena.

Alle 16:20 locali, dopo 9 ore e mezza di volo, atterriamo a Punta Cana. L’atterraggio é piuttosto brusco e violento, tanto che i passeggeri, che stavano per cominciare ad applaudire, al rumore provocato dall’apertura di quasi tutti gli sportelli dei vani bagagli… Si bloccano all’istante! E si, ragazzo… Non ti sei meritato l’applauso! Impara ad atterrare! {NDR: ma forse é proprio quello che stava facendo!} L’aeroporto di Punta Cana é troppo bello! Non avevo mai visto un aeroporto così in tutta la mia vita. Nemmeno a Malé. É un enorme capannone, tutto aperto, con i tetti spioventi di paglia. Tanto verde, fiori, spazi aperti. Ci sono delle ragazze in costume tradizionale che si fanno fotografare con i turisti e, anche con noi. (NDR: Scopriamo dopo che le ragazze in costume erano di un tour operator che riceveva un gruppo!!). Il Taxi per il Cortecito ci chiede 25 usd. Dato che il proprietario dell’albergo via internet ci aveva indicato la cifra di 24… Non mi sembra il caso di discutere! La musica, che in aeroporto non c’era, in compenso é ben presente sul taxi! Arriviamo con un caldo bestiale alla Posada de Piedra, alberghetto con cabanas sulla spiaggia. A noi toccano le “cabanas” perché le stanze normali sono già occupate. Le cabanas (ne hanno 3) consistono in capanne con tetto in paglia, pavimenti in cemento, due letti (semoventi), un tavolino, una luce centrale. No vetri, no zanzariere… E in più, le pareti che sostengono il tetto, nella parte superiore hanno un’apertura di circa 20 cm. Che scorre tutto intorno alla stanza (Sistema di aerazione?). Il bagno é fuori. Come primo contatto con la Dominicana non c’é male… Anche a livello di spesa 30 usd per cabanas mi sembrano un pó eccessivi… Comunque… Ormai siamo qui! Chiedo timidamente alla proprietaria (peruviana) se qui non ci sono insetti (?!). E lei mi risponde.. “Non siamo mica a New York!”. Non oso invece chiedere se ci sono anche i ragni neri pelosi (le cacate) altrimenti potrei anche non dormire per due notti… Ci infiliamo il costume veloce veloce e ci tuffiamo nelle azzurre acque caraibiche di Punta Cana! Non proprio cristalline in verità perché il mare é un pó mosso ma con una temperatura eccezionale! Il bello di questo albergo é che sei proprio sulla spiaggia… Se non fosse per la struttura della stanza, sembrerebbe di essere alle Maldive. Dopo la nuotata, ci beviamo una Presidente (birra locale) e chiacchieriamo un pó con la proprietaria che parla fra l’altro molto bene l’italiano poiché é vissuta a Napoli per diversi anni. Il marito (che non c’é) é invece argentino! (NDR: credevo che la proprietà almeno di questo semplice albergo fosse dominicana ma mi sbagliavo). C’é anche una bimba, Maria, simpatica e molto chiacchierona! Disfiamo gli zaini e ci facciamo a turno una doccia. In bagno mi sembra di sentire dei rumori (che in effetti provenivano dalla cabana a fianco) perciò apro lo sportello del sottolavello e ci trovo una grossa tartaruga (viva? morta?)?! Sicuramente morta (o perlomeno imbalsamata) perché dopo 2 gg. Sarà ancora lì, nella medesima posizione. Avrà magari una sua funzione, chi lo sa? Verso le 20:00 usciamo per andare a cena. Il Bancomat é proprio dall’altra parte della strada quindi prelevo. Per 250 euro mi danno un bel pacco di pesos che a stento stanno nel portafoglio… Intanto sentiamo qualcuno cantare una baciata, ma in lingua italiana. La musica proviene da un ristorante lì a fianco… Ma dai!! É un italiano, Luciano Salerni, ex avvocato penalista che vive in Dominicana da diversi anni e canta e scrive canzoni per hobby! Ci offre un aperitivo e ci accordiamo per cenare insieme domani sera, così stiamo in compagnia e cantiamo! Noi stasera andiamo al Capitan Cook! Il Capitan Cook é un ristorante spagnolo sulla spiaggia. Ordiniamo troppe cose e siamo così stanchi (per noi sono le due di notte) che non riusciamo a mangiare tutto. Poi dobbiamo anche litigare sul conto per il quale ci chiedono 110 usd. Ma il conto é di 3000 pesos, che equivarrebbero ad 85 usd… Poco male: paghiamo in pesos e risolviamo il problema. 10 Dicembre 2006 – Domenica (Cortecito) Alle due di notte Carlotta mi chiama dalla sua stanza perché ha trovato due insetti e non riesce più a dormire. Ce li abbiamo anche noi quegli insettini lì in camera.. Sembrano un incrocio fra un grillo e uno scarafaggio. Matteo é invece avvolto a bozzolo nel lenzuolo, testa compresa, e dorme come un sasso. Mi infilo nel letto di Carlotta e dormo con lei. Ma alle quattro ci svegliamo perché nessuna di noi due ha più sonno. (Fuso orario?). Così andiamo in spiaggia e passeggiamo avanti e indietro per aspettare l’alba… Ma l’alba qui giunge molto tardi, quasi alle 7:00!!! Verso le sei ci spostiamo a passeggiare in paese sperando di trovare un barettino aperto per gli insonni… Ma é tutto deserto, solo guardie giurate. Ieri sera ci siamo dimenticati di comprare l’acqua e da quando sono sveglia ho una tale sete che mi berrei anche l’acqua del rubinetto… Ma non mi azzardo. La Coca Cola di Carlotta é strapiena di moscerini e zanzare… Pertanto si soffre la sete! Alle 7:00 finalmente si alza la proprietaria e ci rifornisce di bottiglie d’acqua. Intanto si svegliano anche i rappresentanti maschili della famiglia e così, sotto i primi raggi di sole, facciamo un bel bagno in mare! Dopo colazione passeggiata in paese. Tutti ci invitano ad entrare nei loro negozi: “Just look, just look…” ma, purtroppo per loro, non siamo potenziali buoni clienti perché sicuramente non ci pensiamo neanche lontanamente ad acquistare souvenir all’inizio del viaggio! In paese, a parte negozietti vari e agenzie di escursioni, non c’é nulla. Torniamo in spiaggia e proseguiamo a passeggiare sul bagnasciuga. Sia verso sud che verso nord ci sono grandi resort all inclusive. Sembrano però apparentemente deserti. Il tempo é splendido ed il sole molto forte… Perciò ci spalmiamo con una crema protezione 8 ma, dopo un pó, ci accorgiamo che luccichiamo tutti! Eh eh… Per errore ho comprato un antisolare con i brillantini!!! Anche lungo la spiaggia é pieno di negozietti di souvenir. Matteo ed io rientrando verso l’albergo riusciamo a parlare cinque lingue diverse così, per accontentare tutti gli esercenti. Pensano che siamo tedeschi, americani, francesi… E ci provano in tutti gli idiomi! Poi ci scoprono… “Ah… Ma siete italiani…!!!” Ebbene si!. (L’ungherese però non lo parla nessuno). A pranzo oggi andiamo alla Langosta del Caribe (anche questo di proprietà spagnola)! Ristoranti Dominicani ancora nessuno… Né barettini, né bancarelle… Nada de nada. Rispetto al Capitan Cook questo ristorante non ha paragone! Il servizio é eccellente, la paella é fantastica e si spende anche meno, anzi, molto meno!. Oggi, prima di pranzo, Carlotta e papà mi hanno raccontato che hanno visto un piccolo squaletto in mare. Così, nel pomeriggio io mi limito ad entrare ed uscire rapidamente dall’acqua, sotto le risate di tutti… Perché era uno scherzo! A metà pomeriggio si riparte per una passeggiata lungo spiaggia ma, dopo una mezz’ora, Carlotta e la sottoscritta, distrutte dal sonno, crollano su due lettini di un all inclusive deserto e si addormentano. Giampaolo e Matteo invece percorrono chilometri! Dopo la doccia andiamo al Supermercato, compriamo sigari, acqua e una bottiglietta di rum con due bellissimi bicchierini di legno, per poterlo bere al chiaro di luna! Ci si trova poi al ristorante del Cortecito Inn, dove ci eravamo dati appuntamento con Alfredo, il cantante italiano di ieri sera. C’é anche un altro italiano con lui. E qui ci sembra di essere in un vecchio localino di New York ai tempi dell’immigrazione italiana. Alla fine ci mettiamo tutti a cantare: Volare, O sole mio… Etc. Carlotta ed io mangiamo una cheviche eccezionale (piatto sudamericano a base di pesce crudo marinato nel lime e condito con cipolla pomodoro e peperoni tagliati piccoli piccoli). Alle 23:00 andiamo a nanna! 11 Dicembre 2006 – Lunedí (Cortecito – Higuey – Bayahibe) Alle 8:00 siamo già a fare colazione. Zaini pronti (mi si era pure infilato l’insetto dentro..). Oggi si va a Bayahibe all’All Inclusive del Dominicus Beach. 200 usd al giorno in quattro… Se penso che ieri qui ne abbiamo spesi 300… Non sappiamo ancora come ci arriveremo ma ci hanno detto che basta andare alla fermata del bus e dire all’autista dove si deve andare e lui ti fa scendere alle varie fermate di coincidenza. Alle 9:00 siamo sulla strada per Higuey. Abbiamo già cambiato 3 bus… Ma i cambi sono così rapidi e semplici che non c’é nessun problema a spostarsi con i mezzi. Praticamente sono loro che ti fermano al posto giusto e l’autobus successivo ti tira su. Sono piccoli autobus privati, li chiamano guagua. Sono in genere gestiti da una coppia di persone. Uno guida e l’altro fa salire le persone e prende i soldi. Sull’autobus c’é anche la musica. Lungo la strada ville, baracche, casupole con tetti in lamiera, fabbriche di sigari, depositi di materiale per l’industria alberghiera, piantagioni. Alle 9:40 il traffico rallenta. Siamo quasi fermi. C’é un’enorme mandria di mucche e buoi per strada, accompagnata da cow-boy a cavallo e, cosa divertente, c’é anche il cartello stradale che segnala il passaggio mucche! La mandria gira poco più in là ed il viaggio prosegue. Mi aspettavo che gli autobus corressero come pazzi, invece (almeno fin’ora) guidano abbastanza bene e prudentemente. Chi ha detto che in Dominicana guidano male o pericolosamente dovrebbe farsi un giretto in Sri Lanka! A Higuey ci fermano proprio di fronte alla famosa chiesa in cemento armato, così la fotografiamo. Higuey é la classica cittadina tipica del centro-sud america con tanta gente per strada, bancarelle di frutta e verdura, macellerie con svariati tipi carni fresche (?!?) appese al sole e musica che proviene da tutte le parti.

Alle 10:10 siamo sul quarto guagua della mattinata. Da qui la strada procede in mezzo alla campagna. Le misere abitazioni che si scorgono denunciano una povertà molto grande. E a me fa rabbia aver speso, stamattina, 15 usd per tre the, un caffè e due uova fritte, quando la gente qui intorno vive in condizioni di miseria. Giampaolo mi ricorda che siamo in Sud-America. OK! Lo so.. É anche uno dei motivi per cui non volevo più tornarci, se non che, nel 2002 il viaggio a Cuba mi aveva riconciliato con il Sud America. Il Guagua ci lascia all’incrocio della statale la Romana-Bayahibe. Ci dice di attraversare la strada e aspettare il guagua per Dominicus ma… Non facciamo in tempo, perché si avvicina un pulmino che ci offre di accompagnarci fino al Dominicus per 8 dollari! OK! Questo signore é simpatico. É il proprietario di un ristorante sul tratto di spiaggia libera che si estende fra il Viva Dominicus e l’hotel Coral. Allora vuol dire che ci sono anche ristoranti a gestione Dominicana! Sono contenta. In questi giorni non ci servirà, ma ci facciamo dare l’indirizzo poiché a fine dicembre saremo di nuovo qui ma non in all inclusive. Alle 11:30 siamo già al Viva Dominicus. La camera ce la daranno solo alle 15:00 ma intanto ci mettono il braccialetto e possiamo mangiare, bere, utilizzare la spiaggia, etc. Il tempo é bellissimo e la spiaggia é splendida! Cosa vuoi di più dalla vita? Lo staff ci invita ad un programma promozionale per domattina. Dopo pranzo prendiamo possesso della camera. Bellina, frigo bar, cassaforte, televisione (che non ci interessa), aria condizionata (che non useremo per niente), macchinetta per fare il the e il caffè al mattino (per me che mi sveglio sempre presto é perfetta) e… Asse e ferro da stiro (ma sono pazzi??? penseranno mica che io possa toccare un ferro da stiro in vacanza?). In bagno abbiamo pile di asciugamani (bastano per un mese). Il pezzo forte comunque é la veranda del bungalow con vista mare! Al pomeriggio Matteo ed io ci facciamo un bel giro in canoa. Qui l’acqua é calmissima e cristallina. Non é ondosa come a Punta Cana. Dopo qualche attività tipo lezione di merengue, salsa, aperitivo in piscina, etc., rientriamo in camera, ormai é buio. In camera troviamo delle splendide decorazioni a forma di cigno realizzate con degli asciugamani e petali di rosa… Così adesso abbiamo altri asciugamani! Ne contiamo ben 12.

Dopo cena andiamo a vedere lo spettacolo ma fa un pó pena… Io inoltre mi addormento nel teatro pertanto decidiamo di andare a letto. Matteo e Carlotta possono andare in discoteca anche da soli. Qui non c’é pericolo.

12 Dicembre 2006 – Martedì (Bayahibe) Mi sveglio alle 6:30 (miglioro!). Mi preparo il the e me lo bevo in terrazza con vista mare. Il tempo é splendido ed il mare ancora di più. Verso le sette mi portano le fotocopie del New York Times! Bel servizio. Dopo colazione andiamo alla presentazione promozionale… Volevano venderci un pacchetto da 10.000 euro per le vacanze da sfruttare negli anni a venire… Ci regalano comunque due magliette e due cappellini per la disponibilità. Quando si svegliano i ragazzi facciamo un giro in canoa, ma é faticoso, pertanto ci compriamo dei materassini, più comodi. D’altronde questa é una piscina naturale! Stasera abbiamo prenotato al ristorante italiano presso il Palace. Noi non dobbiamo nemmeno pagare a parte, abbiamo scoperto che il ns. Braccialetto é VIP e da diritto ad utilizzare anche le strutture del Palace, bere liquori di importazione, e tante altre cose. Vuol dire che a prenotare via Internet, oltre che a pagare meno, sei anche privilegiato? Forse anche il giornale al mattino e le decorazioni coi cigni sono riservate ai VIP? Pranziamo al ristorante centrale e poi facciamo due passi per curiosare cosa c’é al Palace. C’é un laghetto con gli aironi rosa. La spiaggia é uguale. I bar e ristoranti simili. Diamo una sbirciatina al ristorante italiano e dato che non é all’aperto lo disdiciamo. Prenotiamo invece al “Grill” sulla spiaggia! Meglio. Siamo ai Carabi, con un clima splendido e quindi ci sembra assurdo andare a cena in un ristorante al chiuso! Pomeriggio con salsa e merengue. Due chiacchiere con qualche italiano (qui sono tutti italiani), aperitivo e doccia. Hanno portato ancora asciugamani, oltre a quelli per la nuova decorazione a forma di cigno, per cui adesso siamo a quota 18! La cena al “Grill” non è ottima ma mangiabile… Alle 22:00 c’è ballo latino americano con musica dal vivo e poi in discoteca spettacolo con “Madonna” (?!). Io mi addormento sul divano della discoteca per cui andiamo tutti a letto abbastanza presto.

13 Dicembre 2006 – Mercoledì (Bayahibe) Stamattina sveglia alle 8:30. Fantastico!!! Ho ripreso i ritmi.

Dopo colazione, Giampaolo ed io andiamo a cercare un hotel per fine mese (dato che ripasseremo da qui le notti del 29 e 30). Le Cabana Elke (gestione Italiana) non sono male, ma ci chiedono 130 usd solo per la camera… Passeggiando troviamo l’Hotel Bocayate, di nuova gestione (italiana, tanto per cambiare). Qui ci chiedono 100 usd per due camere doppie. È bellino e dista solo 3 min. A piedi dalla spiaggia, per cui accettiamo al volo. Rientrando verso il Viva ci accorgiamo che il centro turistico è completamente in mano ad operatori italiani. Agenzie immobiliari, ristoranti, bar, agenzie di organizzazione escursioni, diving, negozi di souvenirs e persino il supermercato!! Una vera e propria colonia!! Passiamo dal Palace e lì ci sono due turisti che hanno chiamato un guardiano dicendogli che c’era un enorme ragno peloso (la famosa cacata?) che era corso su per una palma. Mi aspettavo una scena tipo film d’azione in cui il guardiano tirava fuori la pistola e “Bang Bang”… Faceva fuori l’intruso… ma invece ha semplicemente detto “È completamente innocuo, NO PROBLEM”. Pranziamo al ristorante centrale, che alla fin fine è il migliore e poi ci diamo alla vita da spiaggia! Facciamo un pó di snorkelling, anche se non c’è molto da vedere (qualche solitario pesciolino) e poi lezione di Merengue e Salsa (obbligatorie per Carlotta!).

Un buon aperitivo di fronte ad un tramonto stupendo e la nostra giornata finisce. Cena al ristorante centrale a base di cucina asiatica (c’é anche il Sushi con tanto di cuoco giapponese che fa la dimostrazione). E, dato che è l’ultima sera qui al Viva Dominicus, decidiamo di partecipare a tutte le attività: spettacolo, discoteca e anche pizzeria (la pizzeria è aperta fino alle 7:00 del mattino…). Lo spettacolo stasera è divertentissimo, forse perché fatto dagli ospiti? 14 Dicembre 2006 – Giovedí (Bayahibe – La Romana – Boca Chica) Stamattina siamo Carlotta ed io quelle che si svegliano per prime! Colazione e via alla spiaggia! Poi arriva anche Giampaolo che si becca una Medusa! Ahi Ahi Ahi… A me in compenso punge una vespa così ci lamentiamo in due! A mezzogiorno andiamo a fare i bagagli e alle 13:00, puntuali, facciamo il check out. “Possiamo pranzare?” “Senza nessun problema…” Anzi, per loro possiamo rimanere anche fino a stasera! Comunque alle 14:30 ci avviamo alla fermata del bus, proprio di fronte al Dominicus. Sul guagua ci sono anche alcuni turisti italiani del Viva (finalmente qualcuno curioso che si avventura fuori dall’Hotel) che stanno andando alla Romana. Il primo guagua ci porta a Bayahibe, sonnolento villaggio di pescatori con un bel porticciolo. È da qui che partono tutte le escursioni alle isole (Saona e Catalina). A Bayahibe cambiamo mezzo e prendiamo la coincidenza per la Romana.

Alle 15:15 entriamo nella città de La Romana. Al porto è attraccata un’enorme nave da crociera. Ci fanno scendere al Parque Central, dove c’è la fermata del guagua per Bocachica, che parte subito. Sembra quasi che aspettino sempre noi per partire. Questo guagua è molto folkloristico. Gente che lo prende in corsa, il compare del guidatore che picchia incredibili manate sulla portiera aperta per farlo fermare. Si affianca pure, in corsa, con un altro guagua per cambiare i soldi dal finestrino al volo. L’autista corre parecchio, effettua sorpassi incredibili ai danni di altri guagua. Che è? Schumi? Ma dopo un pó scopriamo che, in uscita dalla città, cercava di accaparrarsi più clienti degli altri, infatti, quando è pieno e raggiunge la superstrada, comincia a viaggiare con andatura regolare.

Alle 17:30 il guagua ci fa scendere sulla superstrada e, dopo 500 metri a piedi, arriviamo a Boca Chica, dove veniamo letteralmente assaltati dai procacciatori d’affari. Due sono particolarmente insistenti e ci seguono fino al Hotel Cachela. Lì pretendono che la proprietaria dia loro una provvigione.. Lei mi chiede se ci hanno portati loro. Le mostro la Lonely Planet dove avevo già sottolineato l’indirizzo e quindi lei li liquida. O per lo meno apparentemente, perché dopo un’ora li troviamo ancora lì. (NDR: L’aveva detto la cameriera del Viva oggi a pranzo che a Boca Chica avremmo trovato la mafia…). L’Hotel Cachela è un alberghetto con belle camere, sulla strada parallela alla spiaggia (Ave. Duarte). Ha anche una bella terrazza comune che guarda sulla via, che alla sera, viene chiusa al traffico e si riempie di tavolini e sedie dei vari bar. Ci andiamo a bere una birretta nel bar di fronte. Andiamo poi a perlustrare la spiaggia, anche se è già buio. La percorriamo tutta, fino alla zona Ovest del parcheggio, dove pullulano bancarelle che vendono pesci fritti con platano e/o patate fritte! Non devono essere neanche male… Dopo un aperitivo in un bar sulla spiaggia, rientriamo in albergo. La camera è gelida perché Giampaolo ha lasciato l’aria condizionata al massimo, pertanto io mi siedo in terrazzo. La strada sta popolandosi di tavoli, tavolini e sedie dei vari bar. C’è musica e un sacco di gente. Andiamo a cena da Fernando! Eccezionale. Forse per domani sera ci procura le aragoste. Tornando verso casa c’è pura vida! Musica al massimo, bar sovraffollati, gente che balla. Mi sembra quasi impossibile di aver letto su un diario di viaggio che Boca Chica è molto tranquilla e non c’è vita notturna… Bho? 15 Dicembre 2006 – Venerdì (Boca Chica) Sveglia alle otto, perlomeno per me e Giampaolo. Matteo e Carlotta dormono e noi li lasciamo fare. Intanto andiamo sulla spiaggia a cercare un posto per la giornata. È pieno di bar e ristorantini che mettono a disposizione sdraio e lettini, se consumi da loro. In quanto a consumare siamo degli esperti, pertanto ci scegliamo un bel posticino su uno dei tratti più belli della spiaggia. È un ristorante a gestione tedesca, quindi giustamente pieno di avventori tedeschi. A fianco invece c’è un ristorante italiano, pieno di clienti italiani (poi parlano di Europa Unita!). Anche se Boca Chica sembra essere il centro della prostituzione, devo dire che ci sono anche tante coppie straniere regolari e anche tante famiglie. Boca Chica, dopo cinque giorni passati in località altamente turistiche (Punta Cana e Bayahibe), ci sembra un paese più verace, più sudamericano, con i bambini lustra-scarpe, e quelli che ti chiedono l’elemosina; con i procacciatori d’affari e le bancarelle di pesce fritto. Non capisco perché alcuni sconsigliano di andare a Boca Chica. Secondo me è una località da vedere. {NDR: Fra tutte infatti sarà quella che ci rimarrà più favorevolmente impressa!} La giornata la trascorriamo concedendoci un pó di tutto! Carlotta si fa fare le treccine (15 usd e non 40 euro come a Bayahibe). Giampaolo fa pedicure. Ci sollazziamo con i materassini nelle calme acque cristalline. Un materassino si è rotto pertanto ne compriamo un altro da un venditore ambulante, ma si… PURA VIDA!! È la prima volta da quando siamo in Repubblica Dominicana che riusciamo a dare dei soldi alla gente del luogo e ne siamo contenti! Io mi mangio anche 12 vongole crude, anzi vive, con un pó di limone (buonissime!!!), acquistate da un simpatico ambulante, che insiste per farmi mangiare anche il Lambi in salsa di pomodoro! Ci beviamo anche un coco loco con aggiunta di BRUGAL ANJECO! Poi, con Carlotta, andiamo ad assaggiare il pesce fritto che fanno alle bancarelle. Qui la gente è simpatica, cordiale, soprattutto la gente semplice. A pranzo mangiamo Wurstel… e beviamo birra!… (in un ristorante tedesco è inevitabile). Il personale è gentilissimo. Dopo pranzo Matteo ed io proviamo “El Tubo Special” una sorta di materassino galleggiante dove ti tieni aggrappato saltando di onda in onda, mentre il motoscafista che ti traina… si diverte. Anche Carlotta… dal momento che ha ottenuto il permesso di salire sul motoscafo con il conducente… Nota dolente della giornata: a Carlotta cade la fotocamera digitale che smette di funzionare! S’è ROTT’..! Al pomeriggio ci dedichiamo agli acquisti dai venditori locali. Compriamo collanine, bandane, sigari… e poi? Poi finiscono i soldi quindi Carlotta ed io corriamo in albergo per ritirare le scorte. Paghiamo il ristorante e, prima di andarcene, cerchiamo il venditore di materassini a cui vogliamo lasciare i nostri due. Giacché da domani, per oltre una settimana, non ci serviranno più, lui avrà la possibilità di rivenderli! Abbiamo passato una bellissima giornata qui a Boca Chica. Ci siamo sentiti dei turisti utili! Ci sono anche rimasti impressi due bellissimi bambini, a cui abbiamo regalato due penne, ma non sapevano cos’erano. Hanno chiesto alla mamma, che vendeva banane in spiaggia, la quale ha risposto che servivano per la scuola (NDR: chissà se ci andranno mai a scuola?). Poi li abbiamo fatti provare a disegnare. Abbiamo scritto i loro nomi ed i nostri e loro cercavano di ricopiarli.

Quando rientriamo in albergo la Via Duarte è già animata. A cena si ritorna da Fernando!! Fernando ci ha preparato l’aragosta e quattro astici. Ci mangiamo anche un cocktail di scampi e una squisita paella, concedendoci anche una bottiglia di vino! In totale spendiamo 2000 pesos in quattro con la mancia! (60 usd) {NDR: la cifra più bassa in assoluto che spenderemo in tutta la Dominicana}. Verso le 22:30 rientriamo in albergo ma c’è un’atmosfera strana in giro… Gente che corre, una ragazza che si sente male, altri che piangono, i bar che ritirano le sedie e i tavoli… Che è successo? Il portiere ci spiega che hanno ammazzato un ragazzo. È la conseguenza dei soldi facili, prostituzione, forse anche droga… E chi ci va di mezzo alla fine sono giovani senza istruzione, senza futuro, sfruttati dalla malavita. Succede purtroppo anche in Europa. 16 Dicembre 2006 – Sabato (Boca Chica – Santo Domingo) Alle 7:30 siamo già in strada, zaini in spalla, diretti alla fermata dei guagua di Bocachica. Ci fermiamo a prendere un caffè in un barettino aperto. Lì incontriamo un signore italiano che ci spiega che vive qui da sei anni. Facciamo due chiacchiere e, memori della ns. Eccezionale cena di ieri sera, gli parliamo del ristorante da Fernando. Voi non ci crederete ma lui non lo conosce. Dice che preferisce farsi da mangiare in casa, due spaghettini, perché non ama la cucina Dominicana. La gente è proprio strana! Come si fa a vivere qui da sei anni e non provare i ristoranti? (oltretutto ce ne saranno una decina in tutto!!). Mentre sorseggiamo un the e un caffè, arrivano i ragazzini che puliscono le scarpe. Dato che non abbiamo scarpe ma semplici sandali, regaliamo loro delle penne e offriamo una fetta di torta. Intanto si avvicina un taxista che si offre di portarci direttamente al hotel di Santo Domingo per 24 usd. Certo che stamattina di strada a piedi ne abbiamo fatta proprio pochina! (10 mt!) L’Hotel di Santo Domingo l’abbiamo prenotato via Internet. Si chiama Hotel Palacio El Conde. È in pieno centro storico così a piedi possiamo visitare tutti i monumenti più importanti! Entrando in Santo Domingo, il taxista passa dal Faro a Colon, così facciamo una foto. Di visitarlo all’interno non c’è tempo e poi non ci interessa più di tanto.

L’albergo è bellissimo, abbiamo una stanza enorme con due lettoni matrimoniali che ci si puó dormire in sei! Il bagno è stupendo… E la luce si accende automaticamente quando ti avvicini alla porta! (NDR: Menomale che è una camera standard, chissà com’è la deluxe?!). Il tutto solo per 98 usd in 4 persone. L’ingresso dá su un giardino interno molto rilassante. Ma non abbiamo tempo di rilassarci e così alle 9:00 siamo già a spasso per il centro storico. Il centro di Santo Domingo si presenta pulito ed ordinato, c’è poca gente in giro per le strade, d’altronde i negozi sono ancora chiusi. Facciamo colazione nel Parque Colon, poi visitiamo la Cattedrale Primada America, la prima Cattedrale costruita nelle Americhe o per lo meno quella più antica che è sopravvissuta fino ai giorni nostri, poiché pare ci fosse stata una Cattedrale costruita antecedentemente in Messico, che però è andata distrutta negli anni. La prima pietra di questa cattedrale fu posata da Diego Colombo, il figlio di Cristoforo.

Dopo la visita alla Cattedrale andiamo a cercare il Museo della Famiglia, ma è chiuso. C’è una bellissima Cappella lì vicino, che approfittiamo per visitare (La Cappella del Terziero Ordine Dominicano). Ha anche un bel giardino sul retro. Ci incamminiamo poi verso la Fortezza di Osama, ma sbagliamo strada e finiamo nei pressi del porto dove c’è un non ben identificato monumento in cemento armato (qui il cemento armato deve essere molto di moda). Saliamo sulla terrazza posta sulla sommità da cui ammiriamo il porto.

La zona del porto è caos allo stato puro, colonne di veicoli, camion, pick up, che suonano il clacson all’impazzata, traffico bloccato, centinaia di persone che avanzano con valigie, valigette, bauli, scatoloni. Un uomo ha con sé amche un letto! Stanno imbarcando il traghetto per Panama. Rientriamo in centro e andiamo a visitare la Fortezza di Osama. Saliamo sulla torre da dove si ammira un ottimo panorama sulla città. Peccato che nel cortile stiano preparando una manifestazione, montando tende, palchi ed allestendo tavoli. I colori base sono rosso bianco e verde, che sia una festa italiana? Al ritorno dalla Fortezza, ripassiamo davanti al Museo della Famiglia, che adesso è aperto. Il Museo è la ricostruzione di una casa di una famiglia Dominicana (RICCA!) dell’epoca del colonialismo. Ci sono dei mobili molto ben conservati, lampadari pregiati e vasellame vario. C’è anche la culla di un bimbo. Una vecchia rivista di moda francese in bianco e nero vicino ad una macchina da cucire di marca italiana! Il Museo sia all’interno che all’esterno è molto ben tenuto. Usciti dal Museo comincia a piovere. Ci ripariamo sotto i portici di Parque Colon. C’è musica perché in piazza c’è una festa. Ci sono anche le marionette. Carlotta balla un pó di salsa con un Dominicano. Poi, finita la scrosciata d’acqua, passiamo a vedere un paio di agenzie Rent a Car. Da domani ci servirebbe un auto a noleggio per 4 giorni… Il nostro programma prevede di andare a Comendadores, scendere al lago Enquirillo e poi raggiungere Barahona, dalla quale si puó visitare la laguna di Oviedo. Programma un tantino complicato da realizzare con i bus. Ma il primo ufficio (italiano) non ha macchine disponibili se non “super” jeep al costo di quasi 100 usd al giorno, il secondo invece ne ha anche di economiche. Addirittura ci dice che, se torniamo verso sera (prima delle 20:00), forse rientra anche una macchina da 35 usd. Ok ripasseremo stasera.

Alle 13:00 ci sediamo in un ristorante scelto a caso, in Piazza dell’Hispanidad, la Piazza dove c’è l’antica Casa del Figlio di Colombo, oggi Museo Alcazar de Colon. La Piazza è molto spaziosa e rilassante. Piena di bar-ristoranti, oggi però quasi tutti vuoti! Il ristorante che abbiamo scelto si scopre essere brasiliano e offe un menú fisso a base di carne… Si prova! Ci portano 18 tipi di carne diversa, dal manzo, al coniglio, pollo, vitello… Oltre a contorni vari. Meno male che non siamo vegetariani. Ci alziamo dal ristorante belli satolli!!! Abbiamo comunque mangiato divinamente. Dopo pranzo andiamo a visitare le rovine del Monastero di San Francesco, monastero costruito dai francescani nel 1500. C’è un’aria di pace all’interno di questo monastero e nei suoi giardini, peccato che l’immondizia deturpi questo luogo. Ci rechiamo poi al Museo Alcazar di Colon, la vecchia dimora di Diego Colombo. Al suo interno ci sono alcuni mobili e suppellettili che dicono fossero proprio appartenuti alla sua famiglia. Ma per noi europei non è così difficile crederci, in fondo sono datati solo poco più di 500 anni! Passiamo poi al Palazzo Reale, anche se alcuni componenti della mia famiglia cominciano ad accusare segni di cedimento. Visitiamo tutte le sale, compresa quella della collezione delle armi. Anche qui, nel cortile interno, stanno allestendo qualcosa. Un matrimonio, ci spiegano. All’uscita facciamo alcune foto all’Orologio del Sole (una specie di meridiana) poi decidiamo di rientrare verso l’albergo. Ripassiamo da Parque Colon (oggi è già la quinta volta!) dove adesso c’è uno spettacolo di danza. Ci fermiamo un pó ma fa un caldo terribile. Per cui decidiamo di andare in albergo. Arrivati in Hotel però, Carlotta mi convince a ritornare in piazza. Alla fine viene anche Matteo, ma quando arriviamo al Parque, tutto è finito. Ci godiamo invece una sfilata per la via centrale di ragazze appartenenti ad una scuola di modelle. Tutte vestite di bianco, ce ne saranno una cinquantina, ma quasi nessuna sorride. Passiamo poi a prenotare il ristorante per stasera. Consigliato dalla Lonely Planet: La Meson D’Bari. Quando giungiamo al ristorante rimaniamo un pó perplessi. Sembra un’osteria, con un sacco di gente che mangia, beve e schiamazza… Un fastidioso cocktail di musica e voci. Ma il piano di sopra si presenta molto elegante e tranquillo, cosí prenotiamo un tavolo per le 20:30. Fuori dal ristorante ci sono parcheggiate macchine lussuosissime. Me lo fa notare Matteo: c’è anche una Porsche Cayenne. Prima di tornare in albergo passiamo dal supermercato a fare spese. Ci divertiamo con il carrellino perché è praticamente un cestello munito di ruote, che si traina. Compriamo torrone, rum e acqua minerale. Alle 18:30 rientriamo in albergo. Poi doccia veloce e Giampaolo ed io usciamo per andare al noleggio auto. Quindi si ritorna a Parque Colon (questa è la settima volta che passiamo di qui!) ma il noleggio è chiuso… E adesso? Semplice: GUAGUA!! Vuol dire che salteremo la tappa di Comendadores.

Torniamo sui nostri passi e ci fermiamo a bere un aperitivo sulla via pedonale, in un simpatico barattino con le cameriere che bevono birra, cantano e ballano! Poi Giampaolo si fa pulire le scarpe (che ha calzato per la serata in cittá!) ed infine passiamo a prendere i nostri figli per avviarci al ristorante. A Giampaolo preannunciamo che il ristorante è tipo osteria con un sacco di fracasso ma è ben frequentato come si puó notare dal parco macchine (adesso c’è anche una Land Rover Discovery). Anche lui infatti al primo colpo rimane perplesso. Ma poi saliamo al piano di sopra dove tutto è molto bello e romantico. A fianco a noi c’è un’enorme tavolata di un gruppo di amici (supponiamo) che continueranno a scambiarsi regali fra loro, per tutta la durata della cena, e con tanto di discorsi personalizzati per ognuno di loro! {NDR: assisteremo a questo spettacolo anche nei giorni seguenti e in tutte le zone della Dominicana. È la tradizione fra amici o conoscenti, di scambiarsi auguri e regali prima di Natale, oltretutto il Natale per loro è considerato tutto il periodo che parte da metà Dicembre e finisce con l’anno Nuovo. Una buona scusa per festeggiare tutte le sere!} Mangiamo benissimo. Io personalmente mi gusto una bella faraona cucinata al vino rosso. Dopo cena andiamo a cercare una sala da ballo segnalata dalla Lonely Planet, ma la gestione è cambiata, il nome anche e il locale è deserto, pur essendo sabato sera. Così ci limitiamo a bere qualcosa e poi andiamo a nanna.

17 Dicembre 2006 – Domenica ( Santo Domingo – Barahona) Dato che non c’è stato verso di trovare una macchina a noleggio, ieri sera abbiamo deciso di spostarci a Barahona in guagua e, al limite, noleggiare un auto in luogo. Ci facciamo portare alla stazione bus da un taxi e lì ci compriamo qualcosa da mangiare e da bere, ma era inutile perché, almeno fino all’uscita della città, ogni dieci metri salgono e scendono dal bus decine di venditori di qualsiasi genere alimentare. Anche oggi si rincorrono e sorpassano per accaparrarsi i clienti. Fuori dal centro coloniale, Santo Domingo appare piuttosto sporca e mal tenuta, cumuli di immondizia agli orli della strada e case molto misere, praticamente baracche. Tipica periferia dei Paesi del Sud America. Questo guagua è grande, ed ha pure l’aria condizionata. Sopra c’è anche un cane (perro) solo che il divertente è che il perro in questione non è di nessuno… (ah ah). Alle 11:45 siamo solo poco più in là di Bani. Abbiamo impiegato mezz’ora per uscire dal traffico della città e poi ci siamo fermati un’altra mezzora all’uscita di Santo Domingo, in attesa di riempire il bus. Il centro di Bani appare ordinato e pulito, per lo meno il centro. Da Bani in poi il paesaggio passa da piano a collinare ed è tutto molto verde. A mezzogiorno ci fermiamo in una specie di autogrill “El Parador Donde Hay Todo”! Occasione giusta per fumarci una sigaretta, andare in bagno e prenderci una Presidente fresca! Alle 13:30 dovremmo arrivare ma io ho dei dubbi… Infatti arriviamo alle 14:00! Alla stazione di Barahona andiamo in bagno. Il bagno è in costruzione e per ora consiste in uno stanzone di sei metri per sei con in fondo, in un angolo… il water!! Senza porta… per cui a turno facciamo le sentinelle. Chiamiamo un taxi per farci portare in un posto strano, letto sulla Lonely, gestito da svizzeri… Dovrebbe essere un albergo situato in un luogo ameno, a 10 km circa da Barahona. Ma quando arriviamo rimaniamo delusi. Il posto è anche bello, ma è situato ad oltre un chilometro dalla statale e non c’è un’anima viva… Cosa ci puó fare una povera famiglia italiana in un posto fuori dal mondo e senza macchina? DIETRO FRONT. Si torna in città. Proviamo a passare dal hotel Guaracuya. Al Guaracuya, anche se ci sono parecchi ospiti causa un matrimonio fra un tedesco e una dominicana, hanno due camere. Il taxista intanto, per il fatto di averci riportati indietro, ci chiede il doppio… “Me desculpe… porché? Tu regressavi lo stesso, no?!” No! É irremovibile! Alla fine ci accordiamo su un 30% in più. Caspita, è quasi costato più il taxi che non il guagua da Santo Domingo a qui… Pazienza. L’Hotel sta su una spiaggetta rocciosa, dove stanno allestendo i tavoli per il matrimonio (si vede che qui amano sposarsi a Dicembre). Il proprietario del Hotel è un Dominicano (era ora!), ex poliziotto in pensione e, da quello che capiamo, lo gestisce insieme al parentado. È anche simpatico e ci offre una birra. L’albergo non è tenuto molto bene e, anche se pieno di gente, sembra in uno stato di abbandono! Data la gentilezza del proprietario, gli chiediamo se per caso sa dove possiamo noleggiare una macchina per tre giorni. Ma dalla sua espressione deduciamo che di autonoleggi… NADA! Dice che prova a chiedere a dei conoscenti, ma l’unica cosa che riesce a fare è di procurarci una guida turistica. La guida turistica in questione, che deve essere un altro poliziotto in pensione, ci propone – dato che gli abbiamo detto che vogliamo risparmiare – di accompagnarci lui con i mezzi pubblici… Noi ridiamo… Perché se dobbiamo andare al Lago Enquirillo col guagua ci possiamo andare da soli, no?! Ci sediamo a chiacchierare con una coppia tedesca. Anche loro sono arrivati a Barahona convinti di trovare una macchina a noleggio per andare a vedere il Lago Enquirillo e invece sono qua ad ammirare il mare. Vengono da Sosuá e lei, guardando questa spiaggetta senza molte attrattive mi dice: “Pensare che là c’è un mare stupendo…”. Comunque, per visitare il Parco di Enquirillo, hanno deciso di affidarsi ad un’agenzia di zona ed hanno prenotato per domani un’escursione organizzata. Noi domani invece andremo alla Laguna di Oviedo cosí poi ci scambiamo le opinioni e, al limite, il giorno dopo ci sposteremo ad Enquirillo, o meglio alla Descubierta. Ma no stress… siamo in vacanza! Quindi, Giampaolo ed io andiamo a fare due passi in spiaggia. A pochi metri dal nostro albergo c’è un porticciolo naturale con tante barche di pescatori e ragazzini che fanno il bagno. Incontriamo una simpatica famigliola che ci chiede se vogliamo fare una foto alle loro gemelline… e come no! La facciamo a tutta la famiglia, poi ci facciamo dare l’indirizzo così la spediamo.

Alle sei di pomeriggio andiamo a fare due passi in centro per prelevare dei soldi e per dare un’occhiatina alla città. La città è strana. Sulla strada del lungo mare c’è una schiera di belle ville e villette, mentre il centro è per lo più un insieme di povere case, senza finestre ed alquanto malconce. Gente semplice sta cucinando per la via. Un ragazzo si ferma con la sua bella moto e chiede a Carlotta se vuole fare un giro. {NDR:… sicuro che le dó il permesso…} Ritorniamo sul lungo mare, dove c’è una serie di barettini ed un frastuono inimmaginabile. Il frastuono è prodotto dai juke-box di due bar adiacenti che fanno a gara a chi mette la musica a più alto volume. A questo si aggiungono le macchine parcheggiate in strada, con il bagagliaio aperto da dove fanno capolino delle mega-casse stereo che sparano musica a mille decibel! Prendiamo un aperitivo e mangiamo due papas fritas, visto che oggi non abbiamo neanche pranzato. Continua ad arrivare gente. Tanta ed anche elegante. Per strada, sono ormai parcheggiate decine di automobili e fuoristrada da almeno 80 mila euro l’una. Da dove viene tutta questa gente? Per ció che abbiamo visto fin’ora, Barahona non ci ha dato certo l’impressione di una cittá così ricca. Sará gente in vacanza? Certo che l’immagine di quei bambini che si bagnavano oggi nella spiaggetta dei pescatori è in netto contrasto con queste persone che sfoggiano svariati chili di oro al collo e fuoristrada di lusso. Rientriamo in albergo giusto per cambiarci e, facendoci strada fra le zanzare, ci rimettiamo sul lungomare per recarci al ristorante. Il ristorante è praticamente dall’altra parte della cittá. Ripassando davanti alla zona di prima, notiamo che adesso c’é ancora piú gente. Ballano e cantano. Ci sono anche piccole bancarelle che vendono generi alimentari e al centro della strada ora troneggia un camion, con due casse stereo da almeno mille watt, con le quali riesce a sovrastare la musica di tutti gli altri. Turisti nessuno. Arriviamo al ristorante Las Brisas del Caribe, unico ristorante nel vero senso della parola di Barahona. Anche qui c’è il parcheggio pieno di macchine lussuose. Il ristorante è gremito di gente vestita molto bene e c’è anche la solita tavolata “natalizia”, che si scambia regali e auguri.

Chiediamo al cameriere, simpatico e gentile {NDR: devo dire che in questa zona sono tutti simpatici e cordiali}, se c’è qualche festa in paese? Ci risponde che no, è solo Natale ma dato che a Barahona ci sono tantissime persone che vivono e lavorano all’estero ma che in occasione delle feste tornano a casa, approfittano per ritrovarsi e con l’occasione festeggiano il Natale insieme a parenti e amici. Gli chiediamo anche se questa cittadina è ricca e ci risponde che si, proprio perché tanta gente lavora all’estero. Peró questa spiegazione non ci convince molto, perché anche all’estero, se non sei un grosso dirigente o un professionista, difficilmente ti puoi permettere automobili di questo genere. {NDR: Ci verrá spiegato in seguito che molte persone che vivono soprattutto negli Stati Uniti, ma anche in Spagna, non sono altro che trafficanti di droga… Così almeno un mistero è svelato!} Dopo cena andiamo a nanna, anche perché domani dobbiamo fare un pó di chilometri! 18 Dicembre 2006 – Lunedí ( Barahona – Laguna de Oviedo – Los Patos – Barahona) Alle 9:00 l’allegra famiglia Grignani è seduta su un guagua che percorre la costa della penisola di Perdenales, verso Oviedo. Il primo guagua ci porta fino a Paraiso. A Paraiso ci beviamo una bella cerveza Presidente e poi aspettiamo un altro mezzo. Passa un motorino con una coppia e lui ci chiede: “Vous etes francais?” “No – rispondiamo – nous sommes italiens”. Al che frena, gira il motorino e ci raggiunge. È italiano anche lui, si chiama Daniele, ha una moglie Dominicana e vive qui da quindici anni. Esattamente a Los Patos, dove dovremmo passare nel pomeriggio. È stupito, perché di solito incontra solo francesi che viaggiano alla maniera nostra. Gli spieghiamo che, in effetti, volevamo noleggiare un’auto da queste parti, ma non ne abbiamo trovate. Ci chiede se abbiamo il repellente per gli insetti, dato che andiamo sulla laguna di Oviedo. (No… lo ho dimenticato!). Ce lo va a prendere a casa e… poi rincorre il ns. Guagua, che nel frattempo ci ha caricati, e… Ce lo passa dal finestrino! Qui si respira l’aria del Sud America!!! Oggi al posto del cane, sul bus, c’è un gallo, ma ha il suo proprietario. Passiamo dalla cittadina di Enriquillo, graziosa. Vediamo anche il mercato alimentare. C’è anche un piccolo stadio per il combattimento dei galli! In giro per Enriquillo perdiamo almeno un quarto d’ora perché questo guagua deve essere addetto anche alle consegne di pacchi e merci varie. In teoria la corsa sarebbe dovuta terminare qui, ma dato che è salita un’altra coppia che deve andare ad Oviedo, il conducente decide di portarci! GRAZIE! Ci porta proprio fino alla biglietteria dell’ingresso del parco {NDR: Forse aveva paura che ci perdessimo…} Il parco appare molto bene organizzato e pulito. Peccato che oltre a noi non ci sia nessuno altro visitatore. Alle 11:30, assoldata la ns. Guida, partiamo per il tour della laguna in barca. Il tempo è brutto e tira anche vento. Le acque della laguna sono increspate. Prima tappa l’isola delle Iguane. Graziosi animaletti mangia-foglie, che ci seguono pure! Io ho lasciato il repellente sulla barca per cui i mosquitos fanno in tempo a divorarci. Saliamo anche sul Mirador ma il tempo è bruttino… La seconda tappa è vicino ad un isolotto (nella laguna ce n’è decine), dove si radunano i fenicotteri rosa. Loro sono lí che ci aspettano e, quando battiamo le mani, si alzano elegantemente in volo. L’ultima tappa invece è sull’isola della Cueva dei Tainos (grotta degli indigeni). Avanziamo nella giungla, abbastanza circospetti… La cueva altro non è che una piccola grotta dove sono stati reperiti alcuni pittogrammi dell’epoca tainos (che risalgono a circa 700 anni fa…). Alle 13:30, ci riportano a riva, tutti bagnati e infreddoliti perché il vento era così forte da spruzzarci tutta l’acqua delle onde addosso. Ci sistemiamo alla parata del guagua (ci hanno detto che ce ne sono tanti…) ma alle 14:00 non ne è ancora arrivato nessuno… Alle 14:05 ne passa uno stracarico, con i passeggeri attaccati sia dietro che alle portiere… BELLO… e adesso? Ci dicono che il prossimo guagua è alle 15:00. Andiamo in uno spaccio alimentare e compriamo le Casabe, panini dell’antica tradizione Tainos, fatti con la farina di manioca (tapioca), due birre e della coca cola perché l’acqua non ce l’hanno. Chiacchieriamo un pó con dei ragazzini che stanno lì alla fermata (ma non aspettano il bus, passano solo il tempo). Regaliamo un pó di penne ai bambini piú piccoli che stanno giocando per strada. Giocano con dei giocattoli molto umili. Ma si divertono lo stesso. Alle 15:00 passa un altro bus stracarico ancora più del primo. Ci spiegano che oggi a Perdenales c’era il mercato Haitiano e perció i bus sono pieni. Capito… Ma noi? Alle 16:00 mi risulta che c’è l’ultimo guagua… E se è pieno anche quello? IDEA! Proviamo a fare l’autostop. Sará dura perché i veicoli che passano sono pochi e oltretutto anch’essi giá quasi tutti pieni. Ma invece, dopo il quinto tentativo andato a vuoto, si ferma un pick up e ci raccoglie! Ci porta fino ad Enriquillo: da li ci sono molti più guagua, ci rassicura.

Il pick up corre… e noi balzelliamo sul pianale. La gente per strada quando ci vede ride… forse non hanno mai visto dei turisti sul pick up? Quando ci fa scendere alla fermata del guagua per Barahona, proviamo a dargli dei soldi, ma non li vuole, anzi, per poco si offende! Alle quattro e mezza arriviamo a Los Patos e cerchiamo Daniele, l’italiano incontrato stamattina. Ha un ristorantino, su questa spiaggetta davvero incantevole. Dice che non pensava di vederci più… {NDR: E ha ragione!} I bambini ordinano un pesce arrosto e noi una birra. Intanto chiacchieriamo e facciamo delle foto. La spiaggia non è di sabbia ma di ciotoli ma quello che è pittoresco è il rio che, prima di sfociare nel mare, forma una piscina naturale di incredibile bellezza! È invitante per un bagno ma l’acqua è veramente gelida.

Daniele ci racconta la sua storia, a me fa un pó di tristezza. Poi parliamo della zona di Perdenales. Non c’è molto turismo da quanto ci è sembrato di vedere e lui ce lo conferma. Vivono soprattutto del turismo Dominicano. C’erano anche dei resorts qui, fino a qualche anno fa, ma hanno chiuso i battenti. Gli raccontiamo del nostro programma di viaggio, gli spieghiamo che domani vorremmo andare al lago Enquirillo… Ma lui non ci da un ottimo quadro di Enquirillo… ci dice addirittura che è più bella la Laguna di Oviedo!(?!?). Al calar del sole ci avviamo sulla strada per prendere un guagua. Pensa se non ce ne fossero piú? … ma invece passa e ci carica. È anche pieno di gente simpatica e cordiale. C’è una bella musica, anche se l’ultimo cliente che sale la fa cambiare con una serie di tanghi sdolcinati. Arriviamo in albergo piuttosto stanchi. Siamo anche pieni di morsicature di zanzare. Facciamo una doccia (gelida perché lo scaldabagno si è rotto), ci cambiamo e usciamo a cena. Stasera non abbiamo voglia di camminare fino in fondo al paese per cui ci fermiamo nella zona caotica dei baretti di ieri sera, che stasera per altro non è più così sovraffollata! Per domani abbiamo 2 alternative: o spostarci con un guagua a La Descubierta, visitare il parco nazionale del Lago Enquirillo e poi fermarci lí a dormire, oppure dirigerci direttamente a Jarabacoa e saltare la zona del lago. Chi ci convince definitivamente sono i due tedeschi, che incontriamo al rientro in albergo. Loro sono appena tornati dall’escursione sul Lago Enquirillo, e la descrizione che ci fanno del Parco Nazionale è così simile a ció che abbiamo visto oggi sulla Laguna di Oviedo (a parte i coccodrilli che per altro non hanno nemmeno avuto la fortuna di vedere) che non abbiamo alcun dubbio: rinunciamo ad andare nella zona di Enquirillo e stiamo una notte di più a Jarabacoa. Quindi domattina si torna a Santo Domingo! 19 Dicembre 2006 – Martedí ( Barahona – Santo Domingo – Jarabacoa) Ci svegliamo con delle bolle sulle gambe da far paura. Ci siamo grattati tutta la notte e stiamo impazzendo dal prurito. Mi ricorda l’effetto fly-sand (le pulci della sabbia) di Cuba. Che siano state parenti loro? Scendiamo di buon’ora a far colazione, anche perché qui ci vuole almeno mezz’ora.. Il conto l’abbiamo già pagato poiché si pagava in anticipo. Facciamo una foto alla splendida alba sul mare e poi ci avviamo! Alla stazione dei bus discutiamo se prendere un guagua o il bus della Caribe Tours. Io opto per il guagua, sia perché la Caribe parte fra un’ora e mezza… e sia perché ha l’aria condizionata che personalmente non sopporto… Ma alla fine anche questo guagua, espresso per Santo Domingo, ha l’aria condizionata e anche fortina… Per strada ci fermano ad un sacco di posti di blocco (all’andata non è successo). Ci spiegano che controllano non ci siano Haitiani… Certo che non si capisce come controllino, perché si limitano soltanto a guardare le persone in volto: gli haitiani avranno delle sembianze così diverse?? Il nostro autista guida con molta prudenza (pensare che quando l’ho visto così giovane, temevo corresse all’impazzata…).

Dopo la solita fermata alla “Parada Donde Hai Todo”, per toilette e merenda, alle 12:00 entriamo in Santo Domingo. Il conducente ci fa scendere direttamente alla stazione della Caribe Tours, da dove alle 13:30 parte il bus diretto per Jarabacoa (gli orari citati sulla Lonely Planet sono perfetti!). Il bus della Caribe ha anche il televisore e la toilette. Ma non ha l’ambiente la coreografia che c’è sui mezzi pubblici che abbiamo preso fino ad ora. Alle quattro del pomeriggio precise arriviamo a Jarabacoa. Prima cosa da fare è cercare una sistemazione, ma con calma. Ci sediamo in un bar, beviamo qualcosa e intanto consultiamo la guida. Andiamo a vedere l’albergo Brisas de Jaque, lì in centro, bellino, ma è pieno! La signora della reception, molto gentile, telefona per noi al Gran Jimenoa. Pensavo fosse più caro, invece il prezzo è di 50 usd a camera con colazione. Perfetto. Prendiamo un taxi (perché l’albergo si trova a qualche chilometro dal paese) e andiamo a vederlo. Bellissimo. Non tanto le stanze, che comunque sono belle, ma quanto l’ambiente. L’albergo si trova in mezzo al verde, ha una bella piscina ed è molto ben tenuto. Il ristorante è una favola, disposto a terrazza proprio sopra il rio, tanto che sui tavoli più prossimi alle rapide, c’è un tale rumore che si riesce a comunicare a stento. Prendiamo due camere, anche se una era forse sufficiente, visto che ci sono due letti matrimoniali per stanza. Non ci sono zanzariere quindi deduco che non ci sono nemmeno zanzare. Zanzare no, ma i bambini trovano subito una rana piccolina in camera… (e come avrá fatto a salire al 2 piano?) La butto in piscina dalla terrazza e lei saltella e sguazza felice. Chiediamo alla reception se possono procurarci una macchina a noleggio (almeno qui ci sarà?). C’è ed anche a buon prezzo. Ci portano una Honda CRV per 45 usd al giorno! “Bueno”! Non ci chiede né caparra né carta di credito… forse perché l’ha prenotata l’albergo?! Alla sera, dato che abbiamo anche l’auto, andiamo a cena in paese! Facciamo due passi per il centro. Ordinato e grazioso, la grande piazza centrale ricorda un pó le cittadine messicane e ci sono tanti locali.

Ci fermiamo in un supermercato per comprare qualcosa. Lí c’è un gruppo internazionale di giovani e meno giovani. Stanno cantando in coro canzoni natalizie e brindando con tutte le persone ed i dipendenti del supermercato, a base di thé e biscottini salati. Sono dell’organizzazione Don Bosco. Offrono il the anche a noi! Ceniamo al ristorante Galeria, nella piazza centrale. Io ordino un piatto di riso alla Dominicana (una specie di paella al gusto asiatico), che basterebbe a sfamare quattro persone.

20 Dicembre 2006 – Mercoledí ( Jarabacoa – Costanza – Jarabacoa) Sveglia alle sette e colazione sul rio! Il tempo è splendido, nonostante ieri sera diluviasse. Colazione a base di puré di patate e uova, poi si parte. La prima tappa è alle cascate di Jimenoa Dos. Gli unici turisti, oltre a noi, sono tre russi! Il posto è stupendo e il paesaggio idilliaco. Alle cascate si accede percorrendo una serie di ponti sospesi. La cascata (il “salto”), di circa 50 metri, precipita in una piscina naturale molto invitante, ma dove l’acqua é veramente gelida, per cui soprassediamo all’idea di un bagno… Terminata la visita alle prime cascate, partiamo per Costanza, riservandoci di visitare le altre due questo pomeriggio, al ritorno da Costanza se avanza tempo. Lasciando Jarabacoa, dopo i primi chilometri, la strada diventa pessima. Meno male che abbiamo noleggiato un fuoristrada. La strada, teoricamente, potrebbe essere percorsa con qualunque mezzo, ma anche con la jeep, si procede a velocitá ridotta. Il paesaggio peró è incantevole! Paesaggio rupestre e in parte montano. La guida della Lonely Planet dice che ricorda le alpi svizzere… ma per questo paragone credo si debba possedere una fantasia piuttosto accesa!! Ci fermiamo in un paesino molto carino, con tutte le case colorate. Immerso nel verde e contornato da vallate e montagne. Sostiamo per fare alcune diapositive e, da una casa molto graziosa con tanti fiori nel giardino, esce una signora che approfitta per chiederci dei soldi per comprare i vestiti alla sua bambina. Dalla cittadina di Rio ricomincia la strada asfaltata. Costanza giace in una vallata coltivata a fragole, insalata e aglio. Di questo se ne percepisce addirittura l’acre odore. Facciamo due passi in cittá che peró, al di lá del panorama sulle colline punteggiate da molteplici ville residenziali, non ha gran che da offrire al visitatore. Cerchiamo… I giapponesi {NDR: sarebbe divertente fotografare un giapponese che coltiva i campi qui in Dominicana} poiché, all’epoca del dittatore Truillio, una colonia di giapponesi aveva ritirato dallo stato dominicano appezzamenti di terreno agricolo a prezzi favorevolissimi, i quali diventarono in breve molto fiorenti! Ma i giapponesi se ne sono andati diversi anni fa. Non è rimasta nemmeno una famiglia. Per pranzo ci fermiamo al ristorante Aguas Blancas. Il servizio é particolarmente lento cosí perdiamo almeno un paio d’ore. In compenso facciamo una piacevole chiacchierata con un dominicano molto simpatico e cordiale e mangiamo un’ottima faraona (guinea) al vino rosso! Alle 15:30, sulla strada del ritorno, ci fermiamo in un paesino a caricare una coppia che chiedeva un passaggio. Lui è il medico del paese, dominicano di Santiago, e lei è la sua fidanzata americana, della Louisiana. In macchina cantiamo pure (… Despues que pasa il temporal… ) ma cantiamo per poco perché ad una curva, alcuni boscaioli ci fanno cenno di fermarci. Abbiamo una gomma a terra! BELLO!!!! Cerchiamo il cric (el gato), ma non lo troviamo… La chiave a croce invece non va bene per i bulloni della ruota di scorta. E adesso?? No problem! Fermiamo un paio di veicoli finché non troviamo una chiave di misura giusta! Il cric invece ce lo prestano i boscaioli ma, siccome è del camion, sotto la nostra macchina non ci passa! Ma il problema è subito risolto: i boscaioli sollevano di peso la jeep e la piazzano sopra il cric! Troppo forte, io filmo la scena… intanto mi offrono un trago di Rum! GRACIAS. Dopo una buona mezz’ora e dopo aver distribuito mance a destra e sinistra, ripartiamo ma, quando arriviamo sulla strada asfaltata di Jarabacoa, ci accorgiamo che lo sterzo balla il merengue e la ruota oscilla paurosamente (non è della dimensione giusta!). Ci fermiamo presso un distributore e facciamo chiamare quello del noleggio. Dato che sono giá quasi le cinque, rinunciamo alle altre due cascate e ci facciamo riportare direttamente in albergo. Giochiamo un paio di partite a biliardo e prendiamo un aperitivo. Stasera ceniamo in hotel. Fa quasi freddo sul rio, cosí mettiamo delle felpe {NDR: l’unica volta che ci sono servite in tutto il viaggio!}. Siamo gli unici clienti e ci godiamo in pieno questo angolo di rio, a noi completamente riservato. 21 Dicembre 2006 – Giovedí ( Jarabacoa – Santiago – Puerto Plata – Sosua) Dopo colazione prendiamo un taxi per andare alla stazione dei bus. Fa freddo, ma nonostante ció il taxista ha l’aria condizionata al massimo! Alle 8:30 siamo giá su un guagua per La Vega. Il guagua è piccino (15 posti) e siamo in 18 piú i nostri zaini, per i quali per la prima volta ci hanno fatto pagare anche il biglietto! Lasciamo Jarabacoa, la sua splendida natura, la sua tranquillità, la sua pulizia e ordine. Qui non abbiamo notato molta povertá, probabilmente la fiorente agricoltura della zona ed una buona industria turistica che funziona tutto l’anno, grazie anche al turismo dominicano, fanno la fortuna di questo posto. Adesso vedremo la costa settentrionale! A la Vega cambiamo mezzo e ne prendiamo uno per Santiago. Anche questo è piccolo e sovraffollato. E anche qui ci fanno pagare i biglietti per la “maleta”. A Santiago, il guagua praticamente fa tutto il giro della cittá. La cittá di Santiago, che è considerata la seconda capitale della Dominicana, appare pulita, ordinata e moderna, soprattutto il centro. Ci sono belle case e modernissimi palazzi. Poca confusione e negozi all’europea. Ci fanno poi cambiare guagua, per andare alla stazione dei bus “Javilla”, da dove partono i mezzi per Puerto Plata. La “Javilla” è una società abbastanza grossa… infatti esistono anche i biglietti! Anche questo guagua è pieno ma è abbastanza grande e comodo. Minacciosi nuvolosi neri si affacciano all’orizzonte. A Puerto Plata, che appare una cittá mezza abbandonata, disordinata, caotica e sporca (per lo meno nella periferia) ci lasciano sulla statale, dove prenderemo il guagua per Sosua. È il quinto della giornata. Non facciamo nemmeno in tempo a scendere che ci caricano praticamente di peso su uno scassatissimo pulmino giá pieno di gente. Alle nostre proteste non fanno neanche caso. Matteo è sommerso dagli zaini… Io invece ricevo un trattamento speciale! … Infatti Carlotta ipotizza che al compare del conducente piaccia la mamma! Arriviamo a Sosua, dove quello del guagua mi aiuta anche ad attraversare la strada (forse aveva ragione Carlotta?). Dopo 400 metri a piedi arriviamo alla pensione Anneliese, prenotata su Internet. I nuvoloni sono sempre minacciosi ma per ora non piove! La pensione è graziosa, ha una piscina ed anche una bella terrazza, da cui si gode una bellissima vista sull’oceano. C’è un pó di disordine al bar ma probabilmente non avranno ancora pulito. L’accoglienza non è delle migliori in quanto non ci accompagnano nemmeno alle camere, ci danno le chiavi e noi ce le cerchiamo. Nel complesso peró, sembra una buona scelta. Le camere sono molto spaziose. Matteo lamenta la presenza di qualche insettino in camera ma niente di tragico! Andiamo a mangiare al Water Front, che è lí vicino, e da cui si accede alla spiaggia Alicia. La spiaggia Alicia è bellissima ma è completamente priva di qualsiasi servizio, tipo lettini, bar, etc., per cui decidiamo, di comune accordo, che dopo pranzo ci sposteremo a Playa Sosua. A pranzo non mangiamo benissimo e inoltre spendiamo anche parecchio. Per andare in spiaggia attraversiamo il centro di Sosua che è grazioso, con tanti negozietti e localini. La spiaggia è particolare e orlata di tantissime palme. Si estende per circa un chilometro di lunghezza ed è fiancheggiata da una serie interminabile di negozietti, bar e piccoli ristoranti! Ci offrono dei lettini ma ci chiedono la cifra di 60 pesos a testa che, se fosse per tutto il giorno andrebbe bene, ma sono giá le 16:30 e fra poco cala il sole… Cosí ci limitiamo a sederci in un bar a bere qualcosa.

Facciamo anche un bel bagno. Il mare è un pó mosso. Non molto in effetti, ma basta a rendere l’acqua un pó torbida, cosí io picchio subito un piede contro una roccia che non avevo visto! Verso le cinque, Matteo ed io decidiamo di fare un’accurata perlustrazione di tutti i ristoranti-bar della spiaggia per scegliere un posto “giusto” per domani. I prezzi variano enormemente da un locale all’altro. I menú invece sono sempre gli stessi. L’ultima parte della spiaggia verso Ovest è piena di locali un pó ambigui e con donne a volontà. Per cui torniamo indietro. Troviamo anche un ristorante italiano, gestito da una bolognese. Si è messo a diluviare, pertanto siamo costretti a ripararci lí sotto. Un ragazzo milanese ci spiega che è venuto qui due anni fa in vacanza e si è fermato. “E che lavoro fai?” , gli chiediamo. “Faccio lavorare gli altri – ci risponde – questo è un paradiso!”. A noi non sembra proprio un paradiso… ma non approfondiamo, inoltre non abbiamo nemmeno capito di cosa si occupi. Un altro giovane italo-canadese ci spiega invece che in Dominicana è sufficiente mettere un pó di soldi in banca e con gli alti interessi che ti danno riesci a mantenerti piú che bene. Noi abbiamo dei grossi dubbi in proposito ma, in tutti i casi, non è un nostro problema. La pioggia non accenna minimamente a diminuire per cui decidiamo di affrontarla, al massimo ci bagniamo un pó… Ma lungo la strada la pioggia diventa torrenziale, rivoli di acqua scendono verso il bagnasciuga trascinando con sé arbusti, pietre e fanghiglia. Arriviamo dove avevamo lasciato Giampaolo e Carlotta (che nel frattempo si sono riparati all’interno del ristorante) completamente fradici! Per domani, Matteo ed io di comune accordo, abbiamo scelto il ristorantino di Miriam! Sono dominicani, simpatici e si trova su un bel tratto di spiaggia.

Rientrando in albergo Giampaolo propone di fare una tappa all’albergo Piergiorgio, di proprietá di uno stilista italiano e che, pare sia un gioiello d’architettura. L’albergo, esternamente in stile vittoriano, è in effetti molto bello. Decidiamo di prendere un aperitivo sulla terrazza. Matteo giustamente ci fa osservare che non siamo proprio vestiti in sintonia con il luogo ma… nel frattempo ricomincia a diluviare pertanto non abbiamo altra alternativa se non quella di entrare! Alle sette arriviamo alla nostra pensione. Il bar è ancora tutto in disordine, decine di bottiglie di birra vuote, portacenere stracolmi di mozziconi… ma qui non pulisce nessuno? Intanto Giampaolo urla dal bagno che non c’è l’acqua. Vado a cercare la proprietaria che mi informa che purtroppo si è rotta la pompa. Bene. E per lavarsi? E per lo scarico del water? … Ci dá dei secchi pieni d’acqua, attinti da un oscuro pozzo in cui non oso pensare cosa ci possa essere dentro… Giampaolo si innervosisce, io invece lancio l’idea di lavarci in piscina! Cosí, dopo qualche minuto, l’allegra famigliola Grignani si ritrova tutta insieme, in piscina, al buio (non c’è la luce in giardino?). Ci spogliamo anche, tanto non c’è nessuno che ci vede… Alle otto e mezza andiamo a cena. Carlotta sceglie un ristorante francese “A La Vache”, perché le piace l’ambiente, il colore e le decorazioni. E’ appena stato aperto da una coppia francese di Montpellier. Bhé, io non volevo andarci, data la mia fissazione con la cucina locale, ma abbiamo mangiato divinamente! (Personalmente ho mangiato un fagottino di rognoni di vitello che valeva almeno 3 stelle della guida Michelin). Dopo cena facciamo due salti in discoteca ma andiamo a nanna presto. Domani giornata di spiaggia e mare!!!! Al rientro alla pensione, caccia al topolino, infiltratosi nella stanza dei ragazzi! Ma riusciamo a buttarlo fuori in pochi minuti. 22 Dicembre 2006 – Venerdí ( Sosua) Alle 8:00 mi sveglio. Il tempo è pessimo e diluvia. Tanta acqua fuori e niente acqua in camera! Tutti dormono, esco dalla camera e vado a vedere se qualcuno è disponibile a farmi un the. C’è la mamma della proprietaria che si scusa per la mancanza dell’acqua, e mi rassicura che verso le 10 del mattino ci sará. Il marito della figlia è andato a Santo Domingo a comprare una pompa nuova. Mi chiede se abbiamo sentito i tuoni questa notte… Tuoni?!… io non ho sentito nulla. Mi dice che ce n’è stato uno che ha fatto persino vibrare i muri… (forse esagera)! Scopro che le proprietarie (sia la mamma che la figlia) sono tedesche… non lo avrei mai detto: sembrano delle vere dominicane… soprattutto a giudicare da come tengono le aree comuni. Nella zona bar (che è ancora tale e quale a ieri mattina) scambio due chiacchiere con un ragazzo coreano che si lamenta di non potersi fare la doccia. Gli consiglio di spostarsi qualche metro al di fuori della tettoia e fare una doccia “natural”!! Giampaolo si sveglia e facciamo colazione. Lasciamo dormire i pargoletti… tanto con questa pioggia incessante cosa puoi fare?! Giampaolo mi conferma che stanotte ci sono stati dei tuoni pazzeschi di cui uno eclatante… pensava mi svegliassi ma non ho dato segni di vita… Anche i figli hanno passato un paio d’ore svegli a causa dei tuoni… (che stia diventando sorda?). Dato che il tempo è cosí brutto decidiamo di prendercela con comodo. Facciamo un pó di spesa e cerchiamo una lavanderia per rendere riutilizzabile qualche capo d’abbigliamento… Poi decidiamo di comune accordo di andare in spiaggia lo stesso. Il Museo ebraico non ha voglia di visitarlo nessuno e di andare a Cabarete sotto il diluvio non ci pensiamo neppure. Cosí i quattro pellegrini arrivano a Playa Sosua verso mezzogiorno, sotto l’acqua e in mezzo a fanghiglia e macerie, causate dal temporale di stanotte! La spiaggia è deserta. É persino chiusa la stragrande maggioranza dei negozi e ristoranti. Ma il nostro ristorante “El Coco Rico”, di Miriam, è aperto! Ha smesso un pó di piovere e ci preparano un tavolino con ombrellone (in questo caso anti-pioggia) sulla spiaggia. Ci coccolano per tutta la giornata. Ci portano da bere sulla spiaggia, ci cambiano i portacenere, ci cucinano gamberoni ed aragoste. Ci preparano anche il coco loco, la pina colada… preparata nell’ananas intero con la polpa a pezzettini… E VAII!!! Fra scrosciate d’acqua, bagni in mare e cocktail sudamericani, giungiamo presto al tramonto ma, prima di concludere la giornata mi faccio una scorpacciata di ostriche comprate da un venditore ambulante in spiaggia! Piccole ma gustosissime. Al momento di pagare il conto ci accorgiamo di non avere soldi a sufficienza (dejavu!) pertanto mi offro di andare alla pensione a prenderli. Dopo una cinquantina di metri peró sopraggiunge un acquazzone pazzesco quindi ritorno indietro zuppa d’acqua! Dopo cinque minuti ripartiamo (viene con me anche Carlotta) ma anche stavolta ci sorprende un diluvio esagerato! La spiaggia diventa nuovamente un rio. Che facciamo? Prendiamo un motoconcho, che, velocemente ci porta alla pensione e ci riporta indietro fra pozze e rivoli d’acqua. Per distrarci dalla pioggia, in moto, cantiamo a squarciagola canzoncine russe. (Ci avranno preso per matte!?… o forse per russe?).

Alla sera, dopo una bella doccia (c’è l’acqua!), andiamo a mangiare in un ristorante specializzato in grigliate di carne, ma dove sono piú buoni i gamberoni. Una partitina a biliardo e poi andiamo tutti in discoteca. La musica in discoteca, come al solito, è a base di merengue, salsa e baciata… ma d’altronde non dobbiamo dimenticarci che siamo a Santo Domingo. C’è anche una dominicana che balla in maniera direi quasi pornografica. È di gusto molto discutibile e volgare. Poi arriva un gruppo di turisti di un all inclusive di Cabarete e l’ambiente si anima. Alle 2:00 andiamo a nanna.

23 Dicembre 2006 – Sabato ( Sosua) Ci svegliamo con un tempo splendido! Un sole stupendo ed un cielo cosí limpido da confondersi con l’azzurro del mare. Decidiamo di rimanere ancora un giorno qui e di farci finalmente una giornata di mare! Ritorniamo alla spiaggia Sosua e ci risistemiamo al ristorantino di ieri, per la gioia dei gestori.

Oggi la spiaggia è piena di gente ma anche di venditori ambulanti. Ci sfileranno davanti agli occhi per tutto il giorno: ostriche, gamberi, vongole, banane, cocchi, ananas… etc. Passiamo la giornata fra bagni di mare e di sole. Matteo e Carlotta fanno un giro con il “tube” ma cadono continuamente in acqua… Sulla spiaggia incontriamo il ragazzo coreano che abbiamo conosciuto ieri in albergo. Ha 22 anni e studia in Canada. È qui in vacanza da solo. Chiacchieriamo un pó e poi, con Matteo e Carlotta, giocano con la sabbia. Fanno i castelli, le sculture, si seppelliscono… Insomma si divertono! Pranziamo sempre al Coco Rico e chiacchieriamo a lungo con il fratello di Miriam. È molto gentile e simpatico. Il coco-loco lo chiama cocco con vitamina e la pina-colada la definisce ananas con vitamina! Verso sera Carlotta fa amicizia con il ragazzo che conduce la banana boat. Ha 18 anni, è diplomato ma come lavoro ha trovato solo questo. Ha peró dei progetti e noi gli auguriamo di riuscire a realizzarli. Gli chiediamo poi se ci porta in barca alla Playa Alicia (dove c’è la nostra pensione) cosí proviamo anche l’ebbrezza di arrivare via mare! Infatti ci divertiamo! E, quando sbarchiamo a Playa Alicia ci accoglie il nostro amico coreano. Ci dice che è sceso a vedere chi arrivava mai in barca a quell’ora… Ma noi no?! CLARO CHE SI! Dopo una doccia veloce andiamo tutti, separatamente, in paese a comprare i regali di Natale che, domani sera, ci scambieremo durante la cena, alla maniera dominicana! “Con tanto di discorso personalizzato” – cosí ha deciso Carlotta! A cena ritorniamo al ristorante la Roca per un buon filetto (forse il pesce comincia a stancarci?). Dopo cena peró facciamo solo una partita a biliardo e andiamo a letto, perché domani ci aspetta un trasferimento molto lungo. 24 Dicembre 2006 – Domenica ( Sosua- Rio San Juan – Las Terrenas) Sveglia alle 6:30. Niente colazione perché le tedesche non hanno ancora comprato il pane. Ci beviamo un the e ci avviamo verso la statale per prendere un guagua. Il guagua ci avvista da lontano e ci carica stipandoci bene bene insieme ai nostri zaini! Su questo pulmino da 13 posti saremo almeno una ventina di persone! Ci chiedono 500 pesos fino a Rio San Juan. 15 dollari, che mi sembrano un pó eccessivi dato l’affollamento… A metá strada ci fanno cambiare guagua, anch’esso pienissimo! Siamo stipati come bestie, con gli zaini addosso e le gambe incastrate negli schienali di fronte. Sará che qui i guagua sono piccoli o sará che oggi è la vigilia di Natale ma fin’ora non ci era mai capitato di viaggiare cosí. Comunque siamo sempre piú comodi noi di quelli appesi fuori dal bus… Arriviamo a Rio San Juan (che non è nemmeno a metá strada tra Sosua e Las Terrenas) e, scaricati tutti i passeggeri al capolinea, l’autista ci fa una proposta: per 1500 pesos ci porta a Las Terrenas. Ci guardiamo tutti in faccia e, se l’alternativa è di viaggiare ancora in questo modo… Claro che si! Accettiamo, cosí proviamo anche l’esperienza del “Rent a Guagua”! La strada passa tra centri turistici e paesi alquanto poveri. Per le strade ci sono decine di bancarelle di frutta e verdura, carri stracolmi di palmitos, macellerie e maialetti giá arrostiti! È la Navidad! Il guagua rentado corre come un treno… l’autista non è nemmeno giovane ma in effetti, non avendo il contachilometri funzionante, probabilmente non si rende conto. Nella zona di Nagua nemmeno la costa è interessante, il mare non è pulito, ha un tetro colore che vira al marroncino, forse a causa dei tanti rii che sfociano in questa zona. Qui ci sono anche molte risaie ed il paesaggio potrebbe ricordare la pianura padana, se non ci fossero le palme a fare da sfondo. Verso le 11:00 giungiamo nella penisola di Samaná. Il tempo, improvvisamente si trasforma da bellissimo in pioggia scrosciante! Si devono chiudere i finestrini al volo (quello di Carlotta con la pinza perché non ha la manovella). Dalla statale ad un certo punto, schivando cani e buche, il pulmino prende la deviazione per Las Terrenas e, come per incanto, il paesaggio da pianeggiante diventa collinare, anzi montagnoso. La strada si inerpica tra tornanti e curve in mezzo ad una vegetazione splendida. Foreste di palme e giungla. Arriviamo in un paesino polveroso: siamo a Las Terrenas. L’autista non conosce il nostro albergo (è il Viva Samaná, dove abbiamo prenotato per Natale) ma noi gli diciamo di non preoccuparsi, prendiamo un taxi. Quanto mai?! Se avessi saputo che ci chiedevano 15 usd per percorrere 5 chilometri… piuttosto li avrei dati a loro!!! Il Viva Samaná al nostro arrivo appare deserto…

L’accoglienza è simpatica e gentile, anche se non molto professionale. I clienti italiani qui sono in netta minoranza ma in compenso l’animazione, in confronto al Viva Dominicus è formata da parecchi ragazzi italiani, anche simpatici e gentili. La camera ce la daranno alle 15:00, come al solito, quindi andiamo prima a pranzo. Finito di pranzare (al ristorante il servizio è una pena…), ci danno la chiave della stanza ma, gli asciugamani da spiaggia non ci sono piú (pazienza usiamo i nostri), la chiave doppia non possono darcela, il braccio della doccia è rotto, la lampadina del terrazzo è bruciata… Qui sono tutti simpatici, gentili, amichevoli… ma organizzazione zero! La camera in compenso è molto bella. Ha due letti doppi a piano terra ed un letto matrimoniale in un soppalco in mansarda, possiede inoltre una splendida terrazza fornita anche di divano. Peccato che qui ci stiamo solo due giorni. Il mare è molto bello. Il tempo è cosí cosí… Ma sapevamo che su questa parte di costa il mese di Dicembre non è il periodo piú indicato. Al pomeriggio ci sollazziamo sulla spiaggia, poi facciamo lezione di merengue. Aperitivo al tramonto e poi ci prepariamo per la serata di Natale. Quando arriviamo al ristorante, lo spumante promessoci è finito! Il buffet è molto bello e ricco, il servizio invece è sempre penoso. Il vino (come al Viva Dominicus) è imbevibile, per cui ordiniamo una bottiglia a pagamento! Alla fine della cena ci scambiamo i regali alla maniera Dominicana e ci divertiamo un sacco! Poi c’è lo spettacolo di danze a teatro. Sono anche bravi ma io ho sonno e mi addormento (si vede che il teatro mi concilia il sonno). Per mezzanotte, gli animatori hanno allestito in spiaggia un presepe animato. Veramente molto bello. Poi, sempre sulla spiaggia, si balla il merengue e la salsa. All’una decidiamo di andare a nanna anche se la Carlotta vuole rimanere a vedere la gente che balla. Quando arrivo in camera peró trovo la stanza al gelo poiché hanno lasciato l’aria condizionata a 15 gradi!! Pertanto me ne ritorno in spiaggia, dove con Carlotta balliamo un pó di latino americano (lei è bravissima!).

25 Dicembre 2006 – Lunedí ( Las Terrenas) Alle 8:30 mi sveglio, me preparo un buon the che bevo sulla terrazza e aspetto che si svegli Giampaolo per fare colazione. Anche a colazione il servizio è carente. Le sdraio in spiaggia sono giá finite ma in compenso oggi ci sono gli asciugamani! Alle 11:00 arriva una barca in spiaggia dalla quale scende Babbo Natale, con un sacco pieno di doni per i bambini! Al pomeriggio, il tempo diventa splendido e riusciamo anche a recuperare delle sdraio. Pura Vida! Verso sera conosciamo degli ungheresi che sono qui in vacanza e chiacchieriamo un pó con loro. Quando ci ritiriamo scopriamo che non ci hanno nemmeno rifatto le camere, la luce del terrazzo è sempre bruciata ed il braccio della doccia è sempre rotto! Allora mi arrabbio e vado a discutere alla reception! Verso le 20:00 si scatena il servizio assistenza, vengono a rifarci le camere, ci riempiono il frigo bar, riparano doccia e luci (peccato che domattina partiamo!). Dopo cena Giampaolo ed io ci sdraiamo sui lettini in spiaggia e… Ci addormentiamo! Ci svegliamo infreddoliti e raggiungiamo i nostri figli in discoteca, dove facciamo tardi! Domani dobbiamo trasferirci dall’altro capo della penisola e non sappiamo ancora in che modo… L’albergo che abbiamo prenotato per domani sera non risponde al telefono… e non sappiamo nemmeno esattamente dov’è! 26 Dicembre 2006 – Martedí ( Las Terrenas – Limon – Samaná) Ci svegliamo tardi pertanto non riusciamo a prendere la navetta gratuita dell’hotel che parte alle 9:00. Pazienza… sborseremo altri 15 usd di taxi per quei 5 km. Fino a Las Terrenas. Ma invece non sará cosí, perché al momento del check out, quello della navetta dell’Hotel ci chiede se abbiamo giá un mezzo di trasporto e dove andiamo… Dopo una seria trattativa ci accordiamo per 45 usd fino all’albergo di Samaná, che poi non è a Samaná ma è fra Samaná e Las Galeras! {NDR:d’altronde 15 usd li avremmo spesi solo fino a Las Terrenas e non c’è nemmeno da discutere perché anche i ragazzi dell’animazione ci hanno detto che se perdono la navetta devono pagarsi di tasca propria i 15 usd. A Samaná, o perlomeno in questa zona, i taxi sono veramente cari!}. Attraversando la cittadina di Las Terrenas, proviamo la stessa sensazione dell’altro giorno: una cittadina polverosa, non particolarmente interessante e disordinata. Passiamo dalla zona delle Cascate di Limon, che peró non andiamo a vedere poiché a piedi ci vuole troppo tempo e la maggior parte della nostra famiglia non monta a cavallo!! Alle 11:30 siamo ancora sulle strade interne della penisola di Samaná, dove il paesaggio è bellissimo e la natura lussureggiante! Entriamo nella cittadina di Samaná che ci appare moderna, con un bellissimo viale lungo mare, un bel porticciolo turistico e tanti ristoranti. Proseguiamo ed arriviamo al nostro albergo (“fantasma”) Playa La Tambora, in localitá Los Cacaos. Un all inclusive di proprietà italiana trovato su internet! È in una bellissima posizione, sistemato su un pendio che scende verso il mare e che sfocia in una piccola baia privata, con tanto di bar e servizio spiaggia. Peccato che il mare sia mosso.

Ci danno due camere che potevamo dormirci in otto! Sono bungalow a due piani con due camere e due bagni ognuno! (chissà perché ce ne hanno dati due?) il tutto per 40 usd a testa formula all inclusive! Conosciamo il proprietario. È un veneto simpatico. Alcuni bungalow del complesso sono stati venduti a turisti che tornano di anno in anno. Ci sono anche due famiglie italiane con bambini. Il mare è mosso quindi non si puó fare il bagno.. Tanto non c’è tempo perché dobbiamo cercare un mezzo di trasporto per andare a vedere la zona di Las Galeras e Playa Rincon! Macchine a noleggio niente! Moto a quattro ruote… potremmo anche noleggiarle ma costano una cifra… (e se poi io non so guidarla?). Chiediamo alla reception. Taxi cari… Un tizio si offre per portarci in giro tutto il pomeriggio con un camion… e solo per 24 usd. Camion? Ci spiega che è un camion con i sedili… Cosí decidiamo di fare anche l’esperienza del “Rent a Camion”! Dopo pranzo (poca scelta ma discreta cucina) aspettiamo il camiones, che si rivela un vero e proprio camion, con due file di panche imbottite posizionate sui due lati del pianale ed una tettoia! Tutto per noi… Wow!!! Partiamo in direzione Playa Rincon! Dopo quaranta minuti prendiamo una deviazione e dopo qualche chilometro di strada sterrata arriviamo alla famosa Playa Rincon, annoverata fra le 10 spiagge piú belle dei Carabi. La spiaggia appare deserta. È sufficientemente selvaggia ma, almeno di primo impatto, non appare cosí bella come ce la immaginavamo. Facciamo un bagno in mare. Vista da lí acquisisce maggior fascino, complici le colline lussureggianti che le fanno da sfondo. Dal mare inoltre, non si nota neanche la sporcizia e i rifiuti sparsi sulla sabbia. Camminiamo verso la fine della spiaggia. Verso il fondo ci appare un rio, che costeggia la spiaggia sul lato sinistro fino a sfociare nell’Oceano. In questa zona della spiaggia ci sono tante persone, soprattutto dominicane. Di turisti stranieri, oltre a noi, ne abbiamo visti solo tre o quattro, in tutta la spiaggia. Da questo lato ci sono anche un paio di baracchini che fanno da mangiare! Sono strutture molto semplici (a me cade anche in testa un pezzo di tendone che funge da tetto) ma la cucina deve essere deliziosa. Dalle griglie arriva un invitante profumino: aragoste! Peccato che abbiamo appena pranzato… Ci limitiamo ad ordinare due cocchi e un paio di birre. E una per il nostro autista (quello del RENT A CAMION!).

Ci fermiamo a Playa Rincon molto piú del previsto, perché l’ambiente è particolare. Ci sono intere comitive di Dominicani che mangiano, bevono, ridono. La musica ovviamente non manca e le ragazze ballano il merengue nel Rio. Carlotta ed io cerchiamo di imitarle… ma meglio ballare fuori dall’acqua perché il Rio è gelido! Alcuni ragazzi giocano a baseball sulla spiaggia (uno degli sport piú amati dai dominicani). Ci sono anche dei bambini sulla spiaggia, probabilmente fanno peró parte delle famiglie che cucinano! Alle cinque del pomeriggio ripartiamo. Abbiamo passato proprio un bel pomeriggio. Diamo un passaggio ad un pescatore fino a Las Galeras, poi proseguiamo. Andiamo fino a Samaná, dove facciamo un giretto per il centro. A Samaná ci sono anche delle moto carrozzelle tipo tuc-tuc asiatici! Durante il ritorno, il nostro autista si scola una bella bottiglietta di Brugal, con tanto di fermata in mezzo alla strada per condividere il brindisi con un autista di guagua, stracarico… con passeggeri anche sul tetto! FELIZ NAVIDAD! In albergo a cena c’é parecchia gente. Stamattina ci sembrava deserto, si vede che erano tutti in escursione. Dopo cena c’è anche lo spettacolo. Incredibile ma vero! Lo spettacolo in effetti lo fanno fare ai turisti ma è comunque abbastanza divertente. Poi si balla pure (ovviamente merengue e baciata)! 27 Dicembre 2006 – Mercoledí (Samaná – Sabana del Mar – Juan Dolio ) Alle 6:30 mi sveglio (per forza… siamo andati a letto alle undici…) Faccio una passeggiata nel bel giardino del nostro albergo per far passare il tempo. Ci sono polli, galline ed anche un gallo che canta (quasi quasi lo porto sotto la finestra della nostra camera cosí si svegliano anche gli altri!) Alle otto aprono il bar cosí finalmente posso bermi un the caldo. Ci sono anche due gattini, su uno dei quali a momenti mi siedo sopra… Alle dieci, con un taxi, ci dirigiamo al porto di Samaná da dove prenderemo il traghetto (solo passeggeri) per Sabana del Mar! Il traghetto parte puntualmente alle 11:00 e i biglietti li fanno solo 15 minuti prima della partenza, quindi non ho capito perché ci hanno consigliato di venire qui 40 minuti prima! Il mare è calmissimo. Il traghetto che arriva dalla direzione opposta non è pieno… Di piú!! Partiamo puntuali! Questa volta sul “guagua del mar” (chiamarlo traghetto mi sembra eccessivo) ci sono anche due turiste francesi! Il tempo è nuvoloso ma niente di tragico. Dopo un ora e mezza di navigazione sbarchiamo a Sabana del Mar. “Sbarchiamo”… proprio nel senso letterale della parola poiché, a qualche decina di metri dalla riva, a causa della bassa marea, dobbiamo trasbordare su delle barche piú piccole, le quali ci portano a riva. Ancora prima di mettere piede sulla terra ferma ci propongono, taxi, minibus, guagua… Ma sono le 12 e venti e quindi ci conviene fermarci prima a pranzare! Appena pronuncio la parola “comedor”, un simpatico signore ci “rapisce” e ci accompagna al suo ristorante! Dietro di noi segue insistente un autista di minibus che ci propone di portarci a Juan Dolio per 2000 pesos. “No grazie, prendiamo un guagua”. Ma lui ci segue lo stesso. Al ristorante c’è una compagnia di italiani zaini in spalla. Ma dai?! Scopriamo peró che sono di Avventure nel Mondo. {NDR: Certo che le avventure qui te le devi inventare!} Chiacchieriamo un pó con la capo gruppo, molto simpatica, e ci scambiamo pareri sul viaggio. Da come mi descrive l’organizzazione direi che potrei benissimo propormi anch’io come accompagnatrice dei gruppi di Avventure! Parlando delle località fino ad ora visitate, emerge che loro a Boca Chica hanno trovato il deserto assoluto… Alla sera alle nove non c’era nessun locale aperto e quattro gatti per strada. Noi rimaniamo allibiti! Le spieghiamo che alla sera, quando siamo stati noi, c’erano decine di locali con tavolini sulla strada, ristoranti, pub, musica e un sacco di gente. {NDR: I casi sono due: o quando c’eravamo noi era la festa del paese oppure quando sono stati loro era una giornata di lutto. Mistero che rimarrá non svelato!} In questo ristorante mangiamo divinamente, senza dubbio i migliori gamberi all’aglio di tutta la Dominicana. Spendiamo anche una cretinata, in confronto al solito, ovviamente. L’autista del minibus è sempre lí. Aspetterá mica noi?! Gli ripeto che noi prendiamo il guagua. Allora abbassa l’offerta a 1500 pesos… No Grazie. Scopriamo che è il minibus che ha portato qui stamani il gruppetto di Avventure nel Mondo, per questo insiste… tanto deve rientrare comunque! Intanto ordiniamo un pó di Brugal extra vejo, come digestivo. Arriva una famiglia di francesi: due adulti e due bambini. I genitori trainano due enormi Samsonite i figli invece hanno gli zaini. Carlotta mi chiede perché i ragazzi hanno gli zaini e i genitori no… semplice, perché i ragazzi sono piú intelligenti! Paghiamo il conto e salutiamo, ma l’autista del minibus ci fa un’altra offerta: 1000 pesos!. È un prezzo piú che buono (con il guagua ne spenderemmo almeno 600 se non di piú) per cui accettiamo! (Grazie anche ad Avventure nel Mondo!!) Alle 14:00 partiamo e alle 14:10 tutti gli altri componenti della mia famiglia dormono! Attraversiamo la Cordigliera Orientale ed il tempo cambia. Diventa bellissimo! La strada corre in mezzo a campi coltivati e tanto verde. Questa è una zona agricola. La gente di qui ha come unica fonte di reddito la coltivazione dei campi e gli allevamenti di animali. Lavorano duramente la terra, vivono in semplici case in legno dai tetti in lamiera e stendono il bucato praticamente sul ciglio della strada. Alle 15:00 ci fermiamo a Hato Major, cittadina posizionata al centro della Cordigliera Orientale, per un caffè e toilette! Da Hato Major in poi la strada attraversa sterminati campi di canna da zucchero.

Alle 16:30 arriviamo a Juan Dolio. Dico all’autista che l’albergo dovrebbe trovarsi circa all’altezza del distributore della Shell, almeno cosí è riportato sulla Lonely Planet. Nei pressi chiede indicazioni a una persona e… Parlano per almento dieci minuti, gesticolando e facendo segnalazioni varie. (Sará cosí lontano?…) Poi risale in macchina, gira alla prima svolta a sinistra e l’albergo è proprio lí… (Chissà cosa si stavano mai raccontando??).

L’Hotel Fior di Loto è di proprietà di un’italiana. Mara di Bologna, che vive sei mesi all’anno qui e sei mesi all’anno in India, dove ha anche creato una fondazione per lo sviluppo dell’istruzione femminile. L’albergo è decorato è in stile indiano. La musica di sottofondo è indiana. Al primo piano c’è anche un centro yoga. La zona bar è molto rilassante, ricca di tendaggi, divanoni e tavolini bassi, tanti cuscini e… Un gatto! Ma è un gatto cosí grande che anche Carlotta ed io abbiamo paura ad avvicinarlo! Che sia un puma?! No, è proprio un gatto e si chiama Gnogno {NDR: Dev’essere comunque il gatto da guardia dell’albergo} Abbiamo scelto questo posto poiché, per andare comunque in alberghi di propritá straniera, si è pensato che tanto valeva scegliere un luogo particolare. È a buon mercato ed inoltre parte del ricavato va alla fondazione Indiana. La Fondazione, ci spiega Mara (la quale ci fa vedere anche tante foto) gestisce un programma di istruzione per 230 bambine, in una cittadina del Rajasthan. Anche il console della Repubblica Dominicana è un sostenitore di questa Fondazione. Le chiediamo perché non ha fatto qualcosa per l’istruzione dei bambini della Dominicana? Ci spiega che ci ha provato, ma non è stato possibile. Molti problemi legali ma anche sociali e politici hanno impedito la realizzazione del progetto. {NDR: Probabilmente il fatto che in teoria qui le scuole esistano e siano accessibili a tutti non dá valida motivazione all’appoggio di un progetto a sostegno dell’istruzione} La camera per quattro è un pó piccolina, ma in fondo dobbiamo solo dormirci. È molto luminosa e ventilata. Posati gli zaini andiamo a vedere la spiaggia centrale, che è una delusione! Il mare è molto mosso e anche discretamente sporco! Ci spiegano che c’è stata una violenta tempesta e, quando i fiumi sono in piena riversano tutti i rifiuti vari nel mare, che di conseguenza per un paio di giorni rimane cosí! La spiaggia è piena di tavolini in tutta la sua lunghezza… saranno tutti bar? No… noleggiano sedie e tavoli ma le bevande e il cibo te li devi portare. Quindi proseguiamo. Piú avanti ci ferma un ragazzo chiedendoci se vogliamo bere qualcosa… Gli rispondiamo che se qui si puó, volentieri. Ordiniamo due birre una coca cola e un succo di frutta. È pieno di turisti dominicani che fanno pic-nic. Alcuni sono anche attrezzati per il barbecue. Chiediamo il conto. 600 pesos! …18 usd!! Ma è matto?! Ci spiega che dobbiamo anche pagare l’affitto delle sedie e del tavolo. Ma scusa… per 15 minuti? Mi incavolo e fermo uno della polizia turistica. Gli chiedo se per lui è normale pagare 18 usd per 4 consumazioni. Inizialmente mi dice di no ma poi inizia a parlare con quello dei tavolini e si accordano… Il poliziotto, mentre io sono fuori di me, cerca di spiegarmi che devo pagare l’affitto delle sedie e del tavolo! Io insisto perché secondo me doveva avvertire prima come hanno fatto gli altri. Noi siamo stranieri e non siamo tenuti a conoscere le abitudini del luogo. Ma non c’è niente da fare. Alla fine ci si accorda per 520 pesos, che sono comunque sempre troppi! Peggio per loro poiché sicuramente domani qui non ci mettiamo piede! E non serve neppure perché, dal lato ovest rispetto all’hotel, c’è un bar ristorante favoloso con lettini sulla spiaggia a disposizione gratuita dei clienti che consumano! {NDR: noi!!!} Domani verremo qui! La spiaggetta oltretutto è fantastica, riparata dalle onde e molto pulita. Rientrando in albergo ci fermiamo in un supermercato a comprare le sigarette. Mi chiedono 60 pesos… Chiedo se sono aumentate?! Mi rispondono che no, è il prezzo… “Ma se le abbiamo sempre pagate 50 pesos in tutta la Dominicana?” La signora mi guarda con aria molto seria e mi dice: “Impossibile.” Lasciamo perdere… Questo paesino per ora non ci ha fatto certo buona impressione! Rientriamo in albergo, ci prepariamo e usciamo per cena. Ristorante La grotta Azzurra. La cucina è italiana (nemmeno male) ma la proprietà sicuramente no, altrimenti non ci sarebbero tutti quegli errori ortografici sul menu! Si spende anche una cifra ragionevole. Dopo cena andiamo tutti a letto! 28 Dicembre 2006 – Giovedí (Juan Dolio ) Mi sveglio presto… e , alle sette sono giá nella hall. Mara è giá lí per cui facciamo delle grandi chiacchierate e mi racconta come si svolge il suo lavoro di volontariato in India. Intanto sorseggio un buon the. Tutti i miei famigliari dormono. E dormiranno ancora, fino alle 10:00… Io passo tre ore a chiacchierare, prima con Mara, poi con dei turisti belgi ed infine con dei francesi che sono arrivati in aereo stanotte! Finalmente, all’alba delle 10:30 la famiglia Grignani riesce ad uscire dall’albergo! Andiamo al ristorante-bar con spiaggia che abbiamo scovato ieri sera. È splendida! L’acqua si rivelerá un pó bassa per fare grandi nuotate ma è limpida e azzurra! Le strutture sulla spiaggia sono molto comode ed apprezzabili! I lettini sono dei veri e propri letti con baldacchino, tendine e parasole. Ci sono anche lettini a dondolo, e lettini in mezzo all’acqua (tipo palafitta). Ti danno anche gli asciugamani. Le consumazioni in effetti sono un pó care ma niente di cosí eccessivo rispetto agli altri posti della Dominicana. Facendo un rapporto con la qualità del servizio direi che sono piú che onesti! Ti portano pure le bottigliette d’acqua nel secchiello del ghiaccio! Alle 12:30 il cielo improvvisamente si copre. Pertanto decidiamo che è ora di mangiare! Carlotta Matteo ed io mangiamo una cheviche di pesce buonissima! Loro poi proseguono con un piatto di ravioli e pizza {NDR. Ma a Juan Dolio fanno solo cucina italiana? Forse in questa località vengono troppi turisti italiani?} Dopo pranzo torniamo al sole, che nel frattempo a rifatto capolino. Proviamo a fare snorkelling ma l’acqua è troppo bassa e le rocce sono a pelo, piene anche di bei ricci neri! Avvisto solo un paio di pesciolini: uno nero e uno giallo. Trovo peró un bel paio di occhiali da sole Giorgio Armani. Con buone probabilità sono anche autentici! Nel pomeriggio conosciamo una famiglia di Riccione, lei è di Riccione, lui è argentino ed hanno al seguito due figli piú l’amica del figlio. Sono qui giá da 6 giorni e non li invidio… Sono simpatici, pertanto finiamo il pomeriggio chiacchierando con loro. La loro impressione sulla Dominicana è molto simile alla nostra. Decidiamo alla sera di cenare insieme e di cercare un ristorante tipico Dominicano! Ci diamo appuntamento alla loro guest house alle otto. Ci indirizzano dal Gaucho e, dopo aver attraversato un campo incolto (come scorciatoia), arriviamo sulla statale dove a pochi metri c’è il ristorante! Voi non ci crederete ma il ristorante Gaucho ha esposta una lista di pizze, piatti di pasta, etc. Il cuoco è italiano e sta cucinando una bistecca alla griglia che è si sta lentamente carbonizzando! Ce ne torniamo in paese delusi e andiamo al Sueno. Anche qui c’è solo cucina italiana ma per lo meno il locale è piú caratteristico. Dopo cena decidiamo di andare a fare quattro salti in discoteca ma il paese è un mortorio! L’unica discoteca è quella di un all inclusive dove ci chiedono la cifra di 18 dollari a testa per entrare, giustificandola con l’all inclusive. Proviamo a contrattare sul prezzo ma, nel frattempo, Giampaolo entra per vedere l’ambiente e scopre che non c’è nessuno. Quindi abbandoniamo la trattativa e ce ne andiamo a nanna.

29 Dicembre 2006 – Venerdí (Juan Dolio – S.Pedro/Macoris – Cuevas M. – Bayahibe} Sveglia alle 7:00 per tutti!!! Oggi dobbiamo spostarci a Bayahibe e fermarci a vedere le Grotte della Meraviglia, situate tra San Pedro de Macoris e La Romana (non citate dalla Lonely Planet!). Non abbiamo ancora deciso con che mezzi andare perché non sappiamo se l’ingresso delle grotte sia vicino alla statale dove fermano i guagua o meno… E dato che abbiamo appresso gli zaini non vorremmo rischiare di dover fare chilometri a piedi! Proviamo a chiedere a Mara se c’è un taxi che ci puó portare da qui alle Cuevas e poi aspettarci… Il taxi risulta peró sufficientemente caro per cui le diciamo che proveremo con il guagua. Allora lei ci dice che, se non ci disturba che il taxi sia un pó scassato, ne conosce uno economico!!! A noi va bene. Infatti, per portarci da lí alle grotte (con fermata a San Pedro all’ufficio postale), aspettarci con gli zaini in macchina e poi portarci alla fermata dei guagua per La Romana, vuole solo 24 USD! OK!!! Mara peró ci spiega che non puó venirci a prendere qui davanti all’albergo (per il quieto vivere con i taxisti della cooperativa di Juan Dolio) quindi dobbiamo andare sulla statale ad aspettarlo. NO PROBLEM! Sulla statale aspettiamo qualche minuto, respingendo i vari guagua che nel frattempo si fermano per caricarci, e poi il nostro taxi-man arriva! La macchina è non poco scassata… ma cammina.

Ci fermiamo a San Pedro de Macoris per comprare i francobolli ed imbucare le cartoline all’ufficio postale (oggi è l’ultimo giorno utile poiché da domani fino al 2 Gennaio é tutto chiuso!) L’impiegata è simpatica ma i francobolli ce li fanno incollare a noi, tutti e ad uno ad uno; poi ce li timbrano davanti agli occhi. La stessa scena l’abbiamo giá vissuta alle poste in Srilanka! Le cartoline sono 51! Poi, dato che una parte delle cartoline va in Italia e l’altra va in Ungheria, ci chiedono “Donde sta l’Hungary?” La guardiamo increduli (non lo sanno all’ufficio postale?) “È in Europa!” rispondiamo. {NDR: chissà se le cartoline arriveranno mai???} Il nostro taxista, Delimon, è simpatico! Ha anche la radio in macchina… (non che sia un optional molto strano per la Dominicana ma a giudicare dall’auto…). Arriviamo alle Cuevas de las Meravillas intorno alle 10:00. {NDR: Si poteva benissimo venirci con il guagua perché l’ingresso è proprio sulla statale, gli uffici sono ben organizzati e ci potevano tenere gli zaini ed inoltre su questa strade passano tanti guagua, grandi e belli comodi!!} Dopo una ventina di minuti iniziamo il giro accompagnati da una guida veramente gentile e simpatica. Fanno entrare anche il ns. Taxista, che sembra proprio felice di poter vedere le grotte! Prima di accedere alle grotte si passa attraverso un giardino botanico molto ben tenuto! Ci illustra le varie piante, compresa la Yuca, dalla quale i Tainos estraevano la farina per panificare. Le grotte sono fantastiche !!! Noi non siamo degli appassionati di grotte ma devo dire che queste sono veramente belle, ben tenute e ottimamente organizzate. Il sistema di illuminazione è modernissimo. La temperatura è fresca ma non fredda. La nostra guida ci illustra ogni particolare, anche relativamente alle opere di mantenimento. Solo il 30% delle grotte è aperto al pubblico, il restante 70% è ancora chiuso ai visitatori; lí dimorano serpenti e “cacate” (e… giá, l’avevamo sentito dire che a loro piace l’oscuritá…) Verso la fine della visita, giungiamo ad un laghetto sotterraneo, nei pressi del quale, sulle pareti, ci sono diversi pittogrammi d’epoca tainos. La grotta pare comunque non fungesse da abitazione tainos ma fosse un tempio di culto ai morti. I Tainos credevano nella reincarnazione e molti pittogrammi hanno questo tema di base. Una leggenda narra che quando moriva un capo tribú, la moglie prediletta veniva sotterrata viva al suo fianco, in modo che, al passaggio nell’aldilá, potessero trovarsi ancora insieme. Chiedo timidamente se anche l’uomo prediletto di una donna defunta subisse la stessa sorte ma… segue una grande risata! Lasciamo una buona mancia alla nostra guida, perché era veramente speciale, e ci accomiatiamo. Non capisco perché queste grotte non siano segnalate sulla guida della Lonely Planet (ultima edizione), dato che sono aperte da oltre tre anni!!! All’uscita delle grotte il ns. Taxista ci propone di portarci per soli 15 usd supplementari, direttamente a Playa Dominicus. Come si fa a non accettare un’offerta cosí? Pertanto partiamo! Il tempo è bello. Speriamo che duri… dato che negli ultimi giorni non è stato molto generoso! Alle 12:30 arriviamo all’Hotel Bocayate, a Bayahibe, in zona Dominicus! È bellino e le camere sono molto ben tenute (quando due settimane fa le avevamo prenotate non le avevamo viste perché erano occupate)! Ci mettiamo il costume e ci dirigiamo subito alla spiaggia! Mangiamo nell’unico ristorante di proprietá dominicana di tutta Bayahibe… Ma anche qui la cucina si avvicina di piú ai sapori internazionali che non a quelli dominicani… I nostri gamberi all’aglio, per esempio, o il “colorado” fritto di Carlotta, non sono certo paragonabili a quelli che abbiamo cosí tanto gradito a Sabana del Mar! Questi non sanno quasi di niente. {NDR: Forse l’esagerata presenza di turisti italiani degli all inclusive limitrofi, costringono i ristoratori ad adeguarsi ai loro gusti, dosando differentemente aglio, peperoncino e spezie varie, per accontentare il raffinato palato dell’italiano medio? Ma è sbagliato… perché cosí finiscono per non cucinare bene né all’italiana né alla dominicana! Io sono molto difficile e critica sulla cucina (dato che cucino molto bene) ma all’estero solitamente preferisco gustare la cucina locale sia perché mangio italiano tutto l’anno e sia perché della cultura di un Paese fa parte anche la cucina. Ma deve essere fatta bene!} Dopo pranzo Matteo e Carlotta vanno a comprare due materassini, cosí ci divertiamo sulle onde (oggi il mare è un pó mosso anche qui). Di lettini in affitto non ce n’è per cui ci adattiamo stendendo gli asciugamani in spiaggia. Carlotta ed io, verso il tardo pomeriggio, lungo spiaggia e attraverso il Palace, andiamo a curiosare al Dominicus Beach! Rispetto a due settimane fa c’è una confusione incredibile… I lettini sono ammassati uno a ridosso dell’altro, bicchieri vuoti ovunque, tavolini del bar sporchi con i portacenere stracolmi di mozziconi… Che differenza! Dato che abbiamo ancora i braccialetti al polso Carlotta mi dice: “Proviamo ad ordinare qualcosa al bar?”. …Proviamo… Due cocktail! Ci sediamo al tavolino per ammirare il tramonto e a me viene pure la balzana idea di chiedere una sigaretta ad un signore, seduto al tavolo a fianco insieme ad un gruppo di italiani e americani. Si alza, gentilissimo, e mi offre una sigaretta, mi fa pure accendere… mi fa pure un complimento… io timidamente volendo scusarmi gli dico che mi spiace, ma le ho lasciate al Palace… Poi mi rendo conto che il tizio in questione non porta neppure il bracciale e tutti gli altri hanno quello vip! E VAIIII… devo aver beccato proprio il mega-direttore del Viva?!! Ahi Ahi Ahi… Adesso mi butteranno fuori?! A me e Carlotta scappa da ridere… Beviamo il nostro cocktail, recuperiamo il ns. Materassino (e sí perché ci simo portati anche quello!) e ce ne torniamo alla nostra spiaggia! Lí facciamo conoscenza con degli italiani che da tre o quattro anni tornano sempre qui a Bayahibe. Adesso hanno comprato un appartamento che sará pronto il prossimo anno. Loro passano la giornata sulla spiaggia libera di Bayahibe stesi sugli asciugamani ed i figli piú grandi invece stanno al Dominicus Beach, dove è possibile acquistare anche un bracciale per la giornata! {NDR: Se proprio dovessi comprare un appartamento in una località di mare, la Dominicana sarebbe proprio l’ultimo posto al mondo dove investirei dei soldi, sia per la situazione politico-sociale, sia per la distanza… comunque ognuno è libero di fare le scelte che vuole!} Per cena usciamo a cercare un ristorante ma con scarsi risultati. I ristoranti sono solo italiani, con una eccezione francese, oltretutto carissima! Pertanto, se anche qui non esiste la possibilitá di cenare alla dominicana, tanto vale ritornare al nostro albergo e cenare lí, visto che sono anche simpatici!! La cena non è da stellette michelin ma è passabile… Al tavolo a fianco peró un gruppo di toscani non fanno altro che parlare di donne, con debiti paragoni con le tailandesi, Pattaya, etc etc.. Mi innervosiscono! Questo non è un viaggio… Mi rendo conto di stare diventando un pó troppo critica, dovrei prenderla piú come una vacanza e far finta di nulla ma non ci riesco! Nota positiva della serata: scopriamo che il cuoco è dominicano! Allora chiediamo se per domani sera possiamo ordinargli qualcosa di speciale. La proprietaria dell’albergo ci dice che sará molto contento (e ci credo!!!). Quindi gli commissioniamo una cheviche, visto che suppongo sará l’ultima volta che la mangeremo! Dopo cena la Carlotta va in discoteca con i proprietari e noi andiamo a nanna! 30 Dicembre 2006 – Sabato (Bayahibe/Dominicus ) Alle 7:00 sono giá in giro… tutti dormono. Il barattino sulla spiaggia è ancora chiuso… Rientro in paese ma anche lí è tutto chiuso. Finalmente alle 8:00 apre un bar e posso bere qualcosa di caldo. Quando torno in albergo, dopo aver prelevato dei soldi al bancomat, trovo Giampaolo sveglio cosí andiamo a far colazione. Dei proprietari dell’albergo nemmeno l’ombra! Verso le 9:00 svegliamo Matteo e Carlotta e ci avviamo in spiaggia. Dato che ieri abbiamo commissionato al proprietario del ristorantino di recuperarci, per stamattina alle 9:30, una lancia che ci porti alla piscina naturale (dove ci sono le stelle marine), non vorremo fare tardi… Ma la preoccupazione è inutile perché non ci ha procurato proprio nulla! Nemmeno le aragoste per pranzo… Contrattiamo una barca con un tizio con svariati chili d’oro appesi al collo, ma la contrattazione è troppo dura. Per meno di 100 usd per tre/quattro ore, non riusciamo a spuntarla! Prima di partire il proprietario del ristorante ci chiede che cosa vogliamo mangiare a pranzo “Cosí, – dice – quando tornate è tutto pronto!”. Carlotta decide di non venire perché ha paura di una tempesta, dato che spessi nuvolosi neri si stanno affacciando all’orizzonte. Il barcaiolo è molto gentile ed anche simpatico. La gita è splendida. La piscina naturale un pó meno… Sarebbe anche bella ma ci sono decine di barconi, centinaia di turisti, musica ad alto volume e tanto chiasso! Povere stelle marine… Gli allegri villeggianti bevono anche il rum, compreso nell’organizzazione. …Ma pure il nostro barcaiolo ha il rum e ce lo offre!! Stelle marine pochissime, anzi rarissime! Giampaolo, che è stato qui 30 anni fa, ci rimane persino male.

Finalmente, verso mezzogiorno, tutti i barconi degli escursionisti se ne vanno e rimaniamo noi tre ed il nostro barcaiolo. Cosí possiamo nuotare e fare snorkelling in tutta tranquillitá. Di stelle marine in totale ne vediamo solo tre! Io in compenso trovo un’enorme conchiglia, che in origine, doveva contenere un enorme ‘lambi’. Verso le 13:30 rientriamo alla base, lasciamo una bella mancia al nostro simpatico capitano, e ci dirigiamo al ristorante. Ovviamente non è pronto niente… Sará pronto solo dopo un’ora abbondante (meno male che ci ha chiesto in anticipo cosa gradivamo per pranzo!). In compenso ci ha trovato l’aragosta! Quindi si pranza a base di pesce fritto, vino ed aragosta (il pesce fritto oggi è cucinato molto bene!!!). Dopo pranzo spiaggia mare e sole! Verso sera Carlotta fa conquiste in spiaggia: tre ragazzini di Santo Domingo, con cui si scambiano anche i numeri di telefono. Veramente c’è anche la sorella di uno di questi alla quale “le gusta” Matteo… Ma lui si dilegua! Poi conosciamo anche i genitori. Una coppia simpatica che ci chiede se una di queste sere possiamo cenare insieme! Che peccato, domattina partiamo. Mi dispiace veramente perché era una buona occasione per scambiare opinioni con una famiglia Dominicana. Abbiamo conosciuto cosí pochi dominicani in tutto il nostro soggiorno, al di lá ovviamente di tassisti, guide turistiche, barcaioli, cuochi, etc.. Rientriamo in albergo alle sei ed alle sette siamo giá fuori! Dobbiamo comprare i souvenir da regalare agli amici! (sempre all’ultimo momento). Purtroppo i bei souvenir, tipo le sculture in legno, sono troppo pesanti ed ingombranti… ci limitiamo quindi ad un paio di gioiellini in larimar, rum, sigari e qualche tela naif. La cena è prenotata al nostro albergo! Il cuoco ci ha preparato una delle migliori “cheviche” mai mangiate in tutto il Sud America. È talmente buona che mi faccio portare anche la vaschetta dove l’ha preparata (e in cui ne è avanzata un pó…) per svuotarla. Tanto… non la vogliono assaggiare nemmeno le proprietarie! UN APPLAUSO AL CUOCO! Dopo cena andiamo tutti in discoteca nel paese di Bayahibe, a circa 10 chilometri. Si puó prendere la navetta del Viva Dominicus. È gratuita ed è a disposizione non solo del Viva ma di tutta la zona del Dominicus! La discoteca è carina e torniamo a casa alle due e mezza!!! Ragazzi… domani sveglia alle sette! 31 Dicembre 2006 – Domenica (Bayahibe – Higuey – Punta Cana/Bavaro) Ore sette e qualcosa… Ci svegliamo. Tiriamo giú dal letto Matteo e Carlotta (che hanno lasciato giustamente la porta della camera aperta) e partiamo. Ci fermiamo lungo la stradina commerciale per prendere un caffè al barattino italiano, ma è chiuso! Il proprietario peró, che ci vede, ci prepara il caffè e il the lo stesso. GRAZIE! Alle nove siamo giá su un guagua per Higuey, che nella prima tratta è quasi vuoto ma a circa metá strada si riempie di Dominicani, anche simpatici. Ci scambiano per americani {NDR: Vuoi vedere che a furia di vivere all’estero abbiamo perso le sembianze dell’italiano?}. A Higuey cambiamo guagua. Questo è un bus da 50 persone e assomiglia piú a un bus della Caribe Tours che non a un guagua! Diciamo al bigliettaio che dobbiamo andare al Bavaro e lui ci dice che chiede al conducente se possono fare una deviazione. E la fanno!!!.. Che gentili! Ci depositano proprio di fronte all’ingresso del complesso del Barcelo! E qui c’è da ridere… perché dall’ingresso ai vari residence ci sará uno o due chilometri a piedi! Alla portineria controllano la nostra prenotazione e poi ci chiedono se andiamo a piedi… “C’è altro mezzo?” – chiedo – “No!” – rispondono… Allora ci incamminiamo. Ma dopo qualche minuto ci raccoglie una navetta del Barcelo e ci porta alla reception del Bavaro Beach. Stavolta ci siamo organizzati per cui ho tenuto una borsa a parte con asciugamani, ciabatte e costumi, dato che la camera, suppongo, anche qui ce la daranno alle 15:00. Invece no! Qui la camera ce la danno subito. Meglio. Il Bavaro non appare cosí ben tenuto, la spiaggia è piena di alghe… (non la puliscono?! ). Il mare è alquanto mosso e l’acqua è torbida. Probabilmente c’è stata qualche tempesta anche qui. Il tempo non promette nulla di buono. L’animazione sembra non esistere ma probabilmente, dato che è l’ultimo dell’anno, staranno preparando lo spettacolo di questa sera. Dopo aver percorso avanti e indietro la lunga spiaggia, andiamo a pranzo al ristorante centrale del Beach. Il buffet ha una grande varietá di pietanze, il cibo è buono, il vino è quanto meno bevibile ed il servizio è piú che soddisfacente! Dopo pranzo cominciano a concentrarsi sopra di noi grossi nuvolosi neri e minacciosi! Ad un certo punto sopraggiunge anche il vento… ed è cosí forte che comincia a venirci il dubbio che ci sia qualche uragano in arrivo. Ci spiegano che da un paio di giorni il tempo è mutevole… passa dal bellissimo tempo al temporale violento! {NDR: Adesso capiamo perché la spiaggia appariva cosí mal tenuta!!}. Dopo aver fatto per tutto il pomeriggio l’andirivieni dalla spiaggia alla tettoia del bar, andiamo in camera! Telefono all’aeroporto di Punta Cana per accertarmi che il volo di domani sera sia confermato ma… Mi dicono che la Martinair non ha voli su Amsterdam alla sera ma solo al pomeriggio e con un numero di volo differente!! Mi preoccupo (ovviamente) ma dopo varie telefonate la risposta è sempre la stessa. Decido di rimandare la risoluzione del problema a domattina. Stasera è l’ultimo dell’anno!!!! Andiamo a cena. Al ristorante centrale c’è una lunghissima fila, quindi decidiamo di andare al ristorante sulla spiaggia, tanto il menú di questa sera è uguale ovunque! Stasera cade anche l’anniversario della catena Barcelo (75 anni) per cui ci hanno fatto anche dei regali: bottiglia di Rum extra vejo e Bambolina Dominicana da Collezione! La fila al ristorante della spiaggia era piú corta… ma abbiamo fatto male i nostri calcoli poiché, dato che il ristorante è piú piccolo ed anche piú romantico, la gente si trattiene di piú! Dopo mezz’ora infatti siamo ancora lí. Fra poco saremo anche tutti un pó sbronzi perché per farsi perdonare il ritardo, continuano ad offrirci prosecco (anche buono!!!). La cena sará ottima! Antipasti vari, zuppa di avocado, aragosta alla griglia (una intera a testa!), sorbetto, filetto di manzo alla griglia e dolci. Anche i vini sono eccellenti! Solo Matteo peró riesce a mangiare tutto. L’unica nota dolente è che finiamo di cenare quasi a mezzanotte e quindi lo spettacolo, che deve essere stato molto bello, non riusciamo a vederlo. Certo che se il tempo lo avesse permesso, probabilmente avrebbero allestito la cena a bordo piscina… ma fa freddo, piove e c’è vento. Andiamo a letto relativamente presto. Dalla terrazza della camera butto i miei sandali vecchi (porta bene buttare via qualcosa di vecchio al primo dell’anno, no?) BUON 2007! 1 Gennaio 2007 – Lunedí (Punta Cana/Bavaro – Amsterdam) Mi sveglio alle 7:30 e telefono ad Amsterdam alla Martinair. Mi confermano che il volo di stasera c’è ed è in orario. Richiamo l’aeroporto di Punta Cana dove in effetti mi dicono che è tutto ok. Allora gli impiegati di ieri sera erano giá sbronzi? Giá festeggiavano l’ultimo dell’anno?? Mi hanno fatto pure preoccupare!! Vado alla reception per chiedere se possiamo tenere la camera fino alle 17:00. No problem, si paga una differenze di 25 dollari, in totale. Il tempo purtroppo è sempre brutto e la pioggia non ci abbandona. Dopo pranzo riusciamo a goderci un’oretta di sole (miracolo!), poi prepariamo i bagagli. Alle 17:00 prendiamo un taxi ed andiamo in aeroporto. All’aeroporto regaliamo le ultime penne ad un facchino, che voleva portarci i bagagli (ma con gli zaini non serve), cosí le puó potare ai suoi figli. L’aereo è in perfetto orario. cosa ci resta dentro di questo viaggio? le belle spiagge di punta cana, bayahibe, sosua, las terrenas e la divertente cittadina di boca chica.

i bellissimi panorami di jarabacoa e la natura incontaminata della penisola di samaná.

il centro storico di santo domingo e… la musica ovunque! ma ci è rimasta dentro anche un pó di tristezza. non dimenticheremo gli sguardi velati di malinconia di tanti bambini che non vanno probabilmente nemmeno a scuola. non ci scorderemo della timidezza della gente semplice né archivieremo facilmente il ricordo dei ricchi dominicani con le loro grosse e stridenti catene d’oro al collo.

nella nostra mente vivranno ancora per parecchio tempo le immagini delle semplici casette in legno, senza finestre e con i tetti in lamiera, in contrapposizione alle ville di lusso con chilometri di filo spinato attorcigliato sopra le cancellate.

ci sembrerá ancora di udire le note della baciata, che rispecchia la loro tristezza di fondo, contro il ritmo del merenghe, allegra facciata per i turisti.

e ci resta dentro anche un pó di rabbia, per il destino di un paese tanto ricco di meraviglie della natura quanto sproporzionatamente povero a livello sociale. Un paese dove non si percepisce nessuna speranza di crescita e dove la povertá sembra essere destinata solo a generare altra povertá e, di conseguenza, prostituzione, accattonaggio, delinquenza.

nelle localitá turistiche le infrastrutture sono praticamente tutte di proprietá straniera. Non solo i grossi resort, poiché sarebbe anche concepibile, ma tutti i piccoli bar, i supermercati, i ristoranti, le camere in affitto, gli autonoleggi, le agenzie che organizzano escursioni, le bancarelle, etc… Etc… mediamente il dominicano è solo pura manodopera. meno di un mese é troppo poco per capire se é la gente che non ha iniziative o se é il governo che favorisce gli stranieri al posto di far crescere la propria popolazione. Per esempio con l’istruzione, con finanziamenti ed agevolazioni per avviare piccole attivitá. certo è che questo é un paese in cui io non potrei mai vivere ma dove, se un giorno cambieranno le cose, come mi auguro, potrei tornarci in vacanza!



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