Sotto l’ombra del cedro

Tra la Parigi del Medio Oriente e i bellissimi paesaggi che fanno da sfondo a un mosaico di religioni e a una cucina raffinata: insieme alla scoperta del Libano!
Scritto da: Andrea Bonfitto
sotto l’ombra del cedro
Partenza il: 14/08/2017
Ritorno il: 22/08/2017
Viaggiatori: 1
Spesa: 1000 €
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Dopo anni passati a sognare di ritrovarmi un giorno nel Paese dei Cedri, ecco finalmente vedersi realizzare anche questo mio desiderio!

La mia passione per la lingua e il mondo arabo non può dirsi appagata senza aver messo piede anche in questa piccola repubblica mediorientale. Il Libano conta più di 4.200.000 abitanti, dei quali oltre 1.200.000 vivono nella capitale, Beirut, definita la Parigi del Medioriente.

Sono tanti i motivi per decidere di visitare questo Paese. Innanzitutto la storia: la Bibbia già 4 mila anni fa parlava dei cedri del Monte Libano, simbolo di maestosità e forza. Gesù faceva il suo primo miracolo trasformando l’acqua in vino in un paesino ora chiamato Qana, vicino a Tiro. A Byblos i fenici inventavano il primo alfabeto della storia umana 1300 anni prima della nascita di Cristo. Vestigia romane puntellano il Paese qui e là, mentre colline rigogliose fanno da sfondo ad antichi monasteri, castelli e persino alla casa natale e al sepolcro del grande Khalil Gibran. E poi c’è la cucina, una delle più raffinate del Medioriente, dove l’utilizzo delle spezie ricorda di essere comunque in un Paese arabo, eppure il loro impiego parsimonioso rende i sapori molto delicati e vicini alla cultura gastronomica europea e mediterranea.

Il Libano è un grandissimo esempio di stabilità nel mezzo di un’area molto turbolenta: dopo una cruenta e lunga guerra civile, durata oltre 25 anni, convivono nuovamente insieme musulmani sciiti, sunniti, cristiani ortodossi e maroniti, drusi… tutto questo mentre resta tuttora sigillato il confine israeliano a sud, ed infuria la guerra civile siriana a est e a nord. Esso è l’unico Paese arabo dove vige una condizione di parità tra cristiani e musulmani regolata dalle leggi locali: il Parlamento è formato da 64 cristiani e 64 musulmani, il Presidente della Repubblica è sempre un cristiano maronita, il Presidente del Parlamento è musulmano sciita e il Primo Ministro è musulmano sunnita. Nel Paese i cristiani sono il 40% della popolazione, mentre la parte restante è in maggioranza musulmana.

Amante del fai-da-te, compro dunque con quasi un anno di anticipo il mio biglietto della Turkish Airlines, risparmiando quindi parecchio, e individuo su Booking.com le strutture dove andrò a soggiornare. Purtroppo le uniche trovate, che propongono prezzi accettabili, sono soltanto a Beirut e a Byblos, comunque ottime basi per visitare rispettivamente il Sud ed il Nord, date le dimensioni ridotte del Paese. Pubblico quindi il mio programma di viaggio su Couchsurfing, e fioccano gli inviti per una mangiata insieme, una passeggiata o per un giro turistico…

Nel comunicare con i libanesi si possono usare sia l’inglese che il francese (quest’ultima lingua particolarmente diffusa tra i cristiani). La varietà di arabo che si parla è invece quella levantina, diffusa anche in Siria e Palestina, che ha la reputazione di essere una variante particolarmente dolce all’orecchio.

Al mio arrivo in aeroporto, mi viene a prendere Mohamed, 28 anni, sviluppatore di software per istituti bancari, musulmano, il primo libanese che incontro durante il mio viaggio. Lui e il suo amico mi daranno un passaggio gratuitamente fino in centro, dove dovrò pernottare. Purtroppo non avrò altre occasioni di incontrarli, ma mi sarà di grandissimo aiuto nello studio della lingua araba. Un passaggio in taxi per coprire la stessa tratta potrebbe costare anche 30 €. Al mio arrivo, desisto dal voler comprare, per ovvi motivi di praticità, una SIM locale, dato il prezzo improponibile di 70 €, confermatomi successivamente anche in centro a Beirut.

BEIRUT – La capitale del Libano offre vari itinerari tra loro differenti. Beirut è risorta dalle ceneri della sanguinosa guerra civile durata 25 anni, tra il 1975 (un anno prima della mia nascita!) e il 1990. Il fronte spaccava in due la città, ed è proprio lungo questa linea immaginaria che si possono ancora vedere alcuni segni della guerra, anche se ormai la ricostruzione è praticamente terminata. Incontro quindi la mia prima “guida turistica libanese”: si tratta di una ragazza cristiana ventinovenne, Josepha, minuta e dallo sguardo delicato, ingegnere civile, con ottima conoscenza della lingua italiana. Mette a disposizione la propria auto ed una mattinata intera per aiutarmi a conoscere quanto più possibile della sua città. Sarà l’unica Couchsurfer donna che incontrerò in questo viaggio, ma non l’unica a conoscere la nostra lingua!

Ci dirigiamo, subito dopo la colazione, verso quella che era la linea del fronte. Al centro di questa linea immaginaria è Piazza dei Martiri, dove tuttora coesistono una moschea e una chiesa, l’una accanto all’altra. Una selva di grattacieli nasconde qua e là edifici religiosi: percorrendo la via Bechara El Khoury da nord verso sud si notano croci guardando ad est (alla propria sinistra) e minareti guardando ad ovest (alla propria destra).

Degli edifici che riportano i segni della guerra, sono due quelli che meritano maggiore attenzione. Poco più a nord del Museo Nazionale si trova innanzitutto Beit Beirut, ovvero “Casa Beirut” in lingua araba. Si tratta in pratica dell’edificio prima conosciuto come Barakat, commissionato nel 1924 per l’appunto dai coniugi Nicholas e Victoria Barakat allo stesso architetto che disegnò il Municipio di Beirut. La sua posizione lo fece diventare durante la guerra civile base prediletta dei cecchini. Sottratta allo sviluppo edilizio postbellico, Beit Beirut è stata trasformata, dopo un profondo restauro, in un museo della memoria.

L’altro edificio da osservare è l’ex Holiday Inn, situato dietro l’Intercontinental Phoenicia, e diventato anch’esso base preferita dei cecchini. Si staglia maestoso verso il cielo, con i suoi 23 piani, ma ferito profondamente da anni di bombardamenti ancora ben visibili. È una vista sconvolgente: migliaia di fori provocati dai proiettili sono ancora lì, quasi un monito per la città, affinché non si ripeta un tale scempio. Occorre però fare molta attenzione nel fotografarlo: io mi sono imbattuto nelle paranoie di un militare, che, sostenendo che fosse vietato fotografare l’edificio, mi ha fatto cancellare tutti gli scatti. Ho poi ripreso comunque di nuovo, di nascosto, l’edificio, scegliendo con cura punti di osservazione che non fossero sotto il diretto controllo dello zelantissimo militare.

Altra tappa è stata il Museo Nazionale di Beirut, vicino a Beit Beirut: una raccolta disposta su due piani, dedicata all’eredità egizia, fenicia e romana del Libano, davvero da non perdere!

Piazza dei Martiri è la piazza delle grandi manifestazioni a Beirut. Qui il 14 marzo 2005 si radunarono, ad un mese dall’assassinio dell’allora Primo Ministro, Rafiq Hariri, oltre un milione di persone (un quarto dell’intera nazione), sortendo come effetto il ritiro delle truppe siriane dal Libano e quindi il processo di pace. Edifici caratteristici di questa piazza sono la Moschea di Mohammed al-Amin, dov’è per l’appunto sepolto Rafiq Hariri, e la Cattedrale maronita di San Giorgio, risalente all’epoca dei Crociati, situate l’una accanto all’altra, a simboleggiare la doppia anima del Paese. Entrambi gli edifici meritano una visita dei loro interni.

Cuore degli scontri durante la guerra civile, il centro pedonale di Place de l’Étoile, con la sua torre dell’orologio, è stato interamente ricostruito ed è sede di alcuni eleganti caffè all’aperto e di uffici governativi, che ricostruiscono un ambiente davvero europeo. L’accesso all’area è controllato da posti di blocco militari.

La ricostruzione del dopoguerra ha trasformato Beirut in una città moderna, dove edifici storici e religiosi si confondono coi grattacieli, numerosi in centro. Qui e là i resti di vestigia romane, che ricordano il passato della città. Molto bello è dunque il lungomare, nonché la zona di Hamra, dove ho soggiornato per gran parte del mio viaggio, e dove si concentrano alcuni dei caffè, ristoranti e negozi più belli della città.

Il giro della città si è concluso con una visita a Raouché, ovvero “le Rocce dei Piccioni”. Situate presso il lungomare ovest di Beirut, si tratta di formazioni geologiche alte 60 mt. Sono il simbolo della città, per cui è obbligatoria una foto di rito con queste rocce sullo sfondo per chiunque la visiti. Sul balcone panoramico si ricevono inoltre proposte di gite in barca attorno alle rocce, a dei prezzi contenuti.

BYBLOS – Parto la mattina presto facendomi venire a prendere nel quartiere di Hamra, dove ho scelto di pernottare, presso lo Studio 44, che offre comodissimi miniappartamenti a prezzi competitivi. Mi avvalgo del servizio di prenotazione su app “Careem”, una sorta di Uber del Medioriente, davvero affidabile e molto economico, per il quale non è necessaria la carta di credito. Raggiungo quindi lo snodo dei trasporti di Dawra, dove prendo un autobus che per circa 5 euro mi porterà fino a Byblos. L’utilizzo della “lira libanese” che ha tra l’altro nei confronti dell’Euro un valore molto simile rispetto alla lira italiana, rende il soggiorno in Libano particolarmente semplice, sembra quasi di essere ritornato nell’Italia degli anni Ottanta, della quale ho ancora un nostalgico ricordo.

La strada che costeggia il litorale a nord di Beirut si fa sempre più spettacolare, man a mano che ci si allontana dalla congestionata capitale. Il paesaggio, nonostante sia estate, è molto verde, tanto simile alle nostre bellissime Marche, dove vivo attualmente. Montagne a picco sul mare e spiagge ben organizzate, infatti, mi ricordano un po’ la costa a sud di Ancona, andando verso l’Abruzzo. Anche l’architettura mi ricorda molto l’Italia Centrale, con casette in pietra, tetti spioventi simili a quelli delle nostre abitazioni, qualche madonnina qui e là, incastonata nelle pareti degli edifici, edicole votive, campanili, croci… Si tratta di un’area prevalentemente abitata da cristiani, che fanno volentieri sfoggio dei simboli della propria religione, quasi in maniera ossessiva. Quello che fa parte della normalità in Europa, qui fa la differenza, e si tende ad evidenziare la religione di appartenenza con ogni mezzo visivo: una croce al collo, un rosario musulmano a 99 grani tra le mani, un hijab che copre il capo…

Eccomi finalmente arrivato, dopo oltre 2 ore di intenso traffico, a destinazione! Pernotterò presso il Byblos Comfort Hotel, che sarà la mia base anche per raggiungere in seguito il nord del Paese.

La cittadina di Byblos (in arabo: Jbail), che conta poco più di 44mila abitanti, è conosciuta per aver dato vita al primo alfabeto della storia umana: quello fenicio. Il suo nome antico deriva dal greco “byblos” che indicava il papiro. Sotto i fenici, infatti, era un centro importantissimo per l’esportazione di questa pianta.

Molto interessante è il suq, meticolosamente restaurato, circondato da localini di ogni genere, dove poter rilassarsi e consumare un pasto. La sera pullula di gente che si ferma in uno dei disco pub all’aperto, per sorseggiare un drink e ascoltare musica a tutto volume, tra giochi psichedelici e fiumi di alcol. Il Libano è un Paese molto moderato, dove lo stile di vita è davvero molto simile a quello europeo, e mancano i tantissimi divieti che invece assillano il visitatore nel resto del Medioriente.

Spettacolare è la vista che offre l’antico porticciolo, molto pittoresco, dominato dalla mole del Castello dei Crociati, in alto, e racchiuso dalle mura medievali che lo proteggono dalle mareggiate. Non mi perdo, dietro il consiglio di alcuni amici, il tramonto sul Mare Mediterraneo, che trasforma il porticciolo in un luogo incantato, dalle tonalità rosate e dorate.

Molto impegnativa è invece la visita del sito archeologico, per il quale occorre prevedere almeno 2 ore piene. Innanzitutto ci si dirige al Castello dei Crociati, del XII sec., perfettamente restaurato, dal quale si gode di panorami meravigliosi. In condizioni di aria tersa, lo sguardo arriva ad abbracciare lo skyline della capitale.

Meravigliosa è poi la zona archeologica ai piedi del castello (il biglietto di entrata per le due attrazioni è unico, come pure l’accesso all’area), con il Teatro Romano eretto nel 218 d.C., e i resti di alcuni templi, quali Resheph (III millennio prima di Cristo), Baalat Gebal (IV millennio a.C.) e il Tempio degli Obelischi (XIX sec. a.C.). Da non perdere la necropoli reale, composta da 9 tombe del II millennio prima di Cristo.

IL NORD – Mi alzo di buon’ora ed incontro il secondo Couchsurfer di questo viaggio, Michel, anche lui cristiano (è molto facile riconoscere i cristiani per via dei nomi propri che portano, molto simili a quelli francesi), ventiduenne ed appassionato di subacquea. Ho deciso di affrontare il nord in sua compagnia, essendo l’area un po’ problematica in quanto al livello di sicurezza. Superato il cavalcavia sulla strada che collega Beirut al Nord, ci appostiamo ai suoi margini e fermiamo uno dei tanti mezzi che porta a Tripoli, città in prevalenza musulmana sunnita, tristemente famosa per gli interventi delle forze militari libanesi in varie occasioni, ad esempio quando scoprirono un covo di terroristi dediti alla produzione di cinture esplosive per kamikaze. Ovviamente la Farnesina sconsiglia vivamente di entrare in questa città. Io non ho però incontrato nessun problema durante la mia attesa di un’ora. Ho anche avuto il tempo di consumare uno spuntino con Michel (assolutamente da provare i frullati di frutta fresca, diffusi un po’ ovunque in Libano!) e di scattare una foto ricordo presso la rotonda dove si attendono gli autobus, decorata al centro dalla riproduzione a caratteri giganti della parola “Allah”, cioè Dio, in arabo.

Proseguiamo quindi col mezzo che si addentra nella Valle di Qadisha, profonda gola creata dall’omonimo fiume, costellata di pittoreschi paesini di religione cristiana, e impreziositi da monasteri secolari davvero scenografici.

La prima tappa è Bcharré, la città dove è nato e dove è stato sepolto il grandissimo filosofo e poeta Khalil Gibran, del quale tutti noi prima o poi abbiamo postato online qualche suo aforisma! La cittadina, di poco più di 20mila abitanti, è in una posizione spettacolare, dominata dalle sue due chiese, e saranno tantissime le fotografie che scatteremo.

Innanzitutto ci fermiamo presso la casa natale di Khalil Gibran, dove nacque il 6 gennaio 1883. Si tratta di un ambiente semplice, povero, che lascia perfettamente intendere le origini umili del poeta. Proseguiamo poi in taxi verso il Museo Gibran, per ammirare i tanti suoi dipinti (era anche un bravo pittore) e il suo sepolcro, in una cappella scavata dentro la roccia, dove una lapide recita: “L’epitaffio che vorrei venga scritto sulla mia tomba: Io sono vivo come te, e ora sono steso di fianco a te. Chiudi gli occhi e guardati intorno, mi vedrai di fronte a te”.

Lo stesso tassista, per un totale di circa 15 € a testa, ci accompagna anche a visitare il simbolo della nazione libanese: Arz ar-Rab, ovvero “I Cedri del Signore”. Si tratta di uno dei pochissimi boschi rimasti di questo albero, a una decina di km da Bcharré. Il cedro del Libano è un albero fantastico: il tronco può arrivare a 12 mt di circonferenza, e può raggiungere un’altezza di 37 mt. Di conseguenza, i suoi rami possono estendersi fino a far raggiungere all’albero una circonferenza totale di 90 mt. È talmente peculiare della zona, che addirittura la sua sagoma è posta al centro della bandiera nazionale. Un tempo foreste di cedri ricoprivano tutto il Paese. Nella Bibbia quest’albero viene citato molte volte. Ad esempio, è scritto che il tempio a Gerusalemme era stato edificato dal Re Davide utilizzando tra le altre cose il legno di cedro del Libano. Inoltre, spesso si fa riferimento ad esso come simbolo di forza ed imponenza. Notevoli le placche centenarie a ricordo della visita di funzionari governativi del passato. Questa piccola foresta è posta ad un’altitudine di 2000 mt ed ospita alcuni antichissimi esemplari di oltre 1500 anni di età. Nel parco ci siamo poi imbattuti in una funzione religiosa all’aperto, di cristiani maroniti, di forte impatto scenografico, che ho avuto modo di fotografare.

Da Bcharré prendiamo poi un mezzo per Beirut, che ci riporterà direttamente a Byblos, evitando del tutto Tripoli. La biglietteria dei bus è sulla piazza principale di Bcharré, dov’è situato anche un negozietto che prepara succhi di frutta fresca, davvero ottimi! Arrivati a destinazione, saluto Michel, che continuerà a inviarmi messaggi WhatsApp con consigli utili per il proseguimento del mio viaggio.

I MONTI CHOUF – Ritorno a Beirut, pernottando questa volta nel Mayflower Hotel, sempre nella zona di Hamra, approfittando di un prezzo molto particolare. D’ora in avanti mi affiderò ai servizi di Ahmad, trentenne, musulmano sciita, padre di famiglia (ha due bimbe meravigliose), impegnato addirittura in tre diverse attività: impiegato per il ministero di economia e commercio, titolare di un’attività di importazione di prodotti europei, e autista privato. Dedichiamo una giornata intera alla visita dei Monti Chouf, a est di Beirut, che altrimenti, a piedi, o con i mezzi pubblici, non sarei stato in grado di poter visitare.

Prima tappa della nostra giornata è Deir al-Qamar. Cittadina medievale, il suo nome in arabo vuol dire “monastero della luna”. La vista della pittoresca piazza è semplicemente meravigliosa! Essa è divenuta simbolo dell’unità nazionale, grazie alla politica dell’emiro Fakhreddine Maan, che riuscì nell’impresa di riunire tutti i popoli dell’attuale Libano. Un tempo in piazza vi erano una chiesa, una sinagoga, una sala di preghiera drusa ed una moschea, a simboleggiare la multietnicità di questo Paese. Da vedere tutt’ora il Palazzo di Fakhreddine e la moschea di fine ‘400.

Proseguiamo poi verso il Castello di Moussa. Cosa non si fa per amore? Il signor Moussa, tuttora in vita, si vide rifiutato dalla giovane Saideh, che avrebbe accettato di sposarlo solo se lui fosse riuscito a garantirle l’alto tenore di vita a cui era abituata. Così Moussa cominciò a costruire pian pianino quello che è ora diventato un vero e proprio castello in stile medievale, con tanto di fossato e torri di vedetta. Al suo interno è ospitato un museo delle cere con animazione, dedicato alla cultura libanese, oltre alla più ricca collezione di armi. Particolare è la scena della lezione in classe, coi prodotti dell’orto accanto alla cattedra dell’insegnante: unico mezzo di pagamento delle lezioni per i propri figli da parte delle famiglie povere delle zone rurali.

Andiamo poi a vedere il palazzo di Beiteddine: venne costruito a fine ‘700 ed era la roccaforte dell’emiro Bashir, governatore sotto l’Impero Ottomano. Il suo nome significa in arabo “casa della fede” poiché in precedenza vi era un eremo dei drusi. Questo palazzo venne poi restaurato nel 1984 dal leader dei drusi, Walid Jumblatt. I drusi sono una componente importante della società libanese, seppur considerati dai musulmani come degli eretici. Di derivazione sciita, essi infatti credono nella trasmigrazione delle anime, e il loro culto è impregnato di esoterismo. Purtroppo il palazzo al nostro arrivo aveva appena chiuso, in quanto spesso è utilizzato dai locali per feste private. Occorre informarsi prima di partire. Prima di andar via, scambiamo però qualche parola con un gruppo di turisti provenienti dalla Siria! Ci dicono che la situazione a Damasco è ormai stabile, che hanno un buon lavoro, e che nel tempo libero amano esplorare le aree circostanti, e spesso vengono in Libano a trascorrere il weekend. Che sia un primo segnale positivo dopo tutti questi anni di atrocità?!

Ci rechiamo quindi alla Riserva della Biosfera dei Cedri di Chouf. Si tratta di un’importantissima area del Monte Libano, conserva alcuni cedri di oltre 2000 anni d’età, 200 specie di uccelli e 26 specie di mammiferi. Include la cima del Monte Barouk, che raggiunge un’altitudine di 1980 mt s.l.m. Per entrarvi, si paga un biglietto. La passeggiata tra i cedri è piacevolissima, e l’aria molto fresca. All’imbocco dei sentieri naturalistici ci sono anche delle guide a disposizione per chi volesse approfondire le caratteristiche di questo parco.

Concludiamo in bellezza il nostro tour, con una piacevolissima tappa a Shallalat al-Zarka, ovvero le “cascate blu”. Si tratta di un luogo davvero incantevole: è situato lungo il fiume Baakline ed ospita probabilmente il più bel ristorante di tutto il Libano, dove si possono assaggiare i piatti più tipici della cucina nazionale. Il ristorante propone un pranzo a buffet a 35 € circa a persona e la clientela è esclusivamente locale. Noi però abbiamo spiegato che ero lì per poter assaggiare qualcosa di libanese e che il prezzo era eccessivo per il mio budget, così ci hanno sistemato un tavolo al piano superiore, da dove si gode di una vista spettacolare sulle cascate. Abbiamo quindi assaggiato alcuni piatti tipici per soli 12 € a testa.

Ahmad mi invita quindi a prendere un caffè a casa sua prima di riaccompagnarmi a Beirut, ed ho quindi modo di conoscere sua moglie e le sue due bimbe, dandomi la possibilità di vedere dal vivo la vita reale dei libanesi, in uno dei sobborghi collinari a sud della capitale, da dove si gode di un bel panorama su Beirut e il suo skyline.

SIDONEIl secondo giorno con Ahmad lo trascorrerò nel Sud del Libano, zona tuttora sconsigliata dalla Farnesina, a causa della presenza “scomoda” di partiti religiosi legati all’Iran e il conseguente attrito con Israele, dal quale è separato dalle forze di interposizione delle Nazioni Unite “UNIFIL”. Durante il tragitto saranno molti i posti di blocco militari, e moltissimi i soldati italiani che incroceremo!

La città di Sidone, che conta meno di 58.000 abitanti, è antichissima, avrebbe almeno 4000 anni di storia alle spalle. Secondo la Bibbia, venne fondata da Sidone primogenito di Canaan, figlio di Cam, il figlio di Noè. Nel XIV secolo a.C. era già un centro fiorente grazie al commercio del murice, mollusco dal quale si ricavava il pigmento porpora, diventato simbolo della sovranità. Da non perdere è il Castello dei Crociati (Castello del Mare, del 1228), dal quale si gode di straordinarie vedute sulla città. Facciamo quindi un giro nel suq. Essendo una città a prevalenza musulmana, per la prima volta dal mio arrivo in Libano mi immergo in un’atmosfera tipicamente mediorientale, tra urla di venditori, profumi di spezie e colori. Visito quindi, per concludere, il Museo del Sapone, che illustra il procedimento di produzione del sapone di Sidone, anche on l’ausilio di video girati tra le botteghe dei saponari.

HEZBOLLAHVi siete mai chiesti com’è fatto un paesino governato da Hezbollah? Zona assolutamente sconsigliata da tutti i Ministeri degli Esteri dei Paesi occidentali, Farnesina inclusa, è stata una mèta fuori programma del mio viaggio in Libano. Ahmad è infatti originario di Tuffahta, località a sud di Sidone, dove il 16 febbraio 1992 venne ucciso dall’aviazione israeliana il leader di Hezbollah, Sayed Abbas Al Moussawi, insieme alla propria famiglia. Sul posto c’è ora un monumento considerato un po’ come un santuario dai militanti di Hezbollah e di tutti i libanesi di fede sciita. Abbiamo effettuato breve tappa in questa loro roccaforte, situata lungo il tragitto da Sidone a Tiro. Con Ahmad, praticamente amico e imparentato con mezzo paese, ho potuto visitare Tuffahta in tutta sicurezza. Oltre ai visi di vari “martiri”, la cittadina è anche tappezzata di bandiere gialle e di bandiere verdi. Quelle gialle sono le bandiere di Hezbollah, il “Partito di Dio”. Quelle verdi sono le bandiere della fazione rivale, Amal, con la quale però c’è al momento tregua e collaborazione. Entrambi i partiti politici vengono tuttora considerati da molti Paesi delle organizzazioni terroristiche. Ovviamente evitate di andarci da soli!

TIRO – L’antica città di Tiro (in arabo: Sour), che ora conta poco più di 41.000 abitanti, ha avuto una storia recente sanguinosa, a causa della vicinanza al confine con Israele, ed è ora presidiata dalle forze dell’UNIFIL, dipendenti dall’ONU. Per questo motivo ne viene scoraggiata la visita dalla Farnesina, soprattutto in quanto sono presenti in zona cellule jihadiste e si sono verificati in passato attentati a danno di negozi che vendono bevande alcoliche. Venne fondata nel III millennio a.C. dagli abitanti di Sidone, che erano alla ricerca di un luogo adatto per il loro secondo porto. Nella Bibbia viene citata molte volte. Vi si legge in merito alla profezia della calamità per mano di Nabucodonosor, re di Babilonia, e della distruzione per mano di Alessandro Magno. Inoltre si parla di Tiro quale luogo dove avvenne il miracolo di Gesù, quando sanò la figlia indemoniata di una donna sirofenicia. Notevoli sono i resti archeologici della Tiro romana e bizantina, patrimonio oggi UNESCO. Bellissima è la passeggiata tra l’Arena rettangolare, le Terme Romane, e i mosaici. La posizione del sito archeologico è davvero straordinaria, arrivando a lambire il mare. Altro posto davvero pittoresco è il porto peschereccio, caratterizzato dalla presenza di una statua della Madonna, alle cui spalle si estende il caratteristico quartiere cristiano, con le chiese maronite e il faro. A differenza delle altre città libanesi, a Tiro la divisione tra area musulmana, campo profughi palestinese e area cristiana è netta.

ULTIMO GIORNO A BEIRUT – Come sempre avviene durante un viaggio, dedico gli ultimi momenti a Beirut alla ricerca di qualche souvenir da portare a casa. Nella lista includo anche le tipiche saponette libanesi, all’essenza di alloro, di oliva e di oud, la resina estratta dagli alberi di Aquilaria. Tra un giro e l’altro, torno in Place de l’Étoile per riposare un po’ davanti ad una bibita fresca, osservano dal tavolino il viavai di gente benestante indaffarata con gli acquisti. La sera, in compagnia dell’ultimo Couchsurfer di questo viaggio, Said, 29 anni, designer di interni, cristiano di origini palestinesi, che parla perfettamente italiano, vado alla scoperta del quartiere orientale di Rue Sursock, piacevolissima area residenziale, dove si trovano alcune belle ville. Consumiamo un ottimo panino imbottito di carne e parliamo della situazione attuale del Libano. Stanno sorgendo, a sua detta, dei movimenti politici trasversali, che non si basano più, come finora accaduto, sull’appartenenza religiosa, ma che si concentrano sui problemi reali che accomunano tutti i cittadini libanesi. La gente non ne può più delle guerre e del fondamentalismo. Torno in albergo ed accendo la TV: scene di disperazione, mamme che piangono i loro figli morti da soldati. Un’altra guerra, questa volta contro l’ISIS, vicino al confine siriano e alla Valle della Bekaa. Il Libano ha deciso di approfittare della situazione attuale per riprendersi i territori perduti negli anni passati.

Torno a casa in Italia e, preso dalla nostalgia, guardo il DVD comprato a Beirut la settimana prima: il film “Beirut – La Rencontre” (“Beirut – L’incontro” di Borhan Alaouié), che rende perfettamente i sentimenti provati da chi si separa dai propri cari a causa della guerra. Il Libano è una terra straordinaria e dai forti contrasti: molto europea eppure molto araba, molto legata alla religione eppure molto liberale, che, nonostante un passato davvero triste, sa ancora offrire tanto a chi ha voglia di scoprirla e ha una grande voglia di riscattarsi. Merita di essere visitata, con le dovute accortezze, ed aiutata così nel suo percorso di normalizzazione e pace.

Andrea Bonfitto

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Shallalat al-Zarka – in basso

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Tiro - interno di una chiesa maronita

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Tiro – il porto

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Tiro – il quartiere cristiano

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Beirut – Place de l’Étoile

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I love Beirut

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Beirut – Piazza dei Martiri

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Beirut – Piazza dei Martiri

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Beirut – architettura moderna in centro

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Lo scheletro dell’ex albergo Holiday Inn (Beirut)

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Tiro – il quartiere cristiano

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Shallalat al-Zarka – in alto

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La costa a nord di Byblos

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Deir al-Qamar

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Il Castello di Moussa

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Castello di Moussa: scene di vita tradizionale

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Castello di Moussa: la lezione a scuola

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La Riserva dei cedri dei Monti Chouf

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Paesaggio della Valle di Qadisha

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Beiteddine

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Museo Nazionale Beirut

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Sidone

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Nelle terre di Hezbollah: Tuffahta

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Sidone – Museo del Sapone

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Cucina libanese

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Cucina libanese

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Sidone

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Cucina libanese

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Tiro – l’area archeologica

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Nelle terre di Hezbollah: Tuffahta

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Sidone

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Le Rocce dei Piccioni

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Casa Beirut

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Bcharré casa natale di Khalil Gibran

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Bcharré Museo Gibran

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Byblos

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Tripoli

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I Cedri del Signore

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Funzione religiosa maronita nel bosco di cedri



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