Vienna, bella senz’anima
Con i suoi palazzi maestosi, imperiali!
Con le sue strade grandi ma ordinate.
Con i suoi parchi pieni di panchine ma in cui non puoi calpestare l’erba.
Con i suoi musei, tanti e tutti belli, tutti imperdibili.
Con la sua storia che trasuda da ogni angolo, da ogni pietra.
Forse per questo non mi ha emozionato. Sarà che era la prima volta che ci andavo e quindi non potevo evitare di vedere i palazzi imperiali, i musei principali, i “must” di ogni prima volta; sarebbe stato come andare a Parigi e non vedere il Louvre o a Londra e non vedere i gioielli della Corona. Sarà che io preferisco le città che devi assolutamente vedere adesso perché sai che sicuramente tra una decina d’anni saranno diverse. Sarà che cerco sempre i quartieri in ombra, le cicatrici mal rimarginate, i posti nascosti e qui ho trovato solo splendore, organizzazione e bellezza classica.
A Vienna c’è tanto, troppo da vedere. È una città da gita scolastica, perché mentre giri impari necessariamente la storia.
I palazzi, a cominciare da quello del Belvedere. Arrivarci a piedi dal centro è una bella camminata ma si vedono bei palazzi con i portoni ornati da immense statue, spesso sedi di Ambasciate, dev’essere un quartiere di lusso. Il Palazzo è bello, oggi è trasformato in un museo, ha un giardino grandissimo e tenuto bene. Qui si trova “Il bacio” di Klimt. Le foto non rendono, va visto dal vivo, la luce è completamente diversa da come appare nelle foto. Peccato che fosse pieno di gente che voleva assolutamente una foto con il quadro e ci si piazzava davanti per un tempo infinito. Comincio a capire perché alcuni musei proibiscono le foto. Qui ci sono anche due celeberrimi ritratti di Sissi e di suo marito (lo so come si chiama ma è un rigurgito di femminismo) e quello di Napoleone a cavallo. Attraversando tutto il giardino si arriva al Belvedere 21, uno spazio dedicato all’arte contemporanea.
Il Castello di Schönbrunn. Meglio andare al mattino presto per evitare le code perché poi i turisti arrivano a frotte. L’audioguida è fatta bene e ti racconta la storia e i pettegolezzi. Cominci a capire che agli Austriaci Sissi non doveva essere simpaticissima. Non ne parlano mai male direttamente, ma ti raccontano che Francesco Giuseppe si alzava prima dell’alba e lavorava tutto il giorno, che teneva molto ai lunghi pranzi famigliari, che aveva lo studio pieno di ritratti dei figli e della moglie, che amava tantissimo. E poco dopo ti dicono che l’imperatrice dedicava buona parte della giornata alla cura dei suoi capelli, lunghi quasi fino a terra, che non partecipava ai pranzi perché era attentissima alla linea e seguiva diete rigidissime (aveva una vita di 51 cm) e quando tu stai per dire “ah ma era anoressica” ti dicono che aveva però un ottimo appetito, testimoniato dai conti delle pasticcerie locali (quindi bulimica e spendacciona); nelle sue stanze c’erano solo ritratti della sua famiglia di origine, era spesso in viaggio e quando era a palazzo faceva molti sport (nel tempo che le restava tra un’acconciatura e l’altra).
I Giardini del Castello vanno visti, sono aperti al pubblico e quindi ci sono tanti locali che corrono o si godono l’ombra. C’è un trenino che fa fare tutto il giro passando anche dallo Zoo e dalla grandissima serra. Dalla Glorietta sulla collina c’è una bella vista su tutta Vienna, che però non ha uno skyline degno di nota.
Il quartiere dei Musei. Bellissimo il grande spiazzo dove ci sono i principali, hanno seminato delle specie di divani di plastica viola dove puoi sederti o sdraiarti, c’è anche un campo da bocce! Qui ci sono il Mumok, museo di arte contemporanea che mi è piaciuto molto (come del resto tutti i musei di arte contemporanea, sempre minimalisti, spazi enormi quasi vuoti con poche opere spesso coloratissime), il Leopold, che va visto soprattutto per la numerosa collezione di Egon Schiele. Nello stesso spiazzo anche la Kunsthalle ma non siamo riusciti a vederla.
La Museumstrasse divide questa zona dalla piazza Maria Teresa, imperiale come lei. Una sua grande statua troneggia al centro tra due grandi musei, quello di storia naturale e quello di belle arti.
Andando ancora avanti c’è tutto il complesso dell’Hofburg, dove c’è il cosiddetto Palazzo di Sissi. Meno maestoso, ma comunque da vedere. C’è anche un giro per ammirare il vasellame di palazzo, ma dopo aver visto una decina di stanze piene zeppe di cristalli, argenti, stoviglie, porcellane…abbiamo avuto un leggero senso di soffocamento e abbiamo scelto il percorso breve. Tutto bello, eh? Ma tanto, troppo! I cavalli proprio non siamo riusciti a vederli e invece siamo entrati un minuto prima della chiusura per vedere i gioielli: nulla di comparabile con quelli dell’Elisabetta d’oltre Manica.
Poco più avanti c’è la State Hall (Prunksaal), una meravigliosa Biblioteca. Questa va vista, è stupenda. Peccato non poter toccare e vedere quei libri da vicino.
A due passi c’è anche l’Albertina, un museo che sicuramente merita, ma non ne potevamo più di palazzi e musei.
Per concludere il giro degli Asburgo, passaggio veloce alla Cripta dei Cappuccini, dove sono sepolti. Nulla di speciale, sarcofagi imperiali, soprattutto quello di Maria Teresa.
A Vienna c’è tanta art nouveau, questa è sicuramente la cosa che ho apprezzato di più. La Secessione, bellissimo edificio bianco e oro, visto solo da fuori. Le varie opere di Otto Wagner, come il padiglione in KarlsPlatz, la stazione costruita per Francesco Giuseppe vicino al Castello di Schönbrunn, e poi le due case di fianco al Naschmarkt (il mercato non è nulla di speciale, basta un giro veloce), quella delle maioliche e quella di fianco. Nella zona dietro queste case abbiamo visto un paio di murales grandi e belli, la migliore street art di Vienna.
Il Wien Museum Karlsplatz mi ha entusiasmato. Di fianco ad un’enorme chiesa barocca c’è questo edificio, entrate a vederlo! C’è una pista di allenamento per gli skateboard e un museo di street art, ci sono cose molto belle. Vienna è tra l’altro la sede di un festival di street art che si chiama Calle Libre e che fanno tutti gli anni in agosto, ma in giro per la città non ho visto nulla di entusiasmante, mentre qui c’erano cose molto belle.
Del MAK (museo delle arti applicate) abbiamo visto solo la parte della biennale di arte contemporanea. Bello. Bellissima struttura, ma il resto non ci interessava molto.
Ci sono due case che vanno viste perché molto particolari e a poca distanza l’una dall’altra, non saprei come descrivere lo stile, sono una specie di esperimento di architettura sostenibile. Una è la Hundertwasser (di fianco alla quale c’è una bellissima casa art nouveau) e poco distante c’è il Museo Kunst Haus Wien. A me lo stile non è piaciuto, ma sono particolari.
La Cattedrale di Santo Stefano, gotica, bella. Particolare il tetto con le tegole di colori diversi che formano dei disegni geometrici.
Il Prater l’abbiamo visto solo passando con l’autobus. Volevamo fare un giro sulla ruota ma quando l’abbiamo vista da vicino, piccina e vecchietta, abbiamo pensato che era meglio vedere altro.
Dentro al Volksgarten c’è il Theseus Temple dove ogni anno viene ospitato un artista diverso. Quest’anno tocca a Maurizio Cattelan. Volevo assolutamente vedere la sua installazione, poi ho scoperto che si tratta di 15 piccioni imbalsamati disposti su un cornicione. Anche no.
I semafori pedonali sono stupendi! Gay friendly, nelle immagini ci sono spesso due donne o due uomini, oppure un pedone e un ciclista. A proposito, bici ne girano tante, vanno come dei pazzi, e tra loro e i monopattini elettrici bisogna stare molto attenti, abbiamo assistito ad un paio di quasi incidenti.
La movida viennese. Siamo stati fortunati, abbiamo scoperto nella piazza del Municipio (Rathausplatz) un festival in cui proiettavano ogni sera qualcosa di diverso, e una sera di siamo visti un balletto (Peer Gynt), e la sera dopo un concerto. Mega schermo con altissima definizione, audio ottimo, posti a sedere e tutto gratis. Saremmo restati lì tutta sera ma serviva un maglione pesante. Nello stesso parco ci sono anche un sacco di posti che fanno da mangiare, tipo street food, quindi puoi anche mangiare lì.
Non ce la siamo sentita di andare a sentire i tantissimi concerti di Mozart o Bach o Beethoven: mi sono sembrati tutti tanto, troppo turistici. Magari la prossima volta ci torniamo in inverno quando la stagione è in corso. Non siamo riusciti a vedere neanche le case di Mozart, Beethoven, Strauss….peccato.
A questo proposito, raccomando il tour del Teatro dell’Opera. Va pagato a parte ma ne vale la pena, è incredibile la struttura che c’è dietro e sotto al palco. Hanno un’organizzazione eccezionale e riescono a mettere in scena ogni sera un’opera o un balletto diverso. Qui sì che mi piacerebbe vedere uno spettacolo. Ci sono biglietti in piedi a pochissimi euro, basta farsi qualche ora di fila per comprarli.
La cucina: incredibilmente e contrariamente alle previsioni io a Vienna ho mangiato bene. Una sera la schnitzel, la loro cotoletta di vitello, leggera e ottima. Un’altra sera le costolette di Ribs of Vienna, vanno provate, ma bisogna prenotare prima, sono sempre strapieni anche perché i prezzi sono inferiori alla media, e un’altra sera gulasch. Tutto buonissimo. Le torte ovviamente sono il top, c’è strudel ovunque, a me piace tantissimo anche quello con i semi di papavero. Non abbiamo provato la Sacher….continuiamo così, facciamoci del male.
Vienna è abbastanza cara per noi italiani. Soprattutto il caffè, che oltre ad essere caro è pessimo. A quel punto meglio abbondare con le torte e disintossicarsi dal caffè.
Non siamo riusciti ad andare all’Hotel Sacher, ma ci siamo fermati a mangiare qualcosa alla Demel, una pasticceria bellissima. Siamo stati fortunati ad avere il tavolo di fianco alla parete di vetro della cucina, è interessante vederli al lavoro. Lo strudel però è il peggiore mangiato a Vienna e il servizio non è dei più cordiali.
A pranzo si mangia bene qualcosa al volo, molti supermercati hanno dei tavolini di fianco alle casse dove puoi sederti e mangiare quello che ti sei comprato. Situazione veloce ed economica.
Due note sull’organizzazione. Abbiamo fatto il Vienna Pass che, per la modica cifra (scontata) di 125 euro a testa (se penso che abbiamo pagato il volo una trentina di euro…) include l’entrata a quasi tutto, e spesso ha anche un ingresso preferenziale. Impossibile fare tutto quello che include, abbiamo sfruttato il pass anche solo per entrare in un museo per andare in bagno!
Purtroppo non erano inclusi i trasporti pubblici, e abbiamo deciso di non fare l’abbonamento, che costava per 72 ore circa 17 euro, e di sfruttare gli hop on hop off turistici inclusi nel Pass, anche se li trovo sempre troppo lenti e troppo…turistici! L’aeroporto è collegato da un treno speciale, che si chiama CAT, che costicchia. Abbiamo scelto il treno normale, simile alla metro, è comunque velocissimo e per poco più di 4 euro arrivi in centro.
Molti luoghi e musei sono chiusi il lunedì o il martedì, tenerne conto se si resta solo un paio di giorni.