Islanda d’aprile… on the road

Tantissimi chilometri alla scoperta dell'Islanda e di tutte le emozioni che riesce a regalare
Scritto da: superlazza
islanda d'aprile... on the road
Partenza il: 18/04/2012
Ritorno il: 27/04/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Inizialmente io e la mia ragazza avevamo programmato il nostro viaggio in Islanda per il mese di luglio, ma una serie di circostanze ci avrebbe costretto ad aspettare fine maggio per poter prenotare voli e alloggi; troppo tardi, troppo rischioso se si considera la limitata disponibilità di ostelli e alberghi e l’alto numero di turismo tra giugno e agosto.

Provo a fare una piccola ricerca, risultato?!? molti ostelli sono quasi completi già da febbraio! La nostra voglia di Islanda però è troppo forte per poter rinviare tutto all’anno prossimo, così sfidando le condizioni meteo e i numerosi (s)consigli trovati su vari forum, fissiamo la data del nostro viaggio: si partirà il 18 aprile! Prenotiamo tutto dall’Italia in maniera “fai da te” e dato che comunque è una meta non del tutto economica, cerchiamo di impostarla sul low cost; riusciamo a cavarcela con un volo milano-copenaghen copenaghen-reykjavik, il primo operato da easy jet, il secondo da iceland express per un totale di 361,17 euro a testa a/r…certo, le quasi sei ore di scalo dell’andata, e le quasi sette del ritorno sono un po’ lunghe, ma risparmiamo quasi 200 euro rispetto ad un volo diretto.

Finalmente il gran giorno arriva, e alle 7.20 decolliamo da mmlpensa, per toccare il suolo islandese alle 16.40 ora locale (due ore indietro rispetto all’Italia).

L’islanda ci da il benvenuto con una bel sole e una temperatuta sui 5°- 6° C; preleviamo qualche corona islandese e subito dopo saliamo sul flybus che in 50 minuti, per 2500 ISK (circa 15 euro) ci porta direttamente davanti all’Einholt Apartments‏, il nostro primo alloggio. Si tratta di un appartamento molto spazioso a pochi passi dal centro di Reykjavik, dotato di wi-fi, camera, bagno e cucina attrezzata: due notti per un totale di 98 euro, prenotato su booking.com.

Siamo molto stanchi per lanciarci in un primo giro della capitale, così scendiamo solo a fare un po’ di spesa nel primo supermercato che incontriamo; a dire il vero rimaniamo un pochino delusi dal suo assortimento, ma la stanchezza non ci da la forza per cercarne altri così riusciamo comunque a fare uscire qualcosa per la cena…in termini di supermercati saremo più fortunati nei giorni seguenti.

Torniamo a casa, ci laviamo, mangiamo e, prima di andare a ricaricare le pile in vista del nostro primo giorno islandese, godiamo dello splendido tramonto che ci regala il sole, ancora poco sopra l’orizzonte nonostante siano quasi le 22.00.

19/04/12: Reykjavik

La sveglia ci tira giù dal letto alle 7.30, e dopo una buona colazione siamo pronti per andare alla scoperta di Reykjavik: la nostra prima tappa è l’ inconfondibile Hallgrimskirkja, una chiesa in cemento davvero originale che offre la possibilità di salire fino alla terrazza panoramica…quale altro modo migliore c’è per ammirrare una città se non dall’alto? Paghiamo le nostre 500 ISK a testa e saliamo: c’è il sole e la temperatura è più o meno come ieri, ma il vento gelido ci ricorda che siamo a nord; la vista invece è a dir poco spettacolare, e spazia sui vivacissimi colori delle case, sul lago Tjornin e sulle catene montuose circostani…Appagati da quanto visto ci riversiamo nella famosa via di Laugavegur per un primo giro di negozi (le donne!), scoprendo però che in Islanda aprono come minimo alle dieci…Ecco perché in giro non c’è ancora anima viva! Ci torneremo più tardi, ora ci dirigiamo nei pressi del lago Tjornin , dove le numerose anatre, i cigni e le oche sono padroni della zona; ci sono molti bambini e non ,che si divertono a dare loro da mangiare. Stiamo un po’ qui a curiosare il tutto, poi ci accorgiamo che dall’altra parte del lago c’è una maratona con un gran numero di partecipanti, e in una saletta li vicino stanno organizzando una sorta di rinfresco con tanto di giochi da tavola..che teneri pensiamo, nonostante sia una capitale si respira l’atmosfera di un paesino!!!

Si fanno le undici e torniamo in centro: ora i negozi sono aperti e c’è perfino traffico!!! La via è ordinata e pulita e tra abbigliamento e i classici negozi di souvenirs dove acquistiamo le prime calamite da attaccare al frigorifero, la passeggiata si rivela molto gradevole …non fatevi illusioni però, a parte i maglioni fatti con pura lana islandese che costano parecchio, non ci sono grandi occasioni; ma d’altro canto, in Islanda non si viene certo per fare shopping.

Ci fermiamo a mangiare un piatto misto in un posto vegetariano consigliato dalla nostra inseparabile guida spendendo 2900 ISK, ci riposiamo un pochino e poi ci dirigiamo al Perlan, altro punto panoramico leggermente fuori dal centro ma raggiungibile anche a piedi in venti minuti oppure con l’autobus 18; dal momento che la nostra attesa alla fermata del bus aveva raggiunto i quaranta minuti, decidiamo (meglio tardi che mai) di andare a piedi. Qui l’ingresso è gratuito e, dalla terrazza, si gode di una vista differente rispetto quella della Hallgrimskirkja: a saltare agli occhi infatti non sono i tetti delle case, ma l’ampiezza del panorama circostante e la parte posteriore dell’enorme chiesa.

Dobbiamo essere in centro prima della sette(orario di chiusura) per fare la spesa; ci siamo un po’ informati e abbiamo scoperto la migliore catena di supermercati del paese: si tratta di bonus, inconfondibile ,ha come logo un simpatico maialino. E’ davvero conveniente,sia per assortimento che per prezzi; ad ogni “rifornimento” difficilmente abbiamo superato le 3000 ISK. Compriamo delle svizzere di pesce ,i biscotti e la marmellata per la colazione, un sugo pronto per condire la pasta che ci siamo portati da casa (meglio avere delle scorte quando si viaggia a tappe) e uno skyr, una specie di yogurt islandese gustosissimo simile, per gusto, al nostro fruttolo.

La giornata ora volge al termine, da domani inizierà il nostro giro dell’ Islanda.

20/04/12 : Golden circle – Vik

Alle 8.50 sono davanti all’ufficio di procar a ritirare la macchina noleggiata tramite autoeurope; sei giorni per 277 euro, davvero un buon prezzo considerati gli altri in cui ci eravamo imbattuti. Carichiamo la nostra Hyundai i10 (con tanto di gomme chiodate) e siamo pronti a macinare i nostri primi Km in giro per l’Islanda: prima tappa? Ovviamente il famoso parco nazionale di Thingvellir, luogo dove i vichinghi fondarono il primo parlamento democratico del mondo. Imperdibili, e impossibili da non vedere, sono le numerose spaccature di zolle tettoniche che attraversano il parco che separano il continente nord americano da quello euro asiatico. Iniziamo dal punto panoramico acconto al centro multimediale, dove incontriamo un simpatico signore dell’Arizona che, in maniera scrupolosa ci scatta numerose foto con il parco sullo sfondo. Seguiamo poi il sentiero che costeggia la fenditura dell’Almannagja e arriviamo alla piccola cascata di Oxarafoss e, come prima cascata del nostro viaggio islandase rimaniamo sotto di essa per quasi mezz’ora, ma è giusto un antipasto se paragonata a quella che vedremo più tardi.

Torniamo indietro, verso la chiesetta simbolo del parco che compare in molte cartoline: si tratta di una delle prime chiese erette in Islanda; purtoppo l’interno è visitabile solo nel periodo estivo..

L’orologio segna le 12.15, torniamo alla macchina e dopo una cinquantina di minuti arriviamo a Geysir, una delle zone più visitate d’ Islanda. Bocche fumanti e pozze d’acqua ribollenti, ecco cosa ci attende al nostro arrivo. Ci incamminiamo verso lo Strokkur, un geyser che “spara” acqua al massimo ogni sette minuti, e mentre meno ce lo aspettiamo una sua “esplosione” ci sorprende. Restiamo a godercene almeno altre cinque o sei; è la prima volta che vediamo un geyser, e vi assicuro che è a dir poco emozionante.

Complice la fame saliamo in macchina e andiamo alle cascate di Gullfoss, ultima tappa del cosiddetto circuito d’oro; qui abbiamo letto che il Gullfoss cafè serve delle ottime zuppe: ne prendiamo due di asparagi, con pane e crostini..davvero un toccasana quando fuori ci sono 5 gradi. A proposito del tempo, fino ad ora siamo stati molto fortunati..temperatura fredda ma sopportabilissima ma soprattutto cielo sereno (e noi che pensavamo di non vedere mai il sole).

Tornando a noi, paghiamo 2550 ISK e scendiamo alle cascate..rimaniamo letteralmente a bocca aperta: l’acqua,che arriva direttamente dal ghiacciaio Langjokull (peraltro visibile dal Gullgoss cafe), scende veloce in una profonda spaccatura, dalla quale si alza un meraviglioso arcobaleno a rendere il tutto più che fiabesco. Ci avviciniamo il più possibile alla gola , punto migliore per godersi pienamente il salto dell’acqua all’interno di essa. Dopo circa trecento foto, a malincuore, dobbiamo andarcene; il tempo è volato, sono già le 16.00 e ci sono ancora 200 Km che ci separano da Vik, dove passeremo la notte..Avevamo programmato di tornare sulla strada n 1 (la strada principale che fa il giro di tutta l’isola) scendendo dalla strada numero 30; peccato però che questa ,come alcune altre strade dell’ Islanda da settembre a fine maggio, si è rivelata chiusa ,facendoci così allungare di qualche Km..Meglio evitare anche la tappa ad Eyrarbakki, piccolo paesino di pescatori, altrimenti rischiamo davvero di arrivare all’ostello oltre l’orario limite per il check in. Facciamo solo una piccola sosta in un piccolo supermarket dietro una stazione di servizio vicino ad Hella e poi ripartiamo…

Lungo la strada, cascatine che scendono da ogni parete, immensi spazi, cavalli (fedeli compagni dell’intero viaggio) e a un certo un punto sulla nostra sinistra, l’ormai noto vulcano Eyjafjallajökull, segnalato con un cartello.

Poco prima delle 20.00 arriviamo allo youth vik hostel, della catena hostelling International, prenotato su hostel.is: appena 50 euro in due per una camera doppia in sacco a pelo con bagno in comune ,cucina e wi-fi. L’ostello sembra essere al completo e prima di andare a dormire scambiamo qualche parola con un ragazzo di Hong Kong sfoderando il nostro inglese “maccheronico”. Questo sarà l’unico alloggio in cui avremo “compagnia”; da domani infatti il nostro viaggio assumerà caratteri da potersi tranquillamente definire “per pochi intimi”.

Piccola considerazione riguardo le strade islandesi: la maggior parte dei km fatti oggi, sono stati percorsi in solitaria e difficilmente abbiamo incontrato altri mezzi al di fuori dei piccoli centri abitati. Questo permette di poter calcolare abbastanza bene i tempi di percorrenza tra una tappa e l’altra (sempre se non trovate qualche strada chiusa come è successo a noi oggi ovviamente).

21/04/12: Vik – Skaftafell – Hofn

Nella notte una leggerissima nevicata ha imbiancato la cima delle collinette circostanti, facendo abbassare la temperatura di qualche grado rispetto ai giorni scorsi…

Dopo colazione, e con ancora nel naso l’odore delle uova con la pancetta dei tedeschi, imbocchiamo lo sterrato che ci porta alla stupenda spiaggia di sabbia nera di Reynisfjara che si affaccia sull’ atlantico, e subito lo sguardo va ad ovest, verso l’arco roccioso di Dyrholaey; poi, con nostra grande fortuna, dopo poco, gli unici turisti presenti oltre noi, vanno via e riusciamo ad apprezzare tutto ciò che questo angolo di costa ha da offrire godendo del massimo silenzio; a dire il vero però non siamo soli: sopra le colonne di basalto abbiamo l’onore di vedere i nosri primi puffin, o pulcinelle di mare se preferite..armati di binocolo cerchiamo di “squadrarli” il più possibile,ma quando credi di averli messi a fuoco, ecco li che spiccano il volo. Trascorriamo qui quasi un’ ora ad ascoltare e ad ammirare ogni minima cosa, poi, stremati dal fortissimo vento torniamo a recuperare la macchina; circa centocinquanta Km ci separano dallo Skaftafell National park, dove alle 13.30 abbiamo appuntamento con il personale di mountaine guides che ci accompegnarà nell’escursione (prenotata sul sito mountainguide.is per 6500 ISK a testa) sul Svinafelssjokull, una lingua di ghiaccio del Vatnajokull, il secondo ghiacciaio più grande d’ Europa. Già lungo la strada si può intuire la sua grandezza; le sue numerose “lingue” sono visibili già da parecchi Km di distanza e il pensiero che sotto di esso giacciono numerosi vulcani attivi fa riflettere sulle conseguenze che potrebbero causare eventuali eruzioni.

Arriviamo alla cabina della mountaine guides con un’ora di anticipo in modo da poter mangiare qualcosina prima di iniziare l’escursione. Purtoppo però scopriamo che il centro visitatori del parco ha la cucina chiusa, nonostante sulla nostra guida avessimo letto che faceva ottime zuppe, così dobbiamo arrangiarci con quanto di mangiabile le nostre provviste offrano, vale a dire, biscotti, crackers e una mela; non sicuramente il massimo, ma almeno non moriremo di fame.

Le 13.30 arrivano abbastanza presto, e insieme a noi ci sono almeno altre dieci persone, tra i quali i cinesi che erano con noi all’ostello di Vik. Ci vengono distribuiti i ramponi e poi tutti a bordo del pulmino che in dieci minuti ci porta all’inizio della nostra escursione; per la sua intera durata (e anche in tutto l’arco della giornata) le condizioni meteo ci graziano ancora una volta, alternando momenti di cielo coperto ad altri di sole. Ad eccezione dei problemini iniziali nell’allacciare correttamente i ramponi, la “camminata” non presenta la minima difficoltà e Stephan (la nostra guida) ci porta nei migliori punti per immortalare le vette circostanti, nei pressi di alcune gallerie e crepe formate dallo scioglimento del ghiaccio.

Dopo due ore circa siamo di nuovo al posteggio, consumiamo l’ennesima mela e alle 16.45 ci mettiamo in cammino verso la laguna di Jokulsarlon. Questo tragitto, di nemmeno 100 Km, è forse il più suggestivo di tutto il viaggio: lungo di esso infatti, il Vatnajokull fa da sfondo, con tanto di minacciose vette innevate (forse sarebbe meglio dire ghiacciate) che mi distraggono spesso dalla strada, e quando arriviamo alla laguna lo spettacolo è impagabile…Ci saranno al massimo 2° C, e il forte vento spinge numerosi iceberg in un lento, lentissimo movimento; alcuni fanno da “poltrona” agli uccelli, altri si distinguono per forme particolari, e altri ancora per la molteplicità di colori, e dietro tutto ciò, sempre le solite vette del ghiacciaio a fare da cornice! Rimaniamo un po’ ad ammirare il tutto dal posteggio proprio fuori dalla ring road che offre una posizione rialzata, poi ci dedichiamo ad una passeggiata sulla riva aguzzando la vista nel vano tentativo di vedere qualche foca. Decine di foto (non bastano mai), e poi via verso Hofn , un piccolo paesino dell’ Islanda sud-orientale ,che conta una popolazione di 1600 abitanti. Alloggiamo presso l’ Hofn Inn guesthouse, un albergo nuovissimo prenotato su booking.com, per un totale di 90 euro in una doppia con colazione (servita nella guesthouse Hvammur) e scopriamo in poco tempo di essere gli unici a passare la notte qui. Questa volta non abbiamo la cucina, ma in paese troviamo un ottimo posto dove mangiare : si chiama Kaffihornid, e serve ottimi piatti caldi e invitantissimi gelati; noi prendiamo il pollo condito in una salsetta di funghi niente male. Paghiamo il conto (6000 ISK) e ce ne torniamo in camera.

22/04/12: Hofn – Seyðisfjörður

Hofn nel periodo estivo offre l’opportunità di prendere parte a birdwatching e giri in quad nella spiaggia di Sudurfjorur…peccato però che siamo in aprile e, come tutta la parte sud-orientale di Islanda che attraverseremo oggi, Hofn non ha molto da offrire in termini di escursioni. Dobbiamo quindi arrangiarci: ci lanciamo in una camminata in uno dei numerosi sentieri del promontorio di Osland (poco distante dal porto) a caccia dei numerosi uccelli presenti nella zona…Ne vediamo alcuni davvero particolari con il becco di un arancione molto acceso con il corpo bianco e nero, ma nel complesso, complice forse il fortissimo vento che non ci invoglia a trattenerci ulteriormente, rimaniamo un po’ delusi e facciamo dietrofront.

Prima di partire facciamo rifornimento alla macchina e poi iniziamo la marcia verso Seyðisfjörður, un paesino di 700 anime nei fiordi orientali. L’intenzione, al contrario di quanto avvenuto nei giorni scorsi, è quella di arrivare nel pomeriggio, in modo da poterci riposare un pochino di più dai Km fatti, ma nonostante la distanza non sia eccessiva (meno di 200 Km), la strada si rivelerà più lunga del previsto…

Da Djupivogur si inizia a vedere il primo fiordo, e poco più avanti la ring road ci riserva il suo primo piccolo pezzo di sterrato; arriviamo poi ad una specie di biforcazione dove i cartelli indicano che Egilsstadir, cittadina da cui parte la strada per Seyðisfjörður, è raggiungibile prendendo entrambe le strade solo che una ha il pregio di fare risparmiare circa 30 Km! Ovviamente prendiamo quella più breve,sterrata come l’altra, ma in salita (e che salita), con la conseguenza che dopo qualche Km ci ritroviamo in un paesaggio completamente ricoperto di neve e come se non bastasse inizia anche cadere qualche fiocco…Nella nostra cartina ,di questa strada non vi è traccia ,e analizzando la situazione pensiamo sia meglio tornare indietro e prendere l’altra strada; nonostante questo ci farà perdere almeno mezz’ora, siamo ampiamente ripagati dalla splendida vista sul fiordo che si gode durante la discesa, e da una piccola cascatina fra la neve.

La stanchezza si fa sentire, sono ormai quasi due ore che siamo in macchina e non siamo nemmeno ad Egilsstadir; così facciamo una piccola sosta in una piazzuola proprio vicino al mare ,dove consumiamo il nostro pranzo a sacco, scrupolosamente ricavato dalla colazione di questa mattina…e fortuna che l’abbiamo fatto ,altrimenti ci saremmo dovuti cibare delle provviste anche oggi; lungo la strada infatti non abbiamo incontrato nulla :ne stazioni di servizio, ne supermercati, ne posti dove mangiare!

Ci rimettiamo in marcia, e indovinate un po’? La strada inizia ad inerpicarsi e in poco tempo siamo di nuovo in alto, circondati dalla neve. Capiamo che per raggiungere Egilsstadir non c’è altra soluzione, ma soprattutto ci rendiamo conto che se prima non avessimo abbandonato l’altra strada pensando che fosse solo per veicoli 4×4, a quest’ora forse saremmo quasi a destinazione… Poco male, proseguiamo, e da Egilsstadir, la strada n.93 che porta a Seyðisfjörður è qualcosa di indescrivibile: ci ritroviamo di nuovo su un passo in quota, con attorno il doppio, o forse addirittura il triplo di neve rispetto a prima; e questa volta c’è anche una nebbia abbastanza fitta che ci fa rallentare notevolmente! Avevamo letto che questa strada seguendo un fiume fino a valle , regala ottime vedute su di esso e sulle sue cascate; noi il fiume non riusciamo a vederlo perché coperto dalla neve, ma una volta usciti dalla nebbia vediamo il salto di una cascata nel bel mezzo di un deserto bianco…lo definirei incantevole!

Arriviamo finalmente alle 15.45 , dopo quasi 5 ore, all’ostello Hafaldan, anch’esso della catena hostelling International! Dato che anche qui siamo gli unici ospiti del giorno, la gentile signora ci da la possibilità di scegliere la camera che preferiamo. Spendiamo 8000 ISK per una doppia in sacco a pelo e il fatto di essere da soli ci farà apprezzare al meglio l’ostello e soprattutto la tranquillità in cui è immerso.

Verso le 18.00 usciamo alla ricerca di un negozio aperto: abbiamo bisogno del latte per cucinare il purè; la temperatura è vicinissima allo zero e nevica leggermente (era ora finalmente)! Ci fermiamo, come due bambinetti divertiti, in un parchetto vicino alla scuola e successivamente troviamo il latte in una stazione di servizio frequentata da ben due commesse e due clienti affamati di pizza! I tanti e scomodi Km di oggi ci hanno stancato parecchio,così torniamo all’ostello a goderci una indimenticabile cena proprio sopra le scure acque del fiordo e le piccole casette di legno che compongono il villaggio.. Visto da qui sembra quasi uscito da una fiaba.

23/04/12 : Seyðisfjörður – Myvatn – Husavik

Questa mattina la sveglia suona alle 6:45 , così da non partire tardi verso il lago Myvatn.

Dopo colazione, dedichiamo un’ oretta a foto ed esplorazione del paesino; troviamo un punto panoramico che ci permette di avere la piccola Seyðisfjörður ai nostri piedi : l’intero abitato , con le sue antiche casette di legno è appoggiato ai piedi del fiordo, e da qualsiasi punto lo si guardi la prima cosa che salta agli occhi è l’inconfondibile chiesetta azzurra; passiamo poi davanti alla scuola, ci sono tre biciclette posteggiate fuori e ci domandiamo ironicamente (ma nemmeno più di tanto) se si tratti degli unici alunni presenti … Verso le 9:00 lasciamo Seyðisfjörður con un bel -2° C e la neve che cade leggera , e riguadagniamo la strada n.1 in direzione del lago..Ben presto ci troviamo a dover guidare in mezzo ai campi di lava e dopo due ore arriviamo a destinazione venendo accolti, oltre che da vento e freddo, anche da una fortissima puzza di zolfo!

In questa zona ci sono tantissime cose da vedere e, purtroppo, mezza giornata non è sufficiente per potersi dedicare ad ogni cosa… Riusciamo comunque a fare un bel giro: dopo aver preso qualche cartina al centro visitatori, iniziamo la nostra visita partendo dai campi di lava di Dimmuborgir, facilmente accessibili grazie a vari percorsi segnati che ne attraversano il paesaggio; si tratta di “sagome” laviche di svariate forme generate da vecchie fuoriuscite di lava dai crateri circostanti. Ci spostiamo poi nella parte meridionale del lago dove ci sono numerosi coni dalla forma vulcanica chiamati pseudo crateri, e anche qui troviamo dei sentieri che permettono di esplorarli con facilità.

Stremati dal vento, sempre nostro inseparabile compagno di viaggio, optiamo per andare a ristorarci con una bella zuppa calda da Gamli baerrin, un accogliente ristorantino poco distante dal centro visitatori. Il menu del giorno prevede tre zuppe: asparagi, agnello e pomodoro. Io replico con quella di asparagi, la mia ragazza si lancia su quella al pomodoro… Al contrario di quanto la nostra cultura culinaria ci insegna, devo dire che durante questi giorni in Islanda stiamo sfoggiando una passione viscerale per le zuppe. Paghiamo 3980 ISK ai commessi, che teneramente si impegnavano a ricamare la scritta sulla lavagna “soup of the day”, e ripartiamo; questa volta saliamo sulla cima dell’ Hverfell (visibile già dai campi di Dimmuborgir), un cratere formatosi da una potentissima eruzione di 2500 anni fa, e devo ammettere che quando si è lassù in cima si prova una sorta di timore misto a rispetto, tanto è grande il diametro.

Ritorniamo ora alla macchina, siamo indecisi se andare al Krafla (un vulcano attivo) o dirottare sulle cascate di Dettifoss nel parco di Jokulsargljufur, le quali ora sono facilmente raggiungibili grazie alla strada (costruita in mezzo al nulla totale) da poco asfaltata; avevamo letto infatti di persone che hanno dovuto affrontare una strada ai limiti della percorribilità per raggiungerle, dovendosi fare tutti i 25 Km in seconda… Adesso è completamente asfaltata, si deve solo convivere con le numerose pietroline che sbattono nella carrozzeria. Optiamo quindi per le cascate, e quando arriviamo al parcheggio scopriamo di essere gli unici ad essersi spinti fino a qui.. Lasciamo la macchina e imbocchiamo il sentiero completamente coperto di neve/ghiaccio ma ben segnato da paletti gialli, il cielo carico di neve e un vento che soffia come non mai, con il risultato che sembriamo due sherpa che attraversano chissà quali posti ostili!

Dettifoss è nota per essere la cascata con la maggior portata d’acqua d’ Europa…Purtroppo però molta acqua è ghiacciata e quindi la cascata non riesce a mostrarsi in tutta la sua potenza, ma nonostante ciò il quadro generale è emozionante: essere li, da soli, circondati dal ghiaccio sopra una cascata , e sentire come unico rumore il salto dell’acqua è particolarmente suggestivo. Tornando indietro indovinate un po’ chi incontriamo!? i soliti cinesi dell’ostello e del ghiacciao, che più infreddoliti che mai ci danno il cambio alla visita della cascata.

Ci mettiamo in viaggio verso Husavik, paesino di 2300 persone nel nord est dell’ Islanda , ma prima ci fermiamo al supermercato vicino al solito centro visitatori del lago per fare un po’ di spesa .

Lasciamo la strada n.1 per imboccare la n.87, e dopo alcuni tratti di sterrato, in mezz’ora arriviamo alla magnifica Sigtun guesthouse, prenotata su www.guesthousesigtun.is. Rimaniamo colpiti dalla cordialità dei proprietari, i quali inizialmente hanno intenzione di non farci pagare in quanto siamo i loro primi “guests” dell’anno, ma dopo nostre pressioni accettano i soldi, facendoci comunque pagare 10000 ISK anziché 13500 per una doppia con cucina e bagno in condivisione, wi-fi e colazione inclusa, che si rivelerà più che abbondante! Qui non siamo proprio da soli: con noi ( in un’altra stanza ovviamente) c’è un ragazzo polacco che scopriamo essere li per lavoro, quindi effettivamente siamo proprio i loro primi guests dell’anno!!!

Dopo mangiato rimaniamo a lungo in cucina a rilassarci un po’ prima di scivolare in una bella dorminta.

24/04/12 : Husavik – Akureyri – Reykir

Alle 9:30 in punto siamo davanti agli uffici della Gentle Giants per prendere parte al whale watching (escursione prenotata tramite il sito per 50 euro a testa). Stamattina fa molto freddo, e appena mettiamo piede sulla barca inizia a nevicare con insistenza. Oltre noi ci sono solo i due membri dell’ equipaggio: il capitano e una ragazza tedesca che da Aprile ad Agosto ci spiega che lavora qui a Husavik. Ci vengono consegnate le tute anti vento (l’acqua non la tengono assolutamente, quindi vi consiglio di mettervi un k way sotto se non volete rientrare con i pantaloni completamente bagnati come noi) e partiamo! Nonostante sia suggestivo salpare dal porto di Husavik sotto la neve, fortunatamente dopo poco smette , ma il vento continua a soffiare incessante rendendo il mare non proprio calmissimo!!! Fino ad ora nessun avvistamento, ci spiegano che questo forte vento li rende difficili; ci portano comunque nei pressi delll’ isolotto dei puffin..ce ne sono tantissimi, alcuni volano goffamente proprio davanti alla barca, altri sono fermi sulla piccola isola! Il capitano, vedendo la mia ragazza un po’ provata dal mare chiede se vogliamo provare a continuare o se preferiamo tornare indietro. Proviamo, vorremmo vedere almeno una balena, ma purtroppo dopo due ore di navigazione, il capitano stesso ci fa intendere che sarà molto difficile vedere qualcosa, così gettiamo la spugna e torniamo indietro. Solo il 3% dei visitatori non avvistano niente, e noi purtroppo siamo tra questi. Nonostante ciò è stata comunque un’ esperienza (anche se la mia ragazza non la pensa proprio come me), grazie anche alla disponibilità e la simpatia dei due membri dell’equipaggio coi quali abbiamo parlato per tutta la durata dell’escursione…e poi abbiamo visto i puffin !

Rientriamo in porto e la ragazza , dal momento che la nostra escursione si è conclusa con zero avvistamenti, ci rilascia un buono senza scadenza che qualora tornassimo a Husavik ci darebbe il diritto di rifare whale watching gratis… chissà,magari un giorno… Prima di salutarci ci consiglia di mangiare da Salka, un ristorante proprio li vicino, dicendoci che fa degli ottimi piatti di pesce; ovviamente seguiamo il consiglio , e dopo esserci messi dei pantaloni asciutti entriamo; prendiamo una zuppa d’astice e una specie di piadina ai frutti di mare. Entrambi sono a dir poco squisiti, soprattutto la zuppa! Paghiamo 2890 ISK e verso le 14:00 lasciamo Husavik in direzione Akureyri e vedere dallo specchietto retrovisore il piccolo porticciolo allontanarsi mi fa pensare a quanto siamo stati sfortunati nel non vedere le balene. Era una cosa a cui tenevamo particolarmente, ma questa volta la fortuna ci ha voltato le spalle, e purtroppo il nostro itinerario non ci permette nemmeno di tornare a Husavik l’indomani. Ce ne facciamo una ragione e verso le 15:00 arriviamo ad Akureyri che, con i suoi 16000 abitanti è la seconda città di Islanda e in effetti, dopo giorni a spasso per questa terra, avvicinandoti a questa città si ha la sensazione di arrivare in una metropoli e le numerose casette colorate che si vedono da lontano e un inizio di traffico più intenso contribuiscono a dare questa illusione.

Posteggiamo la macchina in una stradina sopra il centro e facciamo un giretto nei dintorni; anche se il termometro segna 3° C, non resistiamo alla voglia di un gelato, e poco dopo iniziami il tour dei negozi di souvenir (non li incontravamo da Reykjavik) e qualche altra boutique di lana e abbigliamento vario . Per la strada non c’è quasi nessuno e ad essere sinceri ci aspettavamo qualcosina in più da questa cittadina. Strada facendo troviamo Bonus, il nostro supermercato preferito e cogliamo l’occasione per rimpinguare i nostri sacchetti di provviste; a quanto pare, la maggior parte degli abitanti è qui dentro a fare la spesa pensiamo vedendo la coda alle casse.. Usciamo con il sacchetto pieno di roba e spendiamo l’equivalente di soli 12 euro ,alla faccia di chi dice che fare la spesa in Islanda è costosissimo!

Arriviamo verso le 20.00 all’ostello Saeberg della catena Hostelling International: solita doppia in sacco a pelo con cucina e bagno in comune per la modica cifra di 41 euro, ma anche qui, nemmeno a dirlo, siamo da soli. Non c’è nemmeno la proprietaria che fugge via dopo averci fatto il check in.. anzi a giudicare dalla posizione, sembriamo proprio sperduti. L’ostello infatti , qualche Km più a sud di Hvammstangi e a 1 Km dalla ring road, è in una posizione del tutto isolata, proprio ai piedi del piccolo fiordo Hrutafjordur. Inutile dire che la pace e il silenzio di questo posto sono quasi assordanti!

25/04/12 : Reykir – Vatnsnes – Reykjavik

Questa mattina facciamo suonare la sveglia una mezz’oretta più tardi e dopo una libidinosa colazione in solitaria lasciamo l’ostello accompagnati da una leggera ma decisa nevicata; la giornata di oggi prevede il rientro nella capitale, ma prima dobbiamo fare una scelta: andiamo al parco nazionale di Snaefellsjokull a quasi tre ore da qui, oppure ci dedichiamo all’ avvistamento delle foche nella penisola di Vatnses 30 Km più a nord?! Certo, escluderne una è un vero peccato, ma la nostra tabella di marcia purtroppo non ci consente di vedere entrambe le cose, così spinti dalla voglia matta di rifarci per il mancato avvistamento delle balene di ieri, optiamo per andare a vedere le foche, in quello che è il luogo che ne ospita la più grande colonia del paese…Imbocchiamo quindi la strada sterrata n 711 che da Hvammastangi arriva fino a Hindisvik, proprio sul punto più settentrionale della penisola, e nonostante i Km non siano tanti, le precarie condizioni dello sterrato ci fanno arrivare a destinazione solo dopo quaranta minuti abbondanti.

Purtroppo però troviamo una sorpresa: il sito è stato da poco chiuso al pubblico poiché l’alto numero di turisti che vi si riversava ha causato il progressivo allontanamento delle foche dalla costa. Ok, incassiamo il colpo ma non ci diamo per vinti; poco più a sud mentre venivamo in su abbiamo visto una stradina che scendeva verso il mare indicata da un cartello con sopra disegnata una foca. Lì probabilmente ci saranno! Non passano dieci minuti e posteggiamo la macchina vicino a quella che sembra essere una fattoria , imbocchiamo il sentiero e scendiamo. Camminiamo per circa dieci minuti lottando contro un vento gelido e più deciso che mai e finalmente in lontananza, vicino a degli scogli, notiamo dei movimenti; prendo il binocolo e una buffa foca con la pancia bianca è spaparanzata a pochi passi dall’ acqua..guardo meglio e ne scovo altre..ce ne saranno almeno una quindicina.

Con passi felpati ci posizioniamo su alcuni scogli a un cinque, sei metri sopra il mare in modo da poterle osservare come meglio non si potrebbe… alcune si accorgono della nostra presenza, ma mostrano una certa curiosità ; ce ne sono due in particolare che nuotano proprio sotto di noi come se volessero farsi fotografare..la maggior parte invece se ne sta in panciolle sulle piccole porzioni di sabbia che sorgono nel bel mezzo del mare a godersi il sole che da un po’ si è fatto spazio nel cielo!

Questa è forse la sensazione più bella e forte che ricorderemo di tutta l’ Islanda: siamo noi due da soli, sopra questi scogli ad ammirare le foche nel loro habitat, in un silenzio interrotto solo dal forte soffiare del vento e dal delicato rumore dell’ acqua…Non vorremmo più andarcene, passiamo tre quarti d’ora in silenzio a guardare e scattare foto ,con il risultato che le mie povere dita , infreddolite e prive di guanti, quasi si stacchino!

All’una e mezza facciamo ritorno alla macchina e consumiamo il nostro pranzo a sacco, così verso le 14:00 iniziamo a percorrere i circa 220 Km che ci separano da Rejkyavik dove arriviamo poco prima della 17:00; Devo ammettere che dopo sei giorni in cui non abbiamo incontrato nemmeno un semaforo, dover fare i conti con il traffico della capitale nell’ ora di punta, nonostante sia una città molto tranquilla, è un po’ come essere proiettati di colpo nel centro di New York.

Posteggiamo la macchina proprio in una via a ridosso del centro per appena 80 ISK all’ora e raggiungiamo il nostro appartamento, questa volta le eccellenti recensioni riguardo l’Apartments K ci hanno spinto ad alloggiare proprio qui, e infatti rimaniamo entusiasti: si tratta di appartamenti nuovissimi e di design davvero originale dotati di qualsiasi cosa , per una spesa di appena 85 Euro in due per due notti, prenotato tramite Booking.com. Ci prendiamo mezz’ ora di relax, dopodiché scendiamo a fare un giretto prima di terminare la giornata al supermercato, a caccia delle provviste per questo ultimo giorno e mezzo in terra islandese.

26/04/12: Reykjavik (blue lagoon)

1947 Km percorsi per 31000 ISK di benzina: ecco i dati relativi al nostro giro in senso antiorario dell‘Islanda durante il periodo del noleggio. Alle 9:00 ci presentiamo davanti al punto Procar per riconsegnare la macchina, più sporca e infangata che mai e dopo, con molta calma giriamo un po’ per i negozietti della città in cerca degli ultimi gadget; alle 12:30 il pulmino di bus travel (prenotato su bustravel.is per 2500 ISK a testa a/r) ci passerà a prendere per portarci alla blue lagoon, 47 Km più a sud di Reykjavik. L’ora X arriva abbastanza presto e, anche se il freddo e la leggera pioggerellina di oggi non farebbero di certo venir voglia di mettersi in costume, potete stare tranquilli che è la condizione ideale per immergersi nelle calde acque di questa spa geotermale incastonata in un campo di lava.

L’ingresso è di 30 euro a persona compreso l’armadietto dove poter lasciare le proprie cose, e in più c’è la possibilità di noleggiare asciugamano e accappatoio qualora non ne siate muniti. Andiamo ognuno nei rispettivi spogliatoi e dopo la doccia obbligatoria, siamo pronti ad entrare; proprio poco prima di accedere all’area esterna c’è un display che segna la temperatura dell’ aria e quella dell’ acqua, la prima è di 4° C, la seconda di 39° C (però ha smesso di piovere). Il “problema” è che dalla porta all’ingresso in acqua dobbiamo affrontare i 4° C in dieci lunghissimi metri in costume da bagno. Non bisogna esitare, apro la porta e mi lancio verso l’acqua, mentre invece la mia ragazza, un po’ più diffidente, mi raggiunge solo dopo una manciata di minuti. Una volta dentro non si vorrebbe più uscire, passiamo più di due ore tra bagni di vapore, cascate d’ acqua bollente, e nuotatine, il tutto circondati dal denso fumo prodotto dal calore dell’acqua e con la faccia ricoperta dei fanghi disponibili a bordo vasca! La fortuna vuole che proprio poco dopo che ce ne andiamo, un nutrito gruppo di turisti fa il loro ingresso alla laguna; fino ad allora ve ne saranno stati al massimo trenta, inclusi noi.

Aspettando le18:00, orario di partenza del pullman per rientrare in città, ci gustiamo una tortina al cioccolato sorseggiando un te caldo, nel bar all’interno della struttura, e guardando al di là del vetro, quell’acqua fumante circondata da campi di lava dove poco prima ci rilassavamo beati, un po’ malinconicamente, anzi, molto malinconicamente, mi viene da pensare che questa è davvero la fine del nostro viaggio. Un viaggio indimenticabile in una terra, inutile dirlo, che ci ha saputo regalare emozioni forti; e proprio queste emozioni un domani, forse, chissà, ci spingeranno nuovamente qui, magari per visitare l’ interno e magari per saldare il conto aperto che abbiamo con le balene di Husavik..o magari anche solo per respirare ancora una volta l’ aria islandese… E l’indomani mattina, vedere dall’oblò del finestrino dell’ aereo l’Islanda farsi sempre più piccola sotto di noi è una fitta al cuore… Arrivederci!

Considerazioni generali:

Visitare l’Islanda in aprile può avere i suoi contro, come ad esempio l’impossibilità di visitare l’interno, l’orario ridotto di alcuni tour operator che organizzano escursioni oppure il dover fare i conti con condizioni meteo non proprio amichevoli, anche se in tutta onestà noi non possiamo affatto lamentarci, anzi. Come dicevo però questo periodo ha anche i suoi pro, e non sono pochi: non dovrete condividere le vostre giornate con flotte di turisti, il che vi permetterà di godere al meglio della natura islandese ; non avrete il problema di trovare gli alloggi esauriti da mesi (a parte alcuni che aprono solo da maggio ad agosto) e, particolare non da poco, spenderete circa la metà rispetto ai mesi estivi (la nostra spesa complessiva di tutto, e per tutto intendo proprio tutto, è stata tra i 1100/1200 euro a testa). Certo, non si vede il sole di mezzanotte, ma comunque sia, già in questo periodo si gode di giornate molto lunghe (almeno fino alle nove e mezza dieci)…

Riguardo le strade, infine, è importante sapere che anche nelle zone più fredde e innevate, le carreggiate erano perfettamente pulite e sicure!

Qualora abbiate bisogno di qualsiasi chiarimento questo è il mio indirizzio e-mail: superlazza88@hotmail.it. Sarò felice di aiutarvi



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