Viaggio nella terra degli Asburgo
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Sabato 11 Agosto
Imperversa il solleone e l’Italia intera è nella morsa del caldo africano quando, finalmente, completiamo i preparativi per questo nuovo viaggio… il secondo che faremo in quattro. Sarà un viaggio per certi versi “soft”, visto la presenza, appunto, di Leonardo (poco più di due anni e mezzo), ma proveremo anche a osare un po’. Andremo in camper (mezzo universalmente amato dai bambini) e per evitare le calche ferragostiane non andremo al mare, bensì al fresco, in Austria, nel cuore della Mitteleuropa, per il più classico dei viaggi itineranti.
Il piccolo non sta più nella pelle ed è incontenibile quando a metà mattinata (alle 10:53) lasciamo casa diretti a nord … mezzora più tardi, però, siamo già in coda sulla A14, ma non è una sorpresa, infatti la giornata è fra quelle previste da “bollino rosso”. Dopo oltre un’ora di marcia, alle 12:00, siamo solo a Bologna, e da lì prendiamo a seguire l’autostrada A13 in direzione di Padova, così alle 12:30 in punto scavalchiamo il corso del fiume Po e mezzora più tardi ci fermiamo a pranzare in un’area di servizio. Parcheggiati sull’asfalto, fra roventi lamiere, la calura è quasi insopportabile, allora sostiamo il minimo indispensabile e già alle 14:00 siamo per strada a macinar chilometri, mentre Leo se ne va sul retro del camper a fare il suo riposino pomeridiano. Sulla A4 Milano-Trieste il traffico è veramente intenso, causa i numerosi vacanzieri diretti in Croazia, e impieghiamo una vita fra brevi code ed improvvisi rallentamenti poi, finalmente, poco dopo le 16:00 imbocchiamo la A23 in direzione Tarvisio e l’andatura si fa più scorrevole. Ancora un’oretta scarsa di marcia veloce ed una sosta nell’ultima area di servizio per acquistare la cosiddetta “vignetta”, necessaria al transito sulla rete autostradale austriaca, e poi, usciti nella località di Tolmezzo, andiamo dritti verso l’imponente sagoma delle Alpi, apparsa ormai da qualche tempo di fronte a noi. Cominciamo a salire, vertiginosamente, lungo il Passo Croce Carsico, fino ad oltre 1300 metri di quota, in questo modo ci lasciamo alle spalle l’italica canicola e poco dopo le 18:00 entriamo in Austria: paese facente parte dell’Unione Europea dal 1995, esteso per circa 84.000 chilometri quadrati (un terzo dell’Italia), che visiteremo abbastanza dettagliatamente, ad esclusione delle sue regioni più occidentali (Voralberg e Tirolo) e parte del Salisburghese (compreso il suo famoso capoluogo) già visto in un precedente viaggio. Successivamente scendiamo, contornati da verdi paesaggi, verso la nostra prima sede di tappa, ovvero la cittadina di Lienz e alle 19:30 giungiamo a destinazione. Ci fermiamo in compagnia di altri camper nel parcheggio della stazione, da dove domani mattina partiremo per la prevista escursione, quindi ceniamo e, dopo una passeggiata nel centro storico, ravvivato dalla serata prefestiva, ce ne torniamo alla nostra “casa mobile” per riposare in attesa del nuovo giorno, con il quale prenderanno ufficialmente il via le visite.
Domenica 12 Agosto
C’è qualche nuvola di troppo in cielo, ma ben presto se ne va e l’azzurro prende subito il sopravvento… meglio così, anche perché in programma c’è una pedalata, abbastanza nota in Austria: la San Candido-Lienz (già fatta da Federico, in compagnia dei nonni, qualche anno fa). Per farla dobbiamo però andare in treno fino a San Candido (in Italia), ma soprattutto dobbiamo prima noleggiare le necessarie biciclette. Ci alziamo per tempo, con Leonardo galvanizzato dall’idea di salire per la prima volta nella sua vita su di un mezzo che viaggia su rotaia. Affittiamo tre biciclette più seggiolino per bimbi da “Papin”, facciamo i biglietti in stazione e ci mettiamo in attesa al Binario 1. Le ferrovie austriache sono puntualissime e non è segnalato alcun ritardo. In effetti basterebbe pazientare solo una manciata di minuti, ma per il piccolo, ansioso di partire, sono un’eternità… poi “finalmente” arriva il treno, così carichiamo le bici in fondo al convoglio e saliti in carrozza, alle 9:40, prendiamo il via. In compagnia di altri escursionisti risaliamo sferragliando la vallata e alle 10:20 siamo a San Candido. Ritiriamo i nostri mezzi a pedali dall’apposito vagone (anche questa è stata un’esperienza) e pochi istanti più tardi, festanti, cominciamo a percorrere il primo dei 43 chilometri di pista ciclabile che ci dividono dal nostro ritorno a Lienz. Il vantaggio di fare il percorso in questa direzione sta nel fatto che si è quasi sempre in discesa … così, fra bucolici paesaggi e belle vette alpine circostanti, procediamo spediti lungo il ciclabile nastro d’asfalto. Facciamo una “sosta mucche” per sopire la curiosità del bimbo, saltiamo, nella località Sillian, il parco giochi di Wichtelpark, nel quale avremmo fatto probabilmente notte, ma non saltiamo una breve “sosta golosa” allo stabilimento Loacker. Accontentato il palato riprendiamo a pedalare che è già mezzogiorno … e finora abbiamo percorso appena 15 chilometri: meglio velocizzare, anche perché l’entusiasmo di Leonardo sembra decisamente calato. Maciniamo chilometri uno dopo l’altro, a volte fra verdissimi prati, a volte immersi nel bosco o in riva al fiume, e comunque sempre contornati da piacevoli paesaggi, così giungiamo quasi alle 14:00, ormai in vista di Lienz, in prossimità della Gola di Galitzenklamm. Il piccolo nonostante l’ora sembra ancora sufficientemente pimpante, allora decidiamo di visitare la forra rocciosa, già attrazione turistica nel XIX secolo ma poi decaduta e riaperta al pubblico solo nel 2002, quando è stata attrezzata con un nuovo sentiero che s’inerpica lungo le sue ripide pareti. All’ingresso, più per far scena che per altro, ci dotano di casco protettivo e così equipaggiati ci avviamo, bimbo in spalla, alla conquista della Gola di Galitzenklamm … Serve solo una sana scarpinata di mezzora e ne vale assolutamente la pena perché le ardite ma sicurissime passerelle di legno dell’ultimo tratto di sentiero sono davvero suggestive e, complice anche la bella giornata di sole, offrono anche una spettacolare veduta della vallata sottostante. Soddisfatti della breve avventura recuperiamo poi le nostre bici, con le quali percorriamo gli ultimi chilometri che ci dividono da Lienz. In questo modo giungiamo al camper poco prima delle 15:00 e immediatamente consumiamo un pranzo un po’ tardivo, ma più che desiderato. Nel pomeriggio, mentre Sabrina e Leonardo si riposano, con Federico torno alla Gola di Galitzenklamm perché abbiamo notato nelle immediate vicinanze alcuni “percorsi avventura” sugli alberi, lungo i quali siamo intenzionati a cimentarci … Trascorriamo così una piacevole oretta, condita da un pizzico di adrenalina, e poi facciamo definitivamente ritorno al camper. Consegniamo le biciclette prese a noleggio, quindi andiamo a fare una tranquilla passeggiata nel piccolo ma attraente centro storico di Lienz, mentre avanzano le ombre lunghe della sera. Per cena cediamo alla tentazione di una comoda pizzeria a pochi metri dal camper e dopo i fatidici quattro passi di routine concludiamo positivamente la nostra prima giornata austriaca.
Lunedì 13 Agosto
Come ieri anche questa mattina in cielo abbondano le nuvole, anzi, sono ben più numerose, ma non è prevista pioggia e qualche timido sprazzo di sereno ci fa ben sperare per un rapido miglioramento. Facciamo colazione e poi con calma salutiamo Lienz, cominciando a seguire le indicazioni per il Grossglockner, la più alta vetta austriaca coi suoi 3.798 metri. Superiamo un piccolo passo, lasciandoci alle spalle la regione del Tirolo per entrare in Carinzia, e scendiamo verso la Molltal, verdissima vallata che prendiamo in tutta tranquillità a risalire. Poco dopo l’abitato di Putschall facciamo la prima sosta della giornata per vedere la cascata di Jungfernsprung, che fa bella mostra di se già dalla strada, sulla nostra sinistra. Una leggenda locale narra di una vergine inseguita dal diavolo che per sfuggire si gettò giù dalla rupe e fu salvata da un angelo che la condusse sana e salva a fondo valle … In quel punto esatto sarebbe scaturita come per incanto la cascata, che noi intendiamo raggiungere seguendo il sentiero che arriva fino ai suoi piedi. Accompagnati dal sole che nel frattempo, come auspicato, ha vinto la sua battaglia con le nuvole, ci avviamo lungo un percorso irto e faticoso che s’inoltra nel bosco e Leonardo ci stupisce arrivando in vetta quasi esclusivamente con le sue forze. Giunti al cospetto della Jungfernsprung (un bel salto di 130 metri) la immortaliamo a dovere e poi, senza fretta, facciamo ritorno al camper… L’escursione, comprese le necessarie soste, ci ha impegnato per circa un’ora ed ha meritato appieno l’attenzione che abbiamo voluto dedicargli. Ripresa la strada in breve arriviamo nel paese di Heiligenblut, dal quale comincia la salita vera e propria, mentre in lontananza già si vede il massiccio del Grossglockner innevato. Dopo alcune curve ci troviamo di fronte ad una barriera che oltrepassiamo solo dopo aver pagato i 32 euro richiesti per il transito sulla Grossglockner Hochalpenstrasse, una delle più ardite e spettacolari strade alpine, costruita negli anni trenta del secolo scorso e successivamente ampliata ed ammodernata, per diventare ai giorni nostri una delle principali attrattive del paese, con quasi novecentomila visitatori all’anno. Un tornante dopo l’altro saliamo rapidamente di quota e accompagnati da belle vedute, che ci obbligano di tanto in tanto a qualche sosta per assaporarne i dettagli, arriviamo alla rotonda dalla quale si stacca la strada che porta al Kaiser-Franz-Josefs-Höhe, il più noto e spettacolare punto panoramico della Grossglockner Hochalpenstrasse. Gli scenari si fanno sempre più maestosi, mentre il cielo, grazie a Dio, si è quasi completamente ripulito ed ora splende un magnifico sole… Con queste poche ma fondamentali premesse arriviamo così nel parcheggio del belvedere e del Centro Visitatori. Siamo nel cuore del Parco Nazionale degli Alti Tauri e lasciato il nostro camper, di passo, ci apprestiamo a percorrere l’ultimo tratto di strada, con l’imponente sagoma del Grossglockner sulla nostra sinistra ed il ghiacciaio Pasterze, il più esteso delle Alpi orientali, che si dipana ai suoi piedi. Lungo il cammino possiamo anche osservare, nel prospiciente dirupo, alcune simpatiche marmotte, per nulla intimorite dalla gente che chiassosamente le indica, poi giunti nel principale piazzale del Kaiser-Franz-Josefs-Höhe ci godiamo in pieno lo spettacolo di quell’impressionante quinta di rocce e nevi perenni … Restiamo per un po’ in contemplazione, quindi ci avventuriamo anche nelle gallerie che sono il primo tratto del Gamsgrubenweg, sentiero panoramico che corre lungo il versante destro della valle glaciale, dopodiché torniamo sui nostri passi. Pienamente soddisfatti, per ora, della giornata sul Grossglockner, riguadagniamo il camper per pranzare, vista l’ora ormai tarda, e dopo un fisiologico riposino riprendiamo il nostro itinerario. Percorriamo a ritroso la strada del Kaiser-Franz-Josefs-Höhe e, tornati alla rotonda dalla quale si stacca, prendiamo a salire le rampe del passo che conducono ai 2.576 metri del Tunnel dell’Hochtor (tetto del nostro viaggio), superato il quale lasciamo la Carinzia per il Salisburghese. Subito dopo la galleria troviamo una chiazza di neve e l’entusiasmo di Leonardo sale alle stelle perché, finalmente, può scorazzarvi sopra. Ripartiamo solo quando i geloni convincono il bimbo a lasciare il suo piccolo paradiso di ghiaccio, poi, mentre le nuvole pomeridiane si addensano sulle principali vette, poco più tardi, saliamo gli strettissimi tornanti che portano al punto panoramico dell’Edelweissspitze (2.571 metri), dal quale lo spettacolo è fantastico e vastissimo. Si sta facendo tardi, allora affrontiamo con un po’ di fretta la lunghissima discesa della Grossglockner Hochalpenstrasse per tornare sotto i mille metri di quota ed uscire dal Parco Nazionale degli Alti Tauri. Per completare la tappa, giunti a fondovalle, abbiamo di fronte a noi ancora un’ora abbondante di strada, così, risalita la valle della Salzach, arriviamo poco prima delle 20:00, con l’oscurità che incombe, nella località di Krimml, dalla quale domani mattina inizieremo le nostre visite … In questo modo, fra curiose mucche che pascolano a pochi metri dal camper ed innescano le fantasie del bimbo, concludiamo una bellissima ed intensa giornata di alta montagna.
Martedì 14 Agosto
La nottata è stata fresca, d’altronde siamo fra le Alpi, in più il cielo meravigliosamente sereno contribuisce a rendere l’aria particolarmente frizzante… Peccato solo che le Kirmmler Wasserfälle, cascate fra le più spettacolari della regione alpina, che ci apprestiamo a visitare, siano completamente all’ombra della montagna dalla quale scaturiscono per superare, in tre balzi, ben 380 metri complessivi di dislivello. Quanto prima ci dirigiamo verso l’ingresso dal quale ha inizio il Wasserfälleweg, un sentiero panoramico che s’inerpica a fianco delle cascate … bello sì, ma spingendo il passeggino con sopra Leonardo è anche un’altrettanto bella sfacchinata! In circa un’ora e mezza di cammino arriviamo ai piedi della cascata più alta: un fragoroso salto di 145 metri fra la rigogliosa e verdissima vegetazione circostante … poi affrontiamo con calma la discesa, esplorando i numerosi punti panoramici lungo il percorso. Alcune terrazze si affacciano a picco sull’impetuoso corso del fiume e sono davvero suggestive, con l’acqua che, polverizzandosi, dà vita, laddove batte il sole, a fantasiosi arcobaleni. Riguadagnata in questo modo la base delle cascate andiamo anche a vedere da vicino l’ultimo impressionante balzo del torrente Krimmler: un volo di 140 metri che genera una considerevole nube di vapore acqueo … davvero affascinante, peccato solo non sia fotografabile in quanto completamente contro-sole. Cascate nell’ombra o nella luce sbagliata: un piccolo dramma per chi, come il sottoscritto, ama soprattutto gli scatti giusti, ma non tutte le ciambelle riescono col buco. In effetti si sarebbe dovuti venire a Krimml nel pomeriggio, ma a quell’ora, secondo programmi, dovremo già essere in un altro luogo, per una nuova avvincente esperienza. Arriviamo al camper che è già passato mezzogiorno e dopo qualche operazione di routine riprendiamo l’itinerario. Non facciamo però tanta strada perché il piccolo è stanco e nei pressi di Neukirchen ci fermiamo in un parcheggio per pranzare, poi, mentre Leo se la dorme, percorriamo verso est i chilometri che mancano all’ingresso della Liechtensteinklamm, una gola che esploreremo nella seconda parte della giornata. Già alla fine dell’Ottocento si cercò di rendere accessibile ai turisti l’impressionante forra rocciosa scavata dal torrente Grossarler, ma durante i lavori terminarono i fondi e fu solo grazie ad una donazione di seicento fiorini da parte del principe Johann II del Liechtenstein, che nel 1876 questi poterono essere terminati. In onore del benefattore e delle sue origini venne poi assegnato il nome al luogo: Liechtensteinklamm, appunto. Al risveglio del bimbo ci prepariamo, indossando precauzionalmente qualche indumento in più, e superata l’apposita biglietteria ci dedichiamo all’esplorazione della gola. Seguendo un suggestivo sentiero fatto di strettissimi passaggi, a volte scavati nella nuda roccia, oppure ardite passerelle o vertiginosi ponti sospesi sulle fragorose acque del Grossarler Ache, c’inoltriamo nel profondo e angusto canyon, le cui pareti si ergono per oltre trecento metri e si stringono fino a soli due-tre. Un tunnel conduce infine ad una cascata alta sessanta metri, dalla quale il tutto, in pratica, prende vita. Davvero emozionante la visita della Liechtensteinklamm, ma non abbiamo tempo da perdere, così riguadagnato il nostro camper ci avviamo verso il completamento dell’odierna tappa. Dobbiamo percorrere ancora circa settanta chilometri di tortuosa strada di montagna, fino alla località di Hallstatt, sull’omonimo lago, dove intendiamo trascorrere la notte. Giunti a destinazione cerchiamo un posto nel quale fermarci, ma il campeggio è al completo e nelle aree di sosta limitrofe non sembra che siamo proprio ben accetti, così in compagnia di altri due camper (di Bologna) ci spostiamo, nelle vicinanze, al vasto parcheggio delle Grotte del Dachstein, che avevamo già deciso di non visitare (così come le locali miniere di sale), e lì arrestiamo la nostra corsa. In questo modo concludiamo una giornata non proprio fortunata … ma se questo è il peggio mettiamo subito la firma in calce al contratto!
Mercoledì 15 Agosto
Nonostante sia Ferragosto, nonostante il cielo sia limpido, non si può certo dire che la mattinata sia afosa, con i suoi 15 gradi. D’altronde siamo in Austria, paese alpino per antonomasia, assieme alla vicina Svizzera, e tutto questo credo sia normale. I presupposti per una bella giornata, però, dovrebbero esserci tutti. Ripassiamo da Hallstatt, località inserita dal 1997 nel Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, così possiamo fotografare una delle più famose vedute di tutta l’Austria, con il piccolo centro fatto di vecchie case, abbarbicate al fianco della montagna, e la chiesetta dal campanile aguzzo, che si protendono e si specchiano nelle placide acque dell’antistante lago. Costeggiamo da sud verso nord tutto l’Hallstatter See, quindi raggiungiamo la cittadina di Bad Ischl e da lì deviamo sulla sinistra seguendo le indicazioni per Sankt Wolfgang. In breve raggiungiamo così questa bella località in riva all’omonimo lago. Il motivo principale per cui siamo venuti a Sankt Wolfgang è che vorremmo salire lungo la Schafbergbahn: ferrovia a scartamento ridotto che porta al famoso punto panoramico dello Schafberg. Troviamo posto per il nostro camper nel parcheggio di fianco alla stazione, poi acquistiamo i biglietti (tutt’altro che economici) per il treno delle 11:20, così ci resta quasi un’ora di tempo per fare una passeggiata nel centro storico di Sankt Wolfgang. Fra le tipiche costruzioni di quest’angolo di mondo spicca la Wallfahrtskirche: bella chiesa edificata a picco sul lago, che domina l’intero villaggio. All’ora prestabilita, con l’entusiasmo di Leonardo alle stelle, ci apprestiamo a salire su di un fumante e fiammante trenino rosso e con quello a prendere il via lungo i 5.850 metri della ferrovia, attiva fin dal 1893, che conduce, affrontando pendenze che arrivano al 26%, ai 1.783 metri del punto panoramico. Impieghiamo circa quaranta minuti, prima passando in mezzo al bosco, poi, man mano che si sale, contornati da panorami sempre più vasti. In questo modo giungiamo al capolinea e, una volta prenotato il ritorno, possiamo finalmente godere, complice anche la giornata particolarmente propizia, del grandioso spettacolo offerto dal picco roccioso dello Schafberg che si staglia mirabilmente su montagne a perdita d’occhio e su diversi laghi del Salisburghese. Rimaniamo per diverso tempo a spasso per le terrazze panoramiche e ci riempiamo gli occhi delle stupende viste di fronte a noi, poi, pienamente soddisfatti dell’esperienza vissuta alle 13:15 riprendiamo il treno che, frerragliando, ci riporta in neanche mezzora sulle rive del St. Wolfgang See.
Riguadagnato il camper finalmente pranziamo, vista l’ora tarda, e dopo un provvidenziale riposino, soprattutto per il piccolo, riprendiamo strada. In breve ci lasciamo alle spalle St. Wolfgang, ripassiamo per Bad Ischl e proseguendo verso nord giungiamo in vista del Traunsee: un altro interessante specchio d’acqua della regione. Percorriamo tutta la sponda occidentale del lago, così passiamo a fotografare l’intrigante profilo di Traunkirchen, caratteristico villaggio arroccato su di una penisoletta rocciosa, e arriviamo all’estremità settentrionale del Traunsee, nella località di Gmunden. In questa turistica cittadina lacustre e termale ci fermiamo per visitare, nella sua periferia meridionale, il curioso Seeschloss: maniero risalente al 1578, costruito su di un isolotto e collegato alla terraferma con un ponte di legno lungo 130 metri. Vi abitò a suo tempo l’arciduca Salvatore, nipote dell’imperatore Francesco Giuseppe, e oggi fa bella mostra di sé contornato dalle placide acque del Traunsee. Consumiamo una tranquilla passeggiata in riva al lago, quindi ci spostiamo per la notte in un vicino campeggio. Ne approfittiamo così per fare un sacco di lavori, poi ci concediamo una bella cena all’aria aperta, infine ce ne andiamo a dormire, concludendo in questo modo un’altra giornata assolutamente positiva.
Giovedì 16 Agosto
Terminata, in pratica, la parte più naturalistica del viaggio ci apprestiamo a partire verso le dolci colline che caratterizzano la zona nord-orientale del paese e verso le sue più importanti ricchezze culturali ed architettoniche. Di buon ora ci lasciamo alle spalle il Traunsee e ci avviamo verso il cuore dell’Alta Austria, mentre il cielo, come da previsioni, si sta rapidamente annuvolando, ma non ne facciamo drammi, del resto veniamo da quattro splendidi giorni di sole e, ricordiamocelo, siamo in una regione prevalentemente alpina, inoltre pare sia un guasto più che altro temporaneo e passeggero. Dopo una provvidenziale sosta al supermercato in breve raggiungiamo il villaggio di Kremsmünster, sorto sulle rive dell’omonimo fiume (il Krems) e sovrastato dalla poderosa mole dell’abbazia benedettina, che da sempre ne ha segnato il destino e gli eventi. Fra i più vasti edifici del genere in Austria, il complesso religioso fu fondato nell’anno 777 dal conte Tassilio III di Baviera che lo affidò, appunto, ai Benedettini e conobbe i suoi momenti di più grande splendore nei secoli XI-XII e durante il periodo barocco. Parcheggiato il camper ci dedichiamo alla visita del luogo a partire dai suoi vasti cortili per arrivare all’interessante Stiftkirche, chiesa dalla sobria facciata a torri, trasformata in stile barocco all’inizio del Settecento. Guidati da un religioso che parla italiano passiamo quindi all’esplorazione degli edifici abbaziali, dove spiccano la Kaisersaal, pregevole salone delle feste, alcuni capolavori di oreficeria sacra alto-medioevale, come il meraviglioso calice detto Tassilokelch, e la bella biblioteca, che si sviluppa in quattro sale ricche di 160.000 volumi e oltre 400 tra incunaboli e manoscritti. Terminiamo la visita con l’originale Fischbehälter, la cosiddetta “pescheria”, pregevole realizzazione dell’architetto italiano C.A. Carlone, costituita da cinque bacini con fontane destinati all’allevamento dei pesci, tuttora popolati da carpe, lucci, trote e tinche alle quali Leonardo si diverte a tirare il cibo, gentilmente offerto dalla guida.
Riguadagnato il nostro automezzo ci spostiamo di qualche decina di chilometri, nelle vicinanze di Linz, uno dei principali agglomerati urbani dell’Austria, al paese di Sankt Florian, dove spicca la sagoma di un’altra abbazia, ma questa volta agostiniana. Nel presunto luogo del martirio di S. Floriano, avvenuto sotto Diocleziano (304 d.C.), venne fondato, nel 1071, dai canonici agostiniani l’attuale complesso religioso, più volte rimaneggiato e totalmente rifatto, su progetto di Carlo Alberto Carlone, alla fine del XVII secolo, per diventare una delle più significative testimonianze del barocco d’oltralpe. Anche a Sankt Florian vorremmo esplorare approfonditamente gli edifici abbaziali, ma la visita è esclusivamente guidata, della durata di un’ora e solo in lingua tedesca… Leonardo non riuscirebbe mai a sopportare tale “tortura” e sarebbe ingestibile, meglio sorvolare. Ci accontentiamo di vedere gli esterni, il vasto cortile e l’interno della bella chiesa dall’esuberante decorazione barocca, poi ci ritiriamo nel camper a pranzare. La giornata è sempre piuttosto grigia e a tratti minaccia anche pioggia quando, nel primo pomeriggio, ci spostiamo da Sankt Florian alla vicina località di Steyr. Parcheggiamo vicino al centro, nei pressi del fiume, e ci apprestiamo a visitare anche questa storica cittadina dell’Alta Austria, sorta verso l’anno 1000 attorno ad un’antica fortezza e sviluppatasi grazie alla sua posizione al centro di un’importante area mineraria, mentre purtroppo scende davvero qualche goccia di pioggia. Oltrepassiamo la massiccia Neutor, porta cinquecentesca che dà accesso da sud al centro storico, e arriviamo così alla bella e allungata Stadt Platz, vero asse portante della città medioevale, contornata da eleganti palazzi le cui facciate, realizzate nei più svariati stili, dal gotico al rinascimentale, dal barocco al rococò, formano una quinta architettonica di tutto rispetto. Mentre ci godiamo la vista di una delle più armoniose piazze di tutta l’Austria comincia a piovere con una certa insistenza, così ci rifugiamo sotto ad un cornicione e aspettiamo che smetta. Per fortuna l’attesa è, tutto sommato, breve e poco dopo possiamo riprendere la nostra visita. Andiamo a vedere il pregevole colpo d’occhio della caratteristica Michaeler Kirche, che fa bella mostra di sé alla confluenza dei fiumi Enns e Steyr, quindi saliamo fiancheggiati da storici edifici fino al castello: lo Scholss Lamberg. Da lì raggiungiamo successivamente la Stadt Pfarrkirche, grande parrocchiale gotica che riveste il ruolo di più importante edificio religioso della città, ma che è chiusa, allora prima torniamo alla Stadt Platz e poi al camper, concludendo positivamente l’esplorazione di Steyr. Secondo programmi dovevamo fermarci sul posto per la notte, ma non c’ispira e vista l’ora non tarda decidiamo di percorrere un po’ di strada, fino al luogo che visiteremo domani mattina: il tristemente famoso campo di concentramento di Mauthausen. Non si può però sostare per la notte all’ingresso del sito, così ci fermiamo, in compagnia di altri camper, in un parcheggio a breve distanza. Concludiamo in questo modo una giornata non proprio fortunata dal punto di vista meteorologico, soprattutto per quanto riguarda la bella cittadina di Steyr, che sarebbe stata tutt’altra cosa sullo sfondo di un cielo azzurro, ma non disperiamo, perché già da domani dovrebbe tornare il sereno.
Venerdì 17 Agosto
La data non sembrerebbe delle più propizie, invece fuori splende un bellissimo sole… e se il buongiorno si vede dal mattino! Dopo colazione percorriamo i tre chilometri che ci dividono dal vecchio campo di concentramento di Mauthausen, il più importante di tutta l’Austria, nel quale durante il periodo nazista, dall’8 agosto 1938 al 5 maggio 1945, giorno della sua liberazione (Mauthausen fu l’ultimo campo ad essere liberato), vi furono deportate non meno di duecentomila persone, delle quali almeno la metà finirono orrendamente uccise! Pochi minuti dopo le 9:00 siamo pronti ad effettuare la visita e prima di tutto ci viene fatto vedere uno struggente filmato sulla storia del lager al termine del quale, fra la commozione generale, è straripata l’innocenza del piccolo Leo, che allo scorrere dei titoli si è alzato in piedi e, battendo le mani, ha esclamato: “E’ finito!” … Varcato poi l’inquietante e grigio portone d’ingresso abbiamo visto uno dopo l’altro tutti gli orrori del campo di concentramento, a partire dalle misere baracche nelle quali venivano stipati come animali i deportati, per passare alle agghiaccianti camere a gas e ai forni crematori… è inconcepibile a quale livello possa arrivare la crudeltà umana! Terminiamo la visita fra i monumenti commemorativi eretti dalle varie nazioni coinvolte nella terribile carneficina e con tanta tristezza nel cuore riprendiamo il nostro itinerario, convinti che sia già positivo il fatto che si siano volute conservare certe testimonianze, come monito a che ciò non accada mai più! Imbocchiamo l’autostrada A1 verso est in direzione di Vienna, entrando nella regione della Bassa Austria, e ne usciamo a Melk, antico villaggio sulla riva destra del Danubio, per andare a visitare l’omonima, famosa abbazia. Già arrivando da lontano si nota l’imponente mole del complesso religioso, nato come fortezza nel X secolo e trasformato in abbazia dai benedettini nel 1089. Dopo alterne vicende, di splendori e decadimenti, venne ricostruito nelle attuali forme all’inizio del Settecento dall’architetto austriaco Jakob Prandtauer e tutt’oggi fa bella mostra di sé su di uno sperone roccioso alto sessanta metri sul corso del fiume, dominando l’abitato sottostante. Parcheggiamo il camper e subito ci dedichiamo all’esplorazione del sito varcando il suo sontuoso ingresso principale. Attraversiamo alcuni cortili e, acquistato il biglietto, diamo inizio alla visita vera e propria, che per fortuna è completamente libera. Prima di tutto osserviamo i ricchi appartamenti imperiali, che culminano nella sfarzosa Marmorsaal, dai pregevoli affreschi prospettici, poi da lì accediamo ad una terrazza che offre belle viste sulla principale facciata della chiesa, vero cuore dell’abbazia, e sull’abitato di Melk, quindi rientriamo per vedere l’importante biblioteca, nei cui scaffali dorati si allineano circa 90.000 volumi, tra i quali diversi preziosi manoscritti. Per mezzo di una stretta scala a chiocciola accediamo, infine, all’interno della bellissima chiesa, il cui progetto architettonico è frutto della fantasia dell’artista bolognese Antonio Beduzzi, ricca di decorazioni barocche che culminano nel meraviglioso altare maggiore. All’uscita dall’abbazia dedichiamo un po’ di tempo anche all’attiguo parco, restaurato di recente, con il suo bel padiglione barocco risalente al XVIII secolo. Nel pomeriggio, dopo pranzo ed il consueto riposino di Leo, facciamo un assaggio di Wachau, regione corrispondente ad un tratto del Danubio, che qui scorre fra dolci colline, inserita, per le sue qualità paesaggistiche e culturali, nel Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco a partire dall’anno 2000. Percorriamo la riva destra del grande fiume per una decina di chilometri e poi saliamo sulle colline fino a raggiungere le rovine del castello di Aggstein. Il maniero, risalente al XIII secolo, sorge in romantica posizione, su di uno sperone roccioso, a trecento metri di altezza sul corso del Danubio e offre spettacolari viste sull’intera vallata sottostante. Peccato solo per le troppe nuvole che si sono andate ad accumulare nel pomeriggio e per la luce non proprio favorevole. Trascorriamo un po’ di tempo a scorrazzare fra le antiche mura ed i vertiginosi camminamenti di ronda, facendo la felicità del più piccolo, e poi, ormai a sera, torniamo in direzione di Melk allo scopo di trovare un posto per trascorrervi la notte. Ci fermiamo così nel villaggio di Schönbühel, in un campeggio sulle rive del Danubio, proprio di fianco allo scenografico Schloss Schönbühel, proteso con la sua pittoresca mole verso le placide acque che lentamente scorrono ai suoi piedi e lì, in una pace divina, ci godiamo il luogo e concludiamo un’altra splendida giornata.
Sabato 18 Agosto
È bella la sveglia, immersi nella natura e nel suo ovattato silenzio, sulle rive del grande fiume, il Danubio, che con i suoi 2.902 chilometri è il secondo corso d’acqua d’Europa e che, attraversando dieci stati, può vantarsi di bagnare ben quattro capitali! Espletiamo alcune operazioni di routine e poi partiamo alla scoperta della Wachau, la regione danubiana per eccellenza. Attraversiamo il fiume nei pressi di Melk e ne prendiamo a seguire la sponda sinistra, fra dolci colline coltivale a vite. Senza fretta superiamo il paese di Spitz e ci approssimiamo, al termine di una grande ansa, all’interessante villaggio di Dürnstein. Di origine medioevale, l’abitato di Dürnstein, è sovrastato dalle rovine dell’antico castello, nel quale fu fatto prigioniero anche il re d’Inghilterra Riccardo Cuor di Leone, ed è caratterizzato dalla mole bianco-azzurra della Stiftkirche Mariae Himmelfahrt, ex abbazia benedettina fondata nel 1410 e trasformata in stile barocco nel XVIII secolo. Parcheggiamo il camper sulle rive del fiume e ci concediamo una veloce visita del centro storico di Dürnstein, a partire proprio dal suo principale edificio religioso, per fare poi una passeggiata lungo la Hauptstrasse, caratteristica via fiancheggiata da case risalenti ai secoli XV-XVII, fino alla balconata che offre un bel colpo d’occhio sul Danubio e la sua vallata.
Riguadagnato il nostro automezzo giungiamo, poco prima di mezzogiorno, nella cittadina di Krems, principale centro abitato della regione, al limite nord-orientale della Wachau. Ci fermiamo in un supermercato per fare una rapida spesa e poi, prima di pranzo, ci dedichiamo all’esplorazione del centro, dove spicca per originalità la bella Steiner Tor, porta risalente al 1480, affiancata da due torrioni rotondi a copertura conica e sormontata da un campanile barocco. Interessante è anche la piazza di Hoher Markt, dove risalta il Gozzoburg, edificio gotico costruito nel XIII secolo, ma per il resto tutto carino e nulla di entusiasmante. Anzi, in conclusione, a nostro parere tutta la Wachau è bella, ma non bellissima e forse ha un po’ deluso le aspettative.
Nel pomeriggio lasciamo il corso del Danubio e sfiorando la città di St. Polten ci spostiamo, nella regione immediatamente a sud di Vienna, al paese di Heiligenkreuz, per visitare l’omonima, grande abbazia cistercense. Fondato nel 1135 dal duca Leopoldo III di Babenberg detto il Santo e trasformato in stile barocco nel XVIII secolo, il complesso religioso spicca per il bel cortile dominato da una grande colonna della Trinità e per la severa chiesa romanica dall’interessante coro, ritenuto un capolavoro del gotico austriaco. A questo punto, usciti dall’abbazia di Heiligenkreuz, sarebbero terminate le visite previste per l’odierna giornata, ma è ancora presto, allora, anche per ingannare il tempo, allunghiamo l’itinerario passando per la vicina località di Baden Baden, principale centro termale del paese, fondato addirittura dagli antichi romani (Aquae Pannonicae), che fu luogo di villeggiatura della corte asburgica e che tutt’oggi attira la ricca borghesia austriaca, a giudicare dalle numerose ville disseminate nel suo tessuto urbano. Per la sera ci spostiamo ancora di una manciata di chilometri, fino a raggiungere il paese di Laxenburg, da dove inizieremo le visite domani mattina. Sul posto però non incontriamo altri camper, né troviamo il campeggio indicato sulla carta stradale, allora ci sistemiamo soli, soletti in una tranquilla via del centro e ci consoliamo con una bella sequenza di fuochi d’artificio provenienti dal vicino Schlosspark. Così più tardi ce ne andiamo a dormire mettendo fine ad una giornata che, probabilmente, non resterà nella hit-parade dei nostri ricordi.
Domenica 19 Agosto
Passata una tranquilla nottata nel centro di Laxenburg ci apprestiamo, poco dopo le 9:00, a visitare il suo parco (lo Schlosspark) ed il relativo castello, o meglio, i castelli, perché sono tre. All’ingresso del sito di trova, di fronte alla bella parrocchiale, il Blazer Hof, complesso architettonico eretto all’inizio del Settecento sotto Maria Teresa. Poco dopo il cancello, sulla destra, ecco il sobrio Altes Schloss, di origini trecentesche e rifatto alla fine del XVII secolo. Attraversando poi buona parte della vastissima tenuta, fra alberi secolari e tempietti neoclassici, giungiamo, sulle rive di un lago, in vista del Franzensburg, bel maniero costruito in stile romantico, su di un’isoletta, all’inizio dell’Ottocento. Lo Schlosspark di Laxenburg è molto frequentato dai viennesi, che qui vengono spesso a trascorrervi i week-end in cerca di tranquillità e anche noi passiamo un paio d’ore piacevoli, fra architettura e natura, un’esperienza tutto sommato positiva, visto e considerato che era stata inserita nell’itinerario più che altro come riempitivo nella marcia di avvicinamento alla capitale.
Riguadagnato con calma il camper ci spostiamo, di pochi chilometri, nella cittadina di Mödling, alla cui periferia, nella località di Hinterbrühl, ci rechiamo a vedere la curiosa Seegrotte. Un’ex miniera di gesso racchiude un’attrazione turistica davvero particolare: il più grande lago sotterraneo d’Europa (il Baluer See), posto a sessanta metri di profondità e con un’estensione di 6.200 metri quadrati. Nel 1912 un’esplosione, nel corso dei lavori, riversò venti milioni di litri d’acqua nelle gallerie e nei pozzi. In seguito a questa catastrofe la miniera dovette chiudere e rimase abbandonata fino agli anni trenta, quando un gruppo di speleologi decise di rendere visibile al pubblico questo originale spettacolo. Durante la seconda guerra mondiale il lago venne prosciugato e gli ambienti sotterranei furono utilizzati dalla società Heinkel per la fabbricazione di aerei (vi lavoravano circa duemila operai, molti dei quali provenienti dai campi di concentramento). Al termine della guerra gli impianti furono fatti saltare e l’acqua riconquistò le gallerie. Successivamente, grazie a una sapiente ricostruzione, la Seegrotte fu riaperta al pubblico. Entriamo nella vecchia miniera per mezzo di un angusto tunnel e all’interno troviamo solo nove gradi. Percorriamo il tracciato che un tempo compivano i carrelli colmi di minerale, poi scendiamo di un livello fino a raggiungere le gallerie invase dall’acqua, nelle quali sono state girate anche alcune scene del film “I tre moschettieri”, prodotto dalla Walt Disney. Saliamo infine su di una barchetta che ci fa fare un breve giro sulle acque cristalline del lago sotterraneo e poi torniamo alla superficie e al suo caldo tepore. E’ durata quasi due ore l’originale avventura, che ha divertito soprattutto il più piccolo, ma che in definitiva ha rispecchiato appieno anche le nostre aspettative. Pranziamo nel parcheggio della Seegrotte e appena possibile riprendiamo strada. Ci approssimiamo all’hinterland viennese da sud e, in autostrada, attraversiamo diversi quartieri periferici, quindi scavalchiamo il Danubio e ne seguiamo il corso, fino a raggiungere i sobborghi più settentrionali. E’ così che arriviamo, a metà pomeriggio, nella località di Klosterneuburg per andare a vedere la sua grande abbazia agostiniana. Ennesimo capolavoro del barocco austriaco, il complesso religioso fu fondato dall’omonimo ordine monastico nel 1114, per volere di Leopoldo III (lo stesso di Heiligenkreuz) e poi rinnovato nel XVIII secolo dall’imperatore Carlo VI, che voleva fosse un nuovo Escorial… ma il monarca riuscì solo in minima parte nell’intento. Fra gli edifici abbaziali spicca la Stiftkirche Mariae Geburt, chiesa di origini romaniche, dalla stupenda facciata neogotica e gli interni ricchi di decorazioni barocche… Ci piacerebbe poi esplorare più dettagliatamente il complesso, ma vista la presenza di Leo “piccola peste” e l’eventualità di farlo esclusivamente con visita guidata ci fa desistere dall’intento, così riguadagnato il camper ci avviamo, comunque soddisfatti, verso la fine dell’odierna tappa. Da Klosterneuburg non andiamo verso il centro di Vienna, ma ci avventuriamo, con l’aiuto del navigatore satellitare, sulle colline immediatamente ad ovest della capitale, fra improbabili paesaggi bucolici, e arriviamo nel tardo pomeriggio al Camping Wien West, che ci ospiterà per le prossime tre notti. La sensazione è strana: non sembra affatto di essere alla periferia di una metropoli di quasi due milioni di abitanti e solo domani mattina, con l’inizio ufficiale della visita alla città ce ne renderemo probabilmente conto… per ora ci accontentiamo di prendere informazioni circa le linee di trasporto pubblico, quindi completiamo la serata con una piacevole cena all’aria aperta.
Lunedì 20 Agosto
Ha inizio la “Missione Vienna”, però mi sfugge il suono della sveglia e partiamo leggermente in ritardo. Saliamo in tutta fretta sull’autobus che ci porterà al capolinea della metropolitana, con Leonardo impaziente di prendere questo nuovo (per lui) mezzo di trasporto, che evidentemente stuzzica in modo particolare la sua fantasia. In effetti l’entusiasmo del piccolo è alle stelle e quando arriviamo alla stazione di Schönbrunn non vorrebbe scendere, ma non possiamo evitarlo perché è proprio da lì che inizieremo la nostra visita alla capitale austriaca. Il più celebre fra i palazzi imperiali degli Asburgo si trova, cinto da un vasto parco, in una zona abbastanza periferica, un tempo completamente al di fuori dei confini urbani di Vienna. Nato come semplice casino di caccia fu acquistato nel 1559 dal futuro imperatore Massimiliano II e trasformato in palazzo fra il XVII ed il XVIII secolo dai suoi successori, prendendo come esempio la reggia di Versailles. L’attuale aspetto rococò e la colorazione gialla delle facciate risale alla metà del Settecento, mentre il nome deriva da una sorgente scoperta nelle vicinanze (la Schönen Brunner), infine l’intero complesso è tutelato come bene Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco a partire dal 1996. Varchiamo l’ingresso principale che introduce all’Ehrenhof, il vasto cortile d’onore, e lì ci mettiamo in fila alla biglietteria assieme ad orde di giapponesi, impazienti di fare la loro scorpacciata di cultura europea, ma noi non siamo da meno perché acquistiamo il Golden Pass, che ci permetterà di vedere tutto quanto il possibile entro i confini della reggia. Prima di tutto ci dedichiamo all’esplorazione degli appartamenti imperiali di Maria Teresa e di Francesco Giuseppe: una bella sequenza di stanze riccamente decorate ed ammobiliate, fra le quali spicca la Grosse Galerie, salone delle feste di imponenti dimensioni (43 metri di lunghezza) e dagli sfarzosi ornamenti in stile rococò, ma dobbiamo fare tutto un po’ in fretta e senza audio-guida per non annoiare eccessivamente il piccolo che, com’è ovvio che sia, ancora non capisce certe cose. Il palazzo al suo interno ci ha veramente stupito, ma è soprattutto quando mettiamo piede nei vastissimi giardini che rimaniamo esterrefatti dalla grandiosità del complesso, che si estende fra giochi d’acqua e aiuole fiorite fin sulla collina della Gloriette (col suo porticato neoclassico), dando vita a veri e propri scorci da fiaba. Compreso nel prezzo del biglietto c’è anche il cosiddetto Giardino del Principe Ereditario, un piccolo e grazioso parco fiorito prospiciente l’ala est del palazzo, così battezzato intorno al 1870 quando nelle sale attigue furono allestiti gli appartamenti dell’allora principe Rodolfo. Successivamente entriamo nel salone dell’ex maneggio d’inverno, dove si trova l’interessante Museo delle Carrozze, che comprende vetture dei secoli XVIII-XIX, appartenute in massima parte a membri della famiglia reale, fra le quali spicca il cocchio imperiale: grande carrozza rococò della metà del Settecento, pesante più di quattro tonnellate e trainata da otto cavalli, utilizzata per le incoronazioni (anche qui, come negli appartamenti non si può fotografare, neanche senza l’uso del flash… chissà perché?). Tornati al parco ne percorriamo, passeggiando, tutto il Blumenparterre, ovvero la parte di giardino ad aiuole geometriche che arriva fino alla Fontana di Nettuno, ai piedi della collina della Gloriette e nelle vicinanze andiamo a vedere anche il curioso e vasto Labirinto, rifatto sul modello originale del XVIII secolo. Lì a fianco troviamo poi un piccolo parco per bimbi dove Leonardo vorrebbe (giustamente) fermarsi, ma il tempo è tiranno e dopo in po’ dobbiamo letteralmente strapparlo ai giochi. Dal Labirinto ci spostiamo verso la parte ovest del parco di Schönbrunn, dove si trova l’intrigante Palmenhaus, grandiosa serra in carpenteria metallica della fine dell’Ottocento, divisa al suo interno in tre zone climatiche, con belle specie botaniche in mostra. Di fianco vediamo anche la Wüstenhaus, un’altra serra dentro alla quale è stato creato un interessante “Giardino del deserto”, con svariate qualità di cactus e atre piante resistenti ai climi aridi, provenienti da tutto il mondo.
Quasi a mezzogiorno entriamo, infine, per l’immensa gioia di Leonardo, nel grande Zoo di Vienna (compreso nel prezzo del Golden Pass), il più antico esistente in Europa, creato nel 1752 fa Francesco di Lorena, marito dell’imperatrice Maria Teresa … Qui vediamo, in pratica, tutte le più importanti specie del regno animale, il tutto mentre si è fatto un caldo infernale, che mai ci saremmo aspettati di dover subire in Austria! Per sicurezza facciamo pranzare il piccolo con un gelato e poi continuiamo nella visita … del resto l’adrenalina sembra avergli fatto dimenticare il sonno. In questo modo usciamo dallo zoo intorno alle 14:00, per avviarci subito verso la più vicina stazione della metropolitana e arrivare al Camping Wien West poco prima delle 15:00. Noi pranziamo e Leonardo fila dritto a nanna, ma non è finita, perché poco dopo le 17:00 siamo di nuovo tutti in pista. Riprendiamo l’autobus e poi la metropolitana fino alla stazione di Karlsplatz, quasi in centro, e una volta in superficie andiamo a vedere la vicina, bellissima, Karlskirche, capolavoro del barocco viennese, dedicata a San Carlo Borromeo. La chiesa fu progettata da J.B. Fischer von Erlach il Vecchio e voluta, all’inizio del Settecento, dall’imperatore Carlo VI per sciogliere un voto fatto durante una pestilenza. La facciata è caratterizzata da due alte colonne decorate a spirale con pregevoli rilievi, mentre nell’interno, che visitiamo gratuitamente vista l’ora tarda, spicca la grandiosa cupola, che rende l’ambiente particolarmente luminoso. Dopo la Karlskirche, passando per la vasta e monumentale Schwarzenbergplatz, a piedi raggiungiamo la celebre reggia del Belvedere. Annoverata fra le più belle ed eleganti dimore principesche d’Europa, si compone di due edifici contrapposti, intervallati da un grande giardino alla francese digradante lungo la collina, e fu eretta all’inizio del Settecento per volere del principe Eugenio di Savoia, come residenza estiva. Noi vi accediamo dal cosiddetto Belvedere Inferiore (il palazzo a valle) e, percorrendo in passeggiata tutti i giardini, giungiamo al cospetto del Belvedere Superiore, l’edificio più monumentale, che fu anche residenza dell’arciduca Francesco Ferdinando, principe ereditario assassinato a Sarajevo. Usciti dai giardini del Belvedere torniamo con calma a Karlsplatz e ci fermiamo a far divertire un po’ Leonardo in un piccolo parco giochi, mentre Federico disputa una partitella a basket in un attiguo playground, assieme a tre ragazzi austriaci che lo hanno ingaggiato in brevissimo tempo, poi saliamo sui mezzi pubblici che ci riportano, ormai in serata, al Camping Wien West. Ceniamo mentre scende l’oscurità e concludiamo molto positivamente il primo giorno di visite alla capitale austriaca.
Martedì 21 Agosto
È il secondo ed ultimo giorno dedicato a Vienna e al contrario di ieri il cielo è completamente coperto da nuvole, ma non disperiamo perché non dovrebbe peggiorare ulteriormente. Alla buonora partiamo in autobus verso il capolinea della metropolitana e grazie a quest’ultima ci approssimiamo poi al centro storico della capitale. Scendiamo alla stazione di Karlsplatz e da lì, a piedi, ci avviamo verso il cuore della città perché la Linea 1 è chiusa per lavori. In questo modo, percorrendo la pedonale Kärntner Strasse, giungiamo al cospetto dell’imponente Stephansdom. La cattedrale di Santo Stefano, uno dei più importanti esempi di architettura gotica d’Europa, è l’incontrastato simbolo di Vienna. La sua fondazione risale al XII secolo, ma fu rifatta nell’arco di quasi duecento anni a partire dal 1304, per giungere poi quasi immutata nel suo aspetto fino ai giorni nostri. Infatti, a parte qualche ritocco barocco ed il restauro dovuto ai danni della seconda guerra mondiale, è tutto ancora rigorosamente originale di quei tempi. Visitiamo brevemente gli slanciati interni, su pilastri a fascio, e poi, tornati all’esterno, saliamo (non senza fatica) i 340 irti gradini che portano alla vetta della poderosa torre meridionale, chiamata dai viennesi Steffl (Stefanino), dalla cui sommità, a 136 metri dal suolo, si gode di una bella vista sulla città e sull’originale copertura della cattedrale, in tegole smaltate policrome montate a formare fantasiosi motivi geometrici. Abbandonato l’edificio religioso più importante di Vienna ci incamminiamo lungo le vie del centro storico per una carrellata delle piazze e degli edifici più significativi, mentre il sole, purtroppo, risulta latitante. Percorriamo il Graben, principale arteria commerciale della città, sulla quale prospetta, da una via laterale, la barocca facciata della Peterskirche, quindi passando per Judenplatz ed il severo palazzo di Böhmische Hofkanzlei, sede della Corte Costituzionale, arriviamo alla chiesa di Maria am Gestade, pregevole edificio gotico con bel campanile ed interessanti vetrate policrome. Il cielo si apre momentaneamente ed esce qualche timido raggio di sole, mentre passeggiamo lungo l’accattivante ed irregolare piazza di Freyung e anche poco più tardi al cospetto della gotica Minoritenkirche, il più importante edificio religioso della capitale dopo la cattedrale di Santo Stefano. Un passo dopo l’altro arriviamo così anche a Michaeler Platz, raccolta piazza dove convergono gran parte delle turistiche carrozze e sulla quale prospetta, oltre all’omonima chiesa, l’imponente facciata dell’Hofburg, palazzo imperiale che per oltre seicento anni (dal 1283 al 1918) fu la residenza ufficiale degli Asburgo. Dalla Michaeler Platz accediamo all’Hofburg, che, essendo stato costruito nell’arco di ben sei secoli, non presenta una perfetta uniformità architettonica, ma che, con le sue circa 2.500 stanze, è praticamente un libro di storia della nazione. Noi ne visitiamo una piccola parte, ad iniziare dal museo dei servizi e delle argenterie di corte, per passare ad alcune stanze nelle quali è stato allestito il Sisi Museum, con diversi cimeli appartenuti all’amata principessa, per accedere infine all’appartamento di Francesco Giuseppe, abitato dall’imperatore fino al 1916, sontuosamente decorato ed arredato.
Tornati nuovamente in strada passiamo di fronte alla scuderia di corte (la Stallburg), che ospita i celebri cavalli di Lipizza della Scuola d’Equitazione Spagnola, proprio mentre questi stanno uscendo, nella loro elegante livrea bianca, per prendere parte ad uno spettacolo, o più semplicemente ad una sessione di addestramento, nel dirimpettaio maneggio d’inverno. Subito dopo arriviamo in Josefs Platz, dove si affaccia il palazzo della Nationalbibliothek (compreso nell’Hofburg), che annovera nei suoi archivi circa due milioni e mezzo di volumi e che esploriamo brevemente, soprattutto per la sua grandiosa Prunksaal, enorme ambiente di 74 metri per 14, alto 19, meravigliosamente affrescato, che ospita da solo circa duecentomila volumi. A questo punto della giornata, mentre il mezzogiorno è abbondantemente passato, attraversiamo i cortili di Hofburg e giungiamo di fronte alla sua ala più nuova, quella di Neue Burg, che dà su di una vasta piazza (la Helden Platz) e sul parco di Volksgarten, ma nel frattempo il cielo si è ulteriormente incupito e il colpo d’occhio non rende assolutamente il dovuto. Stesso discorso per il vicino palazzo del Parlamento, scenografica opera dell’architetto danese Theophil Hansen, che lo eresse sul finire dell’Ottocento ispirandosi ai templi dell’antica Grecia, ma anche per il Rathaus, della stessa epoca e dalla monumentale facciata neogotica, opera di Friedrich von Schmidt… quest’ultimo addirittura nascosto da un maxi schermo, montato in occasione di un festival cinematografico in corso di svolgimento. Sono ormai le 14:00 e Leonardo (giustamente) comincia a dare i primi segni di cedimento, allora senza indugi imbocchiamo la via per il campeggio, seguita da un rapido pranzo e da uno strameritato riposino. Alle 17:00 però siamo già tutti pronti a riprendere le “ostilità”, e con nuova energia, visto che nel frattempo il cielo si è completamente ripulito e, come per incanto, ora splende un magnifico sole. Ne approfittiamo per passare dall’Hofburg a scattare qualche foto, quindi andiamo spediti verso il parco del Prater, già riserva reale di caccia e poi aperto al pubblico nel 1766, all’interno del quale si trova il Wurstelprater, storico e grande luna-park permanente verso il quale, principalmente, siamo diretti. Poco dopo le 19:00 completiamo la lunga fila che dà accesso alla Riesenrad, grande ruota panoramica, del diametro di 60,96 metri, costruita nel 1897, che è diventata uno dei simboli di Vienna… da lassù ci godiamo così una bella vista sul profilo della città, arricchito dai caldi colori del tramonto. Per cena mangiamo una pizza entro i confini del parco e poi facciamo un giro fra le varie attrazioni, cercando di accontentare un po’ tutti, dal più piccolo al più vecchio, esclusa Sabrina, allergica a questo genere di cose. Cotti a puntino, alla fine dei giochi, facciamo ritorno al campeggio, dove arriviamo quasi a mezzanotte, esausti ma sicuramente appagati da questa impegnativa due giorni viennese.
Mercoledì 22 Agosto
Dopo l’intensità delle visite alla capitale, quella di oggi sarà, principalmente, una giornata di transizione e di trasferimento. Completate tutte le operazioni di service, poco dopo le 9:00 lasciamo il Camping Wien West e, seguendo le indicazioni del navigatore, andiamo in direzione sud-est verso il Burgenland, estrema regione orientale dell’Austria, ai confini con l’Ungheria. Dopo circa un’ora di strada siamo, fra paesaggi bucolici, nel capoluogo, Eisenstadt, per una veloce spesa, e poco più tardi nel paese di Rust, quasi sulle rive del Neusiedler See, il più vasto dei laghi austriaci, seppur il meno profondo (circa due metri) e dalle acque salmastre. Sostanzialmente siamo però venuti fin qua non per il lago, ma per il fatto che a Rust, sui comignoli delle case del centro, dall’architettura magiara, sono solite nidificare, in questa stagione, le cicogne. Infatti, diversi di questi volatili sono anche oggi presenti nei nidi, preparati ad arte dalle autorità locali o dagli stessi abitanti del luogo… del resto sono un’attrazione turistica e come tale viene trattata, a tutti gli effetti. Scattiamo tutte le più classiche foto del caso e subito dopo, in camper, raggiungiamo le rive del Neusiedler See, ricoperte da fitti canneti, infine, per pranzo, ci spostiamo sulle prime colline al Burg Forchtenstein. A 508 metri di altezza, in posizione dominante sulla pianura ungherese, si trova questo imponente maniero, il più bello dei castelli del Burgenland, costruito nel XIII secolo e mai espugnato dai turchi, durante le loro campagne di espansione verso il cuore dell’Europa. Ci accontentiamo di vedere solo dall’esterno il Burg Forchenstein e dopo pranzo, mentre il piccolo dorme, ci avviamo poi a percorrere un corposo tratto di strada (circa centocinquanta chilometri), che ci porterà nella regione della Stiria, e più precisamente a Graz, il suo interessante capoluogo. Seconda città dell’Austria per popolazione, Patrimonio dell’Unesco dal 1999 e capitale europea della cultura nel 2003, Graz conserva importanti testimonianze storiche mitteleuropee che intendiamo conoscere fra questo pomeriggio e la giornata di domani.
Leonardo si sveglia quando siamo ormai a destinazione, così ci dirigiamo subito verso la periferia occidentale della città, dove si trova lo Schloss Eggenberg, il più famoso dei castelli barocchi della regione, fatto erigere all’inizio del XVII secolo dal principe Hans Ulrich von Eggenberg sul modello dell’Escorial spagnolo e circondato da un vasto parco all’inglese. A quest’ora del pomeriggio il castello è però ormai chiuso, così ci accontentiamo di fare una passeggiata nei suoi giardini, ben curati e abitati da numerosi pavoni, osservando l’elegante maniero dalle più svariate angolazioni, consci del fatto che (tornando domani) avrebbero meritato qualche attenzione anche gli interni, con le sfarzose sale di rappresentanza, ma la solita visita esclusivamente guidata ci ha fatto abbandonare ben presto l’idea. Vaghiamo per oltre un’ora nel parco e poi, riguadagnato il camper, ci spostiamo per la notte nel vicino Camping Central, dal quale in mattinata partiremo alla conquista del centro storico di Graz … Intanto dopo cena si scatena un temporale che rinfresca l’aria di un’altra torrida giornata, piuttosto insolita per il paese nel quale stiamo viaggiando.
Giovedì 23 Agosto
Durante la notte è piovuto in abbondanza, a più riprese, e quando ci svegliamo non lo fa più, ma il cielo è cupo e completamente pieno di nubi. Nei nostri programmi però c’è la visita alla città di Graz, che non possiamo certo rimandare, allora dopo colazione ci avviamo fiduciosi verso la vicina fermata dell’autobus numero 32. In questo modo, dopo circa venti minuti, raggiungiamo la Jakominplatz, a pochi passi dal centro. Cade qualche sporadica goccia di pioggia mentre a piedi risaliamo la Herrengasse, una delle principali vie del capoluogo stiriano, fiancheggiata da storici edifici, fra i quali il palazzo di Landeszeughaus, il vecchio arsenale, costruito nel 1644, che oggi ospita un interessante museo di armi, nel quale momentaneamente ci rifugiamo viste le condizioni meteorologiche. Passiamo così un po’ di tempo fra armature, spade, alabarde, picche, scudi, fucili e pistole ad avancarica, dislocate sui quattro piani dell’edificio, in quello che è, forte dei suoi trentaduemila oggetti, la più grande collezione di armi storiche al mondo. Quando usciamo non piove più, così andiamo a vedere anche il bel cortile rinascimentale dell’attiguo Landhaus, palazzo eretto a metà del XVI secolo, che fu sede del parlamento regionale, poi camminando raggiungiamo Haupt Platz, la più animata delle piazze cittadine, circondata da pregevoli palazzi, mentre in cielo è apparso qualche benaugurante sprazzo di sereno. Alle 11:00 in punto siamo davanti al curioso Glockenspiel, un carillon di fine Ottocento che per tre volte al giorno suona alcune melodie mentre una coppia di statuette in abiti tradizionali balla uscendo da due finestrelle poste sul tetto di un’antica abitazione. Poco più tardi, invece, mentre siamo al cospetto della cattedrale di Graz, esce fuori definitivamente il sole, che anche per oggi ci delizierà della sua presenza. Di fianco alla cattedrale esploriamo il Mausoleum, cappella funeraria dell’imperatore Ferdinando II, la cui tomba si trova nella sotterranea Gruftkapelle, ma qui non ci fermiamo, perché saliamo fin sulla torre, dove si trova una grossa campana al cui rintocco Leonardo si spaventa a morte e vuole fuggire via. Ne approfittiamo così per vedere, nel dirimpettaio Burg, un’originalissima, quanto ingegnosa, scala gotica a doppia chiocciola, piccolo capolavoro architettonico risalente al 1500. A questo punto torniamo ad Haupt Platz, ma la visita di Graz non è di certo terminata. Scavalchiamo il fiume Mur e sulla sponda opposta andiamo ad ammirare la ultramoderna Kunsthaus, grande fabbricato dalla forma irregolare e tondeggiante, in netto contrasto con i classici edifici circostanti, eretto nel 2003 in occasione della nomina di Graz a capitale europea della cultura, che oggi ospita mostre contemporanee, ma nelle vicinanze è interessante anche la Mariahilrefkirche, con una bella facciata a torri. Riattraversiamo il fiume passando per l’originale Murinsel, moderna struttura in acciaio e vetro, dello stesso periodo della Kunsthaus, che forma un’isola artificiale sulla Mur, e arriviamo ai piedi dello Schlossberg, la collina che domina Graz dall’alto dei suoi 473 metri, un tempo baluardo fortificato. Per mezzo della Schlossbergbahn, una funicolare attiva fin dal 1894, saliamo sull’altura, dalla quale ci godiamo un bel panorama sulla città, ma soprattutto possiamo ammirare da vicino, circondata da bei giardini, la Uhrturm, caratteristica torre dell’orologio risalente al 1569, che è il simbolo di Graz. A piedi scendiamo dalla collina fino ad Haupt Platz e da lì torniamo, ripassando alcuni luoghi da immortalare con la presenza del sole, a Jakominplatz, per salire infine sull’autobus numero 32 che ci riconduce al Camping Central. E’ tardi, sono già le 14:30. Pranziamo in fretta e spediamo il piccolo a nanna, così subito dopo, con Federico, ne approfitto per un tuffo nella grande piscina attigua al campeggio e compresa nel prezzo del soggiorno. Nel tardo pomeriggio lasciamo Graz e una volta entrati in autostrada andiamo a nord-ovest in direzione di Salisburgo, ma poco più tardi e dopo una lunghissima galleria ne usciamo seguendo una strada che s’inerpica sulle montagne. Dopo mezzora abbondante arriviamo nella località di Eisenerz, incastonata fra alte vette e ai piedi di una delle più grandi miniere di ferro a cielo aperto d’Europa, che domani visiteremo. Ci sistemiamo, in completa solitudine, nel parcheggio antistante l’ingresso del giacimento e sopraggiunta la notte ce ne andiamo a riposare, mettendo fine ad un’altra intensa e bella giornata, mentre fuori comincia a piovere con una certa insistenza.
Venerdì 24 Agosto
Nella mattinata splende di nuovo un magnifico sole e in cielo non c’è neanche una nuvola. Ci siamo goduti una bella dormita, perché la miniera dell’Erzberg, che sovrasta la cittadina di Eisenerz, non aprirà i battenti prima delle 10:00. Pochi minuti dopo l’orario stabilito siamo alla biglietteria allo scopo di acquistare il tagliando che ci permetterà, con una doppia visita, di comprendere tutti gli aspetti peculiari di questo importante giacimento, sfruttato da oltre mille anni e tutt’oggi in piena attività. In men che non si dica ci troviamo così equipaggiati di casco e cerata gialla in partenza per le viscere della terra. La nostra prima esperienza si svolgerà, infatti, proprio nella vecchia miniera a gallerie, oggi non più utilizzata. Un autobus ci porta all’ingresso del tunnel, dove ci aspetta quello che un tempo (fino al 1986) era il treno dei minatori. Con lo sferragliante mezzo in questione c’inoltriamo poi, per un lungo tratto, nel cuore della montagna e successivamente cominciamo l’esplorazione delle gallerie, nelle quali si trovano ancora vecchi macchinari, che man mano ci vengono illustrati (peccato solo che la spiegazione sia esclusivamente in tedesco). La visita si rivela, tutto sommato, interessante. Parecchi metri sotto terra però fa un bel freddo e il ritorno all’aria aperta risulta quanto mai gradevole. Con lo stesso autobus dell’andata torniamo alla biglietteria, dove troviamo ad attenderci un gigantesco Hauly, un camion da cava largo 5,5 metri e alto 4,5 (le sole ruote 2,5), modificato per il trasporto di persone all’interno del suo immenso cassone. Con quell’impressionante automezzo partiamo così alla scoperta della grande miniera a cielo aperto. Risaliamo i 42 livelli (alti da 12 a 24 metri), osservando lungo il percorso anche qualche attività estrattiva, e giungiamo in vetta all’Erzberg, da dove si ha uno straordinario colpo d’occhio sulle degradanti terrazze di roccia rossastra, ricca di ferro, in contrasto sul verdeggiante paesaggio montano circostante. Quasi alle 13:00 concludiamo la visita, davvero interessante sotto molti punti di vista, e riguadagnato il camper, dopo pranzo, riprendiamo il nostro itinerario. Ci lasciamo alle spalle Eisenerz verso sud e ritrovata l’autostrada prendiamo a seguire le indicazioni per Klagenfurt, ma ben presto abbandoniamo le quattro corsie per andare nel villaggio di Sekau a vedere l’omonima abbazia benedettina. Il grande complesso religioso fu però fondato dai canonici agostiniani nel 1140, per essere poi ampliato nei secoli successivi. Sul cortile interno si affaccia la bella cattedrale romanica (1164), della quale visitiamo brevemente anche gli interni e dove spicca, in fondo alla navata sinistra, il bel mausoleo dell’arciduca Carlo II, realizzato in forme barocche alla fine del XVI secolo. Terminata anche l’esplorazione dell’abbazia di Sekau torniamo a macinar chilometri, perché ne mancano ancora un centinaio al termine della tappa. Transitiamo per la località di Zeltweg, nota perché fino a qualche anno fa vi si disputava un Gran Premio di Formula 1, e proseguiamo a sud, ancora in direzione di Klagenfurt. In questo modo abbandoniamo la regione della Stiria per entrare in Carinzia, e dopo un’ora abbondante di saliscendi, contornati da bucolici paesaggi, giungiamo in vista dell’ardito Burg Hochosterwitz, villaggio-fortezza che visiteremo domani mattina. Ci sistemiamo nel tranquillo parcheggio ai piedi della rocca e dopo cena ce ne andiamo a dormire cominciando a riordinare i ricordi di una bella vacanza che ormai volge al termine.
Sabato 25 Agosto
È l’ultimo giorno intero che passeremo in Austria e si prospetta un’altra giornata di sole, incredibile: due settimane, sostanzialmente complete, di bel tempo in questo Paese, un evento da ricordare fra gli annali! Siamo nel parcheggio di Burg Hochosterwitz, piccolo villaggio circondato da bastioni e arroccato su di uno sperone roccioso che domina la vallata sottostante, vero e proprio “nido d’aquila” eretto alla fine del Cinquecento come baluardo contro i turchi, che rimase sempre inviolato. Poco dopo le 9:00 iniziamo la visita cominciando a seguire il sentiero che s’inerpica attraverso ben quattordici porte a torre. La prima porta, chiamata Fahnrichtor, è caratterizzata da due grandi figure di sbandieratori, infatti erano loro il primo baluardo, avendo il compito di segnalare le mosse del nemico alla fortezza sovrastante. La seconda porta è quella delle guardie (Wachtertor), poi attraverso la Nautor giungiamo alla Engelstor, una delle più importanti dal punto di vista strategico. Continuando a salire con belle viste sulle fortificazioni e sulla vallata, che già si osserva da posizione dominante, oltrepassiamo anche la quinta porta (la Lowentor) e la sesta (la Manntor), per giungere in vista di un altro fondamentale baluardo: la Khevenhullertor. Ormai ben oltre metà strada conquistiamo in successione la Landsschaftor, la Reisertor, la Waffentor e la Mauertor… superiamo di slancio la Bruckentor e anche la Kirchentor, tredicesima porta della serie, per poi rallentare nell’avanzata e dedicare un po’ di tempo alla graziosa cappella di St. Nicolaus, costruita a picco sullo spettacolare dirupo sottostante. Infine non ci resta che attraversare trionfalmente la quattordicesima ed ultima porta, la Kulmentor, e giungere nel cuore della fortezza di Hochosterwitz, laddove nessun nemico ha mai messo piede. Completiamo la visita con la rapida esplorazione di un piccolo museo ricco di testimonianze dell’epoca, e poi torniamo al parcheggio dal quale siamo partiti con l’ausilio di un comodo ma vertiginoso ascensore.
In tarda mattinata ripartiamo per raggiungere l’ultima meta ufficiale di questo viaggio. Torniamo brevemente verso nord per poi svoltare a sinistra ed imboccare la Gurktal: la vallata che porta all’omonima località, Gurk, dove si trova una cattedrale che, eretta nel XII secolo, è una delle più importanti testimonianze dell’architettura romanica in Europa centrale. Dopo mezzora di strada fra i dolci pendii della Carinzia parcheggiamo di fianco al Gurk Dom. Ne osserviamo prima di tutto il sobrio ma accattivante esterno, caratterizzato da due torri quadrate alte 41 metri, e poi gli interni, ad iniziare dai pregevoli affreschi dell’Äussere Vorhalle (il nartece esterno), per passare a quel seicentesco capolavoro scultoreo di arte lignea che è l’altare maggiore e finire con la selva do colonne bianche della cripta, ultimata nel 1174. Oltre a questo ci sarebbe da vedere anche la Bischofskapelle (cappella episcopale), con un meraviglioso ciclo di affreschi, ma è possibile farlo solo nel pomeriggio e con visita guidata, quindi soprassediamo.
Sono quasi le 13:00 quando usciamo dalla cattedrale di Gurk, così tornati al camper ripartiamo e appena possibile ci fermiamo in un parcheggio all’ombra per pranzare e mettere poi a nanna il piccolo. A metà pomeriggio, mentre Leonardo dorme ancora, riprendiamo strada e una curva dopo l’altra giungiamo in vista dell’Ossiacher See, uno dei più noti laghi della regione. È presto e per ingannare il tempo, in corrispondenza della località di Bodensdorf, imbocchiamo la strada panoramica che sale per ben dodici chilometri, fin quasi sulla vetta del monte Gerlitzen, ad oltre 1.700 metri di quota, con bei panorami sul bacino lacustre. Giunti in vetta però non scopriamo nulla di interessante e ben presto ci ritroviamo in discesa. Tornati sulle rive dell’Ossiacher See ne percorriamo la litoranea, fino al suo limite occidentale, e giunti ormai nella città di Villach ci andiamo a fermare nel Camping Bad Ossiachersee, per l’ultima notte di questo viaggio. Trascorriamo un po’ di tempo in riva al lago, in compagnia di anatre e cigni, e poi ceniamo all’aria aperta, infine, soddisfatti degli eventi, ci corichiamo in vista del viaggio di ritorno previsto per domani.
Domenica 26 Agosto
Ci sveglia il ticchettio della pioggia sul tetto del camper… ma ormai poco importa, perché non resta che tornare a casa. Partiamo dal Camping Bad Ossiachersee di Villach alle 9:35. Ci fermiamo a fare rifornimento, perché i prezzi del carburante sono inferiori a quelli dell’Italia, e poco più tardi, alle 10:10, superiamo la linea di confine tornando nel Bel Paese. Giunti a Tarvisio prendiamo a seguire l’autostrada A23, così a metà mattinata, mentre ci lasciamo sulla destra l’uscita per Tolmezzo, chiudiamo un ideale cerchio. Alle 11:10 siamo a Udine, poi, imboccata la A4 Milano-Trieste, troviamo qualche ingorgo che non ci impedisce, alle 12:30, di essere all’uscita per Venezia. Da lì percorriamo ancora un po’ di strada e poco dopo Padova, appena presa la A13, ci fermiamo a pranzare. Messo a letto Leonardo, alle 14:30, riprendiamo strada, in questo modo alle 15:25 siamo a Bologna e, successivamente, seguendo l’autostrada A14, alle 16:00 in punto arriviamo all’uscita di Forlì. Dopo alcune operazioni di servizio, alle 17:00 siamo davanti al cancello di casa per concludere felicemente il viaggio in Austria… un gran bel viaggio, non c’è che dire, con le meraviglie naturali delle Alpi e tanta, tantissima cultura, che ha raggiunto il suo apice con l’esplorazione della capitale, culla degli Asburgo e storico crocevia d’Europa. Ma la nota più positiva è quella di essere riusciti a vedere tutte queste cose con in squadra un bimbo di neanche tre anni, e se il buon giorno si vede dal mattino, prima che sia sera assieme a lui vorremmo aver esplorato il mondo intero.