Libano fai da te
Vediamo allora cosa è questo piccolo Stato, vicino e lontano e tanto temuto quanto ignorato.
Il giorno 27 dicembre partiamo con un volo Mea da Malpensa con arrivo a Beirut dopo quattro ore. Sull’aereo conosciamo Sandro, un libanese che vive a Milano da 35 anni, che ci tranquillizza un poco sulla situazione attuale. Dopo le dovute procedure burocratiche, che non prevedono il pagamento del visto d’entrata ,prendiamo un taxi per il nostro albergo, WH hotel , in Hamra, Beyrut,zona ricca di bar, ristoranti e alberghi che si raggiunge in una ventina di minuti. La città ,che ha circa due milioni di abitanti, si sviluppa tutta sul mare e si presenta subito molto caotica.
Il tempo è gradevole , nonostante sia inverno le temperature sono miti , circa 17 gradi e quindi facciamo una passeggiata lungo la Cornicheil lungomare, e scegliamo un delizioso ristorante sul mare per festeggiare il compleanno di mio marito. Prendiamo un tipico menù libanese a base di spiedini di carne, accompagnato da un dolce profumo di shisha, la tipica pipa ad acqua degli arabi.
Il giorno successivo partiamo a piedi alla conquista della città. Vediamo lo scoglio dei piccioni in Corniche e la cosiddetta downtown, la parte moderna dove spicca la Moschea stupenda AL Amin dalle cupole blu che si può visitare anche all’interno.
Ciò che ci colpisce è la quantità di filo spinato e i presidi militari in difesa di questa zona che l’hanno resa un po’ surreale. In contrasto il Beirut Souq , recentemente rifatto non ha più nulla di antico, ma è moderno con numerosi negozi pieni di griffes e di gente.
In seguito ci trasferiamo al Bliss Hotel, sempre in località Hamra ,davanti al campus universitario AUB. La zona presenta notevoli differenze pur essendo a poche centinaia di metri dal primo hotel, si capisce che ci troviamo in un’area studentesca piena di locali e ristoranti per giovani, dove non mancano rivendite di alcolici. Dopo esserci informati ci dirigiamo alla stazione Di Cola in Beirut est e prendiamo un minibus o busta, come viene chiamato qui, direzione Sur(Tiro). Arriviamo dopo due ore circa, dopo aver cambiato a Saida(Sidone). Non c’è nemmeno un turista europeo… Andiamo a vedere le rovine del sito di Al-Mina e giretto nel souq, che questa volta è autentico. Il porticciolo dei pescatori e la cittadina sono proprio incantevoli… forse lo è un po’ meno il caffè… Terminiamo la nostra visita con le rovine del sito Al-Bas e riprendiamo un taxi-service, cioè condiviso con altri passeggeri per Beirut.Facciamo rifornimento di dolcetti in una vicina pasticceria e ceniamo in hotel.
Il giorno dopo cambiamo stazione, questa volta è a nord, Dawra, direzione Tripoli, per andare ad Harissa dove si trova la statua della Nostra Signora del Libano. Si sale con la teleferica che bisogna prendere nella cittadina di Junie. La vista è spettacolare su tutto il golfo di Beirut. Tutt’intorno ci sono monasteri e conventi cristiani e sicuramente torneremo per incontrare un padre francescano.
Riscendiamo e con un taxi raggiungiamo un’altra meta turistica vicina, le grotte di Jeita, dove si ammirano splendide stalattiti e stalagmiti, una vera e propria attrazione per grandi e piccoli, l’attrattiva turistica più visitata del Libano.
Dopo il rientro abbastanza tribolato per il cambio di vari mezzi di trasporto in mezzo ad un traffico pazzesco decidiamo di provare un ristorantino caratteristico in zona Gemayze, le Chef, famoso per il suo Hummus e altri tipi di mezze (antipasti) che non deludono le aspettative. Proviamo anche il famoso vino rosso delle cantine di Ksara… non male. Giretto serale con visita a Place d’Etoile,chiesa di San Giorgio, attaccata alla moschea Al-Omari, simbolo di apertura e convivenza religiosa.
Il giorno 31 sarà una giornata speciale, non tanto perché sia l’ultimo dell’anno, ma perché il tempo è splendido e dalla solita stazione di Cola prendiamo il minibus per la città di Balbeck,nella valle della Becka, dove si trova un sito romano fantastico. Già il viaggio è tutto un programma , in quanto dobbiamo cambiare busta e … per finire salgono una ventina di ragazze siriane che si accatastano sul retro e vanno a rinnovare il permesso di soggiorno. Il sito è stupendo, ben conservato e merita proprio il suo nome, Heliopolis, la città del sole. C’è pure un diplomatico con tanto di scorta che ci chiede da dove veniamo.
Terminata la visita facciamo un giro in città e nel souq ma ahimè si sentono scoppi e rimbombi atroci… la Siria è vicina…
Prima di rientrare in albergo facciamo un giro per Beirut dove riconosciamo l’antico Holiday Inn, emblema dei bombardamenti della guerra civile che ancora lascia segni tremendi. Il maestoso edificio è bucherellato e si innalza austero di fianco al moderno e allegro albergo Phoenicia.
Il primo giorno dell’anno si respira aria di festa, ma non per questo ci fermiamo e decidiamo di andare a Saida. Visitiamo il tranquillo castello sul mare, giro nelllo splendido e autentico souq dove troviamo le famose saponette e assaporiamo un delizioso pane cotto al forno in compagnia di alcuni ragazzini locali.
Partiamo alla volta della vicina Beiteddine dove si trova il palazzo dell’emiro e il paese di Deir al –Qamar; suspense ad un check point e minibus che va ad una velocità folle su stradine di montagna. Mio marito ha dovuto persino fingere un malore per farlo rallentare.
A questo punto vorrei aprire una parentesi sul mondo dei taxisti. Essendo in Libano presente la doppia moneta dollaro\lira libanese, che vale quanto la vecchia lira italiana ,è sempre difficoltoso contrattare il prezzo del percorso, poiché non esiste un tassametro e giocano molto sull’incomprensione Lira\dollaro.Ogni mondo è paese!
Rientrati in albergo decidiamo di prenotare le due prossime notti fuori da Beirut, nella cittadina di Byblos o Jebeil, sulla costa, a circa 40 km.
La cittadina, di circa 40.000 abitanti, è considerata tra le più antiche del mondo, con il porto, il sito archeologico da dove si gode una vista a 360 gradi e si scorgono monti e mare ; il ristorante da Pepe, una vera istituzione, molto famoso negli anni 50\60 che andremo a provare per cena. Ci informiamo anche sulla fermata da dove partirà l’autobus per Tripoli, che consiste nel bel mezzo della superstrada Beirut\Tripoli…AIUTOOO.
Il giorno successivo viaggiamo verso Tripoli (Traboulus) dove arriviamo alla piazza dellaTorre dell’orologio. Ci rendiamo conto che la situazione è diversa dalle altre città, sembra più povera,visitiamo l’autentico souq e il porto di Mina. Bello, reale, vero, ma forse un po’ pericoloso, a quanto scopriremo in seguito ecco il perché abbiamo visto sventolare bandiere nere e non tutti i taxisti volevano trasportarci.
Domenica partiamo per la valle di Qadisha, da dove saliremo ai Cedri. Li chiamano i cedri di Dio perche ciò che c’è in altezza c’è pure in profondità. Il tragitto è arduo per le varie fermate a Tckekka, Kousba, Becharre’, paesini dall’aspetto innocuo . C’è la neve e fa molto freddo e possiamo scorgere uno dei meravigliosi alberi quasi soffocato dalla neve. Un te’ caldo ci ristora e ci da’ la forza per ripartire alla volta di Beirut.
Finalmente riusciamo ad accordarci con padre Toni. Prendiamo un taxi per Harissa dove troviamo il simpatico amico ad attenderci per farci visitare i monasteri dei santi libanesi, Saint Cherbel, Santa Rafqua e Santo Stefano, situati intorno alle montagne di Byblos. La visita è decisamente interessante ed apprendiamo molto sulle vite di queste persone e sui miracoli avvenuti. San Charbel è il santo più venerato e ricordato. Molto belli i monasteri di tipica costruzione libanese.
Al ristorante del convento proviamo altre specialità del luogo, ottime, e per finire visitiamo il monastero di Sant’ Antonio dove vive padre Toni insieme ad altri confratelli.
Tornati a Beirut assaporiamo un Arak, bevanda alcolica a base di anice all’Harris bar, nella elegante zona Saifi. La bevanda viene anche chiamata latte del leone, e si beve come aperitivo, allungata con acqua e ghiaccio.
L’ultimo giorno Il tempo è molto ventoso e la mareggiata è spettacolare.
Mercoledì mattina il volo è alle 8 e i controlli sono estenuanti e numerosi i check in che dobbiamo attraversare.
Posso affermare che nonostante la presenza di soldati, armi, carri armati e filo spinato il popolo libanese, che non si definisce arabo ma fenicio, è molto ospitale ed accogliente.
In nessuna occasione ci siamo sentiti osservati o discriminati, nonostante il momento attuale sia abbastanza delicato poiché in Libano ci sono più di un milione di profughi siriani su una popolazione di circa 4. La lingua può costituire un problema in quanto sia l’inglese che il francese sono parlati a malapena, se non negli alberghi ma con buona volontà si riesce ad intendersi.
Il mezzo più economico per spostarsi sono i minibus perché non esiste la ferrovia, certamente non bisogna avere fretta, anche perché il traffico è ovunque.
Il cibo è buono e molto speziato, soprattutto a base di carne e nei piccoli supermarket si trova di tutto. Noi spesso abbiamo mangiato nella nostra stanza d ‘albergo avendo scelto di proposito la categoria studio, cioè camera con piccolo angolo cottura.
A mio avviso è sicuramente un paese da visitare, amare ed apprezzare nonostante non sia tra i circuiti turistici più comuni.
Salam alecum!
MariaRita e Gabriele