The sound of silence

Un viaggio tra parchi della Namibia
Scritto da: maya83
the sound of silence
Partenza il: 14/08/2011
Ritorno il: 30/08/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
E’ dal mio viaggio in Sud Africa del 2007 che continuavo ad immaginare un ritorno nella “mia” Africa, quell’Africa nera, fatta di incontri ravvicinati con gli animali e di popolazioni sempre sorridenti, di strade dissestate e polverose, di alloggi extralusso nel nulla e di villaggi locali fatti di nulla, di notti a 0 gradi e pranzi dove se ne toccano 40, di silenzi ma anche di suoni mai uditi, di spazi infiniti, di cieli di stellati come mai visti, di albe e tramonti da togliere il fiato, di un velo di nostalgia che ti accompagna appena si inizia a mentalizzare che il viaggio sta volgendo al termine e questa malinconia sarà con te fino all’organizzazione del prossimo viaggio in questo magnifico ed unico continente..

Premetto che anche noi, come in tanti qui su tpc, ci siamo appoggiati all’agenzia Granelli di Sabbia – Namibia Travel per la costruzione del viaggio; l’esigenza è scaturita dalla difficoltà nella prenotazione delle notti nel parco, ma sono rimasta più che contenta di questa scelta: innanzitutto io avevo già la mia idea di viaggio e di escursioni da fare, l’ho semplicemente esposta e loro hanno prenotato le notti come indicate e dato dritte sulle cose da fare in ogni luogo; inoltre i costi non sono aumentati rispetto ad un’eventuale prenotazione da parte mia dei singoli servizi (alloggi, auto con assicurazione totale per danni – navigatore – doppia ruota di scorta, assicurazione personale); infine sapere di avere un’assistenza 24h e per di più in italiano soprattutto quando si viaggia in due ed in un posto pressoché deserto ti da una certa tranquillità.

Vi avviso: assolutamente non è un viaggio economico; le strutture alberghiere sono a mio dire care (almeno 100-120 € per camera per notte), questo sicuramente per la bassa ricettività del paese ed anche, in molti casi, per i servizi offerti; per l’auto bisogna rivolgersi ad una compagnia affidabile e prendere tutte le precauzioni del caso, indispensabile il navigatore e la doppia ruota (anche se noi non abbiamo mai bucato ma alcuni tratti di strada sono talmente pessimi che ancora oggi mi chiedo come abbiamo fatto); per i pasti quasi sempre dovrete rivolgervi ai ristoranti dei lodge dove offrono menù a prezzo fisso sui 20 € a persona.

Nelle due settimane trascorse in Namibia abbiamo incontrato condizioni climatiche tra le più disparate: il caldo del deserto ma con albe e tramonti freddissimi, il vento freddo dell’oceano, il clima estivo del nord; per ovviare ai cambiamenti giornalieri il “nostro” trucco era quello di vestirci a strati, molti strati, ed aiutati anche dal trasporto in auto ci svestivamo con il passare delle ore. Considerate che è inverno ma stagione secca, mai incontrata la pioggia.

Per quanto riguarda le mance noi agivamo così: circa il 10% del conto nei ristoranti, alle guide che ci hanno accompagnato nelle escursioni circa 100 Nad (più o meno 10 €), mentre ai parcheggiatori 5 Nad per la sosta di sera e 1 Nad per il giorno, così come per i ragazzi che mettono la benzina. Per quest’ultima noi ci siamo regolati facendo il pieno semplicemente dopo ogni pernottamento; ovviamente a parte le cittadine dove troverete magari due distributori vicini la norma è che ne incontrerete 1 ogni 300 km quindi non pensate “vabbè la faccio al prossimo”, considerate comunque che sulle cartine vengono chiaramente indicate.

Un grande consiglio mi sento di darvi: non lasciatevi spaventare da quella sensazione di disagio che quasi sicuramente vi colpirà… è ovvio che la prima sera, stanchi per il viaggio, con un navigatore non tarato bene, le strade deserte, voi (come noi) turisti bianchi in terra nera, vi sentirete osservati e non al sicuro… scoprirete ben presto la disponibilità, l’affetto e il calore che questa popolazione vi potrà dare.

E ora il viaggio

Paolo ed io partiamo da Napoli il 14 agosto; dopo una notte ad Istanbul, volutamente inserita nell’itinerario, e qualche ora in aeroporto a Johannesburg, nel pomeriggio del 16 agosto siamo finalmente a Windhoek.

Incontriamo subito Emanuele di Granelli di Sabbia e ci intratteniamo con lui circa un’ora per le spiegazioni di rito e la consegna di un kit di sopravvivenza (utilissima la scheda prepagata namibiana, con cui lungo il percorso abbiamo prenotato ristoranti ed escursioni varie, ed il raccoglitore contenente indicazioni stradali, sugli animali e sulle diverse etnie del paese). Sempre con il supporto di Emanuele ritiriamo l’auto noleggiata alla Hertz, una Kia Sportage che si rivelerà una perfetta compagna di viaggio per i 4000 km percorsi, e ci dirigiamo verso il centro città per trascorrere la prima notte in terra namibiana al Casablanca Boutique Hotel; qui abbiamo giusto il tempo di prendere possesso della camera, una doccia veloce e usciamo per cena al ristorante segnalato ovunque Joe’s Beer House, ottima scelta: caratteristica la location, giusto il rapporto qualità-prezzo.

Il 17 lo consideriamo il vero e proprio giorno di inizio del ns tour.

Sveglia ore 8, colazione in htl e prima di metterci in marcia ci rechiamo al Maerua Mall per acquistare al negozio Mtc una scheda per navigare in internet con il ns Tablet; da tenere presente che il wireless non è molto diffuso, anzi spesso manca anche la copertura gsm, e che in nessuna struttura abbiamo trovato computer da cui connetterci, quindi portare con voi un portatile è l’unica soluzione per avere contatti con casa ed altro.

Verso le 10 siamo in macchina direzione sud, la nostra destinazione è il Deserto del Kalahari, in particolare il Kalahari Anib Lodge; la strada è asfaltata e praticamente deserta, nessun problema con la guida a destra; foto di rito al segnale che indica il passaggio del Tropico del Capricorno e per le 13 siamo al lodge… semplicemente fantastico! Un pranzo veloce e accompagnati dalla fortuna riusciamo a prenotare gli ultimi due posti per il Nature Drive, safari al tramonto nella riserva. Il safari inizia alle 15 e termina con un aperitivo al tramonto su una duna rossa, passando per l’incontro con i nostri primi animali e la descrizione della natura che ci circondava… pur volendo non riesco ad immaginare modo migliore per festeggiare l’inizio di quest’avventura. La sera ottima cena al ristorante del lodge e per le 21.30 a letto… situazione che si ripeterà praticamente ogni sera.

Il 18 ci incamminiamo verso il deserto del Namib. Lasciamo l’autostrada B1 per la C19, superiamo Mariental e Maltahohe, salutiamo l’asfalto, fidandoci della cara e vecchia cartina forziamo un po’ il navigatore che indicava un altro percorso ed imbocchiamo uno dei tratti di strada più suggestivi di tutto il viaggio alternando guadi di fiumi fortunatamente in secca, passi di montagna, pianure infinite. Il tragitto è cmq stato pesante, forse perché primo giorno di sterrato; arriviamo all’ingresso del parco del Sussusvlei dove decidiamo di fermarci per acquistare il ticket per il giorno seguente, quindi altri 30 km (punto negativo dell’alloggio è la distanza dal parco ma quelli prossimi al gate di ingresso hanno prezzi di gran lunga maggiore) e alle 16 ca siamo al Namib Desert Lodge dove trascorreremo 2 notti nel silenzio totale del deserto namibiano.

Il 19 avevamo in programma l’escursione al deserto del Namib e questo ha voluto dire sveglia alle 4.30, colazione al sacco (misera) e siamo tra le primissime vetture al gate di ingresso..alle 6 si entra, ad accompagnarci lungo i 60 km di tragitto asfaltato il sole che sale lentamente, springbok e struzzi, ed una meravigliosa mongolfiera con cui è possibile sorvolare il parco. Trascorriamo la giornata scalando le dune di sabbia, fotografando paesaggi a volte spettrali come per la Dead Vlei, altre volte calmanti come per il Sussusvlei, ammirando incantati quanto ci circonda. Per pranzo ci fermiamo al bar del campeggio al gate di ingresso, quindi andiamo a prendere un po’ di fresco camminando nel Canyon del Sesriem e rientriamo al lodge con il buio. La giornata è stata impegnativa, tra la sveglia in piena notte, l’escursione termica (0 gradi al mattino, quasi 40 a pranzo), le scalate, arriviamo a cena distrutti ma più che felici per le sensazioni indescrivibili che questo luogo incantevole ci ha donato.

Il giorno seguente ci spostiamo sulla costa, verso Swakopmund, perfetta cittadina bavarese direttamente sull’Oceano Atlantico. Alloggiamo per 2 notti al Sam’s Giardino, forse la struttura più accogliente per noi europei… il proprietario, Sam, svizzero, sa come trattare i clienti: dalle informazioni turistiche che si offre di dare senza secondi fini, al wireless gratuito, alla possibilità di confezionare panini a colazione da portare con se durante la giornata ovviamente gratis, agli odori del cibo di casa nostra..

Il clima è rigido, circa 15 gradi umidi durante tutta la giornata; accendiamo il riscaldamento in camera, indossiamo un maglione di lana e andiamo alla scoperta della città. Purtroppo è sabato pomeriggio e tutto chiude alle 15 ca. Seguendo le dritte di altri turistipercaso troviamo un mercatino locale (di fronte alla posta, nei pressi del faro) dove facciamo i primi acquisti del viaggio e dove torneremo il giorno seguente per lasciare qualche vestito portato con noi proprio a questo scopo. Ci anticipiamo, quindi, nell’acquisto dei doni che porteremo agli Himba una volta ad Opuwo e ceniamo del pesce al turistico Kuki’s Pub, ma non ci ha entusiasmato tanto; la seconda sera andremo all’Ocean Basket, catena di pesce sudafricana, ma devo dire che siamo usciti più soddisfatti rispetto alla sera precedente.

Il 21 avevamo prenotato telefonicamente l’escursione denominata Combo tramite il Catamaran Charters di Walvis Bay. Il prezzo è un po’ altino (150 € per persona) ma è stata un’altra giornata meravigliosa. Siamo alle 9 al molo dove ci imbarchiamo su un catamarano (sicuramente il più bello tra quelli incrociati in mare) andando alla ricerca dei big five del mare, riscaldati da un tiepido sole invernale, dando da mangiare ad uccelli ed otarie, pranzando a nostra volta a bordo con un menù a base di ostriche e prosecco del capo. Torniamo a terra alle 13 e subito veniamo prelevati dalla nostra guida, Mike, per un’escursione in un altro deserto, questa volta di colore giallo le cui dune finiscono direttamente a picco sul mare; la giornata si chiude poi con una passeggiata nel Moon Landscape ed ammirando da lontano una colonia di fenicotteri rosa che mangiavano in una salina dal tipico colore rosso. In questa giornata abbiamo scattato milioni di foto incantati dal contrasto di colori che si apriva davanti a noi. Ci sono escursioni (dalla nostra barca una famiglia lo ha fatto) che prevedono il pranzo non a bordo del catamarano ma nel deserto e qui credo che la sensazione di libertà e tranquillità sia ineguagliabile… provate ad informarvi prima, noi l’avessimo saputo avremmo optato di sicuro per quest’esperienza per poi proseguire con il sali scendi tra le dune.

Il giorno seguente ci aspetta un’altra levataccia; salutiamo Sam, risaliamo una parte della strada di sale che costeggia la Skeleton Cost, osservando il quasi macabro scenario dato dai numerosi relitti arenati sulla spiaggia e ci dirigiamo al Twyfelfontaine Country Lodge. Prima di raggiungere l’alloggio allunghiamo il ns giro con la visita delle Organ Pipes, piccolo canyon dove su entrambi i lati si ergono formazioni rocciose che ricordano le canne di un organo, e della Burnt Mountain, ma probabilmente non siamo arrivati nell’orario giusto per apprezzarla appieno. Su consiglio dell’agenzia avevamo prenotato per quel pomeriggio l’Effimeral River Drive alla ricerca degli elefanti del deserto… bèh di sicuro questa volta la fortuna non ci ha accompagnato: non solo abbiamo incontrato il peggior clima di tutta la vacanza (il vento gelido e le jeep aperte sono due elementi che non vanno molto d’accordo), ovviamente degli elefanti neanche l’ombra ma soprattutto non abbiamo visto nulla di interessante… è ovvio che non si può costringere gli animali a farsi trovare in un determinato posto ad una data ora solo per far felici i turisti, ma cmq il percorso, fatta esclusione per due tronchi pietrificati, non aveva nulla di entusiasmante o quanto meno particolare (come invece è stato quello dell’Anib). La sera ceniamo infreddoliti nel ristorante all’aperto (è l’unico… non c’è stata scelta) del lodge, dove tra l’altro non ci hanno fatto sedere vicino la stufa dicendo che il tavolo fosse già occupato, ovviamente resterà vuoto per tutto il tempo della cena. Su questo lodge devo, a malincuore, spendere delle parole negative; logisticamente è meraviglioso: perfettamente amalgamato nel contesto, nascosto tra pietre riportanti alcune incisioni rupestri per cui è famosa la zona, ma avevamo chiesto una matrimoniale e ci è stata data una camera con letti separati che al nostro arrivo (ore 14) non era pulita, ci è stata cambiata la camera dove però sul letto avevamo solo le lenzuola e quando la sera abbiamo chiesto un piumino questo ci è stato fornito solo dopo che un addetto della reception ci ha seguito in camera, ha scoperto il letto, aperto l’armadio e si è sincerato che non avessimo occultato nessuna coperta. Non tocchiamo poi il tasto dei dipendenti, scortesi e mercenari. Tra l’altro la notte li è costata anche 170 euro… Non siamo stati gli unici a lamentarsi e credo che anche la proprietà conosca i suoi difetti ma sono forti del fatto che la scelta per questo albergo è abbastanza obbligata: nel tragitto da Swako a Opuwo (molto lungo ed è quindi d’obbligo uno stop) non c’è molto da vedere, in questa zona almeno ci sono un paio di siti (che cmq si visitano in pochi minuti) e purtroppo nella “cittadina” è l’unica struttura di livello medio..

La mattina del 23 agosto praticamente fuggiamo dal lodge, circondati dal personale che fino ad un minuto prima ci aveva trattato malissimo ed in quel momento, solo per avere qualche Nad di mancia, si sbracciava per salutarci e si offriva di pulirci la macchina; senza neanche dirlo che sarebbe bastato un sorriso a cena e la mancia l’avremmo lasciata volentieri.

Su consiglio del benzinaio (il lodge dispone di una sua pompa privata tanto è nel nulla) non prendiamo la C43 che, a detta dei viaggiatori che ci hanno preceduto, era ridotta in pessimo stato, e imbocchiamo invece la C39 per Khorixas e da li poi salire da li fino ad Opuwo… giusto per farci ricordare ancora “meglio” questo posto, il tratto di strada che andiamo a percorrere è stato il peggiore mai visto… 50 km di buche enormi e dissesti vari che percorriamo in quasi 2 ore (rabbrividisco al pensiero dei 350 km della C43 che ci è stata sconsigliata). Lungo la strada seguiamo anche l’indicazione per un improvvisato sito della Petrified Forest… non ci fidiamo dei ragazzini di circa 10 anni che ci accolgono, ma ci tratteniamo qualche minuto regalando loro cibo e giochi. Lungo la strada incontriamo poi molti altri siti “abusivi” ed infine l’ingresso ufficiale della Petrified Forest ma tiriamo dritto.

Opuwo viene definita città ma in realtà è un incrocio con molte banche ed una strada con bancarelle per i locali, per la maggior parte Himba e Ovahimba, che arriva fino all’Angola… è un bello spaccato sulla vita del posto, fa solo molta tristezza la distesa di bottiglie di birra e vino ai margini delle strade che sottolinea come anche qui si sta assistendo ad un degrado dei valori.

L’Opuwo Country Lodge con le sue stanze con vista sulla vallata, con la piscina taglio orizzonte, con la cortesia del suo staff ci accoglie come un angolo di paradiso e siamo contenti di doverci trascorrere due notti. Ottima e romantica poi la cena a lume di candela presso il ristorante dell’albergo; prenotate nel pomeriggio un tavolo nel patio esterno a bordo piscina e non temiate per il freddo in quanto sarete piacevolmente riparati dal caratteristico tetto di paglia, pare il più grande di tutta la nazione.

Per il 24 avevamo preso accordi con John, guida himba consigliata da Namibia Travel, per un’escursione alle Epupa Falls e ad uno tra i più grandi villaggi himba della zona. La giornata è stata interessante ma il tempo troppo limitato: partiamo all’alba dall’albergo e impieghiamo circa 2 ore e 30 per percorrere i 150 km che separano la città dal confine con l’Angola; incontriamo John e ci incamminiamo subito nell’escursione alle cascate che ci ruba meno di 1 ora, quindi sosta al bar del sito ed insieme ad altri 6 ragazzi italiani ci muoviamo alla volta del villaggio dove trascorriamo un bel po’ di tempo a giocare con i bambini attirati quanto noi dalle diversità reciproche; quindi di nuovo in macchina verso Opuwo dando un passaggio ad una donna con i suoi 2 bambini. Il tragitto è stancante, sicuramente belle le cascate ancora più lo è la vista di così tanta acqua in un territorio per la maggior parte arido e desertico, ma credo che viste in giornate perdano di fascino..sarebbe preferibile dormire sul posto (credo però ci sia solo un camping) ed ammirarle all’alba o al tramonto magari provando a fare il bagno in una delle pozze. Per il villaggio himba non si discute su una sua visita, ma considerando che attorno alla città ce ne sono tantissimi conviene recarsi alla pompa di benzina in centro e chiedere li. Un accompagnatore/traduttore di sicuro lo troverete; premunitevi per la visita di alcuni doni da offrire al capo villaggio (per 2 persone: 5 kg di farina maizemil, 250 gr di tabacco per pipa grossolano, tabacco da sniffo, fiammiferi e soprattutto 3 confezioni grandi di vasellina non profumata – è in una confezione gialla con tappo verde – con cui preparano la mistura che si cospargono sul corpo insieme alla terra d’ocra); e non pensate di poter fare la visita da soli: innanzitutto non credo vi facciano entrare ed in secondo luogo non avrete modo alcuno di comunicare dato che non parlano altra lingua se non la loro.

Consiglio quando vi fermate al supermercato per gli himba o cmq per voi di acquistare delle confezioni piccole di vasellina e tanto cibo da distribuire in giro perché quando vi fermerete a parlare con le persone la cosa che vi verrà chiesta non saranno soldi o eventualmente di acquistare alla loro bancarella ma qualcosa da mangiare e questo fa capire lo stato di povertà in cui vive gran parte della popolazione..

Il 25 mattina decidiamo di prendercela comoda e puntiamo la sveglia alle 7 anche se l’adrenalina si fa sentire: oggi arriviamo all’Etosha. C’è una lunga strada asfaltata che porta fino ad Outjo, dove facciamo una sosta per mangiare qualcosa e ovviamente benzina, passiamo poi per il Toshari Inn dove trascorreremo la prima notte (attenti alle zanzare) ed infine il parco. Appena varchiamo il gate di ingresso iniziamo subito a vedere i primi animali: zebre, giraffe, antilopi di tutti i tipi, gli eleganti orici, gruppi di elefanti che giocano tra loro e poi, alla prima pozza, un leone che si appresta a bere con il conseguente allontanamento di tutti gli altri animali… considerando che siamo dentro praticamente da qualche minuto e che pensavamo per la tempistica (per le 18 bisogna essere o fuori dal parco o all’interno di uno dei 3 campi) che non saremmo riusciti ad entrarci, per questo 1° giorno non possiamo che definirci fortunati!

Il giorno seguente siamo al gate alla sua apertura (ore 6) e subito ci lanciamo in un safari in self drive all’interno del parco con la cartina dove sono indicate tutte le pozze, unici luoghi in cui nelle ore centrali e caldissime della giornata (qui la sera si poteva stare anche solo con la t-shirt) si possono avvistare gli animali. Il bottino è ghiotto: 2 leoni, un numero indefinito di zebre che incontra, in maniera non del tutto amichevole, un’altrettanto ampio numero di springbok, giraffe che bevono dalle basse pozze solo allargando le loro zampe anteriori, ed ancora uccelli dei tipi più svariati, kudu, gnu, i miei amati orici… ci spingiamo fino al pan salato, luogo caldo, accecante e maleodorante dove ne approfittiamo per sgranchirci un po’ le gambe (non si può scendere in nessun luogo fatta eccezione per i rest camp e la zona delle toilette). In realtà lo spettacolo maggiore lo avevamo proprio in casa… dato che gli alloggi “economici” dell’Okaukuejo Camp erano prenotati già molto tempo prima abbiamo dormito 2 notti in un whaterhole chalet; l’interno era piccolo e spartano ma questo tipo di sistemazione da proprio su una grandissima pozza punto di incontro di tantissimi animali a qualsiasi ora del giorno e della notte… e scoperto questo abbiamo messo con difficoltà la “ruota fuori dal campo” e il ns pensiero era di rientrare subito per vedere chi era venuto a trovarci e quindi con una tazza di tè in mano o una birra, a seconda dell’ora della giornata, noi eravamo li, in prima fila, come se fossimo al cinema, ad ammirare una mamma ed un figlio rinoceronti, un branco di 40 elefanti, una iena che viene ad abbeverarsi dopo la caccia notturna, il riflesso perfetto e da documentario degli animali sullo specchio d’acqua, passano così gli ultimi indimenticabili giorni della vacanza, carichi di quelle sensazioni che avevo portato dentro per 4 anni e che non conoscono il senso di sazietà.

Il 28 agosto facciamo di nuovo rotta verso la capitale, giro per una città deserta (è domenica, se riuscite cercate di evitare le città nel week end perché più vuote che mai), cena nuovamente al Joe’s Beer House, tristissima chiusura delle valigie e a dormire presto, il 29 ci aspettano 24 ore di viaggio verso casa, come da copione dopo un viaggio del genere, con le lacrime agli occhi per quello che si lascia, per le emozioni vissute, per le sensazioni provate, per i ricordi che non ci lasceranno mai.

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