Libano, un tuffo nella storia
“Fate che il vostro spirito avventuroso vi porti sempre ad andare avanti per scoprire il mondo che vi circonda con le sue stranezze e le sue meraviglie. Scoprirlo significherà, per voi, amarlo.”
Così scriveva il grande poeta e filosofo libanese Kahlil Gibran e c’è voluto proprio un pizzico di spirito d’avventura per decidersi finalmente ad intraprendere un viaggio nel tormentato Libano. Ma la voglia di conoscere quei luoghi , rimasti nell’immaginario fin dai tempi della scuola, ha infine prevalso sulla titubanza nell’andarci e così questa primavera abbiamo optato per un tour di 9 giorni . Eh si caro Gibran, il nostro spirito d’avventura si è esaurito tutto nella scelta del luogo: di questi tempi e in un’area un po’ turbolenta, per l’organizzazione abbiamo preferito affidarci ad un Tour Operator… Il tour – organizzato dall’agenzia toscana “Stelle d’Oriente” – prevedeva le visite delle città di Beirut, Tiro, Sidone, Byblos e Tripoli, della valle di Qadisha, delle grotte di Jeita, della stupenda Baalbek e di tutta una serie di siti “minori”. Nonostante le piccole dimensioni, il Libano è particolarmente ricco di testimonianze del passato e di mete interessanti e penso che la durata del nostro tour sia il tempo minimo da dedicargli, se si vogliono cogliere le molte sfaccettature del paese.
Abbiamo constatato che visitare il Libano è molto semplice dal punto di vista logistico in quanto è un paese piccolo, di forma grosso modo rettangolare e soggiornando nella capitale Beirut, situata in posizione quasi centrale, è possibile effettuare agevolmente delle escursioni giornaliere verso qualsiasi zona del Paese. Personalmente, non abbiamo mai percepito alcun senso di ostilità o di pericolo.
L’aspetto storico è quello che maggiormente spinge i turisti a visitare questo Paese: attraverso questo lembo di terra è infatti passata la Storia e nelle varie epoche si sono succeduti tra gli altri Fenici, Assiro-Babilonesi, Egizi, Persiani, Greci, Romani, Bizantini, Arabi, Crociati e Ottomani. Ognuno di questi popoli ha lasciato una sua impronta o testimonianza che, come sempre è accaduto nei secoli, è stata poi riutilizzata da chi li ha seguiti: si incontrano così castelli crociati o mamelucchi dalle cui mura spuntano pietre lavorate prelevate da vecchie domus oppure palazzi omayyadi con mosaici bizantini e lungo gli stretti vicoli dei suq si possono talvolta scorgere delle colonne romane. Come in tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, la parte del leone l’hanno fatta gli antichi romani: questi instancabili costruttori hanno lasciato così tante ed impotenti testimonianze che nonostante i saccheggi delle epoche successive ancora si trovano luoghi che da soli valgono un viaggio. Mi riferisco in particolare al sito di Baalbek (la romana Heliopolis) la cui imponenza lascia sbigottiti: gli enormi basamenti e le altissime colonne del tempio di Giove (le più alte del mondo romano) fanno da contraltare al bellissimo tempio di Bacco, particolarmente ben conservato. Qui tutto è di dimensioni gigantesche ed il sito non può non lasciare indifferenti gli appassionati di storia.
Degne di nota sono anche le zone archeologiche di Tiro e di Byblos o i meno noti templi di Faqra e di Deir Qalaa.
Non sono molte – come invece ci aspettavamo – le testimonianze dei tempi dei crociati e degli arabi: si sono conservati in parte solo il castello di Byblos, quello di Sidone, la cittadella di Tripoli ed il castello di Msayhla. Molto interessante il sito di epoca omayyade di Anjar: le condizioni di luce particolare con cui l’abbiamo visitato – era piovuto da poco ed il cielo era plumbeo – facevano risaltare le pietre bianche e rosate degli edifici e donavano al luogo un aspetto quasi magico.
Tra le città visitate Beirut, estendendosi a perdita d’occhio tra il mare e le colline circostanti, ci è apparsa tentacolare e nonostante la ricostruzione degli ultimi anni presenta ancora molti edifici danneggiati dai bombardamenti e dai proiettili della lunga guerra civile degli anni Settanta/Ottanta. È comunque una città moderna con molti palazzi e grattacieli recenti che non la fanno apparire diversa da tante altre capitali: soffre però della mancanza di un efficiente sistema di trasporto pubblico con un conseguente traffico caotico ed indisciplinato.
Downtown, la zona che si può definire come il “centro“ della città, è quella che conserva gli edifici più caratteristici, in gran parte ristrutturati negli ultimi anni; qui si trovano il parlamento, moschee, chiese di molte confessioni ed i resti della Beirut romana (foro, terme, bagni, ecc.). immancabile la visita del rinnovato museo archeologico, autentico scrigno di capolavori.
La zona più vivace è invece quella nei dintorni di Hamra, chiamata “midtown”, dove si trovano parecchi alberghi, ristoranti e bar. Poco distante c’è la “corniche”, il lungomare dove turisti e locali amano passeggiare e godersi lo spettacolare tramonto dietro agli Scogli del Piccione, i faraglioni libanesi.
Ma se volete percepire l’atmosfera particolare e un po’ retrò di una città mediorientale, con i profumi delle spezie, del sapone, del caffè tostato, del pane appena sfornato , con il via-vai della gente nei suq… allora dovete visitare Tripoli. Ci siamo andati al mattino presto partendo da Beirut ( poco più di un’ora di strada) e così abbiamo vissuto in prima persona l’improvviso animarsi dei negozi e dei vicoli che fino a pochi minuti prima apparivano vuoti e deserti: un’autentica esplosione di vita , di voci e di odori ! Sotto le antiche volte di pietra e dentro i khan i gesti dei venditori, degli ambulanti, i richiami e le grida sembrano riecheggiare dal passato.
Per gli amanti dell’aspetto naturalistico il Libano fa ricredere coloro i quali immaginano che un Paese mediorientale debba essere desertico ed arido: è invece particolarmente ricco di vegetazione e di acque in quanto è attraversato per tutta la sua lunghezza da due catene montuose parallele, il Monte Libano – che separa la stretta fascia costiera dalla valle della Bekaa – e l’Antilibano – che costituisce il confine con la vicina Siria – che grazie alla loro altitudine creano un clima mite.
Non va dimenticata la bellissima Valle di Qadisha, la valle sacra che conduce poi a quella che è una delle ultime riserve naturali dove è possibile ammirare una piccola foresta dei millenari cedri, simbolo del Libano. La foresta sorge nei pressi di Bcharreh, il villaggio di montagna dove è seppellito Gibran e dove in un piccolo monastero un po’ isolato sorge un museo con le sue opere (quadri e scritti): è un luogo che invita alla pace ed alla meditazione. Altra visita da non perdere sono le bellissime grotte di Jeita dove, oltre ad un percorso “classico” tra le bizzarre formazioni rocciose della grotta superiore, si può godere di un breve giro in barca a motore su un laghetto sotterraneo per ammirare le concrezioni della grotta inferiore da un punto di vista del tutto particolare.
Purtroppo abbiamo constatato con i nostri occhi che si sta costruendo in maniera indiscriminata un po’ ovunque e zone che ci dicono un tempo esser famose e frequentate dagli amanti della natura, come ad esempio Bickfaya o Brumana, sono ora preda della cementificazione selvaggia, con palazzoni che sorgono come funghi in ogni dove. Malauguratamente stanno puntando più sulla quantità che sulla qualità: villette o basse casette avrebbero avuto un impatto visivo sicuramente migliore…
Un ultimo aspetto da rimarcare sul Libano è quello della presenza di quasi una ventina di confessioni religiose diverse: al momento sembrano convivere senza evidenti tensioni musulmani sciiti e sunniti, cristiani, ortodossi, drusi e maroniti. Molto visibile è la presenza cristiana: spesso in cima alle colline si intravedono chiese, monasteri o santuari con enormi statue rappresentanti la Madonna (particolarmente venerata) su altissimi basamenti, mentre molte case espongono statue di carattere sacro. Tra i tanti luoghi, merita citare il Santuario di Nostra Signora del Libano ad Harissa, situato su una collina di oltre 600 metri e raggiungibile con una teleferica direttamente dalla costa e che offre una vista spettacolare sulla baia di Jounieh. Speriamo che il delicato equilibrio e la collaborazione tra le varie fazioni politico-religiose presenti nel paese possa fargli mantenere un basso profilo, non facendosi coinvolgere più di tanto nelle travagliate vicende dei potenti vicini. Non aiuta di certo la presenza ormai pluridecennale di migliaia di profughi palestinesi cui si è aggiunta negli ultimi anni una altrettanto cospicua presenza di profughi siriani: il piccolo paese fa ormai molta fatica ad accoglierne un numero così alto e la loro presenza potrebbe squilibrare il peso delle varie componenti al governo. Nonostante ciò, dopo anni di guerre, sofferenza e instabilità il Libano forse incomincia a vedere la luce in fondo al tunnel…
Concluderei così con un altro aforisma di Gibran, le cui opere questo viaggio mi ha fatto venir voglia di riscoprire dopo molto tempo: “Per arrivare all’alba non c’è altra via che la notte”.
Mi auguro che per la gente del Libano sia infine giunta l’ora dell’alba.