4 giorni a Istanbul: visita alla città dei due continenti, viaggiando tra antichi monumenti e nuove scoperte

Visita alla città dei due continenti, viaggiando tra antichi monumenti e nuove scoperte
Scritto da: Tonyofitaly
4 giorni a istanbul: visita alla città dei due continenti, viaggiando tra antichi monumenti e nuove scoperte

Era da un po’ di tempo che mi frullava in mente di ritornare ad Istanbul – visto che la mia prima ed unica visita alla città è stata nel lontano 2010 – così ho colto l’occasione quando due mie amiche, non avendola mai visitata, mi hanno espresso il desiderio di andarci invogliandomi ad organizzare il soggiorno. Quindi, dopo le festività invernali e avendo avuto il loro beneplacito al viaggio, mi sono messo di buona lena ed ho posto le basi per una visita di 5 giorni/4 notti ad Istanbul. Per prima cosa, ho prenotata i voli con Turkish Airlines, che atterra in molte città italiane; subito dopo ho provveduto a prenotare l’albergo, la cui scelta è caduta sul Peyk Hotel, un tre stelle a Sultanahmet. Dato che il periodo scelto è stato quello di metà maggio, dopo le festività e i ponti primaverili mi sono dato da fare su vari siti per l’acquisto degli ingressi ai principali monumenti (per fortuna le moschee sono ancora gratis) e per organizzare i transfert da e per l’aeroporto. Finalmente, è arrivata l’agognata partenza e ciò che leggerete da qui in poi è il resoconto del viaggio.

Diario di viaggio a Istanbul

Giorno 1 – Arrivo a Istanbul

A partire dall’Italia siamo in quattro, solo che in due prenderemo il volo da Milano Malpensa delle 15.10 mentre le due nostre amiche partiranno da Napoli con il volo delle 16: l’incontro è previsto nell’aeroporto di Istanbul, considerando che i voli atterreranno a quindici minuti di distanza l’un dall’altro. Dopo un volo tranquillo (ci hanno servito anche il pranzo), giungiamo pure in largo anticipo solo che poi l’aereo perde tempo a raggiungere il gate in quanto il nuovo aeroporto è davvero enorme. Comunque, dopo lo sbarco e il controllo dei passaporti, ci ricongiungiamo con loro ai nastri di distribuzione bagagli e andiamo subito al punto di ritrovo concordato con l’autista del taxi prenotato. Dopo un’ora circa, costui ci lascia proprio davanti al nostro hotel, dove facciamo in check-in e prendiamo possesso delle camere. Sono circa le 22 e ci fiondiamo affamati all’Ortaklar Kebap Restaurant, situato proprio di fronte l’hotel, dove assaggiamo i primi piatti turchi: un buonissimo kebab accompagnato da patate fritte e pomodori. Un breve giro per sbirciare nei negozi e ammirare i monumenti illuminati e poi di filato a nanna.

Giorno 2 – Sultanahmet, Moschea Blu, Basilica Cisterna, Aya Sofia

Dopo una buona colazione, usciamo e ci incamminiamo lungo la Divan Yolu Caddesi, la strada principale del quartiere, fino ad arrivare all’enorme piazza di Sultanahmet (Sultanahmet Meydanı) che ospita i più iconici monumenti della città: alla nostra sinistra si erge la magnifica mole della Moschea di Agia Sofia (Ayasofya-i Kebir Cami-i Şerifi) mentre alla destra fronteggia l’altrettanto elegante architettura della Moschea Blu (Sultanahmet Camii) con i suoi eleganti minareti. Noi ci rechiamo subito all’ingresso riservato ai turisti e ai non musulmani di Agia Sofia, dove accediamo celermente grazie ai (cari) biglietti acquistati prima: purtroppo possiamo solo visitarla dal primo piano in quanto lo spazio terreno è dedicato alla preghiera e ai visitatori musulmani.
Saliamo al piano e ci troviamo nella prima galleria, che ci permette un colpo d’occhio sulla vasta navata.
Descrivere la (ora) moschea o ex chiesa o ex museo è veramente difficile: dalle finestre entra una luce che illumina lo spazio interno e le enormi colonne che sorreggono la cupola. Ci sono sei medaglioni che spiccano visibilmente e sono contornati da marmi ed iscrizioni calligrafiche sui muri. Anche una serie di mosaici abbelliscono le parenti e rappresentano imperatori e regine. Ci sono anche raffigurati dei santi nonché una Madonna con bambino coperta da un telone che ne consente una visione con difficoltà.
Proseguendo lungo la galleria superiore e affacciandoci di volta in volta dalle tribune, ammiriamo i vari scorci e le varie prospettive che l’interno offre, colpiti soprattutto dall’enormità della cupola, la più grande del mondo. Lungo i muri delle gallerie sono presenti antichi mosaici che raffigurano sempre imperatori, re e regine: consultando la guida che mi sono portato, molti di questi regnanti sono stati coloro che hanno costruito o abbellito o restaurato il luogo sacro durante i secoli. Completata la lunga visita, ne usciamo e ci rechiamo alla Basilica Cisterna (Yerebatan Sarnıcı), utilizzando il biglietto cumulativo con Agia Sofia per entrare: scendendo una lunga rampa di scale, si accede al vasto spazio sotterraneo sorretto da migliaia di colonne ed illuminato ad effetto.  Il colpo d’occhio è davvero stupefacente e si fatica a pensare che questo spazio sia un luogo per la raccolta d’acqua: sembra piuttosto un palazzo inghiottito. Dalla guida che consulto leggo che è stata costruita utilizzando i materiali recuperati da vari palazzi romani (ecco la presenza di tutte queste colonne l’una diversa dall’altra) e a testimonianza di ciò, due di queste hanno come base la testa di Medusa (una è addirittura capovolta).  I giochi di luce ed ombre rendono davvero particolare questo ambiente, conosciuto come una delle cisterne più grandi al mondo.

Terminiamo la visita risalendo e ritornando in piazza Agia Sofia (Aya Sofia Meydanı) per dedicarci ad un po’ di foto aventi i due meravigliosi monumenti come sfondo insieme alla spruzzante fontana situata al centro di Sultanahmet Park. È quasi mezzogiorno e ci incamminiamo verso la Moschea Blu rasentando l’Hamman di Roxelana (che spicca con le sue due cupole) ma, sebbene il cortile esterno sia aperto, l’ingresso è vietato perché è in corso la preghiera. Approfittiamo del momento per visitare la Sultanahmet Meydanı, l’ampia piazza creatasi con l’abbattimento del preesistente ippodromo, che ospita la Fontana Tedesca, l’Obelisco di Teodosio, la Colonna dei Serpenti e l’obelisco in muratura.  Ci fermiamo per un breve break al bar del Museo della storia di Agia Sofia, proprio davanti l’edificio che ospita il Museo dell’Arte Turca e islamica, poi rientriamo alla Moschea Blu subito dopo la fine della preghiera e visitiamo questo gioiello. Lasciate le scarpe negli appositi ripostigli e coperto il capo per le donne, entriamo nell’ampia sala di preghiera, accolti da tantissime finestre la cui luce colpisce le bellissime ceramiche blu che danno nome alla moschea. Le colonne, il mirhab e il minbar (il primo indica la direzione de La Mecca; il secondo è la piattaforma da cui si tiene il sermone) sono di marmo scolpito ed intarsiato mentre le cupole rivelano dipinti geometrici.

Usciti, ci rechiamo da Baran 2 Restaurant per uno spuntino ma il posto, però, si rivela solo una trappola per turisti. Percorriamo, quindi, Divan Yolu Caddesi diretti verso il Gran Bazar e ammiriamo il Mausoleo del sultano Mahmet II con l’annesso cimitero ed entriamo quasi subito nella piazza di Çemberlitaş, dove si erge la Colonna di Costantino. Proseguiamo lungo la strada ricca di negozi di vario genere fino a Beyazit, fulcro della zona commerciale del centro storico: qui ci sono alcuni degli ingressi al Gran Bazar. Noi vi entriamo dalla Beyazit Kapısı per trovarci subito sulla Karparçilar. la lunga via coperta che scorre a sud dell’enorme edificio. Utilizzando una mappa scaricata dal sito del Gran Bazar, percorriamo in lungo e in largo le strade che si incrociano in maniera perpendicolare, memorizziamo i negozi che ci interessano e ci fermiamo, poi, da Sark Kahvesi, un famoso salon de tè situato all’interno per una giusta sosta pomeridiana addolcita da un tè e da deliziosi dolcetti mediorientali.  Dopo la gradita pausa, proseguiamo lungo la Yağlıkçılar Sk fino ad uscire dalla Örücüler Kapısı (la porta più a nord) e seguiamo le indicazioni per la Moschea di Solimano (Süleymaniye Camii).

È pomeriggio inoltrato quando arriviamo ad una delle moschee imperiali costruite ad Istanbul ed entriamo subito nel piazzale cinto da mura su cui spiccano i quattro minareti.  Tolte le scarpe e messo il velo, accediamo nella sala da preghiera ed un ampio spazio si offre alla nostra vista: alzando gli occhi notiamo il gioco di cupole grandi e piccole mentre le tante colonne le sorreggono insieme ai muri. Questi ultimi sono decorati da fini ceramiche mentre le vetrate sono ancora quelle originarie. Usciti, ci rechiamo subito sull’adiacente terrazza la cui la visita ci permette di ammirare un bel panorama sul Corno d’Oro, sul Bosforo e sulla zona di Galata. Lasciando la moschea, attraversiamo il cimitero situato proprio dietro dove spiccano i mausolei di Solimano e di Roxelana, la sua unica e amata sposa. Torniamo indietro fino alla Beyazit Square, dove si ergono la mole dell’ingresso all’Università di Istanbul e la Moschea di Beyazit (Beyazit Camii). Ormai è pomeriggio inoltrato e si rende necessario rientrare in albergo per prepararsi alla serata. Ho, infatti, prenotato all’Ararat Terrace Restaurant & Roof, che si rivela essere un piccolo ristorante curdo: la cena a base di pesce è deliziosa, i proprietari cordialissimi e dalla loro terrazza si ammirano le moli illuminate di Santa Sofia e della Moschea Blu. Una bella passeggiata per digerire e poi in albergo a riposare.

Giorno 3 – Torre dell’Orologio, Gezi Park, Torre di Galata

Dopo una buona colazione, ci rechiamo alla fermata del tram di Sultanahmet non senza aver prima comprato la Istanbul Card da un rivenditore ed averla caricata in una delle macchinette situate dietro la fermata stessa. Meta del nostro secondo giro è il Palazzo Dolmabahçe (Dolmabahçe Sarayı) situato dopo il ponte di Galata. Il tram attraversa dolcemente alcuni punti salienti del centro storico: lambisce le mura esterne del palazzo Topkapı; passa davanti la vecchia stazione ferroviaria di Sirkeci: sfiora il porto e la piazza principale di Eminönü e attraversa il moderno ponte di Galata per fermarsi al capolinea di Kabataş. Da qui, proseguiamo a piedi, fermandoci alla Moschea di Dolmabahçe (Dolmabahçe Camii), proprio prospiciente le rive del Bosforo.
A pochi metri, l’ingresso del palazzo viene anticipato dalla Torre dell’Orologio e, a seguire, c’è la Porta del Tesoro dove entriamo nel vasto parco che circonda tre lati del palazzo: il quarto, quello est, affaccia sulla riva del Bosforo. Ci troviamo nel giardino interno, abbellito da aiuole, fontane e piccoli padiglioni ed ammiriamo il Palazzo che si erge in tutta la sua imponenza, essendo il più vasto palazzo ottomano costruito: la lunga facciata è di marmo bianco e corre per quasi 250 m.  Il Palazzo è noto non solo per le sue belle sale dagli sfarzosi arredamenti ma anche per essere stato il luogo dove è morto Ataturk, il premier venerato come padre della Turchia.

La visita prevede prima di attraversare la zona istituzionale e gli appartamenti del sultano, con le sale e i saloni adibiti al governo e agli incontri ministeriali, e poi l’Harem. 
Entriamo dalla parte sud con i biglietti acquistati on line ed attraversiamo le sale ed i saloni che compongono il corpo dove il sultano e i governatori incontravano i dignitari stranieri: tra le sfarzose sale e gli enormi saloni abbelliti da quadri e arredi d’epoca nonché da pregiati tappeti e statue in marmo, spiccano in particolare la stanza dove è morto Ataturk (l’orologio presente indica l’ora della morte, le 9,05) e il salone d’ingresso, che ospita un enorme lampadario considerato il più grande al mondo (regalo della regina Vittoria, a quanto dice la nostra guida).
Purtroppo, non si possono scattare foto quindi ci ritroviamo senza testimonianze fotografiche della stessa anzi, davanti la bellissima scalinata che conduce ai piani superiori, proviamo a rubarne una ma ci costa una tremenda ramanzina.

Terminiamo la visita attraversando l’annesso harem, dove ammiriamo un hamam in pregiato marmo, ed usciamo dal lato nord, ritrovandoci nel giardino. Questo spazio esterno affaccia direttamente sul Bosforo, da cui vediamo la riva asiatica della città, ed è diviso dal mare solo da un muro che sorregge una lunga cancellata, intervallato da porte che si aprono su piccoli pontili e che si prestano alle foto degli avventori: queste porte sono, infatti, uno degli aspetti instagrammabili del luogo. Dopo la visita al palazzo, ritorniamo alla fermata di Kabataş, dove fa capolinea anche la funicolare che porta alla zona alta: in meno di cinque minuti siamo catapultati nell’enorme e chiassosa piazza Taksim.

La piazza, certamente tra le più famose di Istanbul, è sede di tanti interessanti luoghi: in primis, il Gezi Park, tra i più frequentati; poi il moderno Museo della Cultura di Ataturk; l’omonima fontana che adorna il centro e, infine, la Moschea che abbellisce il lato occidentale con la cisterna da cui prende il nome la piazza.
Proprio adiacente la moschea inizia la lunga via che taglia in due la collina, come una novella Spaccanapoli o, meglio, Spaccaistanbul: la Istiklal Caddesi. Questa lunga strada accoglie notevoli palazzi nobiliari, chiese, moschee musei ed è l’anima del commercio cittadino: qui trovano sede le principali marche nazionali ed internazionali di abbigliamento o altri brand famosi. Non volendo, al momento di introdurci nel bailamme chiassoso, arriva il famoso tram 28 che la percorre: si tratta di un vecchio tram turistico oggetto di fotografie e stories IG che l’attraversa in tutta la sua lunghezza.

Iniziamo a percorrerla soffermandoci sulle tantissime vetrine, soprattutto quelle gastronomiche (vista l’ora), e ammirando sia i palazzi che le piccole perle artistiche che troviamo, come il famoso Passaggio Cicek, che ricorda le vecchie gallerie europee di fine Ottocento. Proprio nelle sue adiacenze ci fermiamo per uno spuntino con un panino ed una bibita, giusto per poi riprendere a percorrerla fino alla Chiesa di Sant’Antonio, una delle poche cattoliche che sorgono in città. Più avanti, sulla destra, c’è anche l’ortodossa Santa Maria Drapesi che, però, è chiusa.
Quando giungiamo al capolinea di Beyoglu del tram, comprendiamo che siamo alla fine della strada e quindi lasciamo la Istiklal per proseguire verso la nostra prossima meta, ossia la Torre di Galata, che raggiungiamo dopo una discesa di pochi minuti. La Torre di Galata si para davanti in tutta la sua maestosità e approfittiamo della breve fila d’attesa per l’accesso mettendoci subito in coda: dopo circa venti minuti, siamo nell’ascensore che ci conduce al penultimo piano. Qui possiamo ammirare il panorama da una serie di vetrate ma per uscire all’esterno dobbiamo fare un’ultima rampa di scale: ci troviamo, così sulla balconata che cinge il perimetro e che permette una visione a 360° su tutta la città. La discreta giornata ci fa cogliere le guglie delle moschee di Sultanahmet, la profondità del Corno d’Oro, la lunghezza della riva asiatica del Bosforo nonché l’enorme area di palazzi e tetti che si allunga fino al mar Nero.

Discesi dalla torre, facciamo un break in un adiacente café e poi proseguiamo la discesa tra le vecchie e caratteristiche case del quartiere fino alla fermata di Karakoy, dove prendiamo il tram per ritornare in albergo. Il rientro nel pomeriggio è dovuto al fatto che abbiamo appuntamento alle 19 presso il centro Hodjapasha a Sirkeci per partecipare alla Cerimonia dei Dervisci rotanti: infatti, dopo esserci rinfrescati e preparati per la serata, usciamo di nuovo e raggiungiamo in tram il Centro Hodjapasha, un ex hammam ora sede di un centro culturale, che offre le cerimonie dei Dervisci Rotanti (dette Semaa) e show di musica e dance folkloristiche turche.
Dopo aver mostrato i biglietti acquistati on line, ci fanno accomodare in una sala d’attesa dove ci offrono acqua e dove ci sono in mostra l’abbigliamento, gli strumenti e tutta l’oggettistica utilizzata per la Semaa o per le danze folkloristiche turche. Ci fanno poi accomodare in una sala rotonda al cui centro c’è uno spazio in cui si posizionano poi i danzatori. Dopo averci avvisato il divieto di foto e riprese, ha inizio la cerimonia: il gruppo di musicisti presenti suona una musica accompagnata da un canto di invocazione; poco dopo entrano i danzatori ricoperti del loro tipico turban rosso e da lunghe mantelle che poi tolgono in maniera plateale; i canti e la musica proseguono ed uno ad uno iniziano a rotare su loro stessi in una coreografia che lascia stupefatti e affascinati.
La cerimonia dura un’ora e termina con i danzatori che raccolgono i loro mantelli, salutano il pubblico e vanno via; lo stesso fanno i musicisti e noi ci sentiamo quindi liberi di uscire, affascinati dall’atmosfera carica di spiritualità che la cerimonia ha lasciato.

Raggiungiamo la piazza di Eminonu, dove svettano la mole della Moschea Nuova, del Bazar Egiziano (aperto anche la domenica) e della Moschea di Rustem Pasha e dove c’è pure la scritta “100stanbul” a commemorare i 100 anni della Repubblica di Turchia avvenuti nel 2023. Da qui, riprendiamo il tram e ritorniamo a Sultanahmet per cenare da Pierre Loti Restaurant, vicino al nostro albergo: la cena è a base di una squisita carne. Dopo, una breve passeggiata fino al Gran Bazar e poi in albergo per un meritato riposo.

Giorno 4 – Topkapi, Gran Bazar

La giornata si presenta con un cielo coperto che non fa presagire nulla di buono ma, comunque, dopo la colazione, noi ci accingiamo a raggiungere la meta odierna da visitare: il Palazzo Topkapı.
Non si può non venire a Istanbul e non visitare questa perla di architettura e arte presente qui: la sua storia si intreccia con quella della vita ottomana della città. Avendo prenotato i biglietti per un accesso rapido, ci troviamo poco fuori le mura esterne con il gruppo delle ore 10 e siamo condotti da una solerte guida verso l’ingresso: nel frattempo, ci spiega un po’ di storia del palazzo e come questo si compone. Alla porta principale, purtroppo, inizia a pioggerellare e la calca diventa ovviamente più pressante.  Raggiungiamo l’ingresso all’Harem, dove entriamo prima di tutti e da qui in poi la visita diventa libera. Accediamo all’Harem, che visitiamo, poi usciamo nel secondo cortile interno e decidiamo, vista la pioggia insistente e a tratti scrosciante, di visitare le sale che espongono il tesoro del Palazzo. Alla fine della visita siamo usciti ancora nel primo cortile così varchiamo la seconda porta e ci troviamo proprio davanti la Libreria di Ahmed III, che occupa il centro del secondo cortile. Continuando a piovere, tramite i portici presenti raggiungiamo le sale che ospitano le sacre reliquie di Maometto e ci mettiamo in fila per la visita.
Finita la visita, ci ritroviamo di nuovo nel secondo cortile e ci rechiamo alle sale che espongono dei manufatti e degli abbigliamenti tipici del periodo ottomano. 
Continua a piovere, sebbene a singhiozzo, e passiamo velocemente al terzo cortile, andando subito sulla terrazza situata alla destra, che dà al Bosforo: il panorama è avvilente in quanto una serie di nuvole basse copre la vista e non si vede assolutamente né il Bosforo né la parte asiatica.

Raggiungiamo velocemente i portici che corrono il padiglione del Sofa e che ospitano una fontana e dei giardini ahimè non visitabili a causa della pioggia che scende.
Una breve pausa meteo ci consente di raggiungere il Padiglione di Baghdad, proprio situato alla punta estrema del palazzo e dalle cui terrazze si dovrebbe godere di uno splendido panorama (purtroppo a stento riusciamo a farci una foto con lontano la Torre di Galata).
Da qui ritorniamo sui nostri passi e, prima di uscire, ci fiondiamo nel Padiglione del Divano, il luogo dove si riuniva il Parlamento ottomano per governare e legiferare (p.s. Da Diwan, che è la sala dove i parlamentari si accomodavano su soffici cuscini, che viene il nostro termine “divano”).
Ovviamente riattraversiamo tutto il primo cortile e, magicamente, come usciamo dall’ingresso principale la pioggia smette di cadere.
Considerato che è ora di pranzo, ci rechiamo in cerca di un luogo dove ripararci ed asciugarci e lo troviamo da Mesale Restaurant Cafè, che ci offre riparo proprio ne momento che la pioggia scrosciante riparte.
Dopo il pranzo, approfittando della pausa pioggia, attraversiamo Karasabal Caddesi, una strada commerciale ricca di negozi di vario genere e che finisce proprio davanti la piccola moschea omonima e alle rovine bizantine: svoltiamo a destra e saliamo per una piccola strada che raccoglie un po’ le vecchie vestigia della Istanbul che fu (case di legno colorate e i famosi balconi aggettanti) per sbucare alla fine della Piazza di Sultanahmet, dietro la Moschea Blu. Da qui, salendo lungo la Peykhane Caddesi, raggiungiamo il nostro albergo.
Visto che ormai è tardi e la prevista visita alla parte asiatica è saltata causa pioggia e tempo incerto, decidiamo di trascorrere il restante pomeriggio per gli ultimi acquisti di ricordi e ninnoli.
Dopo una calda doccia e un cambio necessario, usciamo e ci fiondiamo verso il Gran Bazar, non senza esserci fermati prima in un vicino supermarket (dove compro delle borsine porta spesa a 15 LT, utili per un presente economico ed utile). Proseguiamo poi verso Beyazit ed entriamo nel Gran Bazar: sono le 17 ed abbiamo giusto un paio d’ore per cercare quel che vogliamo.
Io compro due confezioni di baklava da un negoziante poco prima dell’uscita di Örücüler, che ci offre anche del buon té da assaggiare; le mie amiche prendono una serie di ricordini da vari negozianti situati nelle strade interne.
Usciamo proprio a chiusura dello stesso dalla porta di Kürkçüler e attraversiamo la piazza di Çemberlitaş per ritornare indietro di qualche centinaio di metri e fermarci in uno dei tanti negozi di Hafiz Mustafa, una catena che produce ottima pasticceria turca.
Dopo le prelibate compere, rientriamo in albergo per uscirne dopo un’oretta, diretti di nuovo al Pierre Loti Restaurant; dove consumiamo l’ultima cena.
Un breve giro per la piazza di Sultanahmet e poi a nanna.

Giorno 5 – Rientro in Italia

Sono le 9.30 quando, dopo colazione, entriamo nel grande van che ci conduce all’aeroporto. Continua a piovere (anche se in maniera più lieve) per tutto il tragitto fino all’aeroporto: abbiamo fatto bene ad aggiungere un’ora in più al transfert poiché l’aeroporto è grande e all’ingresso fanno comunque un primo controllo di tutti i bagagli tramite scanner. Nell’attesa che ci venga comunicato il gate, facciamo gli ultimi acquisti, tra cui una bottiglia di vino turco (mia abitudine l’acquistare una bottiglia di vino prodotta nel paese che visito). Comunque, il volo per Napoli parte pieno e in orario e, dopo due ore di volo, atterra nell’assolata mia città natale, facendo terminare così la prima parte del mio piccolo viaggetto. 

Consigli e suggerimenti per un viaggio a Istanbul

Per il volo, ci siamo affidati a Turkish Airlines e il prezzo per la tratta Milano Malpensa/Istanbul/Napoli è stato di € 278 in Economy, che comprendeva un bagaglio da imbarco di 8 kg e uno zaino; le mie amiche hanno pagato per il volo Napoli/Istanbul/Napoli € 285 anche loro in Economy. I voli sono stati puntuali e a bordo ci hanno offerto il pranzo oltre che l’intrattenimento.                         
Per l’albergo, dopo una meticolosa ricerca, ho prenotato su Booking il Peyk Hotel, un tre stelle situato a Sultanhamet in una piazza adiacente alla Divan Yolu Caddesi, posizione che ci permetteva di raggiungere in breve tempo i principali punti d’interesse e le fermate del tram: per quattro notti, abbiamo pagato per camera doppia con colazione (abbondante e varia) € 437,50.                                 

Ho anche prenotato i transfer per l’albergo, visto che occorre minimo un’ora per raggiungere il nuovo aeroporto e utilizzare i mezzi pubblici (benché più economico) è stressante però all’arrivo ho chiesto al Peyk Hotel di organizzare il transfert (avendo due voli diversi ma in arrivo a breve distanza di tempo, temevo che il ritardo di uno inficiasse la prenotazione) ed è costato € 50 in totale; al ritorno ho preferito prenotare con Booking e, grazie al mio stato di Genius, ho pagato solo € 35. Per gli ingressi ai monumenti, onde evitare code e lungaggini, ho preferito prenotare sui siti istituzionali ma quasi tutti mi indirizzavano a Get your Guide o ad altri siti quindi ho scelto da lì quelli più economici ossia: per l’ingresso ad Agia Sofia e alla Basilica Cisterna (cumulativo) ho pagato € 68 cadauno; per il palazzo Dolmabahçe, invece, ho pagato a biglietto € 44; per la Torre di Galata (l’unico comprato sul proprio sito) ho pagato per singolo € 31 ma se lo comprate alla biglietteria in loco, risparmiate solo un euro; infine, il biglietto a persona per il Topkapı è stato pagato € 57. Tranne quello della Torre di Galata, stampato immediatamente, tutti gli altri arrivano alla mail indicata 24 ore prima dell’orario previsto per la visita quindi meglio avere il cellulare alla mano, salvarli e presentarli poi all’ingresso per la lettura. Storia a parte per la Semaa, che ho prenotato tramite il sito Tripadvisor: il biglietto cadauno è di € 37 ed arriva in forma di unico QR, da stampare o salvare sul cellulare.

Per i trasporti pubblici, ovviamente l’utilizzo del tram o della metro è fondamentale per muoversi in una città il cui traffico è caotico: basta comprare anche una unica card e caricarla alle macchinette presenti nelle immediate adiacenze di ogni fermata per poi passarla ai tornelli tante volte per quante persone la useranno. La ricarica può essere fatta sia in moneta turca che con le carte elettroniche. Per la ristorazione, a parte consigliare i ristoranti citati nel diario (tranne Baran 2 restaurant, da evitare), una buona ricerca tra Tripadvisor e Google Map permette di farsi un’idea sulla scelta per i pranzi e le cene, tenendo presente che in città ci sono ristoranti per tutti i gusti e una buona cena raramente supera gli € 30. 

Una considerazione finale la faccio tenendo presente che, essendo la seconda volta che ho visitato la metropoli, devo dire di averla trovata migliorata sotto l’aspetto organizzativo e turistico ma peggiorata per quanto riguarda i prezzi, soprattutto per i monumenti: Agia Sofia la prima volta l’ho visitata gratis e potevi accederci tutte le volte che volevi, mentre negli altri i prezzi erano veramente irrisori. Per fortuna che, almeno, le moschee sono rimaste aperte e ad entrata libera.

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