Da Nord a Sud, fantastica luna di miele

Amici viaggiatori, finalmente ho finito di scrivere il resoconto del nostro bellissimo e indimenticabile viaggio di nozze in Argentina. Dovete sapere che è passato molto tempo dalla nostra partenza però per niente al mondo avrei rinunciato al piacere di descrivere i bellissimi posti che abbiamo visitato. Una descrizione che potrà, almeno lo...
Scritto da: LELA78
da nord a sud, fantastica luna di miele
Partenza il: 10/12/2006
Ritorno il: 27/12/2006
Viaggiatori: in coppia
Amici viaggiatori, finalmente ho finito di scrivere il resoconto del nostro bellissimo e indimenticabile viaggio di nozze in Argentina. Dovete sapere che è passato molto tempo dalla nostra partenza però per niente al mondo avrei rinunciato al piacere di descrivere i bellissimi posti che abbiamo visitato. Una descrizione che potrà, almeno lo spero, essere utile a chi vorrà seguire un simile itinerario.

1° GIORNO. Grande agitazione, si parte! Ci alziamo che è ancora notte fonda per percorrere il primo tragitto del nostro lunghissimo viaggio verso l’Argentina: Trento – Venezia. In un paio d’ore d’automobile arriviamo all’aeroporto, passiamo al check-in per sbrigare le pratiche dell’imbarco e ben presto arriva l’ora di partire. Arrivederci Italia ci rivedremo fra alcune settimane.

Dopo il primo e piacevole volo: Venezia – Madrid ci aspetta la parte più impegnativa della trasferta, le 13 ore di attraversata oceanica che ci porteranno a Buenos Aires. Le nostre previsioni erano pessime però, tra una dormita e uno spuntino, un film e un buon libro, il tempo passa velocemente e dopo quasi 24 ore di viaggio arriviamo a destinazione. La gioia di essere finalmente arrivati è tanta, però siamo sfiniti e non vediamo l’ora di raggiungere l’albergo.

(Davide ed io per l’organizzazione del nostro viaggio ci siamo affidati ad Andrea e Manuela dell’agenzia di viaggi “Argentina con noi” di Buenos Aires. Conosciuti grazie al sito di “Turisti per caso” ci sentiamo in dovere di menzionarli nel nostro resoconto di viaggio in quanto non potevamo fare scelta migliore. Sono stati un fondamentale punto di riferimento per tutta la nostra permanenza in Argentina).

2° GIORNO. È una bellissima giornata e il nostro primo pensiero è rivolto al freddo e alla poca neve che abbiamo lasciato in Trentino. Che strana sensazione indossare abiti estivi in dicembre! Per la prima volta incontriamo Andrea che ci fornisce un’accurata spiegazione del nostro itinerario viaggio e gentilmente risponde alle nostre domande e curiosità. Verso mezzogiorno siamo pronti per partecipare ad un City-Tour in italiano. Per noi, che vogliamo visitare questa città nel minor tempo possibile, questa ci è sembrata la soluzione migliore per ammirare, comodamente e velocemente, tutte le zone di maggiore interesse turistico.

Si parte dal Microcentro definito il cuore pulsante di Buenos Aires. La via principale è Av. Florida, una lunghissima strada pedonale piena di negozi, gente d’affari, turisti, musicisti, venditori ambulanti e mendicanti. Proseguiamo verso Plaza de Mayo dove troviamo la Casa Rosada, il Cabildo e la più importante cattedrale della città. La Casa Rosada, così chiamata per l’inconfondibile facciata rosa, è sede degli uffici del Presidente. Questa costruzione si affaccia direttamente sulla piazza che per molti anni è stata teatro di importanti proteste tra cui quelle delle madri dei Desaparesidos, le giovani vittime della guerra sporca. C’è tempo per visitare la Catedral Metropolitana che ospita le spoglie del generale José de San Martín. Dagli argentini è considerato un eroe, tanto che sulla facciata principale della cattedrale vi è una fiamma che arde perennemente, ad indicare che il suo spirito continua ad essere vivo nel paese.

Il nostro piccolo bus prosegue veloce verso Congreso dove l’Av. 9 de Julio lo separa dal Microcentro. Abituati alle stradine della nostra città, rimaniamo senza parole alla vista di questa super-strada.

Proseguendo in un traffico che diventa sempre più caotico, passiamo davanti al Teatro Colón e al Palacio del Congreso.

Arriviamo a La Boca, quartiere che non ha bisogno di presentazioni per chi pratica oppure è tifoso del gioco del calcio. Al contrario, per chi non lo fosse, questa zona è famosa per il suo stadio chiamato la Bomboniera. Famoso perché proprio qui il celebre Diego Armando Maradona giocò con la squadra di calcio Boca Junior. La caratteristica più evidente del posto è il colore sgargiante delle case, eredità degli immigrati italiani e spagnoli i quali, dopo aver dipinto le loro chiatte, con il colore avanzato coloravano le loro case di lamiera. Al momento del nostro arrivo ci viene vivamente consigliato di non allontanarci troppo dalla zona turistica chiamata il Caminito perchè, al di fuori di questa via piena di stranieri, bancarelle con oggetti d’artigianato e ballerini di tango, la zona è pericolosa non adatta ad un’allegra passeggiata.

Non ci fermiamo molto, il tempo per qualche fotografia e due passi nei pressi del fiume Riachuelo.

La prossima destinazione è Puerto Madero. Per arrivarci si passa davanti alle favelas della città. La guida in tutti i modi cerca di distogliere il nostro sguardo da “quest’area”. Per noi non è così facile fare finta di niente. Accettare il fatto che moltissime persone vivono senza nulla, ma soprattutto senza la speranza di una vita migliore, è molto difficile.

Per assurdo Puerto Madero, il quartiere più recente e moderno della città, si trova veramente a pochi metri dalle favelas. Bellissimi edifici di mattoni rossi, che una volta erano magazzini per il deposito delle merci, ora sono diventati loft lussuosi, uffici e sede di quasi tutti i migliori ristoranti della città. In onore al passato da marinaio di mio padre ci fermiamo ad ammirare la Fregata Sarmento, un veliero lungo 85 metri, ormeggiato nel canale che scorre dietro agli edifici.

Ultima fermata del Tour è Recoleta, il bellissimo barrio dove vive la gente bene di Buenos Aires. A noi interessa il Cementerio de la Recoleta dove sono sepolti molti illustri personaggi argentini tra cui militari, presidenti ma sopratutto l’amatissima Eva Peròn. Camminiamo a lungo in questo immenso cimitero girovagando a caso tra le tombe, le statue e gli enormi sarcofaghi con le bare in bella vista. Dopo una breve ricerca troviamo la sua tomba, ma ci delude un poco, non è come l’avevamo immaginata. L’atmosfera del luogo è molto strana, fa un certo effetto camminare così liberamente per un camposanto e sbirciare nelle cappelle come fossero le vetrine di un negozio. Ci sorprende anche il gran numero di gatti che indisturbati riposano all’ombra di una panchina o sopra le tombe stesse! Dopo un piacevole pomeriggio il nostro City-Tour è giunto al termine. Neanche a dirlo siamo molto stanchi (inizia a farsi sentire il fuso orario) però decidiamo di tornare all’hotel a piedi per vedere i posti dove non siamo passati col minibus.

Arrivati in albergo è quasi ora di cena e la fame inizia a farsi sentire perciò su consiglio di Andrea andiamo a mangiare nella zona di Puerto Madero dove si trovano moltissimi ristoranti. Non serve ricordare che l’Argentina è famosa in tutto il mondo per le sue succulente carni alla griglia, la parrilla o l’asado, i vari bife e molto altro. Però non potete immaginare cosa significa tutto questo per una vegetariana convinta come me. Con questo non voglio affermare che ho fatto la fame perchè ho mangiato enormi piatti di pasta casereccia, grandi insalate e deliziose grigliate di verdure.. Però una gran rabbia vedere Davide completamente estasiato dal suo filetto! 3° GIORNO. Altra giornata caldissima e per non arrivare alla sera completamente senza forze, passiamo la mattina e parte del pomeriggio visitando alcuni dei musei della città.

Dopo un’abbondante colazione ci incamminiamo verso il Museo Histórico Nacional, che presenta un’interessante collezione di dipinti, armi, mobili e molto altro della storia Argentina.

Terminata la visita, ed essendo mezzogiorno passato, pranziamo all’ombra di un albero nei pressi della Reserva Ecologica Costanera Sur.

Ora è troppo caldo per muoversi a piedi quindi prendiamo uno dei numerosissimi taxi e ci spostiamo verso il prossimo museo, il Museo de la Ciudad che illustra la vita e la storia porteña.

Tornati in albergo ci prepariamo con cura per la nostra serata romantica, una cena con spettacolo al famoso Esquina Carlos Gardel. Sfortunatamente cena e luogo non hanno soddisfatto le nostre aspettative ma lo spettacolo di tango è stato qualcosa di speciale, molto emozionante e indimenticabile.

4° GIORNO. Il nostro primo volo interno ci porta a Puerto Iguazú. Ci accorgiamo ben presto che per viaggiare in aereo con Aerolíneas Argentinas bisogna armarsi di tanta pazienza, autocontrollo e dimenticare la fretta perché è una buona compagnia aerea ma con una pessima puntualità. Noi siamo tra gli sfortunati che possono dire di non aver mai preso un volo interno “in orario”. L’unica conseguenza è il moltissimo tempo perso in aeroporto, tempo che potevamo benissimo dedicare alla nostra vacanza.

Puerto Iguazú, nella provincia di Misiones, è una cittadina piacevole, abbastanza povera che non ha molto da offrire. Si arriva fin quassù in quanto è il punto di partenza per la visita al Parque Nacional Iguazú, famoso perché al suo interno ci sono le imponenti e meraviglia del pianeta Cataratas del Iguazú.

Il nostro albergo è molto confortevole e caratteristico. Al contrario fuori la temperatura è insopportabile (vi ricordo che siamo ai Tropici), perciò passiamo il resto del pomeriggio ad oziare nel giardino dell’hotel e a bordo piscina ci godiamo la pace, il sole e la natura del luogo.

Verso sera, per ammirare un tramonto mozzafiato, ci consigliano di fare una lunga ma piacevole passeggiata verso l’Hito Argentino. L’Hito è un obelisco posto alla confluenza del Río Paraná con il Río Iguazú e segna il punto d’incontro dei confini dell’Argentina, del Brasile e del Paraguay. Ritorniamo in città che è quasi notte, ma non abbiamo paura in quanto non è un posto pericoloso e per cena, parrilla, pasta e buon vino rosso.

5° GIORNO. Siamo pronti per l’esplorazione del lato argentino delle cascate: zaino in spalla, cappello per proteggerci dai colpi di calore, occhiali scuri per ripararci dal sole accecante e una buona lozione solare.

Arrivati a destinazione Carlos, la nostra guida per la giornata di oggi, ci spiega che nel del parco le due passeggiate più importanti sono quella del Paseo Superior e quella del Paseo Inferior. Sono delle passerelle costruite all’interno della foresta tropicale per permettere ai visitatori di passeggiare senza pericolo tra le numerosissime cascate.

Per arrivare alla prima passerella che porta alla Garganta del Diablo, si deve salire su un trenino. Il “Tren ecologico de la Selva” passa attraverso la giungla e termina alla stazione “Garganta del Diablo”. Dopo una breve camminata si arriva alla piattaforma costruita proprio sopra le cascate. Il rumore dell’acqua è assordante, gli spruzzi che risalgono offuscano la nostra vista e bagnano completamente i nostri vestiti, gli zaini, le telecamere e le macchine fotografiche. È uno spettacolo meraviglioso ed emozionante. Ci piacerebbe rimanere ad ammirare questo salto per tutto il pomeriggio ma dobbiamo proseguire e lasciare il posto alle altre comitive, c’è ancora molto da vedere, molti sentieri da esplorare e moltissimi altri punti panoramici.

A metà giornata partecipiamo ad un’avventurosa gita in gommone verso il fondo delle cascate, avventurosa perché con il gommone si passa proprio sotto ad un salto e ci si bagna completamente. Chiaramente non ci si avvicina alla Garganta del Diablo ma al salto San Martín, molto più piccolo ma non meno emozionante.

La nostra visita è quasi giunta al termine. Il rientro all’entrata del parco la facciamo a bordo di un furgoncino aperto che passa attraverso la foresta, nel frattempo la guida presenta in modo dettagliato la storia di questo territorio protetto, la sua flora e la fauna.

Che giornata meravigliosa! Tornati in albergo ci concediamo un meritato riposo a bordo piscina e nel frattempo decidiamo dove cenare.

6° GIORNO. Molte persone ci avevano sconsigliato l’escursione al lato brasiliano delle cascate perché secondo loro in confronto al lato argentino, le cateratte del Brasile non sono spettacolari. Noi siamo più che soddisfatti di non aver dato retta a queste persone perché il Brasile ci ha regalato un panorama dei salti del lato argentino che sarebbe stato un peccato perdere e concordiamo con quello che dicono i brasiliani: “gli argentini hanno le cascate più belle, ma per vederle al meglio bisogna venire in Brasile!” Oggi la gita è organizzata in modo diverso. Al di là del confine brasiliano, oltre alla visita del Parque Nacional do Iguazú, siamo obbligati a fermarci in due diversi centri commerciali posti uno all’andata e uno al ritorno del viaggio. Questo aspetto non è piaciuto a nessuno del gruppo perché chiaramente toglie molto tempo alla visita del parco, ma come sempre bisogna cercare il lato positivo delle cose e noi l’abbiamo trovato. In questi due centri commerciali abbiamo visto cristalli meravigliosi da togliere il fiato: ametiste e non solo grandi quanto un uomo.

I sentieri di questo lato non sono molto diversi da quelli del lato opposto, sono un continuo sali-scendi nella selva con continua veduta sulle cascate argentine e sul fiume sottostante. Lungo il cammino incontriamo un paio di coatimundi e alcune iguane, molti uccelli variopinti e moltissime orchidee sui rami degli alberi.

Arrivati alla fine del sentiero principale ci aspetta una sorpresa, una lunga passerella metallica posta proprio sopra al fiume e ai piedi della Garganta del Diablo. Se ieri ci siamo emozionati in quanto eravamo proprio sopra al salto, oggi rimaniamo senza fiato perché lo abbiamo tutto davanti ai nostri occhi e possiamo farci un’idea migliore della sua immensità. Neanche a dirlo ci bagniamo completamente, facciamo moltissime foto e diamo un’ultima occhiata al questo posto sperando di non dimenticarlo mai. Per tornare al nostro punto d’incontro, che si trova molto più in alto rispetto alla passerella metallica, si deve prendere un ascensore.

L’escursione odierna non è ancora finita. Lasciamo il parco e proseguiamo verso la centrale idroelettrica più grande del mondo: Usina Hidroelétrica Itaipú a una decina di chilometri a nord di Foz do Iguazú sempre in Basile.

Se qualcuno mi avesse chiesto quale fosse la più grande diga del pianeta avrei risposto che era sul Nilo o magari in Cina, invece la diga con la maggior produzione di energia elettrica è in Brasile e più esattamente posta tra Brasile e Paraguay. Costruita in comunione tra i due stati produce il 25% del fabbisogno di tutto il Brasile e il 95% del fabbisogno di tutto il Paraguay (qualcosa come 14 milioni di KW ora). Le turbine sono di diametro di ben 10 metri e il dislivello dell’acqua é di 120 metri circa, per questo motivo è considerata una delle 7 meraviglie artificiali del mondo.

La diga di Itaipú è uno sbarramento sul fiume Paraná e in poco tempo ha formato un grande lago artificiale con una sponda in Paraguay ed una in Brasile. È pescosissimo e migliaia di pescatori vivono delle sue risorse, inoltre con il tempo è diventato luogo turistico per amanti degli sport nautici. Ci ha colpito il fatto, molto umano, che per ogni addetto alla costruzione della diga è stato piantato un albero nell’immenso giardino che la circonda per un totale di circa quarantamila alberi. Ogni albero ha una targa con il nome e la qualifica del lavoratore a cui è dedicato.

Si torna in albergo per l’ultimo pomeriggio a bordo piscina e pensiamo che domani a quest’ora saremo in Patagonia, tra le Ande e l’Atlantico.

7° GIORNO. In mattinata abbiamo il nostro volo per Trelew, nella provincia del Chubut in Patagonia. Arriviamo perfettamente in orario e senza problemi all’aeroporto Jorge Newbery di Buenos Aires. Mentre stiamo aspettando il volo per Trelew sopra i cieli della metropoli si scatena una tremenda tempesta. Chiaramente per gli aerei è impossibile atterrare o decollare e per questo in poco tempo si iniziano ad avere grandi ritardi per i voli sia in partenza che in arrivo. Per ore nessuno è in grado di darci spiegazioni, le persone del posto dicono che è una cosa normale ma a noi non sembra, comunque non ci resta che aspettare.

Solo nel tardo pomeriggio riusciamo a partire per Trelew. Tralasciamo i particolari del volo ma sicuramente lo ricorderemo come il peggiore di tutta la nostra vita! Lo sperduto aeroporto di Trelew si trova a quasi 1.400 chilometri di distanza da Buenos Aires. Siamo veramente stanchi ma il nostro trasferimento non è ancora finito. Puerto Madrin porta della Patagonia e punto di partenza delle nostre prossime escursioni è ancora lontano e con un taxi percorriamo i 65 chilometri che ci separano da questa città.

Corriamo lungo la famosissima e lunghissima RN3, strada costiera che inizia a Buenos Aires e finisce nella Tierra del Fuego, strada noiosa e monotona che attraversa pochi centri abitati, ma lungo tutta la sua lunghezza vi sono località che meritano di essere viste, come la Reserva Provincial Punta Tombo o la Península Valdés.

È notte inoltrata e la voglia di cercare un posto per la cena è poca, perciò andiamo direttamente verso il nostro delizioso albergo. In camera troviamo una bottiglietta di “Champagne”, che pensiero carino un brindisi alla Patagonia! 8° GIORNO. Sono le sei del mattino e su Puerto Madrin splende un sole meraviglioso, il cielo è blu e la temperatura è fresca. Vestiti con abiti abbastanza pesanti (ieri costume e oggi giacca a vento) partiamo alla scoperta della Reserva Provincial de Punta Tombo e Gaiman.

Usciti dalla città rimaniamo sorpresi da quello che ci circonda perché immaginavamo grandi spazi aperti ma non una distesa di terra arida e piatta che si perde all’orizzonte. La Reserva Provincial Punta Tombo è famosa perché ospita la colonia di Pinguini Magellano più numerosa di tutto il Sud America. Su di un bellissimo promontorio, che si affaccia direttamente sull’oceano Atlantico, ci troviamo davanti una moltitudine di Pinguini e ad occhio nudo non si riesce a vederne la fine.

Non tutta la zona di nidificazione è accessibile al pubblico e durante la visita si ha l’obbligo di seguire un sentiero delimitato da paletti. Questo non limita la vista o l’emozione di stare a contatto con gli animali perché sono liberi di muoversi ovunque, il rumore che fanno è assordante e l’aria è satura di una “fragranza” a dir poco insopportabile! Tantissima strada per arrivare fin qua e poi le due ore a nostra disposizione trascorrono fin troppo veloci, è ora di proseguire verso Gaiman, una ridente cittadina influenzata dalla cultura gallese. Nel 1874 iniziarono ad arrivare i primi coloni gallesi che cominciarono a costruire insediamenti in armonia con il popolo dei Tehuelche. Ci troviamo sulle rive del Río Chubut, fondamentale fonte di acqua potabile in una terra arida e secca. Essendo pomeriggio inoltrato ci fermiamo a fare una buona merenda in una caratteristica casa da tè gallese dove, in un’atmosfera ottocentesca, con l’ottimo infuso ci vengono serviti una gran quantità di dolci caserecci e pasticcini.

Dopo aver percorso le poche vie principali della città è ora di tornare verso Puerto Madrin. Con la guida decidiamo di fare una sosta a Trelew per visitare il Museo Paleontológico Egidio Feruglio sorto in onore del noto paleontologo italiano (da cui prende il nome) arrivato in Argentina nel 1925.

Un museo ben strutturato e con un’interessante esposizione di fossili di dinosauri, piante e pesci.

Verso sera arriviamo in albergo e oggi non vogliamo perderci il famoso tramonto patagonico. Ci sediamo sulla promenade e gustando un delizioso gelato rimaniamo stupiti dal colore del cielo.

9° GIORNO. Anche oggi sveglia all’alba. Sul pullman non c’è nessuno e la guida ci informa che per questa escursione verso la Reserva Faunística Península Valdés (dal 1999 dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco) saremo solo io e Davide, una fortuna non da poco.

Ogni anno sulle coste della riserva arrivano per riprodursi una moltitudine di leoni ed elefanti marini, Pinguini Magellano e uccelli marini di specie diverse. Però l’attrazione più importante sono sicuramente le numerosissime balene che tutti gli anni puntualmente arrivano nelle tiepide e tranquille acque dei vari golfi della penisola per partorire i lori piccoli.

Anche oggi passiamo moltissime ore sul pullman che ci porta attraverso la Península Valdés fino a Puerto Piramides. Molto impazienti ci dirigiamo verso la spiaggia dove con il piccolo gommone andremo in mare aperto alla ricerca della Ballena Franca Austral, al giorno d’oggi animale a rischio d’estinzione. Sfortunatamente a metà dicembre la maggior parte questi mammiferi ha gia lasciato la baia e di conseguenza non è stato facile avvistarle. Ma le guide sono state eccezionali dopo una attenta ricerca sono riusciti a trovare l’ultima mamma balena col suo balenottero. Un’altra emozione difficile da descrivere.

Tornati sulla terra ferma e ancora commossi dall’esperienza la nostra guida ci informa che essendo solo in due possiamo andare in una estancia un poco lontana ma in un posto meraviglioso. Andremo a Estancia Punta Delgada, un faro in disuso trasformato in un lussuoso hotel con ristorante che prepara deliziosi piatti argentini. Arrivati all’estancia scendiamo la ripida scogliera che porta sulla spiaggia e dopo una breve camminata ci fermiamo a pochi metri dai Leoni Marini. Dopo un po’ di tempo l’autista ci dice che stanno preparando un gustoso cordero patagonico, come rifiutare. Io comunque non cedo e mi gusto un’ottima pasta al pomodoro.

Prima di partire esco dal ristorante perché ho voglia di fare due passi da sola nella steppa che ci circonda. Abituati come siamo alle nostre caotiche città tutto questo spazio vuoto mette una certa agitazione e malinconia, però è meraviglioso ascoltare il silenzio.

Lungo la strada del ritorno passiamo molto vicini a due saline la Salina Grande e Chica, poste a 42 metri sotto il livello del mare formano una delle depressioni più grande al mondo.

A fine giornata siamo felicissimi, saremo per sempre grati ai nostri accompagnatori che ci hanno fatto passare una giornata indimenticabile.

10° GIORNO. Mattinata libera da ogni impegno, perciò dopo una bella dormita visitiamo la città di Puerto Madrin. Nel pomeriggio altro volo aereo, partiamo per il Sud estremo, andiamo a Ushuaia nella mitica Tierra del Fuego.

Estremità meridionale del continente americano e vicinissima all’Antartide è costituita da migliaia di isole suddivise tra Cile e Argentina. Terra del fuoco è il nome dato a questo luogo dalle persone che transitavano con le navi davanti alle coste e avvistavano tantissimi fuochi, i fuochi che gli indigeni usavano per scaldarsi visto che non indossavano vestiti.

Al nostro arrivo il cielo è limpido perciò dal finestrino possiamo vedere il paesaggio, sembra il suolo lunare. Non possiamo minimamente immaginare cosa avranno pensato Magellano o Darwin al loro arrivo in questo posto, una terra desolata e perennemente spazzata dai venti e dalla pioggia.

Ci sistemiamo in un altro confortevole albergo situato in posizione centrale e prima di cenare facciamo due passi per il centro, la sensazione di essere ai confini del mondo ci esalta molto.

Ushuaia è la capitale della provincia argentina della Tierra del Fuego ed è situata tra il Canale di Beagle e alte montagne innevate che raggiungono quasi i 1.500 metri di altitudine.

Alla fine del 1800 il governo argentino decise di confinare i suoi criminali più pericolosi sull’isola de Los Estados poi nel 1906 la prigione militare dell’isola viene trasferita ad Ushuaia e prese il nome di Cárcel de Reincidentes. A partire dal 1950 circa Ushuaia non è più solo colonia penale ma diventa un importante centro industriale e nel giro di pochi anni, grazie ai buoni salari, ha visto l’arrivo di moltissima gente in cerca di un lavoro stabile.

Su consiglio della receptionist dell’albergo ceniamo in un ristorante con splendida vista sul canale. Il tempo scorre veloce e non ci accorgiamo che si è fatto tardi perché fuori c’è ancora molta luce, siamo nella città più meridionale del mondo c’è il sole di mezzanotte! 11° GIORNO. Come prima escursione nella natura della Tierra del Fuego ci dirigiamo verso il Parque Nacional Tierra del Fuego (primo parco nazionale argentino) un territorio meraviglioso con la sua natura selvaggia e maestosa.

Come conseguenza di una cattiva gestione del parco, cioè l’introduzione sul territorio del Castoro Nordamericano non originario di questo territorio, col tempo si sono creati danni irreparabili all’ambiente. Animali roditori che per costruire le loro dighe hanno distrutto parte delle foreste di lenga. Oltre a tutto ciò, come se non bastasse, questi mammiferi sono la causa dell’inquinamento delle acque. Sembra incredibile a credersi ma la fresca acqua dei ruscelli montani è imbevibile perché inquinata dalla loro pipì.

Arrivati nel parco prendiamo il Tren del Fin de Mundo il modo più lento e turistico per visitarlo. Durante il viaggio in treno si percorre lo stesso tragitto che utilizzavano i condannati più di 100 anni fa quando, come premio per buona condotta, potevano uscire dalle loro umide celle e lavorare all’aria aperta. Durante tutto il percorso una guida descrive quello che ci circonda: la flora, la fauna, la storia della costruzione della ferrovia e la vita dei carcerati.

Arrivati alla stazione Andén ci dirigiamo verso la magnifica Bahìa Ensenada e dopo una breve pausa verso la Bahía Lapataia dove finisce la RN3. Foto d’obbligo sotto il cartello che indica Buenos Aires 3.063 chilometri e Alaska 17.848 chilometri.

Per pranzo torniamo in città e poi nel primo pomeriggio col nostro gruppo ci ritroveremo al porto turistico per la nostra prima crociera in Argentina: navigazione di un paio di ore nel Canale di Beagle Le destinazioni della navigazione del canale sono Isla de los Lobos e Isla de Pájaros.

La giornata oltre ad essere fredda non è neppure serena perciò non possiamo salire in coperta, ma dai grandi finestrini si può ammirare tutta la baia di Ushuaia, le sue montagne, i boschi, il mare e alla nostra destra il confine con il Cile. Arriviamo al Faro Les Esclaireurs che indica l’ingresso al porto e poi ci avviciniamo a Isla de los Lobos con i suoi leoni marini e poco più avanti Isla de Pájaros con una quantità di uccelli marini incredibile, cormorani, gabbiani, albatros e molti altri.

Andando verso l’albergo ci fermiamo all’ufficio informazioni turistiche perché abbiamo saputo che possiamo far timbrare il passaporto con un timbro di Ushuaia, segno indelebile del nostro passaggio nella città più australe del mondo.

Davide si ricorda del consiglio di Andrea “quando sarai a Ushuaia, vai a mangiare il granchio”. Detto fatto, il tanto desiderato granchio è veramente gustoso. Davide a sua volta lo consiglia a tutti.

12° GIORNO. Fuori il tempo è terribile e la voglia di alzarsi dal letto è poca, ma oggi altra escursione nel Parque National Tierra del Fuego con visita al Lago Fagnano e Escondido. Sfortunatamente non abbiamo molto da dire sulla gita odierna in quanto ad essere sinceri non è stata molto entusiasmante. In poche parole l’organizzazione generale ha lasciato a desiderare, siamo rimasti per la maggior parte del giorno chiusi in tre locali diversi oppure sul pullman. Vorrei aggiungere qualcosa di più sui laghi ma mi è impossibile. Mi auguro che ad altri turisti sia andata meglio.

Sulla via del ritorno decidiamo di farci lasciare davanti al Museo Marítimo e il Museo del Presidio per vedere dal vivo dove vivevano i detenuti di cui tanto ci hanno parlato nella giornata di ieri. Gradevolissima tappa dopo una misera giornata di pioggia e noia soprattutto grazie alla guida, amante del suo lavoro e della storia della sua città che ci ha descritto la vita nel penitenziario e non solo in modo eccezionale. Siamo entrambi dell’idea che sia stata la più bella lezione di storia alla quale abbiamo mai assistito in tutta la nostra vita.

Siamo abbastanza lontani dall’albergo e ne approfittiamo per visitare la città e fare alcune compere in negozi trovati lungo il cammino. A cena discutiamo delle giornate trascorse in Terra del Fuoco, posto bellissimo dove sfortunatamente siamo sempre stati trattati come turisti e di conseguenza dove abbiamo preso anche grandi fregature. In questo contesto non ci sembra giusto stare a fare della polemica però a noi è sembrato di cattivo gusto, nonostante tutto ci dispiace moltissimo partire.

13° GIORNO. Mattinata libera dedicata ad altro shopping e dopo pranzo ci dirigiamo verso l’aeroporto per prendere l’ennesimo volo aereo che ci riporterà in Patagonia, però questa volta a El Calafate la meta tanto aspettata da Davide.

Il volo è breve e in poco tempo arriviamo a destinazione. A terra tira un vento incredibile tanto che fuori dall’aeroporto non riusciamo quasi a stare in piedi. Siamo tutti sorpresi, non ci era mai capitato di doverci tenere per non essere sbattuti in terra. La guida dice che è tutto nella norma, siamo fortunati alle volte è ancora più forte, se lo dice lei! Il nostro albergo è abbastanza distante dal centro città però è molto caratteristico ed ha una bellissima vista sul Lago Argentino. Dopo esserci sistemati andiamo verso il centro e dopo una lunga camminata lungo il pulito e vitale viale principale ci fermiamo nel ristorante migliore di tutta la vacanza. Ci godiamo l’ottima cena e avendo esagerato in tutto è meglio percorrere a piedi anche il ritorno verso l’hotel, nessun pericolo e strade ben illuminate El Calafate è situata sulla riva meridionale del Lago Argentino, nella parte sud-occidentale della provincia di Santa Cruz, a circa 320 chilometri a nord-est di Rìo Gallegos il capoluogo. Il suo nome deriva da il calafate (Berberis buxifolia) un piccolo arbusto dai fiori gialli e bacche di colore blu scuro. È un’importante meta turistica essendo il punto di partenza per la visita del Parco Nazionale Los Glaciares, del Perito Moreno (uno dei più visitati al mondo), del Cerro Chaltén o del Cerro Torre.

14°GIORNO. Oggi partecipiamo all’escursione al Glacier Perito Moreno. Consigliamo a tutti di farsi preparare il pranzo al sacco dal ristorante dell’albergo in quando non vi sono molte possibilità di comperare del cibo lungo il cammino.

El Calafate dista dal Parque Nacional Los Glaciares circa 80 chilometri. Siamo tornati al tanto amato spazio selvaggio delle pianure della Patagonia, al paesaggio arido e brullo con un’unica grande differenza, qua ci sono le montagne.

Arrivati al parcheggio del parco si scende lungo il sentiero che porta proprio sotto al ghiacciaio. È un immenso fiume di ghiaccio che scende dalla Cordigliera delle Ande, meraviglioso con il suo indimenticabile colore blu e il suo fronte dentellato largo molti chilometri da dove continuano a staccarsi enormi pezzi di ghiaccio che con un boato cadono nelle acque del Lago Argentino.

Dopo un paio di ore trascorse in questo luogo così eccezionale, ci dirigiamo verso il Puerto Bajo del las Sombras dove ci aspetta un grande catamarano che ci porterà ai piedi del ghiacciaio per partecipare ad un minitreking. Durante il breve giro nel Brazo Rico e la camminata attraverso la foresta di lenga, la nostra guida ci fornisce interessanti informazioni a riguardo del posto.

Ci spiega il processo della rottura del ghiaccio a dimostrazione che il ghiacciaio è in continuo movimento, ci parla della Leche Glaciaria, degli iceberg, del fatto che il Hielo Continental Patagonico è il terzo più vasto al mondo dopo l’Antartide e la Groenlandia, della lunga storia dei ghiacciai di questa zona nati nella lontana era Quaternaria.

Arrivati proprio sotto al Moreno indossiamo i ramponi e con ansia aspettiamo il nostro turno per iniziare l’arrampicata. Una passeggiata meravigliosa, non molto impegnativa o pericolosa, assolutamente da non perdere. Dalla cima la vista è indimenticabile, ci si rende conto che è realmente immenso e la parte che abbiamo percorso in queste ore è una briciola in confronto al resto. Arrivati alla fine una bella sorpresa ci aspetta un buon “wishkey on the rocks”, per brindare al Perito Moreno chiaramente.

15° GIORNO. Vigilia di Natale. Primo Natale da marito e moglie, lontani da casa, in Argentina.

Sveglia molto presto, colazione, pranzo al sacco e pronti a partire per un’altra lunghissima navigazione sul Lago Argentino e visita ai ghiacciai Upsala, Onelli e Spegazzini.

Dopo il solito viaggio in pullman arriviamo a Punta Bandieras, ci imbarchiamo su un altro moderno catamarano e via verso la scoperta di tutti i ghiacciai della zona.

Navighiamo parte del Lago Argentino, attraversiamo la Boca del Diablo, percorriamo il Brazo Norte e dopo qualche ora, dico qualche ora così potete rendervi conto della vastità della cosa, arriviamo al Ghiacciaio Upsala. Più esteso del Moreno, in quanto alimentato da diversi ghiacciai laterali minori, ma poco conosciuto perché meno spettacolare e più difficile da raggiungere. Dopo aver percorso per intero i suoi 4 chilometri di larghezza, continuiamo con la navigazione verso il ghiaccio Onelli Spegazzini e finalmente si scende. Siamo a Bahìa Onelli o come la chiamano qua “cimitero degli iceberg”. È molto freddo e tira un’aria gelida però il luogo è molto romantico, lo sguardo spazia sulle montagne innevate che ci circondano, vorremmo fermarci più tempo per godere di questa bellezza ma dobbiamo ritornare, il catamarano ci aspetta.

Consigliamo a tutti di fare per prima la crociera ai due ghiacciai e il giorno dopo vedere il Moreno in quanto, dopo quello che abbiamo provato ieri, la giornata di oggi è una lunga crociera senza nessuna emozione.

16° GIORNO. Oggi è Natale ma per noi che siamo lontani da casa ci sembra un giorno come un altro. È tutto chiuso, non abbiamo in programma escursioni è solo giorno di trasferimento, da El Calafate purtroppo torniamo a Buenos Aires.

Il nostro viaggio è quasi giunto al termine e la cosa che più ci rattrista è dover lasciare la Patagonia, paese di grandi contrasti, paesaggi poco ospitali e paesaggi di laghi blu, boschi verdi e montagne innevate, caldo estivo e freddo gelido, zone sfruttate dal turismo altre completamente deserte, scarse vie di comunicazione e un cielo stellato meraviglioso! 17° GIORNO. Siamo tornati nella caotica e bollente Buenos Aires e per oggi abbiamo organizzato una gita a Colonia del Sacramento in Uruguay.

Se paragonato alla metropoli di Buenos Aires questa cittadina, o per lo meno la sua zona storica, è a dir poco meravigliosa. Anche il viaggio col traghetto nel delta del Rio la Plata è molto interessante perchè si naviga per ben tre ore verso l’Uruguay senza mai vederne la riva e quando si arriva è una sorpresa perché ci si aspetta una metropoli e invece si trova una cittadina.

Dal porto facciamo a piedi i pochi isolati che ci separano dalla parte vecchia, molto ben conservata e piacevole da visitare. Siamo nel cuore della città nel famoso Barrío Historico dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Un quartiere pittoresco ricco di edifici e strutture del periodo coloniale. Visitiamo alcuni musei e molto interessante è il Museo Portugués con molti documenti relativi al periodo portoghese. Per avere una visione d’insieme del posto saliamo in cima al faro.

È caldissimo però è molto piacevole passeggiare all’ombra dei grandi alberi di Plaza Mayor 25 de Mayo e nella Plaza de Armas. Verso sera torniamo al porto per prendere la lancia veloce che in pochissimo tempo ci riporterà in Argentina.

È quasi ora di cena ed essendo il nostro ultimo giorno in questa terra ci prepariamo per bene perché abbiamo prenotato nel migliore ristorante della città. Ristorante tanto apprezzato da Davide per le sue porzioni di carne enormi che Andrea aveva definito di “dinosauro”.

18° GIORNO. Ultimo giorno di vacanza e anche fine della nostra tanto attesa luna di miele. Da domani si ritorna alla solita vita! Lunga giornata libera per le ultime compere e poi Andrea ci accompagna all’aeroporto. Per tutto il tragitto parliamo ininterrottamente delle nostre avventure, delle nostre emozioni, di quello che ci è piaciuto di più e quello che ci ha lasciati perplessi.

Al momento dei saluti ci commoviamo. È difficile lasciare un paese che non ci ha deluso ma anzi ci ha entusiasmato, è difficile lasciare tutte le persone che abbiamo incontrato e che ci hanno aiutato e in queste tre settimane.

Abbiamo pensato molto a come terminare questo resoconto di viaggio ma non siamo riusciti a trovare le parole giuste perciò arrivederci Argentina, speriamo di poter tornare presto!



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