Libano, incantesimo mediorentale

Vacanza in Libano, ospite di un amico.
Scritto da: Analou
libano, incantesimo mediorentale
Partenza il: 22/04/2010
Ritorno il: 30/04/2010
Viaggiatori: 1
Spesa: 1000 €
Quello che gli occidentali propagandano sul Medio Oriente, è solo un’accozzaglia di pregiudizi e falsità che si rivelano come tali dal mio primo sbarco a Beirut, nell’Aprile del 2010. Viaggio da sola, sono venuta a trovare un amico, Elie. Autoctono, è tornato in Libano dopo una laurea in Architettura conseguita a Roma. Parla ben sette lingue, e del resto qui non è difficile trovare giovani “poliglotta” innamorati dell’Europa che decidono di studiare nel nostro continente.Mi era stato detto di non partire. Che in Libano c’è la guerra, che è un paese disastrato, che sarei finita con uno chador in testa e non avrei potuto rientrare a casa. Elie diceva di non preoccuparmi, che a quest’idiozie aveva ormai fatto l’abitudine. Idiozie, appunto.Quando scesi dall’aereo, stranamente ad aspettarmi c’era un’insolita pioggerella primaverile, e così la città mi si mostrò di un colore che poi non avrei più rivisto nei giorni successivi. La periferia è di dominio arabo, e lo capii subito sbirciando i cartelloni pubblicitari, dove le donne erano sempre vestite e ricordavano nel look le nostre dive anni ’50. Pensai d’esser tornata indietro di qualche decennio, i palazzi erano truccati da enormi tendoni scuriti dallo smog. Mi fu detto che queste tende sono una sorta di commemorazione funebre per chi ha perso un parente in guerra. E tutti i balconi ne avevano una..Dal quartiere sunnita arrivammo a quello sciita, poi ci addentrammo nel centro di Beirut. Una grande moschea, appena costruita, fiancheggiava una Chiesa.Sul lungomare c’era un via vai di minigonne e di hijab che si confondevano placidamente. Qualcuno pescava direttamente dalla strada, altri fumavano narghilé alla mela. Una donna completamente coperta da niquab, il velo islamico che lascia fuoriuscire solo lo sguardo, teneva per le mani suo figlio, mentre il marito, rigorosamente in maglietta e jeans occidentale, guardava altrove. Pensai come in uno stato così piccolo del Medio Oriente fosse possibile quello che nella nostra civilissima europa ancora non è: la coesistenza pacifica di più religioni, ben 18 in Libano. Il problema di questo paese ti è subito chiaro. E’ la sua immensa ricchezza: acqua, boschi, recentemente è stato scoperto anche il petrolio. Tutto ciò lo rende vulnerabile alle mire espansionistiche di Israele e Siria. Ma la storia, credo, già la conoscete…Nei giorni successivi ebbi modo di partecipare ad una commemorazione per l’Olocausto armeno, la strage che nel 1915-18 portò all’assassinio di un milione di armeni da parte dell’impero turco-ottomano.La dignità e l’orgoglio di questo piccolo popolo disgregato in vari paesi, eppure sempre molto unito nelle tradizioni, sono palesi e manifesti.La città di Beirut è in ricostruzione, ovunque spuntano nuovi hotel, alcuni a 7 stelle, e locali nuovi. La movida è movimentata, i ragazzi amano la vita notturna e di sera si ritrovano a fumare narghilé o a ballare nei locali. Niente ti riporta all’idea di “prigione” o repressione per le donne. Anzi, alcune mie coetanee sembrano molto più “avanti” di me. Ebbi la sensazione che le libanesi stessero vivendo il periodo che le donne italiane vissero negli anni ’70. E’ da poco possibile divorziare, tant’è che è quasi una moda ormai separarsi.Molto gettonata, fra i più ricchi, la chirurgia plastica. Ma le donne sono già belle di loro, con quei lineamenti esotici che solo il medioriente può regalarti. Da Beirut mi spostai a Byblos, una cittadina ricca di storia, e molto più caratteristica della capitale. Qui il tradizionalismo è più evidente, e fra l’odore della polvere che saliva dagli scavi per i lavori di ristrutturazione, e l’odore proveniente dal suq, il mercatino tradizionale, mi sembrò d’aver finalmente lasciato l’Europa. Comprai dei vestiti locali, poi i classici souvenir. Le foto partorite da quella giornata furono meravigliose, perché i colori e la luce intensa che sa regalarti quel posto è unico al mondo.Tyr, città a confine con Israele, è ovunque presidiata da camionette dell’Onu. Qui forse il clima da guerra stenta a morire, perfino sulla spiaggia i militari presidiano la zona. Ma la vita, in Libano, scorre comunque tranquilla.”Anna” disse Elie “noi non sappiamo se domani ci saremo ancora oppure no, perciò godiamo di ogni singolo momento che Dio ci regala”. Quanto avremmo da imparare da questo popolo, noi che ci stressiamo ogni momento e non godiamo di un attimo di questa vita?Pranzammo da Kentucky fried chicken. Allora mi sembrò d’esser di nuovo a New York, che cavolo ci faceva un fast food in Libano? E il Mc Donald’s?No, non ero proprio nel terzo mondo, ero finita nella terra delle contraddizioni.Osservai le montagne israeliane oltre l’orizzonte del mare. Pensai, sarebbe stato bello arrivare fino a Tel Aviv. Ma non solo mi era impossibile da dove mi trovavo, mi sarebbe stato poi molto difficile anche tornare indietro, visto che un passaporto timbrato da Israele è rifiutato sistematicamente da quasi tutte le frontiere mediorentali. Avendo in programma un viaggio in Iran, decisi quindi di rimanere in zona, per il momento. Inciso: osservare una donna in chador che fa il bagno è un’emozione particolare. Un pò ti rende claustrofobica, un pò t’affascina. Del resto questo dualismo di sensazioni ti accompagna ovunque non appena metti piede in uno di questi paesi.Quello che in Libano si può fare, ma che è difficile da trovare in altri paesi, è andare a sciare la mattina e stendersi al sole, a mare, il pomeriggio. Le montagne sono infatti a picco sulla costa, e nonostante le pessime strade, in un paio d’ore si arriva fino in cima. Io, arrivata a quasi 2000 m, iniziai a toccare le nuvole. Ogni tanto spuntava qualche casermone abbandonato immerso nella nebbia, e tu pensavi d’essere in un videogame di guerra. Rantoli di filo spinato, sterpaglie, strade in discesa, fino a raggiungere la valle. La bellissima valle (di cui non ricordo ahimé il nome), a confine con la Siria. Lago (credo fosse artificiale), natura, e di nuovo il sole. Miracolo Libano!A Balbaack invece, città sempre a confine con la Siria, l’atmosfera è quasi quella siriana. Terra arida, deserta, caldo intenso ma secco, luce magnifica (foto fantastiche) e templi su templi da visitare. Il tempio di Giove, di Bacco (sono quasi integri) eredità romane in una terra di confine. Cammelli pronti all’uso, 20 dollari un giro ( che paura)!Ma in generale il Libano non è caro, la lira libanese vale mezzo dollaro o meno, e in dollari paghi ovunque.Il trasporto pubblico non esiste, ci sono degli autobus che fermano dove il passeggero desidera scendere, ma di fatti tutto vanno in macchina, in genere si tratta di fuoristrada (per chi abita in montagna), o di ferrari e lamborghini per i turisti venuti (a frotte) da Dubai e Quatar. Di auto disastrate ne vidi piu’ che altro fuori Beirut, o nei quartieri più poveri (musulmani) della città.Sidone, con la sua fortezza sul mare, il suo caratteristico suq e il museo del sapone, è un’altra perla libanese.A Sud, sulla strada che da Beirut va a Tyr (Tiro), è un susseguirsi di cartelli in onore di Hezbollah, bandiere verdi e bandiere gialle, piantagioni che sembravano di banane lungo la costa..e poi i campi dei rifugiati, rigorosamente off-limits (ma dall’interno si sentiva richiamare qualcosa, come una voce d’himam, forse era l’ora della preghiera).Questo (e non solo) è il Libano. Una cucina meravigliosa, mediterranea ed etnica insieme…insalate di granchio, avocado, salmone, pane arabo e pollo. La ceddar sauce con patate, il vino locale. Certo, accanto ad un’eccessiva ricchezza c’è anche un’eccessiva povertà. Del resto, questo è il paese delle contraddizioni, dove tutto può convivere con tutto, e dove la gente altro non desidera che questo conflitto con Israele finisca presto.In fondo, al Libano bastano i suoi cedri. Basta la sua storia, la sua natura. Basta il suo sole.

Annalisa Caruso



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