Fantastico Libano

4 Giorni a zonzo per il Libano con i mezzi pubblici
Scritto da: pil
fantastico libano
Partenza il: 31/10/2018
Ritorno il: 04/11/2018
Viaggiatori: 1
Spesa: 500 €
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IN GENERALE

Era da un po’ di tempo che mi girava per la testa di fare un viaggetto in Libano, un Paese poco esteso che si presta per essere visitato avendo a disposizione pochi giorni. Nel mio caso ho sfruttato il Ponte di Ognissanti passando in Libano 4 giorni dalla notte di mercoledì 31/10 alla mattina della domenica successiva. Come detto il Paese è piccolo ma 4 giorni risultano comunque pochi per una visita esaustiva: ho dovuto infatti rinunciare a visitare il nord (Byblos e Tripoli) e mi sono “accontentato” di Beirut, Baalbeck e il sud con Saida (Sidone) e Sour (Tiro). Si è rivelato un viaggio decisamente superiore alle aspettative, forse perché sono di parte essendo innamorato del Medio Oriente: indubbiamente le rovine di Baalbeck da sole valgono il viaggio! Se a questo aggiungete una popolazione ospitale, buon cibo, mezzi di trasporto economici, clima splendido (media di 27° gradi ai primi di novembre), non si può non partire.

La moneta corrente è la lira libanese, anche se si può pagare tranquillamente anche in dollari americani (1 dollaro = 1.500 LL). L’euro invece non viene utilizzato. Al cambio 1 euro = 1.700 LL. Per l’ingresso nel Paese è sufficiente il passaporto, senza il visto. Al controllo passaporti bisogna consegnare, sia all’ingresso che all’uscita, un tagliando da compilare. All’uscita bisogna arrivare in aeroporto in largo anticipo, almeno 3 ore prima, perché i controlli sono molto lunghi. La lingua parlata è l’arabo levantino. Conosciuti quasi da tutti il francese e/o l’inglese quindi in qualche modo ci si arrangia e non ci sono problemi di comunicazione.

COME ARRIVARE

L’unico aeroporto internazionale è quello di Beirut, quindi arrivando via cielo, l’unico modo è passare di lì. Ci sono voli diretti sia di Alitalia che della Mea (la compagnia di bandiera libanese). Via terra si può entrare passando dalla Siria, anche se il periodo non lo consiglia. Il confine con Israele credo sia chiuso al transito. Io ho volato con la Turkish Airlines: biglietto prenotato a maggio per novembre al prezzo di 255 euro. Partenza il mercoledì alle 19 e arrivo a Beirut alle 3 del mattino. Rientro la domenica alle 14.45 con arrivo a Milano alle 21.20.

COME MUOVERSI

Il tema degli spostamenti è sicuramente l’aspetto che forse ha richiesto lo studio più approfondito prima della partenza e sul quale credo di poter dare qualche informazione utile per viaggiare in Libano con i mezzi pubblici. Solitamente gli altri viaggiatori si sono serviti o di taxi (non proprio economici) o delle escursioni organizzate pe le destinazioni più lontane. Volendo cercare di risparmiare il più possibile sugli spostamenti e non essendo un amante dei gruppi organizzati, ho trovato in rete un gruppo Facebook (Lebanon buses) che mi ha fornito parecchie dritte per spostarmi in modo autonomo. Considerate che sia a Beirut, sia in generale in Libano, non esiste un sistema pubblico di trasporti ben codificato come lo intendiamo noi in occidente. Esistono una miriade di autobus o meglio minivan da circa 12 posti, che percorrono in modo piuttosto anonimo le strade, ovvero senza insegne o scritte che fanno intendere che sono mezzi pubblici e le rispettive destinazioni. Per cominciare ad inquadrare il sistema di trasporti è fondamentale sapere che a Beirut esistono 2 “hub” per i trasporti con autobus: Cola Station, che non è altro che una specie di parcheggio in prossimità di un grosso incrocio, che serve le destinazioni per l’est e il sud del Libano; e Charles Helou, che serve le destinazioni del nord. Nel mio caso ho sempre raggiunto Cola visto che ho visitato il sud e l’est del Libano.

Da lì, quando pieni, partono questi pulmini per le destinazioni prescelte: per sapere quale prendere non si può fare altro che chiedere agli autisti che comunque urlano le destinazioni per far riempire velocemente i van. Il tutto a prezzi molto bassi anche per lunghe distanze, risparmiando in questo modo decine di dollari. Per raggiungere Baalbeck (est), arrivati a Cola, bisogna prendere prima un van per Chtura (5.000 LL) e poi da lì un secondo van per Baalbeck (2.000 LL/3.000 LL). Per raggiungere Sour (Tiro) sempre da Cola partono van per Saida (Sidone, 2.000 LL) e poi da lì un altro van per Tiro (2.000 LL). Per il ritorno è più facile trovare van diretti da Sour e da Baalbeck per Beirut senza necessità di cambi intermedi. Tenete presente si può salire su questi van ovunque semplicemente facendo un cenno con la mano e fermandoli, allo stesso modo si può chiedere di scendere in qualsiasi posto si voglia lungo il percorso.

DOVE SOGGIORNARE

Essendo il paese abbastanza piccolo, si può tranquillamente soggiornare a Beirut e poi spostarsi con escursioni giornaliere. Io ho scelto di pernottare nel quartiere di Hamra, centrale e frequentato dalla “movida” libanese in quanto lì si trovano la maggior parte degli alberghi e delle strutture ricettive di medio prezzo. In particolare ho prenotato con Booking.com un monolocale con cucina allo Studio 44, Commodore St, una parallela di Hamra. Alla fine mi hanno dato allo stesso prezzo (180 euro per 3 notti) una junior suite molto bella. Si trovano anche soluzioni a prezzi inferiori ma sono molto spesso datate. Lo Studio 44 è super consigliato perché in ottima posizione, nuovissimo, rapporto qualità/prezzo decisamente buono per gli standard di Beirut, una città in generale molto cara. Situato in centro ma in una via laterale, è abbastanza silenzioso, a parte il muezzin della vicina moschea, ma si sa, siamo in un paese musulmano.

DOVE E COSA MANGIARE

La cucina libanese sembra essere molto rinomata, ma non avendo frequentato ristoranti di livello eccelso, ho sempre mangiato i classici prodotti della cucina mediorientale che si possono trovare pressoché simili in tutta la regione: falafel, “spiedini” di carne di agnello, hummus, tabulè, ecc. Per un pranzo si spendono circa 10.000 LL. A Beirut ho trovato i prezzi più alti. Mi sono cibato molto anche di frutta. Lungo le strade e nei mercati ne vendono parecchia: dalle banane (1.000 LL/Kg) provenienti dalle piantagioni del sud, agli agrumi, melograni (1.000 LL/Kg) e diversi frutti esotici. Molto gettonata e l’aschta (sugar apple), un frutto che non avevo mai mangiato, costituito da una buccia verde grinzosa e da una polpa bianca molto dolce piena di semi scuri. Veramente buono anche se non regalato (circa 4.000 LL /Kg).

COSA VEDERE

Giovedì 01/11.

Arrivato alle 3 del mattino da Istanbul, passati i controlli, secondo i miei piani avrei dovuto dormire qualche ora in aeroporto. Impossibile. Sia la zona arrivi che l’area partenze sono spazi poco accoglienti con 10 sedie di numero per piano. Provo a sdraiarmi sulle sedie in ferro dell’area partenze ma niente da fare, troppo scomode. Decido di aspettare l’alba su una panchina all’esterno. Verso le 6 (cielo limpido e temperatura di 24°) comincio a informarmi per andare in centro, distante circa 12 Km. Ufficialmente l’unica possibilità sono i taxi (20/25 dollari). Vedo invece passare un anonimo minivan davanti alle Partenze, chiedo e scopro che è un mezzo pubblico diretto verso Beirut (2.000 LL), pagato con quel poco che avevo cambiato in aeroporto (sconsigliato visto il tasso decisamente non favorevole). Mi faccio scaricare a Sodeco, un incrocio a sud del centro in prossimità della Linea Verde (la linea che durante la guerra civile separava i quartieri cristiani da quelli musulmani). Faccio un giro per Achrafièh, un quartiere caratterizzato da un saliscendi di vie con qualche sgangherato edificio coloniale e localini vari chiusi vista l’ora mattutina, per poi dirigermi verso il Museo Archeologico Nazionale (5.000 LL), dopo aver preso le lire libanesi in un cambio della zona. Museo piccolo ma con all’interno esposti, su due piani, pezzi di notevole fattura, soprattutto una raccolta di sarcofagi romani in marmo riccamente scolpiti. Come inizio non male. A piedi mi dirigo verso il centro vero e proprio dove sorge, costruita da poco nell’ottica di quel piano di rifacimento dell’area centrale di Beirut chiamato Solidere voluto dall’ex presidente Hariri, la Grande Moschea El Alamin, riconoscibile dalle cupole azzurre. Sarà pure nuova ma l’interno è decisamente d’effetto! Nei pressi della moschea è visibile un’ampia area con i resti della Beirut romana, anche se dal punto di vista turistico la zona non è stata molto valorizzata, anzi. Proseguendo verso il centro si susseguono una serie di cantieri dai quali svettano gli scheletri in calcestruzzo di imponenti grattacieli. Dalla vicina piazza dell’orologio si dipartono a raggiera le vie sulle quali si affacciano nuovi palazzi sedi di banche ed uffici commerciali senza alcun particolare fascino ed interesse. A testimonianza della guerra civile che aveva distrutto Beirut, rimane qua e là qualche edificio crivellato da pallottole. Forse il più emblematico è l’ex hotel Holiday, impressionate esempio di come doveva essere Beirut solo qualche decennio fa, con le mura sventrate dai colpi dell’artiglieria che si affrontava sulla Green Line. La vicinanza con gli scintillanti edifici limitrofi crea un contrasto particolarmente evocativo. Sempre a piedi, macinando chilometri (Beirut è abbastanza estesa), arrivo ad Hamra e vado a scaricare il mio zaino da 20 litri in appartamento. Veloce cambio e esco nuovamente per dirigermi verso il mare, il quartiere di Rauché dove sorgono gli scogli emblema di Beirut, chiamati Pigeon Rocks. Da vedere assolutamente al tramonto quando il sole accende le falesie di un color ocra ed è obbligatorio andare a fumare una shisha (narghilè; circa 15.000 LL) in uno dei rinomati locali a strapiombo sul mare. Sveglio ormai da oltre 24 ore, concludo la giornata e mi fiondo disfatto a letto.

Venerdì 02/11

Sveglia alle 6, colazione in camera con i biscotti portati da casa e il caffè istantaneo gentilmente offerto dall’hotel, oggi è il giorno della visita clou del viaggio in Libano, Ballbeck. Mi dirigo a piedi verso la stazione di servizio Wardhie dove prendo l’autobus n° 12 (1.000 L) per Cola. Da Cola, in minivan, comincia la salita verso le montagne dell’Antilibano in direzione della valle della Bekka, una regione controllata da Hezbollah. Superato il passo, cambio van a Chtura e prendo quello per Ballbeck dove arrivo dopo circa 2 ore di viaggio da Beirut, superando una serie di posti di blocco dell’esercito (siamo a circa 10 Km dal confine siriano) posti all’entrata e all’uscita delle cittadine più importanti, a cui margini si intravedono i campi profughi allestiti per i siriani. Che dire, il sito archeologico di Baalbeck è grandioso. Il tempio di Bacco è incredibilmente intatto e presenta una qualità e quantità di decorazioni mai viste in altri templi romani. Le 6 colonne, alte 22 metri (!!!!) ancora in piedi del mastodontico tempio di Giove sono purtroppo avvolte da ponteggi, ma si riesce comunque a percepire l’incredibile imponenza del manufatto originale. Veramente notevole. Dopo circa 4 ore di visita, esco e decido di fare un giretto in centro al paese. Dopo pochi passi sobbalzo all’udire delle raffiche di mitra e lo scoppio di alcune granate in lontananza. I passanti mi rassicurano sul fatto che da queste parti è del tutto normale e che non c’è nessun rischio. Dopotutto il confine siriano è a pochi chilometri. Mi dirigo verso la cava romana dove venivano estratti i mastodontici massi che servirono a costruire i basamenti dei templi di Baalbeck. Nella cava è ancora visibile un masso pronto per essere cavato: le dimensioni sono incredibili (il chiosco di souvenir vicino riporta orgogliosamente: “la pietra più grande del mondo”, ed è inevitabile chiedersi come abbiano fatto a muovere e a mettere in opera massi simili con i mezzi di 2000 anni fa. Alle 15.00 riprendo il van, questa volta diretto, per Beirut dove arrivo con il sole appena tramontato.

Sabato 03/11

Oggi direzione sud. Dalla solita stazione di Cola, ormai esperto, prendo velocemente un van per Saida (Sidone) e poi uno per Sour (Tiro). Il minibus, lanciato come un proiettile impazzito, percorre la litoranea tra piantagioni di banane e brutte case di recente costruzione. Passato il fiume che sfocia poco prima di Tiro, si entra nella zona ancora sotto controllo dell’Unifil, infatti si vedono in giro le camionette bianche delle Nazioni Unite. A Sour 2 sono le attrattive principali sono 2: il sito archeologico sul mare, chiamato Al Mina, le cosiddette Zona 1 e Zona 2, dove sorgono i resti di una via colonnata, di terme romane e di un cimitero bizantino. L’altra attrazione, forse più interessante, è la zona archeologica situata più all’interno, Al Bass (Zona 3), dove sorgono i resti del più grande ippodromo romano mai costruito, capace di ospitare circa 20.000 persone. Nelle vicinanze una strada lastricata, la necropoli e l’arco trionfale ben conservato. Il mare di Tiro è fantastico: complice un clima favorevole e una temperatura dell’acqua perfetta, mi faccio un bagno in un’insenatura ai piedi del quartiere cristiano. Più avanti, verso sud, inizia una lunga spiaggia di sabbia bianca e dall’acqua turchese. Dopo pranzo prendo un minivan per Saida, distante circa 40 Km da Tiro. Visita dei resti del castello dei crociati sul mare (interessante l’utilizzo delle colonne di recupero come rinforzo delle murature), del caravanserraglio e poi del bel souk molto frequentato dove sorge anche il Museo del sapone. Verso le 16 altro minivan e rientro in serata a Beirut.

Domenica 04/11

Ultimo giorno in terra libanese. Avevo trovato in rete un interessante articolo riguardo un sobborgo a sud di Beirut. Un libanese emigrato in Germania, Ayad Nasser, ex abitante del sobborgo di Ouzai (Ouzville), decide, qualche anno fa, di investire nella riqualificazione del quartiere: il risultato è che alcuni importanti street artist locali e poi altri da tutto il modo, hanno realizzato murales variopinti sulle facciate dei decadenti palazzoni del quartiere, portando Ouzai a nuova vita. Più pulizia, colore, apertura di alcuni nuovi locali, hanno risollevato dallo squallore questa area degradata di Beirut con un’operazione di riqualificazione davvero notevole. Senza più nemmeno una lira libanese, a piedi mi incammino verso l’aeroporto. Un ragazzo molto gentile a cui avevo chiesto delle indicazioni stradali si offre di allungarmi in aeroporto facendomi risparmiare i 5 Km che mancavano. Superate le lunghe procedure ai controlli, alle 14.45 volo per Malpensa via Istanbul.

PER FINIRE

Ballbeck stupenda, Tiro e Sidone interessanti località sul mare, Beirut brulicante di vita, clima perfetto in questa stagione, gente amichevole: in conclusione promuovo il Libano a pieni voti. L’ideale sarebbe stato aggiungerci un giorno in più per visitare Byblos e Tripoli al nord, ma credo comunque di essermi fatto un’idea abbastanza completa del Paese. Il mio programma di 4 giorni è stato molto serrato, anche in virtù del fatto che ero da solo e dettavo da solo i ritmi. Peccato solo per lo smog allucinante di Beirut e per i quantitativi industriali di rifiuti di plastica in giro ovunque, ma cambiare le abitudini delle persone non sarà facile, come ha detto il ragazzo che mi ha accompagnato in aeroporto.

Ricapitolando i costi:

– Volo Turkish Airlines: 255 Euro

– Pernottamento: 180 Euro

– Cibo e trasporti: 130 Euro

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