Diario in India

Dall'India del sud, Karnataka, Bangalore.
Scritto da: bobaccio
diario in india
Partenza il: 17/05/2009
Viaggiatori: 1
Spesa: 1000 €
Dall’India del sud, Karnataka, Bangalore. La città a quest’ora è tutta in strada, tutti gli uomini davanti a quelle piccole botteghe oscure visto che da queste parti alle sette è già “buio pesto”. Parlano fra loro e gesticolano freneticamente, nessuno sembra comperare le scarpe di modesta qualità in vendita, cappelli del nostro dopo guerra, utensili domestici, stoffe di cotone…… Friggitorie fumanti offrono cibi dai vivi colori, giallo zafferano e rosso paprica, negozi di spezie esibiscono in piccole ciotole piramidi di grani e farine violette, verdi e arancioni. Vi potrei raccontare dei soliti mendicanti delle strade indiane, di minuscole vecchiette con il sari (abito tradizionale della donna indiana) a brandelli e quei lunghi bastoni da pellegrino, di una giovane zingara incontrata al mercato del pesce a Bangolare, scurissima di pelle e dagli occhioni grandi e neri, col bindi colorato di rosso in evidenza, piena di braccialetti d’argento e di coloratissime collanine di pietre dure, di tutta la gente che per strada incrocia il mio sguardo e mi saluta con gli occhi ridenti, sempre pronta a riservarmi uno sguardo amichevole e a trasmettermi pace interiore…. Sui marciapiedi, addossati ai muretti lungo le strade di BAngalore, è facile vedere persone avvolte in misere coperte, profondamente addormentate, anche in pieno giorno, sotto un sole crudele. E’ un sonno profondo, il segno di un abbandono totale, a ridosso di un traffico frenetico, in mezzo a migliaia di piedi che li evitano solo per pochi centrimetri. E’ lo stesso abbandono che potete vedere nei tanti cani che circolano, indisturbati e ignorati, nelle stesse strade e che, spesso, trovate affondati nell’oblìo del sonno sugli stessi marciapiedi affollati. Cani scossi dal fremito dei loro sogni, del tutto incuranti di quello che passa loro attorno, quasi attraversati dallo stesso fatalismo delle loro controparti umane. Come se non appartenessero allo stesso mondo che gli scivola attorno e sapessero che, da lì, non hanno nulla da aspettarsi…. Il tentativo è quello di immergersi nell’India, piuttosto che di conoscere l’India, che così diviene soprattutto il luogo ideale per un’esperienza spirituale…. Adesso capisco le poesie “urlate” beat alternate agli stati di allucinazione,le trascrizioni dei sogni, le risposte agli smarrimenti dell’uomo messo di fronte all’insondabilità dello spirito…

Tornando a casa la città di Bangalore sembra risplendere anche dopo il tramonto, un colore giallastro opaco rende il cielo estremamente affascinante. Nella strada che ci porta alla nostra residenza ho incontrato, per la prima volta, le famigerate vacche sacre dell’India, libere nel loro dormitorio infinito, la strada. A far loro compagnia, cani randagi denutriti e smilzi, a rovistare tra i rifiuti alla disperata ricerca di qualche “saporita” carcassa che si divideranno coi giganteschi corvacci neri e con le stesse vacche. Che fascino queste strade orientali mescolate di odori penetranti e di rumori che nel far della sera sembrano echeggiare ancor di piu’ nel nostro udito. Gli ululati di cani affamati dei vicoli tenebrosi ci tengono compagnia all’ora di cena. Il buio della notte cala presto sulla città, in attesa di un nuovo giorno indiano….. Sul letto Bangalore India ore 11.57 locali in attesa di dormire in questa notte caldissima…..(34 gradi) In India non ci annoia, ma neanche ci si diverte, si fa solo una grande esperienza….. Ho come l’impressione di sentirla come si sente e si vede qualcosa al buio, come la presenza di un qualche cosa che non si vede, che tace, eppure c’è….. L’India non e’ soltanto un continente poco meno vasto dell’Europa, non e’ soltanto cinquecento e passa milioni di abitanti, non e’ soltanto cinquecentomila villaggi, non e’ soltanto migliaia di divinità’…… L’India e’ un grande continente dove sono degni di interesse soprattutto gli aspetti umani…..

Il mercato di Bangalore

L’odore del mercato e’ dolciastro, ti penetra dentro, odore nauseabondo non certo adatto a stomachi deboli, odore intenso di frutta marcia, di pesce, carne tritata e asciugata al sole, di fiori in putrefazione, di escrementi umani misti a quelli animali e chissà’ cos’altro…..Eppoi i colori intensi, vivi, mescolati agli odori, una raccolta di immagini e sensazioni che una volta passato dal mercato di Bangalore ti porterai sempre dentro di te….Un’atmosfera insolita, in certi frangenti surreale, mi muovo incuriosito tra le bancarelle cariche di fiori e frutta , il mio animo e’ mescolato da un leggero raccapriccio e stupefatta attenzione per ogni particolare che scorre leggiadro e schietto davanti a me…A tratti il mio occhio e’ persino offeso dalla deformità impressionante di certe figure umane, mentre le mie narici sono sempre piu’ oppresse dal dolciastro odore dei fiori marci che si fa più’ insistente nell’aria malsana…. Colline polverose circondano l’orizzonte lontano, un panorama alla vista poco pittoresco ma in qualche modo fortemente espressivo, dal quale emerge come carattere predominante una funebre grandiosità’ a cui l’immobilità’ chirurgica dell’aria conferisce un senso vasto di spossata attesa, di calma esausta……

MADRAS-CHENNAI

Afa davvero insostenibile con una forte umidità’ che ci forsenna (42 gradi), Madras e’ una delle città’ principali dell’India (la quarta dopo New Delhi, Calcutta e Bombay), fondata dagli inglesi, una città’ affacciata sul golfo del Bengala, di tipo occidentale nel quale il male antico della povertà’ sembra assumere un aspetto moderno e dove emerge una forte tetraggine industriale e un’angosciante condizione subumana. Stradacce commerciali, squallidi agglomerati falcidiati dal clima afoso che sembra decomporre ogni cosa, balconate traforate e crollanti, le solite strade brulicanti di triste umanità’, degradazione opprimente nelle strade del centro in mezzo alle dimore decrepite. Ma poi, finalmente il mare, anzi il golfo del Bengala che maestoso e quasi infinito si immola davanti a noi. Mi ci tuffo dentro e solo allora capisco davvero di essere in un altro continente……..

IMMAGINI QUOTIDIANE

…Immensi capannoni, vicoli nascosti anneriti dalla fuliggine e ingialliti dal polverone trascinato dal vento, muri di mattone color rosso acceso, qua’ e la’ qualche palma tropicale sopravvissuta allo smog e alla più becera industrializzazione, eppoi nuovamente qualche tempio con il tetto a punta e variopinto di figure e divinità misteriose. Attorno a queste immagini che in India incontro ovunque, il medesimo febbrile e formicolante gregge umano indiano, immerso e quasi perso tra le catapecchie…

MENDICANTI PERSI

Mendicanti ovunque, alle soglie dei templi, accovacciati nelle strade della città di Bangalore, abbandonati nella folla dei villaggi, mutilati, deformi, simboli reali e viventi del dolore, della fame e dell’angoscia senza fine. Mendicanti che ti seguono ovunque, in ogni vicolo, in ogni percorso, pieni di pietà e miseria, magrissimi, coi volti e gli arti sfigurati, e dalla speranza ormai persa nell’oblio piu’ oscuro….Una tristezza che opprime il cuore di chi, impotente, li osserva, e che si trasforma in vera e propria incredulità. Tutta la povertà incontrata in India, incredibilmente tangibile, e’ diffusa ed insistente e mai cessa di placare la sua evidenza.

MI FERMO A RIFLETTERE

Il clima, la flora, la conformazione del terreno, l’economia, la religione, il razzismo, il colonialismo, il nazionalismo, concorrono a spiegare la realtà’ dell’India, nei suoi paesaggi, nei suoi riti, nelle sue piaghe sociali. Povertà’ e religione in particolare sono gli aspetti che più’ hanno attirato la mia attenzione (per la loro stessa evidenza) nella loro sobrietà’ di colore, le rappresentazioni delle città’ di origine europea, di luoghi sacri, di sperduti villaggi, il tutto in un’evidenza mirabile…. Roghi notturni, santoni nei templi, folle brulicanti e tutte le forme mostruose che possono assumere il male e la miseria…. Emerge una certa comunicabilità’ ed espressività’ aperta e fluida dei volti indiani. I bambini e la vivacità dei loro occhi così scintillanti, quella risata bianca nei volti scurissimi, sempre ridenti e vivaci nonostante le loro condizioni umane assai precarie. Eppoi la carità’, in India la mano che si tende a chiedere e’ simile alla mano che si tende a cogliere un frutto che penzola da un ramo e non appartiene a nessuno. Mi sembra che qui l’elemosina sia quasi un obbligo per chi la fa e quasi un diritto per chi la chiede.

VIAGGIO VERSO SUD the end

Paesaggi selvatici e rustici immersi nelle salve di palme tropicali, piante di banano e mango riempiono la vegetazione, nonostante l’aridità’ dei terreni rossi, attorno ad essi si eleva un polmone verde che sembra ossigenare e purificare questi piccoli villaggi di capanne e rozze abitazioni ricoperte di sabbia e polvere. Attraversiamo una rigogliosa campagna tropicale dove emergono i verdi allagamenti delle risaie che si mescolano alle piccole selve di palme infuocate dal sole e scompigliate dal vento. La campagna non varia di molto, si percorrono grandi pianure alternate a piccoli rialzi collinari nei quali emerge una certa serenità’ malinconica, eppoi questa luce splendente che illumina tutto il territorio in certi frangenti sterminato, in altri pieno di colori. Attraversiamo i caratteristici villaggi indiani fatti di palme estesi al confine tra il Karnataka e il Tamilnadu dove raggiungeremo le cave maestose di Ossur. Altri villaggi accovacciati in riva a canali profondi e stagni sparsi in ninfee, attorno una sorta di giungla verdissima a conseguenza delle forti precipitazioni dei mesi scorsi. Eppoi ancora villaggi più’ opachi e tristi, con sentieri più’ aridi e cani famelici, vacche e caprette ossute sdraiate nelle polveri degli spiazzi o comodamente in mezzo alla folla umana sudata. Davanti alle dimore corpi dormienti di gente stanca della giornata nei campi e alla disperata ricerca di un po’ di refrigerio e di qualche fresca penombra. E’ molto bello abbandonare il traffico di Bangalore e le sue strade asfaltate ed intraprendere questi percorsi interni fatti di stradine tortuose e piene di contadini indiani che rientrano esausti dai campi, di medicanti deformi, di vagabondi persi nelle strade, di corriere affollate fino all’esaurimento, di carretti coi buoi e di autentiche folle di gente che sembra sapere di dovere aspettare per l’eternità’….. . Attorno qualche specchio di acqua stagnante col sole che si riflette in esso. Fuori dalle abitazioni le donne indiane impegnate a caricare sulle proprie teste anfore piene d’acqua per preparare il riso o lavare il proprio vestiario. Altre donne si avviano nei campi con i bambini e portano le capre a pascolare. Mentre osserviamo la vita della campagna indiana, greggi di bufali si aggirano intorno le piazzette del villaggio e nei dintorni delle pompe di benzina. Mi rimarrà’ a lungo negli occhi lo splendore a tratti persino lussureggiante di questa natura, di chilometri di risaie verde-blu luccicante, di selve di altissime palme, dei villaggi tropicali abbandonati sotto il fogliame dei bananeti e dei dolcissimi manghi. Dall’aperta campagna il rientro verso casa, sul calare del tramonto arancio acceso: dai campi deserti dei villaggi e della giungla tropicale alla formicolante folla umana, al caos del traffico della città’. Tuttavia l’India e’ anche questa….



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