Esplorazioni, emozioni e scoperte: 9 giorni in Turchia tra Istanbul e Cappadocia

Nove giorni di esplorazioni, emozioni e scoperte tra Istanbul e Cappadocia sono un’avventura che resta impressa nella memoria. Tra la vibrante cultura della città e la quiete mistica delle valli, questo viaggio è un equilibrio perfetto tra energia e serenità.
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Diario di viaggio tra Istanbul e Cappadocia
1° giorno: Istanbul
Questo viaggio tra Istanbul e Cappadocia è stato una coccola vissuta in coppia con mio marito per i nostri 15 anni di matrimonio. La nostra vacanza comincia nel primo pomeriggio con un volo Turkish airlines da Venezia, partire da qui ci ha fatto sentire sulla via della seta. Arriviamo a Istanbul alle 17.30 e già l’aeroporto è un luogo affascinante, immenso e ricco di una variopinta umanità. Dopo un frugale pasto in aeroporto andiamo a fare la istanbulkart (tessera rossa), la tessera ricaricabile che permette di utilizzare tutti i mezzi di trasporto della città. Non è stato facile capire dove farla, bisogna uscire dall’aeroporto e scendere al metrò (proprio di fronte all’uscita dell’aeroporto); qui si trovano delle macchinette gialle o blu, si può fare la carta e poi la si può ricaricare al bisogno (si può pagare con bancomat o in cash con lire turche al costo di 130 lire turche, circa 3,50 euro). Una istanbulkart è valida per 5 persone. I mezzi di trasporto pubblici sono un ottimo modo per muoversi attraverso la città, il metrò è molto comodo e pulito, i bus pratici e si può utilizzare anche il traghetto per spostarsi comodamente tra parte europea e asiatica. Per arrivare a Sultanahmed, dove alloggiavamo, abbiamo preso 2 linee di metrò e un tram e in un’ora e mezza siamo arrivati in centro spendendo circa 10 euro in due. Ci sono diverse altre opzioni come bus o navette, ma sono molto care.
L’arrivo a Istanbul è un’immersione immediata in una città che sembra sospesa tra passato e presente. Noi siamo giunti a Sultanahmed al calar del sole e siamo stati accolti dalla meravigliosa vista di Ayasofia e della Moschea Blu illuminate per la notte. Da togliere il fiato! Abbiamo raggiunto il nostro hotel, il Byzantinum hotel & SPA (120 euro a notte). L’hotel è carino, la camera piccolina ma pulita. Da segnalare che il letto è veramente piccolo, credo sia stato una piazza e mezza e, vero che era un viaggio romantico, ma eravamo proprio vicini vicini! Inoltre, essendo la camera piccolina, l’aria condizionata sparava giusto sul letto, quindi tenevamo la finestra aperta visto che Istanbul è sempre piacevolmente ventilata. Purtroppo però eravamo affacciati su una strada ricca di locali aperti fino a tarda notte e su una moschea per cui fino alle 2.00 sentivamo schiamazzi e karaoke e poi alle 4.30 partiva il coro dei muezzin. Non abbiamo dormito molto, ma la posizione è ottima per muoversi in città e per godersi le serate.
2° giorno: Sultanahmed e il cuore pulsante di Istanbul
Questa giornata ha preso vita molto presto, con una colazione turca ricca e gustosa che ci ha fornito l’energia necessaria per una giornata intensa. Alle 8.30, con la città ancora tranquilla, ci siamo diretti verso la Basilica Cisterna, i cui biglietti si possono acquistare anche prima della partenza su Civitatis. Entrare in questo luogo è stato come immergersi in un’altra dimensione: le colonne maestose e i giochi di luce creavano un’atmosfera magica. Abbiamo camminato in silenzio sulle passerelle, osservando ogni dettaglio e godendoci la pace di un luogo ancora privo di folle turistiche.
Usciti dalla cisterna, abbiamo deciso di esplorare il Gran Bazar, raggiungendolo a piedi per assaporare il ritmo della città. Il bazar è un vero labirinto di meraviglie: ogni angolo nasconde negozi che vendono lampade incantevoli, gioielli unici e tante altre curiosità. Tra tutte le meraviglie, siamo rimasti affascinati dalla sultanite, una gemma magica che cambia colore con la luce: un vero tesoro turco. Dopo aver contrattato con i commercianti, che si sono dimostrati simpatici e accoglienti, ci siamo fermati per un pranzo veloce a base di durum, gustoso e genuino.
Nel pomeriggio, dopo un breve riposo in albergo, era finalmente il momento di visitare Ayasofia. L’attesa, causata dalla chiamata alla preghiera, ci ha permesso di vivere la piazza circostante, animata da venditori ambulanti di pannocchie arrosto, castagne e un pane ricoperto da sesamo per poche lire e dall’interessante architettura dell’antico ippodromo romano. Finalmente, abbiamo varcato la soglia di Santa Sofia. Salire al secondo piano e osservare la sua bellezza dall’alto è stato emozionante. L’aria dentro la moschea era carica di storia e cultura, un affascinante miscuglio tra culture diverse.
Visti i consigli di altri viaggiatori abbiamo scelto di comprare tutti i biglietti saltafila online prima di partire; francamente lo sconsiglio perché la mattina presto e la sera dopo le 18.00 le file non sono eccessivamente lunghe e i prezzi sul posto sono leggermente inferiori. È molto importante evitare i punti più famosi dalle 10.00 alle 18.00 quando sono assaliti da orde di gruppi di turisti. Purtroppo i prezzi delle diverse attrazioni sono molto elevati, ad esempio la basilica cisterna costa circa 30 euro a persona, Ayasofia 25 euro a persona e il palazzo Topkapi con la visita all’harem più di 60 euro. Questi sono solo gli ingressi senza visita guidata. Questi prezzi elevati ci hanno costretto a fare delle scelte su cosa visitare e cosa no.
La serata ci ha portato nel quartiere di Karakoy, che abbiamo comodamente raggiunto in tram, famoso per la sua offerta culinaria a base di pesce. Anche se non siamo grandi appassionati di pesce, ci siamo lasciati tentare dal kebab e dalle kofte, accompagnati dal tipico ayran, una bevanda a base di yogurt salata e sorprendentemente rinfrescante. La nostra passeggiata ci ha condotti alla Torre di Galata, che non abbiamo visitato internamente (la salita costa 30 euro a persona) ma ammirato dall’esterno: illuminata splendidamente, circondata da locali pieni di vita e dolci tentazioni. Il quartiere però la sera è affollatissimo. Prima di tornare in albergo, abbiamo attraversato il ponte di Galata, gustando baklava e un fresco succo di melograno, perfetto per concludere la giornata con dolcezza.
La nostra passeggiata ci ha condotti alla Torre di Galata, che non abbiamo visitato internamente (la salita costa 30 euro a persona) ma ammirato dall’esterno: illuminata splendidamente, circondata da locali pieni di vita e dolci tentazioni. Il quartiere però la sera è affollatissimo. Prima di tornare in albergo, abbiamo attraversato il Ponte di Galata, gustando baklava e un fresco succo di melograno, perfetto per concludere la giornata con dolcezza. Istanbul, anche di notte, non smette di incantare.
3° giorno: Istanbul tra oriente e occidente
La giornata inizia presto, quando decidiamo di esplorare il quartiere Ortaköy e la sua famosa moschea. Arriviamo verso le 9, comodamente con tram e bus: il quartiere sembra ancora addormentato, le vie sono tranquille e la moschea apre solo alle 10. Ne approfittiamo per girovagare tra i mercatini locali, già ricchi di colori e profumi, promettendoci di tornarci la sera per vivere tutta la sua vivacità. Cambio di piani improvviso: puntavamo a Piazza Taksim, ma una manifestazione blocca ogni accesso e la polizia presidia l’area. Niente paura, la città offre sempre alternative! Decidiamo così di attraversare il Bosforo e scoprire la parte asiatica di Istanbul: basta un traghetto (pagato con la preziosa Istanbulkart) e in un quarto d’ora ci ritroviamo a Kadiköy. Qui il ritmo è diverso, più giovane e frizzante, con locali pieni di studenti, negozietti e caffè che rendono il quartiere una vera sorpresa.
Passeggiamo lungo il lungomare, dove gruppi di amici e famiglie fanno picnic nel parco affacciato sul Bosforo. Ci uniamo volentieri all’atmosfera rilassata, riposandoci nel verde e assaggiando qualche snack preso al volo. Il tempo scorre veloce e, quasi senza accorgercene, torniamo sulla sponda europea al tramonto, mentre la città si accende di mille luci. La serata prosegue con una visita alla moschea Yeni Cami, grandiosa e accogliente, dove ci lasciamo avvolgere dalla pace e dalla spiritualità del luogo. Per cena ci concediamo un autentico testi kebab: la carne stufata viene cotta nella ceramica tra le braci e servita con uno scenografico gioco di fuoco e la rottura del vaso direttamente davanti a noi. Un’esperienza spettacolare e deliziosa! Prima di rientrare, ci godiamo una passeggiata serale sul ponte di Galata: Istanbul di notte, illuminata e vibrante, ci regala l’ennesima cartolina da ricordare.
4° giorno: Moschea Blu, Topkapi
Questa mattina armati di curiosità e voglia di scoperta, abbiamo approfittato delle prime luci per immergerci nell’Istanbul più autentica. La prima tappa? La celebre Moschea Blu, a ingresso gratuito, avvolta da una luce che ne esalta mosaici e vetrate. Al suo interno, tra la grandiosità degli spazi e le decorazioni raffinate, ci siamo lasciati incuriosire dai volantini che spiegano con chiarezza l’Islam e le sue tradizioni: piccole finestre su un mondo nuovo che abbiamo voluto portare con noi.
Lasciata la moschea, è tempo di dirigerci verso il maestoso Palazzo Topkapi. I biglietti, acquistati in anticipo al prezzo (non indifferente) di 58 euro, ci hanno aperto le porte non solo al palazzo, ma anche all’harem. Il luogo è immenso, un labirinto di sale, cortili e tesori che raccontano storie di sultani e misteri d’Oriente. Abbiamo trascorso qui quasi quattro ore, completamente rapiti dalla bellezza delle stanze, dai dettagli raffinati, dalla sensazione di viaggiare indietro nel tempo. Consiglio spassionato: portate con voi acqua e qualche snack, perché all’interno non troverete punti ristoro! Dopo questa immersione nella storia, abbiamo optato per un pranzo veloce con un gustoso kebab da passeggio, gustato nel verde del Parco Gülhane. Intorno a noi famiglie, gruppi di amici e chi – come noi – si godeva un picnic alla turca con vista sul Bosforo: un’usanza locale che ci ha conquistati.
La sera ci ha visti cambiare scenario: dopo una doccia rigenerante, siamo ritornati nel vivace quartiere di Ortaköy. Qui la città si accende di energia, tra mercatini aperti fino a tardi e profumi di street food. Non potevamo non assaggiare il kumpir, la famosa patata farcita a piacere – e che bontà! La piazzetta brulicava di gente del posto, fra risate e chiacchiere animate. Il rientro, tra bus e tram, si è trasformato in un piccolo viaggio nel viaggio: traffico impazzito, taxi ovunque, ma anche quest’atmosfera caotica ha il suo fascino. Il tram, alla fine, si è rivelato la scelta più rapida per tornare, regalandoci l’ultima cartolina di una giornata intensa e indimenticabile sotto le luci di Istanbul.
5° giorno: dal cuore di Istanbul alle meraviglie della Cappadocia
Oggi la sveglia suona presto: è il giorno della partenza per la Cappadocia! Con ancora negli occhi le luci di Istanbul, facciamo colazione abbondante e dedichiamo un ultimo sguardo alla piazza principale, già immersa nell’atmosfera vivace del mattino. Zaini in spalla, ci dirigiamo verso la metro che ci porta all’aeroporto, pronti per una nuova avventura. Al check-in ci aspetta la prima piccola “impresa”: tra macchinette automatiche e istruzioni poco chiare, rischiamo quasi di perdere la pazienza — e forse anche la valigia! Per fortuna una persona gentile ci aiuta e in un attimo siamo pronti a imbarcarci. Il volo interno sorvola paesaggi incredibili e, dall’alto, il Lago Salato ci lascia letteralmente a bocca aperta.
All’arrivo a Nevşehir recuperiamo l’auto a noleggio (380 euro per 4 giorni) che avevamo già prenotato dall’Italia. Bastano pochi chilometri e ci ritroviamo sognanti tra le stradine della Cappadocia: il nostro hotel a Göreme è un piccolo gioiello incastonato tra i camini delle fate, con solo dieci camere, una piscina raccolta e terrazze da cui godere panorami fuori dal tempo. Qui l’ospitalità è di casa: colazioni abbondanti, personale sorridente e tanta tranquillità — finalmente riposiamo davvero! (Roc of Cappadocia, 165 a notte, consigliatissimo)
Dopo esserci sistemati e rinfrescati, ci concediamo una passeggiata tra le vie di Göreme. Cena in un ristorantino tipico: ancora testi kebab, ma la vera sorpresa è un dolce ai fichi arrostiti, ripieni di noci e avvolti da una crema curda irresistibile. Al tramonto, saliamo verso il punto panoramico sopra il nostro albergo. Davanti a noi la valle si svela in tutta la sua magia, tra rocce lunari e sfumature rosate: il tramonto a Göreme è uno spettacolo che lascia senza fiato, una visione da sogno che ci porteremo nel cuore. Così si conclude il nostro primo giorno in Cappadocia: con il cuore colmo di emozioni e la meraviglia negli occhi, ci prepariamo a vivere nuove avventure.
6° giorno: volo in mongolfiera sulla Cappadocia
Ore 3:30 – la sveglia suona quando fuori è ancora notte fonda, ma l’emozione è tale da farmi saltare giù dal letto. Sta per iniziare una delle esperienze che ho sempre sognato: il volo in mongolfiera sulla Cappadocia! Avevamo prenotato tutto dall’Italia, con una compagnia affidabile, la Cappadoccia baloons: 160 euro a testa, volo di un’ora. Puntuali alle quattro, ci vengono a prendere in hotel e ci accompagnano sull’ampio prato da cui decollano decine di mongolfiere. L’atmosfera è magica: nel buio, i palloni colorati si gonfiano piano piano, illuminati solo dai bruciatori. Riceviamo un piccolo pacchetto colazione – succo, brioche, qualche snack – ma la vera colazione è l’attesa, con gli occhi spalancati sull’alba che si prepara. Quando finalmente saliamo a bordo, il cuore batte forte: c’è emozione e un pizzico di timore. E poi si decolla! La Cappadocia si svela dall’alto, tra rocce lunari, valli rosate e decine di altre mongolfiere che ci sfiorano: sembra davvero di volare in un sogno. Il nostro pilota è abilissimo, ci porta fino a 900 metri d’altezza, regalandoci panorami sconfinati e colori indimenticabili. Atterriamo dolcemente, accolti da un brindisi e qualche foto con altri viaggiatori, tra sorrisi e occhi ancora pieni di meraviglia.
Verso le 9 rientriamo in hotel: ci aspetta una colazione abbondante, poi un po’ di riposo prima di ripartire. Pranzo veloce nel nostro ristorante del cuore (Aysel’in Mutfagi a Goreme) – perché qui si mangia davvero bene – e poi via, all’esplorazione della famosa città sotterranea di Kaymakli. Abbiamo scelto questa perché meno turistica di quella di Derinkuyu. Il viaggio in auto dura circa quaranta minuti, con la piccola suspense di non trovare distributori di benzina – e invece, all’improvviso, ne spuntano ben quattro tutti insieme! (prezzo della benzina poco meno che in Italia)
All’ingresso della città sotterranea paghiamo 15 euro a testa, non poco, e decliniamo l’offerta di una insistente guida (65 euro extra: decisamente troppo!). Il percorso, però, è ben segnalato e riusciamo a orientarci senza problemi. È affascinante immaginare la vita in quel dedalo di passaggi, anche se solo una piccola parte è visitabile: il resto resta avvolto dal mistero. Un po’ delusi dal prezzo, ma comunque colpiti dall’atmosfera, ci consoliamo curiosando tra le bancarelle del mercatino all’uscita, dove troviamo piccoli regali a prezzi molto più accessibili rispetto a Istanbul.
Prossima tappa: Uchisar. Arriviamo nel tardo pomeriggio e parcheggiamo ai piedi della rocca, per poi salire a piedi attraverso vicoli punteggiati di hotel scavati nella pietra e boutique di charme. Il castello di Uchisar ci sorprende con scorci spettacolari sulla Valle dei Piccioni, e ci pentiamo un po’ di non averla esplorata a piedi, non sembra essere impegnativa. Ceniamo in un locale molto particolare: una terrazza rustica, tavolini uno diverso dall’altro, un dondolo e una vista mozzafiato sul tramonto che incendia la valle e il castello (Kale Café, consigliatissimo e molto economico). Ancora una volta ci lasciamo conquistare dalla cucina locale: testi kebab per mio marito, io invece provo un gustosissimo gözleme. Dopo cena, rientro in hotel, una bibita fresca sulla terrazza e l’ultimo richiamo del muezzin che accompagna la notte su Göreme.
7° giorno: il canyon della valle di Ihlara
Oggi ci aspetta una giornata di camminata! Decidiamo di spingerci fuori dai percorsi più battuti e ci mettiamo in auto verso la Valle di Ihlara: il paesaggio che ci accompagna è quello dell’Anatolia più autentica, fatta di distese infinite e villaggi sonnolenti. Lungo la strada, tartarughe e cani selvatici ci fanno compagnia, mentre la campagna scorre senza quasi incontrare anima viva. Dopo circa un’ora e mezza arriviamo finalmente all’ingresso della valle. Paghiamo il biglietto (19 euro, valido anche per il Monastero di Selime) e ci avventuriamo giù per una lunga scalinata: trecento gradini ci separano dal fondo del canyon, scavato nei millenni dal fiume Melendiz. L’atmosfera qui è magica: il sentiero, pianeggiante e facile, si snoda tra rocce a picco e rive ombreggiate e dal suono dell’acqua che scorre, e in due ore tranquille raggiungiamo il villaggio di Belisirma. Ci fermiamo per una sosta in uno dei bar sul fiume, caratteristico con divanetti bassi e tavolini colorati a pelo d’acqua. Qui il tempo sembra fermarsi: ci rilassiamo gustando un gözleme caldo e una bibita fresca, immersi nel silenzio e nel verde, mentre l’acqua scorre pigra accanto a noi.
Riprendiamo il cammino verso l’auto (si può anche prendere un taxi da Belisirma a Ihlara), ma la voglia di scoprire non è ancora finita. Decidiamo di visitare il Monastero di Selime, che ci sorprende: tutto scavato nella roccia, con una cattedrale bizantina nascosta tra le pareti di tufo e panorami mozzafiato sulla valle circostante. Storia, mistero e bellezza si fondono in questo luogo fuori dal tempo. Passiamo così l’intera giornata tra natura e cultura, tra canyon e monasteri antichi. Stanchi ma felici, rientriamo in hotel e ci concediamo una cena a base di griglia in un locale di Göreme. Poi, come ogni sera, ci godiamo il fresco sulla terrazza del nostro albergo, mentre le luci della città si accendono piano piano e la voce del muezzin si diffonde nell’aria.
8° giorno: Avanos
L’ultimo giorno in Cappadocia profuma di nostalgia e gratitudine: voglio viverlo fino in fondo, godendo di ogni istante. Mi sveglio prestissimo, prima che sorga il sole, e salgo sulla terrazza dell’hotel. Davanti ai miei occhi, decine di mongolfiere colorate galleggiano silenziose sopra le valli: mi accomodo tra tappeti e cuscini e mi perdo in questa alba che sembra uscita da una fiaba. Dopo colazione partiamo per Avanos, il paese delle ceramiche, celebre per le sue botteghe artigiane. Arriviamo che è ancora presto, le strade sono silenziose e i negozi hanno le serrande abbassate. Ne approfittiamo per passeggiare lungo il fiume, respirando quell’aria sonnacchiosa tipica dei villaggi che si risvegliano piano piano. Verso le dieci le prime botteghe aprono, e ci perdiamo tra piatti decorati, vasi e artigiani che lavorano l’argilla: ci lasciamo tentare e portiamo a casa qualche piccolo tesoro dipinto a mano.
A pranzo assaggiamo le ultime specialità locali, poi attraversiamo il ponte sospeso di Avanos da cui scopriamo che offrono ai turisti la possibilità di attraversare il fiume con tipiche gondole veneziane!! Ovviamente, ci lasciamo intrattenere dal gelataio turco con i suoi giochi e scherzi mentre ci serve il dondurma, un tipico gelato cremoso. Nel pomeriggio torniamo in hotel per una breve pausa, prima di lanciarci in uno degli appuntamenti più attesi: l’esperienza dell’hamam.
L’hamam di Göreme è un viaggio nel viaggio. Paghiamo 60 euro a testa e riceviamo asciugamano e ciabattine. Dopo la sauna, ci perdiamo tra nuvole di vapore e marmo caldo; poi, una signora ci fa uno scrub energico e ci avvolge in una nuvola di schiuma, massaggiandoci con gesti antichi che sciolgono tutte le stanchezze dei giorni passati. Dopo la doccia e un tuffo in piscina, ci rilassiamo nell’angolo tisane, accolti persino da un micio affettuoso che ci fa compagnia. Per l’ultima sera scegliamo il nostro ristorante del cuore: io mi concedo i manti, deliziosi ravioli di carne con salsa di pomodoro e yogurt, e facciamo l’ultima passeggiata tra le botteghe alla ricerca degli ultimi souvenir. Poi, a letto presto: domani si parte, ma la Cappadocia resterà per sempre nel cuore, tra albe dorate, profumo di spezie, e il canto distante del muezzin.
9° giorno: rientro in Italia
È arrivato il giorno della partenza, e la mattina ha il sapore dolce e insieme malinconico degli addii. Dopo una colazione lenta, tra ultimi assaggi di dolci turchi, formaggi locali e un sorso di tè gustato guardando la città che si risveglia, prepariamo le valigie con calma e lasciamo l’albergo con uno sguardo nostalgico. Il viaggio verso l’aeroporto scorre tra chiacchiere, paesaggi che ormai ci sono familiari. Una volta arrivati, le pratiche sono rapide, ma il volo parte con un’ora e mezza di ritardo. Niente panico: abbiamo il tempo di prendere la coincidenza, e il pensiero di rientrare a casa si mescola alla voglia di non perdere neppure un attimo di questa avventura. L’atterraggio a Venezia è previsto per le 19:00, e quando finalmente tocchiamo il suolo italiano sento un misto di stanchezza e gratitudine. La giornata si conclude tra aeroporti, attese e… una piccola sorpresa: una delle nostre valigie manca all’appello! Un attimo di sconforto, poi la buona notizia: la valigia non è stata caricata sull’aereo a Nevşehir, viene ritrovata e recapitata a casa nei giorni successivi grazie ad un solerte corriere. Un contrattempo che, anziché rovinare il ricordo, lo arricchisce di un aneddoto da raccontare.
A chi sogna una vacanza diversa, consiglio dal profondo del cuore questo viaggio: la Turchia è una terra che ti entra nell’anima con i suoi cieli dorati, i profumi di spezie, la gentilezza della gente e i suoi paesaggi da fiaba. Torno a casa con il cuore pieno e la certezza che certe emozioni non passeranno mai.




