8 giorni e 1500 chilometri: i luoghi più belli per un viaggio on the road in India

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Scritto da: armpint
8 giorni e 1500 chilometri: i luoghi più belli per un viaggio on the road in india
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Sono Armando un pensionato che ama viaggiare, vivo a Padova provincia, ogni tanto con la moglie ed una coppia di amici collaudati organizziamo un viaggio. Questa volta abbiamo scelto l’India, soprattutto perché avevo già avviato dei contatti con l’agenzia Karni nel passato. Considerato il tempo a disposizione abbiamo limitato l’itinerario così: Delhi – Jaipur – Ratambhore Park – Fatehpur Sikri – Agra – Delhi, un tragitto di circa 1100 km distribuito su 8 giorni, dall’11 al 19 febbraio 2024. Sulla programmazioni dei luoghi da visitare e la scelta degli alberghi in cui sostare sono stato aiutato dall’agenzia Karni di Jaipur, la quale mi ha messo a disposizione un’auto confortevole ed un’autista eccezionale, con il quale siamo diventati amici.

Diario di viaggio

12 febbraio – Delhi

Mohan, l’autista, ci ha aspettato puntualmente all’arrivo nell’aeroporto di Delhi, nonostante il volo avesse maturato 4 h di ritardo, ci ha messo 4 corone di fiori al collo in segno di benvenuto e ci ha accompagnati all’albergo; l’auto era una cruiser della Toyota, siamo stati comodi anche con i bagagli, considerato che li avremmo sempre avuti appresso.

Lungo la strada abbiamo scambiato con Mohan il programma della serata che si stava concludendo, la quale prevedeva la visita al tempio Sikh Gurdwara Bangla Sahib, considerato dai devoti uno dei più importanti luoghi di culto al mondo, per aver ospitato il Guru Har Krishan, l’ottavo guru Sikh, nel 1664. Nello stesso vengono dispensati migliaia di pasti gratis, a tutti i pellegrini che fanno visita, all’interno si cammina scalzi, indossando un copricapo. Dopo la visita siamo andati a cena, devo dire con una certa diffidenza, soprattutto da parte delle donne, il cibo indiano rappresenta un mondo completamente diverso da come lo concepiamo noi, soprattutto dovuto all’uso (e abuso) di spezie per insaporire i cibi e non solo, dal momento che le spezie hanno anche la proprietà di irrobustire la flora batterica degli indigeni, i quali combattono meglio i disagi di vivere a quelle latitudini e a quelle temperature.

13 febbraio – Delhi

Mohan ci accompagna a vedere il mausoleo di Indira Gandhi, luogo che suscita emozione e molto caro agli indiani. È un parco con 4 ingressi, costellato da piante e fiori, sempre manutentate alla perfezione, al centro c’è la tomba di Gandhi, è sorvegliata a vista per evitare vandalismi. In seguito siamo andati alla porta dell’India, era una giornata grigia, dovuta più all’inquinamento che al maltempo, si erge maestosamente come un arco di trionfo, è un memoriale di guerra dedicato a tutta l’India, nasce per commemorare tutti i soldati indiani caduti in guerra.

Districandoci dal caotico traffico di Delhi, ci dirigiamo verso il Qutb Minar, nel distretto sud di Delhi; questo è il più alto minareto in mattoni del mondo, misura 72,5 mt in altezza, 14,3 m di diametro alla base e 2,75 m alla sommità, fa parte di un complesso di edifici con la moschea adiacente. Il complesso fu iniziato nel XIII secolo e proseguito o riparato nei secoli successivi, per i danni causati soprattutto dai fulmini; è inserito nel patrimonio dell’Unesco.

Fuori Delhi prendiamo l’autostrada nuova che porta a Mumbai, conta 4 corsie per senso di marcia, talmente nuova che non c’è traffico, abituati al traffico di Delhi, questa autostrada senza traffico sembra stia fuori dalla realtà. In tutta l’area sono presenti numerose fornaci dove producono mattoni, sono distinguibili per il caratteristico camino, noi usciamo all’intersezione con la strada che da Agra porta a Jaipur, in direzione di Jaipur, la città rosa. Da Delhi a Jaipur sono 260 km, con le soste fatte ci abbiamo impiegato 5 h.

Mohan ci scorrazza per Jaipur in un giro panoramico, molto bella soprattutto alle prime luci di sera. Passiamo davanti al Palazzo dei Venti, sapendo che saremmo tornati il giorno seguente, infine ci porta al Ramada Hotel, nel quale alloggeremo per i seguenti due giorni, liberandoci momentaneamente dal caotico traffico indiano che ci accompagnerà in tutto il tour.

La sera Mohan ci ha accompagnato in un caratteristico ristorante del posto, il cibo, pollo fritto con patatine e verdure cotte, mentre mangiavamo c’era una ballerina con vestiti coloratissimi, davvero molto bella, che si esibiva nella tradizionale Bhavai Dance, doveva tenere in testa dei recipienti in terracotta mentre danzava e via via crescevano di numero, ne ho contato alla fine sei, al raggiungimento del limite doveva salire su due trampoli, ovviamente senza fare cadere nulla, il tutto accompagnato da una musica molto coinvolgente. Lo spettacolo è stato molto bello, come fuori programma per i turisti, la sua collega mi ha invitato sul palco ad esibirci assieme, non c’era molta scelta a dire il vero, i pochi turisti presenti erano oltre a noi quattro, due o tre donne, mi son lasciato andare e l’ho seguita nei movimenti, devo dire mi son divertito, oltre a far divertire i miei compagni. Ho lasciato una generosa mancia. Non occorre dirlo, però ogni cosa che ci viene fatta, non solo qui, deve essere seguita da una mancia, per questo meglio cambiare in moneta locale, la rupia indiana, dando così il giusto valore, ma senza esagerare, a queste azioni.

14 febbraio – Jaipur

Mohan ci viene a prendere in albergo, ci presenta Rajendra, sarà la nostra guida nella città rosa, Jaipur, andiamo subito per le foto di rito all’Hawa Mahal, il Palazzo dei Venti famoso in tutto il mondo per la sua delizia architettonica, particolare per aver dato alle donne che ivi vivevano la possibilità di osservare fuori con discrezione, senza essere viste. Segue poi un luogo dedicato alla spiritualità indiana, in cui la preghiera viene svolta attraverso il canto, molto partecipato e sentito dagli indiani, con il quale iniziano la giornata lavorativa; segue poi la visita al mercato locale, è distribuito nelle infinite vie cittadine, i colori sgargianti dei fiori e delle spezie lo rendono unico, la percezione di perdersi in tanta bellezza ci pervade.

Rajendra poi ci accompagna al Forte Amber il quale incarna la grandiosità del Maharaja Rajput. Situato sulle colline Aravalli, dalle quali si coglie un magnifico panorama della zona oltre alla vista del misterioso e affascinante Jal Mahal, il palazzo situato in mezzo al lago, il forte è circondato da imponenti mura lunghe chilometri. Saliamo nella dimora reale in sella ad un elefante, inseguiti dai venditori ambulanti. All’interno il Diwan-e-Khas, dove il Maharaja teneva le udienze, una meraviglia in marmo con intarsi in argento finemente cesellati. Il forte Amber è un’icona di Jaipur, imperdibile la visita.

Durante i trasferimenti Rajendra ci ha accompagnati al Dinesh Khandelwal Marcopolo, mercante di qualsiasi tipo di pietre, interessante la visita, ogni visita ha il suo aspetto commerciale, alla fine si compra sempre qualcosa, il proprietario ci ha messo al corrente che viene spesso in Italia, perché partecipa alla fiera dell’oro che si svolge a Vicenza.

Rajendra in seguito ci ha accompagnato all’Osservatorio Astronomico, uno dei più importanti in India per le loro tradizioni, raccontandoci che i matrimoni locali sono ancora combinati, ed i genitori prima di accordarsi vengono in questo osservatorio per vedere se i segni zodiacali dei predestinati al matrimonio troveranno consenso attraverso gli astri, leggendo i dati del segno ascendente, questo rituale è molto seguito dalle loro tradizioni, se non dovesse corrispondere il matrimonio non si farà.

Nel tardo pomeriggio visitiamo il City Palace, dove la parte non residenziale viene concessa in affitto per banchetti o cerimonie, quali matrimoni, da queste parti per i matrimoni si spende una fortuna e durano parecchi giorni, mentre visitavamo, stavano proprio allestendo i preparativi per la cerimonia di matrimonio ed il sontuoso banchetto che ne sarebbe seguito, con questo salutiamo il simpatico Rajendra, la giornata è terminata e si rientra in albergo.

15 febbraio – Jaipur

Si lascia il Ramada a malincuore, dopo l’ottima colazione, si parte in direzione Ranthambore Park, distante 170 km, lungo la strada ci fermiamo al tempio delle scimmie, altro luogo sacro alla spiritualità indiana, ah dimenticavo, ogni ingresso a monumenti ed altro sono a pagamento, non costano molto comunque. Il tempio è costruito su una parte di montagna a salire, in cui hanno ricavato un invaso artificiale costruendo una piccola diga sul torrente che discende la montagna, nel laghetto così ottenuto le persone mondano i loro peccati lavandosi, in quel mentre c’era un gruppo di donne che lo stava facendo, l’area è piena di scimmie alla ricerca di cibo, non sono aggressive, però se gli dai confidenza ti salgono sopra un po’ ovunque, ci siamo fatti un sacco di selfie con loro, unico problema, l’area è piena anche di mucche e le scimmie ne hanno preso l’odore, comunque in viaggio non so se puzzavamo più noi o loro.

Al pomeriggio raggiungiamo il Ranthambore Bagh Palace, il resort dove avremmo alloggiato durante i successivi due giorni , davvero suggestivo il posto, evocava un po’ i luoghi teatro della storia raccontata da Salgari in Sandokan, il personale davvero cordiale e disponibile, alla sera godiamo dell’ottima cena offertaci dal posto compresa nel pacchetto.

16 febbraio – Ranthambore Park

Di mattino presto, verso le 6.30 ci viene a prendere Mohan, per portarci al check point all’ingresso dell’omonimo parco, dove ci aspettavano quelli del safari, per caricarci in un camion adattato con i sedili a panchina da due, in modo da ospitare ca 20 persone.

Nel tragitto ci siamo aggregati ad un’altra fila di camion, il rumore che propagava la colonna non faceva presagire nulla di buono, rispetto alle aspettative di questo safari, ho pensato che non fossero questi i presupposti per vedere la fantomatica tigre, animale alquanto solitario e schivo, anche se questo parco detiene la più grande densità di tigri rispetto alla superficie dello stesso, abbiamo visto un po’ di cervi, coccodrilli, scimmie, molti uccelli, addirittura questi venivano a posarsi sulle mani, personalmente mi sono talmente avvicinato ad uno che sembrava mi stesse sussurrando all’orecchio, ma di tigri neanche l’ombra.

Nel pomeriggio abbiamo ripetuto il safari, la guida, sembrava il figlio di Sandokan, ci ha comunicato che saremmo andati a cercare la famosa tigre chiamata Sultana. Ad un certo punto ci ha fatto notare che non si sentiva il verso di nessun animale, quindi la tigre doveva essere nei paraggi; questa è stata la suggestione più vicina che abbiamo avuto della tigre, ma a parte questo episodio tutto come il mattino, neanche l’ombra della tigre. Abbiamo però visto molti cervi, molti uccelli, coccodrilli e scimmie, addirittura la scena di un cervo che brucava l’erba dal fondo di uno stagno, con lì vicino un coccodrillo. Se tornerò per vedere la tigre il safari dovrà essere organizzato diversamente e magari in un altro parco, ma è stata lo stesso una bella esperienza.

17 febbraio – Ranthambore Bagh Palace

Dopo un’abbondante colazione, partiamo alla volta di Agra, un tragitto di circa 240 km. Lungo la strada troviamo di tutto, un caos indescrivibile, mucche ovunque, anche prima per dire la verità, però no sulle superstrade, costringendo l’imperturbabile Mohan a slalom incredibili, auto e anche camion in contromano, cosa che da noi sono inconcepibili, mentre lì rappresentano la normalità, tant’è che Mohan non si è mai scomposto più di tanto, da noi avrebbe fatto imbufalire più di qualcuno.

Lungo il tragitto ci siamo fermati al pozzo Chand Baori di Abhaneri, un pozzo che scende a quasi 20 m di profondità. In pratica si tratta di una piramide rovesciata, costituita da 13 livelli, con 3500 stretti gradini, un gioiello di ingegneria, era stato costruito attorno al VII secolo per approvvigionamento idrico durante i periodi di siccità, da vedere assolutamente.

Ci siamo fermati altresì a Fatehpur – Sikri per vedere il palazzo reale di Akbar, dove ci attendeva la seconda guida, complesso adottato come capitale nel 1570, sito straordinario da vedere, dove si ammira lo stile architettonico indiano che si fonde con quello moghul. Nella vicina Moschea Jama si riscontrano somiglianze con le moschee di Bukhara e Samarcanda, essendo la dinastia moghul provenire da quei luoghi, da non perdere.

Alla fine Mohan ci ha accompagnati in albergo ad Agra, il Seven Hills, dignitoso. 

18 febbraio – Agra

Si parte presto al mattino per assistere al sorgere del sole dal famoso Taj Mahal, dove ci attende la terza guida; devo dire che le aspettative si sono rivelate vere, un monumento magnifico, reso ancor più maestoso e splendente dalle prime luci dell’alba, costruito nel 1632 dall’imperatore moghul Shah Jahan in memoria dell’amatissima moglie Arjumand Banu Begum, anche conosciuta come Mumtaz Mahal, che in persiano significa “la luce del palazzo”, morì nel 1631 dando alla luce il 14° figlio dell’imperatore. Si ritiene l’autore del progetto l’architetto Ustad Ahmad Lahauri.

In seguito abbiamo visitato il Forte Rosso di Agra, nome dovuto all’arenaria rossa, il materiale con cui è stato costruito, sede dell’antica capitale moghul nel XVI sec. voluta da Akbar, posto di notevole bellezza, ci sono molte storie e leggende al riguardo, da non perdere.

Si parte alla volta di Delhi, dopo aver visitato un laboratorio artigianale dove si producono ceramiche con intarsi fatti a mano collocando nell’interstizio qualsiasi pietra, molto interessante da vedere, perché tutto fatto a mano. Si arriva a Delhi di sera, dopo aver percorso 208 km di autostrada trafficatissima la quale collega Delhi a Calcutta, ritornando nell’albergo dove abbiamo alloggiato all’inizio, Hotel Florence, dignitoso, fanno una frittata superlativa.

19 febbraio -Delhi

Si parte per il Cairo in tarda mattinata, lasciandoci a ricordare tutte le cose vissute in questo breve ma intenso viaggio, soprattutto le persone meravigliose incontrate, a partire da Mohan, diventato il 5° membro del gruppo, Rajendra la guida a Jaipur detto il Marajno, le altre due guide a Fathepur Sikri e ad Agra, l’agenzia Karni che ci ha organizzato questo bellissimo viaggio, grazie a tutti di cuore, ci avete portato a casa vostra senza farci sentire estranei. 

Riepilogo, in questo viaggio come in altri non parlo molto del cibo, di solito non viaggiamo per mangiare, si torna sempre con qualche chiletto in meno, non in più, si sa comunque che in questi viaggi ci vuole molto adattamento, soprattutto per quanto riguarda il cibo, in questi luoghi il cibo viene speziato molto. Alla fine abbiamo percorso ca 1500 km, tour organizzato alla perfezione, tutto si è svolto bene nei minimi particolari senza lasciare pause o perditempi, agenzia Karni superlativa nella gestione di questi tour, se dobbiamo dare un voto sicuramente 10 

Armando, Valter, Annalisa, Antonella 

 

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