Breve soggiorno a Istanbul in inverno

L’ultima volta che eravamo stati a Istanbul era l’estate del 1985, così abbiamo deciso di andare a vedere quanto sia cambiata in questi 25 anni e di andare a vederla durante l'inverno
Scritto da: Lurens55
breve soggiorno a istanbul in inverno
Partenza il: 15/01/2010
Ritorno il: 18/01/2010
Viaggiatori: 2

Periodo: 15/01/10 – 18/01/10

Partecipanti: io e Franca

 

(Cambio valuta 1YTL ~ 0.50 €)

L’ultima volta che eravamo stati a Istanbul era l’estate del 1985, così abbiamo deciso di andare a vedere quanto sia cambiata in questi 25 anni e di andare a vederla d’inverno.

15/01/10 – Venerdì

Verso le 9 si parte da Torino di Malpensa. Giornata fredda, umida, nuvolosa. Arriviamo alle 10.30 al parcheggio Maggia di Malpensa (21 €). Alle 11 siamo in aeroporto che è deserto. Alle 12.45 inizia l’imbarco del volo diretto Milano-Istanbul. L’aereo è vuoto oltre metà. Il volo procede tranquillo. Dopo un’oretta che siamo partiti ci propinano un sontuoso e succulento snack: un sacchettino con una decina di taralli ai semi di finocchio (che non mi piacciono!) e una confezione di 4 biscotti canestrelli (buoni, ma del diametro di 3 cm, forse neanche). Ci rifaremo questa sera sul Corno d’Oro. L’aereo è arrivato puntuale, anzi persino un po’ in anticipo. Piccolo disguido con l’autista dell’albergo Best Western Amber che non c’era. Per fortuna dal 1985 la Turchia non è minimamente cambiata; basta dare l’impressione di essere in difficoltà e qualcuno si offre in modo generalmente disinteressato di darti una mano. E così è stato. Un tale mi ha chiesto se avevo bisogno. Spiegato il problema mi ha accompagnato ad un telefono pubblico, ha chiamato lui l’hotel e finalmente abbiamo trovato l’autista. Il tale che mi ha aiutato in realtà ha cercato di convincermi a prendere un taxi che conveniva di più, ma visto che volevo a tutti i costi il pulmino dell’hotel (che avevo ottenuto gratis dall’hotel come “benefit”) mi ha dato una mano lo stesso. Nel frattempo ho anche cambiato la valuta così appena arrivati in hotel siamo subito ripartiti per il ponte di Galata. Forse per farsi perdonare dell’appuntamento all’aeroporto o forse per la mancia di 5 YTL che gli ho dato, ci ha portati in macchina fino a Galata gratis. Visto che la Torre era aperta siamo saliti per vedere Istanbul dall’alto by night (biglietto 10 YTL). Tornati giù abbiamo cercato un ristorante, perché nonostante il lauto pranzo Alitalia avevamo un po’ fame. Anche i ristoranti non sono cambiati. Come transiti nel territorio presidiato dal “mastino” che piantona il ristorante vieni agganciato con molta cortesia per essere buttato dentro. Siamo finiti in uno dei ristoranti sul ponte dove abbiamo mangiato un buon pesce alla griglia per 44 YTL in due (cioè 22 €, cioè come pizza e birra in Italia). La cena è stata allietata da un trio di musicisti turchi: violino (nonché voce solista), una specie di bongo e uno stranissimo strumento a corde (una specie di piccola arpa, ma con cassa armonica). Il concertino di musica turca a dire il vero non era molto orecchiabile per noi occidentali. Quando e’ finito non ci siamo disperati. Terminata la cena, esamino attentamente la cartina e partiamo (dal Ponte di Galata) alla volta dell’hotel “tagliando in mezzo che si fa prima”. Istanbul è come Roma: costruita su 7 colli, solo che sono molto più ripidi. Ci facciamo un bel po’ di salite passando in strade scassatissime dove non c’è anima viva. Seguiamo le indicazioni per il Gran Bazar (vicino all’hotel), ma qualcosa va storto e dopo un bel po’ di strada arriviamo al Ponte di Galata! Ripartiamo, però questa volta seguiamo la strada più lunga, ma più facile e dopo neanche mezz’ora siamo all’hotel. Alle 23 locali, alias 22 italiane, a letto.

16/01/10 – Sabato

Alle 6.30 (ora locale) il muezzin ha svegliato tutta Istanbul, compresi noi. Verso le 8 ci alziamo e andiamo a fare colazione. Buffet caldo/freddo salato/dolce di qualità e godimento gastrico medio. I buffet del Novotel sono decisamente meglio. Comunque c’è di che saziarsi abbondantemente. Iniziamo la giornata dal Gran Bazar. Essendo abbastanza presto c’è poca gente e quindi sarebbe un buon momento per girare in santa pace fermandosi quando si trova qualcosa di interessante o curioso. Se nonché i venditori sono uno stress continuo, perché ti sgonfiano per descriverti la loro mercanzia. E quindi la maggior parte del tempo la si passa a spiegare che non ti interessa. Comperiamo comunque 2 calamite da cucina da un tizio che vista la nostra poca voglia di contrattare sul prezzo ha fatto tutto lui (prezzo, sconto, ecc.). Alla fine credo che le abbiamo pagate di più di quello che le avremmo pagate fuori. Nel Gran Bazar alle 9 del mattino c’erano dei camerieri che giravano con padelle fumanti. E c’erano vari negozianti che davanti al loro negozio mangiavano in compagnia attingendo direttamente dalla padella messa nel mezzo. Anche alcuni turisti si erano adeguati a questa usanza locale.

Finito il giro al Gran Bazar giriamo per viuzze di negozi dove vendono articoli di gusto discutibile.

Siamo passati in una via dove c’era un negozio dopo l’altro che vendevano tutti solo foulard.

Girovagando un po’ a caso siamo finiti dentro al Bazar delle Spezie. Anche qui bisogna parare gli attacchi dei venditori. Abbiamo comperato un po’ di spezie ad un prezzo che sembra conveniente. Avevano lo zafferano dell’Iran che costava più del caviale.

Dal Bazar delle Spezie si sbuca come per magia al Ponte di Galata dove si viene stressati per: tour in battello sul Bosforo, giri in auto privata sul Corno d’Oro e ritorno in battello, acquisto di panini imbottiti di carne o pesce, inviti a prendere te o caffè, proposte di pranzo (alle 11.30 del mattino che non hai ancora nemmeno digerito la colazione), ecc.

Dribblati i vari seccatori, abbiamo comprato un giro in battello sul Bosforo per 9 YTL a testa. Si passa davanti a dei bei palazzi specie sulla sponda asiatica.

Approfittando del bar a bordo assaggiamo per 1 YTL una tazza di sahlep. Una bevanda calda, speziata, dolce da morire, che però scalda (visto il clima artico è quello che ci vuole). Il gusto non è male, ma preferisco un buon caffè italiano.

Tornati a Galata ho provato il paninone di pesce alla griglia (4 YTL) che è la specialità del posto (lo vendono da tutte le parti). Che pesce sia non l’ho capito. È sicuramente un pesce azzurro tra la sardina e lo sgombro. Mangiando il panino si giunge alla Cisterna. Una imponente costruzione sotterranea del VI secolo d.C. che serviva per la riserva di acqua dolce. Biglietto di ingresso 10 YTL; audioguida 5 YTL ma non vale la pena. Racconta poco o nulla. Meglio leggersi una qualunque guida turistica. Tra l’altro, quando si esce ci sono i soliti pieghevoli (anche in italiano) dove c’è scritto esattamente quello che dice l’audioguida. Di solito i pieghevoli sono all’ingresso e non all’uscita. Sono un po’ levantini!

Da lì si va alla Moschea Blu. Arriviamo che la preghiera (una delle tante che devono fare ogni giorno) è ancora in corso. Così stiamo lì a congelare (fa veramente freddo!). Finalmente si entra. È proprio uno spettacolo. Stiamo un po’ in contemplazione e poi ce ne torniamo in hotel a scaldarci un po’ con “tea and coffee for free”.

Si esce per cena. Giruliamo per il centro alla ricerca di un ristorantino frequentato da turchi e non da turisti. Ne troviamo uno frequentato sia da turchi sia da turisti e ci prendiamo un bel piattone di kebab (io anche con lo yogurt turco, che è straordinario). Finita cena ha cominciato a piovere, così ci siamo avviati verso l’hotel.

Speriamo che il muezzin domani se la prenda più comoda.

17/01/10 – Domenica

Ore 6.30: puntuale come un muezzin svizzero anche questo di Istanbul comincia la sua litania svegliando tutti.

Il cielo anche oggi è nuvoloso a perdita d’occhio. Peccato! Almeno però non piove più.

Ci alziamo con comodo e andiamo a fare colazione. Sembra che ci siamo solo noi nell’hotel. Stamattina le uova strapazzate erano completamente fredde. Ho chiesto al cameriere se c’era un forno a microonde per scaldarle. Dopo 2 minuti è ricomparso con 2 uova fritte appena fatte. Efficienza e ospitalità turca!

Partiamo a piedi alla volta del Topkapi (pronuncia Topkap senza la i finale e l’accento sulla p – ?!). Ingresso al Topkapi 20 YTL a testa + 10 YTL per l’audioguida (1 in 2). La visita all’harem richiede un biglietto a parte da 15 YTL a persona + 10 YTL per l’audioguida, che non abbiamo preso visto che abbiamo la guida cartacea e il posto è abbastanza piccolo. Ridendo e scherzando sono comunque 80 YTL in 2 per visitare un museo.

Venire a Istanbul e non andare al Topkapi non si può, però ci aspettavamo qualcosa di meglio. È certamente bello, ma piuttosto trasandato, abbastanza buio (non ci sono lampade) e mancano completamente le indicazioni per semplificare il percorso di visita.

Terminata la visita prendiamo il traghettone per Uskudar (biglietto 1.50 YTL), la parte asiatica di Istanbul. Rispetto al 1985 l’aspetto è molto diverso. Le strade sterrate non ci sono più, ci sono case nuove, diversi negozi.

Girulando passiamo davanti ad un kebabbaro che fa anche i Lahmacun “al volo”, delle specie di piadine sottilissime condite con pomodori e erbe aromatiche che vengono arrotolate, e visto che erano in promozione a 1 YTL, ne abbiamo assaggiata una (ottima). Visto il freddo polare mangiare una cosa calda è confortante.

Nel frattempo ha cominciato a piovere. Così andiamo a scaldarci in una sala da tè dove assaggiamo un piattino di dolcini turchi (tulumba) che somigliano ai churros spagnoli, solo che questi sono leggermente caramellati e intrisi di uno sciroppo che fa venire il diabete solo a guardarlo. Niente da fare! Nelle zone meridionali è impossibile mangiare un dolce!

Rientrando all’hotel visitiamo al volo la moschea di Beyazit.

Breve sosta in hotel per riposare, poi puntiamo al ristorante Kumkapi (a due passi dal nostro hotel) dove ieri ci hanno promesso che se fossimo andati ci avrebbe scontato 5 YTL sui prezzi di listino (uguali a quelli di tutti i ristoranti simili di Istanbul) delle portate e in più ci avrebbero fatto omaggio della frutta.

Arrivati al ristorante il buttadentro di ieri ci ha accolti ricordando la promessa di ieri.

Più o meno è stato di parola. Preso un piatto da 15 (spigola ai ferri) e uno da 20 (osmanli kebab), ottimi entrambi, ce li ha fatti pagare 10 e 15, acqua e birra a prezzo normale come gli altri, un bel piatto di frutta già pulita e tagliata a spicchi gratis. Totale 34 YTL. Poi per mitigare un po’ lo sconto ha messo 6 YTL di servizio invece di 3.40. Comunque decisamente conveniente e di ottima qualità.

Usciti dal ristorante quello del ristorante vicino ci ha invitati a entrare. Gli ho detto che avevamo appena finito cena e lui ha detto che potevamo entrare a bere qualcosa. Mitico!

Continua a far freddo così ci rintaniamo per l’ultima notte a Istanbul. Purtroppo la breve vacanza sta rapidamente finendo!

18/01/10 – Lunedì

Anche oggi alle 6 e mezza il muezzin, implacabile, è partito con la sua litania, gradevole più o meno come il miagolare dei gatti di notte. Ultime ore a Istanbul e piove!

Questa mattina a colazione non siamo più soli; c’è un gruppetto formato da un giovane, una madama di mezza età e due ragazze. Le donne del gruppo sono delle imbranate bestiali. La madama per prendere un bicchiere di succo d’arancia da quegli erogatori a cui bisogna appoggiare il bicchiere e spingere è riuscita a spruzzare dappertutto e una dalle ragazze prendendo il caffè dal bidoncino l’ha versato sulla tovaglia.

Questa mattina volevo farmi del pane tostato da mangiare con la marmellata. Metto una fetta nel tostapane, premo la levetta e non succede nulla. Informo del problema il cameriere il quale traffica un po’ con la macchinetta, finisce sotto il tavolo controllare i collegamenti elettrici, esamina con attenzione il malefico tostapane che non funziona, dopodiché si scusa con aria desolata, ma il pane tostato non si può avere.

Finita colazione, ci dirigiamo verso l’acquedotto di Valente, nei cui pressi c’è una specie di palestra attrezzata all’aperto frquentata da alcuni anziani.

Dopo si va alla moschea di Solimano, che è chiusa per ristrutturazione. Passando per le viuzze della zona ci siamo imbattuti in una “cascina in città”, cioè una casa (un po’ sgangherata) che teneva nel cortile anatre e galline che giravano tranquille in mezzo alla strada.

Scendiamo verso il ponte di Galata attraversando ancora un’ultima volta il mercato delle spezie con i suoi profumi.

Da qui dopo una specie di caccia al tesoro siamo finalmente riusciti a prendere un autobus per il palazzo di Dolmabaçe anche se oggi è il giorno di chiusura. Tanto facciamo solo un po’ di foto da fuori. Arrivati al Palazzo veniamo cortesemente informati da un poliziotto che è tutto chiuso, pure il parco e quindi niente foto. Nel frattempo ha smesso di piovere e quindi facciamo una scarpinata fino alla moschea di Ortaköy. Una moschea molto piccola, in riva al mare, veramente deliziosa. Dentro c’erano diversi uomini seduti sui tappeti che se la contavano, altri pregavano.

Ha ricominciato a piovigginare. Cerchiamo un pullman che torni a Galata. Dopo una modesta scarpinata lo troviamo. Dietro al mercato delle spezie si mangia l’ultimo kebab. Ci sono rimaste 6 YTL con cui comperiamo una scatola di dolci turchi alle mandorle. Il tizio voleva 5 lire. Ieri la stessa scatola l’abbiamo presa a 4, glielo diciamo e il prezzo diventa 4. Avanzano 2 lire. Ha anche delle ciotoline di vetro che il tizio di ieri (prezzi fissi) vende a 2.50. Gli offro le 2 lire in cambio della ciotolina e l’affare si conclude. Abbiamo finito tutte la lire turche. Si torna verso l’hotel passando attraverso il Gran Bazar che è coperto perché sta piovendo a secchiate. Ovviamente le strade sono piene di venditori di ombrelli, che ci propongono l’acquisto anche se ce l’abbiamo (potrebbe sempre rompersi, meglio averne uno di ricambio). Buona parte dei turchi invece cammina fradicia sotto la pioggia come se nulla fosse. Alcuni approfittano della pioggia per dare una bella spazzolata all’auto.

Alle 15.15 fradici arriviamo all’hotel. L’autista dell’hotel (immagino lo stesso che è arrivato in ritardo quando siamo arrivati) nonostante le reiterate telefonate della receptionist alle 4 meno venti non c’era. Così mi sono fatto restituire i 25 € lasciati questa mattina, ho beccato il primo taxi che passava e gli ho offerto 20 € per portarci all’aeroporto. Trattativa conclusa in pochi secondi (spendendo pure 5 € di meno) e alle 16.15 siamo all’aeroporto.

La vacanza è proprio finita.

L’aereo è arrivato con quasi un’ora di ritardo da Milano. Speriamo recuperi un po’ durante il volo. Il decollo è avvenuto alle 18.40 (17.40 in Italia). Se tutto procede regolarmente alle 20.10 dovremmo atterrare.

I trattamenti di bordo al ritorno sono ancora peggio che all’andata. O i taralli o i biscotti. Tutti e due No!

Alle 20 siamo arrivati sopra a Malpensa, ma hanno annunciato “pesanti condizioni meteo” (dire “un nebbione che si taglia col coltello” è difficile?). Quindi la coda per l’atterraggio è molto più distanziata e noi siamo scesi dopo 40 minuti. Parcheggio aereo, pullman, dogana e finlmente alle 21 sul pullmino del parking Maggia. Alle 21.15 si parte alla volta di Torino in mezzo a una nebbia molto fitta (ma traffico quasi nullo) che ci accompagna fino circa alla tangenziale. Alle 22.45 siamo a casa.

Note sul viaggio:

Il viaggio si è rivelato molto gradevole. Peccato per il brutto tempo e il freddo. Col sole sarebbe stata tutta un’altra cosa. Essere venuti in inverno ha però avuto il non indifferente vantaggio di visitare i vari siti con pochissimi turisti.

Rispetto a 25 anni fa Istanbul è ovviamente molto cambiata. Si vedono un sacco di grattacieli moderni che spuntano dietro le moschee. Però il centro storico è sempre ancora bello scassato. I marciapiedi sono generalmente sconnessi con presenza di scale per scendere negli interrati non protette da ringhiere. Se non guardi dove metti i piedi rischi di farti piuttosto male.

Lo spirito turco da venditore di tappeti è rimasto inalterato. Ti tampinano per farti comperare qualsiasi cosa. Te la contano. E se alla fine gli dici che non ti interessa però non se la prendono. E se sei in difficoltà si fanno in quattro per darti una mano.

Camerieri: sono uno stress. Probabilmente tengono costantemente d’occhio i clienti perché come mangi l’ultimo boccone dopo 3 secondi compaiono per portare via il piatto.

Prezzi: ristoranti e bar economici. Musei e monumenti a prezzi esorbitanti.

Consuntivo spese:

Tasse aeroportuali (biglietti gratis Millemiglia): € 140

Hotel Amber: € 216

Spese in loco: € 200

Parking, autostrada, gasolio: 50€

Foto: http://www.youtube.com/watch?v=pHE4JlEoJYA



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