10 cose che ancora non sai di Barcellona che non troverai su nessuna guida
Città di forti contrasti, laboriosa e gaudente, medievale e modernista, europea anche se fortemente catalana, Barcellona è sicuramente una delle mete europee più apprezzate dai turisti. Il capoluogo catalano è tra la più belle città di Spagna: architettura eclettica, cibo delizioso e clima mite sono le sue attrattive oltre, ovviamente, alla movida, la sua famosa vita notturna. Nelle strade di Barcellona, tra i suoi palazzi e nei suoi dintorni, si nascondono luoghi segreti da scoprire e curiosità poco note che non si trovano facilmente negli itinerari consueti.
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Scopri quali sono le 10 cose di Barcellona che non sai e che non troverai in nessuna guida.
El Parc del Fòrum, la seconda piazza più grande del mondo
El Parc del Fòrum è la seconda piazza più grande del mondo dopo Piazza Tian’anmen a Pechino. L’enorme spazio, solo parzialmente a cielo aperto, ha, infatti, una superficie totale di 14 ettari. Una parte di esso è coperto da un grande pannello fotovoltaico di 1.700 m², grande quanto uno stadio di calcio.
Inaugurato nel 2004 per il Forum Universale delle Culture, il Parc del Fòrum ospita, tra l’altro, un centro congressi internazionale, un parco fronte mare, un porto e una zona balneare. È facilmente accessibile in metropolitana e tram e ogni anno ospita numerosi eventi, come il Primavera Sound Festival, la Fiesta Telecogresca (la più importante e grande festa universitaria della Catalogna) e la Feria de Abril de Cataluña.
Il mistero della statua di Cristoforo Colombo
Tra le Ramblas e il porto si erge una statua di Cristoforo Colombo eretta nel 1888 per l’Esposizione Universale. Colombo, in piedi in cima a una colonna di ferro alta 60 metri, sormonta un piedistallo in pietra composto da quattro livelli di scale e decorato con sei leoni, oltre che da alcuni bassorilievi e sculture che illustrano la sua vita. Il grande navigatore indica l’orizzonte, ma non è chiaro verso cosa stia puntando. Le ipotesi principali sono due: o indica il mare attraversato per raggiungere l’America (anche se il Nuovo Mondo è nella direzione opposta, a meno che non mostri le Indie), oppure si rivolge verso la direzione della città di Genova, sua città di origine.
Attraverso uno stretto ascensore si accede al belvedere posto sotto la statua da cui si può ammirare la vista a 360° del porto e della Rambla e da cui si può anche provare a capire a cosa punta in realtà Colombo dall’alto della sua colonna.
La casa più antica di Barcellona
La casa più antica di Barcellona si trova al numero 6 di via Salomó Ben Adret (via Sant Domènec del Call fino al 2018), nel Barrio Gotico. Nascosta nella stradina di un ex ghetto ebraico, questa piccola casa in pietra bianca con le pareti inclinate, a causa di un terremoto nel 1428, era già abitata nel XII secolo.
L’edificio non è una casa qualsiasi: era di proprietà di Astrich Adret, un uomo d’affari ebreo che fu costretto a venderla e a convertirsi al cattolicesimo nel 1391, quando gli ebrei furono accusati di essere gli untori dell’epidemia di peste nera. La casa, nel corso dei secoli, ha svolto molte funzioni, da obitorio, a Maison de la Musique, fino a ospitare perfino un bordello nel corso del XX secolo.
Oggi si chiama Casa Adret e ospita un centro culturale ebraico che attira centinaia di visitatori ogni mese. È anche sede della rivista Mozaika che si occupa della divulgazione della cultura ebraica a Barcellona.
L’atalaya del rey Martí, il grattacielo del 1500
Nel Barrio Gotico, si erge la Torre di Guardia del Re Martí, in Plaça del Rei. La torre più alta del complesso di costruzioni noto come Palau Reial Major era considerata, in epoca medievale, l’edificio più alto del mondo. Con i suoi cinque piani costruiti nel 1555, il belvedere sembra quasi un antenato dei grattacieli. Il complesso monumentale di Plaça del Rei è probabilmente l’angolo gotico che meglio rappresenta il passato medievale della città. Il Palau Reial Major circonda e racchiude al suo interno una piazza armoniosa e tranquilla in cui si respira un’atmosfera unica, fuori dal tempo.
Residenza dei conti catalani dal XIII secolo all’inizio del XV secolo, il Palau Reial Major fu eretto intorno all’XI secolo, anche se il suo aspetto attuale è frutto dei restauri effettuati nel corso del XIII secolo. Il gotico è lo stile predominante, anche se alla base dell’edificio si possono ancora ammirare resti di precedenti edificazioni di origine visigota e romana. All’interno, il Saló del Tinell, organizzato in una successione di archi semicircolari, costituisce la sala più emblematica e bella del Palau Reial Major.
Il Rifugio 307, il luogo più nascosto di Barcellona
La guerra civile spagnola ha avuto innumerevoli conseguenze sull’architettura delle città. Dall’inizio del 1937, l’esercito franchista e gli alleati italiani bombardarono il paese e in particolare la città di Barcellona, costringendo gli abitanti a costruirsi rifugi antiaerei per proteggersi dai raid.
Il Rifugio 307, dal numero di fascicolo con cui era catalogato, è uno dei più grandi dei 1.400 rifugi della città. Parti di esso sono ancora in ottime condizioni e aperte alle visite su impulso del Museo di Historia de Barcelona. Costruito nel quartiere di Poble Sec, sul fianco della collina di Montjuïc, il rifugio dispone di 400 metri di tunnel costruiti a zigzag per attenuare i danni delle eventuali esplosioni. All’interno di esso potevano trovare protezione circa 2000 persone. Il rifugio era attrezzato con una piccola infermeria, una cucina e un generatore.
Lo stemma del Barça nelle vetrate della basilica medievale
Nelle vetrate della basilica medievale di Santa Maria del Mar è rappresentato lo stemma del FC Barcelona, una della più famose squadre di calcio di tutto il mondo.
E non è uno scherzo. A sinistra dell’altare si può osservare chiaramente lo stemma Barça. Anche se la costruzione risale al medioevo, la maggior parte delle sue vetrate furono distrutte durante la guerra civile. Il club calcistico contribuì alla ricostruzione con una cospicua donazione e per sottolineare la generosità del gesto, in segno di ringraziamento, il suo simbolo fu riprodotto nelle nuove vetrate della chiesa.
Le spiagge nuove di zecca
Difficile da credere eppure non c’erano spiagge attrezzate a Barcellona fino al 1992. Il lungomare, infatti, era una zona industriale popolata solo da fabbriche, fino a quando la città non ospitò le Olimpiadi estive che si svolsero proprio in quell’anno. La città aveva bisogno di un forte input per un restyling e lo ha trovato nei giochi olimpici: da allora si parla di modello Barcellona a indicare la trasformazione radicale del centro urbano in occasione della celebrazione di una manifestazione.
La Barcellona post-olimpica si è riaperta al mare, quando per anni aveva vissuto con le spalle al Mediterraneo. Si decise, infatti, in quell’occasione, di riqualificare le spiagge cittadine assicurando l’accesso diretto al mare. L’iniziativa si rivelò azzeccata e le spiagge urbane della città oggi sono tra le più belle al mondo.
Il castello di Torre Baró, il Taj Mahal di Barcellona
Il belvedere di Torre Baró si trova nella zona nord-est della città, molto vicino al fiume Besos che delimita il confine tra la città delle Olimpiadi e la periferia. In cima alla collina, si trova un castello che lo scrittore David Izquierdo ha definito il Tal Mahal di Barcellona. La leggenda narra che la figlia del barone Sivatte contrasse la tubercolosi e lo stesso padre, proprietario dei terreni che compongono l’attuale quartiere di Torre Baró, fece costruire un castello in cima alla collina sperando che l’aria fresca della catena montuosa di Collserola aiutasse la figlia a guarire dalla terribile malattia.
Purtroppo la ragazza morì e la costruzione non fu nemmeno terminata. Leggenda a parte, i documenti storici raccontano di un fallito tentativo da parte della borghesia di inizio ‘900, guidata dal barone Sivatte di costruire in questa zona una città giardino che non fu mai completata. Storia o leggenda, vale davvero la pena fare una passeggiata attraverso il belvedere della Torre Baró, contemplando il castello che oggi fa parte dell’arredo urbano del Nou Barris e godendosi la natura e gli splendidi panorami lontano dalle folle di turisti che si accalcano nel centro di Barcellona.
Basílica de los Santos Mártires Justo y Pastor, la Chiesa che nessuno visita
Nel cuore della città, ad appena un paio di strade da Plaça Sant Jaume, sorge una chiesa praticamente sconosciuta ai turisti che visitano Barcellona. La Basílica de los Santos Mártires Justo y Pastor è in stile gotico ed è stata costruita sui resti di edifici molto più antichi risalenti all’epoca romanica e visigota. Accedere al suo interno e salire in cima al campanile attraverso un’originale scala a chiocciola permette di godere di una splendida vista sui dintorni.
La tradizione vuole che questa sia la chiesa più antica di Barcellona. Vero o no, quel che è certo che l’edificio trecentesco sorge in uno degli angoli più suggestivi e sconosciuti del Barrio Gotico, ennesimo esempio dello splendore della città durante il medioevo. Una volta fuori dalla chiesa, si può ammirare la fontana Fivaller, una delle poche fontane gotiche ancora conservate in città.
Le fontane Wallace
Le fontane Wallace portano il nome del filantropo che le finanziò, Richard Wallace e, ancora funzionanti, sono presenti in molte città del mondo. Oltre a Barcellona, queste fontane che risalgono al XIX secolo, si trovano anche a Parigi, Londra, Bordeaux e Montreal. Fu proprio la capitale francese la prima a decidere l’installazione delle fontane Wallace per fornire acqua pubblica a tutti gli abitanti della città. Il municipio parigino ne ordinò un numero così elevato che decise di offrirne una cinquantina ad altre città: Barcellona ne ottenne 12 in occasione dell’Esposizione Universale. Oggi ne sopravvivono solo due: una sulle Ramblas di fronte al museo delle cere, e l’altra all’incrocio tra Gran Vía e Passeig de Gràcia.
Le fontane Wallace sono vere e proprie opere d’arte: piccoli chioschi in ghisa, molto riconoscibili e particolari, perché ornati da quattro cariatidi che simboleggiano ciascuna una virtù (gentilezza, carità, semplicità e sobrietà), oltre a rappresentare ciascuna un’allegoria delle quattro stagioni dell’anno.