Da Aleppo a Damasco on the road

Francesca e io atteriamo ad Aleppo (volo Royal Jordan, abbastanza buono) e capiamo subito che in Siria tira un’aria ben diversa rispetto alla Giordania, molto piu’ costruita sul turista e anche molto piu’ “customer oriented”. Infatti all’aeroporto cerchiamo di cambiare I soldi per poter prendere il taxi e ci accorgiamo che il cambio...
Scritto da: il bes
da aleppo a damasco on the road
Partenza il: 24/04/2007
Ritorno il: 30/04/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Francesca e io atteriamo ad Aleppo (volo Royal Jordan, abbastanza buono) e capiamo subito che in Siria tira un’aria ben diversa rispetto alla Giordania, molto piu’ costruita sul turista e anche molto piu’ “customer oriented”. Infatti all’aeroporto cerchiamo di cambiare I soldi per poter prendere il taxi e ci accorgiamo che il cambio non solo e’ nascostissimo, ma addirittura l’inserviente dorme noncurante su una panca nel retro.

Poi al momento del taxi ci lasciamo convincere da un signore distinto che ci rivela essere un Generale in pensione (e visto il paese, si puo’ anche credere) che ci porta per la modica cifra di 8 EUR all’hotel. Che ci abbia derubato o no, non lo sapremo mai, di sicuro trovare una persona abile ed efficiente a mezzanotte, ci ha fatto piacere.

L’hotel e’ lo storico Beit Wakhil, molto bello il cortile interno quanto piuttosto squallide le camerette, che assolutamente non giustificano il prezzo da 4 stelle. Pero’ la posizione e’ molto comoda per raggiungere la Cittadella in poco tempo e perdersi nel suck.

Aleppo e’ decisamente una citta’ molto affascinante, con la maestosa Cittadella e un souk molto ben conservato e autentico nel quale e’ d’obbligo comprare qualche pezzo di sapone, il famoso sapone di Aleppo. Il prezzo e’ irrisiorio e per gli amanti del genere, e’ davvero un sapone diverso da tutti gli altri.

Dopo una giornata di visita alla citta’, che si rivela una sorpresa sia per le dimensioni, sia per svelarci la Siria come una nazione decisamente arretrata per quanto riguarda le istituzioni (Assad padre e figlio compaiono ovunque), le auto, I servizi, ma anche molto moderna e cordiale con gli stranieri. Basta pensare che nel centro di Aleppo c’e’ una misera palazzina che funge da ufficio del turismo e che e’ stata in grado di darci delle mappe e degli stradari persino in italiano, il tutto gratuitamente. In Giordania avremmo trovato un posto simile circondato da fontane e tappeti, ma avremmo dovuto sborsare non oso pensare quanto.

Inoltre Aleppo si e’ rivelata simpatica anche per la cortesia delle persone, tra le quali abbiamo trovato un tale che ci ha visti con la Lonely Planet in mano e ci ha detto che lui era citato. E infatti compare tra le guide ufficiali citate dalla celebre guida. La cosa divertente e’ che ci ha proposto I suoi servigi in modo piuttosto “soft”, ma sopratutto abbiamo notato la voglia di parlare e di darci indicazioni utili sul suo paese, senza secondi fini troppo evidenti. La Siria e’ un paese ancora con poco turismo se si pensa quante e quali meraviglie sono racchiuse nei suoi confini.

L’indomani inizia l’avventura on the road. Purtroppo la Europcar ci delude parecchio, l’ufficio di Aleppo oltre a essere introvabile e solo grazie all’aiuto improvvisato di una receptionist di un hotel riusciamo a giungere in loco. L’auto e’ una terribile Peugeot 105 tutta ammaccata e per di piu’ sporchissima sia dentro che fuori. L’inserviente non parla una parola di inglese e devo ripagare la tariffa che avevo gia’ prepagato in Italia. Come in Giordania, non mi resta che prendere l’auto e poi farmi rimborsare il tutto in Italia, Inshallah.

L’uscita da Aleppo si rivela abbastanza facile e raggiungiamo senza troppi problemi il luogo in cui sorgeva il Monastero di San Simeone lo Stilita. Rimangono le quattro cappelle che sorgevano attorno alla colonna del celebre santo che proprio su di essa passo’ gran parte della vita. Della colonna rimane poco, anche perche’ secoli di pellegrini che ne hanno asportato un granello alla volta, ha reso ormai minimo il rimasuglio della colonna che fu. Il luogo e’ molto bello anche perche’ sullo sfondo compaiono le cime innevate delle montagne che fanno da confine con la Turchia.

Lasciamo questo luogo per dirigerci a sud, prima tappa Ebla. E’ bello pensare di essere nel punto dove sorse questa civilta’, ma al momento ci sono solo scavi archeologici e la visita di Ebla si esaurisce presto, visto che ne’ Francesca ne’ io siamo provetti archeologi, sia perche’ non c’e’ nulla di spiegato e osservare dei buchi nel terreno e’ un’attivita’ che fa perdere il suo interesse in pochi istanti.

Si riparte verso Apamea. Si entra in autostrada e lo stress di guidare diventa decisamente intenso, visto che sull’autostrada tutti vanno come pazzi, ma allo stesso tempo ci sono mille attraversamenti pericolosissimi. Ovviamente del bivio per Apamea non c’e’ nemmeno l’ombra, finche’ decidiamo di uscire e seguiamo cartelli esclusivamente in arabo (che riesco a leggere, ma solo a malappena) e dopo aver miracolosamente individuato un cartello con scritto “Afamia” e aver chiesto ad alcuni locali che ci guardavano con aria davvero stupita siamo riusciti ad imboccare la strada giusta e raggiungere quel poco che resta di questa citta’ romana. E in effetti resta proprio poco, giusto un po’ di colonnato e I resti di un anfiteatro. Il tutto e’ immerso sommerso dall’erba e come se non bastasse proprio quel giorno c’era il raduno del Club Automobilistico Siriano, pertanto impossibile lasciare l’auto se non in ottantunesima fila. Il tutto senza turisti e con gli occhi incuriositi dei locali che sembravano chiedersi “chissa’ cosa sono venuti a fare qui questi due”.

Non volendo ritornare dalla stessa strada, e essendo senza meta (infatti non abbiamo hotel prenotati per questa sera), decidiamo di provare a buttarci su per le colline per poi discendere verso l’autostrada. La scelta si rivela lunga in quanto a tempistiche, infatti riusciamo a tornare in autostrada solo dopo un paio d’ore (contro mezz’ora se si prende la strada giusta da subito..) ma si entra in un paesaggio super-suggestivo fatto di pastori, pecore e piccoli villaggi al cui centro sorge un minareto. E centinaia di persone che ci guardano incuriosite e ci salutano. Decisamente il volto genuino e reale della Siria, un paese che nonostante si stia rivelando dura da girare in auto, e’ fatto di gente squisita e ospitale.

Ci rimane un po’ di chiaro per fare una tappa ad Hama. Andiamo nel centro a vedere le gigantesche norie. Nonostante cio’ la cittadina non ci attira troppo, e pertanto decidiamo di risalire in macchina e avvicinarci alla zona del Krak dei Cavalieri. Cosi’ l’indomani potremo visitare il castello e poi partire alla volta di Palmira.

Nonostante il traffiico infernale e la drammatica indisciplina dei camionisti, arriviamo al bivio che porta verso il Krak e utilizzando al meglio la Lonely Planet ci dirigiamo a cercare un hotel. Questa volta siamo fortunati, anche se siamo in bassa stagione e sembra tutto chiuso, questa e’ una delle regioni piu’ ricche di turismo di tutta la Siria. E’ pieno di villette e qualche hotel esiste, noi riusciamo a trovarne uno molto diginitoso che raccomandiamo, l’hotel Francis. Probabilmente eravamo gli unici ospiti, ma devo dire che si e’ rivelato molto comodo e confortevole e anche in grado di darci qualcosa da mangiare, cosa che in Siria, fuori dalle grandi citta’, non e’ affatto scontato. Francesca e io temevamo di dover far fuori gli ultimi taralli e gli ultimi Kinder Brioche! L’indomani siamo andati verso il Krak, davvero suggestivo e bellissimo anche negli interni. Nonostante il numero impressionante di scolaresche in visita, il Krak rappresenta davvero un luogo affascinante, anche perche’ e’ praticamente intatto e non e’ cosa tanto frequente per un castello del 1200. Inoltre il panorama intorno e’ molto bello e anche viaggiare sulle stradine adiacenti e’ piacevole. Il panorama e’ talmente verde che piu’ che in Siria mi viene in mente il mio caro Piemonte, in particolare le colline del Monferrato. Decidiamo di dirigerci a Palmira e essendo venerdi’ siamo fortunati in quanto l’autostrada che ieri era un incubo e’ un po’ piu’ vuota, raggiungiamo facilmente Homs e anche se con qualche difficolta’ e una buona mezz’ora persa a girare in tondo, finalmente troviamo il modo di prendere lo svincolo che porta a Palmira. La stada per Palmira e’ tutta diritta, una corsia per senso di marcia ed e’ decisamente veloce, anche perche’ semi-vuota. Del resto dopo mezz’ora si entra in pieno deserto e sara’ cosi’ fino all’arrivo alla mitica oasi. Immancabile la foto ai cartelli stradali con scritto “Baghdad 400 Km” e a un paio di burloni che hanno aperto dei bar/ristoranti lungo la via ovviamente battezzati “Baghdad Café’”.

Dopo due ora di deserto, ma su una strada dove abbiamo viaggiato ad una media di 100 Km/h, e sulla quale I siriani arrivano tranquillamente a 150, siamo arrivati a Palmira, prima del previsto. Lasciati in fretta I bagagli in hotel (hotel Villa Palmira, decisamente carino e prenotato su internet) ci dirigiamo a visitare la mitica citta’ della Regina Zenobia.

Palmira e’ semplicemente magnifica, sia per il livello artistico di tutto cio’ che contiene, sia per il colore giallo che la contraddistingue e che fa sembrare tutto dorato, sia per il suo contesto, un’oasi piena di palme contornata da montagne, una delle quali adornata da un magnifico castello arabo che fa da sfondo alle migliori fotografie del sito.

Palmira e’ lasciata a se stessa, abbandonata. All’interno della zona archeologica entrano tranquillamente auto, camion, motorette, cammelli. Laddove la strada non e’ piu’ percorribile c’e’ una distesa di reperti che mai nessuno avra’ mai il tempo di ammirare (a parte gli studiosi, ovviamente, ma non e’ il nostro caso). Intere distese di colonne, frontoni, pietre decorate, lastre, ecc. Sparse ovunque. Forse la grandezza di Palmira e’ proprio questa, essere una distesa di opere d’arte, la maggior parte caduta o rimossa dal suo luogo iniziale, ma non per questo meno impressionante. Inoltre cio’ che rimane del colonnato, dei templi e delle mura di Zenobia e’ davvero stupendo. La visita si protrae sotto il solo cocente anche oltre la zona archeologica vera e propria, infatti di fianco a Palmira sorgono varie torri che non sono altro che tombe. All’interno di queste sono state trovate molte sculture che rappresentavano I defunti che lasciano davvero stupiti per la loro bellezza. Magnifica e’ una racolta di esse nel Museo di Damasco in cui e’ ricostruito proprio l’interno di una di queste tombe.

Dopo 4 ore di visita torniamo distrutti all’hotel e solo una bella doccia rigenerante ci permette di mettere ancora il naso fuori la sera. Purtroppo Palmira e’ desolantemente vuota, non ci sono praticamente turisti e I ristoranti sono per lo piu’ vuoti. Dopo una disperata caccia a cercare di accalappiarci, decidiamo che stasera faremo fuori I taralli e I Kinder! L’indomani partiamo di buon ora alla volta di Damasco. Dato che abbiamo tempo ci viene l’idea di fare un salto a Bosra, che inizialmente non avevamo previsto di visitare, ma visto che siamo riusciti a vedere Palmira prima di quanto pensassimo, decidiamo di tentare questa avventura. Tutto procede per il meglio finche’ non arriviamo nell’area di Damasco. A questo punto la nostra povera macchina viene circondata da camion enormi e fumosi e avvolta in un traffico immane, talmente fitto che non era neppure possibile vedere I segnali stradali. Come se non bastasse si aggiunga l’indisciplina mostruosa dei siriani e l’impossibilita’ di capire dove fossimo. Riesco a trovare un’indicazione per l’aeroporto e decido di andare verso il punto dove riconsegneremo l’auto. Non trovando piu’ alcuna indicazione per Bosra ed essendo la situazione palesemente insostenibile decidiamo di lasciare l’auto e passare mezza giornata in piu’ del previsto a Damasco, in modo da rilassare I nervi un po’ provati da due settimane sulle strade di Giordania e Siria (anche la macchina in dotazione non aiutava di sicuro a distenderli…) Su Damasco c’e’ ben poco da dire, e’ una citta’ bellissima ed e’ davvero una citta’ che puo’ considerarsi la culla dell’Arte Orientale. Del resto molti dettagli architettonici, dalle before alle case a strisce nere e gialle o nere e grigie, le cupole del souk e molti altri dettagli richiamano cio’ che noi siamo abituati a vedere a Venezia. Ma Damasco e’ soprattutto la citta’ degli Ommayadi, I primi califfi successori di Maometto a cui si deve la grande espansione islamica che arrivo’ fino a conquistare Cordova e farla diventare “Califfato”.

Simbolo di questa storia e’ la grande Moschea degli Ommayadi, imponente e bellissima, ornate all’interno da stupendi mosaici Verdi e dorati come credo non sia possibile vedere da nessun’altra parte al mondo.

E poi all’interno ci sono alcuni dei luoghi piu’ venerati dell’Islam, come la Tomba di San Giovanni Battista (anche per I Mussulmani e’ un profeta), il Minareto di Gesu’, secondo la tradizione Ommayade Gesu’ in persona apparira’ da quel minareto per annunciare il Giorno del Giudizio. E a questi luoghi si aggiunge anche un sito di grande importanza per gli sciiti, la tomba di Hussein, il figlio di Ali’ (cugino di Maometto venerato dagli sciiti come primo Imam). Da notare che Hussein fu ucciso dagli stessi Ommayadi, che pero’ decisero di seppellirlo con tutti gli onori. Per questa ragione la principale moschea sunnita, ospita anche molti cristiani e sciiti al suo interno, alla faccia di chi vede l’Islam come religione intollerante! Fuori della Moschea da non perdere il Mausoleo di Saladino, che anche se noi ci ostiniamo a chiamare “Feroce”, fu un grande condottiero ma anche un uomo molto saggio, sicuramente di piu’ di tanti re europei che decisero di imbarcarsi per le Crociate senza far piu’ ritorno in patria.

Sia nella moschea che nel mausoleo possono entrare I non mussulmani a patto che gli uomini non indossino pantaloni corti e che le donne siano velate. Su questo punto l’Islam smette di essere tollerante…Nonostante gli sbuffi di Francesca! Damasco ci ha anche affascinato per il resto della zona storica, fatta anche di un bellissimo quartiere cristiano ricco di chiese. E’ bello vedere convivere la croce e la mezzaluna, spesso a pochi metri di distanza e questo dovrebbe far riflettere tutti coloro che pensano che esistano solo estremisti islamici. In realta’ ci sono paesi come la Siria che, nonostante qualcuno consideri Stati Canaglia, sono abituati da molto piu’ tempo di noi a far convivere pacificamente diverse religioni e a trovare il modo per rispettare il credo di tutti. Se c’e’ un merito che va proprio alla famiglia Assad e’ proprio questo, aver costruito uno stato abbastanza laico in modo da non rischiare di cadere nella mani dei fanatici e soprattutto di non avere mai usato la religione a scopo politico. Poi, si possono fare mille alter critiche a quello che e’ di fatto un regime dittatoriale, ma di sicuro ha ottenuto risultati non da poco, se pensiamo a quale deriva culturale e morale si sta assistendo in gran parte del mondo mussulmano.

Il souk di Damasco si rivela pieno di sorprese, tra cui un magnifico gelato acquistato in un locale in cui lavorano una decina di locali che pestano continuamente gli ingredienti in colonne di ghiaccio e che danno un tocco decisamente artigianale al gelato. Non mancano le pasticcerie, in particolare quelle fornitissime di buonissimi dolci al marzapane e al torrone e anche alcune fantastiche profumerie in cui si puo’ comprare l’olio all’essenza di Chanel n.5 o di J’adore per circa 1 EUR. Ovviamente il profumo svanisce dopo un’ora, ma sai che soddisfazione! Damsco finisce con una lunga visita al Museo Archeologico, decisamente da non perdere, in particolare per gli stupendi affresci di una Sinagoga (piu’ unici che rari) conservati al suo interno e per la gia’ menzionata tomba di Palmira ricostruita.

Al ritorno in Italia, via Vienna (ottimo il volo Austrian) rimane solo il rammarico che il Sirian Pound non sia in vigore anche in Europa, e con esso I prezzi fantastici per cui 1 kebab costa 0,5 EUR (ed e’ buonissimo), si cena con 5 EUR a testa in modo dignitoso e prendere un taxi e’ ancora un’esperienza che si puo’ fare senza per forza essere multimilionari.

Raccomando una visita in Siria a tutti coloro che vogliono capire un po’ di piu’ del mondo arabo e che vogliono aprire gli occhi su un mondo sul quale siamo pieni di pregiudizi spesso ingiustificatamente creati dai media. La Siria e’ anche un paese dove ci si sente un po’ meno turisti che altrove e dove si puo’ ancora avere un contatto umano disinteressato con qualcuno del posto, anche solo per il piacere di due chiacchiere in inglese o in francese (molto parlato).



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