Il turismo legale è responsabilità di tutti!
«Patrizio ha ragione nel suo articolo, ma proviamo anche a verificare a Vernazza e Monterosso quanta manutenzione si sarebbe potuta fare se tutti quelli che affittano, per esempio, non lo facessero in nero. Perché non cominciate anche una campagna sul turismo legale oltre che sostenibile/solidale ecc.? L’anno scorso ho fatto un giro in Sicilia (e non è per prendermela con la Sicilia in particolare): in una settimana ho ricevuto in tutto 2 scontrini fiscali veri, altre volte erano conti a voce, su un foglietto a caso… il massimo è quando in un ristorante mi hanno fatto il conto su un blocchetto da ricevute ma anonimo,senza timbro né date né numero d’ordine ecc. Se venisse fuori tutta l’illegalità del turismo probabilmente l’Italia starebbe molto meglio e i turisti con lei.»
Renata
Risponde Patrizio:
«Cara Renata, sono totalmente d’accordo. La legalità è il primo passo, con tutto quello che comporta: risorse, investimenti, certezza della qualità del servizio. Ti faccio un esempio: mi è capitato di fare un filmato in Puglia sui supermercati Coop, dove il primo “prodotto di qualità” che viene offerto è appunto la legalità nel lavoro. E molti dipendenti mi hanno confermato che lavorare in condizioni di “normalità” ha cambiato loro la vita. Tra l’altro il fatto che in Italia la legalità sia garantita a macchia di leopardo implica anche una concorrenza sleale, tra chi paga le tasse e chi no. Devo dire che come turista, quando mi capita di chiedere una fattura, ricevo le risposte più disparate e a volte esilaranti (più spesso mortificanti): “ho finito il blocchetto”, “Non c’è il titolare, io non sono capace”, “Noi non possiamo fare fattura, al massimo uno scontrino fiscale (non intestabile!)”, ecc ecc. Dopodichè – come in moltissimi settori economici – lo Stato deve fare anche la sua parte, innanzitutto semplificando e snellendo gli adempimenti fiscali, che spesso sono a dir poco bizantini e contradditori. Ci sono settori, come l’agriturismo o il turismo rurale, oppure il charter con le barche, in cui si aspettano nuove regole certe e chiare. Ma una cosa è certa: noi turisti abbiamo non solo i nostri diritti, ma le nostre responsabilità: bisogna rompere le palle, SEMPRE, per chiedere legalità.
Patrizio
PS: Aggiungo un appunto sulla legalità, o meglio opportunità delle scelte dell’amministrazione comunale di Genova, in merito all’emergenza alluvione. Parlando con un insigne climatologo (che non cito, visto che si trattava davvero di una chiacchiera informale) mi è venuto un sospetto che va un attimo al di là delle informazioni che ho letto sui giornali. Mi diceva che, per esempio in Emilia Romagna, eistono precise simulazioni della Protezione Civile e della Regione in merito a possibili catastrofi naturali: in pratica esistono dei piani precisi, che ogni sindaco (responsabile della protezione civile locale), può e deve seguire in caso di allarme. In Liguria era così? Probabilmente no, visto che la Sindaca (immagino in perfetta buona fede) si è dovuta inventare e improvvisare un atteggiamento (chiudere o no le scuole? Chiudere o no gli uffici pubblici? Chiudere o no il traffico?) che alla fine non si è rivelato del tutto efficace.»