Il viaggio dell’anima

Nepal, novembre 2008 Simona e Roberto Ferrari Gente dallo sguardo limpido come bambini, vestiti come le statuette del presepe, casupole con i tetti a pagoda, tempietti religiosi dove una mano devota ha deposto un fiore o un pizzico di riso. Nell’aria profumi di incenso. Si ha la sensazione di trovarsi fuori dal tempo, ma in un luogo vagamente...
Scritto da: simoroby
il viaggio dell'anima
Partenza il: 07/11/2008
Ritorno il: 22/11/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Nepal, novembre 2008 Simona e Roberto Ferrari Gente dallo sguardo limpido come bambini, vestiti come le statuette del presepe, casupole con i tetti a pagoda, tempietti religiosi dove una mano devota ha deposto un fiore o un pizzico di riso. Nell’aria profumi di incenso. Si ha la sensazione di trovarsi fuori dal tempo, ma in un luogo vagamente famigliare e mentre capre e galline attraversano la strada belando e starnazzando, accomodati a cavalcioni su qualche monumento millenario, giovani giramondo e vecchi saggi si guardano attorno in silenzio e senza fretta, condividendo momenti irripetibili.

Milano Malpensa eccoci pronti a partire, era un anno che sognavamo questo momento , voliamo con la Qatar Airways, scalo a Doha e nel tardo pomeriggio arriviamo a Kathmandu, l’aeroporto è semi deserto l’unica fila è la nostra, dobbiamo fare il visto d’ingresso…I nepalesi sono persone molto tranquille, non si scompensano alla vista della coda..Ritirati i bagagli troviamo ad accoglierci Hiragyan, la nostra guida, che ci accompagnerà per la prima settimana di viaggio, la seconda abbiamo optato per la piena libertà, volevamo stare da soli ed assaporarci le bellezze del paese senza fretta. La prima impressione è stata quella di essere finalmente in un paese turisticamente non ancora troppo sfruttato e questo è quello che piace a noi. La nostra guida Hiragyan si presenta subito come una persona molto gentile, rispettosa e molto disponibile, il suo italiano è un po’ traballante ma molto desideroso di imparare, infatti voleva che gli parlassimo italiano e non inglese. Giungiamo al nostro albergo, il Soaltee Crowne Plaza, ormai in serata e subito si pianifica il giorno seguente.

La mattina prestissimo iniziano le visite, questo è forse il posto più conosciuto del Nepal, il tempio buddhista di Swayambhunath, chiamato comunemente il ‘tempio delle scimmie’, a causa delle parecchie scimmie che vivono sulla collina e non mostrano alcun timore verso i visitatori divertendoli con scherzi e giochi: uno dei preferiti è scivolare lentamente sul lungo corrimano della scala principale. In cima alla grande cupola imbiancata a calce, un blocco quadrato dipinto in oro raffigura gli occhi vigili del Buddha che scrutano la valle in ogni direzione. Un curioso segno a forma di punto interrogativo che si trova all’altezza del naso corrisponde al numero nepalese ek ( uno), simbolo dell’unità di tutte le forme di vita. Intorno alla base ci sono le ruote delle preghiere che i fedeli fanno girare con una spinta. Nell’aria si respira un nonché di misticismo scandito dalle parole del sacro mantra “ Om mani padme hum” che ci accompagnerà per tutta la durata del nostro viaggio.

Proseguiamo alla volta del cuore di Kathmandu, “ Durbar Square “ è subito un esperienza devastante ed entusiasmante. Ad accoglierci migliaia di venditori di ogni specie, dalle verdure al balsamo di tigre, dall’artigianato in legno e argento alle collane di fiori usate come offerte nei templi.

Si respira storia mista alle difficoltà di una progressiva modernizzazione. Il centro storico, con le belle piazze e i templi, ha mantenuto un aspetto sobrio, lontano mille miglia dagli ammassi urbani periferici pieni di alberghi di lusso, negozi e ristoranti. Racchiusa tra il fiume Vishnumati a ovest e il Ratna Park a est. Visitiamo la casa della Kumari, la dea bambina che incarna la dea Taleju. Sosta quindi presso l’Hanuman Dhoka ed il Kastmandap, un tempio in legno ricavato da un solo albero. Edifici con tetti a pagoda a perdita d’occhio, a Durbar Square in passato venivano incoronati e legittimati i re della città che proprio qua avevano la loro residenza. Si possono trascorrere ore passeggiando piacevolmente nella piazza osservando il viavai dei numerosissimi passanti dai gradoni dell’imponente Maju Deval. L’intera piazza è stata proclamata dall’Unesco nel 1979 Patrimonio dell’Umanità.

Riprendiamo la nostra macchina e proseguiamo, sulle sponde del fiume Bagmati dove sorge il Pashupatinath, il più autorevole tempio hindu della regione e uno dei più importanti templi di Shiva del subcontinente indiano. Essendo il Bagmati un fiume sacro, Pashupatinath è un luogo molto ricercato per la cremazione: i ghat (gradini che scendono al fiume) davanti al tempio sono riservati alla cremazione delle personalità, mentre gli altri un po’ più a sud sono usati per la gente comune. Spesso purtroppo queste cremazioni attirano molti turisti; scattare fotografie non è vietato ma è sicuramente necessario essere discreti, ed avere il massimo rispetto come accade nelle cerimonie funebri di tutto il mondo, perché per quanto straordinaria possa sembrare è pur sempre una cerimonia religiosa. Finalmente in questo luogo siamo riusciti ad incontrare e veri Sadhu ( i Santoni ) che vivono all’interno dei templi abbandonati e non sono propensi a farsi fotografare, al contrario di quelli “falsi” trovati a Katmandu sempre ben disposti in cambio di una lauta mancia.

Siamo al tramonto ma Hiragyan ci conduce in un altro luogo di importanza religiosa: è l’enorme stupa di Bodhnath, il più grande del Nepal e uno dei più grandi del mondo, intorno al quale si riunisce la consistente comunità di esiliati tibetani. Il momento più indicato per la visita è il tardo pomeriggio, quando i fedeli si raccolgono in preghiera e camminano intorno allo stupa (se volete farlo anche voi, ricordate di procedere in senso orario). Nei dintorni di Bodhnath ci sono diversi monasteri tibetani, all’interno dei quali i turisti sono i benvenuti, ma siate discreti e cercate di non disturbare soprattutto durante le funzioni religiose. Attorno allo stupa centinaia di negozietti tutti con prodotti di manifattura tibetana, dalle fantastiche trombe ai tamburi ai copricapo, il profumo di incenso e la misticità che invade questo posto è indescrivibile! Ti senti in pace con te stesso! Storditi dalle innumerevoli emozioni, rientriamo in albergo.

La mattina seguente, all’alba si parte alla volta del Royal Chitwan National Park, attraversiamo il Terai, Scene di ordinaria, serena quotidianità, lungo le strade che portano da Kathmandu al Terai.

la vallata è percorsa dal fiume Trisuli e circondata da colline, risaie terrazzate, scorci di vette himalayane e gole rocciose, innumerevoli i villaggi Tharu. Ci fermiamo per una sosta proprio sul fiume Trisuli dove visitiamo un fantastico villaggio di agricoltori, tutti molto ospitali ci invitano a bere un buonissimo nepali tea, decine di bambini ci accolgono con i loro sorrisi. Qui abbiamo incontrato gli sherpa con il loro pesantissimo carico sulle spalle. La popolazione dei Tharu vive di agricoltura, sono persone molto cordiali, ti mettono totalmente a tuo agio e molto dignitose, non troverete un bambino che chiede l’elemosina (eccetto a Kathmandu dove il turismo ha contaminato la popolazione!), se vi fa piacere portate con voi qualche matita colorata, vedrete i loro occhi sorridere o comprate qualche piccolo oggetto fabbricato da questi bambini.

Per chi ama il rafting il Trisuli è il posto ideale, si trovano diversi punti attrezzati dove si può effettuare questo sport, a nostro parere un esperienza bellissima! Lungo la strada troviamo diversi centri abitati, tutti con i loro mercati, vale la pena fare una sosta per apprezzare la loro serenità e il loro stile di vita così diverso dal nostro. Dopo circa 5 ore di viaggio tra camion, greggi di pecore e mucche vaganti, anche loro con il proprio fascino, arriviamo finalmente alla meta, il Machan Wildlife Resort di Chitwan, ad aspettarci una camionetta stile militare che ci porterà a destinazione. Il Royal Chitwan National Park, un tempo era il terreno di caccia dell’aristocrazia inglese e nepalese; oggi invece gli animali – elefanti, rinoceronti, tigri, leopardi e cervi – sono protetti. La cosa più emozionante da fare è andare in groppa a un elefante per vedere gli animali del parco; se i pachidermi vi sembrano scomodi, potete girare in jeep, in canoa oppure, con una guida, anche a piedi. Lungo il fiume Rapti, troviamo numerose egrette, martin pescatore, un’aquila, molti altri bufali, ma nessun coccodrillo.

La cosa più entusiasmante sono i lodge dove non c’è corrente elettrica, il tutto viene illuminato con lumi a petrolio, tranne per la parte in cui sono situate le cucine dove per alcune ore della giornata viene attaccato un generatore di corrente. Ci si trova a contatto diretto con la natura e il suo habitat è una emozione indescrivibile, soprattutto la sera quando ci si riunisce intorno al fuoco e tutto diventa magico, 3 giorni trascorsi qui sono rigeneranti per mente e corpo! Nei dintorni vi consigliamo di visitare Janakpur, è una bella città piena di pellegrini indiani. Questa città ha una grande importanza religiosa in quanto è il luogo natale di Sita (la moglie di Rama, eroe della saga hindu Ramayana). Durante le feste si mettono in scena alcuni episodi del Ramayana e l’atmosfera riporta ad antichi miti. Se non vi fate spaventare dal groviglio di strade e stradine, a Janakpur ci sono molti posti da scoprire a piedi: templi, rifugi per i pellegrini, laghetti sacri. In periferia c’è il Janakpur Women’s Development Centre (Centro per lo sviluppo femminile di Janakpur), una tappa obbligatoria se siete interessati a pittura e ceramica tradizionale e se volete capire il ruolo delle donne nella società locale.

Si riparte, purtroppo dobbiamo lasciare questo posto e ci dirigiamo verso Pokhara, lungo la strada del ritorno il nostro impagabile Hiragyan ci porta a Lumbini, città natale di Buddha, questo è uno dei siti religiosi più importanti del mondo. Qui i devoti arrivano in un flusso lento e rispettoso, molti si fermano a meditare nei monasteri nel pressi del sito. Incredibilmente suggestivi gli alberi di bodhi adornati con migliaia di preghiere dove si narra che Buddha abbia raggiunto l’illuminazione.

Altre 4 ore di viaggio sempre ammirando le bellezze naturale dei Terai e in tardo pomeriggio arriviamo a Pokhara al nostro albergo il Fishtail lodge, situato proprio su un isoletta sul lago Phewa, ad attenderci troviamo una zattera, unico modo per attraversare il lago e arrivare a destinazione, il posto è bellissimo immerso nel verde e dal lago, benché fossimo quasi al tramonto, un panorama mozzafiato sulla catena dell’ Annapurna. Ceniamo e usciamo immediatamente trovando tantissimi locali per occidentali, dato che Pokhara è il luogo ideale per organizzare il trekking, infatti qui incontriamo molti italiani.

La mattina prestissimo andiamo a Sarangot, la vista del santuario dell’Annapurna all’alba è un esperienza mistica, la sagoma piramidale del Machhapuchhare e la vetta arrotondata dell’Annapurna II si tingono di colori brillanti; è fantastico..

Scendiamo a Pokhara, questa città, pur possedendo una parte antica da visitare assolutamente, più che per la tradizione culturale o per le bellezze artistiche, è interessante per la sua posizione sul lago e vicino alle montagne; è il luogo ideale in cui riposarsi prima di intraprendere un trekking . A Pokhara ci sono anche insediamenti tibetani dove si possono acquistare bellissimi tappeti che le donne producono a mano, vi consigliamo di visitarlo perché è molto suggestivo; nei dintorni si trovano le cascate di Devi’s, le grotte di Mahendra Gufa e i laghi di Rupa e di Begnas Tals. Si può tentare il sentiero dell’Annapurna, che però richiede tre o quattro giorni di cammino; è alla portata di tutti se fatto con calma, noi purtroppo non avendo tanti giorni a disposizione questa volta abbiamo rinunciato,ma ritorneremo! Non lasciate la città senza prima aver noleggiato una barca ed essersi spinti tranquillamente fino al più celebre tempio hindù di Pokhara il Mandir di Varahi, un edificio in stile pagoda eretto su un isoletta. Inoltre abbarbicata su un ripido crinale che domina il lago Phewa si trova la Pagoda per la Pace nel mondo, bisogna affrontare una bella passeggiata di circa 2 ore ma ne vale veramente la pena, da qui si possono ammirare nelle giornate serene le montagne della catena dell’Annapurna riflesse nel lago.

Siamo pronti a ripartire, si ritorna verso la valle di Kathmandu, anche qui lungo la strada incontriamo villaggi simili a quelli del presepe, bambini che giocano gioiosi per le strade, donne intente a pettinarsi i lunghi capelli e anziani sul ciglio della strada intenti a guardare i passanti. Una sosta a Manakamana, un caratteristico paesino, da dove si può prendere una funicolare che porta ad un bellissimo tempio arroccato sulla montagna, ma a causa di uno sciopero non riusciamo ad andarci..Pazienza! Arriviamo a Patan, storicamente chiamata con il nome sanscrito di Lalitpur (“Città della bellezza”) seconda città della valle di Kathmandu. Patan sorge sull’altra sponda del fiume Bagmati di fronte a Kathmandu, ma è molto più tranquilla e più piacevole da visitare. La città è giustamente fiera dei suoi templi e dei suoi artigiani, che hanno creato lo splendido scenario della Durbar Square, la più bella piazza del Nepal, traboccante di architettura newari; vi si affacciano il Royal Palace, nel quale si trova una ricchissima vasca da bagno, e il Jagannarayan Temple, con il tetto a due ordini. Se guardate bene il tetto distinguerete le tante figure in posizioni erotiche che solo degli atleti si potrebbero permettere. Camminando alcuni minuti verso nord, si arriva al Golden Temple, un monastero buddhista sorvegliato da tartarughe sacre che si aggirano nel cortile; lì vicino sorge il Kumbeshawar, forse il tempio più antico di Patan (1392), questo tempio però ha un grosso difetto, decine di pecore piene di zecche vi gironzolano pacificamente infatti io, la Simo sono stata beccata!. A sud della piazza s’intrecciano belle stradine piene di negozi di oggetti di ottone e botteghe di fabbri.

Le altre parti interessanti di Patan sono più lontane dalla piazza centrale. C’è ad esempio una collezione di stupa che dovrebbero risalire a 2500 anni fa. Le chiromanti che si affollano nel parco vi diranno da quale animale proviene la vostra anima reincarnata. Anche qui si possono comprare tappeti tibetani, andate a Jawlakhel, a est del centro.

Dopo un fantastico pranzo in un ristorante locale posto al 5° piano di un edificio da dove si domina buona parte di Durbar Square ci ributtiamo nel centro, un ultimo giretto e saliamo in macchina alla volta di Baktapur, la Città dei devoti, questa è la più medievale delle tre principali città della valle di Kathmandu. Il recente sviluppo, benché evidente, non ha rovinato quella caratteristica aria antica della splendida architettura del XVII secolo. I luoghi più interessanti si possono visitare a piedi, partendo dall’ennesima Durbar Square, molto più grande di quella di Kathmandu, sulla quale si affacciano templi, con statue e colonne, ricchi di storia e di leggende. Allo scultore delle statue di Ugrachandi e di Bhairab, ad esempio, fu mozzata la mano perché non potesse più creare opere di tale bellezza.

L’altra piazza importante di Bhaktapur è Taumadhi Tole, con il Nyatapola, il tempio più alto della valle, e il Til Mahadev Narayan, un’importante meta di pellegrinaggi. Nella Potters’ Square (piazza dei vasai) gli artigiani plasmano e vendono migliaia di vasi d’ogni genere. Percorrendo i vicoli della città vecchia verso est, si arriva a Tachupal Tole, un’altra piazza con templi, monasteri e musei dell’artigianato.

Vi consigliamo di prendervi ogni tanto una pausa dalla visita dei templi e di fermarvi piuttosto a guardare l’immutabile scorrere della vita tradizionale: l’esposizione al sole dei cereali da seccare, famiglie intere che vanno a prendere l’acqua o si lavano nelle fontane pubbliche, bambini che si divertono con giochi semplici, filati tinti che svolazzano nella brezza, vasai che plasmano l’argilla.

L’aspetto sensazionale di Baktapur è l’assenza di traffico e questo rende piacevolissimo passeggiare.

A soli 6 km. da Baktapur in cima a una collina si trova il tempio di Changu Narayan, di grande rilievo storico-artistico, è il più antico tempio hindu del Nepal. Le sue origini risalgono al IV secolo d.C., all’epoca della dominazione di un popolo proveniente dall’India, i Licchavi, i quali reintrodussero l’induismo in Nepal, dopo una parentesi buddista. La costruzione attuale risale all’inizio del 1700, quando, a seguito di un furioso incendio, fu ricostruito a cura della regina Bhuvanlaxmi. Coppie di leoni, grifoni ed elefanti di pietra sorvegliano le porte riccamente scolpite, laccate d’oro. I montanti del doppio tetto rappresentano dee dalle molte braccia. Ai lati della porta principale, due colonne sostengono i simboli tradizionali di Visnu: la conchiglia e la chakra. Innanzi al tempio vi sono le statue di una coppia regale in una gabbia d’oro e quella di Garuda, donna-uccello con le mani giunte, che sembra risalire al V secolo. Rilevante una stele raffigurante Visnu che cavalca la Garuda, risalente al V secolo, raffigurata sul biglietto di banca nepalese da 10 rupie, e una lastra di pietra nera raffigurante Narayan che giace sul serpente Ananta.

Dal villaggio si ammira tutta la vallata, da qui inizia una strada lastricata di pietra, in parte a gradoni, delimitata da costruzioni di mattoni rossi con finestre dipinte d’azzurro. Sotto i tetti, mazzi di pannocchie di mais creano motivi ornamentali che movimentano la linearità architettonica delle case. Da lì s’intravede la cuspide del tempio luccicante al sole. Procedendo si osserva sulla destra una vasca (pokhara Naranayahiti) dove le donne attingono acqua da una fontana riempiendo anfore di ottone, che portano nelle case sostenendole su un fianco. Diversi bambini giocano con l’acqua o si rincorrono lungo la strada mentre donne sedute su stuoie o su scanni di pietra li sorvegliano intrecciando fibre vegetali, lavorando a maglia o setacciando sementi. E’ bellissimo vedere le donne che lavano i panni nel sacro lingam! Ultima tappa del nostro tour con Hiragyan è Dakshinkali. Il paese è situato a 17 km. Da Kathmandu. In questo villaggio, il martedì ed il sabato sono i giorni dedicati alla dea Kali, la sanguinaria sposa di Shiva che per essere placata ha bisogno di sacrifici. La folla di persone è incredibile, tutti si radunano di fronte al piccolo tempio dedicato alla dea che si trova in fondo ad una scalinata vicino ad un torrente. A seconda delle proprie possibilità ognuno porta un offerta alla dea, uova, galline o capretti. La cerimonia è piuttosto cruenta, ma vale la pena di essere vissuta anche se personalmente la sconsigliamo a chi è sensibile. Alcuni macellai sgozzano gli animali da sacrificare in un recinto riservato a questo rito e spruzzano il sangue sui muri decorati con immagini di Ganesh. Oggi scorre unicamente sangue animale, ma anticamente per placare la terribile dea il sangue versato era umano. La carne degli animali sacrificati viene cucinata sul posto, in questo modo il rito si trasforma in una occasione di festa. Fortunatamente mi accorgo della zecca e Hiragyan ci accompagna in una capanna in legno, dovrebbe trattarsi di una farmacia!! Sono stata trattata egregiamente, rimosso l’animaletto mi hanno disinfettato con cura e tranquillizzato per quanto poteva essere il decorso nei giorni successivi, meglio di una clinica!! Ultima sosta prima di rientrare, Bungamati, questo è un tipico villaggio newari abbarbicato su uno sperone di roccia, un posto meraviglioso, chiuso al traffico a causa delle sue strade troppo strette, dove il turismo non è ancora arrivato, è un paese da visitare assolutamente, incredibilmente bello il tempio dedicato a Rato Machhendrenath, patrono della valle. Ci rimettiamo in macchina e rientriamo a Kathmandu, la nostra guida ci ha però riservato una bella sorpresa, ci ha invitato a cena in uno dei migliori locali nepalesi: il Krishnapan. Una doccia e via.. L’atmosfera è molto coinvolgente e il cibo entusiasmante… Il tutto accompagnato da musiche e danze nepalesi!!! Con la serata finiva il nostro tour in compagnia del nostro caro Hiragyan, dall’indomani eravamo soli!! Anche se con la nostra guida ci siamo visti quasi tutte le sere per trascorrere un po’ di tempo insieme e chiacchierare, abbiamo anche conosciuto tutta la sua famiglia!! Una persona fantastica, impagabile, con la quale ancora oggi siamo in contatto. La mattina ci svegliamo con un pochino più di calma, prendiamo un taxi e torniamo a Durbar Square, oramai ci sentiamo a casa e i venditori che ci avevano adocchiato qualche giorno prima ci riconoscono e ci chiamano amichevolmente come se fossimo amici di sempre, senza invadenza. Questo è quello che piace a noi, mescolarsi tra gente e sentirsi parte integrante di questa comunità. Andiamo a mangiare nel nostro ristorantino preferito il Kasthamandap Restaurant, che si trova proprio di fronte all’omonimo tempio, anche qui una festa incredibile, oramai eravamo di casa, in questo locale abbiamo mangiato i migliori Momo di tutta Kathmandu, i pasti abbondantissimi in questo ristorante birra compresa (tra l’altro buonissima) non abbiamo mai speso più di 5 euro a testa! Nel pomeriggio trascorriamo ore seduti sui gradoni degli edifici a veder scorrere la vita di questo paese, riflettiamo sulla “gentilezza degli sconosciuti”, su quanto siano preziosi i fugaci, memorabili istanti d’empatia con chi incrociamo lungo il cammino e lasciamo entrare , anche solo per quell’attimo , nell’angolo dell’anima dove, di solito, si sta del tutto soli. Riflettiamo sull’enormità di quanto ci accomuna, al di là ed al di sopra delle differenze razziali, sociali, culturali, religiose, ideologiche, economiche… Sul nutrimento che ci viene da un sorriso, da una frase o un gesto gentile. Su quanto importante sia per noi , non lasciarci imprigionare nello stereotipo-camicia di forza del “turista occidentale che porta valuta pregiata”. Inutile negare d’essere “anche” questo, ma vogliamo soprattutto ed innanzitutto essere qualcuno che reca con sé il proprio desiderio di comunicare, di capire, di conoscere e farsi conoscere, per quanto possibile in così poco tempo… Troviamo che uno dei più grandi piaceri del viaggiare sia poter dialogare con persone che, altrimenti, non avresti mai incontrato,lasciare qualcosa di noi e imparare qualcosa da loro.

I giorni successivi torniamo a visitare i dintorni di Kathmandu ripercorrendo senza fretta i siti che più ci hanno colpito, addentrandoci nelle zone non frequentate dal turismo, assaporando così in pieno la vera vita di questa città.

Il viaggio si è concluso in bellezza, con il volo panoramico , a bordo di un piccolo aereo della Buddha Air. Il loro slogan: “Non ho scalato l’Everest, ma l’ho toccato con il mio cuore”! Già sul volo da Doha, “strategicamente” seduti accanto ad un finestrino sul lato sinistro dell’aereo, avevamo potuto ammirare, quasi senza fiato per l’emozione (non certo per lo sforzo fisico!), alcune cime dell’Himalaya, con le nuvole , simili a panna montata , che si confondevano con la neve. E tutto quel candore creava un fantastico contrasto con il rosso intenso del cielo al tramonto.

Purtroppo è arrivato il momento della partenza…Non troviamo parole per descrivere quello che questo viaggio ha lasciato nel nostro cuore!!! E’ stato veramente il “Viaggio dell’anima” Torneremo sicuramente presto abbiamo ancora tanto da condividere con queste meravigliose persone!!! Grazie di cuore! Namaste! Simo & Roby Durata del viaggio: 15 GG Periodo: 7 / 22 Novembre 2008 Viaggio : Aereo + hotel + lodge Costo a persona : spesa approssimativa Euro 1900 Infine volevamo solo aggiungere che un viaggio in Nepal si può assolutamente affrontate da soli, contattando un agenzia nepalese, sono persone splendide, molto educate, rispettose e fidate,con tanta voglia di far conoscere il proprio paese! Quindi partite senza alcun timore, l’unico consiglio visto che è capitato a noi, prenotate il volo molto prima, avremmo potuto pagare le stesso volo della Qatar meno di 700 euro, invece noi con quasi due mesi di anticipo il volo più conveniente con scalo a Doha lo abbiamo trovato a 1080 euro!…Ma ne è valsa la pena!!!!!



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