Islanda in primavera
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24 aprile 2012
Ore 7.35: volo Milano Linate – Londra Heathrow con Alitalia, arrivo a Londra alle 8.20 al terminal 4. Per spostarsi dal terminal 4 all’1 si prende il treno sotterraneo gratuito Heathrow Express. Ore 13.00: dal terminal 1 volo Londra Heathrow – Reykjavik con Icelandair (€ 282,00), arrivo a Reykjavik alle ore 14.45 (2 ore in meno rispetto all’Italia). Arrivo all’aeroporto internazionale di Keflavik (molto bello, con pavimenti in legno e grandi vetrate) dove ci aspetta l’addetta (senza calze) al noleggio auto (Atak, € 583,00 per 10 giorni, Suzuki Gran Vitara). Temperatura 8° C, nuvoloso, pioviggina ed esce il sole. Da Keflavik a Reykjavik km 48. A Reykjavik: Tjörnin, un tranquillo laghetto nel cuore della città popolato da oltre 40 specie di uccelli migratori. Sólfar, la “Nave del sole” di Jón Gunnar Árnason, simile a una nave, posto di fronte all’oceano Atlantico e al monte Esja. Hallgrímskirkja, l’immensa chiesa in cemento che domina la città. Di fronte alla chiesa si erge una statua del vichingo Leifur Eiríksson, il primo europeo a raggiungere il continente americano, donata dagli USA in occasione del millesimo anniversario della fondazione dell’ Alþingi. Partiamo alla volta dell’hotel Laxnes a Mosfellbær, 15 minuti dalla capitale.
25 aprile 2012 – Mosfellbær – Circolo d’Oro – Sellfoss. Km 181
Partenza intorno alle 8.30. Tempo variabile, nella notte ha nevischiato, l’auto è gelata. Prima tappa: Almannagjà (km 36). Lungo la strada c’è l’indicazione sulla destra, parcheggio e centro visitatori. Si ammira dall’alto la piana di Þingvellir, parco nazionale e sito storico più importante d’Islanda e di grande bellezza dove i vichinghi fondarono il primo parlamento del mondo, l’Alþingi , dichiarato Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Riprendiamo l’auto e percorriamo pochi chilometri in direzione Þingvellir. Quando troviamo l’indicazione per la cascata di Oxararfoss lasciamo la macchina al parcheggio e percorriamo il sentiero (c’è un cancelletto) che passa attraverso il canyon ancora innevato (in alcuni tratti ci sono comode passerelle in legno), giunge ad Oxararfoss e poi scende verso Þingvellir. Il percorso totale è di circa 2 km, ma ne vale la pena. La temperatura è di 7° C e il tempo variabile. Tornati in auto ripartiamo verso la zona di Geysir, circa 50 km, passando per Laugarvatn, bella zona ricca di fattorie. Sulla mappa la strada è indica sterrata, in realtà è asfaltata. Arriviamo nella zona di Geysir, forse la più famosa d’Islanda, affascinante ed ipnotica, non te ne andresti più. Partiamo alla volta di Gullfoss (24 km); la cascata è maestosa, si può ammirare da vari punti di vista; un sentiero la costeggia e permette di giungere fino all’acqua. Da Gullfoss partiamo verso Selfoss (72 km), dove trascorreremo la notte. Percorriamo la strada 35 e dopo circa 55 km ci fermiamo al cratere del vulcano Kerið nel quale, in seguito ad un’esplosione di 6500 anni fa, si è formato un lago dai riflessi scuri dove ha tenuto un concerto la cantante Björk a bordo di una zattera. Ancora 16 km e giungiamo alla Gesthus Selfoss (62 €), bungalow in legno molto carini, attrezzati con angolo cottura.
26 aprile 2012 – Selfoss – Skaftafell. Km 287
Partiamo da Selfoss attorno alle 8.30. Il tempo è variabile e un po’ ventoso, 6 – 7°C. Dopo pochi km ci fermiamo a fotografare il vulcano Hekla. Vediamo il centro Visitatori posto di fronte all’Eyjafjallajökull, il vulcano che nel 2010 ha messo in ginocchio l’Europa e l’America del Nord a causa di una violenta e interminabile eruzione. Ancora adesso molte zone circostanti sono coperte da cenere vulcanica e le ruspe sono al lavoro per rimuoverla. Riprendiamo la Ringvegur in direzione di Seljalandsfoss (70 km da Selfoss), facilmente raggiungibile dalla statale n. 1 e ben visibile da lontano. Ai lati della cascata ci sono sentieri e passerelle che permettono di arrivare molto vicini all’acqua. Portare assolutamente una custodia impermeabile per la macchina fotografica! La temperatura è di 6°- 7°C, il tempo è variabile. Altri 29 km e arriviamo a Skogarfoss, cascata maestosa alta 62 m, posta in una conca popolata da una nutrita colonia di gabbiani. Anche qui un sentiero posto a lato della cascata permette di giungere alla sommità del salto e godersi il bel panorama sulla pianura e sui monti circostanti. Temperatura 6-7°C, nuvoloso. Il viaggio riprende verso l’area protetta di Dyrholaey (27km) famosa per l’arco di pietra e sito di riproduzione di migliaia di uccelli marini durante l’estate. Si può arrivare in auto fino alla scogliera da cui si ammira un superbo panorama sulla spiaggia nera di Reynisfiara. Dal parcheggio con una bella passeggiata di circa 10 minuti ci si può affacciare sull’altro versante della scogliera. Per vedere l’arco di pietra si può seguire il sentiero fino al faro (circa 20 minuti); se non si ha tempo e un mezzo 4×4 il faro si può raggiungere tramite uno sterrato a tratti sconnesso. Temperatura 6°C, nuvoloso – sole. Ritornati sulla Ring Road ci fermiamo alla spiaggia nera di Reynisfjara, delimitata da colonne basaltiche e dai faraglioni di Reynisdrangur. 6°C – sole. Ultima sosta a Vik per acquistare i famosi maglioni islandesi a Vikurprjon e poi via verso il Fosshotel Skaftafell, 160 km. Ci è stata data una camera con vista sul ghiacciaio, meraviglioso! Il ristorante dell’hotel (che chiude alle ore 20.00!) offre ottimi piatti, anche di pesce, a prezzi accettabili. Dietro all’hotel ci sono sentieri che permettono di salire sulle alture circostanti e ammirare lo splendido paesaggio. Si può anche raggiungere il vicino ghiacciaio Sninafellsjokull camminando circa 30 minuti.
27 aprile 2012 – Skaftafell – Höfn – 130 km
Ci svegliamo con una splendida giornata di sole: ottimo, oggi abbiamo in programma un trekking nel parco nazionale di Skaftafell. Dall’hotel percorriamo circa 5 km e giungiamo al centro visitatori del parco, dove lasciamo l’auto. Il sentiero parte a poche decine di metri dal parcheggio, segnalato da frecce in legno. Il nostro itinerario prevede un percorso ad anello di circa 2 ore che toccherà la cascata Svartifoss e la fattoria Sel. Dopo circa 40 minuti di cammino fra la bassa vegetazione e paesaggi spettacolari giungiamo alla “cascata nera”, così chiamata perché incastonata in una cornice di nere colonne basaltiche. La giornata è stupenda, sole, assenza di vento, 10°C, solo il pile! Attraversiamo il ruscello in equilibrio su di una trave in legno appoggiata su 2 sassi a mo’ di ponte; qualche metro più a valle c’è un ponte in costruzione, ma non è ancora utilizzabile. Riprendiamo il cammino verso Sel ma a circa metà strada facciamo una piccola deviazione verso Sjònarsker dove una piastra d’orientamento (una pedana in legno al centro della quale si trova un disco metallico) indica i punti cardinali e i nomi delle vette circostanti. Da quassù il paesaggio è mozzafiato! Lo sguardo spazia dalle cime innevate ai ghiacciai eterni fino alle pianure, ai sandar e, all’orizzonte, l’oceano. Riprendiamo la discesa verso valle e finalmente giungiamo alla fattoria Sel, casette in legno con il tetto di torba, tipiche costruzioni islandesi di origine vichinga. Costruita nello stile detto Burstir (a frontoni) nel 1912, è ora disabitata e si può liberamente visitare. All’interno sono rimasti gli arredi, gli oggetti d’uso quotidiano, i ritratti dei proprietari in abiti tradizionali islandesi. All’esterno un cartello invita i visitatori ad entrare e firmare il libro degli ospiti. Al contrario di quanto riportato dalla Lonely Planet l’interno è interessante, da vedere! Tornati al parcheggio ripartiamo e, dopo pochi km, decidiamo di fare una breve sosta allo Svinafellsjökull, una delle tante propaggini del Vatnajökull che scendono fino ai lati della Hringvegur. Il ghiacciaio termina in una piccola laguna glaciale in cui galleggiano alcuni iceberg, un preludio a quello che ci aspetterà tra breve. E’ infatti dopo circa 40 minuti d’auto che ci appare nella sua maestosità la laguna di Jökulsárlón, uno spettacolo per gli occhi che ti lascia senza parole! 18 km 2 di acque blu punteggiate da icebergs, a cui fa da cornice la mole imponente del ghiacciaio Breiðamerkurjökull, altra diramazione del Vatnajökull. Gli iceberg si staccano dal ghiacciaio schiantandosi in acqua e spostandosi verso il mare. Possono impiegare anche 5 anni ad uscire da questa laguna, sciogliendosi, ricongelandosi e, di tanto in tanto, capovolgendosi con possenti tonfi. Benché possa sembrare un prodotto dell’ultima glaciazione, la laguna si è formata dopo il 1932: fino ad allora il ghiacciaio raggiungeva la Hringvegur, ora si sta velocemente ritirando. La laguna ha fatto da set per molti film, tra cui “Lara Croft: tomb rider” e “La morte può attendere” della saga di James Bond. E’ bellissimo scendere fino in riva al mare e vedere gli iceberg che arrivano fluttuando dalla laguna; molti riescono a prendere il largo, altri vengono ributtati sulla spiaggia dalle onde e l’effetto è veramente fantastico. Tra le onde abbiamo visto nuotare le foche nonché numerose specie di uccelli selvatici. Ultima tappa del giorno: Hofn, famosa per gli scampi e i gamberi. Pernottiamo presso la guesthouse Hofn Inn, di nuova costruzione. Siamo gli unici ospiti; la camera è enorme, pulita e con oggetti di design. Il pavimento nero, realizzato in conglomerato simil-lava, rende l’ambiente molto freddo. Su consiglio del proprietario andiamo a cenare al ristorante Humarhofnin, nei pressi del porto. Il pesce è ottimo, i prezzi accettabili.
28 aprile – Höfn – Breiðdalsvík. 165 km
La giornata non è delle migliori, un tempo da lupi. Facciamo colazione presso la guesthouse Hvammur e partiamo per Breiðdalsvík. Avevamo in programma un’escursione al ghiacciaio Vatnajökull ma con un tempo così cupo e piovoso rinunciamo e ci mettiamo subito in viaggio. Lungo il percorso incontriamo per la prima volta le renne; importate dalla Norvegia nel XVIII secolo, vivono in un’area limitata dell’islanda dell’est, attorno al Vatnajökull. La strada verso Breiðdalsvík si snoda quasi completamente lungo la costa, attraverso zone umide ricche di avifauna, coni vulcanici a strapiombo sul mare, immense spiagge nere. All’imboccatura del Berufjördur ci fermiamo a visitare il piccolo paese di pescatori di Djupivogur, il più antico porto dei fiordi orientali costruito nel XVI sec. Nonostante la Lonely Planet lo descriva come un piacevole e delizioso villaggio, non abbiamo trovato nulla che valga una sosta. Pochi km e raggiungiamo la meta odierna. Breiðdalsvík è un piccolo e tranquillo paese di pescatori di 160 abitanti ed occupa una splendida posizione alla fine della valle più ampia di tutta l’Islanda, la Breiðdalur. Pernottiamo presso l’hotel Blafell situato, si fa per dire, nel centro della città. Il proprietario è gentilissimo, le camere stupende, in legno di pino finlandese, molto spaziose e calde. In bassa stagione l’hotel non effettua servizio ristorante, così decidiamo di cenare al café Margret, sulla strada verso lo Stodvarfjordur, da cui si gode di uno splendido panorama su Breiddalsvik. Durante la notte facciamo a turno ad osservare il cielo nella speranza di vedere una, anche minuscola, aurora boreale. Purtroppo le notti sono ormai troppo luminose in questo periodo, la notte non diventa buia ma persiste una luce crepuscolare fino all’alba.
29 aprile – Breiðdalsvík – lago Myvatn. 256 km
Oggi ci aspetta la “traversata” sud-nord dell’isola. Ritorniamo sulla Hringvegur e attraversiamo la valle di Breiðdalur, situata alle pendici di pittoresche montagne di riolite. Il sole si alterna alla pioggia e genera colorati arcobaleni. Spingendoci verso l’interno del paese attraversiamo passi di montagna e la neve fa la sua apparizione. Tra fattorie perse in mezzo al nulla giungiamo a Egilsstadir dove si trova il lago più lungo del paese, che pare sia la dimora di un grande mostro. Il nostro viaggio prosegue nell’entroterra, tra fattorie abbandonate, alture e brughiere della regione orientale. Il tempo si fa sempre più cupo, ci ritroviamo nel mezzo di una bufera di neve, la temperatura scende sotto lo zero. La prima tappa della giornata è la cascata Dettifoss che, con i suoi 500 metri cubi d’acqua al secondo, è detta la Niagara d’Europa. Purtroppo ci attende una bufera di neve e non riusciamo a goderci appieno lo spettacolo. Vento gelido e neve ghiacciata ci sferzano da ogni lato, facciamo qualche foto veloce e torniamo al parcheggio. Anche la strada per il canyon di Asbyrgi è chiusa per neve e ci vediamo costretti a riprendere la via verso valle. In direzione lago Myvatn imbocchiamo la deviazione per l’area vulcanica del Krafla: dopo circa 7 km incontriamo la centrale geotermica di Kröflustöd che si sviluppa su entrambi i lati della strada ed è davvero gigante! Un intenso odore di zolfo pervade la zona. Proseguiamo fino al cratere Viti, un vulcano parzialmente attivo il cui nome significa “inferno” e che ospita nel cratere un lago di circa 300 m di diametro. Temperatura – 2°C e vento forte, il posto più freddo incontrato durante il viaggio. Scendiamo a valle, lungo la statale 1 ai piedi della collina color ocra di Namafjall visitiamo il complesso geotermico di Hverir. Si tratta di una vasta area di solfatare, pozze di fango ribollente dal colore grigio-blu e dall’odore acre di zolfo; ci sono anche alcuni camini di vapore dove rocce e terriccio scagliati in alto dalla pressione del vapore hanno formato piccoli coni, alti un metro o poco più, simili a vulcani, attraverso i quali fuoriesce il vapore bollente. Eccoci finalmente al lago Myvatn. Alloggiamo presso la Vogafjoss Guesthouse in bungalow di legno molto accoglienti circondati da campi di lava. Il Vogafjoss Café è unico nel suo genere: è separato dalla stalla attigua da vetrate, attraverso le quali si possono vedere le mucche ed assistere alla mungitura. Caratteristico della regione del Myvatn è il Rugbraud, pane cotto sotto terra sfruttando il calore del terreno.
30 aprile – Lago Myvatn – Varmahlid. 242 km
Partiamo di buon mattino, dopo un’ottima e ricca colazione, e visitiamo alcuni siti interessanti sulle sponde del lago Myvatn. Per alcuni chilometri ci accompagna la sagoma nera del Hverfjall, un cratere dalla forma perfetta e inconfondibile che ha 2500 anni. Dopo 2 km in direzione sud-ovest visitiamo il sito denominato Dimmuborgir, “i castelli neri”, formazioni laviche dalle forme insolite. La zona non ci entusiasma particolarmente. Molto più interessante è invece il sito di Höfði, a sud di Dimmuborgir, luogo ideale per osservare l’avifauna del lago. Dal parcheggio si passa attraverso un cancello e si percorre il sentiero che porta allo sperone roccioso che domina i dintorni a da cui si possono ammirare curiosi pilastri di lava dalle forme stravaganti che emergono dalle acque, detti klasar. Ci spostiamo sulla sponda sud del lago a Skutustaðir. Dalla strada parte un facile sentiero che permette di passeggiare tra i cosiddetti pseudocrateri, dolci declivi coperti di erba che, nelle giornate estive, si specchiano nel lago. Si sono formati circa 2300 anni fa in seguito ad esplosioni di vapore provocate dal contatto fra la lava fluita nel lago e l’acqua del lago stesso. I più grandi misurano fino a 300 m di diametro. Oggi il tempo è bello ma il vento è forte e ci sono 0°C. Il lago su questo versante è quasi completamente ghiacciato. Altri 44 km e raggiungiamo la cascata Godafoss: finalmente un posto senza vento e ben 14°C! E’ una bella cascata a forma di ferro di cavallo, formata dalle acque del fiume Skalfandafljot, che si snoda lungo un canyon scavato nel basalto. Godafoss, la “cascata degli dei”, si getta dal campo di lava di Barðardalur ed è visibile già dalla statale 1. Pur non essendo molto grande e possente è sicuramente una delle più belle. Ci dirigiamo verso Akureyri che, con i suoi 17.500 abitanti, è la seconda città d’Islanda. Non ci sono particolari attrazioni turistiche: visitiamo (solo esternamente, visto che è chiusa) la Akureyrarkirkja, la moderna chiesa costruita nel 1940 che domina la città da una collinetta. Il pernottamento è previsto a Varmahlid all’Hestasport Cottage, un complesso di bungalow in legno posti in cima ad una collinetta, contornati da un magnifico panorama montano. C’è anche una piccola vasca geotermale con acqua a 42°C: nonostante i 9°C dell’aria e il forte vento, indossiamo il costume da bagno e ci fiondiamo verso un caldo bagno dal sapore nordico. Ci fa da sfondo un cielo plumbeo ravvivato da intensi arcobaleni e raggi di sole che trafiggono le nuvole.
1 maggio – Varmahlid – Borgarnes. km 222
A malincuore lasciamo questo bellissimo cottage e partiamo verso il 66° parallelo. Percorriamo la strada che costeggia la sponda orientale dello Skagafjordur lungo la penisola di Trollaskagi; dopo circa 60 km il Gps segnala il superamento del 66° parallelo. Vento fortissimo e mare burrascoso ci fanno compagnia in mezzo al nulla; solo qualche cavallo con la criniera sventolante e null’altro. Ritorniamo verso sud e lungo il percorso ci fermiamo alla chiesetta con il tetto di torba di Vidimrarkjrkia, presso Varmahlid. La prossima fermata è al sito di Gràbròk, un complesso di 3 crateri ricoperti da una vegetazione di colore verde brillante che contrasta con il nero della lava. Il percorso si snoda sulle pendici e sulla circonferenza del cratere principale ed offre fantastiche vedute. Arriviamo a Borgarnes, dove pernottiamo presso l’Hotel Bru, affacciato su di una grande spiaggia sull’oceano, in posizione tranquilla ed isolata. Il proprietario ci offre indicazioni per visitare i dintorni ed è un fan della carne di balena; nonostante i suoi sforzi per farcene assaggiare un pezzettino, rifiutiamo: le balene preferiamo vederle nel loro ambiente naturale!
2 maggio – Borgarnes – Reykjavik 72 km
E infatti oggi alle 13.00 partecipiamo ad un’escursione dal porto di Reykjavik con la speranza di avvistare qualche cetaceo. Per raggiungere la capitale percorriamo la strada n. 47 che costeggia lo Hvalfjordur, il “fiordo delle balene”, sulle rive del quale si trova la maggior stazione baleniera del paese. Bei paesaggi e arcobaleni ci accompagnano fino a Reykjavik: abbiamo a disposizione un paio d’ore, visitiamo il centro, con la piazza con i soffioni di vapore e l’Austurvollur. Al Centro Visitatori compiliamo i moduli per il rimborso delle tasse (VAT): acquistando nei negozi “tax free” si ha la possibilità di farsi rimborsare il 15% della spesa se non si è residenti in Islanda. Gli uffici si trovano anche all’aeroporto.
Alle 13.00 con cielo nuvoloso e una temperatura di 8° C salpiamo per il Whale Watching con la compagnia “Elding”. L’escursione dura circa 3 ore, ci si spinge a circa 15 km al largo di Reykjavik e si naviga in cerca dei cetacei che popolano le acque della baia. Sono tutti schedati e a ciascuno è stato attribuito un nome. Ci è voluto parecchio tempo prima di riuscire ad individuare le prime balene, 2 balenottere rostrate: anche due focene sono venute nei pressi della barca. Sulla via del ritorno verso Reykjavik abbiamo incontrato la balenottera chiamata Megan. Al termine del tour ci avviamo verso Keflavik dove pernotteremo al Keflavik Airport, ricavato in una costruzione che faceva parte della base americana, smantellata nel 2006.
3 maggio
Il volo Icelandair per Londra parte alle 7.40: il tempo è sereno e ci permette di ammirare ancora una volta i paesaggi indimenticabili di questa fantastica terra…
Conclusioni:
– L’Islanda non è un paese caro come si crede: i prezzi sono paragonabili a quelli italiani.
– Meglio portare una custodia impermeabile per la macchina fotografica, le cascate spruzzano miriadi di goccioline d’acqua anche a distanza
– Il cibo è ottimo, il pesce in particolare
– I siti turistici sono gratuiti
– I contanti non servono, si paga dappertutto con carta di credito.
Le mie foto del viaggio www.flickr.com/photos/le_foto_di_marietta/sets/72157629608883970/