Weekend lungo a Cracovia di e dintorni
Il volo dura due ore e ci porta in Polonia, prendiamo un autobus per la stazione centrale ferroviaria, (i biglietti si possono fare alle macchinette a bordo al costo di 3,80 Zlt perciò prima di partire procuratevi un po’ di monete polacche) e in una mezz’ora arriviamo, prelevo al bancomat un po’ di valuta locale e ci dirigiamo all’hotel Ibis dove avevamo prenotato due camere al prezzo di 762 Zlt – 183,00 euro a coppia per 3 giorni, il suo ottimo livello di accoglienza è uguale in tutti gli alberghi della catena, in tutti i paesi in cui sono presenti.
Preso possesso delle camere, provviste di collegamento wi-fi, ampio bagno con doccia, tv, e riscaldamento/condizionatore, ci rechiamo in centro a pochissima distanza, il clima è mite e di giorno è addirittura troppo caldo rispetto a quello che credevamo fosse.
Oltrepassata la porta di San Floriano con il Barbacane, ci ritroviamo sul corso Florianska, nel quartiere Stare Miasto, è pieno di studenti delle università di Krakow, negozi di souvenir, cambia monete e ristoranti caratteristici ed economici, in 4 con 170 PLN pari a circa 10 euro, abbiamo cenato abbondantemente a base di piatti tipici.
Il corso attraversa la piazza Rynek Glowny, la più grande piazza medievale d’Europa (circa 200 mt di lato), entrandovi ci accoglie la chiesa dedicata alla Vergine Maria, Kusciol Mariacki, da una delle due torri, alte 80 metri, ogni ora una guardia suona una tromba in ricordo di un guardiano ucciso da una freccia nemica mentre dava l’allarme per l’arrivo dei Tartari invasori.
Dal lato opposto troviamo l’antico palazzo del mercato delle stoffe Sukiennice, oggi pieno di gioiellerie, negozi di souvenir e oggetti particolari.
Una cosa che ci rende orgogliosi è sapere che la maggior parte degli edifici sono stati progettati da architetti italiani a partire dalla metà dell’ 800, in stile fiorentino, rifacendosi ai palazzi del ‘300-‘400.
Restiamo nella piazza ancora un po’ per poi inoltrarci nei vicoletti in cerca di luoghi meno frequentati dai turisti, perdendoci nei meandri della città, entrando nei negozi e supermarket siamo riusciti a farci un idea sul costo della vita a Cracovia, in pratica ogni nostro euro vale 4 Zloty e calcolando che con uno zloty potevamo comprare quello che in Italia paghiamo un euro possiamo dire che la Polonia oltre che essere bellissima è anche economica.
Arriviamo al quartiere ebraico Kazimierz e come mi aspettavo riesco a fotografare alcuni ebrei ortodossi con i loro boccoli detti payot, questi vengono portati perché nella loro religione sono vietate le rasature degli angoli della testa.
La sera dopo aver cenato acquistando in un supermercato tantissimi prodotti tipici, salumi e formaggi, rientriamo in albergo, la stanza si trova abbastanza in alto per cui si gode di una buona vista, il letto è comodissimo e in tv è possibile seguire il notiziario italiano.
La mattina seguente ci rechiamo nella stazione ferroviaria ad un centinaio di metri dall’hotel, per prendere il treno per Auschwitz, prima però facciamo colazione in uno degli innumerevoli locali della galleria commerciale della stazione, ovunque si potevano acquistare ciambelle di pane, dolci di ogni tipo e forma, non mancava il caffè italiano ed il cappuccino.
Alla biglietteria acquistiamo per 38 zloty in 4 per percorrere 60 Km i biglietti, il treno è molto spartano ma pulitissimo, ricorda i nostri vagoni degli anni ’60, i treni intercity altro non sono che i nostri treni espressi degli anni ’70, colpisce però come vengano tenuti appunto in ordine e pulizia.
Il treno è lento, solo in alcuni tratti supera i 60 Km/h, tante le fermate ma questo non fa che accrescere la nostra curiosità, guardando dai finestrini abbiamo tutto il tempo per cogliere i particolari dei luoghi che attraversiamo, pochi i centri abitati e notiamo anche enormi quantità di carbone accumulato qua e là, la Polonia infatti è grande produttrice di quest’ultimo.
Il viaggio dura 2 ore, giunti alla stazione di Auschwitz ci rendiamo conto di non essere più in un posto dove regna l’allegria e la spensieratezza, il clima è reso ancora più pesante da un cielo coperto, chiediamo indicazioni e ci incamminiamo lungo un viale dove affacciano villette e palazzine, è lo stesso percorso dei deportati ai campi di concentramento.
Giungiamo così al primo campo, quello della famosa scritta “ARBEIT MACHT FREI” con la B capovolta, l’operaio che la realizzò volle così sfidare i tedeschi che non accorgendosi dell’errore piazzarono la scritta all’ingresso di uno dei campi più terribili dell’olocausto.
Per entrare dobbiamo prendere obbligatoriamente una guida per 140 Ztl, la quale ci ha portati per tutta la giornata in giro per i due campi, appena entrati ci siamo accorti che in realtà eravamo in una caserma, essa fu riadattata per ospitare centinaia di migliaia di condannati a morte.
Essere in gruppo però riduceva il senso di morte di quel luogo, così mi sono distaccato anche perché ero abbastanza informato da poter fare a meno della guida.
Sono quindi andato in giro a fotografare i particolari, il mattone del blocco dove qualcuno dei deportati aveva inciso qualcosa nella sua lingua, il filo spinato, le finestre che affacciavano sul nulla, l’orrore degli scalini consumatissimi, chissà quante anime erano passate di lì.
Dopo aver visto i forni crematori niente era più uguale a prima, solo in quei posti ti rendi conto di quanto l’uomo possa trasformarsi in bestia, ma ancora più forti sono le immagini del secondo e più grande campo che la guida ci ha proposto, Birkenau è l’inferno in terra, è l’orrore negli occhi di un bambino, è un nodo in gola che non si scioglierà mai più.
Questo campo venne costruito perché ormai non si riusciva più a nascondere l’orrore del primo più piccolo in quanto erano troppi i deportati che vi affluivano, inoltre il numero degli omicidi giornalieri con Birkenau poté salire vertiginosamente grazie ad un numero maggiore di forni crematori.
Con i nostri occhi abbiamo visto i giacigli obliqui per rendere anche il sonno una tortura, i giacigli ai piani bassi dove c’era fango ed umidità, i servizi igienici disumani, ed infine i resti dei forni crematori che i tedeschi tentarono di far sparire per nascondere le loro nefandezze.
Lasciamo il campo con l’odore dell’orrore nelle narici che non potrò dimenticare mai più.
Ripartiamo col treno, ad una stazione sale un tizio che sembra simpatico ed infatti instauriamo in un inglese/italico una sorta di dialogo, ci spiega che in effetti la linea che stavamo percorrendo è la stessa identica di quella compiuta dai treni dei deportati, binari e traversine comprese, ecco perché era così lento il treno!
Arrivati a Cracovia, ci diamo una sistemata veloce in albergo per poi recarci in centro per cenare, il nostro ristorante è molto particolare, i muri ricoperti da affreschi dai toni scuri, vecchi lampadari e tovaglie stile retrò, il cameriere molto simpaticamente ci propone le pietanze facendocele vedere dallo schermo del suo smartphone, in questo modo ci rendiamo conto di cosa ci avrebbe servito, prendiamo di tutto, perfino una zuppa di rape rosse che però lasciamo, il piatto che più ho apprezzato è a base di una specie di ravioloni chiamati Pierogi, squisiti i Golabki una sorta di involtini di verdure, sublime la Sernik una torta al formaggio.
Dopo cena facciamo due passi nel centro per vedere Cracovia anche di notte, affascinante e piena di vita, orde di studenti ovunque, locali strapieni e birrerie frequentate, la Cracovia notturna è sicuramente molto divertente.
Decidiamo di rientrare perché stanchi dal tanto camminare e perché il giorno dopo c’è in programma la visita alle miniere di sale di Wieliczka.
Sveglia alle 8,00 colazione in galleria della stazione, biglietteria e treno per Wieliczka, costo del biglietto 16 Zlt in 4, il viaggio piacevole col solito treno questa volta in direzione opposta ad Auschwitz, dopo circa un’ora e mezza scendiamo in una stazione nel cuore di un verde sgargiante, la natura in Polonia è onnipresente, il posto sembra deserto ma bastano poche centinaia di metri per ritrovarci in mezzo a centinaia di persone in fila per entrare nella miniera di sale.
Facciamo i biglietti pagando 310 Zlt più 10 Zlt per il permesso di scattare fotografie e capiamo che in realtà non c’è da aspettare molto perché i gruppi sono divisi per nazionalità, nell’attesa girovaghiamo per il parco annesso dove c’è anche un vecchio locomotore, simbolicamente messo lì per ricordare che il sale veniva trasportato dai treni verso i luoghi in cui veniva lavorato.
Il sale ha costituito la fonte di ricchezza per questo paese ed ora le visite in quei luoghi a decine di metri sotto terra continuano a portare soldi nelle casse statali.
Chiacchierando con gli altri italiani in attesa, conosciamo un ragazzo che si è trasferito in Polonia per lavoro, eravamo abituati ai polacchi in Italia emigranti e non all’incontrario.
Al nostro turno entriamo, accompagnati dalla guida, nella miniera, il primo tratto è costituito da una scalinata di legno infinita, scendiamo per svariati minuti e sembra non finire mai, dobbiamo fermarci per evitare capogiri, alla fine la guida invita chi non è sicuro di poter proseguire a risalire con l’ascensore con un perentorio “ora o mai più”.
Proseguiamo la visita che da ora in poi sarà solo in discesa ed accediamo ad un lungo corridoio che ci porta in grandi caverne dove ci sono sculture in sale, perfino le mattonelle dei pavimenti sono fatte di sale, la guida ci dice che possiamo leccare le pareti perché l’ambiente è privo di batteri, di tanto in tanto dobbiamo attraversare delle porte che fanno da tampone per le correnti d’aria fortissime. Attraversiamo grotte in cui ci sono dei laghetti, altre con dei fiumi, scalinate ovunque ci portano in luoghi fatati, alla fine arriviamo in una sala enorme dove tutto, anche i lampadari sono fatti col sale, statue, altari, pavimento, tutto col sale. La guida ci ha spiegato della pericolosità dell’acqua in questo luogo, tutti sanno che essa scioglie il sale, quindi c’è la necessità di portarla via, questa viene sfruttata per i centri benessere che sono situati proprio nelle viscere della miniera. Nell’ultima sala vi è un ascensore che ci porta sulla sommità di questa grotta, dall’alto lo spettacolo è differente. Decidiamo di mangiare in una tavola calda costruita chissà a quante decine di metri sottoterra, assaggiando un po’ di tutto e riposandoci un po’.
Lasciato questa meraviglia ci dirigiamo verso l’uscita ed incappiamo in una simpaticissima guida che ci doveva accompagnare agli ascensori per risalire, scambiamo quattro chiacchiere con lei (più a gesti che a parole) e così al momento di entrare nell’ascensore ci fa un cenno d’intesa per farci attendere e così invece di farci entrare ci porta in un altro ascensore, molto piccolo, stretto e… velocissimo! si vedono le pareti nelle quali è scavato il passaggio per l’elevatore e così ci rendiamo conto di quanti metri siamo sottoterra, per l’esattezza 327 metri.
Risaliti in superficie, si attraversa il solito negozio di souvenir dove poter acquistare l’ultimo ricordo di Wieliczka.
Finita la visita, avendo un po’ di tempo a disposizione, abbiamo visitato il resto del piccolo centro abitato, qui abbiamo trovato le tracce dell’antica tratta ferroviaria che serviva a portare via i vagoni carichi del prezioso sale, erano stati inglobati in un percorso pedonale lungo il quale erano esposte alcune opere d’arte.
Il treno del ritorno era quasi vuoto, abbiamo fatto i biglietti a bordo, infatti qui in Polonia stranamente sembra non si facciano i biglietti andata e ritorno e la biglietteria era chiusa, almeno è quello che ci è sembrato di capire parlando con gli addetti alle biglietterie delle stazioni.
A Cracovia ci aspettava il nostro ristorante della sera precedente, anche questa volta abbiamo assaggiato pietanze diverse, io ho preso anche un piatto di pierogi, mi piacciono davvero molto.
Il mattino seguente lo abbiamo dedicato tutto a Cracovia, dovevamo scegliere tra due posti da visitare, la fabbrica di Schindler o la collina del Wawel e il castello, abbiamo optato per quest’ultimo ed abbiamo fatto bene, attraversato tutto lo Stare Miasto arriviamo alla salita verso il Wawel, la vista dal viale è stupenda. In basso abbiamo trovato anche il drago sputafuoco, per chi volesse saperne di più consiglio di andare a Cracovia.
La visita alla cattedrale ci ha sorpresi per la sua maestosità e ricchezza di particolari storici, abbiamo preso un’audio guida che ci ha spiegato tutte le curiosità e gli aneddoti legati ai vari cimeli presenti. Infine siamo saliti sul campanile. Le scale erano tutte in legno ed ad ogni piano, tre in tutto, vi era una campana. L’ultima in cima era la più grande e a quanto appreso è anche la più grande d’Europa.
Una curiosità è che toccando con un mano la campana e con l’altra il cuore si può esprimere un desiderio che molto probabilmente si avvererà, dopo questa visita abbiamo percorso la strada dove il Papa Wojtyla ha studiato ed abitato.
Tutti gli edifici sono ben curati, ad eccezione di uno che ha attirato proprio per questo la mia curiosità tanto da farmici entrare, si trattava dell’ufficio postale.
Si è così avvicinata l’ora del pranzo e siccome me lo ero promesso, ci siamo dedicati al cibo da strada (street food) che però di polacco ha ben poco, io ho preso un kebab, gli altri della comitiva panini e pizza.
La nostra vacanza volge al termine, ci restano poche ore ancora, rientriamo a fare i bagagli e li lasciamo alla reception e ci rechiamo per un paio di ore alla galleria della stazione a fare shopping. Ho acquistato un cd di un gruppo polacco e qualche altro ricordino. Presi i bagagli ci siamo recati alla fermata degli autobus con il quale siamo arrivati all’aeroporto. Purtroppo quel giorno in Italia essendoci stato brutto tempo, molti voli erano stati dirottati e così siamo rientrati con qualche ora di ritardo all’aeroporto di Fiumicino dove con un taxi ci siamo fatti portare a Ciampino a riprendere le auto.
E’ stata senz’altro una forte esperienza visitare i campi di concentramento, affascinante la miniera di sale di Wieliczka ed il Wawel, divertente la città con i suoi quartieri antichi, gli ebrei con le treccine, gli studenti e, infine, la gustosa cucina polacca.