Viaggio nell’anima del Salento
Salento. Il solo nome evoca immagini da cartolina. Tramonti infuocati. Infinite spiagge bianche. Acque azzurre che si amalgamano così bene all’orizzonte da non riuscire a distinguere dove finisce il mare e inizia il cielo. Una terra i cui profumi si imprimono sulla pelle e i colori riempiono gli occhi.
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Sin da bambina, complici le mie origini paterne, questo piccolo angolo di paradiso è per me una seconda casa. Ecco perché quando la mia amica Clara mi ha proposto qualche giorno di vacanza qui sono stata ben felice di accompagnarla.
Considerati i pochi giorni a disposizione, decidiamo di dedicarci esclusivamente alla zona più profonda del Salento, terra verso cui la natura non è stata affatto parsimoniosa, anzi ha voluto ricoprire di meravigliosi doni. Primo fra tutti quello del tempo. Sì, perché la sensazione che ti assale quando ti immergi in questi luoghi è quella di una vita che si lascia vivere, di giorni che rincorrono i giorni a ritmo lento e rilassato, e la sola frenesia che conosci è quella voglia di assaporare quanto più possibile del posto.
Tricase
Atterrate all’aeroporto di Brindisi in una calda mattina di metà giugno e caricate le valigie nell’auto che abbiamo noleggiato, imbocchiamo la statale SS613 per Lecce, poi la 275 in direzione Tricase. Questa cittadina, nella parte orientale del basso Salento, sulla costa adriatica, sarà la nostra base per tutti i giorni della nostra permanenza. Grazie alla sua posizione strategica, infatti, è molto facile raggiungere moltissime attrazioni anche dei paesini limitrofi, impiegando non troppo tempo.
Dopo poco più di un’ora di auto arriviamo a destinazione. Non vogliamo perdere tempo. Così, una volta sistemateci nel nostro b&b nel rione di Caprarica del Capo, uno dei cinque rioni di Tricase, ci catapultiamo fuori. Clara impaziente di scoprire tutte le bellezze che il Salento ha da offrirle, io desiderosa di farla innamorare dei luoghi che tanto tempo fa mi hanno rubato il cuore.
La dimensione del rione permette di raggiungere le attrazioni principali a piedi. In pochi minuti arriviamo quindi al suo cuore pulsante, piazza Sant’Andrea, semi deserta a causa delle temperature piuttosto vertiginose. La piazza ospita, su un lato, lo storico Castello di Caprarica, costruito nel 1524 come difesa contro le invasioni turche. Al centro, invece, svetta la statua dell’apostolo protettore del rione capraricese, rivolta verso la Chiesa a lui dedicata. Una Chiesa molto carina, impreziosita all’interno da bellissimi affreschi variopinti.
Un posto forse ancora troppo poco conosciuto della zona, ma che ci tengo a consigliarvi, soprattutto agli amanti della natura e del suo silenzio, è la collinetta della Madonna di Fatima, così chiamata perché sulla sommità vi sorge il Santuario dedicato, intimo e sobrio, avvolto in una cornice paesaggistica suggestiva. Le persone del posto saranno ben liete di indicarvi la stradina, leggermente in salita, da imboccare per arrivarci e poter godere, da lassù, di una vista spettacolare su tutta Tricase.
Da qui, se volete, potete spingervi oltre la chiesetta in mezzo alle campagne salentine, assaporarne l’autenticità e magari scattarvi qualche foto accanto alle pajare, costruzioni che ricordano molto i più famosi trulli, ma sono tipicamente salentine.
Lasciamo il rione e ci spostiamo, in auto, verso il centro storico di Tricase. Affamate, consumiamo un rustico al volo (delizioso!) e una crema al caffè (ottima!) ghiacciata al punto giusto, in un bar di Piazza Pisanelli, la principale. Qui si lasciano ammirare la chiesa di San Domenico, con il suo inconfondibile stile barocco, e Palazzo Gallone, dimora del primo principe di Tricase, risalente al XVI secolo, ora di proprietà del Comune. Nella vicina piazza Don Tonino Bello si erge la chiesa madre di Tricase, anch’essa espressione barocca, che custodisce al suo interno la statua di San Vito, Patrono della cittadina.
Marina Serra
Trascorriamo le assolate ore pomeridiane al mare di Marina Serra, un piccolo gioiello collocato all’ombra del Promontorio Calino, a dieci minuti di auto dal centro di Tricase. Imponenti scogliere ricoperte da una vegetazione selvaggia dai colori accesi si allungano nel mare, regalando panorami mozzafiato. In posizione sopraelevata, a dominare la Marina, si staglia Torre Palane, eretta nel 1500 in difesa delle coste salentine dal nemico turco.
Sebbene già le conosca, rimango sempre affascinata dalle acque di Marina Serra, un vero e proprio arcobaleno di colori. I fondali rocciosi e i raggi di luce che si riflettono sulla superfice marina, danno luogo a un concerto di colori che armonizzano perfettamente tra loro e che sfumano dal verde smeraldo, sotto costa, al blu intenso man mano che ci si inoltra in mare aperto. Una chicca di Marina Serra, da non perdervi, è la Grotta Matrona, a cui potete accedere con una bella nuotata o facendo snorkeling. Qui, l’azzurro incredibilmente limpido dell’acqua si proietta sulle pareti circostanti, creando uno spettacolo davvero suggestivo!
Se avete dei bambini o non siete fan dell’acqua profonda vi consiglio la piscina naturale di Marina Serra, una piccola insenatura ricavata nel tempo da alte scogliere che la separano dal mare aperto. Il livello dell’acqua si mantiene basso perciò è possibile passeggiare al suo interno in tutta tranquillità. Considerata la sua praticità, il posto è letteralmente preso d’assalto dai bagnanti, rendendo così difficile apprezzarne la vera bellezza. Ma il paesaggio è troppo bello per non essere immortalato nella sua condizione naturale, perciò propongo alla mia amica di tornarci una delle prossime mattine, sul presto, con la speranza di trovare la piscina deserta e scattare delle foto carine, almeno spero! Clara non mi sembra molto contenta all’idea di una alzataccia all’alba ma riesco a corromperla proponendole una colazione a base di pasticciotti caldi appena sfornati!
La sera ci spostiamo a Tricase Porto, una ridente località di mare, dove i veri protagonisti sono i pescatori, che vediamo rientrare in porto dopo una lunga giornata al largo, proprio mentre il sole si inabissa all’orizzonte e cede la scena alla luna. Anche noi salutiamo il primo giorno concedendoci una squisita cenetta a base di pesce in un ristorantino, a un metro dal mare. Il cigolio delle catene delle barche ormeggiate lì accanto si mescolano alle chiacchiere dei commensali, rendendo l’atmosfera magica.
Giorno 2
Maldive del Salento
Guidando per una quarantina di minuti in direzione Salve, lasciamo la frastagliata costa adriatica per i fondali sabbiosi delle Maldive del Salento, in località Pescoluse, sulla sponda ionica. Qui, l’oro della sabbia incontra il turchese del mare.
Spiagge libere e stabilimenti balneari si susseguono per oltre quattro chilometri. Arriviamo che non sono ancora le dieci e ci ricaviamo un posto vicino alla riva. Il tempo di fare un bagno e la spiaggia si è popolata.
Dobbiamo spingerci più in là diversi metri prima di riuscire a incontrare l’acqua alta. Le Maldive, infatti, presentano un fondale basso e in prossimità della riva emergono qua e là delle lingue di sabbia dove ci distendiamo e ci lasciamo accarezzare dalle piccole onde sollevate da una brezza leggera che accogliamo con piacere.
Santa Maria di Leuca
Dopo una rilassante giornata di mare, trascorriamo la serata a Leuca, una delle località turistiche più rinomate della zona, per via delle attrazioni che presenta, sia a livello paesaggistico che dal punto di vista del divertimento. Con il nome di Santa Maria di Leuca è conosciuta la parte alta della cittadina, che sorge sul promontorio di Punta Meliso, da cui si gode di una vista spettacolare sulla baia. All’estremità opposta, invece, si trova Punta Ristola, propaggine dell’omonimo promontorio, e punto più meridionale di tutto il Salento.
Da Tricase impieghiamo circa una ventina di minuti per arrivarci. Senza non poche difficoltà troviamo un parcheggio poco distante dalla maestosa piazza che ospita il Santuario dedicato alla Madonna De Finibus Terrae. Al centro del piazzale, una colonna corinzia eretta nel 1694 celebra il passaggio di San Pietro, che, si racconta, sarebbe approdato proprio a Leuca durante il suo viaggio che dalla Palestina lo condusse a Roma. Visitiamo la Basilica e passeggiamo sotto l’imponente faro bianco che domina il promontorio. Pare che ai piedi del faro, nelle giornate particolarmente terse, sia possibile vedere il punto fisico in cui le acque dei due mari che bagnano il Salento si fondono in un abbraccio, regalando davvero la sensazione di trovarsi “alla fine del mondo”!
Sono da poco passate le 20. Manca una manciata di minuti al tramonto. Decine e decine di persone munite di cavalletto e macchina fotografica lo attendono con trepidazione per immortalare l’attimo in cui il sole scompare dietro l’ammasso di case bianche, tipiche di Leuca, il cui nome, di derivazione greca, significa proprio bianca.
Delimitata su entrambi i lati da una scalinata di 300 gradini che collega la Basilica al porto sottostante, troviamo una cascata monumentale, inattiva durante quasi tutto l’anno, costruita per celebrare la fine dell’acquedotto pugliese che sfocia qui, nel mare di Leuca.
Noi ne contempliamo la maestosità, poi decidiamo di raggiungere in auto la zona marina. Qui, la doppia anima di Leuca si manifesta in tutto il suo splendore. Modernità e storia convivono in un equilibrio perfetto. Locali esclusivi e alla moda da un alto, affascianti ville patronali ottocentesche dagli stili neoclassico e orientale, dall’altro.
Ci avventuriamo quindi tra le viuzze del centro dove ci attende la nostra pizza, poi ci rilassiamo passeggiando sul lungomare, mentre dai locali sulla spiaggia si solleva della musica che invita a ballare.
Giorno 3 e 4
I rimanenti due giorni di vacanza li dedichiamo a spuntare dalla lista i posti di cui la mia amica mi ha sentito più volte parlare e che ora non vede l’ora di visitare. Tutti luoghi facilmente raggiungibili da Tricase.
· Come prima cosa ci regaliamo una escursione alla scoperta delle Grotte di Zinzulusa, a Castro Marina, una vera perla del Salento, con le sue acque trasparenti al punto che le barchette nel porto sembrano sospese. Lasciamo la macchina in un parcheggio a pagamento nella strada soprastante e puntiamo al porto. Non c’è molta coda al botteghino, perciò acquistiamo subito il biglietto, al costo di 6 € a testa. La guida che ci conduce all’interno della grotta, facilmente accessibile via terra, ci spiega che essa deve il suo nome alla particolare forma delle stalattiti che pendono dal soffitto e che ricordano degli “zinzuli” stesi ad asciugare, ovvero degli stracci, in dialetto salentino. La Grotta rappresenta uno degli esempi carsici più importanti al mondo e vanta un ecosistema estremamente variegato.
· Il Ponte Ciolo. Sulla strada per Leuca, nel Comune di Gagliano del Capo, si trova questo ponte alto all’incirca 40 metri. Ci fermiamo il tempo di sorseggiare un aperitivo con vista scogliere a strapiombo sul mare. Tramite una scalinata a lato del ponte arriviamo poi alla piccola caletta sottostante, dalla quale si accede direttamente al mare. La troviamo praticamente libera. Il sole è da poco tramontato, gli ultimi bagnanti se ne stanno andando.
· Quercia Vallonea. Obbligatorio è il pit stop lungo la strada che collega Tricase a Tricase Porto, per ammirare un patrimonio Unesco, la secolare quercia vallonea dei Cento Cavalieri, la cui folta chioma, così narra la leggenda, avrebbe offerto riparo a Federico II e al suo seguito, sorpresi da una improvvisa tempesta. (La quercia è alta una ventina di metri, ha una circonferenza di 4, e una chioma di 700 metri quadrati!). Al suo cospetto ci si sente davvero piccoli ma la straordinarietà dell’incontro rafforza in noi la convinzione che avere radici saldamente ancorate alla terra è ciò che davvero ci permette di sopravvivere all’inesorabile scorrere del tempo.
La nostra vacanza giunge al termine. Con gli occhi pieni di bellezza e le valigie cariche di confezioni di mustazzoli, frise, e souvenir in autentica pietra leccese, torniamo a casa, piene di gratitudine per questi giorni di svago e di cultura nelle terre del profondo Salento, al quale promettiamo di ritrovarci presto.