Crociera ai Caraibi 2

10 giorni tra Bahamas, Repubblica Dominicana, Giamaica, Messico, Honduras e tappa finale a Miami
Scritto da: airada
crociera ai caraibi 2
Partenza il: 17/01/2017
Ritorno il: 28/01/2017
Viaggiatori: 1
Spesa: 3000 €
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Itinerario (10giorni): Miami-Bahamas-navigazione-Repubblica Dominicana-Giamaica-Cayman-navigazione-Honduras-Messico-navigazione-Miami

Prese elettriche: sulla nave quelle italiane

Valuta: sulla nave si usa la Carta Costa (previa consegna di carta di credito o deposito contanti). I costi delle escursioni e di tutti i prodotti in questa nave è calcolato in dollari. Al Casinò si possono usare solo dollari o Carta Costa

Meteo: durante la mia crociera sono stata fortunata a non incontrare la pioggia. Temperature estive, anche a Nassau, dove l’acqua del mare è un po’ più fresca.

Telefono: la Costa ha una convenzione con il gestore Tim, ma ciò nonostante, il costo delle telefonate e di internet a bordo è molto caro. Io ho attivato un comodissimo pacchetto “social” che, pur non avendo la connessione internet, permette l’uso di Whatsapp, Facebook e altri principali social. Il costo, per la crociera di 10 giorni è di 28 euro, più 3 di attivazione.

La nave

La Costa Deliziosa è una nave del 2010 con 17 ponti, di cui 13 per gli ospiti. Oltre alle piscine, ha una palestra attrezzata e un centro benessere (Samsara). Per la ristorazione: il ristorante Albatros, a due piani, e Samsara, il buffet Muscadins e il Club Deliziosa à la carte. Non manca il teatro Duse, il Casinò e numerosissimi bar. L’arredamento interno ha la supervisione artistica di Casagrande & Recalcati, e si distingue per le scale scenografiche, i numerosi dipinti e le sculture, che arredano i vari spazi della nave.

La vita di bordo ha generalmente lo stesso andamento su tutte le navi, proponendo corsi di ballo, conferenze, vendite ribassate, feste caraibiche, in bianco, internazionali e italiane. Non mancano le serate musicali allietate da cantanti o gruppi che propongono ogni sera, o nei diversi bar, ritmi differenti. Ce n’è per tutti i gusti.

Considerazioni generali

Fare una crociera è una scelta precisa che presuppone di accettare alcuni cliché: moltitudine di gente, ristoranti e ponti prendisole affollati, specialmente intorno alle piscine. Escursioni organizzate in bus tipo “viaggi di gruppo”. Animazione, in alcuni punti della nave, stile “villaggio turistico”. Livello generale dei passeggeri abbastanza “popolare”.

Se si è a conoscenza di queste cose e, ciò nonostante, si sceglie di fare un viaggio di questo tipo, allora si possono trovare i lati positivi: lasciare il bagaglio comodamente posizionato in cabina e poter visitare, nella stessa vacanza, diversi e più lontani luoghi. Riuscire a trovare anche posticini più appartati per abbronzarsi durante la navigazione, fare qualche escursione “fai da te”, scegliere ogni sera un diverso bar e tipo di musica o divertendosi al Casinò. Assistere a spettacoli di qualità e scegliere se far colazione o pranzare e cenare serviti a tavola o a buffet. Insomma una vacanza ad ampio spettro, con tutti i vantaggi e svantaggi che ogni scelta di viaggio presenta.

A me personalmente piace alternare le mie esperienze e talvolta scelgo volentieri questa formula.

D’inverno poi amo spesso andare al mare e qualche anno fa avevo fatto un’altra crociera Costa nei Caraibi Orientali, di sette giorni, con navigazione notturna e visite alle isole per buona parte della giornata. In quell’occasione il mare e i paesaggi mi avevano colpito di più ed ero stata più fortunata nella scelta e nella durata delle escursioni. Comunque nel complesso anche questa crociera è stata varia e divertente: ho visto o rivisto parecchie isole, terminando con un bel giro di Miami.

Ho avuto inoltre tre giorni interi di navigazione e, anche se ci sono mille possibilità di passare la giornata a bordo, io personalmente preferisco scendere a terra il più possibile, ma capisco che ci sono esigenze di distanza da rispettare.

Un’ultima considerazione riguarda il confronto con la mia prima crociera fatta con la Costa, sempre ai Caraibi, intorno al 2001. La nave era la Costa Romatica, che manteneva uno stile più “classico”, senza le modernità e grandiosità di tutte le successive imbarcazioni. Il livello dei passeggeri era più selezionato, come quello della cucina. Inoltre ogni giorno venivano allestiti, dopo cena, dei coreografici buffet di mezzanotte, forse eccessivi per lo spreco alimentare, ma senz’altro contribuivano ad arricchire l’offerta della vacanza. Un piccolo esempio di raffinatezza all’ora del thè: le foglie aromatiche venivano offerte in un’ampia selezione che ognuno poteva scegliere e confezionare da solo in piccole bustine velate.

Durante le feste sul ponte le sculture di ghiaccio erano numerosissime, come le decorazioni della frutta o dei dolci. Oggi il tutto si riduce a una scultura, presentata una volta sola, e a minimi buffet di dolci durante le serate a tema. Sono piccoli particolari, ma fanno la differenza. Naturalmente prima anche i costi erano notevolmente più elevati: ma non ci facciamo troppo allettare dalle numerose offerte a prezzi stracciati. Quello che incide di più sul costo finale sono le escursioni, le bevande e gli altri servizi di bordo.

Precisazione

In questo diario non mi voglio soffermare a raccontare le mie esperienze di vita a bordo: preferisco segnalare quello che ho fatto io, o altri amici, nelle escursioni a terra. Credo che agli eventuali lettori interessino di più queste informazioni.

Martedì 17 gennaio

Volo Alitalia (AZ630 delle 10.40) da Roma Fiumicino a Miami. Il volo è lungo ma abbastanza buono: solo pochi momenti di turbolenza. All’arrivo però aspetto moltissimo per il controllo passaporti, come sempre in America.

Salgo sul bus messo a disposizione dall’agenzia (il mio volo e il trasfer non sono effettuati dalla Costa), che ci accompagna alla nave in circa mezz’ora. Purtroppo alle 20.30 è programmata l’esercitazione di sicurezza, obbligatoria, e devo anticipare la mia uscita dalla cabina, perdendo anche una mezz’ora di riposo.

Mercoledì 18 gennaio – Bahamas: Nassau

La mia idea originaria era di andare alla spiaggia di Cabbage, situata a Paradise Island, una piccola isola vicino al porto, collegata da un ponte.

Il tempo però è nuvoloso e con alcuni amici contratto un giretto di Nassau al prezzo di 20 dollari a testa. Cifra veramente esagerata perché in fondo non c’è niente di particolare da vedere. La cittadina ha delle costruzioni colorate e tanti negozi turistici intorno al porto. Più in là il municipio e una via per lo shopping più importante. Tra le principali attrazioni, vediamo velocemente: la scalinata di 66 gradini, chiamata “Queen staircase” in onore della regina Victoria, che unisce Nassau al Fort Fincastle; la casa del Governatore, con davanti una statua di Cristoforo Colombo, l‘hotel Atlantis, nel quale visitiamo solo la zona non a pagamento. Entriamo quindi nella hall e, attraversando il casinò, ci affacciamo sulla piscina molto scenografica. Questo albergo è simile esteriormente al suo gemello di Dubai, ma molto diverso nell’arredamento e credo anche nella disposizione dell’enorme parco acquatico che lo circonda e che però non visito.

Nel frattempo è uscito il sole e ci facciamo portare sulla spiaggia di Cabbage, che mi piace molto. È come l’immaginavo: una lunga distesa di sabbia con l’acqua del mare azzurra, non troppo fredda e soprattutto oggi calma. Come sottolineato nelle recensioni, ci sono parecchi venditori, ma non particolarmente molesti. Riesco a fare un paio di bagni, non dimenticando di spalmarmi l’olio anti sandfly, che per fortuna oggi non sento.

Purtroppo nell’escursione di oggi non abbiamo il tempo per andare a vedere anche la spiaggia di Cable Beach, anch’essa segnalata in rete, ma situata a circa venti minuti da Nassau.. Pagato profumatamente il nostro tassista ci attardiamo nella zona dei negozi turistici prima del porto, dove compriamo qualche souvenir e delle bottiglie di acqua, che ovviamente sulla nave ha un costo più elevato.

Giovedì 19 gennaio

Navigazione

Venerdì 20 gennaio – Repubblica Dominicana: Amber Cove

Oggi ho scelto un’escursione con la Costa perché voglio andare a Cayo Arena (Paradise Island), luogo abbastanza lontano dal porto di attracco: sarebbe più complicato cercare un taxi e poi una barca, sempre tenendo conto del poco tempo a disposizione.

Credo che nella scelta delle escursioni a terra di una crociera, bisogna valutare bene, oltre al costo, anche il pericolo di perdere la nave a causa di un ritardo qualunque.

In questi casi generalmente aspettano per un po’ i partecipanti alle escursioni organizzate dalla Costa, ma per i “fai da te” è diverso: provano a chiamare i passeggeri al cellulare e poi partono ugualmente, lasciando agli sfortunati o sciagurati l’arduo compito di raggiungere la nave, al prossimo scalo, a proprie spese. Per questo io cerco di andare da sola soltanto quando ho più tempo a disposizione e per i brevi tragitti.

Il porto di accoglienza di Amber Cove si presenta carino, con un fortino moderno in stile antico ed edifici colorati che circondano una piazzetta e ospitano negozi, nei quali non ho il tempo di entrare. Ci troviamo nella parte nord di Santo Domingo, verso Haiti.

Ci fanno indossare dei salvagenti gialli e con velocità “a razzo” ci avviamo verso la nostra meta: Cayo Arena o Paradise Island. In effetti è proprio un paradiso, un atollo minuscolo con sette chiringuito che lo occupano quasi tutto e servono d’appoggio per le borse, le bibite offerte e le attrezzature sub. Avevo letto molte recensioni relative a questo posto e visto parecchie foto che lo rappresentavano in diverse situazioni meteo o a seconda delle maree, e mi aspettavo quindi il prevedibile affollamento di turisti, scaricati da barchette e catamarani. Mi sono allora beata solo ad ammirare la bellezza del posto, con la sua acqua azzurra che lambisce la bianca spiaggia corallina. Per salvaguardare quest’ultima è vietato anche appoggiare i teli mare in terra per non portarne via nemmeno un granello. Si intravedono i coralli della barriera che è piena di pesci tropicali. In un primo momento non prendo la maschera, ma poi, non avendo le scarpette da scoglio, decido di farmi dare le pinne e mi dirigo nel varco oltre i coralli, seguendo a caso un istruttore. Peccato che il tempo a nostra disposizione sia solo di un’ora, per dare il cambio alle altre barche. Con molto dispiacere torniamo al punto di partenza passando attraverso un parco marino di mangrovie. Torniamo all’hotel che ci aveva accolto, per gustare un pranzo a base di hamburger, patatine, qualche verdura e frutta. Purtroppo la nave alle 15 riparte per la Giamaica e dobbiamo risalire sul bus.

Sabato 21 gennaio – Giamaica: Ocho Rios

Per quanto riguarda questa isola, sono stata molto indecisa, perché ci ero già stata due volte, apprezzando i rigogliosi paesaggi, le diverse cascate, i rafting su zattere lungo i fiumi, le visite di piantagioni, le spiagge di Negril, di Montego Bay o James Bond Beach.

Le escursioni proposte dalla Costa sono moltissime, ma la maggior parte includono le Cascate del fiume Dunn, massima attrazione della zona di Ocho Rios, già da me visitate. Dopo tante incertezze, opto per un’escursione in Jeep, per strade sterrate fino a un punto panoramico e poi giù verso le cascate. Però, nonostante avessi prenotato il secondo giorno e pagato, vengo contattata dall’ufficio addetto che mi cancella la gita, perché i posti sono esauriti. Ho trovato questa situazione molto sgradevole, anche se naturalmente la cifra versata mi è stata poi rimborsata, ma non è stato serio. In fretta quindi ho sostituito la scelta della jeep con la “Grotta verde e cascate”, con guida in inglese.

Nell’insieme le due grotte sono gradevoli, specialmente la seconda, il cui ingresso è situato dopo un tratto esterno pieno di vegetazione. Qui si scendono parecchi gradini fino ad arrivare a un laghetto posto a 50 m. sotto il livello del mare. Nella discesa vediamo anche un boa bello grosso, incuneato nella roccia. La guida ci fa spegnere tutti i cellulari per avere il brivido del buio totale, ma abbiamo paura dei pipistrelli.

Certamente ho visitato grotte più belle e scenografiche, ma qui è particolare la vegetazione che esce ogni tanto dalle fessure che si aprono sul soffitto. C è anche un pozzo dei desideri nel quale butto una monetina, speranzosa.

Prima dell’uscita c’è un mercatino pieno zeppo di oggetti locali e di souvenir.

In serata ascolto le diverse esperienze dei miei amici. Alcuni si sono recati, semplicemente per godere il mare, nella spiaggia di Bamboo Beach, situata a circa 15-20 minuti ad ovest di Ocho Rios. Questa era stata la mia prima opzione e, col senno del poi, forse sarebbe stata più gradita. Ci si può andare sia con un’escursione Costa che con un taxi. Dalle foto viste il posto è molto bello e il mare limpido, azzurro e calmo, con un accenno di barriera corallina. C’è un ristorante omonimo e rinomato e lungo la spiaggia numerose ville.

Domenica 22 gennaio – Isole Cayman: George Town

Queste isole si sono rivelate inferiori alle aspettative, soprattutto a causa del vento e del mare in rinforzo che ha costretto il comandante della nave ad anticipare la partenza dalle 19 alle 15. Per di più questo scalo è l’unico in cui la discesa a terra avviene con le lance, motivo ulteriore per essere cauti.

Oggi escursione “fai da te”: la mia meta è la spiaggia di Seven Miles, estesa, come dice il nome, per 10 chilometri a est della capitale. È considerata molto bella e dalle foto viste mi ha attirato subito per il colore azzurro del mare. Purtroppo oggi il vento ha creato delle onde che smuovono la sabbia rendendo l’acqua torbida. Per fortuna c’è il sole. Arrivo con un bus pubblico che con 2 dollari e mezzo mi porta a Public Beach, zona libera della spiaggia di Seven Miles. Purtroppo lo spettacolo che mi si presenta davanti agli occhi è ben diverso dalle foto scattate con il sole e il mare calmo. L’insenatura è bella: una lunga distesa di sabbia con qualche albero e cespuglio alle spalle. Però non ci sono palme e manca quell’aria tipica di una spiaggia caraibica. Si intravede un po’ di azzurro, ma appena appena. Non prendo nemmeno il lettino e stendo il telo mare in terra. Pian piano riesco a entrare nel mare: c’è risacca e non voglio cadere. L’acqua è abbastanza calda e faccio il bagno uscendo tranquillamente. Passeggio poi fino a Tiki Beach, lo stabilimento-bar scelto dalla Costa per un’altra escursione. Obbiettivamente non sembra niente di speciale, anche se vedo tavolini bianchi abbastanza carini. Il cielo ora è tutto grigio e decido di tornare indietro prendendo un taxi che mi applica la stessa tariffa del bus. Prima di risalire in nave faccio un giretto tra i negozi. È domenica, ma alcuni sono aperti e molto cari.

Altre persone invece sono molto soddisfatte di aver fatto il bagno con le razze. Questo è il “clou” delle cose da vedere a Cayman: si raggiunge in barca la secca di Stingray (il nome della razza) City, dove l’acqua è trasparente e azzurrissima. Qui istruttori specializzati nel trattare questi pesci (che comunque hanno l’aculeo della coda velenoso), offrono del cibo, rendendoli molto mansueti e permettendo loro di nuotare tra le numerose persone che li accarezzano, li tengono quasi in braccio o li fotografano. Io sinceramente avevo un po’ paura di fare questa esperienza, nonostante sia abituata a fare snorkeling e a vedere anche pesci di notevoli dimensioni a distanza ravvicinata. Devo dire però che le foto viste sono davvero invitanti.

Lunedì 23 gennaio

Navigazione

Martedì 24 gennaio – Honduras: Roatan

Per decidere cosa fare in questa tappa ho naturalmente consultato le recensioni in rete. Generalmente sono molto utili, in questo caso però sono rimasta un po’ spiazzata perché quasi tutte mettevano in guardia contro le fastidiosissime sandfly, che però non sono state avvertite da chi si è recato in spiaggia, forse perché hanno evitato il tramonto. Io, per paura delle temibili punture, ho optato per lo snorkeling in catamarano, escursione Costa, avendo letto che in quest’isola la barriera corallina è una delle migliori della zona.

Mi sveglio presto: la cabina balla un po’, ma per fortuna il tempo è bello e il mare calmo. Mentre la nave attracca a Roatan mi gusto la baia di Mahogany, molto verde, con un porticciolo di accoglienza simile agli altri, con casette colorate piene di negozietti. La cosa più particolare è una seggiovia che porta a una spiaggia vicina: è proprio stranissimo vedere le sedie dondolare sul il mare invece che sulla neve. L’escursione, come la maggior parte delle cose fatte durante questa crociera, è media. Sul Catamarano Jolly Roger mi diverto, perché siamo pochi e c’è una bella musica che invita a ballare. E’ a disposizione tutta l’attrezzatura sub, ma io chiedo solo le pinne dal momento che ho portato la mia maschera. E’ però obbligatorio un giubbino di sicurezza, che io indosso sgonfio perché penso mi dia fastidio. Quando entro in acqua, per fortuna non fredda e con il mare calmo, rimango delusa sia dalla quantità e tipologia dei pesci che dai fondali. Purtroppo sono viziata: ho visto scenari subacquei molto più emozionanti, con barriere coralline a strapiombo, dove il profondo blu ti dà un tuffo al cuore e un piccolo brivido di paura. Qui nuotiamo sopra un letto corallino con una visibilità non perfetta e devo concentrarmi per individuare i pesci tropicali. La guida dice che questo dipende dal brutto tempo di qualche giorno fa. Comunque nell’insieme l’escursione è piacevole e non voglio nemmeno essere troppo esigente. Dopo un veloce attracco per caricare il cibo, che viene sistemato e consumato a bordo, ci servono un ottimo pollo arrosto con riso e contorni vari.

Altri amici invece hanno scelto la gita a Tabiana Beach, e sono rimasti soddisfatti della bella spiaggia caraibica, del mare trasparente, seppur con qualche alga e soprattutto della mancanza di moschiti.

Mercoledì 25 gennaio – Messico: Cozumel

Come molte altre escursioni di questa crociera anche questa è stata sofferta, perché avevo scelto di andare a Passion Island dopo un tour in jeep, ma quelli dell’ufficio prenotazioni non mi hanno accettato senza patente. Allora ho dovuto optare per il catamarano, rimanendo molto male quando ho scoperto che invece avevano prenotato ugualmente ad altri. Il porto di arrivo è pieno di negozi, ovviamente in stile messicano, con colori accesi e allegri. Lo visito al ritorno.

Con circa 20 minuti arriviamo all’isola, attraversando un tratto di mare con una meravigliosa acqua azzurra. Io mi illumino di speranza, ma nemmeno oggi riuscirò a fare il mio bagno “maldiviano”. Devo però ammettere che il posto è molto bello, con una spiaggia bianchissima, tante palme e negozietti ben inseriti nel verde, insieme a un punto ristorante, bar e zona massaggi. Dalle recensioni lette mi aspettavo un posto più turistico e affollato. Oggi invece le persone non sono molte e ben sparpagliate. L’acqua non è caldissima, ma nemmeno fredda. Entro ed esco più volte dal mare anche perché il sole scotta molto. Nell’insieme la giornata è molto bella, peccato solo che la “piscina” era al largo: magari con le pinne avrei nuotato più in fondo, ma senza poteva essere pericoloso. Tornata verso la nave faccio un piccolo tentativo per tuffarmi nella bellissima acqua verde del porticciolo, ma non ci sono accessi. Perlustro allora i negozi in cerca degli ultimi souvenir, nonostante i prezzi siano alti.

A cena ci sono i racconti delle varie escursioni: tutti gli altri sono andati a Tulum e naturalmente hanno molto gradito la visita dell’unico sito maya sul mare.

Altri ancora si sono spinti più lontano fino a Chichen Itza, sempre in tour organizzati: per posti così lontani il “fai da te” sarebbe rischioso. Io avevo già fatto un intero viaggio in Messico e visitato questi meravigliosi posti, per cui ho preferito restare a Cozumel.

Giovedì 26 gennaio

Navigazione

Venerdì 27 gennaio – Miami

Sveglia prestissimo e dopo colazione raggiungo la zona della reception dove sono posizionate le porte di entrata e uscita dalla nave. Passato il controllo dogana (in fondo è un ingresso negli Usa), sostiamo tutti all’esterno, in attesa dell’intero gruppo. E’ già arrivata la signora, figlia di un ambasciatore, che ci farà da guida in questa lunga escursione per Miami. Il porto di sbarco è nella zona di Fort Lauderdale e facciamo un piccolo giro in questa località, che è attraversata da molti canali. In fondo in questa zona ci sono le famose paludi di Everglades, con i pericolosi coccodrilli e il terreno abbonda di acqua.

Ci fermiamo per un caffè, carissimo, vicino a un hotel antico (per la località), niente di speciale.

Ci dirigiamo poi verso la parte sud di Miami: South Beach, detta Sobe. Percorriamo una strada parallela al mare con belle abitazioni e alberghi: non prendiamo l’autostrada per evitare il traffico. Non sapevo che negli Usa le autostrade dispari scorrono da nord a sud e le pari da est a ovest. La US1 è la più lunga di tutte e va dalle Keys al Canada.

Arrivati a destinazione scendiamo dal bus per fare una bella passeggiata a piedi e ammirare la Ocean Drive, la strada principale, che presenta da un lato delle belle case art decò e dell’altro una distesa di palme che costeggia la lunga spiaggia.

Tappa d’obbligo è la casa dove viveva Gianni Versace, ora adibita a ristorante.

La seconda sosta, per il bagno e il caffè, è nel bar “Pinocchio” e poi andiamo lungo la famosa spiaggia: il sole è velato, ma si vede ugualmente che l’acqua è azzurra e trasparente. C’è un tipico baracchino giallo e blu a due piani, sul quale una graziosa “baywatch” controlla i bagnanti. E’ italiana e mi faccio anche una foto con lei.

La distesa di sabbia è molto larga e lunga, senza ombrelloni e stabilimenti, ma usata a spiaggia libera: penso che si possano affittare dei lettini, ma l’impronta del posto è di libertà, senza attrezzature fisse. Mi piace molto e mi fermerei volentieri a fare un bagno. Purtroppo i programmi sono diversi e riprendiamo il bus per andare verso Downtown.

Costeggiamo nuovamente una laguna interna sulla quale spiccano due isole: una detta delle stelle, perché abitata da vip, e l’altra delle palme.

Sullo sfondo spiccano i grattacieli. Passiamo davanti alla moderna Adrienne Arsht Concert Hall e alla gigantesca Arena dell’America Airlines, usata per concerti e avvenimenti sportivi. Ammiro poi il grattacielo più antico di Miami, una torre giallo chiaro che si eleva sopra a un edificio a due piani, con un elaborato portale.

Purtroppo non vedremo la spiaggia di Miami che siamo abituati ad ammirare nei film, con l’acqua azzurra e i grattacieli alle spalle. Ci fermiamo invece in una zona molto carina intorno a un porticciolo, dove c’è un insieme di ristoranti, bar e negozi di souvenir e sportivi.

Siamo a Bayside: c’è anche un galeone rosso (El loro) e un Hard Rock Café. Saliamo al secondo piano e mangiamo pollo e patatine fritte. C’è giusto il tempo per un rapido giretto intorno e poi si risale sul bus.

La prossima tappa sarà Wynwood, un nuovo quartiere di Miami, che a poco a poco è diventato una galleria a cielo aperto di murales e altre forme di arte moderna. Scendiamo brevemente per ammirarli da vicino: sono davvero tanti, colorati e d’effetto. Poco prima avevo visto anche una sequenza di grandi sculture lungo la strada.

Passiamo poi nella “Little Havana”, il quartiere cubano di Miami e scendiamo per entrare in un negozio molto bello che, oltre a vendere sigari di ogni tipo e valore, offre gratuitamente un dolcissimo caffè cubano in micro bicchieri.

All’esterno, in un locale adiacente, una band suona musica ritmata, mentre un ballerino accenna passi di danza.

Entriamo un attimo anche in un piccolo parco, il Domino Park, in cui ci sono tavolini con le scacchiere disegnate, sulle quali uomini bianchi e neri giocano a scacchi o soprattutto a domino. Mi ricorda quello del Village a New York.

L’ultima sosta, che sinceramente non mi interessava molto, è in un centro commerciale, abbastanza carino perché diverso dai nostri, pieno di negozi di tutti i generi, tra cui quelli delle marche tipiche americane.

Sono quasi le 18 e dobbiamo dirigerci verso l’aeroporto, non molto distante, traffico permettendo.

Il volo AZ 631 delle 20.55 arriva a Roma un po’ prima delle 12.30, orario previsto.



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