La mia … Nigeria!

La Nigeria non è quello che si suol dire “una meta turistica”, almeno per come lo intendiamo noi. E’ un paese difficile, pieno di contraddizioni. Il viaggio inizia all’ambasciata di Roma: più di un mese e vari tentativi prima di ottenere il visto: ogni volta c’è qualcosa che non va! Il 17 dicembre alla fine si parte: sono stato...
Scritto da: mn27j
Partenza il: 17/12/2008
Ritorno il: 24/12/2008
Viaggiatori: da solo
Spesa: 1000 €
La Nigeria non è quello che si suol dire “una meta turistica”, almeno per come lo intendiamo noi. E’ un paese difficile, pieno di contraddizioni.

Il viaggio inizia all’ambasciata di Roma: più di un mese e vari tentativi prima di ottenere il visto: ogni volta c’è qualcosa che non va! Il 17 dicembre alla fine si parte: sono stato invitato da un mio amico nigeriano che vive a Roma in occasione di una celebrazione che si sarebbe svolta a Onitsha il 20.

Partenza da Roma alla volta di Lagos (via Francoforte) e prima sorpresa: sull’aereo una moltitudine di bambini schiamazzanti! Davvero insolito su un aereo trovare tante mamme sole con 4 o 5 bambini! Arrivo a Lagos in serata e subito mi immergo nel caos generale di quella città: l’impatto è forte sia per il rumore che per gli odori (senza tralasciare il caldo: alle 21.00 c’erano 35 gradi!); per arrivare in albergo (circa 3 Km) ci vogliono 45 minuti (e poi mi lamento del traffico di Roma!).

Una volta in albergo incontro i miei compagni di viaggio; siamo una comitiva molto eterogenea: ci sono 2 keniani, 1 giapponese, 2 americani ed uno che viene dal Benin. La serata si conclude con una buona cena e una doccia ristoratrice. La mattina inizia di buonora: alle 8.00 l’aereo per Enugu ci attende (dall’albergo al terminal dei voli nazionali si va a piedi vista la vicinanza ed il traffico già caotico). Il volo è tranquillo e dopo circa 1 ora arriviamo ad Enugu, nell’omonimo stato, in quella parte di Nigeria che alla fine degli anni 60’ fu tristemente nota per la sanguinosa guerra civile del Biafra. Oggi questa zona è conosciuta col nome di Igboland per via dell’etnia che la abita (gli Igbo, circa 45 milioni di persone, il 17% dell’intera popolazione; ma quest’etnia si estende anche a zone del Camerun e della Guinea Equatoriale).

All’arrivo c’è un’altra sorpresa: una scorta militare ci aspetta per scortarci come un’ombra per tutto il nostro soggiorno! Ci spiegano che è necessaria perchè, oltre ad una certa recrudescenza negli scontri tra cattolici (religione dell’Igboland) e musulmani (che rappresentano la maggioranza della popolazione del nord), negli ultimi tempi c’è una certa tendenza ai rapimenti lampo di occidentali per poche migliaia di euro di riscatto.

Facciamo un rapido tour della città e subito siamo colpiti dalla povertà che regna in questa zona: strade sterrate, baracche, enormi cumuli di immondizia che talvolta vengono dati alle fiamme, sistema fognario “a cielo aperto”.

A sirene spiegate prendiamo la strada per Onitsha, meta del mio viaggio. Quella che mi è stata presentata come un’autostrada si rivela in realtà una lingua di asfalto fatiscente che spesso si alterna con tratti sterrati. Lungo il tragitto sono sorpreso di quanti vecchissimi camion e auto abbandonate ci siano ai lati della strada. Ogni 5/10 km ci sono posti di blocco che, grazie alla scorta, evitiamo a tutta velocità. Mi colpiscono, però, i militari: seri e con armi spianate (pistole, mitra, maceti). Dopo circa un ora arriviamo al palazzo del governatore dell’Anambra State che ci da il benvenuto in una residenza molto caratteristica in cui galline e capre scorrazzano libere ovunque! Dopo le foto di rito proseguiamo per Onitsha dove arriviamo dopo un’altra ora di viaggio. La nostra sistemazione è all’interno dell’arcivescovado di Onitsha (un vero e proprio villaggio all’interno della città). Subito veniamo accolti in un clima di festa ed allegria: il mio amico nigeriano è, evidentemente una persona assai importante! Facciamo il giro dell’arcivescovado (circa 2 ore a piedi!) e visitiamo la Cattedrale, il Seminario, un Convento di suore, la zona agricola in cui sono presenti anche vasche per l’allevamento di pesci.

Mi colpisce il contatto con la gente: si perchè è un contatto fisico, tutti vogliono toccarti, salutarti, stringerti la mano, darti il benvenuto in Nigeria e ringraziarti per essere li! I bambini sono davvero tanti e bellissimi con un sorriso incredibile che ti stringe il cuore.

Nei tre giorni successivi visitiamo, oltre ad Onitsha, anche i villaggi di Eziowelle, Nkpò e Uwmodji.

La povertà è davvero notevole ma siamo colpiti dalla grande serenità delle persone, dalla loro profonda dignità. Aimé facciamo di tutto per rendere difficile la vita alla nostra scorta non sottraendoci mai al contatto diretto con chiunque. Stride, apparentemente, la povertà di queste persone contrapposta alla loro serenità; uno dei tratti principali che mi ha accompagnato durante tutto il viaggio è senza dubbio il sorriso di questa gente.

Il caldo è notevole ma essendo nella stagione secca è ben sopportabile. L’unica cosa veramente fastidiosa è la polvere che, con le strade sterrate, si accompagna alla sabbia del deserto portata dal vento che spira da nord.

Questo viaggio mi da la possibilità di approfondire un tema di cui avevo letto ma che non avevo mai toccato con mano: la “spiritualità” africana. Ed è un approccio davvero sorprendente: per fare soltanto un esempio, ogni giorno feriale nella cattedrale di Onitsha ci sono 4 messe ed in ciascuna celebrazione la pur grande chiesa non è sufficiente a contenere tutti i fedeli; inoltre la partecipazione alla messa è, a differenza di quello che si vede da noi, veramente gioiosa e festosa: mille colori, canti, balli, un modo di vivere la celebrazione dimostrando la gioia che ciascuno possiede! È davvero sorprendente e sbalorditivo come la chiesa sia considerata il centro della vita quotidiana (specie se si considera che durante la guerra del Biafra i missionari stranieri furono accusati di molte atrocità e, per questo motivo, cacciati).

Il quarto giorno si va alla scoperta del grande fiume Niger (in questo periodo molto ridotto per via del clima secco). E’ davvero imponente: un’enorme distesa di acqua che fa da cornice ad un paesaggio fitto di vegetazione ma anche pieno di vita che brulica sulle sue rive: dai bambini che giocano nelle sue acque, alle barche piene di merci che lo solcano, alle attività di ogni tipo che sorgono sulle sue rive. Lambendo la città di Onitsha il Niger forma un isolotto che è utilizzato come prigione.

Nel pomeriggio veniamo condotti a visitare “il negozio del re”, così chiamato perchè quando una persona viene incoronata capo villaggio viene qui per acquistare il trono, le pelli d’animale, gli scettri e quant’altro testimoni lo status di re. Pur essendo normalmente assai modeste le richieste economiche per qualsiasi tipo di mercanzia, sono sorpreso di quanto costino gli oggetti in questo negozio: una poltrona-trono può arrivare all’equivalente di 10 mila euro! L’ultimo giorno ci sono le visite a tutti quelli che abbiamo conosciuto durante il nostro soggiorno (e sono davvero tanti) perchè ognuno deve essere ringraziato per la sua gentile ospitalità. Questo viaggio è davvero diverso dagli altri che ho fatto: mai mi è capitato di andare in un paese tanto lontano e diverso ed avere la possibilità di “viverlo” così pienamente, non da turista bensì da amico! Il giorno seguente ci aspetta il ritorno ad Enugu (dopo la diffidenza ed il timore iniziale, è davvero caloroso il commiato dai ragazzi che ci hanno scortato ovunque e sempre durante questa vacanza), ed il volo per Lagos. Abbiamo a disposizione una mezza giornata per visitare la vecchia capitale. Traffico caotico, completa assenza di semafori, venditori di ogni tipo di mercanzia ad ogni angolo, un numero incredibile di moto-taxi (il mezzo di trasporto più rapido all’interno della città), palazzi molto vecchi di massimo 2-3 piani sono i caratteri distintivi di questa città con una densità di popolazione tra le più elevate dell’intero continente. Di circa 8 milioni di abitanti senz’altro 7 milioni si dedicano al commercio! È incredibile il numero di “negozi”, chioschi, ambulanti in ogni parte della città.

Ma è arrivato il momento di lasciare Lagos per far ritorno in Italia e di prendere congedo dai miei compagni di viaggio: ognuno tornerà nel suo paese quindi le immancabili foto di rito da scambiarci via mail sono di rito! Facendo un bilancio di questo viaggio insolito, mi sento di sconsigliare un “turismo fai da te” in un paese come la Nigeria, potrebbe essere davvero pericoloso. Da parte mia mi sento davvero fortunato dell’opportunità che ho avuto per visitarlo in sicurezza. Ciò mi ha dato anche la possibilità di vivere questa vacanza come una “full immersion” tra questa gente gentile ed ospitale, sorridente e fiera che mi ha accolto in modo veramente commovente perchè non ero per loro un semplice turista, bensì un amico! Ciao splendida Nigeria e, spero, … A presto! p.S. Mi piacerebbe inviare anche foto di questa incredibile esperienza



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