Fascino namibiano

La domanda è frequente: perché la Namibia? Il paese è lontano, poco conosciuto, desertico, pochissimo abitato e molto secco, ma se si desidera un’esperienza di viaggio in un ambiente estremo a contatto con paesaggi primordiali molto variabili e dai mille colori, spazi e silenzi enormi, e una fauna selvaggia che solo nei documentari è...
Scritto da: Garbe
fascino namibiano
Partenza il: 16/09/2008
Ritorno il: 28/09/2008
Viaggiatori: in coppia
La domanda è frequente: perché la Namibia? Il paese è lontano, poco conosciuto, desertico, pochissimo abitato e molto secco, ma se si desidera un’esperienza di viaggio in un ambiente estremo a contatto con paesaggi primordiali molto variabili e dai mille colori, spazi e silenzi enormi, e una fauna selvaggia che solo nei documentari è possibile vedere, bene questo è il viaggio adatto per affrontare l’Africa per la prima volta, in totale autonomia e con rischi bassissimi. L’idea di scrivere questo diario di viaggio nasce dal ringraziamento che io e Sandra vogliamo fare a tutti quei viaggiatori che con i loro contributi pubblicati sul sito, hanno consentito che il nostro viaggio riuscisse nel migliore dei modi.

Il nostro viaggio è stato preparato in autonomia documentandoci nei mesi precedenti (internet, Loley Planet, riviste di viaggio, carte stradali) e definendo un itinerario che ci consentisse, nei limiti della disponibilità di tempo, di visitare le principali attrattive del paese; le zone visitate sono state: Namibia centrale, deserto del Namib, la costa Walvis Bay – Swakopmund, Skeleton Coast, Damaralamd, Ethosha.

Dall’Italia abbiamo provveduto tramite un’agenzia turistica alla prenotazione dei biglietti aerei (ottimo il volo con South Africa Airways), dei pernottamenti ed il noleggio della macchina (il fai da te su internet è possibile, ma non risultava così conveniente). E’ consigliabile prenotare in anticipo i pernottamenti poiché le strutture alberghiere sono poche, con limitate disponibilità e molto lontane tra loro (rischiare di non trovare una camera può significare 100 o 200 km in più di viaggio).

Noi abbiamo viaggiato nel periodo stagionale prossimo alla fine dell’inverno australe e le temperature medie variavano dai 10° della notte, o del primo mattino, ai 28 – 35° pomeridiani; l’umidità relativa era minore del 30%; cielo sempre splendente senza una nuvola e con vento o leggera brezza. Rischi sanitari: nessuno, non sono richieste e non sono necessarie vaccinazioni; ovviamente è bene usare le normali precauzioni comportamentali.

Viabilità: solo le strade che collegano le principali città sono asfaltate, per il resto il fondo è di ghiaia (di varie forme e dimensioni), ciottoli, terra, sabbia, con tratti ben battuti alternati a tratti sconnessi e comunque piuttosto scivolosi; buona (oltre le aspettative!) la segnaletica stradale; noi abbiamo percorso 2700 km di cui 1800 non asfaltati; la velocità media di percorrenza nei tratti non asfaltati è stata 50 – 70 km/ora, ma complessivamente la guida è stata molto piacevole e divertente.

Consigli pratici: indispensabile un mezzo fuoristrada 4×4 con buono stato delle gomme e doppia ruota di scorta; fare sempre il pieno ad ogni distributore; avere una buona scorta d’acqua (almeno 3 litri per persona) e di viveri; cappello, occhiali, creme protettive, binocolo e macchina fotografica sempre al seguito; può essere utile noleggiare un telefono satellitare perché la rete mobile è ben coperta solo nei principali centri abitati, mentre in alcune zone si è completamente isolati; quando si viene a contatto con la gente del posto (molto carina e disponibile) non avere fretta (i tempi namibiani non sono i nostri!).

Costi: il grosso della spesa è rappresentato dai costi del volo aereo e noleggio del fuoristrada; il costo della vita è modesto se confrontato al nostro; la benzina costa 0.9 – 1 euro/litro; le uscite turistiche organizzate possono risultare costose.

Il nostro itinerario: 16/09 – volo Venezia / Francoforte; Francoforte / Joannesburg 17/09 – volo Joannesburg / Windhoek; pernottamento a Windhoek al Safari Court Hotel 18/09 – pernottamento vicino Sesriem (deserto del Namib) al Le Mirage Desert Lodge 19/09 – pernottamento vicino Sesriem (deserto del Namib) al Le Mirage Desert Lodge 20/09 – pernottamento a Swakopmund al Swakopmund Hotel 21/09 – pernottamento a Swakopmund al Swakopmund Hotel 22/09 – pernottamento a Palmwag (Damaraland) al Palmwag Lodge 23/09 – pernottamento nell’Etosha Park all’Okaukuejo Rest Camp 24/09 – pernottamento nell’Etosha Park all’Okaukuejo Rest Camp 25/09 – pernottamento nell’Etosha Park all’Okaukuejo Rest Camp 26/09 – pernottamento a Windhoek al Safari Court Hotel 27/09 – volo Windhoek / Joannesburg; Joannesburg / Londra 28/09 – volo Londra / Venezia 17/09 – Windhoek Arriviamo all’aeroporto internazionale, 60 km ad est della capitale, verso le 14 e la prima sensazione che proviamo è di grande isolamento. Atterrando vediamo che attorno all’aeroporto non c’è nulla ad eccezione della strada asfaltata. Tutto è secco, brullo, ondulato ed i colori prevalenti sono le varie tonalità del giallo (dal chiaro al bruciato). Espletiamo le formalità burocratiche abbastanza velocemente, ma al ritiro dell’auto noleggiata ecco il primo imprevisto: avevamo prenotato una Nissan X-Trail, ma ci riferiscono che questo tipo di macchina è esaurita ed in alternativa offrono una berlina. Ovviamente consapevoli che il viaggio poteva presentare delle sorprese e consci dell’importanza di un mezzo adatto su strade difficili, non ci siamo arresi ed abbiamo preteso un mezzo analogo. La contrattazione è stata un po’ lunga, ma dopo un’ora ne siamo usciti con una Subaru Forester 4×4 con gomme da fuoristrada semi-nuove, doppia ruota di scorta, ed un’altezza da terra complessiva del tutto analoga a quella della Nissan X-Trail (dato da non sottovalutare per evitare spiacevoli inconvenienti alla coppa dell’olio). La Subaru si è rivelata un’ottima compagna di viaggio, ma ritengo sia meglio utilizzare un fuoristrada, il quale possiede una carrozzeria più pesante e robusta in grado di assorbire meglio le sconnessioni del fondo stradale.

Bene si parte. E invece no! Ecco il secondo imprevisto: avevamo prenotato un telefono cellulare satellitare, ma come per la macchina tutti esauriti e per averne uno bisognava andare in Sud Africa!!!. Lamentele, contrattazioni, ma niente da fare. Decidiamo di non perdere altro tempo e proseguire con il nostro cellulare, intergrato da una scheda della telefonia mobile locale (ci servirà a ben poco). Usciamo dall’aeroporto un po’ preoccupati e con la sensazione “se questo è l’inizio …”. In realtà il viaggio è stato splendido e quelli sopra descritti sono stati gli unici imprevisti. Il pomeriggio / sera lo trascorriamo nel centro di Windhoek. Centro città di piccole dimensioni di stampo occidentale, ricco di attività commerciali, con alcuni edifici dall’architettura caratteristica e curiosa. La gente ci appare simpatica ed accogliente. Consigliamo una visita al museo geologico nazionale (è ubicato di fronte al Safari Court Hotel), in cui è possibile vedere splendide collezioni di minerali, di fossili, ed interessantissime descrizioni sull’evoluzione geologica del territorio e della lavorazione dei minerali e pietre preziose. 18/09 – Viaggio Windhoek / Sesriem Si parte! Inizia un aspetto importante del viaggio: “le trasferte in auto”. In realtà noi le abbiamo vissute non come delle semplici trasferte, ma delle opportunità bellissime per vedere e respirare in totale autonomia dei paesaggi di particolare bellezza e grandissimo fascino. La storia del territorio, le morfologie dei luoghi, le varietà di colori, i grandi silenzi e gli spazi immensi, piano piano ci sono entrati dentro e con stupore ci siamo resi conto di non essere mai abbastanza sazi di ciò che stavamo vivendo.

Usciti da Windhoek prendiamo la B1 (strada asfaltata) e proseguiamo verso Rehoboth. Il traffico è inesistente e le ondulazioni del paesaggio accattivanti. A Rehoboth primo rifornimento di benzina (chissà quando la ritroveremo) e svoltiamo sulla C24. Inizia la strada (o pista) di ghiaia! Sorpreso noto che la strada è ben battuta, anche se scivolosa, e molto larga, inoltre le pochissime macchine che incrociamo (5 in 300 km) le avvistiamo con molti chilometri di anticipo, perché la nuvola di polvere che esse alzano è veramente notevole. Attraversiamo i centri abitati (qualche casa) di Kobas, Klein Aub e poi su e giù nell’intrigante Remboogteberge. Non incrociamo nessuno ed il silenzio che ci circonda è incredibile. Fatto il Remboogteberge Pass scendiamo verso la C14 e gli spazi che si aprono davanti a noi sono enormi ed iniziamo a intravedere il Deserto del Namib. Tutto intorno dominano le tonalità del giallo chiaro, con riflessi bruciati ed aranciati. Arriviamo a Solitaire e svoltiamo verso Sesriem (C19). Sesriem è il principale centro abitato della zona (qualche casa, un distributore, un residence) e qui si trova il chek-in per l’accesso al Naukluft Park verso Sossusvlei. Ci dirigiamo verso Geluk (strada C27) dove si trova il nostro albergo, isolato, ma immerso in un contesto ambientale strepitoso: al tramonto i monti che ci circondano sembrano infuocati con tonalità dall’arancio al rosso e tutto intorno il giallo paglierino della steppa; inoltre avvistiamo il primo dei tantissimi springboks presenti in Namibia. 19/09 – Sossusvlei Prima dell’alba siamo già pronti per partire. Destinazione “alba sulla duna 45”. Alle 6.45 siamo davanti all’ingresso del Naukluft Park di Sesriem in direzione Sossusvlei. Alle 7.00 aprono i cancelli e tutte le macchine partono di gran lena per non perdere l’alba sulle dune. Con piacevole stupore notiamo che la strada è asfaltata, il che toglie un po’ di poesia al paesaggio, ma è utile per accelerare il passo ed arrivare alla duna 45 in tempo utile per fare un bel servizio fotografico. All’alba le ombre delle dune (sono costituite da sabbia grossa pulita di colore prevalentemente arancio) creano un paesaggio sinuoso, delicato e morbido che emoziona, poi il sole alto appiattisce le forme senza però nulla togliere al fascino del luogo. Scaliamo la duna 45 come molti turisti e la vista dall’alto è semplicemente fantastica. Sostiamo circa un’ora, poi ci dirigiamo verso l’oasi di Sossusvlei. Qua troviamo il paesaggio “lunare” delle pozze d’acqua effimere con moncherini di alberi dalle forme irregolari e strane circondate da dune altissime (100 – 200 m). Il paesaggio è semplicemente incredibile e domina la tonalità giallo arancio.

Nel primo pomeriggio facciamo ritorno verso Sesriem e visitiamo il Sesriem Canyon. Forra profonda (30 m) e stretta, incisa dal fiume Tsauchab nel corso di milioni di anni. Le strutture geologiche che si possono osservare sono molto interessanti e didattiche.

Ritorno a Geluk. 20/09 – Viaggio Sesriem / Swakopmund Lasciamo questo luogo meraviglioso ed affascinante e da Solitaire riprendiamo la C14 in direzione nord. Il viaggio ed i paesaggi attraversati sono semplicemente splendidi. La strada (ben battuta) ha dei saliscendi piacevoli e divertenti, mentre i paesaggi sono molto variabili. Attraversiamo zone piatte e desertiche in cui la vista si perde nell’orizzonte e dove le tonalità dominanti sono del bianco o del giallo; zone di montagna con tornanti; zone con dolci e frequenti ondulazioni e molti fiumi effimeri. Passiamo gli splendidi e curiosi scenari del Gaub Pass ed il Kuiseb Pass, quest’ultimo con alcuni tratti stradali in forte pendenza che richiedono una guida attenta. Traffico inesistente.

Arriviamo a Walvis Bay, cittadina con un importante porto commerciale, e ci rendiamo conto della lotta che i centri abitati costieri debbono fare per resistere all’avanzata della sabbia, che in alcune zone invade la strada e la stessa linea ferroviaria. Walvis Bay la visitiamo velocemente (ci appare pulita ed ordinata) e ci dirigiamo verso Swakopmund percorrendo la lingua d’asfalto della B2 rubata all’avanzare delle dune verso il mare. Il deserto di sabbia caratterizzante la costa presenta tonalità di colore giallo dorato. Swakopmund ci appare un piccolo gioiellino: è pulita, è ordinata, ha un piacevole lungo mare con locali notturni, esiste uno scenografico faro che domina la costa, gli edifici (di stampo germanico) hanno un’insolita architettura, non mancano negozi per lo shopping. Però nella periferia esiste anche l’altra Swakopmund: urbanisticamente meno organizzata, edifici più umili e modesti, spesso con strade non asfaltate, la gente però ci appare indifferente, tranquilla e molto dignitosa. 21/09 – Sandwich Harbour Alla mattina usciamo dall’albergo e la giornata si presenta sorprendentemente grigia, con la nebbia, ventosa, ed una temperatura che non supera i 10°. Durerà così almeno sino alle 11, non ce lo aspettavamo, ma in questo periodo è normale. Swakopmund per il turista offre moltissime opportunità di divertimento sportivo e di escursioni organizzate, e noi non ci siamo fatti mancare un’uscita in fuoristrada sulle dune del tratto di costa tra Walvis Bay e Sandwich Harbour (circa 50 km). Insieme a Marc, simpaticissimo namibiano, con il suo Defender a passo lungo di colore bianco abbiamo vissuto una giornata indimenticabile su e giù per le dune, sentieri sabbiosi e lungo la battigia. Era emozionante viaggiare avendo da un lato l’oceano, i cui flutti bagnavano le nostre gomme mentre le otarie saltavano come delfini, e dall’altro lato alte dune ammantate da una brezza insistente che ne ammorbidiva le forme. C’è stato anche un simpatico fuori programma, quando abbiamo dovuto ricostruire con pala e mani un passaggio per il Defender, poiché una forte ondata aveva distrutto la stretta (per la verità molto stretta) pista che correva tra le dune ed il mare.

Arrivati a Sandwich Harbour, e scalata una della dune (circa 80 m), abbiamo potuto ammirare in tutta la sua bellezza naturale le insenature e le lagune della baia protetta dal mare.

Grazie a Marc abbiamo anche potuto osservare parte della flora e fauna, che nonostante un ambiente così inospitale comunque riesce a vivere. Prima del rientro abbiamo visitato anche le saline e le baie ricche di fauna (tantissimi fenicotteri rosa) intorno a Walvis Bay.

E’ stata una giornata esaltante.

22/09 – Viaggio Swakopmund / Palmwag Swakopmund avrebbe meritato qualche giorno in più per potere usufruire di altre belle escursioni (sia nell’entroterra che in mare) e di qualche divertente sport, ma il nostro programma prevedeva la Skeleton Coast. Avevamo letto di questo luogo un po’ sinistro, inquietante, e molto molto isolato. In effetti dopo il rifornimento di benzina fatto a Hentiesbaai ed attraversato l’appariscente cancello di accesso alla Skeleton Coast Natural Park, abbiamo viaggiato assolutamente isolati e senza incrociare un’auto per centinaia di chilometri. La strada (C34) è caratterizzata da un fondo terroso indurito dalla salsedine (consente velocità maggiori della media), ma scivoloso, e si sviluppa vicina alla linea di costa. La topografia dei luoghi è piatta e l’ambiente piuttosto grigio, sia per la foschia persistente (sino a mezzogiorno) sia per le tonalità prevalenti del paesaggio. L’aspetto curioso ed insolito del viaggio era il divieto di allontanarsi dalla carreggiata, sia in macchina che a piedi. Una deviazione però ce la siamo consentita per vedere e fotografare uno dei famosi relitti di nave arenati vicino alla spiaggia. Arrivati a Torra Bay svoltiamo verso la C39 direzione Damaraland. Dopo pochi chilometri il paesaggio cambia decisamente: picchi montuosi isolati di colore rosso o bruno si alternano a dolci ondulazioni steppose gialle e compaiono diverse aree verdi lungo effimeri corsi d’acqua. Il fondo stradale cambia e diventa ciottoloso a spigoli vivi, che risulteranno fatali per una delle nostre gomme; la nostra marcia inevitabilmente rallenta. Poco dopo Springbok Gate ecco il primo incontro con le giraffe: sono due, e lentamente si muovono a bordo strada guardando incuriosite il nostro passaggio. L’incontro è emozionante e rimaniamo sbalorditi dalla facilità con cui si lasciano avvicinare: sembra di essere in un documentario televisivo. Arrivati Bergsig svoltiamo verso Palmwag (strada C43) (sull’incrocio è presente una piccola officina per il cambio gomme … sarà un caso?) addentrandoci sempre più in un paesaggio tipicamente africano in cui le gialle steppe sono frequentemente interrotte da rilievi montuosi più o meno aspri e la vegetazione arborea è sempre meno occasionale. Palmwag possiede un distributore di benzina, è conosciuto per i safari fotografici al rinoceronte nero e vi trova sede un lodge immerso in un’oasi verde delimitata da dolci rilievi. La nostra sistemazione al Palmwag Lodge è molto suggestiva e ci consente di vivere un tramonto bellissimo. 23/09 – Viaggio Palmwag / Etosha Alla mattina presto ripartiamo in direzione Khorixas (strada C39) e lungo il tragitto (sempre piacevolmente ondulato ed a tratti tortuoso) avvistiamo degli springbok e dei kudu. In alcuni tratti è possibile vedere dei relitti di dune fossili dalla morfologia molto singolare. Facciamo tappa alla foresta pietrificata: luogo unico in cui si possono vedere interi alberi litificati e trasportati in sito da un corso d’acqua oltre 200 milioni di anni fa!!! La visita è organizzata ed all’ingresso del sito è sempre presente una guida pronta a ricevere i turisti. All’interno dell’area è possibile vedere anche la famosa Welwichia, pianta particolare che vive in media diversi centinaia d’anni (la più vecchia presente vicino a Swakopmund ha 2000 anni). Arrivati a Khorixas inizia la strada asfaltata; la guida diventa più veloce, più rilassata, ma sicuramente meno affascinante e divertente; inoltre il paesaggio è più monotono con grandi coperture boschive e qualche modesto rilievo montuoso. Pranzo veloce e frugale a Outjo e poi sulla C38 (asfaltata) ci dirigiamo verso il campo di Okaukuejo.

Okaukuejo è uno dei tre campi in cui si può soggiornare all’interno del parco nazionale dell’Etosha; è il più vecchio, ma è ben organizzato ed è possibile soggiornare in bungalow, piccole casette oppure campeggiare. Il campo è dotato di un grande ristorante, di un market, di un sevizio postale e di un negozio di souvenir. La particolarità dell’Etosha è che gli animali sono selvaggiamente liberi mentre il campo è recintato con portoni d’accesso che si aprono all’alba e chiudono al tramonto. Okaukuejo ha sul lato nord ovest una pozza d’acqua, che dista non più di 40 m dal muretto di recinzione, dove molti animali vanno regolarmente a bere e rinfrescarsi. Risulta incredibile come contemporaneamente centinaia di persone tutte rigorosamente in silenzio (eccetto i clic delle fotocamere) rimangono affascinate ed emozionate ad osservare i tantissimi animali che si susseguono, i quali, per nulla intimoriti o a disagio dalla vicinanza dell’uomo, si comportano nel modo più naturale possibile. Al tramonto alcuni fari posizionati attorno alla pozza consentono un’ottima e molto suggestiva visione notturna. Gli animali che abbiamo visto sono: elefanti, rinoceronti, giraffe, zebre, sciacalli, springbok, orici, kudu, bisonti, struzzi e tantissimi tipi d’uccelli.

24 – 25/09 – Etosha L’aspetto forse più spettacolare dell’Etosha è la possibilità di muoversi autonomamente in assoluta libertà (senza però mai scendere dalla macchina per non rischiare di diventare delle prede) all’interno del vastissimo parco. Le strade accessibili sono limitate, molto ben battute (il fondo è prevalentemente di ghiaino) e segnalate. Raggiungere le varie pozze è agevole ed una volta arrivati esistono delle piazzole di parcheggio che consentono di essere piuttosto vicino agli animali. Anzi talvolta loro stessi si affiancano e guardano incuriositi. Il paesaggio è assolutamente piatto (nonostante i 1000 m di quota), polveroso, caldo (abbiamo toccato i 35°), molto arido e le tonalità dominanti sono il bianco ed il giallo molto chiaro. Abbiamo avuto anche il piacere e la suggestione di vivere un’uscita notturna (ovviamente rigorosamente guidata) che ci ha consentito di vedere animali che durante il giorno è più difficile avvistare: iene, leoni, elefanti cuccioli, springbok impauriti ecc.. Affascinante è stata la situazione in cui, per precauzione, siamo rimasti oltre 45 minuti completamente al buio, e sotto uno splendente cielo stellato, ad aspettare che un gruppo di oltre 30 elefanti (anche un po’ agitato) transitasse sulla pista che stavamo percorrendo. 26/09 – Etosha / Windhoek Siamo ormai alla fine del viaggio. Alla mattina dopo aver vissuto un’indimenticabile ed emozionante alba dalla torre di Okaukuejo, partiamo riprendendo la C38 e da Otjiwarongo la B1. Tutto il viaggio è su strada asfaltata, ben tenuta, con traffico presente (anche se chiamare traffico risulta un vero eufemismo). Il paesaggio interno è caratterizzato da dolci ondulazioni con qualche cima perlopiù smussata e la copertura arborea è diffusa. Durante il viaggio abbiamo il curioso e piacevole incontro con delle scimmie, che a lato della strada si muovono con relativa indifferenza; non manca anche qualche incontro con dei piccoli cinghiali dalle corna piuttosto pronunciate.

Noi ci dirigiamo dritti verso il centro di Windhoek con lo scopo di visitare meglio la città.

A Windhoek purtroppo ci rendiamo conto che il viaggio è finito, ma la sensazione che proviamo è di grande soddisfazione ed entusiasmo per quello che abbiamo vissuto. Lasciamo un paese molto affascinate, a volte contraddittorio, bellissimo e sconfinato nei paesaggi, variabilissimo nei colori, in certe zone assolutamente isolato, emozionante nel contatto con gli animali e molto divertente alla guida. L’unico rammarico è che si poteva visitare di più, ma in futuro … Buona Namibia a tutti quelli che avranno il piacere di visitarla.

Andrea e Sandra – Canaro (Rovigo) angarb@tin.It



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