C’è un paese dove ogni giorno è un buon giorno, e dove scoprire un mondo di colori ed emozioni che non si trovano in nessun altro luogo
A volte penso che non siamo noi a scegliere i viaggi che facciamo, ma sono loro che vengono a noi. Così questo anno, sfruttando il visto dell’Arabia Saudita fatto a Natale, prendiamo un volo per l’India con scalo a Riyad, ma ci anticipano il volo di 3 giorni dopo che avevamo già pagato il tour operator indiano e quindi ci ritroviamo nella nostra nuova avventura verso est, con 4 giorni passati tra Riyad e Al Hafuf e poi l’India.
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Diario di viaggio in India
Giorno 0
Il viaggio inizia ad ora di pranzo da Fiumicino. Volo WizzAir tranquillo, siamo gli unici occidentali a bordo. Le pratiche all’arrivo sono veloci e appena usciti andiamo a prendere la nostra macchina da Sixt e andiamo subito a mangiare da Najd village.
Giorno 1: Ryhad
Passiamo la mattina al museo nazionale e al memoriale del re: le 2 mostre sono gratuite e veramente ben fatte, un 2/3 di ore al fresco passano velocemente. Il pranzo lo facciamo da Goodies, un libanese che ha il parcheggio al coperto dal quale si accede direttamente al ristorante. Puntiamo poi il Kingdom Centre per andare sullo Sky bridge, ma scopriamo che è momentaneamente chiuso e riaprirà a settembre, facciamo allora un giro al centro commerciale. Poi andiamo alla Masmak fortress, saltata a Natale perché era venerdì e anche qui facciamo un buco nell’acqua perché è chiusa per restauro. Evidentemente non è proprio destino.
Ripieghiamo quindi sul Al watan park, un parco giochi per famiglie, il cui ingresso viene 11 sar e se vuoi invece fare le giostre paghi 50 sar e te ne ricaricano 100. Attenzione, si paga solo cash.
Il posto, complice il tramonto e i nebulizzatori ovunque, è carino e vivibile e i ragazzi passano un paio di ore a giocare e divertirsi. La cena, fatta in un ristorante turco, non è stata degna di note
Giorno 2: Riyad – Al Hafuf
Oggi prendiamo il treno per spostarci per avvicinarci al nostro obiettivo: le grotte di Al Qara. La stazione è organizzata come se fosse un aeroporto: c’è il gate e il controllo passaporti, con il treno che viene chiamato quando arriva (1 treno ogni 2/3 ore). Il treno è gelido, credo di non aver sentito mai tanto freddo in vita mia.
Scendiamo ad Al Hofuf, la più grande oasi al mondo con 1,5 milioni di palme. Effettivamente, dopo aver attraversato un paesaggio esclusivamente desertico, appena arrivati si rimane impressionati dal verde. In stazione affittiamo una macchina con la Sixt e facciamo un giro in centro.
L’Ibrahim palace e la scuola coranica sono chiuse, ma il souq è in fermento così facciamo un giro prima di andare a cena da Dar Brama a cui do 5 stelle, per cibo, accoglienza ed ambiente
Giorno 3: Al Hafuf – Riyad
La tappa del giorno sono le grotte di Al Qara, che un tempo venivano usate come magazzino in quanto hanno una temperatura costante di 20 gradi tutto l’anno. Come consuetudine Saudita, un enorme complesso è stato costruito intorno al sito, che esternamente sembra una micro Cappadocia ed internamente ricorda vagamente l’Antelope canyon.
Il posto è facilmente raggiungibile in auto in autonomia, per cui non serve avvalersi di gite organizzate. Il resto da vedere è tutto chiuso, con il caldo i sauditi non escono per cui torniamo in stazione e riprendiamo la via per Riyad, dove ci aspetta il nostro volo per Delhi.
Attenzione, all’aeroporto ( terminal 2) non c’è praticamente nulla da mangiare, quindi meglio premunirsi di cibo prima. Air India ci ha comunque fornito la cena.
Giorno 4: Delhi- Mandawa ( pioggia 30 gradi)
Arriviamo all’aeroporto di Delhi alle 5 e alle 6 siamo già in viaggio per Mandawa. È domenica, è presto e non c’è nessuno in giro per cui l’India già ci spiazza mostrandoci un volto non atteso: quello della quiete e dell’ordine apparente. Lungo il percorso vediamo comunque 3 incidenti causa pioggia, tra cui un ragazzo che ci cade proprio davanti con la moto. Ci fermiamo 2/3 volte lungo il percorso e proviamo la prima colazione indiana che non ci convince. A mezzogiorno arriviamo a Mandawa praticamente sfatti.
Ci fermiamo quindi a dormire al Mandawa Kothi, bell’haveli restaurato e ci facciamo anche un tuffo in piscina tra uno scroscio monsonico e l’altro.
Alle 5 abbiamo appuntamento con un ragazzo del posto per fare il giro della città storica, famosa proprio per queste case dipinte che sono state abbandonate prevalentemente negli anni 70. Fino al 1947 a Mandawa c’era la guardia inglese e la città era fiorente, ma l’allontanamento degli inglesi ha portato la città al declino e molte famiglie influenti si sono trasferite a Delhi, Bombay o Calcutta per seguire gli affari.
Se devo essere sincera, la cittadina, che è più un villaggio, non mi ha impressionato e la cosa più bella qui era l’albergo (Kothi Mandawa) per cui per me questa tappa si può saltare.
Giorno 5: Mandawa-Deshnok-Bikaner
Come si fa a venire in India e non andare a vedere il tempio dei topi? Il tempio si trova a 40 minuti di macchina da Bikaner per cui lungo la strada ci siamo fermati.
La leggenda narra che Lakshman, figlio di Karni Mata, morì affogato per essersi avvicinato a beve in una pozza d’acqua. Yama, dio della morte lo salvò e da quel momento tutti i figli maschi di Karni mata si reincarnarono in topi.
Ci siamo a lungo preparati a questa tappa, portando calzini aggiuntivi e comprando i copri scarpa, ma la verità è che di giorno d’estate fa caldo e i topi per lo più dormono. Per cui abbiamo si visto un 200/300 topi gironzolare o pisolare vicino le ciotole del cibo, ma non è stato così “impressive” come temevamo.
Ci hanno detto che per un’emozione forte bisognerebbe venire di notte quando si riesce a vedere anche il topo bianco che porta fortuna. Qui abbiamo anche scoperto che strizzando le canne ne esce un succo dolcissimo e delizioso, che divoriamo con piacere.
Pranzo da Gallops di fronte al forte di Bikaner che consiglio perché siamo riusciti a non mangiare piccante (2200 rupie in 4).
Il forte Junagarh, un grande complesso con bastioni costruito nel XVI secolo, è molto bello ( 600 rupie a testa). Il costo della guida è fisso per ogni sito ed uguale a 600 rupie.
Poi abbiamo fatto un giro in tuk tuk (500 rupie) nella città vecchia per vedere il mercato delle spezie, il tempio jaonista (niente di che) e il caos che si genera appena si riduce l’ampiezza della strada. Abbiamo anche preso nel frattempo un bell’acquazzone.
Hotel: Harsidhi haveli- in realtà una signora di nome Anita che affitta 2 camere. Pulito ma un po’ fuori città
Giorno 6: Bikaner-Ramdreva-Jaisalmer
Oggi ci aspetta uno spostamento di 350 km che ci prenderà tutto il giorno quindi ci mettiamo in macchina e ci guardiamo dei film lungo il tragitto. Fortunatamente la nostra auto ha il wifi, quindi ci rallegriamo anche con un po’ di musica italiana.
Partiti alle 9.30 arriviamo al tempio di Ramdreva alle 13 passate. C’è poca gente e i veri vip qui siamo noi, per cui tutti ci chiedono foto.
Pranziamo lungo la via da Konig, un posto vegetariano per nulla turistico consigliato dalla guida, dove praticamente con 1400 rupie assaggiamo tanti piatti locali e riusciamo nell’impresa di non avere cibi piccanti. Mentre siamo a pranzo viene giù il solito diluvio universale, ma in mezz’ora tutto passa e poi torna il solito caldo.
Alle 6 arriviamo finalmente a Bada bagh, a 6 km da Jaisalmer, un complesso funerario costruito in pietra arenaria gialla che si affaccia su un lago (300 rupie a testa) con bellissime tombe. Forse anche complice il tramonto, ma questo sito mi è piaciuto molto.
Hotel Garh Jaisal Haveli – dentro le mura, veramente belle camere e ben tenute. Pulito, servizio eccellente
Giorno 7: Jaisalmer
La mattina la dedichiamo alla visita della città e del Sonar fort, con i suoi muri “dorati” che sembrano sbocciare dalle dune del deserto. Nel forte vediamo splendide haveli con balconi e terrazze finemente decorati che creano un ambiente medievale. Bellissimo il tempio jainista (300 rupie a testa): preparatevi tanti soldi da 10/20 per fare offerte ad ogni altarino altrimenti a botte di 100 vi costerà più del biglietto stesso. Siamo poi andati a visitare il palazzo reale (600 rupie con audio guida inclusa) e poi a pranzo da Desert boy (da evitare).
Per il pomeriggio abbiamo organizzato un’escursione alle dune sabbiose di Sam , a 50 km da Jaisalmer, per ammirare la bellezza del deserto del Rajasthan e mangiare sotto le stelle dopo una cammellata di circa un’ora ( 20 euro a testa). L’esperienza è molto carina e ci siamo divertiti a rotolarci nella sabbia mentre i beduini raccoglievamo legna ed accendevano il fuoco.
La cena, consistente in riso, vegetali stufati e roti, non è stata male.
Al ritorno ci siamo fermati a mangiare il gelato dai gusti improbabili (30 rupie l’uno per 2 palline di gelato alla rosa e alla mandorla).
Giorno 8: Jaisalmer-Jodpur
Partenza alle 9 e subito sosta al lago. Nel nostro programma oggi avevamo previsto la sosta lungo la via all’oasi di Osiyan che ha dei templi indù, ma visti i templi precedenti, decidiamo di andare dritti alla meta.
Arriviamo quindi a Jodhpur e ci fermiamo subito al Jawant thada, il memoriale costruito nel 1899 per la morte del maharaja ed oggi luogo di cremazione ufficiale dei reali (50 rupie a testa). Il luogo è detto anche piccolo Taj mahal, in quanto costruito di marmo.
Andiamo poi a visitare il forte di Mehrangarh (500 rupie a testa), uno dei forti più grandi dell’India. Veramente notevole. Vista la pioggia incessante e le strade allagate decidiamo di andare in albergo e saltare la visita del centro storico che faremo domani mattina
Hotel Rani Mahal: con una hall del 1570, questo albergo è delizioso e ha disponibilità di mini appartamenti con 2 camere.
Giorno 9: Jodhpur-Ranakpur Jain-Udapuir
Oggi sveglia presto per recuperare il giro nella città vecchia, ma pioviggina ancora e le strade sono un po’ meglio di ieri, ma comunque allagate. Non ci scoraggiamo e prendiamo un tuk tuk che ci porta alla torre dell’orologio che si trova nel mercato e al Toorj Ka Jhaira (il pozzo) e riusciamo a vedere le strade con le case blue senza ambulanti in giro.
Alle 9.15 siamo pronti per partire per Ranakpur, la nostra prima tappa della giornata dove arrivano per le 13. Questo tempio vale da solo il viaggio: costruito dopo il sogno rivelatore di un monaco Jainista, è composto da 1444 colonne di marmo bianco, diviso in 4 sezioni ognuna delle quali ha altre 13 cupolette. Per costruirlo ci sono voluti 2500 operai per 50 anni, praticamente un’impresa colossale per l’epoca ( parliamo del 15 esimo secolo). Per entrare bisogna avere gambe e spalle coperte, non avere il ciclo e non indossare cose di pelle. Anche l’acqua non è ammessa all’interno del tempio. L’ingresso viene 200 rupie con audio guida in italiano e 100 rupie per i telefoni cellulari. Perquisiscono tutti quelli che entrano, per cui inutile fare i furbetti.
Ci fermiamo poi a mangiare lungo la via in un ristorante che fa cibo senza peperoncino e spezie ma è molto costoso per la media dell’India ( circa 700 rupie a piatto). Verso le 5 arriviamo a Udaipur, ma becchiamo una protesta quindi è aperto solo il tempio, mentre tutto il resto è chiuso, inclusi i negozi.
Hotel Madri Haveli: pulito ma stanze piccole e senza Aria condizionatan realmente funzionante. In più nonostante avessimo chiesto 2 camere allo stesso piano, ce ne hanno data una al primo e una al terzo.
Proviamo ad andare subito al palazzo del primo ministro, ma ci chiudono la porta davanti e non ci fanno entrare. Ci sono dei disordini in zona tra mussulmani ed induisti ed è praticamente tutto chiuso. Il governo ha anche tolto la rete internet dei cellulari.
Ci consoliamo con una cena barbecue top da Charcoal: finalmente si spezza la monotonia del cibo indiano. Prendete gli spiedini di pollo e il chicken breast. Anche il souvlaki di maiale era buono.
Giorno 10: Udapuir
Cominciamo la giornata con la visita al palazzo reale (solo contanti) dove prendiamo una guida parlante inglese (500 rupie) che ci fa apprezzare le meraviglie del luogo. Il re di Udaipur è un Maharana e non un maharaja perché non è mai stato conquistato dai Mugul e non si è sottomesso ai britannici.
Dopo la visita siamo usciti dal palazzo per bere qualcosa, ma qui abbiamo fatto 2 errori:
- siamo andati in un cafè dove abbiamo preso un succo di limone
- Uscendo dal palazzo abbiamo poi dovuto ripagare 50 rupie per prendere la barca (il biglietto si fa a destra del portone principale. Anche qui solo contanti)
Il primo errore lo abbiamo capito subito (il succo sapeva di fogna) e lo abbiamo pagato carissimo: nel giro di 5 ore io ero ko con vomito e febbre e a seguire è stata una moria generale e solo 1 su 4 si è salvato.
La giornata finisce quindi in modo pessimo.
Giorno 11: Udapuir-Chittigarh-Pushkar
Dopo una notte di deliri ci alziamo a fatica e ci dirigiamo a Chittogarh (600 rupie adulti, gratis sotto i 15 anni), l’antica capitale prima di Udaipur. Il posto è colmo di indianini che chiedono selfie e noi oggi non siamo proprio in vena. Scopriremo poi che oggi è il festival dei fratelli, quindi tutti a spasso e negozi chiusi.
Le rovine che restano del forte si vedono in 3/4 tappe, in tutto ci vuole un’oretta. Da qui sono altre 4 ore per Pushkar, ore infinite di deliri febbrili, con 39 di febbre nonostante Tachipirina e normix.
Arrivati in hotel, in 2 ci facciamo coraggio e andiamo in giro per il mercato locale che è infinito. Questa cittadina sprizza misticità da tutti i pori e ad ogni angolo c’è un tempio, una processione o qualcuno che prega. Ceniamo poi da Il fornaio, un posto che ci è stato consigliato perché fanno una pizza italiana, anche con opzione senza glutine. Per noi è stato un miraggio: la pizza è veramente fatta come da noi. Finalmente si cambia sapore.
Giorno 12: Pushkar-Jaipur
Questa mattina siamo finalmente tutti in salute e possiamo recuperare quanto perso. Visitiamo la città con il suo splendido lago e suoi templi, in particolare il tempio di Brahma, l’unico tempio di Brahma dell’India. La leggenda narra che quando Brahma decise di prendere una seconda moglie la prima si arrabbiò così tanto che lo maledisse costringendolo ad avere un solo tempio a lui dedicato.
Veniamo accalappiati da una pseudo guida che ci porta al lago di Pushkar che è considerato un luogo sacro dagli induisti che vi giungono in massa nelle festività religiose. Qui ci sono 52 garh, dove si viene a fare il bagno per purificarsi e pregare per la famiglia. Ci hanno fatto un rituale e poi ci hanno chiesto 2100 rupie a testa, noi gliene abbiamo date 2000 per l’intera famiglia e già mi sembrava una enormità di soldi per il costo della vita qui.
Se non fosse per questo ultimo dettaglio, ovvero ricondurre tutto ai soldi dei turisti per spennarli, questa esperienza mi è piaciuta perché è uno spaccato della loro vita reale. La cittadina è viva e carina. Avendo più tempo anche qui si potevano fare cammellate o quad.
Alle 11 partiamo di Jaipur. Jaipur deve la sua fondazione ed il suo nome al grande maharaja guerriero e astronomo Jai Singh II che sul piano politico si distinse per avere saputo mantenere buoni rapporti con i moghul secondo una tradizione già inaugurata dai suoi predecessori.
Per l’arrivo del principe Alberto la città venne dipinta tutta di rosa perché è il colore dell’ospitalità e da quel momento tutto gli edifici devono essere dipinti di rosa salmone. Il pomeriggio andiamo al tempio delle scimmie. Pagando 100 rupie un ragazzo vi darà delle noccioline e le scimmie (ammaestrate) vi salteranno addosso per mangiare.
Poiché la stagione dei monsoni è bella intensa questo anno, dalle scalinate scende una cascata di acqua infinita, quindi meglio avere le ciabatte. Concludiamo la giornata con un bel massaggio ayurvedico da Kerala (1800 rupie per 55 minuti, 2200 per 70).
Hotel Jaipur Haveli: signori gentilissimi, ma la strada per arrivarci è veramente sporca per non mi sento di consigliarlo. La cena a menù fisso qui però è buona tant’è che ne approfitteremo tutte e due le sere pur di non uscire per strada.
Giorno 13: Jaipur
Oggi sveglia presto per essere alle 8.30 al Forte di Amber e salire con l’elefante (1100 rupie a elefante, si può salire in 2). Qui veniamo assaltati da venditori di tutti i tipi. Non accettate nulla altrimenti vi rovineranno la salita inseguendovi.
Il forte risale al XVI secolo e conserva al proprio interno numerose sale finemente intarsiate. Devo dire che vedendo questo forte capisco perché ci siamo persone che si concentrano solo sul triangolo d’oro. Il forte è situato sulla sommità di una collina a una decina di chilometri dalla città, per cui ci vogliono circa 15/20 minuti dal centro città.
Andiamo poi al palazzo dell’acqua, antica residenza estiva del maharaja per fare le foto, visto che non si può entrare.
Il pomeriggio lo abbiamo dedicato alla visita della città e dei suoi dintorni: l’osservatorio astronomico, costruito nel XVIII secolo, la facciata del cosiddetto “Palazzo dei venti”, i bazar locali e il Birla mandir (300 rupie adulti, 150 bambini).
Concludiamo con una chicca che nessuno va mai a vedere: il cimitero dei maharaja, dal quale, volendo, si può anche salire sulle mura della città.
Giorno 14: Jaipur – Fatehpur Sikri – Agra
Oggi ci muoviamo con più relax e partiamo alle 9.30.
La prima sosta è Abhaneri, dove ci sono le rovine di un antico pozzo a gradoni hindu. Abhaneri è piccola, ma è veramente affascinante.
Si riparte poi alla volta di Fatehpur Sikri, a 35 km da Agra. Fatehpur Sikri è la città in arenaria rossa costruita nel XVI sec. dall’Imperatore Moghul Akbar e successivamente abbandonata per la mancanza di acqua. L’imperatore, di larghe vedute per il tempo e di religione mussulmana, sposò 3 mogli, una induista, una mussulmana e una cattolica così da poter accomunare le tutte le culture. Il palazzo è costruito qui perché, poiché nessuna delle tre mogli riusciva a dargli un figlio lui venne a pregare un santone e poi la moglie induista lo rese padre.
Fatehpur Sikri è uno di quei posti che vale il viaggio. Io me ne sono innamorata.
Ci rimettiamo in viaggio e arriviamo ad Agra giusto per visitare il Taj Mahal al tramonto dal Mehtab Bagh (200 rupie a testa) anche se il tramonto non c’è.
Cena da Bon Barbecue non male, ma costosa. Prima di andare a dormire acquistiamo i biglietti online per domani (1050 + 200 per il mausoleo, biglietto solo per gli over 15).
Hotel Orchid retreat: stanze nuove, posizione ottimale per visitare il Taj Mahal.
Giorno 15: Agra-Mathura-Delhi
Oggi è il grande giorno, quindi sveglia all’alba ( 5.10) e visita del Taj Mahal alle 6 del mattino. Sarà l’orario, sarà il vestito scelto per l’occasione o la borsa sbrilluccicosa, fatto sta che vicino al gate di entrata sono stata assalita da una scimmia prima dell’ingresso. Fortunatamente sono riuscita a divincolarmi e la scimmia mi ha strappato solo il vestito senza ferirmi, ma mi sono veramente impressionata per l’aggressività con la quale mi si è gettata addosso.
A parte lo spiacevole inconveniente la vista del Taj Mahal è veramente mozzafiato all’alba. Alle 8 siamo già di ritorno all’hotel per la colazione, chiudere le valigie e riuscire per andare a vedere il forte della città, che è veramente immerso.
Aggiungiamo una tappa al Baby Taj (300 rupie), che in realtà è più vecchio del Taj e custodisce la tomba del nonno della principessa sepolta nel Taj Mahal, ma è solo una coincidenza. Ultima tappa prima di lasciare la città è la tomba di Akbar (300 rupie). Stesso stile musulmano, stessi colori di arenaria rossa e marmo bianco che si alternano nelle facciate immense.
Abbiamo infine appuntamento alle 3 a Mathura per visitare il Wildlife SOS centre, alla modica cifra di una donazione di 2000 rupie a testa. I ragazzi rimangono molto impressionati dal centro, anche se la deviazione ci costa cara e arriviamo a Delhi dopo le 9.30.
Hotel Prime Delhi: nuovo, buona posizione
Giorno 16: Delhi
Ultimo giorno in India e oggi andiamo a zonzo per Old Delhi senza una meta precisa per la disperazione del nostro driver. Facciamo prima la moschea del venerdì, poi il bazar a piedi perché io non voglio prendere un risciò dove un ragazzo pedala per me. Andiamo prima a finanziare il salvataggio degli elefanti e poi schiavizziamo l’uomo?
Nel frattempo viene giù un acquazzone cosmico, ma l’effetto è avere delle strade belle pulite. Lungo la via entriamo in un tempio scinti, una religione monoteista del 1400, l’unica in cui il testo sacro di riferimento è stato scritto mentre i profeti erano in vita.
Pranzetto da McDonald che dopo 14 giorni di cucina indiana ci sta tutto, e poi andiamo a Raj Gath per omaggiare Gandhi e poi all’India Gate che è il monumento dei caduti della prima guerra mondiale. Solito selfie con i milioni di indiani presenti e dei ragazzi ci infilano anche in un balletto tik tok.
Ultima tappa è stato un altro mega tempio sinki Gurudwara Bangla Sahib, che è anche un luogo storico per la religione.
Alcune curiosità e considerazioni su un viaggio in India
- La mucca è sacra, ma ogni mucca che troverete per strada ha in realtà un padrone. Il costo di una mucca è di circa 350€
- La legge indiana regola anche il modo di vestirsi dei tassisti
- La madre di figli maschi va a vivere con loro quando si sposano. Se ha più figli maschi, passa un po’ di tempo in ogni casa (per la gioia delle nuore)
- Il cambio rupia indiana – euro è di 1 EUR = 93 INR (qui il cambio aggiornato)
Considerazioni post viaggio
Mio marito è tornato a casa con una bella salmonella che gli è costata 2 settimane di ricovero, nonostante l’antitifica fatta, l’attenzione spasmodica alla pulizia e le bombe di fermenti lattici presi prima e durante il viaggio: purtroppo il rischio c’è e va messo in conto.
Tornando indietro farei meno giorni. Forse una soluzione è prendere un volo interno direttamente per Jaisalmer, saltando Mandawa e Bikaner, anche se la seconda mi è piaciuta.
Udaipur, il luogo dove sono iniziati tutti i nostri mali, non mi ha lasciato una buona impressione, ma il tempio di Ranakpur vale da sola il viaggio, quindi bisognerebbe capire se anche qui c’è modo di salvare qualche giorno facendo magari tappe diverse.
Jaipur e Agra sono i pezzi forti del viaggio, per cui farli all’inizio ucciderebbe il senso del viaggio. A mio avviso il giro va fatto rigorosamente in senso anti orario.
Delhi a me è piaciuta e vista dopo un acquazzone di 3 ore non me l’ha fatta trovare neanche sporca come tanti dicevano.
D’estate è inutile perdere tempo inserendo le riserve tipo Rathmore: con i monsoni chiudono le riserve e anche riuscendo ad andare non si vede nulla. Idem per Varanasi: se il livello del Gange è alto i riti si fanno sulle terrazze delle case.
Se posso dare un giudizio sugli alberghi direi di evitare quelli nelle stradine strette dei centri storici: belli gli Haweli, ma uscire di casa dopo aver fatto colazione e ritrovarsi con i conati di vomito per la sporcizia in terra anche no. Ed infine: noi siamo andati con 2 ragazzi di 12 anni, ma per me è un viaggio da grandi, poco vario e rischioso per ragazzi di questa età.