In Puglia fuori stagione

La Puglia è fantastica anche fuori stagione!
Scritto da: mque_mque
in puglia fuori stagione
Partenza il: 27/11/2010
Ritorno il: 29/11/2010
Viaggiatori: 4
Spesa: 500 €
Puglia terra di vacanze estive, di gran sole, di splendido mare? Si, certo, ma non solo! Il nostro weekend di fine novembre ci ha fatto capire che la Puglia è fantastica anche fuori stagione.

Partiamo da Torino il sabato mattina, e con soli 14 euro a testa siamo a Bari prima delle 11.00, pronti a recuperare l’auto a noleggio e a tuffarci in un giro ad anello che in tre giorni ci permetterà di scoprire le grandi cattedrali romaniche di cui il nord della provincia di Bari è ricco, di rivedere la Valle d’Itria (cioè l’area più ricca di trulli, patrimonio UNESCO) che già conosciamo, e di visitare le grotte di Castellana, che solo L. Ha visto, da bambino. Il tempo è coperto, ma per fortuna non piove. Fa freschino, ma rispetto ai 4 gradi sottozero di questa mattina, in aeroporto, siamo in paradiso!

LE TERRE DEL ROMANICO

Attiviamo il navigatore, che per l’occasione decidiamo si chiamerà Nicoletta (in onore di S. Nicola, ovvio), e siamo subito a Bitonto, a pochi km dall’aeroporto. Il paese è carino, ma è la cattedrale il motivo per cui siamo qui: è splendida! Tutta in pietra bianca, poco decorata come tutte le chiese romaniche, ha un pulpito duecentesco che è una vera opera d’arte di intagli e rilievi. Vorremmo visitare anche la cattedrale di Ruvo di Puglia, a pochi km di distanza, ma come tutte le chiese di Puglia chiude a mezzogiorno, e riaprirà ahimè solo alle 16… Purtroppo ci dobbiamo accontentare di vederla solo da fuori. Bello però il centro storico, un dedalo di viuzze bianche molto ben conservato, più caratteristico di quello di Bitonto. Proseguiamo fino a Castel del Monte, che A. e B. non avevano ancora visitato. Rispetto alla nostra precedente visita, fatta in agosto con una folla di turisti e venditori di souvenir in ogni dove, ci godiamo il castello da soli, nel silenzio assoluto, sotto nuvole nere che corrono veloci in cielo. Il “fuori stagione” ha dei vantaggi incomparabili.

Lasciato Castel del Monte, tra centinaia di migliaia di ulivi ci dirigiamo verso la costa, fino a Trani. Il paese è tutto raccolto intorno all’insenatura che ospita il porto; ad un’estremità svetta la cattedrale, all’altra una fortificazione eretta nel cinquecento a protezione del porto. Passeggiamo insieme a qualche gabbiano lungo il mare, godendoci splendidi scorci tra le barche da pesca ormeggiate, in attesa che la cattedrale apra (alle 16, ovvio). Si tratta di una chiesa romanica, ovviamente, ma ha la particolarità di essere stata costruita su due preesistenti chiese più antiche, che sono anch’esse ancora attive e perfettamente visitabili… una chiesa a più strati, in un certo senso! Usciti dalla cattedrale, sono le quattro e mezza di un giorno di novembre ed inizia già a far buio; questo è forse l’unico lato negativo del “fuori stagione”, le giornate sono davvero corte.

Lasciamo Trani, che ci è piaciuta davvero moltissimo, per Molfetta, a pochi km lungo la costa. Qui visitiamo…indovinate? La cattedrale! E’ il duomo di S. Corrado, romanico, affacciato sul porto. A differenza delle altre, questa chiesa ha una copertura a tre cupole che ci richiama subito alla mente le moschee di Istambul; in Puglia l’Oriente è davvero vicino. Dopo una breve tappa a Bisceglie, dove facciamo quattro passi nel centro storico senza che nulla ci colpisca più di tanto, raggiungiamo il nostro albergo, a Giovinazzo. Preferiamo dormire qui senza dover entrare in Bari, che tanto visiteremo lunedì. L’albergo è poco prima del paese, l’indomani scopriremo che è sul mare e ha anche una bella piscina. Come tantissimi alberghi qua in zona, è soprattutto una sala ricevimenti per matrimoni, che qua in Puglia ci paiono essere una delle industrie principali: negozi di abiti da sposa, sfarzose sale ricevimenti e pubblicità di gruppi musicali e servizi di catering sono in ogni dove!

Facciamo un micro-riposino, sperando che la stanza si scaldi in fretta (è davvero gelida, qua il riscaldamento lo usano così raramente che..dimenticano di accenderlo) ma poi la fame diventa aggressiva: cena! In paese abbiamo un riferimento molto consigliato per mangiare pesce, ma è chiuso, causa nascita dell’erede del proprietario. Ripieghiamo su un’osteria di mare nella piazza principale, e mangiamo davvero bene ad un prezzo più che onesto. Quando usciamo, sta piovigginando; pazienza, tanto la stanchezza per la levataccia si fa sentire.

LA VALLE D’ITRIA

Fatta colazione e lasciato l’hotel, ritorniamo in paese per vedere la parte antica di Giovinazzo, che ieri sera ci è parsa molto carina. Parcheggiamo nei pressi del porticciolo, un’insenatura molto piccola su cui si affacciano le case più antiche; alcuni pescatori stanno vendendo dei bellissimi polipi. Saliamo fino alla cattedrale. Si si, tranquilli, è romanica! Molto grazioso l’esterno, ma internamente è stata molto rimaneggiata, con cappelle e decorazioni barocche; gironzoliamo qualche minuto tra i vicoli della città vecchia, per poi riprendere la strada verso la valle d’Itria. Ci fermiamo a Gioia del Colle per sgranchirci le gambe, e ne approfittiamo per dare uno sguardo al castello, di epoca federiciana. Senza acquistare il biglietto per il museo archeologico, non ci lasciano sbirciare nemmeno il cortile.. Pazienza, si riparte.

In pochi minuti siamo a Noci: cerchiamo la chiesa di S. Pietro in Barsento, antichissima, perché è stata costruita intorno al 590 d.c. su ordine di Papa Gregorio Magno per evangelizzare le popolazioni locali. Per quei tempi, un avamposto missionario! La troviamo fuori del paese, in mezzo ad uno splendido paesaggio di ulivi, pascoli e campi verdi di grano. La signora che abita accanto ce la fa visitare: internamente, non ha nulla di particolare, ma l’esterno è davvero bello, ed esprime tutta la sua storia millenaria. Facciamo amicizia con numerosi cani e gatti, che da perfetti padroni di casa ci accompagnano anche in chiesa per il giro. In un prato poco distante, pascola un gruppo di cavalli Murgesi, tutti neri. Peccato aver perso per pochi giorni la mostra mercato della razza, che si tiene a Martina Franca il primo weekend di dicembre.

Ci dirigiamo proprio verso Martina Franca, che raggiungiamo passando davanti a Locorotondo, tutta arroccata sulla collina; la visiteremo più tardi. A Martina Franca restiamo stupiti: a differenza di tutti i paesi che abbiamo visitato finora, il centro storico qui è barocco, con splendidi palazzi nobiliari ben conservati e i consueti vicoli bianchi.. Peccato che non ci sia il sole, i colori sarebbero sicuramente molto più accesi. Gironzoliamo per una mezz’oretta nelle stradine, sbucando a più riprese nella piazza principale che ospita la cattedrale (chiusa.. Mezzogiorno è passato) e che ha una curiosa forma asimmetrica, chiusa da un lato da un porticato ellittico. Ci fermiamo a pranzare in una trattoria del centro, assaggiando ottimi latticini, le classiche orecchiette e le carni al fornello (cioè cotte alla brace). Quando usciamo, pioviggina.

Torniamo verso Locorotondo, e parcheggiata l’auto vicino a una delle porte della città vecchia, ci inoltriamo anche qui tra i vicoli bianchi. Qua ci sembrano ancora più bianchi, il candore è rotto solo da qualche vaso fiorito e dai lampioni neri appesi agli angoli, che dondolano cigolando per il vento che sta rinforzando parecchio. Non c’è nessuno in giro. Sbuchiamo su uno splendido belvedere che guarda la valle d’Itria: i trulli sono tantissimi,e punteggiano la campagna. Il vento però è fortissimo (si capisce l’utilità dei vicoli serpeggianti, che smorzano subito le folate) e le nuvole basse limitano molto il panorama, non si vede nemmeno Martina Franca, a pochi km.

Riprendiamo l’auto e ci dirigiamo verso l’ultima tappa di oggi: Alberobello. Stanotte dormiremo qui: abbiamo trovato una buona offerta “fuori stagione” per dormire in un trullo, e ne abbiamo subito approfittato.. quando ci ricapiterà?? Parcheggiamo davanti alla Basilica dei Santi Medici, vicino all’ufficio dove ritireremo le chiavi del trullo, ma vogliamo approfittare dell’ultima ora di luce per fare un giro nel Rione Monti, area monumentale vincolata dall’Unesco dove si trova la maggior concentrazione di trulli. La maggior parte dei trulli ospita negozi di souvenir, ma gli scorci tra le stradine che salgono sulla collina sono comunque bellissimi. Pur essendo domenica pomeriggio, c’è pochissima gente, e ci godiamo il giro in tranquillità. Visitiamo anche la chiesa e il Trullo Sovrano, così detto perché è l’unico ad avere due piani e rappresenta la massima espressione architettonica raggiunta da questo tipo di costruzioni. La casa è ancora arredata con il mobilio originale, e la visita è molto interessante. Inizia a far buio: andiamo a recuperare le chiavi del nostro trullo, e ci accompagnano nel Rione dell’Aia piccola, a pochi minuti a piedi dalla piazza. E’ uno splendido trullo arredato con mobili d’epoca, dotato di un grande salone, tre camere da letto, cucina e un grazioso giardinetto: peccato restare solo una notte! Dopo un bel tè caldo, una doccia rigenerante e un riposino, usciamo per cenare. Abbiamo una segnalazione per una trattoria del circuito slow food, è proprio in piazza. Il locale è molto carino, è la cantina di un palazzotto nobiliare. Ceniamo molto molto bene con piatti tipici della tradizione pugliese, compresa una burrata eccezionale, e ottimo vino. Davvero difficile mangiare male in Puglia, ma stasera.. Siamo quasi commossi!

LE GROTTE E IL MARE

Dopo una comoda notte nel nostro trullo, facciamo rapidamente i bagagli e andiamo a fare colazione in un bar-trattoria poco distante, convenzionato per gli ospiti del trullo. Riconsegnata la chiave, ci dirigiamo verso Castellana, dove vogliamo visitare le grotte. In questa stagione sono aperte solo la mattina, con visite ogni ora.

Il cielo è finalmente sgombro di nuvole, e c’è un bel sole. E dire che a Torino ieri ha nevicato! In una ventina di minuti siamo alle grotte. Dalla dimensione dei parcheggi, in estate dev’essere un carnaio, ma oggi ci siamo solo noi quattro, una ragazza da sola e una coppia russa. Scegliamo di fare il percorso lungo, che dura quasi due ore, perché è l’unico che permette di arrivare alla Grotta Bianca, che dicono essere una delle più belle al mondo. E quando ci arriviamo.. In effetti si resta a bocca aperta per l’abbondanza di stalattiti bianchissime che scendono dalla volta… sembra di essere nel mondo di Narnia, tra i ghiaccioli…incredibile! Lato negativo: il rientro è davvero lungo. Il percorso è di circa 3 km tra andata e ritorno, ma ci dice la guida che la minor concentrazione di ossigeno affatica i muscoli tanto come farne il doppio. Finalmente siamo fuori, è stata dura ma davvero ne vale la pena, soprattutto fuori stagione, quando si evitano i 500 visitatori ogni ora (Ulp!) che scendono in grotta nel mese di agosto.

In una mezz’oretta raggiungiamo la costa, a Polignano a Mare. Anche qui la città vecchia è arroccata dentro le mura, ma è su un promontorio a strapiombo sul mare. La vista dai tre belvedere della città vecchia è incomparabile, e anche la stretta caletta a sinistra del centro storico, incassata tra gli scogli, è molto bella. Il paese è deserto, e gironzoliamo tra i vicoletti (è il nostro sport preferito, in questo wknd!). Ci fermiamo a pranzare nell’unica trattoria aperta, proprio di fronte alla cattedrale, e ci gustiamo l’ultima spaghettata di mare e l’ultima spigola al sale.. Gnamm deliziosi! Pochi km dopo Polignano, lungo la litoranea, c’è la frazione di S. Vito, con l’omonima abbazia. Il complesso è molto antico, e nel medioevo era conosciutissimo perché ospitava le reliquie del santo, che come noto protegge dai morsi dei cani e delle tarantole. Le strutture furono ampliate più volte per accogliere l’enorme massa di pellegrini che arrivava fin qui. La chiesa però è chiusa, apre solo la domenica mattina per la messa, e il complesso abbaziale purtroppo è privato; diamo una sbirciata dal cancello. Davanti all’abbazia c’è una bella insenatura con un porticciolo che ospita un sacco di barche colorate, e c’è anche una torre d’avvistamento, sugli scogli un po’ più in là. Con il cielo nero sul mare, questo posto è davvero affascinante, e le foto si moltiplicano.

Ora ci aspetta l’ultima nostra tappa: Bari. Arriviamo lungo la litoranea, su un tratto di costa spoglio e triste, pieno di costruzioni abbandonate e capannoni vuoti cadenti. Parcheggiamo in città, lungo il mare, all’altezza di una porta nelle mura, che scopriremo essere proprio davanti alla basilica di s. Nicola. La visitiamo subito: è davvero bellissima! E’ ovviamente romanica; l’interno è molto spoglio ma bellissimo, sopra l’altare c’è un ciborio medievale con bei capitelli, e una cattedra scolpita con personaggi di una qualità e vividezza d’espressioni eccezionale. Nella cripta, con splendidi capitelli normanni, ci sono i resti di S. Nicola. Ci colpisce la quantità di persone di rito ortodosso che sta pregando sulla tomba del santo: è infatti un patrono della loro chiesa, e in questa basilica si concelebrano riti sia cattolici che ortodossi (a dimostrazione che l’integrazione religiosa, se la si vuole davvero, è possibile). Lungo i vicoli della città vecchia, che ci colpiscono per la discreta pulizia e la buona conservazione dei palazzi, raggiungiamo piazza dell’Odegitria, dove c’è la cattedrale di Bari, San Sabino. Purtroppo è chiusa, e la possiamo vedere solo esternamente. Arriviamo fino al Castello federiciano, imponente e squadrato. Con soli due euro si può entrare, e così visitiamo il cortile interno, molto bello, e alcune sale in cui c’è una mostra temporanea. Tanto è massiccio e monolitico visto dall’esterno, tanto è articolato e grazioso internamente. Passeggiamo fino a piazza del Ferrarese, dove ci prendiamo un caffè con le ultime luci, poi percorrendo la bella passeggiata sopra le mura arriviamo alla nostra auto. E’ oramai tempo di ritornare verso l’aeroporto. Il navigatore Nicoletta, forse oltraggiato dal fatto che sta per concludere la sua onorata attività, ci porta prima ad uno scalo ferroviario (che non capiamo cosa c’entri con l’aeroporto), poi ci fa fare un percorso alternativo tra vie senza nome che ci lascia davanti ad un passaggio a livello che resterà chiuso per ben 20 minuti e 6 treni (2 merci, 2 regionali e 2 intercity)! Incredibile. Se avessimo almeno avuto le carte, si poteva fare un torneo a scopa. Aperta finalmente la sbarra, in pochi minuti siamo in aeroporto, e alle 21.00 rientriamo a Torino, dove ci accoglie una temperatura decisamente polare.. Niente più sud, d’ora in poi l’inverno è una cosa seria!



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